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Autore: Naomily    09/10/2009    3 recensioni
[...] "Il punto è che Andrea è nel suo letto."
"Se è nel suo letto." Precisò Allegra.
"E' nel mio letto!" esclamai io, offesa perchè non mi credeva.
"E com'è?" chiese Christinne, tutta curiosa.
"Ubriaco."
"Fico!" esclamò lei.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bella gente! 
Eccovi qui il nuovo capitolo.
Prima di tutto ringrazio a chi l'ha messa tra i preferiti e tra le seguite: mi rendete felice
^^
Poi ringrazio tantissimo a 95_angy_95 che è stata così gentile da recensire! Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti è piaciuto. Di questo che ne dici?
Ora vi lascio alla lettura di questo capitolo.
Bacio, a presto.

2.
Allegra e le complicazioni del suo segreto.

 

 

Sbuffai per l’ennesima volta giocando svogliatamente con un pezzo di pane.
“Jade che hai?” domandò Christinne, ormai esasperata.
“Questo.” Le misi sul tavolo la camicia di Andrea. Ovviamente , dopo essermi guardata bene in giro, pe rnon essere vista da qualcuno.
“Non ho il potere divino di leggere nel pensiero, purtroppo.” Scherzò Christinne.
“E’ di Andrea della 5°C. Gli ho rovesciato il caffè addosso e ora devo lavargliela.”
“Andrea?” chiese Christinne ancora senza capire. “Andrea?! Quel Andrea?” realizzò.
“Sìsì ok sono una cretina. Ora mi aiuti?” dissi scocciata.
“Non so come aiutarti.. mi dispiace”
Io sbuffai.
“Ciao ragazze.” Alzai la testa e vidi Allegra sedersi accanto a me.
“Ciao” salutammo noi in coro.
Sbuffai demoralizzata.
“Che hai, tesoro?” mi domandò lei iniziando a mangiare una mela.
“Deve smacchiare questa camicia, che è di Andrea della 5°.” Spiegò Chri divertita. Io la guardai male.
“Andrea? Quell’Andrea che penso io?”
“Proprio quello.” Rispose sempre Chri.
Io sbuffai.
“Ti aiuto io. So un metodo infallibile. Mia nonna lo usa sempre”
“Allegra! Ti hanno mandata dal Cielo!” esclamai abbracciandola. Quella ragazza era unica.
Nonostante avesse tanti problemi e non soridesse quasi mai era una persona fantastica.
Era una ragazza alta, magra e portava i capelli lunghi e biondi. Occhi azzurri, tanti ragazzi la sognavano.
La invidiavo quasi... era bella e estremamente desiderata e aveva troppo problemi da gestire però ce la faceva sempre. Teneva testa a tutto. Era un esempio da seguire.
“Oggi, dopo scuola, vieni a casa mia e ti aiuto.”
E mi sorrise. Mi baciò la guancia e sparì dietro la porta, lasciando lì tutto il cibo.
“Non trovi che mangi troppo poco in questi giorni?” mi domandò Christinne poco dopo, mentre buttavamo il cibo rimasto.
“Già, l’ho notato pure io. Secondo me è successo qualcosa..” ipotizzai.
“Dici che doveremmo chiederle spiegazioni?” chiese lei mentre uscivamo in cortile a prendere un po’ d’aria.
Ci sedemmo sulla nostra panchina.
“Inutile. Conosci Allegra, non ci direbbe niente.” Dissi dopo averci pensato un po’ su.
“Però sai la cosa strana qual’è?” iniziò a parlare Christinne mentre si accendeva la sigaretta. “Ingrassa. Hai visto che pancia che ha messo su nelle ultime settimane?” continuò lei aspirando.
“E’ preoccupante.” Dissi allarmata.
In lontananza vidi mio fratello arrivare. Era da solo.
Mi salutò sorridendo. Ricambiai.
“Hey. Il fumo fa male” rimproverò Christinne, quando ci fu vicino.
“Ma se pure tu fumi!” esclamò lei ridendo.
“Hai ragione.” Realizzò lui rubandole la sigaretta dalle mani.
“Il fumo fa male sul serio, ragazzi.” Dissi io facendo spazio a Mattia sulla panchina.
Lui si sedette e mi diede un buffetto sul naso.
“Mi ha raccontato Andrea cosa hai combinato.” Se ne uscì all’improvviso.
“A... Ah sì?” domandai con voce tremante.
“Calmati! Gli hai solo versato il caffè sulla camicia.” Rise abbracciandomi.
Io sbuffai, rossa in viso.
Se solo lui avesse saputo che Andrea mi appariva sempre nei sogni e mi sorrideva.
Ma non sapeva. E non avrebbe dovuto sapere. Mai.
“Ha detto che se non gli riporti la camicia bianca come lo era prima ti rovina la reputazione.” Mi informò Mattia accendendosi una sigaretta. Giocò un po’ con il fumo, aspettando una mia risposta.
“Domani gliela riporto, come nuova, vedrai.” Dissi, cercando di convincere più me che lui.
Dovevo. Se gliela rovinavo lui rovinava me. E non volevo questo, giusto? Ovvio.
Volevo solo che si riprendesse quella maledetta camicia e se ne ritornasse dalle sue mille ragazze.
“Lo spero per te.” Scherzò lui scompigliandomi i capelli. Io feci lo stesso con i suoi. Erano ricci e castani, quel giorno erano parecchio scompigliati e in disordine.
Negli ultimi giorni non si curava tanto e non stava mai attento a quello che indossava. Era sempre pensieroso e spesso si distraeva.
“Come va con Elisa?” domandai io per cambiare argomento.
Elisa era la sua cosidetta ‘ragazza’. Non so se era giusto definirla così, dato che stavano insieme solo per divertimento. Non era seria la loro relazione, me l’aveva confessato Mattia un giorno.
Stava tentando di trovare una risposta adatta. Aveva una smorfia divertentissima in volto mentre si sforzava.
“Uhm... non tanto bene, sai?” disse infine continuando a consumare la sigaretta.
“Come mai?” si intromise Christinne. Mattia e Christinne erano amici da sempre. Mi ricordo che da piccola giocavamo sempre insieme, prima ancora che mamma si sposasse con il mio attuale patrigno.
“Non so... non mi attira più e basta. Mi sono stufato..” cercò di spiegarsi.
“C’è un’altra.” Dissi io senza guardarlo. Capivo sempre mio fratello quando era innamorato. Con Elisa non c’era niente. Era solo una cosa provvisoria, fin quando avrebbe trovato la sua anima gemella.
“In effetti.” Mi diede ragione Christinne, annuendo convinta.
“Ma com’è che capite tutto voi?” si insospettì Mattia, sbuffando divertito.

“Chi è?” domandammo in coro io e Christinne mettendici davanti a lui.
“Non ve lo dico!” esclamò lui, guardandomi.
Cercai di decifrare il suo sguardo ma vedevo solo decisione.
Non ce l’avrebbe detto così facilmente.
“Dai.. per favore” insistette Chri.
“No, scordatelo.” Ribattè lui, sulla difensiva.
“Ok ok, calmi, non litigate. Hai ragione Matt, sono affari tuoi.” E gli sorrisi sincera.
“Non farete nessun indagine, vero?” si assicurò lui, guardandoci con sospetto.
Io scossi la testa, cercando di essere convincente. 
Lo stesso fece anche Christinne.
“Lo spero davvero per voi, piccole pesti!” esclamò, guardandoci male. Ancora non era convinto del tutto.

Oh.. piccolo e indifeso Mattia. Non sai quello che ho in mente io. Non vuoi dirmi chi ti piace? Allora lo soprirò da sola.
Gli sorrisi e lo abbracciai.
“Ora vado. Mi aspettano ben due ore di Lettere. Non buono.” Esclamai sconsolata.
“Arrivo anche io, Jade.”
“Mi lasciate qui da solo?” domandò, fingendosi offeso.
“Che fai? Non vai a lezione?” chiese Chri.
“Ohh Matt! Non t’azzardate a tagliare ancora eh! Lo dico a mamma!” lo minacciai andandogli vicinissima.
Mi alzai sulle punte per poterlo guardare meglio negli occhi. Aveva degli occhi stupendi, di un verde intenso e unico. Li adoravo, ogni volta mi ci perdevo.
“Dai piccola, non rompere. Non ho voglia di fare lezione!” si lamentò sbuffandomi sulle labbra.
Io mi allontanai di poco. “Lo dico a mamma.” Ripetei sicura.
Lui sbuffò ancora e mi guardò negli occhi: “Ti prego. Ti prego, non dirlo a mamma.” Mi implorò unendo le mani a mò di preghiera.
Io sbuffai scocciata.
Avrebbe perso l’anno così. Non poteva continuare a bigiare, quell’idiota di un Mattia, senza cervello.
Rischiava davvero l’anno. Ed era solo all’inizio. Il primo giorno.
“Solo questa volta, Matt.” Lo avvertii avvicinandomi per dargli un bacio sulla guancia.
“Grazie, piccola peste.” Sussurrò abbraciandomi.
Ricambiai l’abbraccio e mi staccai per raggiungere Christinne, che era già nel corridoio.
“Ehm... Jade?” mi fermò afferrandomi per il polso.
Io indietreggiai e mi scontrai con i suoi occhi.
“Cosa?” sussurrai, sorridendo leggermente.
Cazzo, mio fratello era il ragazzo più dolce del mondo. Come potevano dire certe ragazze della scuola che era un mostro senza cuore? Come potevano offenderlo così?
Mio fratello il cuore ce l’aveva. E batteva. E sentivo che era tutto per me quel battito.
Lo sentivo ogni volta che la sera andavo da lui per dargli la buona notte. Mi abbracciava e sentivo che quel cuore batteva per me. Mio fratello, il mio fratellastro, mi adorava e io adoravo lui. Ne ero certa.
Nessuno in quella scuola aveva un rapporto come il nostro.
“... niente..” sorrise, anche se comprendeva solo l’alzare i lati della bocca. Quel sorriso non era sincero, a differenza di tutti gli altri che mi aveva sempre regalato.
Ecco che quel presentimento si faceva di nuovo vivo e mi faceva venire i brividi.
“Matt?” lo chiamai avvicinandomi a lui.
“Sì?” fu solo un sussurro.
“Cosa succede?” domandai semplicemente, sapendo che avrebbe capito.
Lui sorrise ancora, scostandomi una ciocca.
“Niente, piccola peste. È solo che... uh.. sai com’è, no? Elisa mi fa saltare i nervi ma non ho il coraggio di lasciarla.” Mi confessò abbasando la testa.
“Hey..” sussurrai alzandogli il viso. “Io ci sono, lo sai vero?”
“Lo so lo so.” Mi rispose sorridendomi.
Gli baciai ancora una volta la guancia e mi allontanai.
In classe stavano tutti scrivendo sotto dettato. La professoressa Kent mi sorrise appena varcai la soglia della classe.
La Kent aveva l’abitudine di lasciare sempre la porta aperta, mentre facevamo lezione.
“Come mai in ritardo, Jade? Stai male per caso?” mi chiede lei, dando il tempo ai compagni di riposarsi la mano.
Io le sorrisi di ricambio e finsi un malore allo stomaco. Non mi conveniva dirle il vero perchè ero in ritardo.
“Oh... niente di grave, prof. Solo un leggero mal di pancia. Sta già passando.”
“Allora vai a sederti e prendi un foglio. Copia dalla compagna e quando sei pronta dimmelo.” Annuì andando a sedermi in fondo alla classe.

La mia compagna di banco, Melissa, mi diede il suo foglio e io iniziai a copiare, sotto lo sguardo vigile e dolce della Kent.
La professoressa Kent era una signora di mezza età, piuttosto bassa e magrolina.
Se li portava bene i suoi 48 anni. Era gentile e, a differenza della maggior parte degli altri prof, si preoccupava per i suoi studenti.
Era estremamente dolce e cercava sempre di trattarci bene.
Era la mia seconda madre. Abitando accanto a me, la vedevo spesso, e ci fermavamo a chiacchierare un po’. Per me era più di una semplice prof.
“Sono pronta, prof.” Le dissi mentre ridavo il foglio a Melissa.
Lei annuì e riprese a dettare.
 
Alla fine della lezione uscii in corridoio. Mi stavo diriggendo in bagno.
Entrai e mi chiusi la porta alle spalle.
Il primo a destra era occupato.
Quindi feci qualche passo verso quello accanto, ma qualcosa mi fermò: dei singhiozzi.
Mi abbassai e riuscii a vedere delle scarpette rosse. Erano quelle di Allegra.
Senza pensarci due volte aprii la porta e la vidi, lì per terra, piangente e tremolante.
“Allegra...” sussurrai cadendo accanto a lei e abbracciandola.
“Cosa succede?” le domandai accarezzandole il volto.
Aveva gli occhi rossi a causa del pianto.
“N-Niente..” disse tra i singhiozzi.
Con la manica della felpa si asciugò le lacrime.
Si alzò in piedi e tirò l’acqua, velocemente, come se volesse nascondermi qualcosa.
Non  mi guardò neglio occhi. Mi alzai anche io e la seguii. Si appoggiò al lavandino. Per un secondo rimase ferma così, poi riprese a singhiozzare, sempre più violentemente.

Io la abbracciai. Stava così male... tutto il corpo scosso da improvvisi tremiti.
Mi abbracciò senza dire niente.
Affondò la testa nei miei capelli.
Poi improvvisamente si staccò e corse ad abbracciare il water.
Vomitò. Io andai a tenerle la testa e i capelli.
Quando fu completamente vuota mi guardò finalmente negli occhi.
Vidi tristezza e paura. Tanta, troppa paura. Non era giusto che Allegra soffrisse così senza che io ne sapessi il motivo.
Volevo aiutarla.
“A me puoi dirlo, Allegra.. lo sai che di me ti puoi fidare.” Parlai con calma, lentamente.
Lei annuì e si portò le mani alla pancia.
Una smorfia le deformò il bellissimo volto.
“Quattro mesi fa...” iniziò singhiozzando.
Si sedette per terra e continuò ad accarezzarsi la pancia.
“Quattro mesi fa?” la intimai a continuare.
“Ero ad una festa con mia cugina, quella americana che tu odi tanto.” E cercò di sorridere. “Lì conobbi ... conobbi un ragazzo. Volevo divertirmi e visto che lui era disposto... beh... oddio.” Si coprì il volto con le mani e riprese a singhiozzare.
“Se non vuoi non continuare, non sei obbligata.” Le dissi sedendomi accanto a lei.
“Così, ubriachi marci tutti e due... beh.. hai capito no? Solo che io... sono una cazzo di incosciente. .. così..” si fermò per riprendere fiato.
Io sgranai gli occhi, intuendo già quello che da lì a poco mi avrebbe detto.
“due settimane settimane dopo feci il test: era positivo. Sono incinta..” confessò, guardandosi le mani. Poi mi incatenò nel suo sguardo. “Sono incinta, capisci?! Incinta! Non so più come andare avanti. I miei non lo sanno. E non devono saperlo, per adesso. Sto male, vomito
sempre e ho la nausea. Certe volte non mi reggo nemmeno in piedi. Ha quattro mesi il mio piccolo...” sussurrò l’ultima frase accarezzandosi la pancia.
“Lo tieni?” domandai.
In fondo, aveva solo 17 anni. Magari non voleva assumersi questa responsabilità.
Annuì. “Ho anche pensato alla possibilità di non tenerlo ma... non mi sembra giusto. Perchè deve pagare lui per l’errore mio?” domandò retorica.
Non risposi. Mi alzai in piedi, grattandomi la testa.
“Chi è il padre?” domandai, guardandola.
“Io.. io..” balbettò, torturandosi le mani.
“Chi è il padre, Allegra?” domandai una seconda volta, scandendo per bene ogni lettera, con severità.
“Non lo so..” sussurrò, prendendosi la testa fra le mani.
“Ti rendi conto che è un po’ improbabile che non lo sai? Ti ricordi con chi sei stata quindi il padre dovrebbe essere quel ragazzo. Chi è?” fui dura, magari anche troppo. Ma volevo aiutarla in ogni modo possibile. Non volevo abbandonarla, non doveva affrontare tutto da sola.
“Jade..” implorò tra le lacrime.
“Lui lo sa?” chiesi.
“No..”
“Devi dirglielo.”
“NO!” gridò lei, terrorizzata.
“Allegra... deve saperlo.” Cercai di essere chiara con quelle poche parole.
“Non posso. Non si assumerebbe mai le sue responsabilità. So bene com’è.”
“Se non mi dici chi è non posso dirti niente.”
“Non te lo posso dire... mi dispiace.” Scosse la testa.
“Allegra! Come faccio ad aiutarti se non mi dici niente?!” urlai sentendomi completamente impotente.
“Jade, cazzo! Non posso, ok? Non posso e basta! Non insistere!”
“Ok, ho capito. Non ti fidi di me." mi resi conto. indugiai qualche secondo, pregando mentalmente che negasse. Ma non successe niente. Continuava a singhiozzare, senza guardarmi. Sospirai e usciì dal bagno.
Cercai di trattenere le lacrime, per non farmi vedere da mezzo istituto.
Mi bloccai di colpo, in mezzo a tutti.
Niente Allegra significava niente rimedio alla terribile macchia sulla camicia di Andrea.

Cazzo.
E ora?

Respirai profondamente e mi misi le mani nei capelli.
“Merda.” Imprecai ad alta voce, facendo voltare un po’ di ragazzi. “Che c’è?” gridai a uno che si era fermato a guardarmi.
Quello borbottò un ‘niente’ e se ne andò spaventato.

Merda, merda, merda.
Come cazzo faccio adesso?

Presi un bel respiro, contai fino a dieci e poi mi diressi verso la parte dell’istituto delle quinte.
Dovevo parlare con mio fratello. Avevo bisogno di parlare con lui.
Guardai l’orologio: avevo passato in bagno con Allegra ben quasi un’ora, senza rendermene conto.
Entrai senza bussare, loro stavano facendo lezione.
Anche loro avevano la Mirilli. Non ci feci caso, però.
Mi precipitai direttamente al banco di Mattia.
“Possiamo parlare cinque minuti?” gli domandai ignorando gli sguardi sbigottiti di tutta la classe e le urla della professoressa.
“Certo, sorella.” Mi rispose e si alzò.
Una volta fuori dall’aula si appoggiò al muro.
“Dimmi tutto.”
“Allora... prometti.. anzi giura che non lo dici a nessuno.” Gli feci giurare, agitata e serissima.
“Giuro. Parla.” Disse curioso.
“Allegra, ce l’hai presente?” iniziai il discorso.
“Sì, quella tutta curve che sta nella tua classe, è tua amica no?” rispose lui.
Ignorai il suo commento poco adatto e parlai:
“Giusto. Vedi... è incinta..”
“Che?!” urlò Mattia.
Gli coprii la bocca con la mano e gli feci segno di stare zitto.
“E non vuole dirmi di chi è il bambino. Ha già quattro mesi e ha deciso di tenerlo.” Spiegai velocemente.
Lui mi guardò senza parole.
“Oi Matt ci sei?” gli passai la mano davanti agli occhi. Non capivo perchè quella reazione. Forse... forse sapeva qualcosa che io non sapevo.
“Sì Sì, ci sono.” Si riprese. “E io cosa c’entro? Non sono io il padre!” aggiunse subito agitandosi.
“Sì scemo! Lo so che non sei tu il padre.” Risi io.
Lui sospirò più tranquillo. “Allora... cosa vuoi da me?”
“Allora... senza Allegra, perchè abbiamo litigato, non so come smacchiare la camicia di Andrea.” Confessai sconsolata.
Lui iniziò a ridere. “Non contare su di me eh! Ne so meno di te.” Esclamò alzando le mani.
Io sbuffai e incrociai le braccia al petto.
“Se gliela ricompro nuova dici che se ne accorge?”
“Sì.” Rispose semplicemente.
“Perchè?” lo guardai male.
“Perchè se guardi dietro c’è cucito il suo nome.”
“Cazzo!” imprecai.
Sbuffai. “Senti.. ok. Grazie lo stesso, Matt. Ci vediamo a casa, ciao.” Gli sorrisi e gli sfiorai la guancia con le labbra.
Lui non disse niente.
Ritornai in classe, dove tutti chiacchieravano.
Chiesi ad una mia compagna il perchè e lei mi disse che c’era l’ora buca.
Perfetto, già dal primo giorno mancavano i prof.
Mi buttai sulla sedia e appoggiai la testa sul banco.

Chiusi gli occhi.

Pensa, Jade. Pensa.
Perchè Allegra non voleva dirmi chi era il padre?
E come facevo a ridare la camicia ad Andrea?
Improvvisamente mi sentii troppo stanca. Non avevo iniziato bene l’anno, per niente.
Sentivo le palpebre troppo pesanti.
Diedi un’ultima occhiata all’orologio. Tra meno di un’ora sarebbe finita l’ultima ora.
Decisi che era meglio chiudere gli occhi. Sapevo benissimo che Christinne mi avrebbe svegliata se fosse successo qualcosa.
Mi sentivo completamente inutile.
   
 
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