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Autore: Hiromi    09/10/2009    8 recensioni
Da un po’ di tempo a questa parte, ossia da quando mi sono finalmente svegliato, ho sempre la tentazione di presentarmi con una bella frasetta ad effetto: "Ciao, sono Kai Hiwatari e sono un idiota." Per una volta, è il maschietto a farsi tutti i crucci mentali per la riuscita di una storia d'amore!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Spero proprio di essere la prima a farti gli auguri, visto che li ho scritti da oggi alle 10

Innamorato per Caso

 

 

I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you

 

The reason – Hoobastank

 

******************

 

Passano due settimane dalla mia litigata con Hilary, e succedono un po’ di cose: Mao, per la felicità di Rei, arriva in Giappone, e annuncia di voler frequentare il college qui a Tokio; inoltre, so che lei e Hilary sono uscite insieme più volte, e che hanno parlato molto; ma di cosa, non mi è concesso saperlo. Infine io e la mia amica (o ex amica?) giapponese non ci parliamo più, e so che lei viene a trovare Takao e gli altri quando è assolutamente sicura che io non sia in casa.

Fantastico, no?

In compenso, da quando è arrivata Mao, Rei è a dir poco felice: non credo di averlo mai visto così sereno, e ciò non può che farmi piacere. Anche se, devo ammettere che c’è una certa invidia da parte mia: anche io vorrei la stessa felicità.

Con il mio tormento più grande, possibilmente.

“Ehi, Kai!” mi saluta Mao, sorridendo; io le faccio un cenno di saluto. “Ascolta, potresti rimanere qui un’altra mezz’ora?”

E perché mai dovrei farlo?! Aggrotto le sopracciglia. “Veramente volevo andare al parco ad allenarmi…” obbietto, quindi.

Lei incrocia le braccia al petto, poi mi guarda dritto negli occhi. “Tra un po’ verrà Hilary.”

Faccio per aprire bocca e dirle che no, non deve osare mettersi in mezzo, in questa faccenda, ma lei mi fulmina con lo sguardo.

“Desidero che voi facciate pace, Kai. L’ho convinta, spiegandole le cose come stavano, e lei ha deposto le armi. Spero proprio che vi ritroviate a chiarirvi come fate sempre.”

Più in là Mao sarà un’ottima madre. Lo so perché ha già uno sguardo che non ammette repliche.

Sbuffo, ma non dico niente; lei ha già capito e, sorridendomi, mi saluta per recarsi verso l’albergo dove alloggia, in attesa di una sistemazione definitiva.

È venuta qua solo per dirmi questo? Mi pare strano…

Subito dopo sento Rei offrirsi di accompagnarla, e Takao dire di voler andare a fare una commissione. Nonno Jay invita il professore ad accompagnare il nipote e lui stesso va a ‘fare una passeggiata’. Max e Mariam sono usciti insieme già da qualche ora e… Ma certo! Vogliono che il mio confronto con Hilary avvenga mentre siamo da soli!

Serro la mascella: non mi piace che facciano gli impiccioni, non mi piace per niente. Ma so anche che le loro intenzioni sono buone.

E così, con la casa deserta, mi ritrovo ad aspettare Hilary, e decido di allenarmi, nel frattempo, con Dranzer.

Il mio bey salta, si destreggia benissimo nel percorso ad ostacoli che ho preparato, e mima degli attacchi a dir poco micidiali: nel campionato di quest’anno ho buone probabilità di vincere.

All’improvviso spunta dal nulla un bey rosa con le strisce dorate che si ferma accanto al mio Dranzer, ma non lo attacca.

Cerco con lo sguardo il possibile proprietario e sobbalzo impercettibilmente quando vedo Hilary ferma sulla soglia del cancello con il caricatore ancora in mano: è vestita con un paio di pantaloni di pelle nera e una maglietta che le lascia scoperte le spalle e la pancia. Mi accorgo che ha un piercing all’ombelico e un tatuaggio sul fianco sinistro – una piccola stella, da quello che riesco a vedere – E’ truccata molto pesantemente e il rossetto rosso mattone mette in evidenza le sue labbra carnose.

“Non attaccare Swan, non reggerebbe: ho appena imparato a lanciarlo!” mi dice, venendo verso di me e riprendendo in mano il beyblade.

Ha un’aria pacifica, ma io mi sono sentito pervadere dalla rabbia quando l’ho vista così conciata: sta ancora con quel look, dopo quanto le ho detto.

Ha notato il mio atteggiamento freddo, e per questo, quando i nostri occhi si incrociano, sospira, si siede sul portico e punta i suoi occhi nei miei.

Per qualche istante, nessuno di noi dice alcunché, con lei che guarda me e io che guardo la scodella rovesciata che è il campo di beyblade.

Infine, la sento sospirare. “Mi dispiace.” Sussurra. È in quel momento che mi volto verso di lei. Il suo sguardo è addolorato, triste. “Mi dispiace.” Prosegue. “Per lo schiaffo e tutto il resto. Davvero.”

Io non dico niente: sono curioso di sentire tutto quello che ha da dire.

“Ma devi capire che io cerco di cambiare per Sonny, perché lo amo. In una coppia c’è sempre chi cambia un po’ per l’altro. In questa coppia, chi cambia sono io. È un po’ come in Grease per Sandy, no?” dice, alzandosi e sorridendo.

Anche io sorrido, ma lo faccio amaramente: se questo fosse un film, Danny Zucco sarei io, non quel coglione.

Mi viene vicino, ed è con non poca gioia che noto che il suo profumo è sempre lo stesso, che è sempre il suo, che non è cambiato…

Si ferma a pochi passi da me, mi guarda negli occhi. “Kai, mi dispiace davvero per lo schiaffo, per le parole che ti ho detto. Non mi piace litigare con te, lo odio. Ma tu non devi assolutamente permetterti di giudicare Sonny e gli altri miei amici, okay?”

Io sospiro: che posso dire? Che è testarda? Questo è risaputo.

La vedo sorridere: mi conosce bene, sa che cosa significa il mio sospiro. Corre verso di me e mi abbraccia forte, ridendo. Io sospiro di nuovo e la stringo a mia volta, realizzando quando bello sarebbe rimanere così fino a far fossilizzare le braccia.

Il suo profumo ha il potere di darmi alla testa, invadendomi le narici; ne aspiro quanto posso, sperando di farlo rimanere con me, ma non funziona, perché lei si scioglie dall’abbraccio qualche momento dopo.

Mi guarda negli occhi, e non posso fare a meno di notare quanto stiano brillando. “Oggi ho detto a Sonny che volevo passare un po’ di tempo con i miei amici: ultimamente vi ho trascurati troppo.” Si guarda intorno, poi le scappa una risata. “Ma a quanto pare la casa è deserta, eh?” sospira, poi caccia fuori dalla tasca il suo caricatore. “Ma te ne sei accorto che qui parlo solo io? Siamo alle solite, eh Kai?” mi fa una linguaccia, ma i suoi occhi ridono e fanno tremare le mie ginocchia. “Lasciamo perdere, dai. Mi sa proprio che non cambierai mai…” Dice, con un sorriso. “Mmm… Qui ci vuole qualcosa che ti costringa a parlare… Vediamo un po’… Ah, si: mi aiuti a migliorare, come blader?”

Io sospiro, lei ridacchia. Sa che ha vinto.

“Il tuo lancio” inizio, quindi. “E’ buono, ma può migliorare ancora.”

Lei si mette le mani sui fianchi. “E tu come diavolo fai a saperlo, visto che quando ho lanciato Swan tu eri girato?!”

Scrollo le spalle. “Dalla velocità di rotazione del beyblade si vede tutto. Infatti era buona, non ottima.”

Lei caccia fuori un gran sospiro, poi sorride. “Okay, mister campione del mondo, dammi un po’ qualche lezione.”Ed è così che passiamo insieme buona parte del pomeriggio, a fare lezione di beyblade.

È divertente correggerla sempre, anche quando pensa di essere stata perfetta, e stare vicino a lei tirando il bey insieme.

Quando, da sola, lei fa un lancio che, lo ammetto, è perfetto, io mi diverto a stuzzicarla lanciando Dranzer per scagliarlo contro Swan per bloccarne la rotazione. Lei diventa praticamente rossa dalla rabbia e, cacciando un urlo, mi salta praticamente sulla schiena, facendomi cadere.

Rotoliamo insieme sull’erba, ridendo, e io mi sorprendo da solo sentendo il suono della mia risata. Poi, improvvisamente, ci blocchiamo, e averla sopra di me, con i suoi lunghi capelli ai lati del viso, rientra in una delle sette meraviglie del mio mondo.

Ha il respiro ansante, un sorrisetto sadico e le guance tinte di rosso. È bellissima. Mi da un colpo sulle spalle, ringhiando giocosamente, poi scivola di lato. “Spaccone.” Sussurra, arricciando il naso. Poi si alza, tendendomi una mano. La afferro e, due secondi dopo, sono in piedi pure io. “Sai” mi dice, sospirando. “Dopodomani arriva mia cugina Frannie e i miei zii.”

Io spalanco gli occhi: Frannie?! Quella sanguisuga che ha tentato più volte di violentarmi?!

Hilary ride vedendo la mia espressione. “Già, anche io non ne sono entusiasta, fidati. Con quella stronza che non farà altro che fregarmi i vestiti, criticarmi, sparlare di me e mettere in imbarazzo i miei amici…”

Ho avuto l’onore (o l’onere) di conoscere Mary Frances Tachibana, detta Frannie, tre anni e mezzo fa. È una ragazza tanto appariscente quando odiosa, e lei è molto, molto appariscente.

Frivola, con una vocetta insopportabilmente isterica, non fa altro che prendere in giro Hilary in qualsiasi modo o maniera, e la notizia che arriverà qua ha il potere di farmi realmente prendere in considerazione un mio viaggetto in Russia.

In fondo, non fa mai male rientrare in patria, di tanto in tanto, no?

“Quant’è che si fermerà?” chiedo a Hilary, valutando così, quanto lungo sarà il mio viaggio.

“Due settimane.” risponde lei, sospirando. “Il che è già una buona notizia, no? L’ultima volta si è fermata un mese e mezzo, ricordi?”

“Parla per te.” Dico, sbuffando. “Io per quindici giorni rientro casualmente a Mosca.”

Il suo di lei che scoppia a ridere è impagabile: è la più bella melodia mai udita dalle mie orecchie. “E tu mi lasceresti da sola?!” mi chiede, fingendo di star per piangere e sbattendo gli occhi.

Non guardarmi così, Hilary… Non infastidire il cane che dorme…

Mi volto, sospirando, e lei mi prende a braccetto, ridendo. “Tanto lo so che non lo faresti mai…” canticchia, per poi ridere.

È vero: non lo farei mai.

“E adesso mi accompagni a fare un giro? Devo andare in tintoria a ritirare il tailleur di mia madre, e devo anche comprarmi le sigarette, visto che mi sono finite.” Mi irrigidisco, e lei non commenta.

Per un po’ camminiamo così, in strada, e lei cambia discorso raccontandomi del corso di cucina che sta seguendo e di come si stia specializzando nel fare biscotti e torte. Mi dice anche che è migliorata notevolmente nella preparazione dei primi. Il mese prossimo, mi racconta, inizieranno l’argomento dei secondi, che sono le cose più difficili, visto che è un argomento abbastanza ampio.

Io la ascolto, interessato: è vero, nei dolci è diventata brava. La settimana scorsa ha portato un vassoio di biscotti a casa e io, quando gli altri non guardavano, ne ho preso uno, e l’ho mangiato con gusto.

Passiamo a comprare le sigarette (con mio enorme disappunto!) e a ritirare in tintoria il tailleur della signora Tachibana. Poi Hilary mi invita ad andare a casa sua, e io accetto con una scrollata di spalle, ma in realtà sono contento che me l’abbia proposto.

Era da tanto che non entravo nella villetta dove vive Hilary, e Aiko Tachibana, quando mi vede, posa il libro che sta leggendo e mi accoglie con un sorriso.

“Kai, che piacere rivederti!” mi dice, ponendo una ciocca di capelli ricci dietro l’orecchio. “Tutto bene?” io annuisco, sorridendo appena. “Oggi ho preparato una torta alla frutta, ci terrei ad avere un tuo parere.” Mi dice, sfiorando con la mano la collana di perle al suo collo.

Mi è sempre stata simpatica, Aiko Tachibana. È una donna elegante e distinta, mai scortese o inopportuna, che mette sempre la persona con cui sta parlando a proprio agio.

L’ho conosciuta più di tre anni fa quando, al secondo campionato che disputavo assieme ai Blade Breakers, è venuta allo stadio assieme a suo marito, curiosa di conoscere quegli amici con i quali la figlia trascorreva tutto il suo tempo.

“Farò questo sforzo.” Le dico, sorridendo leggermente. Facciamo per avviarci in cucina, quando sentiamo i passi di qualcuno che sta scendendo le scale.

“Aiko, te ne prego: non mi dire che è arrivato quel Sonny!” sbotta Hiroshi Tachibana, passandosi una mano tra i corti capelli neri. Ma, quando mi vede, sorride. “Ehi, Kai! Meno male che sei tu e non quell’idiota maleducato!”

Hilary diventa rossa per la troppa rabbia. “Papà, insomma!” ringhia, mettendosi le mani sui fianchi.

Non posso fare a meno di sorridere trionfalmente, e di porgere la mano al signor Tachibana: da come ci sorridiamo, abbiamo entrambi capito che, sull’argomento Sonny, la pensiamo alla stessa maniera.

“Scusa, tesoro.” Fa, infatti, alla figlia. “Ma sai come la penso al riguardo.”

Hilary lo uccide con lo sguardo, poi si reca in cucina, sbattendo la porta. Aiko sospira e guarda male suo marito, che alza le braccia in segno di resa. Io sorrido: mi piace troppo quella famiglia.

Ci rechiamo in cucina dove Hilary, sempre imbronciata, ha già tagliato le fette di torta e le ha disposte su dei piattini. Ci rechiamo in salotto, e la conversazione viene abilmente dirottata da Aiko sul beyblade; mi chiede come procede il mio allenamento e di spiegarle come funzionano le regole del campionato. Io parlo piacevolmente, senza mai stancarmi, ed è strano per me, che in genere sono abbastanza chiuso e introverso.

Dopo un po’ di tempo Hilary si alza e mi chiede di accompagnarla al belvedere, poiché mi deve parlare. Io annuisco, e lei va in camera sua a prendere la borsa.

Quando sale al piano di sopra, Hiroshi ne approfitta. “Kai, cerca di farla ragionare.” Dice in fretta. “Non mi piace il periodo che sta passando mia figlia, non mi piace quell’idiota con cui esce, non mi piace come la tratta, non mi piace che lei cambi il suo modo di fare per lui.” Aiko si limita a sospirare, e io capisco che pensa le stesse cose del marito.

“Ci ho provato.” Ammetto. “Ma non è servito, anzi. Il risultato è stato il non parlarci per due settimane.” entrambi sospirarono e Aiko fa per aggiungere qualcosa, quando arriva Hilary.

“Okay, possiamo andare.” Dice, e noto che si è rinfrescata il trucco. Mi alzo dal divano e saluto i due coniugi; loro mi sorridono e mi raccomandano di farmi vedere più spesso.

È incredibile che uno come me piaccia a due persone ammodo e d’alta società come loro, eppure è vero.

Hilary è ancora arrabbiata con il padre, infatti non lo degna di uno sguardo, e dice alla madre che si fermerà a dormire in hotel con Mao. Io spero che sia vero, e che non usi quella scusa per far qualcosa con quel pirla del suo ragazzo. Se ci penso mi sale una rabbia…

Quando usciamo fuori di casa, noto che Hilary è abbastanza nervosa. “Non provare a fumare, intesi?” le dico, duro.

Lei, mi guarda, infastidita. “Cos’è che ti fa pensare che io adesso fumi?”

Scrollo le spalle, mettendomi addosso un’aria gelida. “I fumatori, in genere, fumano quando sono nervosi o arrabbiati. E tu mi sembri parecchio arrabbiata.”

Le alza gli occhi al cielo. “Io non ce l’ho, il vizio.”

“E allora perché fumi?!” le chiedo, tagliente.

“Non sono affari tuoi.” Sibila, lanciandomi un’occhiataccia. Per un po’ tra di noi c’è un silenzio gelido, poi la sento sospirare. “Scusa, Kai. Tu non c’entri.” Mi dice. “E’ solo che non sopporto chi spara zero su Sonny e-”

Non posso fare a meno di interromperla. “Magari spariamo zero su di lui perché pensiamo che tu meriti di meglio, che ne dici?” sibilo io, le mani sprofondate nelle tasche. Lei non risponde, il suo sguardo è fisso su qualcosa davanti a lei. “Tu sei davvero certa di amarlo? Sei davvero convinta che valga la pena difenderlo?” continua a non rispondere. “E’ davvero l’uomo della tua vita, Hilary?”

Non risponde, ma continua a camminare, pensierosa. Quanto vorrei saperli leggere, quei pensieri…

Arriviamo al belvedere e, mentre lei sorride, incantandosi a guardare il sole tramontare, io sorrido incantandomi a guardare lei. È così bella… E ho rimirato talmente tante volte i suoi lineamenti che, giuro, potrei disegnarli a memoria. Conosco ogni sfumatura del suo carattere, ogni lineamento del suo viso…

“Non credo di amarlo.” La frase giunge così, all’improvviso, con la potenza e la velocità di un treno in corsa.

Talmente in corsa che a momenti cado per la sorpresa – giusto per la cronaca! –.

“Che cosa?” riesco poi a chiedere, e la voce mi esce neutra, come al solito, ma in realtà sono alquanto scombussolato: questo avviene nei miei sogni e, se adesso sto sognando, lei mi guarderà, mi dirà che ama me e mi bacerà.

Lei sospira, ma non mi bacia affatto, purtroppo.

Evidentemente non sto affatto sognando, ma qui sta accadendo qualcosa; e se questo qualcosa va contro quel pirla del suo fidanzato… Beh, allora voglio vedermelo tutto!

“Non so nemmeno perché te lo sto dicendo, ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.” Mi dice, guardandomi negli occhi. “Sonny e io stiamo attraversando un periodo di crisi, tanto che ho messo in dubbio persino il mio amore per lui.” Ascolto, con il cuore in gola, attento a non perdermi nemmeno una sillaba. “Spero riusciremo a venirne fuori insieme; in fondo, sono stata molto innamorata di lui.” Le ultime parole mi fanno stringere i pugni.

Questa volta sono io a non replicare, e tra di noi scende il silenzio più assoluto. Non so se essere felice o arrabbiato, per le sue parole; e questo perché lei mi fa sempre confondere. Sa mescolare, mestare, mischiare per bene i pensieri dentro la mia testa, nemmeno si trattasse di un’insalata. E questo nessun’altro, oltre a lei, è in grado di farlo.

Quando mi sfiora una mano con la sua, sento sempre la solita scarica elettrica attraversarmi la pelle. Lei sussulta e arrossisce.

“So che pensi che io stia sbagliando.” Inizia. “Ma non è un buon periodo per me.” Mi guarda, i suoi occhi sono supplichevoli, si sta mordendo il labbro inferiore. “Mi starai vicino?”

Annuisco senza pensarci, e lei mi abbraccia di slancio. Sento le sue forme premere contro il mio corpo, e il mio sangue fluire più velocemente; potrei persino giurare di avere le orecchie che sbuffano come una locomotiva, tanto sono su di giri.

Ci fa sobbalzare un gemito. Storditi, io e Hilary ci guardiamo, confusi: da dove diavolo è arrivato? Poi capiamo allo stesso istante: sono quasi le otto di sera, e quello è l’orario in cui le coppiette vanno in spiaggia per fare sesso, visto che in quel punto non ci va mai nessuno.

Faccio per andarmene, ma Hilary, con lo sguardo birichino, si sporge dalla ringhiera e…

Quando la vedo impallidire di colpo, mi porto subito accanto a lei, guardando nella sua stessa direzione. Poi la mia mente produce due pensieri contemporaneamente: il primo, è che quel tizio lì sotto ce l’ha veramente piccolo. (Grazie a Dio nessuno saprà mai cos’ho pensato.) Il secondo è che, sopra quella ragazza bionda, il tizio che ce l’ha piccolo è-

“SONNY!!” ringhia Hilary, mentre fiotti di lacrime si rincorrono lungo le sue guance. Il pirla guarda in alto, e i suoi occhi raggiungono le dimensioni di due palline da tennis quando la vedono.

“H-Hilary?! Avevi detto che saresti stata con i tuoi amici fino a tardi!!”

Ora, dico, ma questa è una cosa da dire in una situazione così?! Almeno abbi la decenza di coprirti e tacere, imbecille!

Gli occhi della mia amica mandano giustamente lampi. “Oh, scusa! In effetti, sono io che sono capitata nel momento sbagliato!” sputa, velenosa. “Ti prego, finisci!!” se non fosse che si mette a piangere ancora più forte, riderei anche.

Ed è a causa di queste lacrime che mi viene un’incredibile voglia di picchiarlo a sangue: Hilary piange tantissimo e, di tanto in tanto, anche se non capisco perché, guarda me e piange più forte.

Sonny si riveste in un lampo e sale le scale che lo portano al belvedere, chiamando Hilary a gran voce. Quando lei ce l’ha davanti lo riempie di insulti, urlandogli che la loro storia finisce lì.

Quando lui osa ringhiare: “Va bene, vai! Vai! Tanto lo so che non la dai a me dopo due anni perché la vuoi dare a lui!”, io lo colpisco con un pugno. Il più forte che riesco a dargli. E anche se le nocche mi fanno un male del diavolo per la forza che ho usato… Caspita, questa si che è una soddisfazione!

 

 

Mezz’ora dopo, siamo a casa Kinomiya. Hilary è entrata sussurrando parole spezzate da singhiozzi che altro non erano che insulti a se stessa; si è recata in bagno e non so cosa stia facendo.

Io la guardo da lontano, tanto per accertarmi che non si tagli le vene. (Non si sa mai, nella vita!)

Quando esce, noto che si è struccata alla men peggio e che si è raccolta i capelli in una coda. Si è tolta i vestiti che indossava prima, per indossare un paio di jeans e una maglietta a tinta unita che ha trovato qui, probabilmente residuo del periodo di qualche anno fa in cui qui ci ha vissuto. Ma ora si, che riconosco la mia Hilary.

E poi ricomincia a piangere.

Io non so che fare e, mentre mi chiedo se sarebbe troppo umiliante per lei parlarne, mi salva il qualcuno che è appena entrato in casa. Andando all’ingresso, noto che ci sono tutti e che sono confusi dai singhiozzi disperati che sentono.

Sospirando, racconto brevemente loro cosa è successo; i miei amici, man mano che il mio racconto prosegue, assumono un’aria sempre più sconcertata. Poi Hilary fa capolino dalla porta per lanciarsi tra le braccia di Mao, singhiozzando ancora più forte. Sussurra parole sconnesse, interrotte dai singhiozzi, ma capisco che si sta maledicendo.

“No, tesoro, coraggio.” Sussurra Mao, cullandola come se fosse una bambina che si è appena sbucciata le ginocchia. “Adesso andiamo a fare una passeggiata, ti va?” le propone, sorridendo dolcemente. Hilary annuisce in maniera frenetica, poi, con un sussurro, ringrazia Max per averle porto il giubbotto.

Quando lei e Mao escono, Takao, con gli occhi che mandano lampi, digrigna i denti. “E così quel coglione stava…” ha la voce tremante, come se immaginasse mille e un modo per farlo a pezzi. Beh, è in buona compagnia. “Stava tradendo Hilary!”

Max gli lancia una breve occhiata. “Non vedo perché ciò ti sconvolga: è praticamente dal primo giorno che stanno insieme che la cornifica a destra e a manca.”

Mariam annuisce, togliendosi il cappotto. “Ci ha provato pure con me, ricordate?” dice, ricordandoci quel giorno dell’anno scorso, quando Sonny aveva scambiato la ragazza di Max per una ragazzetta facile e ci aveva provato spudoratamente. Ovviamente Hilary aveva fatto finta di non vedere né sentire.

“Io vado!” ringhia poi Daichi. “Vado a prenderlo a calci!”

Takao annuisce. “Vengo con te!”

Rei sospira. “Fermi tutti: non è affatto maturo così, e poi-”

“E poi l’ho già fatto io.”

Max mi guarda, così come tutti gli altri. “Cos’è che hai fatto, tu?”

Io scrollo le spalle. “Gli ho dato un pugno.”

Daichi sbuffa. “Voglio farlo pure io!”

“E anche io!” gli fa eco Takao.

“Se lo fate voi, lo farò anch’io.” Dice subito Max. “E poi, Rei, noi glielo avevamo detto che se la faceva soffrire avrebbe avuto un trattamento speciale. E i Blade Breakers non vengono mai meno alle loro promesse, no?”

Il cinese sospira. “E va bene, ma ad una condizione.” Poi sorride. “Dategli un pugno anche per me.”

Takao sorride. “Contaci!”

Daichi lo guarda, sospettoso. “Perché, che hai da fare, tu?”

Rei fa le spallucce. “Pensavo di rimanere, visto che è quasi ora di cena; altrimenti poi vi tocca rimanere a digiuno. In più, pensavo di fare una sorpresa ad Hilary preparandole il suo piatto preferito.”

“Mi sembra una buona idea.” Dice Mariam, sorridendo brevemente. “Io ti do una mano ad apparecchiare.”

“Intanto noi andiamo, allora.” Fa Takao, una luce bellica nei suoi occhi; e poi tutti e tre spariscono. Mentre Rei e Mariam si dirigono in cucina e in sala da pranzo, io preferisco stare un po’ per conto mio e pensare.

Sinceramente, sono contento di quello che è successo questo pomeriggio: Hilary ha finalmente aperto gli occhi e ha lasciato Sonny; nemmeno mi sembra vero.

Però, d’altro canto, non mi piace vederla stare male, anche perché se ci sta così male vuol dire che a lui ci tiene davvero, e questa non è una buona cosa.

Sospiro, decidendo di andare verso il dojo, lì dove ci sono i nostri futon. Mi stendo sul mio, chiudo gli occhi e, incredibilmente, - non mi era mai successo prima – mi addormento di botto.

Sogno Hilary che urla, che piange e mi chiama a gran voce, in lacrime e smarrita; io cerco di arrivare a lei, cerco di farmi vedere e notare, ma lei ha gli occhi troppo pieni di lacrime per vedermi.

Mi sveglio quando sento Mao entrare nella stanza e mi alzo subito.

“Mi dispiace.” Dice. “Non volevo svegliarti.”

Io non le rispondo, ma vorrei tanto sapere quanto ho dormito. “Hilary?” le chiedo solo.

Il viso di Mao si fa malizioso. “E’ in sala da pranzo, abbiamo fatto una bella chiacchierata. Costruttiva, direi.” Non capisco dove vuole arrivare né perché diavolo fa queste allusioni sibilline: so solo che non è il momento di indagare.

Vado in sala da pranzo, e vedo Rei intento a riempire i piatti di riso al curry, e Hilary piangere come una fontana. Mariam la abbraccia, accarezzandole i capelli, e Takao cerca di consolarla sfiorandole il braccio. Mi si strazia il cuore a vederla così. Lei è forte, lei è una roccia, lei non ha mai pianto, mai. Tranne per Sonny. E per me, che sono un idiota.

“Dai che è pronto!” dice Rei, sorridendole. “Visto che cosa ti ho preparato, Hilary?”

Lei si scioglie dall’abbraccio di Mariam e riesce a sorridere tra le lacrime. “Grazie.” Dice solo, e la voce le esce roca, strozzata. Rei la abbraccia brevemente e le da un bacio fraterno sulla fronte.

“Okay, tutti a tavola!” esclama Mao, tentando in qualche modo di far tornare l’allegria.

Tutti si dispongono attorno al tavolo, e noto che ci sono Max, Daichi e Takao che hanno qualche graffio ma l’aria soddisfatta; tuttavia prima che si possa iniziare a cenare, Hilary si alza in piedi. “Volevo dirvi una cosa.” Inizia, lo sguardo basso e la voce tremante. “Vi ringrazio per l’affetto che mi state dimostrando, i-io…” poi gli occhi le si riempiono di lacrime e passano due secondi prima che possa scoppiare di nuovo a piangere. “Non lo merito!” sbotta, infine. “Quante volte mi avete detto che non era quello giusto, che mi tradiva?! E io non vi ho mai creduto…” finisce la frase con dei singhiozzi, e si copre la bocca con le mani, come a cercare di acchiapparli per non farli più venire fuori.

“Tutti fanno degli errori.” Le risponde Daichi, finendo di ingoiare una cucchiaiata di riso. “Ma non sarà per questo che gli amici ti ripudieranno, no?”

Hilary lo guarda, poi ride brevemente e lo abbraccia; il piccoletto, a sorpresa, ricambia l’abbraccio, sussurrandole qualcosa che gli fa ottenere un sonoro bacio sulla guancia. È bello vedere che, anche se si stuzzicano a vicenda, quei due si vogliono bene.

Cominciamo a mangiare in silenzio, poi, ad un certo punto, noto che Hilary smette di piangere e riesce persino a sorridere pallidamente quando Max le schiaccia l’occhiolino.

All’improvviso, Mao sospira. “Certo che per te sussiste un altro problema, adesso, Hila.”

Lei la guarda, aggrottando le sopracciglia. “Che vuoi dire, scusa?”

“Ora che Sonny, giustamente, è morto e sepolto… Come farai con Frannie? Il piano che avevi ideato era a dir poco perfetto… Sarebbe un peccato rinunciarci.” Qualcosa mi dice che la ragazza del mio migliore amico ha qualcosa in mente, ma che ha deciso di girarci, prima, attorno.

Hilary fa una smorfia. “Chi se ne frega. Tanto sono abituata alle sue prese in giro.”

Mao scrolla le spalle. “Si, ma io qui vedo la soluzione a questo problemuccio.”

Hilary la guarda, poi sospira. “E cioè?”

“Vedi, se tu annunci di esserti lasciata e di esserti già rimessa di nuovo con un altro, fai la figura della bellona, no? Beh, io ti dico che, questo poverino, è già qui. Prova a pensarci: Rei e Max sono già impegnati, Daichi è troppo piccolo, con Takao nessuno ti crederebbe, visto che siete praticamente fratelli… La tua unica speranza… E’ Kai!”

Tutti sgranano gli occhi, Hilary per poco non stramazza a terra per la sorpresa, e io non sono da meno; ma quando lei fa per aprire bocca per protestare, io la precedo quasi senza pensarci.

“Ci sto.”

 

Continua…

 

Colpo di scena, eh? E ditelo che lo stavate solo aspettando! xD Purtroppo ho aggiornato così tardi per colpa della scuola, che mi ha fatto fare tardissimo, infatti non ho tempo nemmeno per i dovuti ringraziamenti, ma mi rifarò la prossima volta, lo prometto.

Grazie a:

 

Giuly_Pattinson;

Violettamiciomao;

Chibilory;

Kristy;

Lennchan;

Mizuki96;

 

See u soon!

Kisses! ;)

 

   
 
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