Innamorato per
Caso
I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you
The reason – Hoobastank
******************
Passano
due settimane dalla mia litigata con Hilary, e succedono un po’ di cose: Mao,
per la felicità di Rei, arriva in Giappone, e annuncia di voler frequentare il
college qui a Tokio; inoltre, so che lei e Hilary sono uscite insieme più
volte, e che hanno parlato molto; ma di cosa, non mi è concesso saperlo. Infine
io e la mia amica (o ex amica?) giapponese non ci parliamo più, e so che lei
viene a trovare Takao e gli altri quando è assolutamente sicura che io non sia
in casa.
Fantastico,
no?
In
compenso, da quando è arrivata Mao, Rei è a dir poco felice: non credo di
averlo mai visto così sereno, e ciò non può che farmi piacere. Anche se, devo
ammettere che c’è una certa invidia da parte mia: anche io vorrei la stessa
felicità.
Con il
mio tormento più grande, possibilmente.
“Ehi,
Kai!” mi saluta Mao, sorridendo; io le faccio un cenno di saluto. “Ascolta,
potresti rimanere qui un’altra mezz’ora?”
E
perché mai dovrei farlo?! Aggrotto le
sopracciglia. “Veramente volevo andare al parco ad allenarmi…” obbietto,
quindi.
Lei
incrocia le braccia al petto, poi mi guarda dritto negli occhi. “Tra un po’
verrà Hilary.”
Faccio
per aprire bocca e dirle che no, non deve osare mettersi in mezzo, in questa
faccenda, ma lei mi fulmina con lo sguardo.
“Desidero
che voi facciate pace, Kai. L’ho convinta, spiegandole le cose come stavano, e
lei ha deposto le armi. Spero proprio che vi ritroviate a chiarirvi come fate
sempre.”
Più in
là Mao sarà un’ottima madre. Lo so perché ha già uno sguardo che non ammette
repliche.
Sbuffo,
ma non dico niente; lei ha già capito e, sorridendomi, mi saluta per recarsi
verso l’albergo dove alloggia, in attesa di una sistemazione definitiva.
È
venuta qua solo per dirmi questo? Mi pare strano…
Subito
dopo sento Rei offrirsi di accompagnarla, e Takao dire di voler andare a fare
una commissione. Nonno Jay invita il professore ad accompagnare il nipote e lui
stesso va a ‘fare una passeggiata’. Max e Mariam sono usciti insieme già da
qualche ora e… Ma certo! Vogliono che il mio confronto con Hilary avvenga
mentre siamo da soli!
Serro
la mascella: non mi piace che facciano gli impiccioni, non mi piace per niente.
Ma so anche che le loro intenzioni sono buone.
E così,
con la casa deserta, mi ritrovo ad aspettare Hilary, e decido di allenarmi, nel
frattempo, con Dranzer.
Il mio
bey salta, si destreggia benissimo nel percorso ad ostacoli che ho preparato, e
mima degli attacchi a dir poco micidiali: nel campionato di quest’anno ho buone
probabilità di vincere.
All’improvviso
spunta dal nulla un bey rosa con le strisce dorate che si ferma accanto al mio
Dranzer, ma non lo attacca.
Cerco
con lo sguardo il possibile proprietario e sobbalzo impercettibilmente quando
vedo Hilary ferma sulla soglia del cancello con il caricatore ancora in mano: è
vestita con un paio di pantaloni di pelle nera e una maglietta che le lascia
scoperte le spalle e la pancia. Mi accorgo che ha un piercing all’ombelico e un
tatuaggio sul fianco sinistro – una piccola stella, da quello che riesco a
vedere – E’ truccata molto pesantemente e il rossetto rosso mattone mette in
evidenza le sue labbra carnose.
“Non
attaccare Swan, non reggerebbe: ho appena imparato a lanciarlo!” mi dice,
venendo verso di me e riprendendo in mano il beyblade.
Ha
un’aria pacifica, ma io mi sono sentito pervadere dalla rabbia quando l’ho
vista così conciata: sta ancora con quel look, dopo quanto le ho detto.
Ha
notato il mio atteggiamento freddo, e per questo, quando i nostri occhi si
incrociano, sospira, si siede sul portico e punta i suoi occhi nei miei.
Per
qualche istante, nessuno di noi dice alcunché, con lei che guarda me e io che
guardo la scodella rovesciata che è il campo di beyblade.
Infine,
la sento sospirare. “Mi dispiace.” Sussurra. È in quel momento che mi volto
verso di lei. Il suo sguardo è addolorato, triste. “Mi dispiace.” Prosegue.
“Per lo schiaffo e tutto il resto. Davvero.”
Io non
dico niente: sono curioso di sentire tutto quello che ha da dire.
“Ma
devi capire che io cerco di cambiare per Sonny, perché lo amo. In una coppia
c’è sempre chi cambia un po’ per l’altro. In questa coppia, chi cambia sono io.
È un po’ come in Grease per Sandy, no?” dice, alzandosi e sorridendo.
Anche
io sorrido, ma lo faccio amaramente: se questo fosse un film, Danny Zucco sarei
io, non quel coglione.
Mi
viene vicino, ed è con non poca gioia che noto che il suo profumo è sempre lo
stesso, che è sempre il suo, che non è cambiato…
Si
ferma a pochi passi da me, mi guarda negli occhi. “Kai, mi dispiace davvero per
lo schiaffo, per le parole che ti ho detto. Non mi piace litigare con te, lo
odio. Ma tu non devi assolutamente permetterti di giudicare Sonny e gli altri
miei amici, okay?”
Io
sospiro: che posso dire? Che è testarda? Questo è risaputo.
La vedo
sorridere: mi conosce bene, sa che cosa significa il mio sospiro. Corre verso
di me e mi abbraccia forte, ridendo. Io sospiro di nuovo e la stringo a mia
volta, realizzando quando bello sarebbe rimanere così fino a far fossilizzare
le braccia.
Il suo
profumo ha il potere di darmi alla testa, invadendomi le narici; ne aspiro
quanto posso, sperando di farlo rimanere con me, ma non funziona, perché lei si
scioglie dall’abbraccio qualche momento dopo.
Mi
guarda negli occhi, e non posso fare a meno di notare quanto stiano brillando.
“Oggi ho detto a Sonny che volevo passare un po’ di tempo con i miei amici:
ultimamente vi ho trascurati troppo.” Si guarda intorno, poi le scappa una
risata. “Ma a quanto pare la casa è deserta, eh?” sospira, poi caccia fuori
dalla tasca il suo caricatore. “Ma te ne sei accorto che qui parlo solo io?
Siamo alle solite, eh Kai?” mi fa una linguaccia, ma i suoi occhi ridono e
fanno tremare le mie ginocchia. “Lasciamo perdere, dai. Mi sa proprio che non
cambierai mai…” Dice, con un sorriso. “Mmm… Qui ci vuole qualcosa che ti
costringa a parlare… Vediamo un po’… Ah, si: mi aiuti a migliorare, come
blader?”
Io
sospiro, lei ridacchia. Sa che ha vinto.
“Il tuo
lancio” inizio, quindi. “E’ buono, ma può migliorare ancora.”
Lei si
mette le mani sui fianchi. “E tu come diavolo fai a saperlo, visto che quando ho
lanciato Swan tu eri girato?!”
Scrollo
le spalle. “Dalla velocità di rotazione del beyblade si vede tutto. Infatti era
buona, non ottima.”
Lei
caccia fuori un gran sospiro, poi sorride. “Okay, mister campione del mondo,
dammi un po’ qualche lezione.”Ed è così che passiamo insieme buona parte del
pomeriggio, a fare lezione di beyblade.
È
divertente correggerla sempre, anche quando pensa di essere stata perfetta, e
stare vicino a lei tirando il bey insieme.
Quando,
da sola, lei fa un lancio che, lo ammetto, è perfetto, io mi diverto a
stuzzicarla lanciando Dranzer per scagliarlo contro Swan per bloccarne la
rotazione. Lei diventa praticamente rossa dalla rabbia e, cacciando un urlo, mi
salta praticamente sulla schiena, facendomi cadere.
Rotoliamo
insieme sull’erba, ridendo, e io mi sorprendo da solo sentendo il suono della
mia risata. Poi, improvvisamente, ci blocchiamo, e averla sopra di me, con i
suoi lunghi capelli ai lati del viso, rientra in una delle sette meraviglie del
mio mondo.
Ha il
respiro ansante, un sorrisetto sadico e le guance tinte di rosso. È bellissima.
Mi da un colpo sulle spalle, ringhiando giocosamente, poi scivola di lato.
“Spaccone.” Sussurra, arricciando il naso. Poi si alza, tendendomi una mano. La
afferro e, due secondi dopo, sono in piedi pure io. “Sai” mi dice, sospirando.
“Dopodomani arriva mia cugina Frannie e i miei zii.”
Io
spalanco gli occhi: Frannie?! Quella sanguisuga che ha tentato più volte di
violentarmi?!
Hilary
ride vedendo la mia espressione. “Già, anche io non ne sono entusiasta, fidati.
Con quella stronza che non farà altro che fregarmi i vestiti, criticarmi,
sparlare di me e mettere in imbarazzo i miei amici…”
Ho
avuto l’onore (o l’onere) di conoscere Mary Frances Tachibana, detta Frannie,
tre anni e mezzo fa. È una ragazza tanto appariscente quando odiosa, e lei è
molto, molto appariscente.
Frivola,
con una vocetta insopportabilmente isterica, non fa altro che prendere in giro
Hilary in qualsiasi modo o maniera, e la notizia che arriverà qua ha il potere
di farmi realmente prendere in considerazione un mio viaggetto in Russia.
In
fondo, non fa mai male rientrare in patria, di tanto in tanto, no?
“Quant’è
che si fermerà?” chiedo a Hilary, valutando così, quanto lungo sarà il mio
viaggio.
“Due
settimane.” risponde lei, sospirando. “Il che è già una buona notizia, no?
L’ultima volta si è fermata un mese e mezzo, ricordi?”
“Parla
per te.” Dico, sbuffando. “Io per quindici giorni rientro casualmente a Mosca.”
Il suo
di lei che scoppia a ridere è impagabile: è la più bella melodia mai udita
dalle mie orecchie. “E tu mi lasceresti da sola?!” mi chiede, fingendo di star
per piangere e sbattendo gli occhi.
Non
guardarmi così, Hilary… Non infastidire il cane che dorme…
Mi
volto, sospirando, e lei mi prende a braccetto, ridendo. “Tanto lo so che non
lo faresti mai…” canticchia, per poi ridere.
È vero:
non lo farei mai.
“E
adesso mi accompagni a fare un giro? Devo andare in tintoria a ritirare il
tailleur di mia madre, e devo anche comprarmi le sigarette, visto che mi sono
finite.” Mi irrigidisco, e lei non commenta.
Per un
po’ camminiamo così, in strada, e lei cambia discorso raccontandomi del corso
di cucina che sta seguendo e di come si stia specializzando nel fare biscotti e
torte. Mi dice anche che è migliorata notevolmente nella preparazione dei
primi. Il mese prossimo, mi racconta, inizieranno l’argomento dei secondi, che
sono le cose più difficili, visto che è un argomento abbastanza ampio.
Io la
ascolto, interessato: è vero, nei dolci è diventata brava. La settimana scorsa
ha portato un vassoio di biscotti a casa e io, quando gli altri non guardavano,
ne ho preso uno, e l’ho mangiato con gusto.
Passiamo
a comprare le sigarette (con mio enorme disappunto!) e a ritirare in tintoria
il tailleur della signora Tachibana. Poi Hilary mi invita ad andare a casa sua,
e io accetto con una scrollata di spalle, ma in realtà sono contento che me
l’abbia proposto.
Era da
tanto che non entravo nella villetta dove vive Hilary, e Aiko Tachibana, quando
mi vede, posa il libro che sta leggendo e mi accoglie con un sorriso.
“Kai,
che piacere rivederti!” mi dice, ponendo una ciocca di capelli ricci dietro
l’orecchio. “Tutto bene?” io annuisco, sorridendo appena. “Oggi ho preparato
una torta alla frutta, ci terrei ad avere un tuo parere.” Mi dice, sfiorando
con la mano la collana di perle al suo collo.
Mi è
sempre stata simpatica, Aiko Tachibana. È una donna elegante e distinta, mai
scortese o inopportuna, che mette sempre la persona con cui sta parlando a
proprio agio.
L’ho
conosciuta più di tre anni fa quando, al secondo campionato che disputavo
assieme ai Blade Breakers, è venuta allo stadio assieme a suo marito, curiosa
di conoscere quegli amici con i quali la figlia trascorreva tutto il suo tempo.
“Farò
questo sforzo.” Le dico, sorridendo leggermente. Facciamo per avviarci in
cucina, quando sentiamo i passi di qualcuno che sta scendendo le scale.
“Aiko,
te ne prego: non mi dire che è arrivato quel Sonny!” sbotta Hiroshi Tachibana,
passandosi una mano tra i corti capelli neri. Ma, quando mi vede, sorride.
“Ehi, Kai! Meno male che sei tu e non quell’idiota maleducato!”
Hilary
diventa rossa per la troppa rabbia. “Papà, insomma!” ringhia, mettendosi le
mani sui fianchi.
Non
posso fare a meno di sorridere trionfalmente, e di porgere la mano al signor
Tachibana: da come ci sorridiamo, abbiamo entrambi capito che, sull’argomento
Sonny, la pensiamo alla stessa maniera.
“Scusa,
tesoro.” Fa, infatti, alla figlia. “Ma sai come la penso al riguardo.”
Hilary
lo uccide con lo sguardo, poi si reca in cucina, sbattendo la porta. Aiko
sospira e guarda male suo marito, che alza le braccia in segno di resa. Io
sorrido: mi piace troppo quella famiglia.
Ci
rechiamo in cucina dove Hilary, sempre imbronciata, ha già tagliato le fette di
torta e le ha disposte su dei piattini. Ci rechiamo in salotto, e la
conversazione viene abilmente dirottata da Aiko sul beyblade; mi chiede come
procede il mio allenamento e di spiegarle come funzionano le regole del
campionato. Io parlo piacevolmente, senza mai stancarmi, ed è strano per me,
che in genere sono abbastanza chiuso e introverso.
Dopo un
po’ di tempo Hilary si alza e mi chiede di accompagnarla al belvedere, poiché
mi deve parlare. Io annuisco, e lei va in camera sua a prendere la borsa.
Quando
sale al piano di sopra, Hiroshi ne approfitta. “Kai, cerca di farla ragionare.”
Dice in fretta. “Non mi piace il periodo che sta passando mia figlia, non mi
piace quell’idiota con cui esce, non mi piace come la tratta, non mi piace che
lei cambi il suo modo di fare per lui.” Aiko si limita a sospirare, e io
capisco che pensa le stesse cose del marito.
“Ci ho
provato.” Ammetto. “Ma non è servito, anzi. Il risultato è stato il non
parlarci per due settimane.” entrambi sospirarono e Aiko fa per aggiungere
qualcosa, quando arriva Hilary.
“Okay,
possiamo andare.” Dice, e noto che si è rinfrescata il trucco. Mi alzo dal
divano e saluto i due coniugi; loro mi sorridono e mi raccomandano di farmi
vedere più spesso.
È
incredibile che uno come me piaccia a due persone ammodo e d’alta società come
loro, eppure è vero.
Hilary
è ancora arrabbiata con il padre, infatti non lo degna di uno sguardo, e dice
alla madre che si fermerà a dormire in hotel con Mao. Io spero che sia vero, e
che non usi quella scusa per far qualcosa con quel pirla del suo ragazzo. Se ci
penso mi sale una rabbia…
Quando
usciamo fuori di casa, noto che Hilary è abbastanza nervosa. “Non provare a
fumare, intesi?” le dico, duro.
Lei, mi
guarda, infastidita. “Cos’è che ti fa pensare che io adesso fumi?”
Scrollo
le spalle, mettendomi addosso un’aria gelida. “I fumatori, in genere, fumano
quando sono nervosi o arrabbiati. E tu mi sembri parecchio arrabbiata.”
Le alza
gli occhi al cielo. “Io non ce l’ho, il vizio.”
“E
allora perché fumi?!” le chiedo, tagliente.
“Non
sono affari tuoi.” Sibila, lanciandomi un’occhiataccia. Per un po’ tra di noi
c’è un silenzio gelido, poi la sento sospirare. “Scusa, Kai. Tu non c’entri.”
Mi dice. “E’ solo che non sopporto chi spara zero su Sonny e-”
Non
posso fare a meno di interromperla. “Magari spariamo zero su di lui perché
pensiamo che tu meriti di meglio, che ne dici?” sibilo io, le mani sprofondate
nelle tasche. Lei non risponde, il suo sguardo è fisso su qualcosa davanti a
lei. “Tu sei davvero certa di amarlo? Sei davvero convinta che valga la pena
difenderlo?” continua a non rispondere. “E’ davvero l’uomo della tua vita,
Hilary?”
Non
risponde, ma continua a camminare, pensierosa. Quanto vorrei saperli leggere,
quei pensieri…
Arriviamo
al belvedere e, mentre lei sorride, incantandosi a guardare il sole tramontare,
io sorrido incantandomi a guardare lei. È così bella… E ho rimirato talmente
tante volte i suoi lineamenti che, giuro, potrei disegnarli a memoria. Conosco
ogni sfumatura del suo carattere, ogni lineamento del suo viso…
“Non
credo di amarlo.” La frase giunge così, all’improvviso, con la potenza e la
velocità di un treno in corsa.
Talmente
in corsa che a momenti cado per la sorpresa – giusto per la cronaca! –.
“Che
cosa?” riesco poi a chiedere, e la voce mi esce neutra, come al solito, ma in
realtà sono alquanto scombussolato: questo avviene nei miei sogni e, se adesso
sto sognando, lei mi guarderà, mi dirà che ama me e mi bacerà.
Lei
sospira, ma non mi bacia affatto, purtroppo.
Evidentemente
non sto affatto sognando, ma qui sta accadendo qualcosa; e se questo qualcosa
va contro quel pirla del suo fidanzato… Beh, allora voglio vedermelo tutto!
“Non so
nemmeno perché te lo sto dicendo, ma ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.” Mi
dice, guardandomi negli occhi. “Sonny e io stiamo attraversando un periodo di
crisi, tanto che ho messo in dubbio persino il mio amore per lui.” Ascolto, con
il cuore in gola, attento a non perdermi nemmeno una sillaba. “Spero riusciremo
a venirne fuori insieme; in fondo, sono stata molto innamorata di lui.” Le
ultime parole mi fanno stringere i pugni.
Questa
volta sono io a non replicare, e tra di noi scende il silenzio più assoluto.
Non so se essere felice o arrabbiato, per le sue parole; e questo perché lei mi
fa sempre confondere. Sa mescolare, mestare, mischiare per bene i pensieri
dentro la mia testa, nemmeno si trattasse di un’insalata. E questo
nessun’altro, oltre a lei, è in grado di farlo.
Quando
mi sfiora una mano con la sua, sento sempre la solita scarica elettrica
attraversarmi la pelle. Lei sussulta e arrossisce.
“So che
pensi che io stia sbagliando.” Inizia. “Ma non è un buon periodo per me.” Mi
guarda, i suoi occhi sono supplichevoli, si sta mordendo il labbro inferiore.
“Mi starai vicino?”
Annuisco
senza pensarci, e lei mi abbraccia di slancio. Sento le sue forme premere
contro il mio corpo, e il mio sangue fluire più velocemente; potrei persino
giurare di avere le orecchie che sbuffano come una locomotiva, tanto sono su di
giri.
Ci fa
sobbalzare un gemito. Storditi, io e Hilary ci guardiamo, confusi: da dove
diavolo è arrivato? Poi capiamo allo stesso istante: sono quasi le otto di
sera, e quello è l’orario in cui le coppiette vanno in spiaggia per fare sesso,
visto che in quel punto non ci va mai nessuno.
Faccio
per andarmene, ma Hilary, con lo sguardo birichino, si sporge dalla ringhiera
e…
Quando
la vedo impallidire di colpo, mi porto subito accanto a lei, guardando nella
sua stessa direzione. Poi la mia mente produce due pensieri contemporaneamente:
il primo, è che quel tizio lì sotto ce l’ha veramente piccolo. (Grazie a Dio
nessuno saprà mai cos’ho pensato.) Il secondo è che, sopra quella ragazza
bionda, il tizio che ce l’ha piccolo è-
“SONNY!!”
ringhia Hilary, mentre fiotti di lacrime si rincorrono lungo le sue guance. Il
pirla guarda in alto, e i suoi occhi raggiungono le dimensioni di due palline
da tennis quando la vedono.
“H-Hilary?!
Avevi detto che saresti stata con i tuoi amici fino a tardi!!”
Ora,
dico, ma questa è una cosa da dire in una situazione così?! Almeno abbi la
decenza di coprirti e tacere, imbecille!
Gli
occhi della mia amica mandano giustamente lampi. “Oh, scusa! In effetti, sono io che sono capitata nel momento
sbagliato!” sputa, velenosa. “Ti prego, finisci!!”
se non fosse che si mette a piangere ancora più forte, riderei anche.
Ed è a
causa di queste lacrime che mi viene un’incredibile voglia di picchiarlo a
sangue: Hilary piange tantissimo e, di tanto in tanto, anche se non capisco
perché, guarda me e piange più forte.
Sonny
si riveste in un lampo e sale le scale che lo portano al belvedere, chiamando
Hilary a gran voce. Quando lei ce l’ha davanti lo riempie di insulti,
urlandogli che la loro storia finisce lì.
Quando
lui osa ringhiare: “Va bene, vai! Vai! Tanto lo so che non la dai a me dopo due
anni perché la vuoi dare a lui!”, io lo colpisco con un pugno. Il più forte che
riesco a dargli. E anche se le nocche mi fanno un male del diavolo per la forza
che ho usato… Caspita, questa si che è una soddisfazione!
Mezz’ora
dopo, siamo a casa Kinomiya. Hilary è entrata sussurrando parole spezzate da
singhiozzi che altro non erano che insulti a se stessa; si è recata in bagno e
non so cosa stia facendo.
Io la
guardo da lontano, tanto per accertarmi che non si tagli le vene. (Non si sa mai,
nella vita!)
Quando
esce, noto che si è struccata alla men peggio e che si è raccolta i capelli in
una coda. Si è tolta i vestiti che indossava prima, per indossare un paio di
jeans e una maglietta a tinta unita che ha trovato qui, probabilmente residuo
del periodo di qualche anno fa in cui qui ci ha vissuto. Ma ora si, che
riconosco la mia Hilary.
E poi
ricomincia a piangere.
Io non
so che fare e, mentre mi chiedo se sarebbe troppo umiliante per lei parlarne,
mi salva il qualcuno che è appena entrato in casa. Andando all’ingresso, noto
che ci sono tutti e che sono confusi dai singhiozzi disperati che sentono.
Sospirando,
racconto brevemente loro cosa è successo; i miei amici, man mano che il mio
racconto prosegue, assumono un’aria sempre più sconcertata. Poi Hilary fa
capolino dalla porta per lanciarsi tra le braccia di Mao, singhiozzando ancora
più forte. Sussurra parole sconnesse, interrotte dai singhiozzi, ma capisco che
si sta maledicendo.
“No,
tesoro, coraggio.” Sussurra Mao, cullandola come se fosse una bambina che si è
appena sbucciata le ginocchia. “Adesso andiamo a fare una passeggiata, ti va?”
le propone, sorridendo dolcemente. Hilary annuisce in maniera frenetica, poi,
con un sussurro, ringrazia Max per averle porto il giubbotto.
Quando
lei e Mao escono, Takao, con gli occhi che mandano lampi, digrigna i denti. “E
così quel coglione stava…” ha la voce tremante, come se immaginasse mille e un
modo per farlo a pezzi. Beh, è in buona compagnia. “Stava tradendo Hilary!”
Max gli
lancia una breve occhiata. “Non vedo perché ciò ti sconvolga: è praticamente
dal primo giorno che stanno insieme che la cornifica a destra e a manca.”
Mariam
annuisce, togliendosi il cappotto. “Ci ha provato pure con me, ricordate?”
dice, ricordandoci quel giorno dell’anno scorso, quando Sonny aveva scambiato
la ragazza di Max per una ragazzetta facile e ci aveva provato spudoratamente.
Ovviamente Hilary aveva fatto finta di non vedere né sentire.
“Io
vado!” ringhia poi Daichi. “Vado a prenderlo a calci!”
Takao
annuisce. “Vengo con te!”
Rei
sospira. “Fermi tutti: non è affatto maturo così, e poi-”
“E poi
l’ho già fatto io.”
Max mi
guarda, così come tutti gli altri. “Cos’è che hai fatto, tu?”
Io
scrollo le spalle. “Gli ho dato un pugno.”
Daichi
sbuffa. “Voglio farlo pure io!”
“E
anche io!” gli fa eco Takao.
“Se lo
fate voi, lo farò anch’io.” Dice subito Max. “E poi, Rei, noi glielo avevamo
detto che se la faceva soffrire avrebbe avuto un trattamento speciale. E i
Blade Breakers non vengono mai meno alle loro promesse, no?”
Il
cinese sospira. “E va bene, ma ad una condizione.” Poi sorride. “Dategli un
pugno anche per me.”
Takao
sorride. “Contaci!”
Daichi
lo guarda, sospettoso. “Perché, che hai da fare, tu?”
Rei fa
le spallucce. “Pensavo di rimanere, visto che è quasi ora di cena; altrimenti
poi vi tocca rimanere a digiuno. In più, pensavo di fare una sorpresa ad Hilary
preparandole il suo piatto preferito.”
“Mi
sembra una buona idea.” Dice Mariam, sorridendo brevemente. “Io ti do una mano
ad apparecchiare.”
“Intanto
noi andiamo, allora.” Fa Takao, una luce bellica nei suoi occhi; e poi tutti e
tre spariscono. Mentre Rei e Mariam si dirigono in cucina e in sala da pranzo,
io preferisco stare un po’ per conto mio e pensare.
Sinceramente,
sono contento di quello che è successo questo pomeriggio: Hilary ha finalmente
aperto gli occhi e ha lasciato Sonny; nemmeno mi sembra vero.
Però,
d’altro canto, non mi piace vederla stare male, anche perché se ci sta così
male vuol dire che a lui ci tiene davvero, e questa non è una buona cosa.
Sospiro,
decidendo di andare verso il dojo, lì dove ci sono i nostri futon. Mi stendo
sul mio, chiudo gli occhi e, incredibilmente, - non mi era mai successo prima –
mi addormento di botto.
Sogno
Hilary che urla, che piange e mi chiama a gran voce, in lacrime e smarrita; io
cerco di arrivare a lei, cerco di farmi vedere e notare, ma lei ha gli occhi
troppo pieni di lacrime per vedermi.
Mi sveglio
quando sento Mao entrare nella stanza e mi alzo subito.
“Mi
dispiace.” Dice. “Non volevo svegliarti.”
Io non
le rispondo, ma vorrei tanto sapere quanto ho dormito. “Hilary?” le chiedo
solo.
Il viso
di Mao si fa malizioso. “E’ in sala da pranzo, abbiamo fatto una bella
chiacchierata. Costruttiva, direi.” Non capisco dove vuole arrivare né perché
diavolo fa queste allusioni sibilline: so solo che non è il momento di
indagare.
Vado in
sala da pranzo, e vedo Rei intento a riempire i piatti di riso al curry, e
Hilary piangere come una fontana. Mariam la abbraccia, accarezzandole i
capelli, e Takao cerca di consolarla sfiorandole il braccio. Mi si strazia il
cuore a vederla così. Lei è forte, lei è una roccia, lei non ha mai pianto,
mai. Tranne per Sonny. E per me, che sono un idiota.
“Dai
che è pronto!” dice Rei, sorridendole. “Visto che cosa ti ho preparato,
Hilary?”
Lei si
scioglie dall’abbraccio di Mariam e riesce a sorridere tra le lacrime. “Grazie.”
Dice solo, e la voce le esce roca, strozzata. Rei la abbraccia brevemente e le
da un bacio fraterno sulla fronte.
“Okay,
tutti a tavola!” esclama Mao, tentando in qualche modo di far tornare
l’allegria.
Tutti
si dispongono attorno al tavolo, e noto che ci sono Max, Daichi e Takao che
hanno qualche graffio ma l’aria soddisfatta; tuttavia prima che si possa
iniziare a cenare, Hilary si alza in piedi. “Volevo dirvi una cosa.” Inizia, lo
sguardo basso e la voce tremante. “Vi ringrazio per l’affetto che mi state
dimostrando, i-io…” poi gli occhi le si riempiono di lacrime e passano due
secondi prima che possa scoppiare di nuovo a piangere. “Non lo merito!” sbotta,
infine. “Quante volte mi avete detto che non era quello giusto, che mi
tradiva?! E io non vi ho mai creduto…” finisce la frase con dei singhiozzi, e
si copre la bocca con le mani, come a cercare di acchiapparli per non farli più
venire fuori.
“Tutti
fanno degli errori.” Le risponde Daichi, finendo di ingoiare una cucchiaiata di
riso. “Ma non sarà per questo che gli amici ti ripudieranno, no?”
Hilary
lo guarda, poi ride brevemente e lo abbraccia; il piccoletto, a sorpresa,
ricambia l’abbraccio, sussurrandole qualcosa che gli fa ottenere un sonoro
bacio sulla guancia. È bello vedere che, anche se si stuzzicano a vicenda, quei
due si vogliono bene.
Cominciamo
a mangiare in silenzio, poi, ad un certo punto, noto che Hilary smette di
piangere e riesce persino a sorridere pallidamente quando Max le schiaccia
l’occhiolino.
All’improvviso,
Mao sospira. “Certo che per te sussiste un altro problema, adesso, Hila.”
Lei la
guarda, aggrottando le sopracciglia. “Che vuoi dire, scusa?”
“Ora
che Sonny, giustamente, è morto e sepolto… Come farai con Frannie? Il piano che
avevi ideato era a dir poco perfetto… Sarebbe un peccato rinunciarci.” Qualcosa
mi dice che la ragazza del mio migliore amico ha qualcosa in mente, ma che ha
deciso di girarci, prima, attorno.
Hilary
fa una smorfia. “Chi se ne frega. Tanto sono abituata alle sue prese in giro.”
Mao
scrolla le spalle. “Si, ma io qui vedo la soluzione a questo problemuccio.”
Hilary
la guarda, poi sospira. “E cioè?”
“Vedi,
se tu annunci di esserti lasciata e di esserti già rimessa di nuovo con un
altro, fai la figura della bellona, no? Beh, io ti dico che, questo poverino, è
già qui. Prova a pensarci: Rei e Max sono già impegnati, Daichi è troppo
piccolo, con Takao nessuno ti crederebbe, visto che siete praticamente
fratelli… La tua unica speranza… E’ Kai!”
Tutti
sgranano gli occhi, Hilary per poco non stramazza a terra per la sorpresa, e io
non sono da meno; ma quando lei fa per aprire bocca per protestare, io la
precedo quasi senza pensarci.
“Ci
sto.”
Continua…
Colpo
di scena, eh? E ditelo che lo stavate solo aspettando! xD Purtroppo ho
aggiornato così tardi per colpa della scuola, che mi ha fatto fare tardissimo,
infatti non ho tempo nemmeno per i dovuti ringraziamenti, ma mi rifarò la
prossima volta, lo prometto.
Grazie
a:
Giuly_Pattinson;
Violettamiciomao;
Chibilory;
Kristy;
Lennchan;
Mizuki96;
See u soon!
Kisses!
;)