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Autore: LiliumInterSpina    09/10/2009    1 recensioni
Quando siete felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere. E così quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò che prima era la vostra delizia.
(Kahlil Gibran)
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credo non ci siano parole adatte per presentare quanto segue.
Troppo intimo e personale è ciò che si nasconde dietro ad ogni singola frase per poterlo, in qualche modo, spiegare.
Tuttavia sono convinta che ciò che ha suscitato in me il desiderio di scrivere questa “cosa” che ho avuto la presunzione di definire “Inno”, è qualcosa che ognuno di voi ha avuto la sfortuna di provare almeno una volta nella vita.
Forse, leggendo di me… troverete anche qualcosa di voi stessi.
In anticipo… grazie a tutti voi che leggerete e a tutti coloro che decideranno di farmi sapere che cosa ha suscitato in loro la lettura di queste righe.
Grazie!




Inno al Dolore




Dotato di forza inaudita
scuote il petto e l’anima sopita.

Serpeggia con cruento vigore
tra le macerie di una mera utopia inghiottita da reale grigiore
mentre il candore abbagliante dei frammenti di un sogno infranto
inonda le tenebre di un’infinita notte di pianto.

E lacrime e sangue bagnano un cuore riarso    
ferito e stanco.

Come fiamma viva e cruenta
arde nel profondo di un’anima spenta
e lento e costante
brucia la vita che in fondo ad essa giace.

Si avventa impietoso sul ricordo
di un attimo gioioso,
su quel breve istante passato oltre
senza lasciar di sé consistenti tracce
e cancella l’effimera dolcezza di quel momento ormai lontano,
costruendo sulle ceneri del piacere
il rimorso di ciò che mai sarebbe dovuto accadere.

L’anima mia afflitta da pena infinita
si contorce nella sua stretta ardita
e come preda impotente
si abbandona tra le fauci di quella fiera violenta e imponente.

Nemico immortale
rinvigorito sia dal bene che dal male,
figlio irriverente
sia del vivo che del morente
dotato di quell’unico e fatal nome che fa rima con amore,
ti glori di questo tuo potere
che governa mente e cuore.

Onore alla vita
onore alla morte e
onore anche a te sgradito dono della sorte
che come la spada brandita dal peccatore
versi il sangue delle tue vittime
senza rimorso o pudore.

Ed ora nel silenzio della notte
canto questo inno per te
nero amico della morte,
compagno indesiderato
di un ricordo che non può essere cancellato,
musa involontaria
di questa ode di condanna.

E tra queste parole
che vomita angosciato il mio cuore
sento affiorare l’odio,
tua naturale conseguenza e ahimè
ultima ribellione
della mia guerra ormai persa.

Ma non c’è sollievo nel mio rancore
così come non trovo pace in queste mie parole
e solo il silenzio arreca vago conforto
al tormento di uno spirito morto.

E così sia dunque…
padrone della mia notte.
La tua marionetta si inchina al suo signore e a te affida le sue corde…
burattinaio delle anime morte.
  
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