Terminato di scrivere, Frodo chiuse il libro e si alzò. Casa Baggins era avvolta nel silenzio, e dalle finestre aperte entrava la fresca aria della sera. Uscì, chiudendo piano la porta dietro di sé. Il suo sguardo abbracciò per un attimo le dolci colline che circondavano Hobbiville, e un lieve sorriso sfiorò le sue labbra, velato appena di una quieta malinconia. L’indomani mattina sarebbe partito per i Porti Grigi, e avrebbe detto addio alla Contea. Per sempre, questa volta.
Si incamminò per il sentiero che scendeva dalla Collina; il vento portava con sé il profumo degli ultimi fiori dell’estate, ancora aperti sulle siepi.
Ripensò a Bilbo: caro vecchio zio Bilbo, che tanto amava passeggiare per quel sentiero! Ricordava, come se fossero passati solo pochi giorni, le lunghe camminate fra i campi e i boschi attorno a Lungacque, gli scherzi, le risate, e le meravigliose storie che lo zio sapeva raccontare.
Sospirò. Per un attimo aveva dimenticato i lunghi anni passati, e gli interminabili mesi di oscurità che ancora, nonostante tutto, gettavano la loro ombra su ciò che egli amava, sui luoghi che aveva così cari.
Si stava facendo buio, e in lontananza si accendevano le prime luci: le fiamme tremolanti delle lanterne appese sulla soglia delle case, e il chiarore delle candele che filtrava dagli scuri socchiusi. Volgendosi per tornare indietro, Frodo inconsapevolmente iniziò a canticchiare una delle canzoni preferite dal suo amico Pipino.
Anche al di là del mare sarebbe sempre rimasto nel suo cuore il dolce ricordo della Contea; e là avrebbe trovato, finalmente, la pace.