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Autore: eliala    10/10/2009    1 recensioni
Come ogni volta che tiravo fuori quell’argomento, s’innervosì e mi voltò le spalle, cominciando a prendere a calci e pugni, sempre in modo incredibilmente elegante, il sopracitato manichino. «Sei. Un. Idiota.» concluse senza smettere di picchiare quello che, temevo, nella sua mente avesse la mia faccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Shikamaru Nara
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buondì Lettorichenoncommentano! Anche se, come ho appena detto, non avete commentato io ho postato ugualmente questo primo capitolo per quelle circa ottanta persone che ci sono passate senza voler far sapere della loro presenza. Ma io so che ci siete, quindi… quindi muhahaha! Adesso vi beccate il segiuto! A inizio pagina ho lasciato un piccolo glossario, giusto perché avendo lasciato termini in giapponese sono buona e gentile e mi curo che tutti comprendano ù.ù a dire il vero li ho dovuti cercare in interet, quindi… vabbè, diciamo che così risparmio un po’ di fatica e non devo andarli a ricercare per usarli eventualmente nel prossimo capitolo…
Occhei, adesso me ne vado ù.ù
The show must go on ù.ù
Tipregotipregotipregocommentatiprego ç______ç









Capitolo I









O-kaa-san Mamma in giapponese
Imouto-chan Sorella minore
Nee-chan Sorella maggiore
Nii-chan Fratello maggiore



Storsi il naso contrariato da tutta quell’abbondanza: tutti sapevano chi eravamo, che bisogno c’era di ostentarlo così? Eppure quella era una specie di cerimonia… almeno nell’ottica delle donne della famiglia. Repressi un’espressione di disgusto e cercai di defilarmi in silenzio: era assolutamente necessario non attirare l’attenzione di nessuno, perché certamente mi avrebbero obbligato a rimanere lì seduto con una scusa tipo “non-farti-venire-strane-idee-sei-l’unico-uomo-in-circolazione-devi-darci-il-tuo-parere” anche se, superfluo da dire, non avrebbero mai ascoltato nessun mio parere.
Con un ghigno un po’ troppo soddisfatto per la situazione adoperai tutte le mie capacità acquisite durante quasi quindici anni di addestramento come samurai alla corte imperiale e riuscii a fuggire da quella che si prospettava come una giornata di tortura.
Una volta fuori dalla casa sorrisi trionfante cercando di sgranchire gambe e braccia, sempre facendo attenzione a quella stramaledetta ferita alla gamba che mi aveva costretto a rimarmene lì, tra quel branco di donnicciole euforiche invece di andarmene con i miei compagni a scortare la processione che sarebbe partita dal tempio dei Nara per arrivare da noi.
«Neji-kun? Sei tu?» quella voce attirò decisamente la mia attenzione.
Sollevai un sopracciglio. «che cosa ci fai tu qui?» chiesi. «non è te che stanno torturando lì dentro?» non potevo proprio nascondere quella punta di divertimento nella mia voce, e soprattutto davanti alla sua espressione a metà tra l’agghiacciato e l’implorante. «Pensa che sono talmente prese da quello che stanno orchestrando che nemmeno si sono accorte che sono sparita! Neji-kun, mi fanno quasi paura! Lo sai che non sopporto stare al centro dell’attenzione, non volevo un matrimonio così!» esclamò frustrata. Mi abbandonai ad una risata leggera che fu subito però soffocata da una sensazione con la quale convivevo ormai quotidianamente da qualche settimana a quella parte «Ci potevi anche pensare Hinata-chan. Dovevi immaginare che sarebbe andata a finire così! E poi, andiamo, è pur sempre il tuo matrimonio, è logico che gli Hyuuga vogliano fare le cose in grande, non fare la bambina come al solito» esclamai improvvisamente stizzito.
Come era logico che fosse, conoscendo bene la mia nuova sorellina, abbassò lo sguardo con aria colpevole, biascicando frasi sconnesse e apparentemente prive di senso.
Imprecai tra me e me per quell’ennesimo sbalzo d’umore, anche perché lei era proprio l’ultima con cui avevo il diritto di prendermela. Mormorai un ammasso indistinto di scuse e mi defilai anche da lì, cercando rifugio nei giardini del palazzo, che a quell’ora sarebbero dovuti essere vuoti.
Finalmente silenzio. I servi erano tutti indaffarati a preparare l’accoglienza per i Nara, la casata del futuro sposo, e il giardino era stato lasciato in pace, almeno per un po’.
Sospirai ancora, sedendomi in terra con le spalle poggiate ad uno dei ciliegi che presto sarebbero rifioriti, mancava solo qualche mese, e a quel punto Hinata avrebbe sposato il suo promesso unendo la casta dei più grandi guerrieri dell’Impero con una di sacerdoti e medici… certo, erano senza dubbio tra i più importanti nel loro ambiente, utilissimi se associati alla loro casata di samurai, e poi “il giovane Nara è uno dei più promettenti di tutto il Giappone, senza dubbio quel ragazzo diventerà qualcuno, e con lui nella grandezza porterà anche la nostra Hinata-chan” diceva sempre più spesso Hiashi, aggiungendo, a voce bassissima al mio orecchio, che altrimenti non sarebbe andata da nessuna parte.
Strinsi forte le palpebre. Non mi piaceva sentirlo parlare in quei termini della povera Hinata, mi sentivo in colpa ogni volta che diceva che avrebbe dovuto avere me come figlio e non lei, non quella ragazza fragile che riteneva essere un fallimento in tutti i sensi. Mi sentivo tremendamente in colpa quando diceva che dopo avermi adottato aveva finalmente avuto un figlio degno del nome degli Hyuuga. Non era giusto.
Avvicinai le ginocchia al petto per posarvi le braccia, gettando indietro la testa lasciando fuggire dalle mie labbra un gemito leggero. Non volevo pensare, sapevo con certezza che continuando su quel percorso sarei finito in ricordi ben più piacevoli e degni di disprezzo… basta, dovevo assolutamente riscuotermi da quello stato di torpore.
Non mi mossi.
Ero sempre presente a me stesso, sempre consapevole di quello che ero, di quello che era il mio posto, ma poi c’erano i momenti come quello, momenti in cui sembrava che la mia mente fosse in uno stato di totale abbandono, uno stato di pace silenziosa e quasi sacra. Ero un samurai, non potevo permettermi spesso di abbassare la guardia ma a volte sembrava che fosse il mio stesso corpo a pretenderne così decisi di accontentarlo, per una volta. Allontanai tutti i pensieri e mi rilassai completamente.
Riaprii gli occhi di scatto, improvvisamente ero in piedi con una mano sulla lama che portavo sempre al fianco. Vidi subito che si trattava solo di Hanabi e realizzai con orrore che dovevo essermi addormentato. Lei mi guardava un po’ contrariata, le labbra strette in una smorfia delusa.
«speravi di cogliermi di sorpresa anche questa volta, eh Hanabi?» chiesi divertito.
Lei annuì in silenzio con un sorrisetto furbo. «e stavolta c’ero anche quasi riuscita! Uffa, anche io voglio avere l’addestramento» piagnucolò la più piccola erede diretta del casato, la quale aveva preso la mia adozione molto meglio di quanto il padre temesse. Recuperai presto la mia espressione impassibile «ma non ce l’hai fatta alla fine. E poi, è inutile che continui a dirlo a me. Quando tuo padre lo riterrà opportuno –se lo riterrà opportuno- potrai fare qualcosa anche tu» risposi lapidario con una scrollata di spalle.
«Non ti preoccupare, non sono qui per indurti a ribellarti contro mio padre» rispose sarcastica con un’espressione anche troppo divertita per i miei gusti. «ma solo per avvertirti che la scorta è tornata, con tanto di ospiti al seguito. Quindi va a metterti un kimono decente e se vedi Hinata-chan dille di venire di corsa dalla mamma: sta sbraitando in preda a una crisi isterica da manuale, ha il kimono, il trucco, i gingilli per i capelli ma non ha la sua adorata cavia. Sto impazzendo» Riprese con un sorriso a trentadue denti. Annuii poco convito e presi nota mentalmente di avvertire Hinata affinché corresse via velocemente senza lasciare traccia di se.
Precedetti Hanabi e me ne andai nelle mie stanze, dove trovai un elegante e sicuramente costosissimo kimono blu scuro, sul genere di quelli che la mia madre adottiva si ostinava a volermi far indossare. Non potevo rifiutare, ovviamente, anche se io avrei di gran lunga preferito qualcosa di infinitamente meno formale. Provai a consolarmi pensando al fatto che ci sarebbero state almeno quattro donne a occuparsi di Hinata, data la sua quasi totale inesperienza per quanto riguardava trucco-capelli-accessori-abito, ma il tutto non ebbe il risultato sperato.
Mentre un servo si occupava di sistemarmi per bene l’abito riflettevo sul fatto che mi fossi avvicinato molto a lei, Hinata, una volta terminata quella rivalità tra casata principale e casata cadetta… o meglio, l’avrei fatto volentieri se non ci fosse stato quel piccolissimo intoppo…
Quando fui lasciato solo mi avvicinai allo specchio. I capelli sciolti, gli occhi chiari caratteristici della famiglia, il fisico asciutto che necessariamente avevo sviluppato con gli allenamenti e che risaltava alla perfezione sotto quel kimono che, dovevo darne atto alla mia nuova madre, sembrava cucito appositamente per me.
Sentii bussare mentre ero ancora perso nelle mie riflessioni, e dopo meno di un istante la porta si aprì. Scossi la testa chiudendo gli occhi. «O-kaa-san, se avessi aspettato ancora un minuto, sarei venuto io stesso da te, non c’era bisogno di lasciare sola Hinata-chan, senza dubbio fuggirà a gambe levate» sospirai. Non ricevendo risposta, sentendo anzi dei passi muoversi lungo la stanza mi affacciai dal paravento dietro al quale mi ero cambiato, abbastanza incuriosito da quella mancata reazione, e quello che vidi davanti a me non era sicuramente il viso dell’ O-kaa-san.
«Shikamaru» esclamai sorpreso, senza riuscire ad aggiungere altro.
«Ciao Neji» rispose facendo un cenno con la mano e abbozzando un vago sorriso.


***



Cos’ero andato a fare in quella maledetta stanza? Il tutto si stava facendo maledettamente seccate, e stressante, e se c’era qualcosa che io odiavo profondamente era proprio il sentirmi stressato.
In effetti, in quella situazione, me le ero un po’ cercate, tutte quelle cose.
Poco importava, ormai ero lì e se fossi tornato indietro quel “viaggio” sarebbe stato solo un’enorme perdita di tempo. Bussai, ma non aspettai nemmeno la risposta.
Quando fui dentro, non potei che guardarmi intorno incuriosito: non ero mai andato lì, forse mi aspettavo qualcosa di più strano per un appartenete a quel clan.
«O-kaa-san, se avessi aspettato ancora un minuto, sarei venuto io stesso da te, non c’era bisogno di lasciare sola Hinata-chan, senza dubbio fuggirà a gambe levate»
La sua voce da dietro un paravento. Non risposi, sarebbe stato inutile, e poi mi sarei perso la sua espressione. Mi avvicinai con studiata lentezza al luogo dal quale proveniva la voce e lo vidi affacciarsi all’improvviso, i capelli castani e lunghissimi che oscillavano dietro la spalla, e poi lo sguardo sorpreso e un po’ risentito che mi rivolse con quei suoi occhi di quell’assurda sfumatura violacea tirò a forza dalle mie labbra un sorrisino stentato.
«Shikamaru» mi chiamò come se fossi l’ultima persona sulla faccia della Terra che avesse intenzione di vedere. Bhe, magari era davvero così, magari non voleva vedermi sul serio, ma anche col senno di poi sarei entrato in quella stanza solo per il gusto di vedere la sua espressione.
«ciao Neji» risposi alzando la mano imitando un cenno di saluto. Lui rimase impassibile e tornò a nascondersi dietro quella specie di parete.
Metterlo in difficoltà era una delle poche cose che riuscivano a smuovermi e a darmi una reale soddisfazione.
«cosa diamine ci fai qui? Dovresti essere di sotto con gli altri ospiti» sibilò tornando nel mio campo visivo dopo essersi legato i capelli in una coda bassa.
Feci spallucce «mi annoiavo, volevo vedere che stavi facendo» risposi con nonchalance, fingendo totale indifferenza. Sapevo che anche quel mio tipo di atteggiamento lo mandava in bestia, soprattutto in certe occasioni…
«Non dovresti essere qui.» riprese severo, guardandomi dritto negli occhi senza far trapelare nessuna emozione.
«Neji, non mi voglio sposare» quelle parole uscirono dalla mia bocca con una tale naturalezza che quasi mi stupii. Fu normale allora approfittare del suo stupore e avvicinarmi di più a lui per dissimulare il mio. Ero a meno di un passo da lui quando si riscosse e si allontanò indignato, tornando a giocare all’uomo indaffarato per evitarmi. Ma non mi diedi per vinto, non bastava così poco per distrarmi una volta che avevo trovato interesse per qualcosa. Mi avvicinai di nuovo e mi voltò le spalle.
«Che c’è?» chiesi sforzandomi di non sorridere ancora.
«Ma come ‘che c’è?’ sei scemo o cosa?! Credevo fossi dotato di un’intelligenza superiore alla media!» sbottò irritato, girandosi verso di me per fronteggiarmi: non gli piaceva darmi dell’imbecille se non poteva sottolinearlo anche con quelle sue occhiate eloquenti. Ovviamente non aveva calcolato la distanza che ci separava, quindi quando si voltò con veemenza si ritrovò il mio naso che praticamente sfiorava il suo. «Come te in fondo.»
Chiunque al suo posto sarebbe arrossito abbassando lo sguardo, ma non lui, non l’orgoglioso Neji Hyuuga. «Dovresti essere di sotto con gli altri ospiti, ad aspettare Hinata, la quale, te lo ricordo per precauzione, è la tua futura sposa. Hai preso un impegno con lei e con la nostra famiglia» sottolineò le ultime parole quasi con crudeltà. Era ancora arrabbiato con me per chissà quale motivo, ed io non potevo far altro che sottostare al suo strano umore.
«Io non mi voglio sposare con Hinata» ribattei direttamente sulle sue labbra.
Oh, non si sarebbe mosso per nulla al mondo, non mi avrebbe dato nessun tipo di soddisfazione.
Peccato…
«Ti ricordo che stai pur sempre parlando della mia sorella adottiva, Shikamaru» pronunciò il mio nome con un tono tale da farmi rabbrividire.
«Nulla di personale, non mi piace, le manca qualcosa di determinante, spero capirai»
Sogghignò appena «mmmm, mi sa che qui c’è qualche problema di fondo… devo dedurne che quelli che le stai rivolgendo sono insulti?» Chiese con una finta espressione incuriosita, negli occhi quella scintilla che serviva ad indicarmi che aveva iniziato a divertirsi anche lui.
Sorrisi ancora, quel suo comportamento mi mandava abbastanza in delirio «Oh no, solo problemi fisiologici che non possono proprio essere colmati temo» risposi, ancora concentrato sul non saltargli addosso prima di aver giocato abbastanza.
«Cosa crede, Nara Shikamaru, che noi Hyuuga siamo qui ai suoi comodi?» domandò con le labbra sempre più vicine alle mie ma attento a non sfiorarle nemmeno per sbaglio.
«No, caro il mio Hyuuga e, davvero, non credevo di poter urtare la vostra sensibilità dicendovi queste cose, avrei evitato.» spiegai con calma, una calma che avrei trattenuto ancora per poco.
«Oh, ma davvero? Magari non dovrebbe essere così sicuro di quello che dice, potrei anche ritenermi offeso.» aggiunse sempre senza allontanarsi, le sue labbra che si aprivano e si chiudevano sfiorando le mie mentre parlava.
«mi dispiace, la prossima volta mi ricorderò di non perdere tempo in questo modo, così da averne di più per dormire o per fare qualcun'altra di quelle cose che mi piacciono tanto» dissi con fare allusivo. Lui stava ancora sorridendo sotto i baffi. «Devo intendere queste parole come allusioni sconce?» chiese con quella finta innocenza che sfoderava così di rado.
«Ma come siamo maliziosi quest’oggi… » ribadii senza ancora intenzione di cedere alle provocazioni. Sfoderò uno sguardo deluso: vedere il suo viso da quella distanza era uno spettacolo straordinario, mi stavo perdendo nei suoi occhi senza fondo, rischiavo seriamente di rimanervi prigioniero.
«e di cosa stava parlando, di grazia?»
«Mmm…Shogi …cose così… sapete Neji, quando qualcosa cattura il mio interesse è molto difficile riuscire a farmi pensare a qualcos’altro…» provai. Ma non sembrava poi così convinto. Si accigliò e sollevò una mano, quasi avesse intenzione di toccare il mio viso, ma si riscosse quasi subito.
«…Peccato signor Nara, a portata di mano non ho nulla del genere»
«Poco male, allora mi dovrò accontentare di quello che c’è» mormorai pianissimo mentre il suo respiro sulle mie labbra mi stava facendo perdere la ragione.
Quel gioco era durato anche troppo per i miei gusti, quell’essere così vicini senza nemmeno toccarci, quello sfiorare quasi per sbaglio le sue labbra, quel suo sguardo offuscato e indecifrabile… no, tutto questo non mi bastava più.
Mi avventai su di lui come colto da una fame improvvisa e lo strinsi forte, mentre la mia lingua catturava la sua senza alcuna intenzione di lasciarla andare se non quando l’ossigeno a mia disposizione fosse del tutto terminato.
Mi piaceva sentirlo reagire a quelle attenzioni, mi piaceva sentire come rispondeva immediatamente, senza lasciarmi mai tempo di gioire della mia vittoria. Ci staccammo, ma non mi diede nemmeno il tempo di un sospiro che le labbra erano di nuovo incollate alle sue, senza che avessi la possibilità o la voglia di modificare quella situazione. In fondo, non c’era bisogno di sprecare energie quando c’era lì lui che faceva in modo di occuparsi al meglio del piacere di entrambi.
Poi, senza preavviso, si allontanò da me, posandosi una mano sulla bocca come a voler cancellare il passaggio di quel bacio, e mi voltò le spalle con un gesto fulmineo.
«Torna di sotto. Immediatamente. A breve Hinata sarà pronta.» disse con un filo di voce.
Non ero in grado né di comprenderlo né tantomeno di ribattere a quell’assurdo ordine, ma non mi sarei mosso di lì, non senza un briciolo di spiegazione.
«Vattene.» sussurrò ancora.
Aggrottai le sopracciglia «Neji io-» non mi lasciò finire, si limitò a mormorare ancora, con quel tono bassissimo che gli avevo sentito poche altre volte «Per favore. Sei il futuro sposo della mia Imouto-chan» come avrei potuto ribattere? Mi limitai ad annuire in silenzio, abbassando il capo e dandogli a mia volta le spalle prima di girarmi un’ultima volta a guardarlo, notando con mia somma sorpresa che anche lui stava facendo lo stesso.












ovviamente adesso c'è qualcosa da commantare, non come il prologo ù.ù che cosa ne pensate di questa cosa? Perchè tante persone continuano a leggere? vabbbbbè, non voglio esagerare, però mi piacerebbe sapere da chi legge per quale motivo lo fa... che cosa gli piace e che cosa no... per favore, fatemi sapere ^^ soprattutto perchè, scusate, che cosa scrivo a fare se nessuno mi dice che ne pensa?
  
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