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Autore: SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate    11/10/2009    6 recensioni
Niente organizzazione, solo Shinichi e Ran alle prese con i loro sentimenti e le avventure di due semplici ragazzi liceali che imparano a conoscersi e a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le Stagioni Dell’Amore

Capitolo Ventitré: Insieme

Rigiro fra le mie mani la cornice argentata, mordendomi il labbro inferiore. Non ho la forza di piangere, anche se dentro di me avverto il caos più totale. Non so cosa fare.

Un improvviso tremolio proveniente dal cassetto del comodino di fianco al letto mi fa sussultare. Alcuni brividi mi percorrono la schiena, mentre la salivazione si azzera e sento il cuore battere incessantemente. Passa all'incirca un minuto prima che la vibrazione si arresti, e nel frattempo mi torturo il labbro con i denti, mentre le mani stringono convulsamente il materiale argenteo della cornice.

“Ran!” Sobbalzo, e per un millesimo di secondo la voce di mio padre è sostituita da quella del mio fidanzato.

“S-Sì?” Chiedo, cercando di apparire il più calma possibile, mentre la porta della stanza si apre cigolando.

“Ehm... No, niente. Volevo solo dirti che stasera vado a cena con tua madre, quindi non sarò di ritorno fino a tardi...” La notizia mi distrae per alcuni istanti, ma l'ansia torna subito patrona in me.

“O-Ok...” Mormoro, esibendo un sorriso tirato. Mio padre sembra accorgersene.

“Qualcosa non va?” Avanza di alcuni passi nella stanza, preoccupato.

“No, no! Sono solo sorpresa dal fatto che tu e la mamma andrete a cena da soli...” Dico, in maniera affrettata, muovendomi ansiosa sul letto.

“Non esci con il bamboccio?” Mi domanda, aggrottando perplesso le sopracciglia. Rabbrividisco.

“Ehm... Sì... Penso di sì... Non abbiamo ancora deciso...” Mormoro, abbassando lo sguardo sul mio ventre piatto.

“Tesoro, c'è qualcosa che non va?” Mio padre avanza ancora di più, sedendosi sul letto, al mio fianco. “Non sono molto a casa, però ho notato che è da alcuni giorni che non uscite insieme...” Sussulto. Come ha fatto ad accorgersene? “Se è successo qualcosa, se ti ha fatto qualcosa...” Borbotta, alzando un pugno davanti a sé.

“No, no, papà non è successo nulla! Ha preso un brutto raffreddore e per non contagiarmi abbiamo deciso di non vederci!” Esclamo, abbassando la sua mano.

Mio padre mi osserva con le sopracciglia aggrottate. “Un raffreddore? A fine Luglio?” Cavolo. Come ho fatto ad avere un idea così idiota?!

“Ehm... sì! È andato a fare un'escursione in montagna con Heiji domenica, e si sono ammalati tutti e due! Che sfortuna!” Ridacchio, per nulla divertita.

“Capisco.” Fortunatamente Kogoro sembra credermi, e facendo forza sulle ginocchia si alza. “Vuoi che resti a casa a farti compagnia stasera?” Mi chiede, ma nella sua voce leggo benissimo il poco desiderio che ciò avvenga.

“No, tranquillo vai pure. E comunque penso che stasera ci potremo vedere, dovrebbe essere quasi guarito del tutto ormai.” Sorrido, fingendomi contenta.

“Va bene. Vado a prepararmi.” Mi sembra di scorgere una scintilla nei suoi occhi, e non posso che essere felice per lui. Finalmente forse le cose fra lui e la mamma stanno andando bene...

Appena sento l'acqua della doccia scorrere nel bagno adiacente mi alzo dal letto, dirigendomi verso il comodino. Con mano tremante apro il primo cassetto, estraendo il cellulare. Sento i sensi di colpa avventarsi su di me quando leggo il resoconto dell'ultima giornata: diciassette chiamate perse e sette messaggi.

Decido di scoprire chi è stato a chiamarmi per tutte quelle volte, anche se la risposta la conosco più che bene. Difatti non mi sbaglio: Shinichi.

Faccio scorrere il menu del cellulare fino alla cartella dei messaggi ricevuti, e fortunatamente almeno tre di essi sono di Sonoko, Sachiko e Akane; gli altri ovviamente sono di Shinichi.

Le mie tre amiche erano preoccupate per la mia situazione, ed erano anche le uniche – con il dottor  Hokichi, padre di Akane, che mi aveva dato la notizia – ad essere a conoscenza di questo fatto.

È da quattro giorni che sono rinchiusa in casa e non vedo Shinichi. Non ho ancora trovato il coraggio di dirgli cosa sta succedendo, e soprattutto non credo di poter reggere al suo sguardo che ogni volta sembra volermi perforare l'anima. No, non riuscirei a nascondergli che c'è qualcosa di grosso che non va.

Con un sospiro inizio a leggere tutti i quattro messaggi che mi ha inviato. 

È preoccupato. Molto preoccupato. Negli ultimi giorni gli ho detto che sono preda di una violenta influenza, e questo spiega anche il mio malessere della sera in cui siamo usciti per il nostro anniversario. Sembra avermi creduto, ma è sempre molto preoccupato perché gli ho chiesto di non venirmi a trovare per paura di contagiarlo. Sorrido amaramente. Almeno in parte la bugia che ho raccontato a mio padre può essere considerata vera...

Improvvisamente il cellulare prende vita fra le mie mani, iniziando a vibrare. Shinichi.

Prendo un profondo respiro, e premo il tasto con la cornetta verde.

“Pronto?”

“Ran? Sono io...” Dal suo tono di voce capisco che sembra sollevato. “Scusa, so che non dovrei disturbarti e lasciarti riposare, ma è da questa mattina che non ci sentiamo e...”

Interrompo le sue scuse. “No, scusa tu, mi sono addormentata oggi, e ho letto solo ora i messaggi e le chiamate perse...”

“Non ti preoccupare, sono io che mi preoccupo per niente...” Mormora, facendo seguire un attimo di silenzio. “Come stai oggi?”

Sospiro, cercando di non farmi sentire. “Meglio... Ascolta... C'è una cosa di cui dovrei parlarti... Ti andrebbe di uscire?” Gli chiedo, indecisa.

“Certo... Ma... Sei sicura di sentirti bene? Mi sembri strana...” No, no! Non deve capire che c'è qualcosa che non va!

“Sto benissimo, tranquillo!” Esclamo, usando il tono più squillante che posso.

“Va bene.” Il suo tono si fa più leggero, quasi divertito. “Allora passo da te tra mezz'ora?”

Sorrido, anche se non mi può vedere. “Va bene.”

“A dopo.” E detto questo riaggancia.

Osservo per alcuni istanti il cellulare. Avrò fatto la scelta giusta?

Mi vesto, sperando di non perdere la calma, o perlomeno quella apparente, pensando per bene a quali parole usare per rivelare a Shinichi che sono... sono...

Scuoto il capo. Non devo sforzami di pensare a quella parola, troppo difficile al momento per essere effettivamente compresa.

“Io esco!” Sento gridare da mio padre, dall'ingresso.

“Va bene!” Urlo, per farmi sentire da lui. Subito dopo la porta sbatte, e capisco di essere rimasta sola a casa. Chissà cosa accadrà oggi...

Dopo neanche quindici minuti sono pronta. Fortunatamente la nausea si ripresenta meno frequentemente rispetto a prima, e questo mi consente di camminare senza preoccuparmi di non fare scatti veloci, con conseguente giramento di testa e conato di vomito. Molto probabilmente è grazie alla mia nuova dieta... Afferro la mia borsa, cercando al suo interno un bigliettino. L'altro giorno, quando sono svenuta nello studio del dottor Hokichi dopo aver ricevuto la traumatica notizia, il padre di Akane ha deciso di prescrivermi una dieta adatta al mio stato, e fortunatamente sembra avere avuto i suoi effetti.

Una volta trovato il biglietto afferro un taccuino, una penna, e mi dirigo verso la sala: la mia scrivania è tempestata da tutti i libri di scuola da ritirare, e non ho né il tempo né la voglia di sgombrare il tavolo per scrivere un paio di cose.

Mi siedo a terra, e con calma inizio a ricopiare tutte le informazioni e gli avvertimenti, così da poter cestinare la copia originale. Non è sicuro che io tenga un foglio scritto da un medico, se mio padre o Shinichi lo trovano potrebbero insospettirsi. Ed inoltre non so per quanto ancora sarò costretta a seguire questa dieta...

 

“Ran, ascolta: se non ti senti pronta ad assumerti una simile responsabilità io ti capisco. Non ti giudicherò se sceglierai una via alternativa, anche se sai benissimo che sono contrario all'aborto...”

“La prego, non pronunci quella parola...” Singhiozzo, rabbrividendo.

Hokichi scuote il capo. “Comunque sia, prima di prendere qualunque decisione devi parlarne con Shinichi.” Sgrano gli occhi, osservandolo stupita. “È suo il bambino, giusto?” Mi chiede, timoroso.

Che stupida, lo sanno tutti che io e Shinichi siamo felicemente fidanzati, è evidente che quindi anche il dottore – per di più padre di una delle mie migliori amiche – sia giunto alla conclusione che è Shinichi l'unico con cui avrei mai potuto avere rapporti così approfonditi.

Annuisco solamente. Sarà la scelta più difficile della mia vita...

 

Il campanello di casa squilla, facendomi sussultare. Guardo l'orologio: mancano ancora una decina di minuti all'appuntamento, e di solito Shinichi è sempre in perfetto orario, o addirittura in ritardo, quindi dubito che sia lui.

Mi alzo svogliatamente in piedi, andando ad aprire, e mi ritrovo davanti Shinichi. Lo guardo sorpresa, ma subito dopo avverto le farfalle allo stomaco, e la consapevolezza di averlo avuto lontano da me – anche se volontariamente – per quasi una settimana si fa viva in me. Di slancio lo abbraccio, nascondendo il sorriso nella sua maglietta. Le sue braccia mi stringono a lui, ma sento che c'è qualcosa di strano.

“Mi sei mancato...” Sussurro, con voce incrinata. Accidenti agli ormoni! Sbatto un paio di volte le palpebre, e cerco di guardare verso il soffitto per non far colare le lacrime che sento raccogliersi agli angoli degli occhi. In questo modo noto il suo sguardo corrucciato e gli occhi che fissano un punto indefinito della stanza. Mi separo da lui, osservandolo accigliata.

“Cosa c'è?” Gli chiedo, offesa dal fatto che non mi ha ancora rivolto un sorriso o anche solo lo sguardo. Sposto gli occhi, cercando di guardare nella sua stessa direzione. Cavolo. Il biglietto del dottore fa bella mostra di sé, abbandonato sul pavimento ad appena qualche metro da noi. Deve essere volato a terra quando mi sono alzata per andare ad aprire la porta.

Mi abbasso velocemente a raccoglierlo, accartocciandolo e infilandomelo nella tasca dei pantaloni. Subito dopo raccolgo anche il taccuino e l'astuccio.

“Cos'è quel biglietto, Ran?” Mi chiede, perplesso.

“Niente. È solo una lista di cose da comprare per la casa.” Oggi sto continuando a mentire...

Non mi risponde, e fingendomi tranquilla porto le mie cose in camera. Stranamente non mi segue, ma resta fermo al centro della sala, con lo sguardo puntato sul pavimento. Cosa gli succede? Che abbia... No, non può aver scoperto qualcosa!

“Andiamo?” Gli chiedo, ritornando da lui, pronta ad uscire. Annuisce scuotendo appena il capo. Appena richiudo la porta alle mie spalle afferra la mia mano, ed iniziamo a camminare per le vie della città, senza una particolare meta.

Dopo alcuni metri in silenzio, però, decido di capire cosa sta succedendo.

“Insomma, si può sapere cosa c'è che non va?” Gli chiedo, stizzita, fermandomi in mezzo al marciapiedi.

Shinichi solleva lo sguardo, smarrito.

“Come?” Mi domanda, innocente.

“Puoi dirmi cos'hai oggi? Ti sei reso conto che non mi hai ancora rivolto la parola?” Lascio andare la sua mano, risentita.

Il suo viso s'incupisce. “Perché tuo padre pensa che io abbia il raffreddore?”

Sgrano gli occhi. Oddio. Come fa a saperlo? “Non lo so.” Dico, scrollando le spalle. Devo trovare una scusa. “Probabilmente avrà pensato che ti ho contagiato l'altra sera, a cena.”

Mi osserva perplesso, con le sopracciglia aggrottate. “Non mi sembrava che fosse una sua supposizione, da come mi ha parlato prima.”

“Prima?” Gli chiesi, iniziando ad agitarmi. Non avrà...

“L'ho incontrato per strada, sono arrivato un po' in anticipo e ci siamo messi a parlare.” Mi informa, con lo sguardo impenetrabile.

“Ah.” Dico solo, non sapendo cos'altro aggiungere.

Shinichi scuote il capo. “Non fa niente, scusa per prima, ero solo un po' perplesso.” Mi sorride in segno di scusa. Dentro di me tiro un sospiro di sollievo.

“Ah,” il suo sguardo si fa attento, e mi osserva curioso, “prima hai detto che devi dirmi una cosa.”

Sussulto. “Ehm... Ne parliamo dopo, ok? Prima facciamo una passeggiata.”

Inarca un sopracciglio, ma annuisce, e prendendomi per mano ritorniamo a camminare.

 

Ci sediamo su una panchina del parco. Le sue braccia mi stringono a lui, spingendomi ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Chiudo gli occhi, beandomi di quella piacevole sensazione di benessere.

Dopo aver passeggiato siamo andati a cena in un ristorante – senza che avessi malesseri, fortunatamente – e adesso ci stiamo riposando. Il sole è calato da poco e alcune stelle iniziano a illuminare il cielo, mentre la luna fa capolino da dietro le fronde degli alberi. È solo a un quarto, ed è leggermente inclinata.

Tengo gli occhi chiusi, mentre con la mano inizia a giocherellare con la mia.

“C'è una cosa che vorrei chiederti...” Mormora, esitante.

“Dimmi...” Mi sollevo da lui, per guardarlo negli occhi.

Abbassa lo sguardo, ma subito lo solleva. “No, prima devi dirmi te quella cosa, ricordi?”

Sussulto. Non voglio rovinare la nostra serata, sto troppo bene qui, fra le sue braccia.

“Non...” Non posso dire che non è nulla di importante, non ne sono in grado. “No, ti prego prima te.” Dico, forse troppo velocemente. Infatti Shinichi lo nota, aggrottando le sopracciglia.

“Ran, se è qualcosa di importante devi dirmelo.” Si mette a sedere composto, guardandomi dritto negli occhi. Colpevole, abbasso lo sguardo.

“Io non so...” Singhiozzo, iniziando a guardarmi intorno, agitata.

“Ran. Ran!” Shinichi ferma il mio volto, prendendolo fra le mani. Attraverso le lacrime distinguo il suo viso trasfigurato dalla preoccupazione. “Dimmi cosa sta succedendo. È da cinque giorni che ti comporti in modo strano. Ti prego dimmelo, non ti posso aiutare se non ti apri con me.”

“Sono incinta, Shinichi.” Dico, in un soffio, sentendo il mio mondo crollarmi addosso. È come se, una volta detta 'quella' parola ad alta voce, tutte le barriere di protezione che mi ero costruita intorno, per cancellare almeno momentaneamente il problema, fossero miseramente crollate, lasciandomi scoperta davanti la cruda realtà.

La presa delle mani sul mio viso si allenta, fino a scomparire del tutto.

Mi sfrego gli occhi con i polsi, ritornando ad avere la vista limpida. Shinichi ha il volto bianco, e gli occhi sono sbarrati. “Sh-”

“Sei... Sei in-cinta?” Sussurra, senza cambiare espressione, interrompendomi mentre tento di chiamarlo.

“S-Sì...” Mormoro, stringendo i pugni sulle ginocchia.

“Ne... ne sei sicura?” Mi chiede, con voce tremante.

“Ho fatto... due test dal... dot-tore...” I suoi occhi riacquistano improvvisamente vita.

“Quando?” Sussulto. Non posso mentirgli...

“C-Cinque giorni fa...”

“Cosa aspettavi a dirmelo?!” Urla, balzando in piedi.

“Io...”

“Come hai potuto tenere per te una cosa così importante?!” Grida ancora, facendomi arretrare sulla panchina, atterrita. “Sono coinvolto quanto te in questa storia! Avresti dovuto venire da me subito! Ti rendi conto di quanto sia grave questo problema?!”

Mi alzo in piedi, inviperita. “Certo che me ne rendo conto! Per chi mi hai preso?!” Sbotto, sentendo le lacrime di rabbia premere di uscire. “Ma avevo paura di come avresti reagito!”

“È per questo che non mi hai voluto vedere in questi giorni?!” Sbotta, trattenendo la rabbia. “Perché non volevi dirmi cosa ti stava accadendo?!”

“No! Stavo cercando di trovare un modo per dirtelo! Speravo avresti capito!” Strillo, lasciando scivolare alcune lacrime lungo le guance.

“Hai solo peggiorato la situazione, invece!” Shinichi scuote il capo, furibondo. “Sei una sciocca. Avresti dovuto correre da me a dirmi tutto subito. Mi hai deluso.”

Mi immobilizzo, di stucco. 'Mi hai deluso'. Mi hai deluso.

Stringo i pugni, lottando contro la ferita che mi sta pian piano lacerando il cuore.

“Hai intenzione di tenerlo?” Mi chiede dopo un po', con tono distaccato.

“A te interessa saperlo?” Domando, con tono freddo e distaccato. Non deve osare parlare in maniera così glaciale di ciò che sta accadendo.

Shinichi alza gli occhi al cielo. “Non fare la bambina, per favore.”

Stringo i denti. “Io mi sto comportando da bambina?”

Shinichi non mi risponde. Scuote il capo, e mi da le spalle, iniziando ad allontanarsi.

“Dove stai andando?!” Urlo, in preda all'ira e l'angoscia. “Shinichi!” Grido di nuovo, non ottenendo un solo segno da parte sua.

Mi mordo il labbro inferiore, fino a farmi male. Poi, con le lacrime che mi rigano il viso, mi volto, correndo verso casa.

 

“Ran, hai preso una decisione?” Mi chiede Sonoko, stringendomi le mani.

“No...” Mormoro, osservando il mio bicchiere di thé freddo.

“Lui non l'hai più sentito?” Mi domanda ancora. Rispondo alla sua stretta, mordendomi il labbro.

“No...” Rispondo, laconica.

“Come può...” Inizia a borbottare la mia amica, stringendo con forza le mani.

“Ti prego, possiamo non parlare di lui?” Le chiedo, affrettatamente, in preda ad un'improvvisa ansia.

“Certo, scusami...” Sonoko, con aria dispiaciuta, lascia le mie mani, riprendendo il suo bicchiere di thé

Sono passati solo tre giorni dalla lite con Shinichi, ma mi sembrano un'eternità. Non un messaggio, non una telefonata. Niente di niente.

Da una parte sapevo di avere io la colpa per non avergli rivelato fin da subito la verità, ma la sua reazione era stata una pugnalata al cuore, così come le parole che mi aveva detto.

'Mi hai deluso.'

Scuoto il capo, maledicendo i miei ormoni impazziti.

Il cellulare di Sonoko squilla, e, dopo aver letto quello che doveva essere un messaggio, la vedo aggrottare le sopracciglia.

“C'è Makoto che vorrebbe parlarti...” Mi informa, perplessa.

“Come mai?”

“Non lo so, ma mi ha chiesto se appena finiamo di bere hai voglia di fare un giro con lui...”

“Sì... va bene...” Borbotto, non riuscendo a trovare un valido motivo per cui Makoto ha chiesto a sua moglie di potermi vedere. Probabilmente anche lui ha dirmi qualcosa riguardo il mio stato...

Dopo alcuni minuti finalmente usciamo dal bar in cui ci eravamo rifugiate, e Makoto ci viene incontro. Era seduto su una panchina, al riparo dal sole cocente.

“Ehi, Ran!” Mi sorride, venendoci incontro. Subito si rivolge alla moglie. “Tesoro, tu torni a casa?”

Lei gli sorride, felice. “Certo.”

Per mia fortuna non si scambiano effusioni, o il mio cuore non penso avrebbe retto davanti a quella dolcezza che a me – almeno per il momento – è preclusa.

Sonoko si allontana a bordo di un taxi, salutandomi affettuosamente. Appena rimaniamo soli Makoto mi fa segno di dirigerci verso il piccolo parco giochi lì vicino. Cerco di non pensare al fatto che in quello stesso posto, quando eravamo piccoli, io e Shinichi venivamo spesso a giocare.

Ci sediamo sulle due altalene, riparate dal sole da una grande quercia. Quanti ricordi...

“Come ti senti?” Mi chiede Makoto, scrutandomi attentamente.

“Bene...” Mento, tenendo lo sguardo fisso sul terreno ghiaioso ai miei piedi.

“Ran...” Mi rimprovera.

“E va bene: sto malissimo. Primo perché ho scoperto di essere a soli diciannove anni incinta, secondo perché il mio ragazzo ha deciso di non parlarmi più, e terzo perché non ho la più pallida idea di come comportarmi e di che scelta fare!” Urlo, iniziando a singhiozzare. Finalmente dopo tre giorni passati a fare finta che non stesse succedendo niente mi sfogo del tutto, mentre Makoto mi osserva in silenzio, seduto al mio fianco.

Quando riesco a regolarizzare il respiro ritorna a parlare.

“Ho parlato con Shinichi questa mattina.” Sussulto. Perché mi dice queste cose? “È da tre giorni che non esce di casa, e credimi: non ha per niente un bell'aspetto.”

Rimango in silenzio.

“Si sente in colpa Ran, non devi pensare che non gli interessi più niente di te.”

“In colpa per cosa?” Gli chiedo, non capendo.

“Per averti fatto finire in questa situazione. Sa che non dovrebbe evitarti così, ma non riesce neanche più a guardarti negli occhi dopo quello che è successo. Mi ha detto di averti detto delle cose orribili, ma non le pensa davvero...”

“Allora perché le ha dette?!” Sbotto, infuriata.

Makoto alza gli occhi al cielo. “Ran, pensaci solo per un secondo. Gli hai appena detto che aspetti un bambino. Un bambino!” Urla, cercando di farmi comprendere il concetto. Rabbrividisco. “Come pensi che possa essersi sentito? Probabilmente in questo momento si sta maledicendo per averti rovinato la vita – almeno così pensa!”

Rimango ad osservare il terreno, ripensando alla sua espressione smarrita dell'altra sera. Forse...

“Grazie Makoto!” Esclamo, balzando in piedi.

Il mio amico sorride, alzandosi dalla piccola altalena. “Buona fortuna.”

Lo saluto frettolosamente, iniziando a correre verso il quartiere di Beika. Devo parlare con Shinichi, non posso più rimandare.

Una volta giunta davanti al grande cancello in ferro battuto suono continuamente il campanello. Tre, quattro, cinque volte, finché la sua voce non mi arriva gracchiante e metallica.

“Chi è?!” Sbotta, irritato.

“Sono io. Aprimi.” Ordino, senza un minimo di esitazione. Senza dire niente apre il cancello, ed entro velocemente, attraversando il giardino curato. Quando arrivo davanti la porta questa si apre, rivelando il volto stanco di Shinichi.

“Ran?” Borbotta, confuso. Non gli lascio il tempo di parlare, che gli getto subito la braccia al collo, stringendolo a me.

Rimane per alcuni istanti immobile, per poi afferrare le mie braccia, e sciogliere la mia stretta.

Lo osservo confusa.

“Non posso, Ran.” Sussurra, tenendo lo sguardo basso.

“Cosa?” Gli chiedo, accigliata. Per quale motivo ho sciolto il mio abbraccio?

“Non posso starti vicino dopo quello che ti ho fatto...” Chiudo la porta alle mie spalle. “Ti ho rovinato la vita!”

Stringo forte le labbra e faccio schioccare la mia mano sulla sua guancia. “Non... Non dire mai più una cosa del genere.” Sibilo, infuriata.

“Ma...”
“Come puoi pensare di avermi rovinato la vita?!” Scuoto il capo, indignata. “Ho bisogno che tu ora mi stia vicino e mi aiuti a prendere una decisione...” Sussurro, cambiando completamente tono.

“Io... Non sono in grado di scegliere Ran...” Borbotta. “Mi dispiace, ma non ti posso aiutare.”

Si volta, dandomi – per la seconda volta – le spalle. Sento gli occhi lucidi.

“Sì che puoi!” Urlo, facendolo fermare. “Non mi puoi chiedere di prendere una simile decisione da sola! Hai detto anche te di centrare quanto me in questa storia!”

Si volta, osservandomi con le sopracciglia corrugate dalla preoccupazione.

“Ti prego... Non lasciarmi sola ad affrontare tutto questo...” Singhiozzo, afferrando la sua mano e portandomela al ventre ancora piatto. Sussulta al contatto con la mia pelle coperta solo dalla leggera stoffa della maglietta.  “Dobbiamo superare tutto... Insieme.”

“Ran... io...” Non lo lascio terminare, e faccio unire le nostre labbra, con un'urgenza impossibile da arrestare. Shinichi risponde con la stessa intensità al bacio, e nei suoi gesti affrettati riesco a cogliere tutto il disagio e la sofferenza che prova.

Quando ci separiamo facciamo unire le nostre fronti, con l'affanno. Chiudo gli occhi, cercando di riprendere fiato.

“Mi dispiace.” Soffia sulle mie labbra, ansante. “Non avrei dovuto dirti quelle cose e non sarei dovuto andarmene...”

“Non fa niente.” Sussurro. “L'importante è che tu ora sia qui...”

Sussulto quando sento la terra mancare sotto ai miei piedi, e mi ritrovo fra le braccia di Shinichi, diretta verso il soggiorno. Mi sdraia sul divano, per poi accomodarsi al mio fianco. Appoggio la testa sul suo petto, godendomi le sue carezze sui capelli.

“Cosa faremo?” Mi chiede, con voce spezzata.

“Non lo so...” Sussurro. “Vuoi che... che... vada a prenotare per...”

Lo sento sussultare. “No!”

“Quindi v-vuoi tenerlo?”

“Sì... no... non lo so, Ran...” Si passa una mano sul volto, stancamente. Non avevo notato le due profonde occhiaie, simili a bruciature. “Tu vorresti tenerlo?” Mi domanda, cautamente.

Sobbalzo. “N-Non lo so...”

Per un istante un'immagine attraversa la mia mente: io e Shinichi, sdraiati su un letto matrimoniale, con un piccolo fagottino bianco fra le braccia.

“So che l'a-abor-”

“Non pronunciare quella parola!” Lo fermo, terrorizzata. Lui annuisce.

“So che è una cosa terribile... Però... Devi anche pensare a come saranno le nostre vite dopo...” Mormora. “Non so per quanto tempo riuscirai a seguire i corsi universitari, nelle tue condizioni...”

Stringo un lembo della sua camicia, frustata. Non voglio assolutamente mettere fine a una vita ma...

“Lo so...” Trattengo a fatica un singhiozzo. “Ma... non voglio neanche spezzare una vita...”

Le sue braccia mi stringono più forte.

E così, fra l'angoscia e i mille pensieri, mi addormento.

 

Mi stiracchio lentamente, per poi stringermi di più a quello che riconosco essere il corpo di Shinichi.

“Ehi...” Bisbiglia la sua voce al mio orecchio. Una mano mi accarezza i capelli, dolcemente.

Sbadiglio, e sollevo leggermente le palpebre, assonnata.

“Che ore sono?” Domando, notando che dalle finestre proviene ancora molta luce – ma del resto è normale, siamo ad Agosto.

“Quasi le cinque. Hai dormito quasi un'ora.” Mi risponde Shinichi, sorridendo.

Mi metto a sedere diritta, per cercare di ridestarmi del tutto dal mio stato di dormiveglia.

“Davvero lo vuoi tenere?” Mi chiede il mio ragazzo, scrutandomi con una strana espressione sul volto. Avvampo. Come può sapere cosa voglio?

“Cosa?” Fingo di non sapere a cosa si riferisce, facendolo scuotere il capo.

“Il bambino...”

Abbasso lo sguardo, pensierosa. È vero, durante il mio sonnellino mi sono risvegliata con la consapevolezza di non voler spezzare questa povera vita umana che sta nascendo, ma prima devo anche prendere in considerazione i desideri di Shinichi. Del resto è il... padre del bambino...

“Rispondimi, Ran...”

“Io non voglio spezzare un vita...” Sussurro.

“Nemmeno io, però...” Scuote il capo. “Poi vorresti comunque tenerlo dopo la nascita, oppure lo lascerai ai servizi sociali?”

Gli lancio un'occhiata indignata. Non potrò mai lasciare questa piccola creatura che si sta formando man mano nel mio stesso corpo... “No!” Esclamo.

“Quindi... vuoi tenerlo?” Mi chiede, prendendomi entrambe le mani.

“Non voglio costringerti a fare niente... Se non vuoi prenderti responsabilità ti capisco. Riuscirò a cavarmela da sola non ti devi preo-”

“Ran.” Shinichi mi ferma, dopo che, in prenda al terrore che lui non voglia il bambino, ho iniziato a fare un monologo. “Io voglio questo bambino.” Mi dice, calcando maggiormente sul verbo 'voglio'. “Voglio te, voglio il nostro bambino e voglio vivere la mia vita insieme a voi.” Mi sorride dolcemente.

Sento gli occhi riempirsi di lacrime di gioia. Sorrido anch'io, mentre le sue mani cancellano con i polpastrelli alcune scie di acqua salata dalle mie guance.

“Ti amo.” Sussurra a pochi centimetri da me.

“Ti amo anch'io...” Bisbiglio, e subito le sue labbra sfiorano le mie.

 

“Wow!” Esclamo, osservando incantata le luci della città, che da qui sembrano tante piccole illuminazioni natalizie. “È bellissimo!”

Le braccia di Shinichi mi stringono da dietro. “Peccato solo che da qui non si riescano a vedere bene le stelle per la troppa luce...” Mormora Shinichi, appoggiando il mento sulla mia spalla.

“Hai qualche desiderio da esprimere?” Ridacchio, alludendo alla particolare ricorrenza di quest'oggi, ovvero la notte di San Lorenzo, in cui le stelle cadenti dovrebbero essere più facilmente visibili.

“Nessuno in particolare, ma ci tenevo per te.” Sorrido, abbandonandomi alla sua schiena.

Passiamo alcuni minuti in silenzio, a contemplare la splendida visuale. Ci troviamo in cima ad una piccola collinetta alla periferia di Tokio, da cui è visibile la città da lontano.

“Ricordi la sera in cui mi hai detto di essere incinta?” Mi domanda improvvisamente.

“Certo...” Mormoro. Come potrei dimenticare quella terribile serata, e soprattutto i tre giorni seguenti?

“Ti avevo detto che avevo qualcosa da chiederti...” Scioglie il nostro abbraccio, e mi fa voltare verso di lui.

“Sì. Ora che ci penso non mi hai mai più detto cosa volevi chiedermi...” Corrugo le sopracciglia. Non capisco perché stia girando così intorno a questa storia.

“Penso sia arrivato il momento di farlo.” Sorride imbarazzato, prima di infilarsi una mano nel taschino della giacca leggera.

Non riesco a vedere cosa estrae, ma quando lo vedo inginocchiarsi di fronte a me sgrano gli occhi, mentre il battito cardiaco aumenta a dismisura.

“Ran. Ci conosciamo da quando siamo bambini, ma ho avuto l'occasione di aprire gli occhi solo un anno fa, su quanto tu fossi realmente importante per me. Insieme abbiamo superato varie difficoltà, e adesso stiamo affrontando un problema più grande di noi, ma so che andrà tutto bene finché noi resteremo insieme. So che forse è troppo presto, ma te lo chiedo ugualmente.” Trattengo il respiro, sentendo la testa girare. “Ran Mouri, mi vuoi sposare?” E detto questo apre la piccola scatolina estratta in precedenza dal taschino della giacca, svelando l'anello di fidanzamento.

Prendo un profondo respiro, pronta a rispondere.

 

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Tratto dal Capitolo Ventiquattro: Matrimonio

Istintivamente aumento la stretta alla sua mano.

“Io e Ran ci vogliamo sposare.” Soffia Shinichi, trattenendo il respiro. La stanza piomba nel silenzio. Gli occhi di mio padre diventano vitrei, il viso assume un colore cadaverico e i suoi muscoli si immobilizzano. Dopo alcuni secondi il suo corpo cade con un tonfo a terra.

   
 
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