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Autore: SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate    07/11/2009    4 recensioni
Niente organizzazione, solo Shinichi e Ran alle prese con i loro sentimenti e le avventure di due semplici ragazzi liceali che imparano a conoscersi e a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le Stagioni Dell’Amore

Capitolo Ventiquattro: Matrimonio

Silenzio. Solo silenzio aleggia nell'ampia sala d'aspetto dell'ospedale di Tokio.

Le seggiole azzurro chiaro sono quasi tutte vuote, ad eccezione di quelle occupate da me, Shinichi, ed una coppia di anziani.

Stringo spasmodicamente la mano del mio fidanzato, mordendomi il labbro inferiore e continuando a battere il piede destro sul pavimento beige.

“Ran.” Mi richiama il mio ragazzo, accarezzandomi il dorso della mano con il pollice. “Andrà tutto bene, stai tranquilla.” Sussurra, cercando di nascondere la sua voce tormentata dietro un tono tranquillo e rilassato. Ma non ci riesce. È preoccupato quasi quanto me.

Al contrario, a quelle parole mi agito ancora di più, e gli occhi tornano a pizzicarmi.

“È tutta colpa mia.” Singhiozzo, sentendo l'ansia stringermi il petto in una morsa glaciale.

Le braccia di Shinichi mi stringono dolcemente. “Lo sai che la colpa è solo mia...” Sussurra, accarezzandomi i capelli.

“No. Non è vero, so-”

“Signorina Mouri?” Un medico avvolto in un camice bianco si presenta davanti le porte che conducono ai corridoi dell'ospedale, dove solo i medici possono accedere. Nelle mani tiene una cartellina con attaccati alcuni fogli.

Mi alzo in piedi tremante, avvicinandomi a lui.

“S-Sì?”

“Buongiorno, sono il dottor Mazumoto, cardiologo di quest'ospedale.” Si presenta, stringendo la mano sia a me che a Shinichi. “Suo padre ha avuto un infarto miocardico acuto, dovuto all'ostruzione di un'arteria coronaria che ha portato alla necrosi del tessuto miocardico.” Il mio cuore perde un battito al suono di quelle parole. Non capisco molto bene quello che ha detto, ma solo il suono di quelle parole mi fa sussultare. “Abbiamo operato appena in tempo, e abbiamo cercato di ridurre il più possibile i danni. Lo abbiamo sottoposto ad un trattamento di morfina, ossigeno e nitrati, per cercare di favorire il flusso sanguigno.” Conclude il medico – che avrà all'incirca una quarantina di anni – sorridendomi.

Vorrei chiedergli se adesso è tutto a posto, ma sono ancora troppo scossa e confusa dalla miriade di termini medici che il dottore ha usato per espormi il problema di mio padre.

“Quindi adesso sta bene?” Gli domanda Shinichi, notando la mia esitazione, stringendomi la mano. Sono certa che lui ha capito per filo e per segno cosa ha appena detto il dottore.

“Non si è ancora svegliato, ma i valori stanno rientrando man mano nella norma, quindi non dovrebbero esserci problemi. Dovrà stare a riposo per alcune settimane, e soprattutto interrompere immediatamente il consumo di tabacco.” Mormora il dottore, sfogliando i fogli della cartellina. Presumo siano le analisi appena eseguite su mio padre.

“Signorina,” Il dottore mi richiama, estraendo dal taschino del camice una penna, “potrebbe raccontarmi come sono avvenuti i fatti? Lei era presente quando il signor Mouri ha avuto l'infarto?”

Sussulto.

“S-Sì, eravamo a casa nostra...” Mormoro, mordendomi il labbro. Nella mia mente rivivo gli avvenimenti di quella mattina, ancora shockata.

 

“Ran, hai intenzione di dire a tuo padre che aspetti un bambino?” Mi chiede Shinichi, titubante.

Sussulto. “Io...veramente...”

I suoi occhi incrociano i miei. Sospiro. “Lo sai come la pensa mio padre. Niente rapporti prima del matrimonio...”

“Lo so però...” Si interrompe, immobilizzandosi.

“Shin-”

“Forse... c'è un modo per non far sapere a tuo padre che sei rimasta incinta prima del matrimonio...” Mormora, abbassando lo sguardo.

“Come?” Gli chiedo, non capendo che idea gli sia venuta in mente.

“Potremmo sposarci prima dell'inizio dei corsi all'università, così ci saranno all'incirca due mesi di differenza fra il giorno delle nozze e il concepimento...” Borbotta, arrossendo.

Avvampo. “Ehm... sì... Forse hai ragione...” Il mio sguardo cade sull'anulare sinistro, ornato da un bellissimo anello. La montatura in oro bianco si apre ad arco da una parte, andando ad avvolgere un diamante. La sera prima, quando Shinichi mi ha chiesto di sposarlo, ho subito accettato. Di certo non pensavo che il matrimonio si sarebbe tenuto a così breve distanza...

Un brivido corre lungo la mia schiena, facendomi tremare.

“Ran, se non vuoi non...” Lo interrompo. Accidenti a me e ai miei momenti di debolezza!

“No! Non è che non voglio, è perché so quello che pensa la gente...” Mormoro, preoccupata.

“In che senso?” Mi domanda, aggrottando le sopracciglia.

“Se ci sposiamo adesso tutti penseranno che sono incinta, lo sai... Hai sentito cosa dicevano su Sonoko e Makoto... Stanno ancora aspettando tutti di vederla apparire con il pancione! Cosa diranno quando tra qualche mese inizierò ad ingrassare a dismisura?” Gli chiedo, in ansia.

Shinichi scuote il capo. “Non dobbiamo ascoltare quello che pensano gli altri. L'importante è che tu e tuo padre non litighiate. Hai visto cosa è successo quando gli hai parlato dell'università... Se gli dicessi che sei incinta non oso immaginare come reagirebbe...” Mormora, preoccupato.

“Hai ragione...” Borbotto. Ad un certo punto mi alzo in piedi. Siamo seduti su una panchina del parco, e sono solo le undici di mattina. “Allora penso sia il momento di andare ad annunciarlo a mio padre.”

Shinichi impallidisce. “Ora?”

Rido, accantonando per un momento il panico. “Ora.”

Lo prendo per mano, e insieme ci dirigiamo verso casa.

 

“Cosa ci fate qui?” Ci chiede mio padre, quando entriamo nel suo piccolo studio.

“Dobbiamo parlarti.” Lo informo, spingendo Shinichi ad andare davanti alla scrivania dove è seduto papà.

Kogoro socchiude gli occhi, sospettoso. “Di cosa si tratta?”

“Ecco papà... io...” Borbotto, iniziando a sudare freddo. “Noi...”

“Kogoro, siamo qui perché c'è una cosa importante che dobbiamo dirle.” Inizia Shinichi, ostentando un tono tranquillo e determinato. Afferro la sua mano, stringendola.

Mio padre si porta una mano al collo, allentando la stretta della cravatta. Sbaglio o sta iniziando a sudare anche lui?

Istintivamente aumento la stretta alla sua mano.

“Io e Ran ci vogliamo sposare.” Soffia Shinichi, trattenendo il respiro. La stanza piomba nel silenzio. Gli occhi di mio padre diventano vitrei, il viso assume un colore cadaverico e i suoi muscoli si immobilizzano. Dopo alcuni secondi il suo corpo cade con un tonfo a terra.

“Papà!” Urlo, lasciando la mano di Shinichi e correndo al suo fianco. È steso su un lato, e sembra non respirare. “Shinichi!” Grido, voltandomi verso di lui. Non mi guarda, è troppo impegnato a parlare al telefono.

“Sì. Credo abbia un infarto.” Borbotta, agitato.

Dopo appena un minuto in lontananza si avverte il suono di una sirena. Chiudo gli occhi, lanciandomi fra le braccia di Shinichi, mentre alcuni paramedici portano via mio padre.

 

“Capisco.” Commenta il dottore, dopo aver ricevuto le informazioni che gli servivano. Lo vedo graffiare con la penna il foglio, trascrivendo alcune informazioni.

“Dottore, è colpa nostra se ha avuto l'infarto?” Gli chiedo, incapace di trovare una spiegazione logica.

Il medico mi osserva imperturbabile. “Assolutamente no. Suo padre fa un largo uso di tabacco, se non sbaglio.” Commenta, sfogliando ancora i fogli.

“Sì...” Mormoro.

Il dottor Mazumoto scuote il capo. “Il tabagismo è uno dei principali fattori di rischio in questo caso. Molto probabilmente nelle condizioni in cui era ridotto avrebbe presto avuto un attacco cardiaco.” Getta ancora uno sguardo alla cartellina. “Le analisi rilevano inoltre un alto tasso di colesterolo nel sangue, e questo non può che aggravare la situazione. Quindi signorina non si deve preoccupare, non è stata assolutamente colpa sua. Probabilmente la notizia che gli avete dato ha accelerato il ritmo cardiaco, aumentando così la pressione arteriosa, provocando l'infarto. Però non deve sentirsi in colpa, se non c'eravate voi a chiamare immediatamente l'ambulanza suo padre avrebbe anche potuto non farcela.” Un brivido mi scuote.

“Possiamo vederlo?” Chiede Shinichi, stringendomi la mano.

“Sta ancora dormendo, comunque potete restare al suo fianco. Ha bisogno di non sforzarsi e soprattutto di non subire ulteriore stress, sia fisico che mentale, quindi forse è meglio se non riprendete il discorso di questa mattina quando si sveglierà...” Mormora il medico, facendoci strada lungo un corridoio oltre le porte da cui è comparso.

Arriviamo davanti una porta. Dalla finestra che dà sul corridoio posso notare, attraverso le tendine, il letto in cui è sdraiato mio padre, incosciente.

“Siamo arrivati. Per qualsiasi domanda potete farmi chiamare da un'infermiera.” Sorride il medico, allontanandosi.

Io e Shinichi rimaniamo davanti alla porta della stanza, immobili.

“Forse è meglio se entri solo te...” Mormora, preoccupato.

“Cosa? Perché?” Gli chiedo, perplessa e anche un po' agitata. Non penso di avere la forza di guardare mio padre in quelle condizioni.

“Il medico ha detto di non sottoporlo a stress mentale, e non penso che vedendomi si rilasserà molto...” Ridacchia, cercando di sdrammatizzare.

“No, ti prego. Non puoi lasciarmi entrare da sola...” Sussulto.

Shinichi sospira.

“Per favore...” Sussurro.

Lo vedo alzare gli occhi al cielo, e capisco che si è arreso. Afferro la sua mano, e spalanco silenziosamente la porta.

La stanza è illuminata dal sole che splende oltre le finestre, e i muri bianchi del locale riflettono la luce quasi ovunque. Una piccola televisione è attaccata alla parete sulla destra, in modo da essere visibile da entrambi i letti disposti a sinistra.

Il mio sguardo corre dal primo letto vuoto fino a quello vicino ad una finestra, occupato da mio padre.

Shinichi mi stringe di più la mano, cercando di infondermi forza.

Avanzo lentamente nella stanza, raggiungendo il letto. Tre tubicini sono collegati al suo polso destro: uno è rosso intenso, l'altro bianco. Seguo il loro profilo, fino a scorgere le due sacche appese vicino al letto, dello stesso colore dei tubicini trasparenti.

Sento la testa girare quando capisco che si tratta di sangue.

Le gambe mi cedono impercettibilmente, ma due braccia corrono a sostenermi. “Ran!” Sussulta Shinichi, cercando di mantenere il tono della voce basso.

Fisso il pavimento, cercando di pensare a qualcosa che non abbia a che fare con l'ospedale, ma l'odore pungente che aleggia nella stanza non mi aiuta affatto.

“Scusa... è... è colpa del sangue...” Mormoro, reggendomi a lui. Le gambe sembrano diventate di gomma.

“Vieni, sediamoci...” Mi conduce verso la poltrona che si trova nell'angolo della stanza, facendomi accomodare. Shinichi prende uno sgabello, mettendosi vicino a me.

Mi prendo la testa fra le mani, cercando di non pensare al sangue.

“Credi che quando si sveglierà potrò chiamare un'infermiera a farmi da scudo?” Ridacchia Shinichi, immaginando il momento cui mio padre ricorderà l'imminente matrimonio. A proposito...

“Shinichi io voglio che mio padre sia presente alla cerimonia.” Sussurro, guardandolo negli occhi.

“Sì, certo.” Mi osserva perplesso. “Perché dici questo?”

Aggrotto le sopracciglia. “Beh, ha appena avuto un infarto – sussulto quando pronuncio quella parola – non penso che si riprenderà molto presto... E poi se dobbiamo sposarci – questa volta un brivido mi scuote – hai detto anche tu che dobbiamo farlo prima che inizino i corsi universitari...”

Shinichi mi prende una mano, stringendola. “Normalmente in caso di infarto bisogna aspettare dai trenta ai cinquanta giorni. Oggi è il 13 Agosto, quindi abbiamo tutto il tempo fino a metà Settembre affinché tuo padre si rimetta in sesto. Ricorda che i corsi universitari inizieranno solo a Ottobre.”

Sorrido, rincuorata. È vero, i corsi all'università inizieranno tardi, e ancora non so per quanto tempo sarò in grado di frequentarli... Come deciso andremo ad Osaka: io alla Facoltà di Lettere, e lui a quella di Biologia. È riuscito a trovare un appartamento molto confortevole a breve distanza dalle nostre università – fortunatamente non molto distanti fra loro –, che sono facilmente raggiungibili anche a piedi. L'anziana signora che ha offerto in affitto il locale gli ha gentilmente offerto anche il posto macchina al coperto, quindi avremo la possibilità di viaggiare in auto, senza ricorrere a treno, autobus o taxi.

“Quando non sarai più in grado di andare a scuola ci ritireremo, e torneremo a Tokio per completare la gravidanza. Dopotutto, un anno di riposo non sarà la fine del mondo.” Mi aveva detto Shinichi, quando avevamo affrontato il discorso 'università' subito dopo aver deciso di tenere il bambino. Ero contraria all'idea che dovesse rinunciare a un anno di scuola a causa mia, ma era stato irremovibile. “No, Ran. Non ho intenzione di lasciarti sola in un momento come questo. In confronto a te la scuola non è niente. Inoltre per fare il detective non mi serve una laurea.”

Sospiro, affondando la testa nella scomoda poltrona.

“Sei stanca?” Mi chiede dolcemente, scostandomi dal viso alcune ciocche di capelli.

“Un po'...” Ammetto. “Ho i nervi a pezzi...” Mormoro, massaggiandomi le tempie.

“Vuoi tornare a casa? Sto io con lui...” Mi offre Shinichi, ma scuoto subito il capo.

“No, non sarebbe giusto. Avrà bisogno di me quando si sveglierà...” 

“Vuoi che vada a prenderti un caffè, allora?” Annuisco, sbadigliando.

Il mio fidanzato si alza in piedi, e in silenzio esce dalla stanza, che cade nel silenzio, rotto solo dall'incessante rumore dell'elettrocardiogramma che segna i battiti cardiaci di mio padre. Sospiro nuovamente, lanciando uno sguardo all'orologio appeso al muro. Le quindici e trenta. Non ho ancora mangiato, e non ho avuto il tempo di richiamare mia madre. Quando l'ho chiamata giunta in ospedale aveva il cellulare spento: probabilmente si trovava in tribunale. Forse è meglio se provo a richiamarla...

Mi alzo in piedi, stiracchiandomi le braccia intorpidite, e mi dirigo verso la porta della stanza, sfilando dalla tasca dei jeans il cellulare. Improvvisamente il 'bip' dell'ECG diventa più frequente, costringendomi a voltarmi verso il letto, con il cuore in gola. Preoccupata, mi fermo in mezzo alla stanza, terrorizzata dal pensiero che mio padre stia avendo un altro attacco cardiaco, ma subito mi tranquillizzo quando noto una sua mano stringersi a pugno, e le sopracciglia aggrottarsi.

Corro vicino a lui, stringendo delicatamente la sua mano nella mia.

“Papà?” Lo chiamo, debolmente. “Papà, mi senti?”

“Ran...” Biascica, con gli occhi ancora chiusi.

“Sono qui, papà...” Sussurro, con le lacrime agli occhi.

Finalmente solleva le palpebre, specchiandosi nei miei occhi. Mi sorride dolcemente, ma subito inizia a guardarsi intorno, furtivo.

“Cosa... cosa succede papà?” Domando, preoccupata.

“Dov'è?” Chiede, cercando di mettersi a sedere.

“Stai giù, devi riposare.” Lo trattengo per le spalle, costringendolo a rimanere sdraiato.

“Lui dov'è?!” Urla, per poi portarsi una mano al petto, con una smorfia di dolore in volto. “Dov'è quel mascalzone?!”

“Papà, hai appena avuto un infarto, non devi sforzarti!” Esclamo, agitata.

“Non mi interessa! Voglio sapere dov'è quell'idiota che vuole sposarti!”

Sussulto, spaesata. Ha appena avuto un attacco cardiaco e l'unica cosa a cui riesce a pensare è il mio matrimonio?

“Papà, per favore: stai sdraiato e stai tranquillo. Tra poco arriverà anche Shinichi, io devo chiamare la mamma.”

“Non è necessario che fai preoccupare inutilmente tua madre! Io sto benissimo.” Borbotta, tossendo.

“Lo vedo...” Mormoro, preoccupata. “Ti prego, stai tranquillo un attimo, vado a chiamare il dottore per dirgli che sei sveglio.”

Esco in fretta dalla stanza, fermando un'infermiera e chiedendole di chiamare immediatamente il dottor Mazumoto, dopodiché chiamo mia madre, che finalmente risponde. Dopo averla informata dell'accaduto e averla anche rassicurata, riattacco, nel momento esatto in cui arriva Shinichi, che tiene fra le mani un bicchiere di plastica con dentro un liquido scuro e dall'aroma intenso. Caffè.

“Grazie.” Biascico, imbarazzata.

“Cosa c'è?” Mi chiede, capendo che gli sto nascondendo qualcosa.

“Mio padre si è svegliato.” Soffio nel bicchiere, cercando di raffreddare il caffè bollente. “Ho chiamato anche la mamma, tra un po' sarà qui.”

“E...” Mi incita Shinichi, capendo che non gli ho detto tutto. Sospiro.

“Papà è arrabbiato...” Mormoro, alzando gli occhi per incontrare i suoi. “Molto arrabbiato...”

Shinichi annuisce, posando una mano sulla maniglia della porta.

“Allora cerchiamo di farlo sbollire.” Ridacchia, ma noto benissimo che è teso. Entra nella stanza, e lo seguo titubante.

“Tu!” L'urlo di mio padre mi fa sussultare. Appoggio il bicchiere con il caffè sul tavolo, correndo poi al letto in cui giace mio padre, per tentare di farlo sdraiare.

“Papà, stai giù! Adesso arriva il dottore!” Sbotto, trattenendolo per le spalle mentre cerca di alzarsi e raggiungere Shinichi – con la chiara intenzione di strozzarlo.

“Come hai osato chiedere a mia figlia la sua mano?!” Ovviamente papà non mi ascolta, e continua a dimenarsi.

Shinichi non tradisce alcuna emozione, e si avvicina con calma misurata al letto. Lo guardo allarmata. Cosa ha intenzione di fare?!
“Shin-”

“Kogoro.” Il mio fidanzato si ferma al mio fianco, scrutando negli occhi mio padre, che si immobilizza, pronto ad ascoltarlo. “Amo sua figlia più di qualunque altra cosa al mondo, e le giuro che mai e poi mai vorrei vederla infelice.” La sua mano cerca la mia, stringendola con determinazione. “So che siamo giovani, ma sento anche che non posso più vivere senza di lei. Vorrei solo che lei ci dia la sua benedizione, così da poter coronare questo nostro sogno senza paure e tormenti.”

Sento gli occhi pizzicare. Non avrei mai pensato che Shinichi fosse in grado di affrontare così direttamente mio padre, e di esternare così pubblicamente i suoi sentimenti. È sempre stato molto timido e, per me, che sia riuscito a confessarli senza tentennamenti a mio padre, è un gesto colmo d'amore.

Sorrido felice, ma il mio pensiero viene subito riportato a mio padre. Mi volto ad osservarlo, e lo trovo a scrutare in silenzio Shinichi, con un cipiglio serio in volto.

Passano alcuni secondi senza che nessuno dei due interrompa il contatto visivo, fino a quando mio padre abbassa lo sguardo, rilasciando un sospiro rassegnato.

“Avete la mia benedizione.” Strabuzzo gli occhi, mentre un sorriso estasiato inizia a prendere forma sul mio viso. “Ma...” Il tono di mio padre si alza di alcune ottave, e solleva il volto, incontrando gli occhi attenti del mio fidanzato, “Guai a te se osi farla soffrire, chiaro?!”

Shinichi abbozza un sorriso. “La ringrazio.”

Io non riesco a contenere la mia felicità, e getto le braccia al collo di mio padre, stringendolo con impeto.

“Grazie, grazie, papà!” Esulto, mentre alcune lacrime di gioia mi solcano il volto.

“Ehi, calma, sono reduce di un infarto grazie a voi due, non procurarmene un altro.” Sghignazza papà, ricambiando goffamente l'abbraccio. Mi stacco imbarazzata da lui.

“Scusa...” Biascico, rimettendomi in piedi, al fianco di Shinichi.

La porta della stanza si apre, e fa il suo ingresso il dottor Mazumoto, sorridente.

“Buongiorno, signor Mouri, finalmente si è svegliato!” Il medico si avvicina al letto, ed io e Shinichi ci spostiamo portandoci vicino alla porta, così che possa visitare mio padre.

Sfoglia velocemente un quaderno ad anelli che teneva sottobraccio, lanciando alcuni sguardi allo schermo dell'elettrocardiogramma.

“Bene.” Commenta, appuntando alcune cose sui fogli. “Vedo che si sta riprendendo molto bene. Di questo passo nel giro di una settimana potremo dimetterla, anche se dovremo attendere all'incirca sette settimane prima di poterla dichiarare completamente guarito. È importante che non riprenda a fumare, o i rischi di un altro infarto saranno molto alti, e questa volta temo sarà fatale.” Rabbrividisco. “Bene, direi che è tutto. Mi raccomando: non si sforzi e cerchi di riposare. Tra poco un'infermiera verrà a somministrarle un'altra dose di morfina, per ridurle il dolore.”

Detto questo il dottore esce dalla stanza, lasciandoci soli con lui. Non faccio nemmeno in tempo ad avvicinarmi al letto che la porta si apre di nuovo, e un'infermiera avanza nella stanza, tenendo fra le mani una siringa. Distolgo lo sguardo, rabbrividendo. Mi sorprende il fatto che sia riuscita a stare così tanto tempo vicino a mio padre, senza badare ai due lunghi fili – di cui uno rosso intenso – collegati al suo corpo, ma soprattutto alla grossa busta di sangue appesa vicino al letto. La dichiarazione di Shinichi deve aver sortito il suo effetto.

Mentre tengo ancora lo sguardo basso avverto le sue braccia passarmi vicino ai fianchi, fino a racchiudermi nel suo abbraccio protettivo. Mi abbandono contro il suo torace, chiudendo gli occhi.

“Non hai fame?” Mi chiede improvvisamente, bisbigliando.

“Uhm...” Bofonchio, inebriandomi del suo profumo. A rispondere per me è lo stomaco, che emette un rumore molto esplicito. Avvampo, mentre Shinichi sghignazza. Scioglie l'abbraccio, prendendomi per mano e tirandomi verso la porta.

“Vieni, andiamo a mangiare qualcosa. Sono già le quattro e hai bevuto solo un caffè finora.”

“Ma...” Cerco di obbiettare, ma mi porta fuori dalla stanza. In fondo ha ragione: ho una fame terribile, e per di più papà si addormenterà di certo grazie alle medicine che l'infermiera gli ha appena somministrato.

Seguo il mio ragazzo lungo il corridoio, ma ci fermiamo quando sentiamo il suono di una voce molto familiare.

“Mamma...” Mormoro, lasciando la mano di Shinichi per andarle incontro. È ferma al bancone dell'accettazione, vicino agli ascensori. “Mamma!” Urlo, ignorando il fatto di trovarmi in un ospedale. Appena mi sente si volta, venendomi incontro a braccia aperte. Non esito a gettarmi fra le sue braccia, rilasciando tutta l'ansia provata in questo giorno. Non pensavo di aver accumulato così tanto stress da non rendermene nemmeno conto. Singhiozzo fra le sue braccia, ignorando chiunque altro al di fuori di noi. Quando mi separo da lei posso notare i muscoli del volto tirati, e gli occhi lucidi.

“Come sta?” Domanda, voltandosi verso Shinichi, che ha osservato la triste scena.

“Adesso dovrebbe essersi addormentato. Il dottore ha detto che va tutto bene, e che in una settimana dovrebbero dimetterlo.” Risponde Shinichi, abbassando lo sguardo.

Mia madre sospira, mentre io mi fisso le mani, ansiosa. Ho ferito Shinichi, me lo sento. Probabilmente si sente offeso perché ho preferito sfogarmi fra le braccia di mia madre, piuttosto che fra le sue, ma non so nemmeno io perché l'ho fatto.

“Voi andate pure a casa, resto io con lui.” Eri tenta di sorridere, nascondendo il suo sollievo alla notizia di buona salute – per quanto possa esserlo in questa situazione – di mio padre.

Annuisco, e dopo che si è allontanata alzo lo sguardo verso Shinichi, che continua a guardare in basso, stringendo i pugni.

“Shinichi, io...”

Lui sospira, impedendomi di continuare. “Andiamo a mangiare.” Esordisce, sorridendo amaramente.

Annuisco, inerme. Non riesco a trovare il coraggio per iniziare il discorso, temendo che questo possa portarci ad un litigio, cosa in cui non voglio assolutamente inceppare.

Iniziamo a camminare verso l'ascensore, e non appena questo arriva entriamo, premendo il bottone per arrivare al piano terra.

Lo sguardo di Shinichi resta fisso al pavimento, e non posso far altro che sentirmi in colpa.

“Shinichi.” Lo chiamo, mordendomi un labbro.

Lui solleva appena il volto.

“Guardami!” Esclamo, prendendo il suo viso con entrambe le mani e costringendolo ad incontrare i miei occhi. Il suo sguardo rimane serio, duro.

“Ti prego, perdonami per prima... Non so nemmeno io cosa mi sia preso! Non pensavo di essere così agitata...” Mormoro, in lacrime.

Shinichi sospira, posando entrambe le mani sulle mie. Chiude gli occhi.

“No...” Bisbiglia, riaprendo gli occhi. “Scusami tu. Non avrei dovuto reagire così, mi dispiace.” Afferra delicatamente il mio viso, accarezzandomi le guance bagnate, e cancellando le scie delle lacrime. Molto lentamente si avvicina, posandomi un delicato bacio sulla fronte.

Quando le porte dell'ascensore si riaprono usciamo insieme, mano nella mano.

 

“Mmm...” Mugugno, rigirandomi un paio di volte davanti lo specchio.

“Secondo me questo abito è troppo ricco ed elegante...” Mormora Akane, stringendo le labbra in segno di disapprovazione.

Sonoko annuisce, concorde. “Akane ha ragione: per te ci vuole qualcosa di molto semplice e allo stesso tempo elegante, ma non eccessivamente.”

Aggrotto le sopracciglia, voltandomi verso di loro. “Ad esempio?”

“Secondo me dovresti mettere un abito come quello che vediamo nei film...” Commenta Akane, portandosi davanti ad un appendiabiti, dal quale pendono tantissimi vestiti bianchi.

“Da principessa!” Esclama Sachiko, schioccando le dita e sorridendo sorniona.

Sbuffo. “Non sarà eccessivo?” Chiedo, mordendomi un labbro.

“No!” Cantilenano tutte e tre le mie amiche, insieme.

Ridacchio, infilandomi nel camerino per sfilarmi l'abito: un vestito molto aderente, con la gonna lunga e stretta, terminante in uno strascico. Non mi piaceva fin dall'inizio, ma la proprietaria era stata così carina quando me l'ha mostrato che non ho potuto rifiutare.

Esco dal camerino con indosso soltanto un accappatoio del negozio di abiti da sposa in cui ci troviamo, dirigendomi verso le mie amiche. Mia madre e Yukiko hanno deciso di lasciarmi la libertà di scegliere il vestito senza la loro influenza. Dovrò solo farglielo vedere quando l'avrò scelto, prima di comprarlo: la mia imminente suocera – mi suona alquanto strano definire così la mamma di Shinichi – ha insistito per poterlo pagare lei. Sarà il mio regalo di nozze, così dice.

“Qui sono disposti gli abiti a gonna larga.” Dice una donna di mezz'età, proprietaria del negozio. Ci troviamo in una stanza dalle pareti chiare, divisa in scompartimenti da lunghe file di appendiabiti, dove fanno bella mostra di sé tantissimi abiti da sposa.

“Dunque:” Inizia la donna, spostando con mano esperta i vari abiti per cercarne uno in particolare. “Abbiamo vari modelli, in base soprattutto a come si presenta la gonna: c'è questo, molto semplice, di seta color panna.” Spiega, abbassando una zip e mostrando un abito. Stringo le labbra: non mi piace, è fin troppo semplice, e le spalline sono troppo spesse. La signora ignora il nostro giudizio, e lo appende sopra agli altri, per lasciarcelo ammirare, mentre infila di nuovo le mani nella massa di vestiti, per sfilarne un altro. “In questo la gonna è piegata ad arte...” Spiega, appendendo anche questo vicino all'altro. Mmm... Non è brutto, ed è molto carino nel complesso... “Questo abito è simile a quello che vi ho appena fatto vedere, ma il tessuto della gonna è molto più morbido, ed è sollevato da un lato da una spilla. Eccolo.” Sorride, mostrandoci un altro vestito: è molto bello, ma non mi piace quel ricamo intorno alla spilla, sul fianco sinistro.

Sospiro, mentre la signora ritorna a cercare abiti nella mischia. Se continuiamo di questo passo non troverò mai l'abito adatto a me...

“Un momento...” Mormora Sachiko, che si è allontanata da noi e sta spostando alcune confezioni con gli abiti. “Possiamo vedere questo?”

La proprietaria si avvicina a lei, sorridendole cortese. “Certamente.”

Lo scarta velocemente, mostrando la delicata stoffa bianca.

“È...” Balbetto, emozionata, non appena vedo l'abito per intero.

“È perfetto!” Esclama Akane, guardandolo estasiata. Non posso che essere d'accordo con lei.


Respira. Respira. Respira.

Calmati Ran, non è niente di grave. Andrà tutto bene. È una cosa che succede, prima o poi, a tutti.

Calma. Calma. Calma.

Oh, al diavolo le raccomandazioni! Sto per sposarmi: ho tutto il diritto di essere in ansia!

“Ran!” Sonoko spalanca la porta, apparendo nel piccolo stanzino della chiesa. Sussulto agitata.

“Sonoko! Mi hai fatto prendere un colpo!” Esclamo, cercando di calmare il mio cuore già agitato di per sé.

“Oh, andiamo!” Ridacchia la mia amica, venendomi accanto e iniziando a sistemarmi la lunga chioma castana.

“Sonoko?” La chiamo dopo un po', con voce incrinata.

“Sì?”

“E... E se non ne sarò capace?” Sussurro, in preda al panico. La vedo aggrottare le sopracciglia attraverso lo specchio davanti a noi. “Cosa penseranno gli altri quando avrò il pancione? Penseranno che io e Shinichi si siamo sposati per uno stupido errore... Non sono sicura di potercela fare... E se non sarò una brava madre? O una brava moglie?” Domando, agitata, abbassando il capo sul mio ventre appena rialzato.

Avverto un lento spostamento, e mi ritrovo con il viso ad una spanna da quello di Sonoko, che mi sorride amorevolmente.

“Ricordi il giorno del mio matrimonio?” Mi chiede. Annuisco. “Anche io ero agitata, ma poi sei arrivata tu e mi sei riuscita a calmare. Ricordi cosa mi hai detto?”

Aggrotto le sopracciglia, concentrandomi.

Sonoko, notando il mio tentennamento, riprende a parlare. “Shakespeare diceva che la mostruosità dell'amore consiste nel suo infinito volere ma la sua limitata attuazione. Noi siamo fortunate se ci pensi: abbiamo l'opportunità di vivere il nostro amore liberamente, e non c'è niente di più bello di...”

“Vivere il resto della nostra vita con la persona che più amiamo. E non importa ciò che diranno tutti gli altri, perché noi potremo sempre crogiolarci nella consolazione di vivere una vita piena di amore.” Sorrido, imbarazzata, terminando la frase per lei. Non avrei mai pensato che Sonoko si sarebbe ricordata quel discorso.

“Esatto.” La mia amica mi sorride trionfante. “Me l'avevi detto quando ero preoccupata di quello che avrebbero pensato gli altri riguardo il mio matrimonio... Hai cercato di consolarmi con quelle parole, e ci sei riuscita. Perciò adesso ascoltami: non è importante quello che penseranno gli altri quando nascerà il bambino. Quello che conta è che tu sia felice, e sono sicura che te e Shinichi sarete degli ottimi genitori! Vi amate, e il vostro bambino crescerà felice e sano.”

Sento gli occhi inumidirsi, ma mi impongo di non piangere, per non rovinare il leggero trucco che adorna il mio viso. Mi lancio addosso a lei, abbracciandola.

“Grazie Sonoko.” Bisbiglio, commossa.

“Ti voglio bene, Ran.”

“Te ne voglio anch'io, Sonoko.”

Appena ci separiamo la porta si spalanca. “Di là sono tutti pronti!” Esclama Akane, emozionata quasi quanto me.

Fisso Sonoko negli occhi per alcuni istanti. “Andiamo?” Mi domanda, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.

“Sì.” Afferro la sua mano, tirandomi in piedi.

Velocemente ci spostiamo davanti allo specchio a muro, dove le mie due amiche mi sistemano la gonna. L’abito scelto è stupendo: un corpetto di seta bianca stropicciata, due spalline sottili nascoste dai capelli – acconciati in modo molto semplice: lisci dalla radice, con boccoli verso le punte –, con una gonna dello stesso tessuto, che termina arricciata verso metà gamba, sostituita da più strati di raso bianco.

“Sei bellissima.” Commenta emozionata Akane, mentre Sonoko mi fa calare davanti al volto il velo.

“Grazie...” Mormoro, abbassando lo guardo, imbarazzata.

“Sei pronta?” Mi chiede Sonoko, sorridendo contenta.

“Sì.” Balbetto, arrossendo.

Le mie amiche mi precedono, aprendo la porta. Mi guardo un'ultima volta allo specchio.

Coraggio, Ran.

Prendo un profondo respiro ed esco dalla stanza, arrivando davanti alla porta che conduce alla navata principale.

Devo farcela, posso farcela.

Sonoko si sistema il vestito: la vita sottile è fasciata dalla seta blu, con un fiocco su un fianco tenuto fermo da una spilla di zaffiri; la gonna ampia arriva appena sopra le ginocchia, aprendosi in balze. È davvero incantevole. Come lei sono vestite anche Akane e Sachiko. Quest'ultima arriva vicino a noi, tenendo fra le mani il mio bouquet di rose bianche e garofani dello stesso colore. Dietro di lei c'è mio padre, che tiene fra le mani tre bouquet più piccoli, in tinta con gli abiti delle damigelle.

“Grazie.” Sorrido, portandomi al naso i boccioli profumati.

Tutte e tre si dispongono davanti a me, pronte a percorrere la navata in veste di damigelle d'onore. Kazuha ha deciso di rimanere seduta sulle panche, e di assistere alla cerimonia vicino al suo fidanzato, che veste i panni di testimone di nozze con Makoto.

Papà per fortuna sta molto meglio, e adesso si trova qui, al mio fianco, pronto a condurmi all'altare.

Una soave melodia, che preannuncia l'inizio della marcia nuziale vera e propria, si innalza nella sala, e, dopo che mi sono spostata per non farmi vedere dagli ospiti, le porte si spalancano, e le mie tre damigelle, vestite allo stesso modo, iniziano il loro percorso, tenendo fra le mani i loro bouquet, composti da piccole rose blu – dipinte così appositamente per loro.

Appena le porte si richiudono mi posiziono al loro posto, prendendo un profondo respiro. Sento il cuore battere all'impazzata, e la testa leggera come una piuma, che mi gira leggermente. Papà mi viene affianco, porgendomi il braccio.

“Spero...” Borbotta, imbarazzato, senza incontrare il mio sguardo, “Spero che tu sia felice, Ran.”

Sorrido, gioiosa. “Grazie, papà.”

(Richard Wagner – Marcia Nuziale)

Le note scemano, fino a scomparire completamente. Nei pochi secondi di silenzio sento un leggero brusio, che si arresta non appena la musica riprende, con un ritmo diverso, e le fatidiche note della marcia nuziale riempono la chiesa.

Le porte davanti a noi si aprono, rivelandomi la navata principale.

Con passo incerto avanzo, volgendo un'occhiata preoccupata agli ospiti che infestano la sala, che mi osservano dalle loro postazioni sulle panche.

Mio padre mi spinge a proseguire, seguendo il ritmo della musica. Quando arriviamo a metà navata lo vedo.

Il mio bellissimo fidanzato fermo davanti all'altare, perfetto nel suo abito blu scuro con camicia e gilet perlati.

Sorrido, imbarazzata, raggiungendolo. Papà cede la mia mano alla sua, andando poi a sedersi vicino alla mamma – il medico gli ha raccomandato di non stare troppo a lungo in piedi.

Faccio gli ultimi gradini che mi portano davanti all'altare, sotto gli occhi di tutti, e davanti a Shinichi e il parroco, che sorridono.

Faccio un lungo respiro. Sono pronta ad impegnarmi.

 

Il suono delle campane annuncia la fine di un'ora, e l'inizio di un'altra. La chiesa è avvolta dal silenzio totale, rotto solo dalle parole del parroco, che rimbombano nell'ampia sala.

I miei occhi sono rimasti per tutto il tempo della cerimonia incatenati a quelli di Shinichi, e sono certa di essermi persa alcune parole del parroco. Al momento dello scambio delle fedi mi sono riscossa dalla mia bolla di torpore, e ho afferrato con mano tremante il piccolo anello in oro, posizionandolo sulla mano di Shinichi. Quando è arrivato il suo turno di infilarmi l'anello al dito, un brivido mi ha percorso la schiena, facendomi sussultare al tocco delle sue mani.

“Vuoi tu, Shinichi Kudo, prendere come tua legittima sposa la qui presente Ran Mouri, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?” Recita il parroco, mentre sento il cuore perdere qualche battito.

“Lo voglio.” Risponde Shinichi, fissandomi intensamente.

“E vuoi tu, Ran Mouri, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Shinichi Kudo, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?”

Un brivido mi scuote.

“Lo voglio.” Sussurro, emozionata. Forse ho parlato troppo piano?

“Allora io vi dichiaro marito e moglie.” Esordisce il parroco, alzando le braccia. “Ora può baciare la sposa.”

Shinichi mi sorride, avvicinandosi, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da me. Con delicatezza solleva il sottile velo bianco, rivelando il mio volto emozionato.

Con lentezza misurata si avvicina al mio viso, facendo unire le nostre labbra in un bacio delicato.

È mio marito. È mio marito.

Colta da questa constatazione allaccio le mie mani dietro la sua nuca, attirandolo di più a me. Ignorando il fragoroso applauso scoppiato quando le nostre labbra di sono incontrate mi pone le mani sui fianchi, sollevandomi, e continuando a baciarmi. Compie un giro su sé stesso con me ancora ancorata alle sue labbra, dopodiché fa passare un braccio sotto le mie gambe, prendendomi in braccio.

Quando ci separiamo ci guardiamo negli occhi intensamente, mentre applausi e fischi partono dai nostri amici e parenti, che hanno osservato tutta la scena.

“Ti amo.” Sussurro, avvampando.

“Ti amo anch'io.” Sorride, inclinando il capo per baciarmi la punta del naso.

Facendo attenzione a non inciampare, scende le scale e, adesso che guardo bene verso le panche, scopro che molte persone sono già uscite dalla chiesa. Shinichi, notando il mio sguardo interrogativo, risponde al mio quesito mentale.

“Sono usciti ad aspettarci... Sai, il lancio del riso.” Ridacchia, mentre io strabuzzo gli occhi. Accidenti, non ci avevo pensato! Odio il lancio del riso...

Shinichi mi fa scendere dalle sue braccia, e subito mi stringo nell'abbraccio di mia madre, sorridente.

“Ran!” Balbetta, visibilmente emozionata. “Tanti, tanti auguri, piccola mia!”

“Grazie, mamma!” Mormoro, in lacrime. Sono felice. Molto.

“Bambina mia!” Singhiozza mio padre, in lacrime. Vengo soffocata dal suo abbraccio, ma non mi lamento. “Se... Se succede qualcosa vieni subito da me, capito?!”

Noto da dietro la spalla di mio padre che Shinichi ridacchia. È evidente che sottintende il fatto che se dovesse succedere qualcosa sarà lui stesso a fargliela pagare al mio rag-... a mio marito.

Wow, che effetto chiamarlo così: marito. Mio marito.

Mi guardo intorno, e scopro che le mie amiche sono sparite. Eppure fino a un attimo fa erano qui... Saranno andate anche loro fuori ad aspettarci per lanciare il riso?

Non appena i miei genitori si allontanano Shinichi mi è accanto, prendendomi per mano.

“Andiamo?”

“Mmm... non c'è un'uscita secondaria? Sai che non mi piace il lancio del riso...” Mormoro, per poi pentirmene subito dopo. Sono troppo egoista. Non posso rovinare questo giorno fantastico solo per un mio capriccio!

Shinichi alza gli occhi al cielo, sorridendo. “Lo so, però... Mi spiace ma dovrai affrontarli.” Ride, ma poi assottiglia gli occhi. “O hai intenzione di lasciarmi solo?”

Faccio roteare gli occhi. “Andiamo.” Rido, tirandolo verso il portone principale.
“Scommetto che ti piacerà.” Mormora, sorridendomi.

“Sì, certo...” Ridacchio, nervosa, stringendo la sua mano prima di uscire.

Chiudo gli occhi, mentre mi stringo a Shinichi, mentre iniziamo a camminare fuori dalla chiesa, nel piccolo giardino. Urla di gioia e fischi di ammirazione si alzano in cielo, mentre sento alcuni gridare 'Viva gli sposi!' e altre frasi.

Qualcosa di morbido e delicato mi sfiora una guancia, mentre sento qualcos'altro di leggero posarsi sui miei capelli. Apro lentamente un occhio, mentre Shinichi si ferma, costringendomi ad arrestarmi.

Davanti a me scorgo poco lontana la limousine bianca che ci porterà nel posto in cui si terrà il banchetto, e a circondare il vialetto tantissime persone, che tengono fra le mani alcuni cestini, contenenti qualcosa di bianco e blu. Spalanco completamente gli occhi.

Niente riso, assolutamente. Al contrario, una cascata bianca e blu cade dal cielo, mentre alcuni pugni si alzano in aria, liberando quello strano materiale, che vola in alto, per poi ricadere dondolando a terra. Ne afferro uno, chiudendolo nel pugno della mano. Un petalo. Un petalo di rosa.

“Cos-” Non termino la mia domanda che so già la risposta. Mi volto verso mio marito, sorridendo. “Te ne sei ricordato.”

Shinichi ridacchia, togliendomi dai capelli alcuni petali blu e bianchi.

“Già.”

“Grazie.” Mi alzo in punta di piedi – cosa assai inutile, visto che porto i tacchi – e lo bacio, ignorando il nuovo applauso che parte dai nostri spettatori.

Mi prende per mano, e insieme riprendiamo a camminare, sotto la pioggia di petali di rosa.

 

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Tratto dal Capitolo Venticinque: Rivelazioni

“Cosa?!” Sento le urla di mio padre, e mi separo dalle labbra di Shinichi.

“Cosa succede?” Chiedo, confusa. Shinichi mi rivolge un’occhiata perplessa.

“Non lo so…”

“Ran!” Urla mio padre, facendosi spazio fra gli invitati. Il suo volto è rosso. “Sei davvero incinta?!”

   
 
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