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Autore: Dira_    11/10/2009    13 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Mi scuso ma le risposte alle vostre fantastiche recensioni non ci potranno essere(un benvenuto a BlackFra92!) : a quanto pare la mia tastiera ha deciso di dare forfait (pare che il chip di alcuni tasti tra cui la ‘e’ si sia misteriosamente ‘fritto’) e quindi non posso scrivere. Sto infatti scrivendo dal pc della mia coinquilina. Di tutte le problematiche di un pc questa è la più assurda mai sentita, lo so. L Spero di risolvere il problema in settimana o dovrò saltare l’aggiornamento della prossima domenica.

Scuse (disperate)
Intanto godetevi questo capitolo. T_T

 

 
****
 
 
 
  
Capitolo XV
 





It's the wrong kind of place/ To be thinking of you
It's the wrong time/ For somebody new
It's a small crime/And I've got no excuse
(9 Crimes, Damien Rice)


Vicino alla Torre Grifondoro.
Mezzanotte circa.
 
Doveva fare qualcosa.
Rose lanciò un’occhiata di sottecchi a Scorpius, che, in uniforme come lei, pattugliava in silenzio i corridoi dell’ala dove era situata la torre Grifondoro.
Era poco più di mezzanotte e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Tuttavia Rose era un prefetto e mai avrebbe rinunciato ai suoi compiti, e doveri.
Specie se le davano la possibilità di stare a tu per tu con Malfoy.
Anche se… è come fare la ronda da sola.
Dopo un paio di frasi di circostanza, a inizio turno, non si erano più parlati.
Ed era quanto di più deprimente Rose avesse mai sperimentato.
Non l’avrei mai detto, ma mi mancano le sue battutine del cavolo…
Inspirò. Doveva fare qualcosa.
“Scorpius…” Tentò schiarendosi la voce. Il ragazzo si voltò, interrogativo.
“Sì?” Chiese gentile: era questo il punto. Non la stava ignorando o trattando male.

Semplicemente la trattava come una qualunque.
E questo le bruciava.
“Dobbiamo parlare.”
Il ragazzo la guardò un po’ perplesso.
“Lo stiamo già facendo Weasley.”

E siamo tornati al Weasley.
“Prima di tutto, se io ti chiamo Scorpius pretendo di essere chiamata per nome.” Iniziò con cipiglio sicuro. “In secondo luogo… vuoi dirmi per quale motivo ce l’hai con me?”
Dritta al punto. Bene così.

L’altro fece spallucce. “Non ce l’ho con te. Perché dovrei?”
“Lo sai.” Incrociò le braccia al petto. “Non mi muovo di qui finché non abbiamo risolto i nostri problemi.”
Scorpius inarcò le sopracciglia. “Nostri problemi?”
“Falla finita!” Sbottò esasperata. “È per quello che è successo con mio padre che adesso mi tratti come se ci fossimo conosciuti tre giorni fa. E ci conosciamo da sei anni.”

Le torce illuminavano il profilo di Scorpius. Lo vide, con sua grande sorpresa, esitare e poi emettere un lieve sospiro, passandosi una mano trai capelli.
Sembrava a disagio, e la cosa le fece capire che stava andando nella direzione giusta.
A volte la migliore difesa è l’attacco…
Scorpius.” In qualche modo sentiva di aver rovesciato la situazione. La sensazione era quasi inebriante. “Mi dispiace per quello che ti ha detto mio padre.”
Lo vide serrare di nuovo la mascella. Per la prima volta lo vide umano. Fragile.
Represse l’impulso di eludere la distanza tra di loro ed abbracciarlo.
“Davvero?” Soffiò sarcastico. “Ti dispiace?” Chiese lentamente.
“Sì.” Si avvicinò. Anche se senza toccarlo sentiva che era teso. “Mi ha detto tutto. Su tuo nonno. Mi ha detto che eri lì quando…”
“Non voglio parlarne.” La bloccò. “Non voglio parlare di quello. Cosa vuoi, Weasley? Che accetti la tua compassione?” Sibilò.
Rose deglutì, vedendo la rabbia contorcergli nuovamente i lineamenti. Ma non si perse d’animo.

Puoi fingere di essere un ridanciano cretino con tutti, ma non con me.
Non puoi pretendere di darmi il tormento per sei anni e poi lasciarti ignorare quando smetti di farlo…
“Non è compassione, idiota. Non sono San Mungo.”
“Vuoi sapere allora com’è morto? Cos’ho visto?” Incalzò. Era sospettoso.

Comprensibile. Chissà quanta gente gli avrà chiesto dettagli…
La curiosità sa essere morbosa.
“No. Non se tu non me lo vuoi dire… Volevo solo dirti che mi dispiace. Per te. Tutto qui.” Scorpius la guardò a lungo. Si sentiva a disagio sotto quello sguardo grigio acciaio, che sembrava volerla testare. E probabilmente era davvero così: con il suo passato, con le dicerie sulla sua famiglia, era chiaro che Malfoy non avesse la minima intenzione di dare fiducia al primo venuto.
Rose si scoprì a pensare che avrebbe davvero voluto che si fidasse di lei.
Alla fine Scorpius fece una smorfia. “Scusa…” mormorò. “Non ce l’ho con te. Sul serio.”
“Davvero? Hai uno strano modo di dimostrarlo. Ti sei reso conto che mi hai ignorata per una settimana?” Borbottò di rimando.  

L’altro la guardò perplesso, prima di sorridere leggermente. “Non mi dire… ti sono mancato?”
“Non dire cavolate.” Sbottò sentendosi arrossire. “Diciamo che mi è mancato avere qualcuno con cui prendermela.”
Rise, e Rose si sentì sollevata. Era bello sentire di nuovo la sua risata.

Ripresero a camminare, in silenzio, ma con molta meno tensione addosso.
“Abbiamo fatto pace?” Chiese querulo, di nuovo con quel suo sogghignetto da schiaffi. Rose pensò, con estrema razionalità, che gliel’avrebbe voluto baciare.
“Per quanto mi riguarda non abbiamo mai litigato.” Stimò con sussiego. “Hai semplicemente cominciato, deliberatamente, ad ignorarmi.”
“Vero…” Concesse. “È che… non sapevo come comportarmi.” Ammise infine, con un borbottio.

Rose gli scoccò un’occhiata meravigliata: Scorpius Malfoy era capace di provare vergogna?
Wow, decisamente incredibile.
“In che senso?”
“Pensavo fossi arrabbiata con me. Per averti messo nei casini con tuo padre.”
“Arrabbiata?” Lo guardò incredula. “Non ero arrabbiata! Ti ho seguito, no? Quindi ero d’accordo. Eravamo complici!”

“È una settimana che mi guardi torva!”
Torva?”
“Sì!” Esalò irritato. “Ho pensato che volessi essere lasciata in pace, e del resto neanche io sapevo cosa diavolo dirti dopo quel teatrino imbarazzante con tuo padre!”

Si fissarono un attimo spaesati, prima di mettersi entrambi a ridere.
“Siamo stati…”
“Due idioti.” Convenne Rose. “Immagino che l’antipatia tra le nostre famiglie abbia influito. Anche se io… non la penso come mio padre.”
Non più almeno.

Scorpius annuì. “Neanche io la penso come il mio.”  Fece un mezzo sorriso.  
“Non pensa...” Rose si morse un labbro. “Mio padre non pensa le cose che ti ha detto. Davvero.”
Più o meno.
Scorpius fece una smorfia, facendole capire che non ci credeva minimamente. Non poteva dargli torto. Si umettò le labbra, a disagio, guardandolo di sottecchi.
“Tuo padre non pensa tanto prima di parlare…”
“Ha altre qualità.” Dovette ammettere.
“Mio nonno…” Fece una pausa lui. Socchiuse gli occhi. “Non era una brava persona, ma gli volevo bene.” Sussurrò. “Credo che si fosse pentito di tutto il male che aveva fatto. Era colpevole… ma era mio nonno.”
Rose annuì: lo poteva capire. Suo padre era un auror, era uno dei buoni. Eppure a volte si comportava in modo insensibile ed ottuso.

Siamo disposti a scusare la nostra famiglia perché l’amiamo.
Siamo più simili di quanto pensassi, alla fine…
Gli sfiorò la mano. Scorpius le scoccò un’occhiata meravigliata.
“Se avessi mai bisogno di parlarne con qualcuno… beh.” Mugugnò lei. “Potrei essere nei paraggi.”
Il ragazzo inarcò le sopracciglia. “Vuoi dire che siamo amici adesso?”
“Qualcosa del genere.” Ammise imbarazzata. “Se ti va, ovviamente.” Aggiunse in fretta.

I sentimenti fanno schifo.
L’adolescenza fa schifo.
Godric, come mi sento cretina.
Scorpius la guardò, inclinando leggermente la testa. “Se mi va?”
Si avvicinò, chinandosi alla sua altezza.

“Malfoy cosa…?”
Le mise un dito sulle labbra, fermandola.
“Sai? Parli troppo a volte.”
E la baciò.
Non fu come Rose se lo sarebbe aspettato. Niente bocche che cozzavano, niente imbarazzo nel non sapere come incastrare i nasi. Niente fuochi d’artificio.
Fu morbido, lieve. Come quando da bambina appoggiava alle labbra la piuma con cui sua madre le insegnava a scrivere.

Fu dolce.
Vide il viso di Scorpius allontanarsi. Lo vide sorriderle.
“… Perché?” Le uscì in un soffio. Non era sicura fosse la domanda giusta, ma era l’unica a cui era capace di pensare al momento.
Il ragazzo la guardò attentamente. Sembrava lui stesso stupito dal gesto appena compiuto.
Fantastico. Qualcuno qui sa che diavolo sta succedendo?
“Weasley…” Iniziò, ma prima che potesse terminare la frase un gran baccano rimbombò nel corridoio. Si guardarono.
“Scamandro.” Sibilò Rose. “Scamandro e James.”

Io li uccido.
Corsero fino alla fine del corridoio che si apriva su un altro, mal illuminato e disseminato di armature. Vide un lampo rosso-giallo saettare dietro un’imponente armatura, diretto verso le scale.
Petrificus Totalus!” Scagliò l’incantesimo con crudele soddisfazione. Sentirono eccheggiare due tonfi sordi.
“Li hai pietrificati…” Mormorò colpito. “Wow. Spietata.”
“Non ne hai idea …” Replicò, intascando la bacchetta.

Specie quando interrompono delle spiegazioni vitali.
Si avvicinarono al groviglio umano steso a terra.
Lumos.” Disse Scorpius illuminandoli con la bacchetta. “Scamandro.” Li identificò.
“Naturale.” Rose fece una smorfia, chinandosi sui due ragazzi che la guardavano infuriati, bloccati in strane pose angolari. “Buonasera, Lorcan, Lysander.” Si guardò attorno. “Avanti, rendetemi le cose più facili… Dov’è mio cugino? So che è qui da qualche parte.”
I due la fissarono muti.

“Rose, credo che non possano parlare in queste condizioni.” Le fece notare il compagno, ilare.
Finitem incantatem.” Sbuffò la ragazza. I due si misero a sedere, indolenziti.
“Rosie, sei una sadica!” Sbottò quello che forse era Lorcan. “Potevamo romperci l’osso del collo!”
“Ne sono addolorata, veramente...” Sillabò sarcastica.

Mi ha baciata, e si stava anche degnando di spiegarmi perché!  
Ringraziate che non siete parte della pavimentazione!
I due si guardarono, e decisero che il cipiglio di lei era motivo sufficiente per non buffoneggiare come loro solito.
“Il capo non è con noi. Volevamo andare dagli elfi in cucina per farci dare qualcosa da mettere sotto i denti. Stiamo morendo di fame.” Si giustificò Lorcan. “Poi siete arrivati voi.”
“Non dire cavolate…” Esitò. “Chiunque tu sia.” Sbuffò al sogghigno soddisfatto dei due. “Jamie è sempre con voi.”
“Non stavolta. Aveva un impe…”

Lor!” Sbottò quello che evidentemente era Lysander. “Sta’ zitto, porco nargillo!”
Rose corrugò le sopracciglia. “Aveva un impegno? E con chi?”
Con qualche ragazza, come minimo.

Però dall’aria colpevole dei due aveva l’impressione che non fosse così.
Ho un brutto presentimento…
“Lysander, dove diavolo si è cacciato?”
Lysander fece cenno verso Lorcan. Stava a lui parlare. Rose alzò gli occhi al cielo.
“Merlino, per una volta potreste piantarla con questa pantomima?”
“Non lo sappiamo!” Dissero in coro.

Rose accarezzò l’idea di schiantarli per un lungo momento. Scorpius, indovinando, le mise una mano sulla spalla, facendogli cenno di lasciarlo fare.
Pensi davvero di riuscire a convincere i due scagnozzi di mio cugino a tradirlo?
Illuso.
Scorpius sorrise ai due. I due gli sorrisero di rimando.
“Non parleremo.” Cinguettò Lorcan.
“È uscito dal castello, vero?” Ribatté il giovane Malfoy senza scomporsi. “Lo sapete cosa c’è fuori?”
“Molte cose! Unicorni, Foresta proibita, Hogsmeade, Piovra gigante…” Elencò uno dei due, senza nessun criterio logico.
“Tra l’altro, anche i naga.” Concluse Scorpius. “Se è uscito potrebbe essere in pericolo.”

Per l’occasione mise su persino un’aria seria e responsabile. Rose sentì di adorarlo ardentemente.
Sono la vergogna della famiglia…
I due gemelli si guardarono. Sembrarono riflettere, poi Lorcan inspirò.
“Beh, potrebbe essere andato ad Hogsmeade.” Disse, sottolineando la probabilità.

“Come non potrebbe, naturalmente.” Soggiunse immediatamente Lysander.
“Noi non ne sappiamo nulla.” Concluse Lorcan.
“Beh, se ci è andato, potrebbe essere in pericolo.” Li imitò Scorpius. “Sapete, no, come uno di quelli ha ridotto Dursley? In poltiglia.” Scandì.

I due gemelli si guardarono di nuovo.
“Aveva un appuntamento con suo cugino Fred.” Confessò Lysander, con l’aria di chi stava ingoiando puzzalinfa a cucchiaiate.   

Scorpius fece una smorfia.
Sono da ammirare, per la fedeltà perlomeno…   
“Freddy? E dove dovevano incontrarsi?” Li incalzò Rose.
“Questo non lo sappiamo. Il capo non ce l’ha detto. Ma è uscito un’ora fa.”

“Più o meno.” Confermò Lorcan.
Si morse un labbro. “Idiota.”
Era preoccupata: al di là del bluff del compagno, la possibilità che i naga fossero in giro era comunque presente.

E Jamie sarebbe abbastanza cretino da cercare di affrontarli…
“Cosa contate di fare ora che lo sapete?” Indagò Lorcan alzandosi in piedi, seguito dal gemello. “Intendo dire… andrete a riferirlo al professor Paciock?”
Scorpius guardò Rose. Regolamento avrebbe voluto che filassero a riferire tutto al buon professore di Erbologia. Anche se si trattava di un membro del clan Potter-Weasley.

Ma ho come l’impressione che regolamento e clan Potter-Weasley non vadano d’accordo nella stessa frase…
Rose scoccò loro un’occhiata. “Non credo siano affari vostri. Voi pensate a tornare alla torre, invece di improvvisare raid notturni alle cucine. E la prossima volta ve li tolgo davvero, dei punti.” Minacciò. “Filate.”
I due grossi Scamandro le lanciarono un’occhiata irritata, ma obbedirono di buon grado: per esperienza personale sapevano che non era il caso di questionare con Rose.

Specie se lei aveva la bacchetta e loro no.
Dopo che i gemelli ebbero svoltato l’angolo, Rose inspirò. “Dobbiamo evitare che James si cacci in qualche guaio. O che i guai caccino lui.”
Scorpius la guardò sconvolto. “Vuoi uscire da Hogwarts?”

Non avrei dovuto chiederle di accompagnarmi nella Foresta. Ho creato un mostro.
Rose fece una smorfia infastidita. “Certo che no! Non ci tengo ad essere espulsa per colpa di quel cretino!” Inspirò, guardandolo. “Ma dobbiamo avvertire un professore.”
“Paciock?” Suggerì “È il nostro capocasa…”
“No. Non saprebbe dove cercarlo. James quando decide di farsi gli affari suoi diventa introvabile.”
Ed ha un mantello dell’invisibilità con sé… È introvabile.

Il ragazzo la guardò perplesso: si era sempre fregiato del titolo di ‘profondo conoscitore dell’universo femminile’ (e delle sue grazie soprattutto) ma a volte i percorsi mentali di quella ragazza gli sfuggivano. Totalmente.
Probabilmente è questo che mi attrae, in lei.
Beh, sì. Lo so. Sono un masochista. Mai detto di essere perfetto.
“Allora a chi ti riferisci?”
Rose fece un profondo sospiro. “Al professor Lupin.”

Scorpius le lanciò un’occhiata riflessiva. Poi annuì. “Hai ragione. Andiamo.”
E tanti saluti alle spiegazioni per quel bacio.
James, questa me la paghi.
 
****
 
Corridoio del terzo piano.
L’una di notte passata.
 
Ted Lupin era furioso.
Era il concetto perfetto in cui poteva racchiudere il suo stato d’animo attuale.
Non si era mai sentito così infuriato, seccato, deluso in un colpo solo.
Incedeva per i corridoi male illuminati del terzo piano, mentre il mantello che si era buttato sopra ad un paio di jeans e una felpa, si gonfiava sbattendo contro le gambe.
Neanche dieci minuti prima, qualcuno aveva bussato alle sue stanze. Si era trovato di fronte Rose e Malfoy. Il connubio era stato talmente singolare che per un attimo si era sentito spaesato, prima di ricordare che erano entrambi prefetti per Grifondoro.

 
“Professor Lupin, scusi l’ora…”
“Nessun problema Rose, non stavo dormendo. Dimmi pure.”
“Si tratta di James…”

 
In qualche modo, da quando era lì, si trattava sempre di James.
È incredibile. Sarò io… ma sembra che da quando sono qui non faccia che combinare guai al di fuori della normale portata delle sue cretinate.
Sapeva di essere di parte. Da quando, per la prima volta, aveva preso in braccio Jamie, lui otto anni, la peste pochi mesi, aveva capito che sarebbe sempre stato debole con lui.
All’inizio il primogenito del suo adorato padrino, gli era sembrato un alieno, un intruso nel loro rapporto.
L’aveva detestato, con quella forza di cui solo un bambino è capace, e per settimane aveva cercato disperatamente di evitare il confronto.
 
“Non lo voglio vedere! Non lo voglio vedere!” Strillava a pieni polmoni, mentre grosse lacrime gli colavano dalle guance paffute. Andromeda aveva sospirato, guardando un venticinquenne e imbarazzatissimo Harry. Il nipote gli si era aggrappato con tenacia alla gonna, senza dar segno di voler mollare.
“Mi spiace Andromeda… pensavo fosse una buona idea.” aveva mormorato afflitto. “Era così contento di venire a conoscere Jamie, ma poi…”
La donna aveva sorriso.
“Credo sia un po’ geloso, Harry…” aveva sussurrato ironica. “Sai, è sempre stato lui il tuo bambino preferito… Non è forse vero tesoro?”
Teddy si era morso un labbro, senza rispondere, ma i capelli gli erano diventati di un verde scuro ben poco invitante. Era arrabbiato. E geloso.
Harry aveva sorriso. “Teddy, tu sarai sempre il mio bambino azzurro preferito.” Lo vezzeggiò con il nomignolo che aveva coniato per lui. “Però anche Jamie non è tanto male, sai? Non vuoi provare a prenderlo in braccio?”

“Sbava e urla.” Aveva sentenziato facendoli ridacchiare.
“Beh, ma perché è piccolo. Ed io non sono tanto bravo a tenerlo. Forse tu sei più bravo. Anzi, ci scommetto dieci galeoni che lo sei.”
“Dieci? Ma sono tantissimi zio!” aveva corrugato le sopracciglia. “Non posso proprio accettare.”
Harry gli aveva arruffato i capelli, intenerito. “Sei come tuo padre… neanche lui avrebbe mai accettato una scommessa così. Va bene, allora che ne dici di un manico di scopa giocattolo nuovo?”
Teddy si era illuminato. “Quello sì!”
“Harry…”
“Dai Andromeda, gliene avevo promesso uno per Natale. Anticipiamo un po’ i tempi. Allora, ci stai?”
Teddy aveva annuito, serio. “Ci sto.”
Quando gli avevano messo James in braccio gli aveva fatto un po’ di paura. Invece si era semplicemente ciucciato il pugnetto, guardandolo, in religioso silenzio. Poi aveva emesso un gorgoglio.
“Non urla…” aveva sussurrato pieno di meraviglia. Harry aveva sorriso.
“Beh, non ha molti modi per esprimersi. Ma questo credo voglia dire che gli piaci…”
I capelli di Teddy si erano tinti di un rosa tenue.
“Beh, neanche lui è
così tanto male…” aveva borbottato.
 
Un vero e proprio colpo di fulmine.
Si era così assunto il compito di essere suo compagno di giochi, fratello maggiore, e consigliere personale. Quante volte, nei suoi anni scolastici, se l’era ritrovato ad Hogsmeade, i fine settimana, accompagnato da una paziente Ginny, pronto a placcarlo e strillargli nelle orecchie le ultime novità della sua settimana?
Gli sembrava passato pochissimo tempo, e invece… 
James era cresciuto. In un certo senso, gli sembrava di non conoscerlo più. C’era un abisso, tra quel ragazzino arruffato e sbruffone, e quel giovane testardo che…
Non mi dà minimamente ascolto.
Si impose di non cercargli giustificazioni, e di essere impietoso.
Stavolta una punizione coi fiocchi non gliela toglie nessuno.
Si fermò di fronte alla statua di pietra raffigurante la vecchia strega.
Il passaggio per Mielandia sfruttato da ben tre generazioni Potter.
Più due generazioni Lupin… - Pensò con affetto.
Dissendium.” Sussurrò toccando la base della statua con la bacchetta. Quella si aprì lasciando intravedere un passaggio illuminato dalle torce.
James le aveva accese, probabilmente certo di tornare in tempo perché nessuno si accorgesse della sua sparizione.
Percorse il cunicolo, fino a spuntare fuori dall’ingresso laterale del vecchio negozio, aperto con un rapido alohomora.
Il villaggio era immerso nel silenzio della notte.
Si strinse il mantello addosso, sopprimendo un brivido. Non era più abituato al rigido clima inglese.
Si mosse veloce sulla strada principale, guardando ai lati. Dubitava fortemente che James fosse rimasto fuori con quel tempo da lupi: più probabile fosse al caldo, in una locanda.
E essendocene solo due, la scelta era ovvia.
Ai Tre Manici non può essere andato. Hannah lo avrebbe subito bloccato e riaccompagnato a scuola. È al Testa di Porco.
Entrò dentro il locale, lanciando uno sguardo ad Abe. L’uomo fece un sogghigno, ma non aprì bocca finché non gli fu davanti.
“Buonasera Aberforth. Cerco James Potter.”
“Credo sia al cimitero.” Ironizzò, continuando a pulire il bicchiere tra le sue mani, che sembrava non trovarne alcun giovamento igienico. “Godric’s Hollow?”
Ted serrò le labbra alla battuta di pessimo gusto, ma glissò.
“Io intendo James Sirius. Il figlio di Harry.”
“Ah, certo. Sì, è stato qui.” Confermò. “Ma se n’è andato mezz’ora fa.”

Ted sentì un brivido freddo strisciargli lungo la schiena.
Mezz’ora fa? Doveva già essere tornato.
Si impose di ragionare: James probabilmente aveva il Mantello. Potevano persino essersi incrociati dentro al castello.
Certe volte vorrei che mio padre non avesse riconsegnato ad Harry la Mappa del Malandrino…
Con quella l’avrei trovato.
“Sei sicuro?”
“Certo.” Lo guardò male. “Il vecchio Abe sarà strano, ma sa ancora contare dodici rintocchi.” Indicò l’orologio a muro sopra di sé. “Era mezzanotte. Sono sicuro.” Gli lanciò un’occhiata. “È uscito di qui, e sembrava… strano.”
“Strano? In che senso?”
“Sembrava aver ricevuto un brutto colpo. Era pallido.” Chiarificò, prima di rimettersi a pulire il bicchiere, distrattamente.

Ted inspirò lentamente. “Ti ringrazio.”
Fu un tutt’uno salutarlo ed uscire fuori.

Pallido? Che gli è successo?
Magari Aberforth si sbagliava. Magari in quel momento James era sotto le coperte, ignaro di tutto.
Eppure sapeva che non era così. Se lo sentiva nelle ossa.
La stradina principale era immersa nella nebbia, che la sfumava, dandogli contorni quasi irreali. Senza rendersene conto si trovò a stringere la bacchetta tra le dita.
Doveva trovare James. Doveva trovarlo, strigliarlo e riportarlo ad Hogwarts. Al sicuro.
Harry gli aveva mandato un gufo giorni prima, chiarificandogli informalmente che i naga sembravano non essere più in zona. Ben tre pattuglie di auror avevano rivoltato i terreni di Hogwarts senza trovarne traccia alcuna.
Però sembra. Non ne era certo neppure lui.
Si era sempre reputato una persona ragionevole, pragmatica.
Eppure in quel momento correva per la strada principale, pregando che quello stupido ragazzino stesse bene.
Sei poco lucido quando si tratta di Jamie, lo sai? – Era un’accusa che spesso sua nonna gli rivolgeva.
Ma come poteva essere diversamente?
James era tutto quello che lui non era mai riuscito ad essere.
Aveva sempre ammirato in segreto (mai dargli soddisfazione) la sua capacità di vivere in modo rumoroso, i suoi sorrisi puri e sfrontati, la noncuranza verso i giudizi o la reprimende che l’avevano investito sin dall’infanzia.
Non era facile essere il primogenito del Prescelto. Eppure Jamie affrontava quel peso a testa alta, senza lasciarsi schiacciare, come a molti era successo prima di lui.
Si era scoperto un po’ ad invidiarlo, lui, che si da bambino si era ingegnato per compiacere tutti, e non avere mai un nemico.
Ma ora le carte in tavola erano cambiate: era un suo professore, e Godric solo sapeva come gliel’avrebbe fatta pagare per avergli dato quello spavento.
Poi, lo vide. Una figura addossata ad una delle panche della piazza centrale. Stesa a terra.
Esanime.
Sentì il respiro mozzarglisi in gola, e il panico attanagliargli le viscere.
“Jamie!” Gridò, correndo verso di lui, e inginocchiandosi. Il ragazzo non rispose, ma, dopo un tempo che gli sembrò infinito, emise un lieve lamento.

Si accorse in quel momento che puzzava. Di alcohol.
Il panico e il sollievo vennero cancellati da una rabbia sorda, ed una delusione cocente.
James era ubriaco.
Ed io che mi sono preoccupato… che ho creduto stesse male…
Lo scrollò malamente. “Avanti, alzati.” Sibilò.
Il ragazzo batté le palpebre, borbottando qualcosa, ma tirandosi a sedere.

Gli lanciò un’occhiata confusa, prima di metterlo a fuoco ed avere la decenza di impallidire.
“Teddy!” Esclamò rauco. “Cosa… Che diavolo ci fai qua?”

“Non credi che dovrei essere io a farti questa domanda?”
James gli lanciò un’occhiata: la testa gli doleva terribilmente, e si sentiva sbattuto come un calzino. Gli si gelò il sangue nelle vene.

Teddy non aveva cambiato colore dei capelli, ma non aveva importanza. Non gli aveva mai visto uno sguardo del genere.
Per la prima volta ebbe sinceramente paura del suo futuro scolastico.
“Hai bevuto James?” Chiese lentamente.
James deglutì. “No! Ero venuto a parlare con…” Esitò. Dirgli la verità? Impossibile. Forse sarebbe stato persino peggio. “Non ho bevuto Teddy!”
Okay. Fermi tutti.
Che cazzo è successo?
Doveva ricordare. Era uscito da pub, si era messo a sedere davanti alla fontana, si era pianto un po’ addosso… e poi.
C’era qualcuno… aveva l’impressione che ci fosse stato qualcuno con lui.

Meglio, che avesse visto qualcuno, ma…
Serrò le labbra, quando una fitta di dolore gli attraversò il cervello.
“Non mentirmi, James. Puzzi di alcohol. I vestiti, l’alito.” Elencò Ted freddamente, alzandosi in piedi. “Non me l’aspettavo da te. Pensavo, sinceramente, tu avessi un po’ di decenza.”
Si sentì morire. Si alzò anche lui, di scatto, sentendosi girare la testa.
Non aveva bevuto!   

Ho a malapena toccato la mia burrobirra!
“Non ho bevuto! Sono semplicemente venuto a farmi due passi qui… dovevo…” Inspirò. “Ho incontrato Fred, okay? Chiedi ad Abe. Non ho toccato un goccio! Non avrei potuto, so quanto… Teddy!” Lo afferrò per un braccio, con forza. “Devi credermi! Maledizione, come puoi pensare che sia uscito di nascosto per ubriacarmi?!”  
Ted aveva smesso di guardarlo. Fissava un punto oltre la sua testa, e sembrava che non lo ascoltasse neanche.
Sentì l’impulso di scrollarlo, picchiarlo. Fare qualunque cosa per farsi guardare.
“Domattina notificherò la tua punizione al preside.” Disse semplicemente.
Sgranò gli occhi.

No Teddy, no, cazzo!
Non gli importava della punizione. Ma che Teddy gli credesse.
Doveva credergli.
“Ascolta! Non ricordo cosa sia successo, ma c’era qualcuno, qui con me e…” Lo scrollò ma sentì immediatamente la presa ferrea delle mani dell’uomo sulle sue. Lo allontanò, crudelmente.
“Basta James. Sono stufo di essere preso in giro.” Disse, intascando la bacchetta e dandogli le spalle. “Adesso andiamo. È tardi e non ho intenzione di passare tutta la notte qua fuori.”
“Teddy…” Lo sentì sussurrare.

 
Fu strano non sentirlo urlare, protestare, declamare le sue ragioni, per una volta.
Sentì quello sguardo nocciola sulle spalle, sulla nuca. Si impose di non voltarsi.
Era preso tra la delusione e il desiderio di credergli.
Inevitabile: ci sarebbe sempre stata una parte di lui tesa a fidarsi del suo ragazzino.
Ma ormai era un uomo adulto, un professore. Sapeva quanto le persone potessero fingere.
“Professor Lupin, James. Non farmelo più ripetere.”
Non aspettò che lo seguisse, incamminandosi. Pochi attimi dopo sentì i passi del ragazzo dietro di lui. Fu quasi sicuro di sentire un solo, unico, singhiozzo.

Non si voltò.
Non avrebbe potuto.
 

****
 
Note:
Beh? Vi ho dato sia una cosa con cui gongolare (parlo a tutti i fUns delle Rose/Scorpius sia una per lapidarmi. Odi et amo. :P
  
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