Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: cruelfeline    11/10/2009    6 recensioni
Dopo la battaglia con il Chimero dei sogni, Strawberry non riesce a smettere di pensare a Ghish, nonostante il suo amore per Mark. Cosa succederà, quando Ghish, ferito, si rivolge a lei per farsi curare, mettendo alla prova i veri sentimenti della ragazza? TRADOTTA DA BEBBE5
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’autrice: sono stata abbastanza veloce stavolta? Spero di sì. Pronti per il nuovo capitolo? Prima però:

 

ANGOLO DELLE RECENSIONI

 

YURI5: concordo in pieno con tutto quello che hai detto, tranne per il fatto di un ragazzo carino, carino ma ecologista. Per me potrebbe essere anche Orlando Bloom, ma non andrei mai con qualcuno fissato di qualcosa.

 

 SHERRY: Vedrai cosa capiterà in questo capitolo, sono contenta che l’ultimo ti sia piaciuto.

 

KIRLIA: Sono contenta che la storia ti piaccia. Le nuove fan sono sempre bene accette. Sono anche contenta che ti piaccia la coppia Strawberry/Ghish, ma non condivido in pieno il tuo giudizio su Mark (de gustibus).

 

ANNINA94: Visto che alla fine ce l’ho fatta? Una curiosità: che vuol dire che Kisshu è un po’ mona (io per i modi di dire sono una frana). Sì, Strawberry stavolta c’ha azzeccato, ma continuerà su questa strada?

 

TYTY: Visto che poi non eri l’ultima? Sono convinta anch’io che Tart e Pai vogliano bene a Ghish, ma sul discorso della fedeltà di Tart io sono d’accordo con l’autrice. Anche nell’episodio dove Ghish resta ferito, anche se Tart prova a ribellarsi a Profondo Blu che vuole che abbandonino Ghish, poi ubbidisce agli ordini, seppur con riluttanza. Fedeltà e senso di giustizia sono due cose, secondo me, opposte purtroppo.

So che quattro - cinque mesi sono troppi, ma vedi, devo portare avanti anche due fiction inedite e altre due traduzioni. Cerco dunque di conciliare tutto e non sempre è facile purtroppo. Stavolta comunque ho fatto del mio meglio.

 

BILU_EMO: Povera te, io i Promessi Sposi li ho accantonati due anni fa (anche se l’anno prossimo, con la maturità, sicuramente li dovrò ritirare fuori). Vai tranquilla, non è mai troppo tardi per recensire e a me fa sempre piacere. Sì, Tart, nel suo piccolo, sa essere davvero grande (da dove cavolo mi è uscita questa?)

 

Grazie a tutte per la vostra pazienza e per aver continuato a recensire. Cosa farei senza di voi?

 

Buona lettura

 

Capitolo 8

Il respiro di Strawberry le raschiava la gola mentre correva. Un unico pensiero le riecheggiava nella mente:

 

Devo trovarlo, ora. Ora, ora, ora….

Era una fortuna che fosse vissuta in quel posto per molto tempo: la via per il parco era praticamente istintiva per lei. Se avesse anche dovuto pensare alla destinazione, non sarebbe mai riuscita a concentrarsi. Grazie al cielo, le sue gambe sapevano esattamente dove doveva andare ed in pochi minuti era arrivata ai cancelli del parco, ansimante, senza fiato, ma sempre concentrata sulla sua missione. Dopo pochissimi secondi, impiegati per riprendere un po’ di fiato, si guardò intorno.

 

Quell’entrata (il recinto del parco ne aveva diverse) si apriva sul nudo campo del parco. Durante i mesi più caldi, i ragazzini giocavano a calcio o a rincorrersi lì. Spesso c’erano dei bambini che facevano volare i loro aquiloni o che giocavano con i loro cani. Quel giorno, mentre la tempesta di neve si intensificava, il posto era silenzioso. Cosa più importante, pensò Strawberry, non c’era traccia neanche di Ghish.

 

Corse in avanti, attraverso il campo, attraverso gli alberi, sempre guardando intorno a sé, sempre aspettando il solito richiamo di Mash. Dopo pochi minuti raggiunse il laghetto che Tart aveva menzionato, un lago per anatre di media grandezza, appena visibile sotto la cortina di neve che cresceva sulla sua superficie gelata.

 

Una gelida disperazione la attanagliò: forse, dato che Tart aveva menzionato il laghetto con tanta specificità, era stata sicura di trovarci Ghish. Senza molta fortuna.

 

Il vento soffiò improvvisamente con più ferocia, come a ricordarle del poco tempo prezioso che aveva. Cosa stava indossando lui quando se n’era andato? Una maglietta di un pigiama ed un paio di pantaloni? Non aveva alcuna possibilità di sopravvivere, non nel precario stato di salute in cui era già. Il pensiero le portò nuove lacrime agli occhi, e queste bruciarono nel vento tagliente.

 

“Ghish!” la sua voce superò il costante ululare del vento, una disperata preghiera che risuonò, e poi svanì. Gridò di nuovo: “Ghish!”

 

Nessuna risposta. Il terrore la fece sua, quando lei realizzò che, anche se l’aveva sentita, magari non era in grado di rispondere.

 

“Mash!” Il robot le spuntò davanti con un’occhiata interrogativa sulla sua faccetta pelosa.

“Puoi cercare degli alieni all’interno del parco? Puoi?...”

 

Lui la bloccò con la sua vocina gioiosa: “Mash può! Mash può!”

 

Come per contrapporsi al gioioso carattere del robottino, un silenzio totale e teso privò Strawberry della sua voce, mentre attendeva un risposta, stringendo i pugni così tanto che le unghie le si erano conficcate nei palmi. Dopo quella che sembrò una torturante eternità, Mash disse:

 

“Alieno! Alieno! C’è un alieno davanti a noi.”

 

“Dove?”

 

“Là” La macchinetta volò in direzione dell’area-giochi. Strawberry la seguì senza esitazioni.

 

“Ghish, Ghish…”

 

Si bloccò nel mezzo della corsa solo perché il sollievo la investì così pesantemente da fermarle con forza il cuore. Questo durò solo per una frazione di secondo: la sola vista di lui la spinse ad andare avanti, urlando il suo nome.

 

Si era riparato sotto lo scivolo del parco: non era neanche lontanamente il posto migliore in cui stare e Strawberry se ne accorse immediatamente. O era stato così ferito dalle sue parole da non essere riuscito a pensare a dovere, o le sue condizioni fisiche gli avevano impedito di andare più avanti. Probabilmente era stata una crudele combinazione delle due cause.

 

Al suono del suono nome, lui sollevò debolmente lo sguardo, i suoi occhi ci misero un po’ a focalizzarsi su di lei, prima che potesse mormorare il suo nome:

 

“Strawberry.”

 

Lei emise un leggero singhiozzo, in parte frustrata per la sua colpa, in parte sollevata per il fatto di essere stata riconosciuta.

 

Un sorriso cominciò a prendere forma, pieno della sua gioia più totale, mentre cominciava ad avvicinarsi a lui. Improvvisamente, di nuovo, si congelò.

 

I suoi occhi, anche se spenti e leggermente vacui, erano lacerati da una certa dose di incertezza, di dubbio, perfino.. lei si morse le labbra… rabbia. Era appena visibile, ma c’era. Sembrava quasi rifulgere e lei emise un gridolino, quando lui cominciò a sollevare le mani. Barcollando sui suoi piedi, tremando violentemente nella implacabile nevicata, appena lucido, la guardò con una crescente diffidenza negli occhi dorati.

 

Sta cercando di… Strawberry si portò le mani alla bocca, totalmente paralizzata. Non perché fosse spaventata: sapeva che lui non poteva farle nulla nello stato in cui si trovava. Era perché stava provando, nella sua condizione, a richiamare le armi che usava normalmente. Si rese conto, con lo stomaco che le si torceva, di averlo ferito così tanto da fargli rifiutare le sue avances.

 

La neve continuava a cadere con una beffarda tranquillità. Tutto quello su cui era concentrata era il respiro dell’alieno, flebile, debole, raschiante, ma determinato, mentre manteneva il suo sguardo vacillante su di lei.

 

Tutto ciò che sentiva era quel crudele senso di colpa: mentre lo guardava sollevare le braccia, qualcosa le scattò dentro e riuscì a recuperare improvvisamente le sue funzioni motorie.

 

“Mi dispiace.”

 

Lui si fermò, con le mani quasi nella posizione dell’invocazione, gli occhi che si sforzavano di restare aperti, mentre lui manteneva il suo sguardo.

 

“Mi dispiace tanto Ghish.”

 

I suoi occhi incontrarono quelli di lui, brillando con calore, con un bisogno di perdono che non credeva di poter mai provare nei confronti dell’alieno.

 

Un battito di cuore e lei lo stava sostenendo mentre lui cascava in avanti, senza più la forza che gli era stata alimentata dalla rabbia.

 

Oh…o mio Dio.

 

Era totalmente shockata dal gelo mortale della sua pelle: un uomo sarebbe stato sicuramente già morto.

 

La prima cosa che fece, dopo averlo fatto appoggiare a sé per aiutarlo a rimanere in piedi, fu di levarsi il giacchetto e coprirgli le spalle. Avvolgendo le sue braccia attorno a lui, si sollevò con cautela, non sapendo se sarebbe stato capace di seguirla o meno. Un tiepido sollievo fluì dentro di lei, quando lui assecondò il suo gesto, tremante, ma in grado di stare in piedi finché si sosteneva a lei.

 

 

“Andiamo” mormorò Strawberry, avanzando lentamente, con un braccio sempre intorno a lui nel vano tentativo di passargli un po’ di calore.

 

Con una lentezza che le parve quasi dolorosa, uscirono dal parco e si avviarono verso casa.

 

Mentre lo facevano, lei veniva sopraffatta sempre di più dalla sensazione del corpo dell’alieno contro il suo e quei soliti pensieri, con Mark nell’eterno ruolo del protagonista, cominciarono a farsi prepotentemente sentire. Questa volta, comunque, Strawberry non arrossì, non sbatté neppure le palpebre.

 

Si era resa conto, mentre, raggiunta la porta di casa, estraeva le chiavi dalla tasca, che qualcosa era cambiato. Era cominciato quando l’aveva visto in quello stato la notte scorsa, si era insinuato in lei, mentre lo curava ed era cresciuto silenziosamente, segretamente, mentre lo assisteva. Era sparito quando Mark era venuto a trovarla, quasi morto dopo quel tremendo litigio che l’aveva portata a quella situazione, ma ora… ora riusciva a sentirlo di nuovo. Aveva ritrovato il suo potere dopo quel fatale schiaffo mentale che si era data quando Ghish aveva tentato di allontanarla ed ora pulsava insistentemente nei meandri del suo inconscio.

 

Mentre apriva la porta e faceva entrare l’alieno, si rese conto che era qualcosa che non poteva ignorare, qualcosa con cui doveva confrontarsi ed in fretta. Eppure, osservando quei pensieri, li respinse. Mentre Ghish tremava tra le sue braccia, si concentrò su ciò che era prioritario: attirando inconsciamente il ragazzo più vicino a lei, lo portò in silenzio al piano di sopra, con una determinazione nuovamente forte.

 

FINE DEL CAPITOLO

 

Oh, finalmente l’ha trovato. Ora penserete: “E vissero felici e contenti!” Mi dispiace, ma i guai sono appena cominciati. Spero che continuerete a leggere.

 

A presto

Bebbe5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: cruelfeline