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Autore: XShade_Shinra    12/10/2009    2 recensioni
La Storia Disney de "Il Gobbo di Notre Dame" con i personaggi di Harry Potter.
"Venite Ragazzi... Venite... Vi racconterò una storia... una storia che parla di un uomo e di un mostro..."
[ Slash - espliciti: Sirius x Remus (Febo x Esmeralda) - impliciti: Snape x Remus (Quasimodo x Esmeralda) + Lucius x Remus (Frollo x Esmeralda) ]
[ Fanfiction classificata 1° al Contest "1.0 Contest Fanfiction" indetto da Fanfic Zone ]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Il Gobbo di Notre Dame - 
La Storia Disney de "Il Gobbo di Notre Dame" con i personaggi di Harry Potter.
"Venite Ragazzi... Venite... Vi racconterò una storia... una storia che parla di un uomo e di un mostro..."
[Slash - espliciti: Sirius x Remus (Febo x Esmeralda) - impliciti: Snape x Remus (Quasimodo x Esmeralda) + Lucius x Remus (Frollo x Esmeralda)] 
Fanfiction classificata 1° al Contest "1.0 Contest Fanfiction" indetto da Fanfic Zone



-Titolo: Il Gobbo di Notre Dame
-Autore: XShade-Shinra
-Libro: Harry Potter
-Pairing: SxR (Sirius Black x Remus Lupin)
-Genere: fandom!AU, Slash, WI
-Rating: Giallo
-Capitolo: One Shot
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia sono maggiorenni e comunque non esistono/non sono esistiti realmente, come d’altronde i fatti in essa narrati. Inoltre questi personaggi non mi appartengono (purtroppo...), ma sono proprietà dei relativi autori; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per puro divertimento! ^^
La trama della storia, ovviamente, non è una mia creazione: l'ho solo scritta seguendo la storia principale, provvedendo a cambiare alcuni particolari per renderla più scorrevole e più adatta ai personaggi da me scelti.
-Film Disney scelto: Il Gobbo di Notre Dame
-Personaggi:
·Clopin: James Potter
·Frollo: Lucius Malfoy
·Esmeralda: Remus Lupin
·Quasimodo: Severus Snape
·Febo: Sirius Black
·Arcidiacono: Albus Dumbledore

Ecco la mia FF per questo contest! Mi sono divertita molto a scriverla e mi auguro che possa piacere anche a voi. ^^ Alcune battute saranno molto simili, se non addirittura uguali, al Cartone Animato, poiché lo conosco a memoria!XD Come ho già detto nei Disclaimer, la trama della storia non è di certo farina del mio sacco, ma è solo la storia de "Il Gobbo di Notre Dame" riscritta con i personaggi di Harry Potter come richiedeva il Contest! Ho cercato di modificare un po' la storia per far rimanere i personaggi da me scelti in IC, se non dovessi essere riuscita nel mio intento, metterò l'avviso di OOC. ^^ Vorrei precisare una piccola cosa: vedere Remus che balla come Esmeralda in effetti può apparire strano, ma ho pensato che fosse il selvaggio lato di Lupo Mannaro a prendere il sopravvento in quel momento.
Buona lettura! ^_^



-Il Gobbo di Notre Dame-

Anche quel giorno, James Potter, l'occhialuto cantastorie, si recò alla piazza principale del mercato per raccontare ai piccoli gitani una storia.

«Venite Ragazzi... Venite...» li chiamò a sé, mentre montava il suo teatrino «Vi racconterò una storia... una storia che parla di un uomo e di un mostro...»

Tutto iniziò al porto vicino a Notre Dame. Il gitano Tobias Snape e la nobile Eileen Prince erano appena arrivati clandestinamente al porto, sperando di farla franca, ma ad accoglierli vi era lui: Lucius Malfoy.
«Portate questi zingari nelle prigioni!» disse marziale alle sue guardie.
I suoi biondi capelli fini fluttuavano nella gelida aria notturna, mentre gli zoccoli del suo cavallo sprofondavano nella neve morbida e fresca, con uno schiocco ad ogni passo.
D'un tratto, notò che Eileen teneva un piccolo fagottino tra le braccia.
«Cosa tieni in mano, traditrice del tuo sangue?» le domandò duro, mentre una guardia cercava di portarglielo via.
Ella, in preda alla disperazione, riuscì a tenere saldo a sé quel bozzolo fatto di coperte e scappò via dall'aguzzino.
Da lì, iniziò una disperata fuga della donna che cercava di scappare da Malfoy che la inseguiva senza posa. Dopo tanto correre, finalmente la donna arrivò davanti ad una chiesa: l'immensa ed imponente Cattedrale di Notre Dame. Si buttò allo spesso portone di legno, cominciando a bussare forte, sperando che qualcuno la sentisse.
«Asilo! Dateci Asilo!»
Me era troppo tardi.
Malfoy l'aveva già raggiunta.
Afferrò il fagottino e diede un calcio alla donna che cercava di tenerlo a sé, come se quella merce rubata avesse un valore inestimabile. Il colpo datole, la fece scivolare sulla pietra ghiacciata, ed ella cadde, battendo la testa sulla scalinata della chiesa.
Bastò questo a toglierle la vita.
«Weeee!! Weee!!!» si udì dall'ammasso di coperte.
«Un bambino?» si chiese il prete, scoprendolo. Ciò che si trovò davanti, lo lasciò senza parole «Un mostro!!»
Ciò che Eileen proteggeva con tanta cura, altro non era che un bambino deforme... il suo unico figlio.
Malfoy lo ricoprì, per non dover guardare oltre quell'orribile e stomachevole volto, e volse lo sguardo.
Fu così che notò un pozzo.
Mentre il bimbo continuava a piangere, il prete si avvicinò a cavallo al cilindro di pietra.
Avrebbe annegato quel bambino.
«Fermatevi.» urlò la voce dell'uomo che gli bloccò il braccio per il polso, prima che potesse commettere un altro omicidio.
«Albus Dumbledore!» fece, sorpreso di vedere l'arcidiacono lì fuori con lui.
Sicuramente era uscito sentendo il disperato bussare della donna di poco prima.
«Questo è un demone, Albus!» disse a sua discolpa «Lo sto solo rimandando all'Inferno.»
«Lui è un bimbo innocente, Lucius!» tentò di farlo riflettere, ma non servì a nulla. Il prete sembrava ancora intenzionato a liberarsi di quello scherzo della natura.
«E' un figlio del peccato!» rispose pacato.
«Lucius...» lo richiamò l'arcidiacono, sollevando il corpo della donna, più freddo del ghiaccio che ricopriva le strade «Puoi mentire a tutti... Ma ricordati che qui siamo davanti a Notre Dame. E lei sa la verità!»
Per un attimo, Malfoy si sentì osservato da tutti i gargoyle e dalle statue presenti all'esterno della Cattedrale... ed anche da un'altra presenza più grande e potente.
«E cosa ne dovrei fare di lui?» domandò acido.
«Tienilo con te, puoi lasciarlo qui a Notre Dame.» disse il religioso.
«Va bene.» acconsentì infine il biondo «Abiterà nel campanile. E chissà... Magari un giorno mi potrà tornare utile...»
E così Malfoy tenne con sé quello che pensava fosse un fardello venuto dagli inferi, relegandolo nel campanile della chiesa parigina e dandogli il nome "Severus", come l'educazione che gli avrebbe presto impartito.

«Allora, bambini...» James si rivolse alla folla dei piccoli ascoltatori «Chi credete che sia il mostro a Notre Dame?»
Il silenzio cadde sui piccoli presenti.
«Non vi preoccupate se non lo sapete. Ora continuerò questo mio racconto...» li rassicurò, tornando a narrare la storia con i suoi burattini.

Il ragazzo, col passare degli anni, non migliorò di certo il suo aspetto e rimase dunque relegato in quella torre. Anno dopo anno, aveva imparato tutto delle abitudini degli abitanti di Parigi, tanto osservarli.
Ma tutti gli anni, vi era una festa che Severus Snape aspettava con ansia: la Festa dei Folli. Essa era quella più colorata e rumorosa dell'anno.
«Padrone Malfoy, posso partecipare alla festa quest'anno?» chiese il campanaro al patrigno, qualche giorno prima della festa.
«Giammai, Severus.» rispose severo.
«Ma tutti portano una maschera, potrei dire che...»
«No.» rafforzò «Severus, quando tua madre ti ha abbandonato per fuggire con suo marito, un gitano, io sono stato l'unico a prenderti, mentre chiunque altro ti avrebbe affogato o lasciato morire congelato. Io sono l'unico che non si schifa a guardarti. E finché non morirò, tu resterai qui. Nella tua casa.» girò poi sui tacchi. La discussione era finita.

Intanto, giù in città, era arrivato un nobiluomo, dai capelli lunghi e corvini, che passeggiava per le vie con il suo cavallo, alla ricerca del Palazzo di Giustizia: era un soldato.
Mentre andava per i vicoli, notò un piccolo gruppo di gitani e si avvicinò per fare loro l'elemosina. Solo allora, notò l'angelico viso di uno zingaro che ballava; dolce e timido nei suoi movimenti, ma sicuri e fieri e come quelli di un lupo, facendo appena ciondolare la catenina con pendente che portava al collo, ad impreziosirglielo. Gli si avvicinò e pose qualche moneta d'oro nel cappello rattoppato posto per prendere le offerte del pubblico. Tra i due ci fu uno scambio di sguardi, dove il lupo selvaggio ringraziò il cane della giustizia.
Poi, all'improvviso, si sentì un fischio appena udibile e la coppia di zingari interruppe di colpo lo spettacolo, scappando. Ma il ballerino venne afferrato da una guardia, arrivata di corsa.
«Dove hai preso questi soldi?» gli chiese duro.
«Li ho guadagnati!» abbaiò l'interlocutore, riuscendo a sgusciare via dal gendarme.
«Fermati!» gli intimò l'uomo, ma egli venne bloccato dal moro che stava assistendo allo spettacolo «Ehy! Chi sei tu!?» sbottò.
«Sono il Capitano Black.» si presentò marziale.
Il gendarme si allontanò d'un passo, prodigandosi in mille scuse.
E fu così che finalmente il capitano Sirius Black venne scortato al Palazzo di Giustizia che tanto andava a cercare, seguito dal giovane gitano che lo osservò da lontano per tutto il cammino.

Una volta giunto, venne condotto nella sala delle torture, dove lo aspettava il capo inquisitore.
«Salute a voi, Malfoy.» lo salutò Sirius.
«Salve. Voi sareste dunque il Capitano Black, di ritorno dalle guerre?»
«A rapporto come da ordini, Signore!» disse, mettendosi sull'attenti.
«Seguitemi dunque fuori, Capitano.» fece calmo Malfoy, camminando verso l'esterno.
Voleva portarlo in un luogo dove potesse vedere i vicoli poveri di Parigi e la Cattedrale.
«Purtroppo siete giunto or qui nelle ore più deplorevoli per questa città, Capitano Black.» disse triste, guardando fuori dal balcone.
«Perché dite questo, Malfoy?» chiese il nuovo arrivato.
«Guardate con i vostri occhi. Cosa vedete per i vicoli della città? Coloro che vivono fuori dagli schemi, infiammando i cuori della gente con i loro corpi e i loro modi scabrosi di mostrarsi in pubblico, con menti al di fuori della morale. Zingari.» fece un gesto plateale verso Parigi «Non posso più sopportare tutto questo. Dopo ben 20 anni non sono ancora riuscito a fermare questo scandalo!»
«E mi avete fatto richiamare dalla guerra per scacciare dalla vostra città i gitani?» domandò perplesso.
A Sirius non sembrava una cosa così scandalosa che ci fossero delle persone di sangue diverso in città. E si ritrovò così a pensare agli occhi miele del giovane incontrato pocanzi.
«La guerra è come la povertà. Sembra sempre che sia in posti ben lontani da noi, quando invece la ritroviamo dietro l'angolo.» disse, dando le spalle alla città «Loro hanno un rifugio segreto, lo chiamano "La Corte dei Miracoli". Ed il vostro compito è... distruggerla.»
Black era solo un soldato. E come tale doveva eseguire gli ordini che riceveva dai suoi superiori.
«Agli ordini, signore.» esclamò.
«Ben--» il prete non fece neppure in tempo a terminare la frase che dalla piazza principale, davanti a Notre Dame, si sentì un boato festoso «Uff... Mi segua.» sbuffò, camminando verso l'uscita.
«Cos'è?» chiese Sirius.
«La Festa dei Folli.» rispose «E' una festa contadina. Penso sarà utile per voi assistervi, per poter così abbracciare il mio pensiero.»

Davanti alla chiesa di Notre Dame, nel frattempo, il Campanaro deforme, contravvenendo all'ordine datogli da Malfoy, decise comunque di scendere in città. Non sarebbe successo nulla. Il suo piano era semplice: farsi un giro tra le bancarelle e la folla, coperto con un mantello, e ritornare subito al suo rifugio.
Ma lui non era di certo abituato a stare tra le gente, difatti tra spintoni e strattoni, perse il suo precario equilibrio, finendo dentro ad una tenda.
«Ehy!» fece il proprietario, che si stava vestendo per lo spettacolo che ci sarebbe stato di lì a poco «Ti sei fatto male?»
Era il gitano che prima ballava nel vicolo, davanti al Capitano.
«Ehmm... scusami!!» disse Severus, che cercava di coprire la sua disgustosa faccia con il cappuccio del mantello.
«Non ti sei fatto male, vero?» chiese lo zingaro.
«No, no...» rispose il ragazzo, impacciato.
Il ragazzo, apprensivo, si avvicinò al campanaro e gli tolse il velo che gli copriva la testa, per controllare lui stesso se stesse bene.
«Ok, non ti sei fatto nulla.» lo rassicurò, abbozzandogli un sorriso.
A Severus non gli sembrò vero.
Quel gitano era stato la prima persona al di fuori di Malfoy a non storcere il muso davanti al suo volto raccapricciante.
«Cerca di stare attento la prossima volta, però.» disse, buttandolo gentilmente fuori dalla sua tenda «Comunque... complimenti per la maschera!» aggiunse, chiudendosi di nuovo dentro.
Il campanaro sorrise.
Per un attimo, era stato finalmente felice.

Dopo pochi minuti da quel fatto, apparvi io stesso sul palco principale.
«Perché, vedete bambini,» disse il burattinaio «io non sono solo un cantastorie, ma anche un provetto giocoliere e prestigiatore...»   
«Ecco a voi... Remus!!!» urlai, facendo esplodere tanti fumogeni attorno a me per far apparire il nostro ballerino più bravo e ricercato.
Remus Lupin.
Apparve dal nulla, come un cacciatore da sotto le frasche, con i suoi particolari occhi chiari che sembravano voler avvolgere e stregare chiunque li guardasse.
Cominciò a ballare, rapendo le folle con il suo muoversi.
«Che spettacolo rivoltante...» sputò Malfoy, che guardava la danza da un posto a lui riservato.  
«Sì, signore!» approvò solo a parole il Capitano, alzandosi la visiera dell'elmo per vedere meglio quel giovane che lo attraeva come il peccato.  
Una volta concluso il suo danzare, tornai sul palco con piroette e capriole.
«Ed ora madame e messeri, eleggeremo il re dei folli!!!» urlai.
Presto tutti i miei compagni gitani portarono sul palco i volontari e qualche persona presa alla rinfusa tra la folla, tra le quali c'era anche Snape. Cominciammo a togliere le maschere ai presenti, poiché il nostro re doveva essere il volto più orrido di tutta Parigi, e quando Remus non fu in grado di togliere la "maschera" a Severus, tutti lo riconobbero.
«E' lui! E' lui! Il Campanaro di Notre Dame!» urlarono additandolo.
Il ragazzo cercò di nascondersi, ma ormai il danno era fatto. Tutti avevano visto il suo volto e, chi non credeva alla sua esistenza, capì che in realtà il leggendario mostro che suonava le campane ogni dì, non era una leggenda.
«Scusate, signori!!» interruppi la folla «Abbiamo il nostro Re!!! Severus, il Campanaro di Notre Dame!!!» dissi sorridente, mentre posavo sulla sua testa la corona del Sovrano dei Folli.
Snape fu così applaudito da chi prima lo indicava con sguardo disgustato. Infondo quella gara era appunto fatta per scegliere il più brutto!
Ma la felicità del Gobbo durò ben poco. Le guardie cominciarono a tirargli pomodori, sbeffeggiandolo e prendendolo il giro in modo pesante, arrivando a prenderlo al lazo come una bestia. Quando Severus tentò di ribellarsi, con la forza che aveva in sé a forza di far suonare le pesanti campane, tutti si spaventarono ed anche gli stessi cittadini, che prima lo acclamavano, presero a tirargli cibo marcio ed insulti, il tutto sotto lo sguardo impassibile del giudice Malfoy, che fermò il Capitano Black, il quale voleva intromettersi per salvare il poverino dal linciaggio.
Ma al suo posto ci pensò un'altra figura, che apparve angelica sul palco, placando l'ira dei parigini.
Remus Lupin.
Delicato come le ali di una farfalla, si avvicinò a Severus.
«Perdonami, se non ti avessi trascinato sul palco, questo non sarebbe mai accaduto...» gli sussurrò, pulendogli il viso sporco di uova crude, con la manica della sua veste per poi liberarlo dalla corda che lo costringeva.
«Perché ti sei intromesso, zingaro?» urlò Malfoy, abbastanza arrabbiato.
«Perché ero rimasto fin troppo fermo a fare finta di nulla!» disse, aiutando il campanaro a rialzarsi.
«Questo non è affar tuo!» urlò, mettendosi ora in piedi.
«Sai una cosa, Malfoy? Abbiamo incoronato la persona sbagliata! Perché l'unico vero folle qui presente sei tu!» esclamò, lanciandogli contro la corona del Gobbo, che cadde ai piedi del giudice, il quale si rivolse al suo nuovo Capitano.
«Catturatelo.» sussurrò a denti stretti, mentre i suoi gendarmi si muovevano per raggiungere il palco.
Ma Remus aveva un aiuto importante, che i soldati non avevano: la sua gente. Gli bastò saltare giù dal palco per disperdersi tra la folla, che coprì la sua fuga.
Il prete ci mise un attimo a capire che aveva perso quel primo round.
«Trovatelo!» urlò a Sirius, salendo a cavallo per avvicinarsi al proprio protetto sul palco.
Un solo glaciale sguardo fu sufficiente affinché Severus si ritirasse di nuovo al suo rifugio, cercando di nascondere il proprio volto ai presenti.

«Ormai si era fatta sera, bambini, ed anche il cielo piangeva la pena del Gobbo Campanaro che guardava le strade di Parigi che aveva assaggiato per l'ultima volta. Perché si ripromise di non scendere MAI più in città.» continuò a raccontare «Ma certo, non si poteva aspettare da quelle strade alle quali Severus aveva detto addio, sarebbe venuto un piccolo angelo.»

Intanto che le guardie sguinzagliate dal giudice Malfoy battevano Parigi, il gitano, causa di tutta quella confusione a fine festa, era riuscito a trovare un buon nascondiglio nelle fredde e spesse mura della Cattedrale, non potendo immaginare che il Capitano Black era andato lì per pregare.
Appena entrò in quelle mura, che aveva sempre ammirato dall'esterno, si guardò intorno, rapito da quella bellezza che alla sola vista incuteva un timore reverenziale che non avrebbe mai potuto immaginare. Colpito da quel luogo, dall'aria quasi "magica", decise di chinarsi agli inginocchiatoi per seguire la funzione che si stava svolgendo in quel momento.
Dopo circa mezz'ora, arcidiacono dette la benedizione a tutti e Remus si alzò con gli altri fedeli, quando una mano guantata da una fredda maglia di ferro lo sfiorò al braccio coperto da cicatrici.
«Salve.» lo saluto il capitano delle guardie, accortosi del bel giovane già da un po', ma per il rispetto della Santa Messa aveva aspettato la fine della stessa per avvicinarglisi.
«Tu...» sussurrò il biondo, preso alla sprovvista, mentre ritirava l'arto.
«Che ci fai qui?» gli chiese il moro «Non è un gran bel posto dove nascondesi. Lucius Malfoy abita qui, insieme agli altri preti.» spiegò, lasciando cascare le braccia lungo il proprio corpo, in posizione di riposo.
«Perché non mi catturi?» domandò, pensando che ci fosse qualcosa sotto. Il giovane era molto guardingo.
«Perché siamo in Chiesa.» rispose questi, con serietà.
«Uhmm...» fece il lupo, pensante.
«Sei di poche parole.» sorrise il cane, allungando di nuovo una mano «Puoi almeno dirmi il tuo nome?»
«Mi chiamo Remus.» rispose, alzando gli occhi color miele a quelli brillanti e color pece dell'altro.
«Hai anche un cognome?» domandò, interessato.
«Prima che gli altri zingari mi rapissero da mia madre, mi chiamavo Remus Lupin.» raccontò, mentre ancor non aveva intenzione di stringere la mano portagli.
«Anagrammato viene "Primus Lune"...» notò, mettendosi nuovamente a riposo «Io invece mi chiamo Sirius Black.»
«La stella di Sirio... Nella costellazione del Cane Maggiore.» borbottò, il ballerino.
«Abbiamo nomi simili, tutti e due derivanti dal cielo.» sorrise, mostrando una dentatura curata e perfetta.
«Prego?» chiese, scettico.
«La Luna ed una Costellazione.» spiegò.
«Uhn...» l'altro non era tanto convinto.
«Quella che porti al collo, è una pietra della luna?» domandò Black, in tono quasi retorico.
Remus strinse nel pugno il suo pendente bianco latteo.
«Perché ti interessi tanto di me??» chiese, all'apice dell'esasperazione «So bene che mi porterai da Malfoy!!»
«Diciamo che hai carattere e... sei... un bel tipo.» disse, muovendo appena i corvini capelli «Comunque non ero qui per catturarti, si è trattato solo di un caso.»
Il gitano arretrò d'un passo.
«Non mi fido di te, Capitano Black!» gli disse, quasi non avendo il tempo di completare la frase, in quanto si sentirono dei veloci passi avvicinarsi a lui.
Erano le altre guardie, portate direttamente da Malfoy.
«Ben fatto, Capitano!» disse il giudice, facendo cenno alle guardie di catturare il lupo, ormai in trappola «Alcuni fedeli mi hanno avvisato della presenza di questo zingaro qui, se avessi saputo che c'eravate anche voi, avrei fatto a meno di fare codesta irruzione.»
Il miele si perse per un secondo nell'oscurità del cosmo in uno sguardo deluso ed arrabbiato.
«Mi dispiace, signore,» fece il capitano, parandosi tra il prete e il gitano «ma ha chiesto il diritto d'asilo: è intoccabile.»
Quella era una bugia - e Lupin lo sapeva bene - eppure... quel moro stava mentendo per lui, per proteggerlo.
«Non m'importa! Catturatelo!» urlò Malfoy, cieco di rabbia.
«Fermo!» urlò una voce calma e rigida, che uscì dalla sacrestia «Malfoy, questo ragazzo ora è sotto la protezione ecclesiastica, ti ricordi vero cosa significa "diritto d'asilo"!?» domandò l'Arcidiacono Dumbledore, arrivando di fianco a lui.
Il giudice inquisitore ringhiò e richiamò a sé le guardie.
«Andate!» ordinò, lasciando che le guardie ed il Capitano se ne andassero.
Mentre Black si ritirava, fece l'occhiolino al lupo, senza farsi vedere da altri, e lui gli rispose con una faccia impassibile, ma dagli occhi smarriti.
«Gitano!» lo chiamò Malfoy «Non potrai stare chiuso qui per sempre! Prima o poi uscirai ed ad attenderti ci saranno i miei uomini!» continuò a ringhiare, afferrando il giovane per una colorata fascia alla vita, avvicinandolo a sé, ora che anche l'arcidiacono era tornato a finire di vestirsi.
«Che fate?!» chiese lo zingaro, con un misto di rabbia in voce.
«Nulla...» sibilò, odorandogli i capelli chiari.
A quel contatto, Lupin sbarrò gli occhi e snodò la stola, in modo che si slacciasse così da allontanarsi dal biondo.
«Non sono uno sprovveduto.» disse piatto, con gli occhi da bestia.
«Tsk!» sputò l'uomo, procedendo verso la porta «Voi zingari fate fare pensieri impuri. Sarete tutti sterminati per il bene di Parigi.» e senza dare possibilità all'altro di rispondere, richiuse la porta dietro di sé, lasciandolo solo nella Cattedrale.
Anzi... non proprio solo...
Severus, che dall'alto aveva visto l'irruzione in Chiesa del suo padrone, era sceso fino al simulacro e, dopo aver visto Remus, tutto gli fu più chiaro.
«Scusami...» disse il moro, camminando a passo lento e zoppo fino a lui.
Il castano si voltò appena di lato, riconoscendo la figura dell'uomo deforme. Gli occhi gli si spalancarono, non per la paura, ma per la sorpresa.
«Campanaro!» disse, facendo anche lui un passo in avanti «Io... Io volevo scusarmi con te!» disse deciso.
«Eh?!» fece lui, non capendo.
«Sì, volevo scusarmi, perché se non ti avessi trascinato sul palco, non sarebbe successo tutto quel putiferio!» disse, con un tono calmo e tranquillo «Purtroppo non sapevo chi tu...»
Ma Severus lo interruppe.
«Non dire nulla. Va bene così.» scosse la testa.
«Ma...» tentò di insistere.
«Niente ma.» disse duro, allontanandosi «Sono felice che tu stia bene.» borbottò, con un orribile mezzo sorriso in volto, per poi salire le scale che conducevano alle campane.

Dopo diversi minuti, Remus raggiunse il campanaro che stava sulla cima del campanile.
«Come mai sei salito?» domandò Severus, che stava sulla porta d'uscita.
«Non avevo nulla da fare.» rispose spiccio il gitano, arrivando all'ultimo scalino della lunga e ripida scala.
«Allora, vieni!» lo invitò, uscendo all'aperto «Ti mostro una cosa che i tuoi occhi potranno sicuramente apprezzare meglio dei miei.» disse, facendogli cenno d'avvicinarsi.
Il lupo, senza dire una parola, lo seguì e vide un panorama che non avrebbe mai immaginato nemmeno nel mondo dei sogni: il sole del tramonto accarezzava tutti gli edifici e la Senna, colorandoli appena di rosso ed arancione, come se l'intera Parigi fosse coperta di lingue di fuoco.
«E'... E'...» le parole stentarono appena ad uscire dalla bocca del ragazzo «E' bellissimo! Resterei qui ad ammirarlo per sempre!»
«Puoi restare qui tutto il tempo che vuoi.» gli disse il Campanaro, che guardava il bel viso dello zingaro tingersi di caldi colori.
«Uhn...» fece, abbassando il volto.
«Non mi disturbi di certo.» borbottò il moro.
«Non è per quello, vedi... Sono lontano dalla strada solo da poco e già mi manca.» spiegò «Vorrei tornare dalla mia famiglia.»
«Perché vuoi tornare da quelle persone malvagie?» domandò Snape.
«Loro non sono malvagie!» ribadì.
«Ma... lo dice sempre il mio padrone... Il Giudice Malfoy.» balbettò, abbassando il volto.
«Anche io quindi sarei malvagio?» pose.
«No.» Severus scosse un poco la testa «Tu sei buono. Mi hai salvato dal linciaggio prima.» Remus aveva già un posto importante nel cuore del Campanaro: era stato l'unico a parte Malfoy ad essere gentile con lui «Io odio essere in debito con qualcuno.» continuò il ragazzo deforme, sporgendosi dal parapetto «Ti aiuterò a scappare.»
«Cosa?!» fece incredulo l'altro «Ma la Cattedrale è circondata!» gli fece notare.
«Lo so.» disse, lasciandosi cadere sui doccioni «Ci aiuteranno i Gargoyle.» spiegò «Seguimi.»
E così, Severus condusse Remus lentamente fino alla strada, saltando di statua in sperone, usando anche i mattoni smossi ed alcuni cornicioni. Fu una discesa lenta, che terminò a notte fonda, ma nessuno li aveva visti.
«Da qui potrai andare via senza che nessuno ti veda.» spiegò «Questo lato non ha porte.»
«Grazie.» ringraziò il lupo, compiendo un balzo insieme al campanaro, per arrivare all'ultimo balcone utile.
«Mi raccomando, fai in fretta.» disse in tono severo, ma il ragazzo gli tese una mano «Uhm? Che fai?» domandò.
«Vieni con me!» l'invito del gitano lo colse del tutto impreparato.
«Cosa?! IO?! E dove?!?!» chiese Snape a raffica, guardandolo con grandi occhi verdi.
«Alla Corte dei Miracoli!» illustrò «E' il posto dove stiamo noi gitani! C'è sempre spazio per un amico...»
«No. Io devo rimanere qui!» disse deciso.
«Ma perché?» domandò l'altro.
«Perché il mio posto e questo qui.» rispose serio, con un briciolo di nostalgia.
Sicuramente l'avventura del giorno prima doveva averlo provato molto a livello psicologico.
Lupin si tolse la collana e la mise al collo di Snape, nascondendogliela sotto la maglietta.
«Con questo la troverai semmai cambiassi idea.» spiegò «Comunque tornerò a trovarti!»
«Ma non puoi!» obbiettò il moro «Sei ricercato!»
Remus sorrise e baciò una guancia del campanaro.
«Verrò di notte.» disse, prima di saltare abilmente giù sul selciato e correre per i vicoli poveri e bui, nascondendosi dalle guardie di ronda.
Il moro si toccò la guancia, continuando a fissare la viuzza dov'era sparito Remus e solo quando la sua figura selvatica sparì del tutto, allora tornò di nuovo al suo rifugio.
"Remus..." pensò mentre arrivava al parapetto della cuspide del campanile, ricordando il nome da me pronunciato durante la festa.

La notizia di Lupin, scappato dalla Cattedrale, arrivò presto alle orecchie del giudice che guardava le lingue di fuoco del camino, con occhi freddi, mentre dentro sentiva un grande e crescente calore: voleva quel gitano. Lo voleva per lui, solamente per lui.
Quella non sarebbe stata una ricerca come le altre, ma una vera e propria caccia!
«Questo è tutto, signore.» spiegò la guardia che gli aveva raccontato che due uomini avevano incrociato il fuggitivo che passava sotto il ponte.
«Voglio quello zingaro!» ordinò, stringendo la stola presa al gitano «Domattina chiama a rapporto il Capitano! Colorerò di rosso Parigi!»
Malfoy ormai era pazzo! Pazzo d'Amore!

«Ormai, i tre uomini avevano tutti conosciuto quella bestia selvaggia, Remus Lupin, e tutti e tre erano caduti preda dei suo fascino, nascosto da un volto serio e pulito, con due occhioni perennemente tristi e bisognosi di un qualcuno che li guidi.» narrò il cantastorie.
«Ma... era un maschio!!!» gli fece notare un bimbo.
«Sì, ma un bellissimo ragazzo, capace di far venire i dubbi ad un prete, mettere sotto il suo potere un Capitano dell'esercito e sciogliere il cuore di un uomo che non aveva mai conosciuto l'amore.» rispose, con un inchino.
«E dopo chi ha avuto Remus??» domandò una bimba.
«Ora proseguirò il mio racconto...» informò i bambini, riprendendo in mano i suoi burattini. 

L'indomani, l'ordine di Malfoy fu chiaro ed inequivocabile: "Cercate lo zingaro in tutta la città e se non bastasse, bruciate le case dei traditori. Prima o poi salterà fuori!"
E così le guardie eseguirono, sotto lo sguardo scandalizzato di Black, che non capiva tutto quell'accanimento del giudice Malfoy per quel gitano dai bellissimi occhi miele.
Però, durante l'ennesima battuta di caccia allo zingaro andata male, Malfoy non ci vide più e decise di richiudere dentro la loro stessa casa la famiglia del mugnaio, dove c'erano anche due bimbi. Ed a quel punto, il Capitano non riuscì più a rimanere impassibile: entrò nella povera casupola e salvò i figli dell'uomo, buttando giù una porta per permettere a tutti di mettersi in salvo all'esterno. E ciò, il giudice, non lo presse di certo bene.
«Insubordinazione!!» gridarono le guardie, mentre lo catturavano.
Ormai buona parte del villaggio era accorsa a casa del mugnaio per spegnere l'incendio e molti videro la scena del soldato dalla parte del popolo, ora arrestato; e soprattutto lo vide un giovane gitano, vestito con un mantello, avente gli occhi color miele...
Il Capitano, legato ed imbavagliato, venne scortato a cavallo verso la città, ma, mentre attraversavano il ponte, scorse tra la folla la presenza del suo lupo. Solo quella vista, gli fece capire di non essere solo e si lasciò cadere di lato da cavallo, precipitando ancora legato e con tutta la pesante armatura indosso nel fiume.
Gli abitanti della città trattennero il respiro alla vista del prode Capitano, difensore del popolo, cadere nelle gelide e profonde acque, mentre le guardie dal ponte gli lanciavano contro delle frecce.
«Fermatevi.» ordinò il giudice «Lasciatelo, affogherà da solo!» spiegò, riprendendo a cavalcare il suo possente cavallo nero verso le porte di Parigi.
Così, mentre le guardie lo seguivano, Remus corse al fiume, buttandosi dentro per salvare il Capitano, liberandolo dalle corde e dalle piastre di ferro che lo ricoprivano così da riportarlo in superficie.

Quella notte, Severus ricevette visite.
Remus Lupin.
«Severus!» lo chiamò il gitano, entrando nel campanile, con aria disperata.
Ormai erano già diverse notti che il ragazzo andava a trovarlo ed i due avevano stretto amicizia. Seguendo la traccia del ciondolo, Snape era addirittura arrivato alla Corte dei Miracoli ed era conosciuto anche tra gli altri zingari, che si erano dimostrati tutti cordiali e rispettosi nei suoi confronti, anche se il più dolce era da sempre stato Lupin.
«Ciao Remus!» lo salutò il campanaro, andandogli incontro con il suo passo goffo.
«Amico mio,» disse il lupo «ti devo chiedere un enorme favore...» sussurrò a testa bassa.
Dietro di lui entrò Peter Pettigrew, un altro gitano dai capelli chiari, che portava a cavallino Sirius Black, il Capitano delle guardie.
A quella vista, Severus si incupì un poco.
«Lui è Black, il Capitano delle guardie, ma è diverso da tutti gli altri gendarmi. Lui sta dalla parte del popolo!» gli spiegò «Puoi tenerlo qui al sicuro? Sono certo che non lo troverebbe mai nessuno. Purtroppo non posso portarlo alla Corte per ora.
»
Vi fu un lungo silenzio, dove il verde cupo si sciolse nel miele.
«Io mi fido solo di te, Severus.» bisbigliò il ballerino.
«Va bene.» acconsentì il campanaro, scortandoli nel suo povero antro che usava come giaciglio.
L'ex Capitano venne poggiato su di un pagliericcio maleolente che sapeva di umido e, finalmente sdraiato, si riprese un poco.
«Ehy...» disse, vedendo il bel volto del giovane zingaro.
«Shhh...» fece questi «Hai capito cos'hai fatto prima?» domandò retorico, chinato accanto a lui, con Peter e Severus a guardarli.
«Sono caduto... tra le tue braccia?» domandò, stirando le labbra come a produrre un sorriso.
«No.» disse freddo l'altro, avvicinando un po' il viso al suo «Non so se sei uno sprovveduto od un eroe...»
«Scegli quello che ti piace di più, magari stavolta riuscirò a fare colpo!» disse, facendo l'occhiolino.
«Buffone...» rispose l'altro, arrossando un po' e girando il capo.
Black posò una mano sulla guancia del giovane, facendolo rigirare verso sé.
«Pensavo mi ringraziassi...» disse piano.
«E come?» domandò il lupo, con il la testa sempre più bassa.
«Chiudi gli occhi...» gli sussurrò il cane sulle labbra, baciandolo leggero.
A quella vista, i due spettatori spalancarono gli occhi, mentre solamente ad uno di loro si frantumò il cuore.

Ore dopo, Severus guardava sconsolato Parigi, mentre con le mani ormai piene di calli, suonava ancora ed ancora le campane e pensava al suo amore impossibile. Ben sapeva di essere brutto e deforme e che Black gli stava rubando l'amore, ma lui continuava a non dirgli nulla e tenere il suo amore nell'ombra, senza nemmeno riuscire ad odiare l'ex Capitano delle guardie. Dopotutto la scelta spettava a Remus.
Peter se n'era ormai andato da tanto ed il campanaro aveva lasciato soli i due amanti, che ora sentiva ansimare tra le consunte lenzuola.
Ecco perché suonava le campane: perché coprissero i loro rumori, perché coprissero il suo piangere...
Ma quel suono, coprì anche il rumore dei passi di Malfoy, che apriva la porta principale che permetteva l'accesso al campanile e, lento ma inarrestabile, saliva le scale, seguito da un gitano biondo, lo stesso cheprima aveva portato il Capitano al rifugio del deforme moro e che aveva tradito tutta la sua gente, svelando il nascondiglio di Sirius. (S)fortuna volle che Remus si fosse trattenuto con lui, difatti quando il giudice arrivò da loro e sentì i loro versi di passione nel buio, accese una candela, illuminando i due ragazzi nel loro peccato d'amore, cogliendoli sul fatto.
«Malfoy!» urlò Sirius, mentre cercava di coprire Remus per non mostre il suo corpo agli occhi del prete.
«Bene, ex Capitano, vedo che se la spassa con il nostro bel gitano...» ghignò.
Da dietro di lui comparvero almeno una dozzina di guardie, che catturarono i due.
«Lasciateci!» abbaiò Sirius, mentre Lupin, che quasi sveniva per l'imbarazzo, non compiva resistenza contro i gendarmi.
«Rinchiudeteli nelle prigioni!» ordinò il giudice «Domani sera il popolo si godrà il rogo di questo peccatore.» disse, riferito al lupo.
Gli occhi chiari del prete brillarono di pazzia e malvagità.
«Il peccato di sodomia è molto grave, sai?» chiese retorico, accarezzando il visino del giovane «Portateli via!!» quasi urlò, scendendo poi per le scale assieme a loro e lanciando un piccolo sorrisino verso l'uscita che dava alle campane.
Sapeva bene che Snape, il quale non aveva mai avuto nessuno, avrebbe sofferto molto di più se avesse perso la sola persona alla quale sembrava essersi così tanto affezionato.
Fermò due guardie e gli diede ordine di tornare indietro.
«Prendete il Campanaro e incatenatelo. Voglio che segua in prima fila da Notre Dame cosa spetta ai peccatori!» disse con un ghigno, proseguendo nello scendere la ripida scala a chiocciola.

«Così Severus venne catturato dalle guardie che lo incatenarono fin dalla notte, in modo che non si perdesse ogni più minimo preparativo del rogo che ci sarebbe stato il mattino!» spiegò James, cominciando a giocare con le pietre focaie.
«Ma io non voglio che Remus muoia!» uggiolò un bimbo.
«Manca poco a finire la storia, piccini.» li avvisò il cantastorie, riprendendo a narrare.

La mattina dopo, tutta Parigi era raccolta nella piazza principale, mentre il boia leggeva la pergamena che sentenziava la morte dello zingaro Remus Lupin per sodomia.
Non mancava proprio nessuno.
Gli amici zingari tentavano di passare oltre le guardie per trarlo in salvo, sotto lo sguardo impassibile di alcuni cittadini, l'ex Comandante era rinchiuso un una cella di ferro ed infine Snape era incatenato alla grande finestrata principale della Cattedrale.
Malfoy si avvicinò a Remus, accarezzandolo con la stola che gli aveva preso quella volta in Chiesa.
«Sai che io posso dire che sei pentito e potrei anche darti la grazia?» gli domandò, in un sussurro appena udibile.
«E allora perché non lo fai?» ringhiò Lupin.
«Non capisci? Se tu vivrai, sarà solo per essere mio e per servirmi.» sibilò, mostrando la dentatura perfetta, nella quale risplendeva il canino «O le fiamme o mio.»
Il gitano aveva capito tutto, fin dalla prima volta che aveva visto Malfoy. Una visione stomachevole.
Senza nemmeno rispondergli, gli sputò in faccia.
Il prete, schifato, si pulì dalla saliva con il velo dello zingaro e fece poi cadere la torcia ai suoi piedi, dando così fuoco alla secca paglia, innescando il rogo per il peccatore che come unica vera colpa aveva quella di fare del bene.
«Lo zingaro non ha negato la sua colpa!» urlò Malfoy alla folla «Ora solo la morte potrà salvarlo!»
Le lingue di fuoco si alzarono alte come il nero fumo che saliva fino al Cielo, fino a Notre Dame.
«Remus...» piangeva piano il campanaro «Perdonami...»
Ma un uomo comparve dietro di lui, aprendo i lucchetti e liberandolo dalle pesanti catene che caddero a terra con un polveroso tonfo.
Era l'arcidiacono.
«Albus Dumbledore...» sussurrò Snape «Cosa... ?»
«Tu sei l'unico che può salvarlo.» lo interruppe gentilmente il vecchio «Salva lui e salverai tutta Parigi.» sussurrò.
Severus guardò verso il basso, fissando il rogo.
«Quanto ci metti a scendere?» chiese il religioso, andando verso le scale.
«Un minuto.» soffiò il moro, scendendo a capofitto verso terra, portandosi appresso due catene.
Non aveva memoria di essere mai sceso tanto veloce dal suo rifugio, prima di quella volta. Forse era la disperazione, ma poteva anche trattarsi dell''Amore. Quel sentimento che il moro ancora provava per il gitano, nonostante avesse già compiuto la sua scelta.
Una volta che il campanaro fu poco distante da terra, lanciò una catena sui carrozzoni dove era prigioniero Sirius, rompendone così il lucchetto. Nessuno si era accorto della presenza dell'uomo deforme, in quanto il fuoco creava una sorta di cortina che oscurava Notre Dame.
Il panico si era disperso tra i codardi civili ed i soldati; tutti si muovevano caoticamente, così Severus poté lanciare l'ultima catena addosso ai gendarmi di guardia al rogo, così da stordirli e poter liberare Remus, ormai svenuto.
Non c'era un piano, era tutto affidato all'istinto ed alla fortuna, ma ci pensò l'ex Comandante a difendere il campanaro.
«Cittadini di Parigi!!!» urlò Black «Aiutiamo il campanaro ed il gitano! Non permettiamo ancora una volta al giudice Malfoy di fare del male ad un innocente! Non qui! Non davanti agli occhi di Notre Dame!!»
Per fortuna, le sue urla di incitamento vennero ben accolte sia dagli zingari, che si schierarono immediatamente dalla sua parte, sia da molti cittadini, ammirati dalla prodezza dei due mori.
Così, tra la confusione generale, Severus riuscì a salvare il lupo dalle fiamme e a condurlo verso il portone principale, che aveva appena aperto Dumbledore. Entrò come una scheggia nella Cattedrale ed Albus fece per richiudere il portone dietro di lui.
«Portala al sicuro, Severus! Proteggerò questo portone e la Santità della Chiesa contro la follia di Lucius!» quando finì la frase, il campanaro era ormai alle scale che conducevano di sopra e Malfoy in persona aveva bloccato il portone con la spada, impedendo all'arcidiacono di chiudere.
«Lucius!!» disse forte, quando vide l'uomo entrare a forza «Profani questo luogo sacro macchiandolo del sangue della tua spada??»
Il giudice non gli rispose nemmeno e lo buttò a terra con violenza.
«Taci, vecchio! Voglio quello zingaro!» ringhiò, procedendo verso il campanile.

Ormai Severus aveva imparato che il mondo non era quel posto tremendo ed a lui avverso del quale gli aveva narrato il suo padrone per vent'anni, ma era lo stesso Malfoy quello malvagio. Ed ora, il campanaro solitario, aveva deciso di schierarsi dalla parte delle persone che lo avevano sempre apprezzato e non confinato in un campanile.
Ora nel suo cuore c'era spirito combattivo e voglia di ribellarsi al giudice.

I due combattenti si ritrovarono al campanile. Sarebbe stato quello il luogo della battaglia.
Ma Severus non aveva mai usato un arma in vita sua ed il gitano era ancora svenuto. Non sarebbe stata una sfida facile...
«Severus!!» gli urlò il prete, brandendo la spada «Consegnamelo!»
«MAI!» rispose Snape, correndo per quanto gli permettevano le deformi gambe.
Il giudice lo bloccò, tirandogli un pugnale ad una gamba, facendolo così cadere a terra.
«Ed ora cosa pensi i fare nelle tue condizioni?» domandò Lucius, velenoso.
Ma se c'era una cosa che non conosceva del suo protetto erano la determinazione ed il coraggio che lo contraddistinguevano. Egli, dolorante e più zoppo di prima, toltosi il pugnale dall'arto, si alzò in piedi salendo le scale che portavano alle campane.
Quello era il suo luogo, il suo habitat e nessuno si poteva districare in quel dedalo meglio di lui. Dopo solo alcuni minuti si era già allontanato a sufficienza dal folle chierico.
«SEVERUS!!!» urlò quest'ultimo, arrabbiato come una vespa «Vieni fuori!!!»
«Mi perdoni, padrone.» sussurrò il campanaro, spuntando dietro l'uomo, tenendo in mano una fune che non esitò a tirare, muovendo così tutte le campane.
Il rindondìo produsse un rumore assurdo per chi non era abituato, facendo così buttare le armi al prete, che usò le mani per tapparsi le orecchie. Ma ben poco potevano fare i suoi palmi, così si diede alla fuga, uscendo dal campanile ed andando alla stretta passerella di pietra all’esterno.
Ferito nell'orgoglio e frastornato, Malfoy andò a sbattere contro Dumbledore.
«Basta Lucius! E' finita per te!» abbaiò, con diverse guardie rimaste fedeli alla Chiesa che puntarono le loro lance contro la gola del prete.
«No.» sibilò il giudice «Io sono nel giusto!!! Quel gitano è Satana e solo io posso redimerlo!»
«Smettila Lucius, torna in te!» cercò di dirgli, ma il biondo si sporse dal parapetto.
«Io posso tutto!» disse, con gli occhi che brillavano di pazzia «Non mi farò mai prendere da te!!» e detto ciò si lasciò andare, cadendo fino alla piazza, che macchiò di rosso. L'ultimo sangue che si sarebbe versato quella giornata.

Dopo qualche ora, finalmente, Remus, Dumbledore e Severus uscirono dalla Cattedrale.
Ormai nella piazza tutti avevano cessato di combattere, preferendo curarsi a vicenda, visto che la pazzia del giudice Malfoy era giunta alla fine.
Black corse incontro al suo amato, abbracciandolo, per poi ringraziare gli altri due. Invece la popolazione restò distante. Erano ancora un po' terrorizzati da quell'uomo deforme. Tutti, tranne i gitani che gli si avvicinarono.
«Lui è il nostro eroe! Lui ci ha salvato da Malfoy e dalla sua ingiusta pazzia! Viva Severus!» queste erano solo alcune delle urla che si udivano.
E tutte erano urla di gioia ed esultanza.
E tutte portavano un solo nome.
Severus Snape.
Il Campanaro di Notre Dame.

«Allora bambini, chi è l'uomo e chi è il mostro?» domandò il cantastorie, mettendo davanti ai bimbi i burattini con Severus e Malfoy «Chi è brutto dentro o chi è brutto fuori? La risposta è...
»
«James Potter!!!» una donna rossa uscì dal carrozzone lì vicino con un urlante bambino in fasce in braccio «Vieni subito qui a badare ad Harry! Da quando è caduto dal lettino e si è ferito alla fronte non fa altro che piangere!»
«Arrivo, Lily... Arrivo!» rispose il cantastorie, tornando verso la sua famiglia.
«Aspetta!!» lo chiamarono i bimbi «Ma allora il mostro era...» ma le loro voci furono coperte dai rintocchi del mezzogiorno.
«Ssshhh...» disse il moretto, facendo per prendere il bimbo, che venne invece sollevato dalle forti braccia di un soldato dai lunghi capelli color grafite, con al suo fianco un gitano castano chiaro. Finalmente il bimbo smise di piangere.
«Sentite?» chiese il nuovo arrivato dagli occhi color miele volti verso il campanile «Severus sta suonando le campane...»

§Fine§  
XShade-Shinra



Risposte alle Recensioni:

x sbuff: x°D Innanzitutto fatti fare i complimenti per la recensione che mi hai lasciato: era veramente spettacolare!XD Ti ringrazio dei complimenti, sono davvero molto felice che ti sia piaciuta! ^^

x Adhara: Grazie mille per le tue parole! *^* Sei stata gentilissima ad aver lasciato questa recensione una volta iscritta e per averla aggiunta ai preferiti. <3 Un bacio anche a te.

  
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