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Autore: eLiSeTtA    13/10/2009    3 recensioni
Un bacio sulla guancia. Tutto qui.
L’ho portata via da quello schifo di nave, le ho salvato la vita mettendo a repentaglio la mia, le ho detto che credo di non poter vivere senza di lei e tutto quello che ho ottenuto è stato solo un grazie e un bacio sulla guancia.
[...]
Le avevo appena fatto una dichiarazione e ho ricevuto a stento un mezzo sorriso, spero, perché ho paura che fosse soltanto un’allucinazione, e poi mi sono anche dovuto sorbire una ramanzina, sul perché ero venuta a salvarla e sul perché avevo messo a repentaglio la mia vita e quella di McGee SOLO per lei. Dici niente gioia, SOLO per te! Non è che per me tu sei una persona come le altre, in quel caso l’avrei capito, ma... insomma! Bel ringraziamento!
ATTENZIONE, SPOILER! From episode 7x02 Reunion
One shot di elisa_93
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Eccomi con una bella one-shot nuova nuova! So che avreste preferito leggere l’ultimo capitolo di “Im lo akhshav” ma questo fine settimana ho scoperto che io e la fisica (materie nuove per me quest’anno! evvai... sigh...) non siamo molto compatibili e quindi non ho avuto il tempo materiale di sistemarlo! Non si potrebbe abolire la fisica dal programma del liceo scientifico, vero? :P In compenso però durante le ore di matematica ho scritto questa storia, che dedico a tutte quelle che come noi non hanno mai smesso di credere in Tony! Buona lettura e spero che vi piaccia!

 

 

 

 

 

THERE IS STILL HOPE FOR US

 

 

Un bacio sulla guancia. Tutto qui.

L’ho portata via da quello schifo di nave, le ho salvato la vita mettendo a repentaglio la mia, le ho detto che credo di non poter vivere senza di lei e tutto quello che ho ottenuto è stato solo un grazie e un bacio sulla guancia.

Capisco che per Ziva questo è già uno sforzo immane, per la storia del suo passato non proprio roseo e del fatto che quasi tutte le persone di cui si fida alla fine la tradiscono, però poteva almeno... va beh! È meglio se lascio perdere!

Lei ora, in questo preciso istante, è seduta di fronte a me, con la sua aria tranquilla come sempre e con la sua piantina accanto, come se non fosse successo nulla poco fa tra di noi.

Mi fissa ridendo come se io non avessi mai ammazzato Rifkin, come se lei non mi avesse mai picchiato e quasi ucciso e soprattutto come se questi quattro mesi non siano mai passati. Come se nonostante tutto quello che è successo fossimo ancora solo semplici colleghi.

Non ho mai capito come Ziva faccia a nascondere così bene i suoi sentimenti ed emozioni, so solo che negli ultimi tempi mi sta sembrando sempre più brava, forse in Israele ha seguito un “corso di aggiornamento”, chi lo sa!

Prima almeno riuscivo a capire da uno sguardo o da un gesto che cosa le poteva passare per la testa, ed ero molto orgoglioso di questo anche se in effetti non l’ho mai ammesso nemmeno a me stesso, questa è la prima volta che mi rendo conto della cosa. Ero contento perché in certo modo questo mi avvicinava di più a lei, a capirla meglio, anche se so che non ci riuscirò mai fino in fondo.

Ora però quei suoi occhi così belli e di solito così espressivi sono due pozzi neri come la pece. Nel suo sguardo non riesco più a scorgere la sua umanità se non nei brevi momenti in cui mi permette di rivedere il suo vero IO, la donna che ho conosciuto quattro anni fa e di cui credo di essermi perfino innamorato.

E quando, legato a quella sedia stremato a causa delle percosse e di quella schifezza che mi avevano iniettato, gliel’ho praticamente detto qual è stata la sua reazione?

Nessuna.

Le avevo appena fatto una dichiarazione e ho ricevuto a stento un mezzo sorriso, spero, perché ho paura che fosse soltanto un’allucinazione, e poi mi sono anche dovuto sorbire una ramanzina, sul perché ero venuta a salvarla e sul perché avevo messo a repentaglio la mia vita e quella di McGee SOLO per lei. Dici niente gioia, SOLO per te! Non è che per me tu sei una persona come le altre, in quel caso l’avrei capito, ma... insomma! Bel ringraziamento!

Mi aspettavo qualcosina in più, perché in fondo io so che anche Ziva prova quello che provo io.

Lo vedo da come mi parla, da come mi guarda, da come tenta di tenersi il più lontano possibile da me che rappresento il suo collegamento con la vera se stessa, con quella persona così lontana dalla fredda agente del Mossad che si ritrova sempre a impersonare.

Credo sia innamorata di me, ma per qualche arcana ragione a me sconosciuta non mi vuole al suo fianco. Lo so! Sembra quasi una contraddizione, ma in fondo lei stessa lo è, no?

Io non so cosa sia accaduto su quella maledetta nave, non so quali e quante torture abbia subito in quei quattro mesi. Non ho idea di cosa possa aver passato e di come ora possa sentirsi. Io so solo che questo l’ha allontanata ancora di più da me. E la cosa mi fa star male.

Vederla finalmente di fronte a me, poterla toccare se solo lo voglio, poter parlare con lei o anche scambiarci un semplice sguardo mi fa sentire la mancanza di quello che c’era prima che tutto andasse a rotoli e di quello che ci potrebbe ancora essere tra di noi.

Io non lo capisco! Perché non si lascia andare a me?

Ziva lo sa che non le farei mai del male, che di me si può fidare, che la proteggerei a costo della vita, gliel’ho già dimostrato in più di una occasione! Lo sa quello che provo per lei!

Ma allora perché non mi permette di stare al suo fianco come qualcosa in più di un semplice amico e collega?

Forse la risposta è semplice. Forse semplicemente non mi ama e non mi ha mai amato. Forse è sempre stata solo una mia impressione, forse era solo un mio sogno e ho tanto desiderato che diventasse realtà che alla fine ho immaginato che lo fosse!

Ma forse sto di nuovo sbagliando...

Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme non può veramente non provare nulla per me, nessun sentimento. È impossibile e poi se no mi avrebbe già ucciso quel giorno a Tel Aviv, quando ne aveva avuto la possibilità, avevo ucciso il suo compagno dopotutto!

Non può essere, non ci voglio credere!

- Io vado! A domani!- dice Ziva in questo momento distraendomi momentaneamente dai miei complicati pensieri.

È già in piedi che raccoglie le sue cose e che si prepara ad andarsene, lo fa con calma, senza fretta, quasi volesse ritardare il più possibile questo momento e io, come incantato, rimango a fissarla mentre prende il suo zainetto nero e se lo mette in spalla, per poi allontanarsi a passo leggero dalla propria postazione.

La pianta però, forse il simbolo più tangibile del suo cambiamento, la lascia sulla scrivania tristemente afflosciata su se stessa. Probabilmente sbadata come è si è dimenticata di metterle l’acqua.

Si volta verso di me, e mi sorride. È un sorriso così bello che sembra quasi vero, peccato che il suo sguardo rimanga indecifrabile, rovinandolo e facendomi rendere conto che c’è qualcosa di tremendamente grosso che le rode dentro.

Dopo, sempre col finto sorriso stampato in faccia, mi fa un cenno con la mano e si dirige con tranquillità verso l’ascensore.

E no, bella! Non puoi andartene così facilmente!

Prendo velocemente le mie cose, non molte a dire il vero, mi metto la giacca sull’avambraccio e corro verso di lei come un pazzo. Credo di aver stabilito un nuovo record mondiale nei “metri dalla mia scrivania all’ascensore”...

- Ciao McGee!- grido senza voltarmi verso di lui che neanche si degna di rispondermi.

Gibbs invece non lo saluto. Non fraintendetemi, non è che non voglia è che non posso! Lui è come al solito in giro per tutto il palazzo dell’NCIS e io non posso certo mettermi a cercarlo nella speranza di trovarlo, potrei starci anche ore! Quindi preferisco fare la figura del cafone piuttosto di perdere questo tempo.

Quando arrivo Ziva è già dentro all’ascensore e le porte si stanno per chiudere, ma lei, sempre con estrema tranquillità, lo ferma con la mano, mi fa salire e preme il pulsante per il piano terra.

- Grazie per il passaggio...- mormoro facendo un mezzo sorriso che sicuramente le deve apparire parecchio nervoso.

Rimaniamo in silenzio sotto luce del neon dell’ascensore. Non un suono, se non i nostri respiri. Il suo calmo e controllato, come sempre del resto, e il mio affannato e concitato a causa della corsa di poco fa e della delicatezza del momento.

Mi volto leggermente verso di lei e noto che è compostamente rivolta con lo sguardo davanti a se, verso le porte dell’ascensore che si apriranno a breve. Non lascia trasparire niente, neanche un sentimento, e rimane in religioso silenzio.

Preferirei che mi urlasse contro, almeno sarebbe sempre un contatto, un modo per comunicare, per farmi capire come si sente, cosa sta provando ora.

Invece silenzio. Solo silenzio.

No, non posso continuare a sopportarlo, non oggi almeno.

Blocco l’ascensore. Le luci al neon si spengono quasi tutte lasciandoci in una penombra artificiale, e mi volto verso di lei, che non sembra affatto sorpresa dal mio gesto, forse pensava che l’avessi raggiunta nell’ascensore apposta per fare questo o forse sapeva anche prima di me che l’avrei fatto, anche senza avere un copione preciso.

- Cosa c’è?- mi chiede tranquilla voltandosi verso di me.

Il falso sorriso è scomparso dal suo volto. Se sapeva che avrei fermato l’ascensore allora sa anche cosa sto per dirle, o meglio chiederle, e credo che la cosa la faccia sentire parecchio a disagio.

- Dobbiamo chiarire una cosa...- dico fissandola negli occhi nella speranza di scorgervi anche la più piccola emozione.

- Mi pareva avessimo già chiarito tutto prima...- mi risponde semplicemente reggendo il mio sguardo.

Fredda e glaciale. Lontana e irraggiungibile. Questa non la Ziva con cui voglio parlare.

Non è certo così che risolviamo i nostri problemi, piccola ninja! Non possiamo continuare a ignorare quello che sentiamo! Io sono stanco e anche tu! E si vede!

- No, non abbiamo chiarito tutto Ziva!- sbotto cercando di mantenere un tono duro. Deve capire che non possiamo più rimandare questa conversazione che tanto alla fine avremmo dovuto fare comunque, in un modo o nell’altro.

- E quale sarebbe il problema?- fa mettendosi subito sulla difensiva. Non vuole affrontare l‘argomento, è palese.

Devo fare una domanda diretta, ora! Altrimenti sarà troppo tardi, lei si chiuderà in se stessa e noi continueremo a mentirci come due emeriti imbecilli!

- Cosa hai provato quando te l’ho detto?- dico senza troppi giochi di parole.

Mi pare di scorgere un luccichio di sorpresa negli occhi di Ziva, forse non si aspettava che avrei messo le carte in tavola così facilmente e soprattutto così presto.

Schietto e diretto. Era questo quello di cui avevo bisogno! Perfetto!

- Che cosa?- chiede lei cercando di mascherare una leggera indecisione nella sua voce. È nervosa, ormai l’ho quasi messa alle strette.

- Sai quasi meglio di me di cosa sto parlando... cosa hai provato?- ripeto con determinazione senza staccare lo sguardo dai suoi occhi scuri sbarrati.

Non mi risponde. Si limita ad abbassare lo sguardo timorosa che io possa leggervi dentro una risposta, positiva o negativa che sia. Non vuole che io sappia cosa pensa, non vuole aprirsi con me, non vuole dirmi quello che prova.

Resta in silenzio, vi si rifugia come sempre quando non ha voglia di parlarmi e continua a farmi penare. Non può certo avere idea di come mi sento io in questo momento!

Sempre senza rivolgermi un solo sguardo o una parola, allunga la mano verso il pannello di controllo per riattivare l’ascensore e porre fine così al suo interrogatorio.

Te l’ho già detto, bella! Oggi non mi scappi!

Con un movimento tanto brusco quanto fulmineo le blocco il braccio con la mano. Lei mi fissa sorpresa e contrariata da questo gesto.

Lo credo! È troppo abituata al fatto che io faccia tutto quello che vuole e che non le impedisca mai di fare niente!

Per tutta risposta io le faccio appoggiare delicatamente il braccio lungo il proprio fianco e quasi senza rendermene conto faccio scivolare con dolcezza la mia mano sulla sua, quasi imprigionandola.

- Cosa hai provato?- ripeto alzandole il viso verso di me con l’altra.

Lei mi fissa un momento, come cercando di capire che intenzioni ho, poi abbassa lo sguardo verso le nostre mani intrecciate e con un sospiro, toglie delicatamente la sua dalla mia.

- Io...- prova a dire, ma si interrompe subito, come se non trovasse le parole per dirmi quello che sta pensando o come se cambiasse idea all’ultimo momento - Non ho provato nulla! Non ho provato nulla quando me lo hai detto! Sapevo che eri drogato e che mi avresti detto cose assurde! Ero già preparata psicologicamente! E quindi io non...-

Nei suoi occhi sfuggenti riesco finalmente a scorgere qualcosa. Sembra dispiacere, malinconia, tristezza. Sembra che voglia andarsene il più presto da qui, per potersi finalmente allontanare da me e tornare alla sua vita.

Perché continua a mentirmi? Perché vuole allontanarsi da me? Cosa ho fatto? O cosa non ho fatto?

Penso questo mentre interrompo il suo monologo annullando lo spazio tra i nostri visi e posando le mie labbra sulle sue. Un gesto inaspettato, anche questo non programmato ma che probabilmente darà una risposta alla mia domanda.

Ziva stavolta è davvero sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata un simile gesto da me e neanche io a dire la verità. Forse anche meno di lei.

Sento finalmente dopo tanto tempo il suo sapore e la morbidezza delle sue labbra, e mi sembra tutto come lo ricordavo, da quella lontana missione sottocopertura. Come avevo sempre sperato che fosse.

Posso finalmente dire di aver realizzato in parte il mio sogno, anche se non potrò mai averla per me, avrò almeno il ricordo di questo bacio rubato di quello che avrei potuto avere se le cose fossero andate diversamente... Delicatamente faccio per allontanarmi da lei fissandola negli occhi, cercando in pozzi neri una emozione. Ma proprio mentre lo faccio nel suo sguardo qualcosa cambia, persino i suoi tratti mi sembrano modificati e lei mi sembra anche più bella del solito mentre, stupendo entrambi, mi cattura il viso tra le proprie mani e mi riavvicina a se rispondendo con ardore al mio bacio di prima. Intreccia le sue mani fra i capelli cercando disperatamente di avvicinarmi di più a se, come cercando di sfruttare al meglio questo momento tanto atteso da entrambi. E si, anche da lei!

Questa è la conferma che cercavo! Lei mi ama anche se non lo vuole ammettere! Sono talmente felice, che pur di rivivere questo momento sarei disposto anche ad aspettare anni!

All’improvviso lei si allontana da me bruscamente, quasi spingendomi via da se, i suoi lineamenti cambiano e cerca di tornare ad essere fredda e insensibile come prima.  Ma i suoi occhi la tradiscono.

È confusa e imbarazzata per via di quello che è appena successo. Il suo corpo l’ha tradita e mi ha fatto capire quello che lei sta cercando in tutti i costi di nascondermi. Forse per paura.

- E questo per che cosa era?- domanda guardando un punto indefinito sopra la mia spalla ed evitando accuratamente i miei occhi. Il suo tono è incolore, sta lentamente ricostruendo la barriera intorno a se.

Non rispondo, non stupendomi più di tanto per la domanda, e senza fissarla riattivo l’ascensore mentre l’ombra di un sorriso mi aleggia sulle labbra. Rimango in silenzio a rimuginare sul mio gesto e sulla risposta di Ziva, mentre sento il suo sguardo trapassarmi da parte a parte.

- Te l’ho già detto! Non posso vivere senza di te...- dico prima di uscire dall’ascensore lasciandola sola.

Se lei mi ama, se un giorno sarà disposta ad aprirsi con me e dire definitivamente addio al suo passato, allora forse c’è ancora speranza.

C’è ancora speranza per noi due.

 

  
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