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Autore: Fanny Jumping Sparrow    14/10/2009    4 recensioni
*Completamente revisionata*
La maledizione dell'Olandese Volante è spezzata grazie all'amore fedele di Elizabeth, ma Calipso ha ancora una richiesta da fare al Capitano Turner...
Nel corso della sua ricerca, affiancato dalla moglie e dal figlioletto, ritroverà i vecchi compagni d'avventura, ma Jack continuerà a creare non pochi problemi...
Ringrazio chi continuerà a leggere e chi la metterà tra le preferite!
- E mi avevi fatto promettere "niente segreti" - sospirò Will reprimendo della sana collera.
- Non riguardava te e me. Questo è un segreto di storia della pirateria! - Elizabeth non si smentiva mai: piratessa fino alle budella.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Capitolo 26: Coraggio o follia

- … lasciare! Devi … Jim!

Le parole strepitate da Elizabeth arrivavano a Will frammentate, in mezzo alla bolgia delle due ciurme che si stavano ormai scontrando apertamente.
L’Olandese Volante era rimasta con più di metà del suo scafo sommerso: poppa e prua si erano allineate, molti uomini erano impegnati a respingere i tentativi di assalto dei nemici che si lanciavano ripetutamente con cime e rampini verso di loro.
I cannoni erano finiti sott’acqua e nulla potevano contro le bordate dell’Orca.
- Penrod!
L’apparizione del fidato medico di bordo fu una boccata d’aria per il Capitano Turner che lo chiamò più volte finché quello, cercando di evitare le pallottole vaganti, si trascinò fino a lui.
- Portala di sotto! – gli ordinò affidandogli la moglie che non si era più rialzata per il forte dolore al fianco. Il marinaio con cautela si apprestò a prenderla tra le braccia, ma lei era recalcitrante e continuava a tenersi saldamente aggrappata al marito.
- Non mi lasciare! – seguitava a ripetere stringendogli le mani, evidentemente disorientata da quanto stava accadendo attorno a loro.
- Vado a recuperare Jim e lo porto da te – le promise lui, cercando di convincerla a farsi accompagnare via da quella baraonda infernale.
- Jim! – si ricordò d’un tratto la donna, lanciando uno sguardo più che preoccupato alla coffa dove lo aveva avvistato l’ultima volta, non riuscendo a scorgerla poiché aveva la visuale occupata dai corpi dei vari pirati che si spingevano tra le onde sollevandone spruzzi. Sembrava che la nave dovesse affondare da un momento all’altro. Le assi scricchiolavano e si curvavano sensibilmente, il legno del ponte non avrebbe sopportato ancora il peso di tutta quell’acqua. Bisognava completare la manovra e poi risalire in superficie.
- Giurami che non resterai sopra coperta, questa volta – tornò a parlargli con più calma nell’orecchio Elizabeth, arrendendosi infine a separarsi da lui. Will la guardò intensamente negli occhi per qualche secondo, le accarezzò con un dito le labbra e si allontanò.
Penrod si caricò sulla spalla la signora Turner senza troppi complimenti e, più veloce che poté, discese attraverso il primo boccaporto che gli si aprì davanti.
Intanto il Capitano Turner era impegnato ad attirare l’attenzione dei pochi pirati rimasti nelle vicinanze: - L’argano! Tutti all’argano! – comandò raccogliendo quattro di loro e prestandosi ad aiutarli, spingendolo lui stesso.
Non appena sentì le grida di Jim, però, abbandonò subito gli altri correndo sotto il trinchetto. Vide che anche Jack era lì, immobile con la testa chinata, come ipnotizzato da qualcosa, poi avvertì come degli aghi affondargli nella carne e voltandosi notò degli arpioni attaccati al parapetto. Alzò lo sguardo sul figlio: era riuscito a raggiungere la sartia ed era rimasto aggrappato con le braccia e le gambe tra il cordame. Un attimo dopo il vascello iniziò ad inclinarsi gradualmente verso prua e i rampini, mentre le corde tiravano, graffiavano la ringhiera lasciando profondi solchi e facendolo rabbrividire. Non seppe più trattenere le urla che si mescolarono al clamore dominante e si catapultò a tagliare le funi così da avere più vigore per portare al sicuro Jim.
L’Olandese arrestò di nuovo la sua discesa: la parte posteriore si schiantò sulle onde. Jack era ruzzolato ma si rialzò, scombussolato e grondante dalla testa ai piedi, mentre l’immagine riflessa si ricompose davanti ai suoi occhi. Sinuosa e sorridente, si protendeva verso di lui.

- Aiuto!
Doveva bruciargli la gola per quanto stava strillando. Quel mocciosetto lo avrebbe salvato qualcun altro, si disse sbattendo le palpebre per liberarle dal sale. Irriflessivamente si guardò attorno: erano tutti occupati, perfino il padre che, muovendosi lungo la murata con la mano stretta al fianco destro, giocava al tiro al bersaglio con i pirati dell’altra nave.
Lui doveva mettersi in salvo: non aveva né spada né pistola, e se quei manigoldi assetati di sangue gli fossero piombati addosso non avrebbe potuto difendersi. Cominciò a camminare indietro come un gambero, con meno agilità di quanto volesse.
Anche il bambino era indifeso: avrebbe perduto la voce se continuava a implorare aiuto in quel modo. Un proiettile, sparato da chissà chi, spezzò la trama di funi cui era appesa quella giovane vita. Lo strillo acuto e disperato di Jim gli arrivò come un pugno nello stomaco.
Will scagliò uno sguardo di puro terrore, prima al figlio che oscillava nel vuoto, poi a Sparrow che assisteva alla scena senza battere ciglio. Portò avanti la gamba destra, pronto a lanciarsi, ma un uncino agganciatosi alla sua giacca lo tirò indietro, facendolo sbattere sulla murata.
Lei era ancora lì, affascinante e terribile: - Capitano per sempre. Questa volta potrai.
Era come una voce nella sua mente, lo stava controllando. Sarebbe stato più coraggioso lasciare che il petulante ragazzino si spiaccicasse al suolo, oppure dire di no alla potente dea del mare che pareva volerlo graziare? Jack sferrò un calcio deciso alla pozza d’acqua e l’evanescente figura femminile che vi si specchiava, si dissolse. Quindi arrancò fin sotto all’albero di trinchetto, cercando di non scivolare con la faccia in acqua: - Avanti, salta Turner jr! – sbraitò agitando le braccia.
- Signor Sparrow! Non credo di farcela! – urlò di rimando il bambino sbirciando terrorizzato sotto di sé, rigidamente concentrato a reggersi all’unica fune rimasta ancora annodata.
- Ora o mai più, Billy Jim! Ti prendo io! – si spazientì il pirata, usando un tono di rimprovero.
- Non fate scherzi! – gli raccomandò il ragazzino, sforzandosi di fare lo spiritoso mentre il suo accento tradiva una reale preoccupazione.
- Ora o mai più, Billy Jim! – ripeté Jack con una punta di insofferenza – Te la fai sotto, eh? – non finì di schernirlo che un fardello gli precipitò in braccio, facendolo ricadere all’indietro.
– Cavolo! Pesi un accidente! – si lagnò, spostandolo schifato accanto a lui.
- Sapete nuotare? – balbettò Jim tutto tremante, notando che il livello dell’acqua si stava fortemente alzando. Degli uomini erano di nuovo indaffarati attorno all’argano e l’inabissamento era ricominciato.
- Certo che so nuotare! – rispose quello stizzoso – E tu? – il ragazzino annuì ma Jack lo afferrò bruscamente per la camicia e, rimettendosi in piedi senza mollarlo, diede un’occhiata in giro per scorgere un passaggio che li portasse sotto coperta.
- La cabina di comando! – suggerì prontamente Will che li aveva visti aggirarsi in ambasce.
- Papà! – lo chiamò il figlioletto, scalciando per farsi lasciare da Sparrow.
- Vi raggiungo! Andate! – declinò quello, salendo lesto le scalette del castello di poppa per mettersi al timone.
Jack si slanciò contro la porta, rotolando all’interno della cabina insieme a Jim. La porta si richiuse di colpo mentre tutto il vascello vibrò paurosamente finché le onde non lo inghiottirono fino all’albero maestro. Allora ogni cosa si riequilibrò e la nave fantasma tornò a navigare silenziosamente.
- Grazie signor Jack! – esclamò il piccolo Turner, buttandosi su di lui.
- Oh?! – lo allontanò con un verso scontroso lui – Giù le mani! E poi non hai alcun motivo per ringraziarmi.
- Come?! Mi avete salvato la vita! – gli fece notare incredulo Jim.
Jack dissentì scuotendo la testa.
- Ah, avete ragione. Avete solo ricambiato un favore, giacché io vi avevo salvato per primo quando vi hanno sparato … - lo stuzzicò con un tono sbruffone, rialzandosi e accennando ad andarsene.
- È stato un caso in entrambi i casi – puntualizzò Sparrow, alzandosi a sua volta e seguendolo con passo incerto nel corridoio.
- Jim! Eccoti qui! – gli andò incontro Sputafuoco, sollevandolo tra le braccia e poi rimettendolo a terra – Tua madre è in infermeria e non fa che chiedere di te e di tuo padre. Lo hai visto?
Il bambino cominciò a raccontare quanto era successo e a chiedere notizie sulla sua mamma.
- Gibbs! – bisbigliò intanto Jack avvicinandosi al compare con espressione turbata – Ti devo dire una cosa. È la seconda volta che mi succede!
Il corridoio sembrò trasformarsi gradualmente e poi sempre più rapidamente in uno scivolo e tutti si ritrovarono a dover contrastare la mancanza di gravità, attaccandosi alle pareti, finché nel giro di pochi secondi l’inclinazione tornò come prima.
- Siamo riemersi – constatò Bill, aiutando il nipote a rialzarsi – Will sarà di sopra.
- Accompagno io Jimmy dalla signora Elizabeth – propose Joshamee incrociando subito gli occhi adirati di Jack – Vieni con noi? – gli indirizzò un sorrisino ruffiano.
- No, vado con Bill – replicò aspro quello, girando rumorosamente i tacchi.

- Che disastro! Ci sarebbe bisogno di un carpentiere – si lamentava Will con i suoi, prendendo atto dei danni causati dallo scontro sulla fiancata di tribordo e sugli alberi. Sparrow si sporse dal parapetto per verificare se l’Orca fosse ancora all’inseguimento.
- Diavolacci! Che brutta ferita, William! – sbottò spaventato Sputafuoco facendolo distrarre – Per poco non rischiavi di perdere un occhio! – affermò fissando preoccupato il taglio trasversale sulla tempia sinistra del figlio.
- Elizabeth? – chiese impassibile lui, nascondendogli l’altra ferita al fianco.
- Scalpita in infermeria. Penrod non riuscirà a tenerla ancora per molto – gli riferì il padre con gli occhi ancora sgranati per l’incredulità. – Jim è già lì. Vai, ci penso io qui.
Will accettò il suggerimento e si allontanò, ma prima di ritirarsi sottocoperta si rivolse a Jack che ostentava la sua solita aria indifferente: - Jim ti è volato addosso, eh?
Il pirata si limitò ad assumere una faccia rassegnata e Turner se ne andò barcollante, dando le ultime disposizioni alla ciurma.
- Talvolta penso che lui e sua moglie siano un po’ fuori di testa – mormorò Sputafuoco impensierito.

- Ti puoi girare Jim. È tutto coperto.
A parlare era Penrod, Will lo sentì da dietro la porta prima di entrare, insieme alla risata della consorte. – Capitano! Vostra moglie sta bene, anche se sarebbe meglio che se ne stesse un po’ ferma – esordì il dottore bloccandosi di colpo alla vista del suo brutto taglio vicino la palpebra.
- Will! – gioì Elizabeth ritrovandolo – Li abbiamo seminati! – le riferì lui trionfante, intuendo la sua ansia, poi si volse al figlio che strizzava le palpebre, evitando di guardarlo in viso: - Come stai, Jim?
- È che il sangue mi fa ancora un po’ impressione … - bisbigliò toccandosi il labbro con la punta della lingua. In quell’istante Penrod afferrò il Capitano per un braccio, medicandogli forzatamente con un tampone la lacerazione sanguinolenta sul sopracciglio.
- Mi dispiace signore, ma con voi non c’è altro modo – si scusò convincendolo a chinarsi.
Gli sistemò una piccola benda, quindi gli fece cenno di sfilarsi giacca e camicia.
Jim gettò un grido, sconvolto.
- Per mille pinte di rum! Avevano delle tigri a bordo? – esclamò il medico osservando i graffi profondi sul fianco del suo Capitano.
Will avrebbe voluto ritrarsi, ma oramai era tardi: - Sono stati dei rampini – si difese schivo.
- Eppure la giacca non è strappata – insistette Penrod un po’ sospettoso. Ad un’occhiata eloquente di Turner si zittì e continuò il suo lavoro. – Ora vi lascio – disse quando ebbe finito di stringergli una fascia attorno al petto, congedandosi non senza del latente dubbio.
- Non mi va di stare qui! – esplose subito Elizabeth portando le gambe a terra. Il marito finì di rivestirsi e si avvicinò per aiutarla: - Non dire idiozie! Posso camminare! – lo fulminò all’istante, celando in malo modo il dolore. – Però non riesco a respirare – aggiunse con tono più sottile, arrossendo lievemente – E sai quanto odio i corsetti!
- Questo dovrai tenerlo – affermò sorridendole l’amato. Poi con Jim si scambiò uno sguardo d’intesa: - Ti accompagniamo in cabina – le propose il figlioletto e insieme al padre le porse la mano.
Will la aiutò a togliere i vestiti sporchi e umidi e a sistemarsi sul materasso che occupava poco più di metà della rete del letto, fortunosamente scampata alle fiamme. Il bambino assisteva un po’ imbronciato ai suoi gesti premurosi mentre le rimboccava le coperte.
- Jimmy, potresti sistemare le altre cose che sono cadute? – gli intimò sua madre – E poi togliti quei vestiti bagnati.
Il piccolo calò la testa e si affrettò a fare quanto richiesto, continuando a sbirciare i due con la coda dell’occhio. Aveva capito che lo avrebbero fatto dormire su un’amaca e non ne era proprio entusiasta dato che si sentiva anche lui tutto dolorante, pur non volendo ammetterlo. Quando iniziarono a parlare a bassa voce e a baciarsi s’indispettì ancora di più: - Se dovete ricominciare a fare le vostre cose me ne vado – ribadì scocciato.
- Puoi restare – gli assicurò suo padre un po’ imbarazzato, al contrario di sua madre che rideva: - Hmm, mi sa che tu e Jim avete un discorsetto in sospeso …
- Ne riparliamo fra qualche annetto – si schiarì la voce Will sollevandosi dal bordo del letto, sedendosi su una panca e invitandolo ad avvicinarsi.
- Non ho l’età per fare e sapere niente – sbuffò lui trascinandosi accanto ad Elizabeth che gli sfilò la camicetta ancora molto umida.
- Jim quello che è successo … - riprese a parlargli suo padre serio – è la normalità, se tu e la mamma resterete a vivere su questa nave, con me e con gli altri. Sono momenti brutti che possono capitare. Capisci?
Il figlio annuì silenzioso, stringendosi alla madre che lo avvolse nelle coperte tranquillizzandolo.
- Veglio io su di voi – pronunciò teneramente Will baciando la fronte ad entrambi e spostando la branda vicino al letto, per poi distendersi a sua volta senza smettere di contemplarli.

   
 
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