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Autore: Pacci    14/10/2009    11 recensioni
Che cosa succederebbe se Edward e Jacob fossero vittime di uno strano scambio? Li aiuterebbe a risolvere i loro contrasti? Una FF nata dalla semplice curiosità di sapere come si comporteranno Edward e Jacob nei panni dell’uno e dell’altro. Se anche voi siete curiosi, vi basta solo leggere….
Genere: Generale, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scoperte

 

Mentre Jacob era alle prese con la spiegazione di Carlisle a proposito del sangue dei licantropi, Edward stava dormendo profondamente sul divano, a casa di Jacob. Sul volto aveva un accenno di sorriso, e sospirò quando, per la prima volta nella sua lunga esistenza, sognò Bella.

Lo aveva sempre desiderato e avrebbe continuato a farlo, se non fosse stato per il getto d’acqua ghiacciato che lo colpì in faccia.

Balzò a sedere e si guardò intorno con gli occhi ancora mezzi addormentati. Una ragazza con la carnagione scura e con lunghi capelli neri lo stava guardando seccata. Edward notò che in mano aveva un secchio, e temeva che tra poco glielo avrebbe dato in testa se non avesse detto qualcosa.

“Buongiorno... ” disse sbadigliando.

“Buongiorno, cosa? Forza, Jake. Alzati! Sta arrivando Paul!”

“Paul?” ripeté confuso, stiracchiandosi.

“Sì! Andiamo! Billy non c’è, e tu devi uscire di casa!” esclamò la ragazza e Edward capì finalmente chi era. Era la sorella di Jacob: Rachel.

“è un piacere rivederti Rachel! Il tuo ragazzo Paul sta arrivando qui?” domandò Edward, sorridendole gentile.

Rachel strabuzzò gli occhi e poi li abbassò per osservare il secchio. Lo esaminò attentamente, per poi riportare lo sguardo su Edward.

“Ti ho colpito anche con il secchio, quando ti ho lanciato l’acqua?” domandò perplessa.

“No, non ti preoccupare. E tanto che ci siamo, ti ringrazio per non averlo fatto” rispose Edward ridendo.

Rachel lo fissò ancora attentamente e Edward si ricordò che Jacob non avrebbe reagito così. Sarebbe schizzato in piedi e sarebbe andato fuori di matto. Cercando di assumere un atteggiamento arrabbiato, si alzò e gettò a terra la poltrona. Di sicuro, Jacob l’aveva già fatto altre volte.

“Jake, ma sei impazzito? Perché hai squarciato la poltrona?” chiese Rachel, urlando.

“Squarciato?” ripeté confuso e notò che in mano aveva un pezzo della poltrona. Lo lasciò cadere di scatto, sorpreso dalla forza inaspettata che aveva il corpo di Jacob.

“Billy ti ucciderà! Era la sua poltrona preferita!” strepitò Rachel.

Edward si sentì in colpa e decise che sarebbe uscito da casa per andare a comprarne una nuova.

A un tratto il suo stomaco rumoreggiò e lui si portò le mani sopra la pancia, leggermente infastidito. Non era possibile che Jacob avesse sempre fame, e sempre sonno. Infatti, si era appena alzato e già sperava che Rachel se ne andasse per poter ritornare a dormire.

“Forza, stupido. Ti preparo qualcosa!” disse Rachel sorridendogli.

Edward la fissò e vide sul suo volto lo stesso sorriso solare di Jacob.

“Ti ringrazio…” disse Edward seguendola in cucina.

“Jacob!” lo chiamò lei, voltandosi. “ Da quando parli così?”

“Parlo così, come?”

“Bé, senza offesa. Ma parli come un vecchietto, o come quel pazzo del tuo futuro suocero!” rispose Rachel ridendo di gusto.

Edward si fermò di botto e assunse un’espressione stupita. Futuro suocero? Che cosa aveva in mente di fare Jacob con la sua bambina?

Mascherando la sua sorpresa, si sedette e afferrò i bordi del tavolo. Il suo corpo era tutto un tremore e cominciò ad avvertire la stessa scia infuocata che aveva percepito solo poche ore prima con Jacob. Appena pensò a lui, il tremore aumentò, tanto forte da far traballare il tavolo.

Rachel se ne accorse e si appoggiò di peso sul mobile. Lo guardava furiosa.

“Hai già distrutto la poltrona, e il tavolo ci serve!”

“Perdonami” disse Edward vergognandosi leggermente.

Doveva calmarsi, se si fosse arreso alle emozioni umane del suo corpo, si sarebbe trasformato.

Rachel gli mise sotto il suo naso, un piatto pieno di bacon e uova, per poi sedersi di fronte  a lui.

Edward si buttò a capofitto sul cibo e lo spazzolò via neanche in un minuto. Il suo stomaco diede altri segnali e Edward chiese a Rachel se c’è ne era dell’altro.

“No! Quello che c’è nella pentola è per Paul!” disse lei seria.

“Ti prego di scusarmi, ma non sono abituato ad avere così fame!” ribatté Edward.

“Ma se svuoti il frigorifero ogni giorno!”

“Davvero?” domandò Edward incredulo, ma poi notò l’espressione di Rachel e si affrettò a continuare. “ Nel senso, sì. Hai ragione. Ma non credi di esagerare?”

“Esagerare? Fratellino, grazie a te e al tuo branco, il direttore del supermercato in fondo alla strada ha potuto comprarsi una Ferrari!”.

“Ma dove li prendono i soldi?” borbottò Edward a se stesso. Da quello che sapeva lui, Jacob non lavorava e neanche sua sorella.

“Cosa hai detto?” chiese Rachel guardandolo di sottecchi.

“Niente d’importante!” ripose Edward sorridendo.

Rachel sbuffò e lesse l’ora sull’orologio a muro. Anche Edward seguì il suo sguardo e vide che a quell’ora, di solito, lui andava a parlare con Carlisle. Soffocò una risata al pensiero di Jacob seduto nell’ufficio di Carlisle ad ascoltare cose che per lui non avevano nessun significato.

“Forza, Jake! Fuori dai piedi! Tra poco arriva Paul!” disse sua sorella afferrando il piatto e mettendolo nel lavandino.

“Perché devo andarmene?” domandò Edward leggermente allarmato. Aveva pensato di rimanere rintanato in casa fino a quando non fosse giunta la sera. Non aveva ancora il controllo del corpo di Jacob e temeva le conseguenze, se fosse riuscito a trasformarsi.

“Perché vogliamo vedere un Dvd!” disse Rachel abbassando lo sguardo di scatto.

Edward si accigliò. Anche se non aveva più il suo potere di leggere nelle menti, sapeva che Rachel mentiva.

“Rachel, non abbiamo un lettore Dvd” fece notare Edward, indicando il televisore antiquato appoggiato a un mobile in soggiorno.

“Sta portando il suo!” urlò lei, arrossendo.

“Ma non conviene a entrambi di andare a vedere il film a casa di Paul?”

Rachel lo fulminò e Edward si sentì gelare sotto quello sguardo furioso.

“Oh, Jake! Solo perché tu non hai una vita sessuale, non vuol dire che anche gli altri non l’hanno. Ho ventotto anni e Paul ne ha ventiquattro, come te. Siamo liberi di fare ciò che vogliamo! Quindi, fuori di casa!”.

Ma Edward non sentì il resto del discorso. Il suo cervello si era fermato prima della conclusione della frase. Un sorriso solare si dipinse sul suo viso quando si rese conto che la sua Renesmee e il cane non avevano fatto niente nei lunghi pomeriggi che avevano trascorso insieme. Lo sapeva, perché aveva sondato la mente di sua figlia, ma adesso ne aveva la certezza assoluta.

Balzò in piedi felice come non mai e andò abbracciare Rachel, che presa alla sprovvista tentò d’indietreggiare.

“Grazie, grazie. Mi hai dato una bellissima notizia!” esclamò Edward raggiante.

Rachel lo guardava stranita, mentre Edward doveva trattenersi dal saltellare di gioia per la cucina. Il corpo di Jacob era pieno di emozioni così umane che era difficile gestirle.

“Mi stai ringraziando perché ho detto che hai l’esperienza di un dodicenne?” chiese lei basita.

“Sì! È la cosa più bella che abbia mai sentito in un sec… cioè, in tutti questi anni!” ripose Edward fregando un po’ di bacon dalla padella sul fornello. La felicità gli faceva venire fame.

“Per cui, ora che sei felice, mi lasci casa libera?” domandò Rachel speranzosa.

“Certo, anche se…” iniziò a dire Edward assumendo un’espressione seria, “ non credo che sia giusto che due giovani come voi facciano del sesso prima del matrimonio. È un passo molto importante, io ho aspettato…”.

“Che cosa vuol dire che tu hai aspettato?” l’interrupe Rachel sorpresa.

“No, perdonami. Volevo dire che se mai incontrerò la donna giusta, aspetterò il matrimonio!”.

“Conoscendo Nessie, non sarà così contenta! Quella ragazza è come sua madre, e da quello che ho scoperto, Bella non era poi così paziente!”.

Edward s’impietrì, mentre con la mente ripercorreva tutti quegli anni trascorsi con Bella. Scosse la testa di scatto per scacciare quei ricordi e decise che avrebbe rinchiuso in casa Renesmee per l’eternità.

“Renesmee è una ragazza seria” borbottò Edward.

“Sì, lo è. Con un padre come Edward, chi non lo sarebbe? Ma è pur sempre una ragazza. È ogni ragazza ha le sue… esigenze…” disse Rachel ridacchiando.

“Esigenze?”

“Sì, Jake. E se fossi in te, non aspetterei ancora a dichiararmi. Voi due siete destinati a stare insieme. Guarda me e Paul!” affermò Rachel sorridendo in maniera dolce.

“Tu sei felice?” chiese Edward curioso.

“Sì. E lo sarà anche Nessie, quando le dirai che la ami!” esclamò la ragazza, gettando l’ennesima occhiata all’orologio.

“Sì. Allora, vado. Mi preparo ed esco di casa” disse Edward con la mente a mille miglia da lì.

Sentì Rachel sospirare alle sue spalle, e lui si diresse verso il piccolo bagno posto in fondo al corridoio. Meno male che era venuto già altre volte a casa di Jacob.

Appena finito di fare la doccia, si diresse in camera del licantropo. Non vedeva l’ora di uscire per riflettere a lungo sulle parole che gli aveva appena detto Rachel.  Jacob non si era ancora dichiarato, e sapeva che sua figlia aspettava che lui facesse la sua mossa. Ma cosa bloccava Jacob a farla?

Edward, sovrappensiero, aprì l’armadio e rimase scioccato. Il guardaroba di Jacob consisteva in bermuda e magliette. Edward frugò all’interno e scoprì, cacciati in un angolo, una camicia bianca e dei pantaloni neri. Erano stropicciati, ma Edward scrollò le spalle e li indossò. Si guardò allo specchio e gli occhi scuri di Jacob risposero al suo sguardo. Il nuovo lupo sorrise, ma al posto del suo solito sorriso sghembo, comparve quello solare di Jacob.

Edward fece l’occhiolino alla sua nuova immagine e si diresse in soggiorno. Paul era già arrivato e, appena lo vide, scoppiò a ridere di gusto. Rachel lo fissava con gli occhi sgranati e Edward, dopo quasi un secolo che non lo faceva più, arrossì.

“Oh, amico! Sembri un rappresentante!” esclamò Paul ingozzandosi di patatine.

“Jake, ma ti senti bene?” chiese Rachel preoccupandosi.

“Sì, sto bene, grazie…” rispose Edward leggermente irritato per la reazione che aveva avuto Paul. Adesso capiva perché Jacob non lo sopportasse più di tanto.

“Ehi, amico. Grazie per la casa libera!” disse quest’ultimo indirizzandogli un occhiolino malizioso.

Edward si limitò ad annuire, e si fiondò fuori di casa prima di gettarsi su Paul e fargli molto male.

Un raggio di sole gli colpì il viso e lui, allarmato, si guardò intorno. Ma poi si ricordò che il sole non era un problema per Jacob, così alzò il volto e si godette il calore che emanavano i suoi raggi.

Un rumore improvviso attirò la sua attenzione. Quel rumore l’avrebbe riconosciuto ovunque: era la sua Volvo. Stupito, si diresse verso l’inizio del vialetto di casa e vide, in fondo, la sua macchina raggiungerlo. Era Renesmee e un sorriso radioso si dipinse sulle sue labbra.

Renesmee, vedendolo sul ciglio della strada, rallentò e si accostò di fianco a lui. Edward notò che era arrabbiata, ma l’espressione della ragazza cambiò all’istante. Sembrava sorpresa.

“Jake ma come ti sei vestito? Sembri mio padre!” lo salutò lei, scoppiando a ridere.

“Non sto bene?” chiese Edward, chiedendosi il motivo della rabbia di Renesmee.

“Sei bello come sempre…” rispose Nessie arrossendo.

Edward cominciò a preoccuparsi.

“Come mai non sei a casa?” aggiunse lei, facendogli cenno di salire in macchina.

“Ci sono Rachel e Paul a casa” disse Edward salendo in macchina e, mentre lo faceva, osservò la sua auto, per assicurarsi che fosse ancora come l’aveva lasciata quel mattino.

“Tu hai lasciato tua sorella sola con Paul?” sbottò Renesmee stupita.

“Sono grandi, ormai. È ora che si assumano le loro responsabilità!”.

“Jake, ma se fino a ieri, avevi cercato in tutti i modi per evitare che quei due facciano…”.

Edward si portò le mani alle orecchie per evitare di sentire la parola che avrebbe pronunciato Renesmee a momenti. Non lo avrebbe sopportato. Si domandò se gli psichiatri accettavano come pazienti dei vampiri, perché era certo che, una volta risolta quella situazione, aveva bisogno di andare in analisi.

“Jake, ma che succede oggi? Siete tutti strani!” esclamò Renesmee, accendendo la macchina e rimettendosi in strada.

“Tutti strani?”

“Sì. Dovevi vedere il mio papà oggi. Non sembrava neanche lui!”

“Che cosa ha fatto?” domandò Edward, deglutendo a fatica.

“Mi ha impedito di venire da te. Non lo hai mai fatto così direttamente! Di solito, coinvolge le zie e pensa a dei piani assurdi!”.

Edward si accigliò, i suoi piani non erano assurdi. Erano ben congegnati e richiedevano molta fantasia.

“Ma adesso non è più un problema. Ci penserà la mamma” continuò Renesmee sorridendo in maniera sghemba, come faceva lui.

“In che senso?”

“Mamma ha le sue tattiche per manipolarlo…” borbottò Renesmee, avvampando.

Mai in quel momento Edward rimpianse il suo dono di leggere le menti. E così Bella lo manipolava.

Edward si rabbuiò e rimase in silenzio, ma poi finalmente capì a cosa si stava riferendo sua figlia.

“No!” urlò all’improvviso, tanto che Renesmee sbandò con la Volvo.

“Jake, che cosa succede?” chiese preoccupata Renesmee, fermando l’auto.

Edward trasalì quando sentì la mano di sua figlia accarezzargli il volto. La scacciò e vide il dispiacere sul viso di Renesmee.

“Scusa, Renesmee. Ho pensato a una cosa e ho sbottato. Ti prego di perdonarmi, non capiterà più!” disse Edward dispiaciuto. Odiava quando Renesmee soffriva.

“Non ti preoccupare. Sono abituata a tuoi cambiamenti d’umore!” disse la ragazza sorridendogli.

“Li ha… ho spesso?”

“Jacob Black. Tu sei un licantropo, ricordi?” chiese Renesmee in tono divertito.

“Ah, già.”

“A cosa hai pensato?”

“A Jac… Edward!” si corresse Edward.

“E da quando pensi a mio padre?” chiese Renesmee sorpresa.

“Da una vita…”

“Oggi avete litigato?”

Edward si voltò e notò che sua figlia era prossima alle lacrime. Si affrettò a scuotere la testa e sorridere alla Jacob.

“No, siamo stati interrotti” spiegò Edward.

Renesmee fece un lungo sospiro di sollievo e indirizzò lo sguardo lungo la strada.

“Jacob?” lo chiamò.

“Dimmi Renesmee…”

“Chiamami Nessie. Lo adoro quando lo fai…” borbottò lei arrossendo.

Edward si sentì molto a disagio e pensò in fretta a un modo per togliersi da quella situazione, ma la sua mente ritornava sempre a Bella con Jacob. Sarebbe impazzito, se non si fosse assicurato che Jacob avrebbe tenuto le mani a posto.

“Renes… Nessie. Andiamo a casa nost... tua”.

“Che cosa?” sbottò Renesmee incredula. “Stai scherzando? Lo sai che fatica ho fatto per scappare e venire da te?”.

“è importante, Renesmee” disse serio Edward.

La ragazza si azzittì, fece un’inversione e si diresse verso la parte opposta. Sapeva di averla fatta arrabbiare, ma non riuscì a reprimere un sorrisetto. Jacob si trovava nei guai.

“Speriamo che abbiano già finito” mormorò Renesmee ancora seccata.

“Finito, cosa?”

“Oh, dai Jake!” esclamò Renesmee sorridendogli. Edward si stupì del fatto che sua figlia non fosse più arrabbiata con lui, ma poi si ricordò che era Jacob quello che lei vedeva. Si rabbuiò ancora di più e strinse le mani a pugno.

“Lo sai quello che fanno quando io non sono in casa. Credo che siano convinti che io non sappia niente a proposito del sesso. Chissà perché. Per fortuna, che non li ho mai beccati. Sarebbe uno shock!” esclamò Nessie ridendo, e arrossendo allo stesso momento.

Edward guardava scioccato sua figlia. Che cosa era successo alla bambina che gli chiedeva in continuazione di lasciarle leggere le favole o di portarla a caccia di cervi? Era colpa di Jacob. La sua vicinanza l’aveva rovinata.

“Jacob, stai bene?” gli chiese.

“Mai stato meglio!” ringhiò Edward.

“Ah, sì? Allora perché stai distruggendo il cruscotto della macchina di mio padre?” domandò lei come se niente fosse.

Edward abbassò lo sguardo e vide le grandi mani di Jacob serrate sul cruscotto. Le allontanò lentamente e ringhiò di nuovo. Non solo aveva cambiato sua figlia, ma gli aveva fatto pure rovinare la sua auto.

Quando vide Renesmee immettersi nel viale alberato che conduceva a casa sua, pregò che Jacob fosse pronto, perché anche se era nel suo corpo, lo avrebbe fatto a pezzi.

 

 

 

 

Ciao a tutti… eccomi qui con un altro capitolo. Devo ammettere che è stato al quanto difficile immaginare le reazioni di Edward nel corpo di Jacob. Spero di non avervi deluso e che vi sia piaciuto il capitolo.

 Purtroppo oggi non riesco a rispondere alle vostre recensioni (sono leggermente influenzata e ho dato il massimo per il capitolo), ma spero che recensirete lo stesso.

Grazie a tutti quelli che hanno scritto commenti, messo la storia tra i preferiti e le seguite, e anche per chi ha solo letto.

Alla prossima!

  
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