Scoperte
Mentre
Jacob era alle prese con la spiegazione di
Carlisle a proposito del sangue dei licantropi, Edward stava dormendo
profondamente sul divano, a casa di Jacob. Sul volto aveva un accenno
di
sorriso, e sospirò quando, per la prima volta nella sua
lunga esistenza, sognò
Bella.
Lo
aveva sempre desiderato e avrebbe continuato a
farlo, se non fosse stato per il getto d’acqua ghiacciato che
lo colpì in
faccia.
Balzò
a sedere e si guardò intorno con gli occhi
ancora mezzi addormentati. Una ragazza con la carnagione scura e con
lunghi
capelli neri lo stava guardando seccata. Edward notò che in
mano aveva un
secchio, e temeva che tra poco glielo avrebbe dato in testa se non
avesse
detto qualcosa.
“Buongiorno...
” disse sbadigliando.
“Buongiorno,
cosa? Forza, Jake. Alzati! Sta
arrivando Paul!”
“Paul?”
ripeté confuso, stiracchiandosi.
“Sì!
Andiamo! Billy non c’è, e tu devi uscire di
casa!” esclamò la ragazza e Edward capì
finalmente chi era. Era la sorella di
Jacob: Rachel.
“è
un piacere rivederti Rachel! Il tuo ragazzo Paul
sta arrivando qui?” domandò Edward, sorridendole
gentile.
Rachel
strabuzzò gli occhi e poi li abbassò per
osservare il secchio. Lo esaminò attentamente, per poi
riportare lo sguardo su
Edward.
“Ti
ho colpito anche con il secchio, quando ti ho
lanciato l’acqua?” domandò perplessa.
“No,
non ti preoccupare. E tanto che ci siamo, ti
ringrazio per non averlo fatto” rispose Edward ridendo.
Rachel
lo fissò ancora attentamente e Edward si
ricordò che Jacob non avrebbe reagito così.
Sarebbe schizzato in piedi e
sarebbe andato fuori di matto. Cercando di assumere un atteggiamento
arrabbiato, si alzò e gettò a terra la poltrona.
Di sicuro, Jacob l’aveva già
fatto altre volte.
“Jake,
ma sei impazzito? Perché hai squarciato la
poltrona?” chiese Rachel, urlando.
“Squarciato?”
ripeté confuso e notò che in mano
aveva un pezzo della poltrona. Lo lasciò cadere di scatto,
sorpreso dalla forza
inaspettata che aveva il corpo di Jacob.
“Billy
ti ucciderà! Era la sua poltrona preferita!”
strepitò Rachel.
Edward
si sentì in colpa e decise che sarebbe uscito
da casa per andare a comprarne una nuova.
A
un tratto il suo stomaco rumoreggiò e lui si
portò
le mani sopra la pancia, leggermente infastidito. Non era possibile che
Jacob
avesse sempre fame, e sempre sonno. Infatti, si era appena alzato e
già sperava
che Rachel se ne andasse per poter ritornare a dormire.
“Forza,
stupido. Ti preparo qualcosa!” disse Rachel
sorridendogli.
Edward
la fissò e vide sul suo volto lo stesso
sorriso solare di Jacob.
“Ti
ringrazio…” disse Edward seguendola in cucina.
“Jacob!”
lo chiamò lei, voltandosi. “ Da quando
parli così?”
“Parlo
così, come?”
“Bé,
senza offesa. Ma parli come un vecchietto, o
come quel pazzo del tuo futuro suocero!” rispose Rachel
ridendo di gusto.
Edward
si fermò di botto e assunse un’espressione
stupita. Futuro suocero? Che cosa aveva in mente di fare Jacob con la
sua
bambina?
Mascherando
la sua sorpresa, si sedette e afferrò i
bordi del tavolo. Il suo corpo era tutto un tremore e
cominciò ad avvertire la
stessa scia infuocata che aveva percepito solo poche ore prima con
Jacob.
Appena pensò a lui, il tremore aumentò, tanto
forte da far traballare il
tavolo.
Rachel
se ne accorse e si appoggiò di peso sul
mobile. Lo guardava furiosa.
“Hai
già distrutto la poltrona, e il tavolo ci
serve!”
“Perdonami”
disse Edward vergognandosi leggermente.
Doveva
calmarsi, se si fosse arreso alle emozioni
umane del suo corpo, si sarebbe trasformato.
Rachel
gli mise sotto il suo naso, un piatto pieno
di bacon e uova, per poi sedersi di fronte
a lui.
Edward
si buttò a capofitto sul cibo e lo spazzolò
via neanche in un minuto. Il suo stomaco diede altri segnali e Edward
chiese a
Rachel se c’è ne era dell’altro.
“No!
Quello che c’è nella pentola è per
Paul!” disse
lei seria.
“Ti
prego di scusarmi, ma non sono abituato ad avere
così fame!” ribatté Edward.
“Ma
se svuoti il frigorifero ogni giorno!”
“Davvero?”
domandò Edward incredulo, ma poi notò
l’espressione di Rachel e si affrettò a
continuare. “ Nel senso, sì. Hai
ragione. Ma non credi di esagerare?”
“Esagerare?
Fratellino, grazie a te e al tuo branco,
il direttore del supermercato in fondo alla strada ha potuto comprarsi
una
Ferrari!”.
“Ma
dove li prendono i soldi?” borbottò Edward a se
stesso. Da quello che sapeva lui, Jacob non lavorava e neanche sua
sorella.
“Cosa
hai detto?” chiese Rachel guardandolo di
sottecchi.
“Niente
d’importante!” ripose Edward sorridendo.
Rachel
sbuffò e lesse l’ora sull’orologio a
muro.
Anche Edward seguì il suo sguardo e vide che a
quell’ora, di solito, lui andava
a parlare con Carlisle. Soffocò una risata al pensiero di
Jacob seduto
nell’ufficio di Carlisle ad ascoltare cose che per lui non
avevano nessun
significato.
“Forza,
Jake! Fuori dai piedi! Tra poco arriva
Paul!” disse sua sorella afferrando il piatto e mettendolo
nel lavandino.
“Perché
devo andarmene?” domandò Edward leggermente
allarmato. Aveva pensato di rimanere rintanato in casa fino a quando
non fosse
giunta la sera. Non aveva ancora il controllo del corpo di Jacob e
temeva le
conseguenze, se fosse riuscito a trasformarsi.
“Perché
vogliamo vedere un Dvd!” disse Rachel
abbassando lo sguardo di scatto.
Edward
si accigliò. Anche se non aveva più il suo
potere di leggere nelle menti, sapeva che Rachel mentiva.
“Rachel,
non abbiamo un lettore Dvd” fece notare
Edward, indicando il televisore antiquato appoggiato a un mobile in
soggiorno.
“Sta
portando il suo!” urlò lei, arrossendo.
“Ma
non conviene a entrambi di andare a vedere il
film a casa di Paul?”
Rachel
lo fulminò e Edward si sentì gelare sotto
quello sguardo furioso.
“Oh,
Jake! Solo perché tu non hai una vita sessuale,
non vuol dire che anche gli altri non l’hanno. Ho ventotto
anni e Paul ne ha
ventiquattro, come te. Siamo liberi di fare ciò che
vogliamo! Quindi, fuori di
casa!”.
Ma
Edward non sentì il resto del discorso. Il suo
cervello si era fermato prima della conclusione della frase. Un sorriso
solare
si dipinse sul suo viso quando si rese conto che la sua Renesmee e il
cane non
avevano fatto niente nei lunghi pomeriggi che avevano trascorso
insieme. Lo
sapeva, perché aveva sondato la mente di sua figlia, ma
adesso ne aveva la
certezza assoluta.
Balzò
in piedi felice come non mai e andò
abbracciare Rachel, che presa alla sprovvista tentò
d’indietreggiare.
“Grazie,
grazie. Mi hai dato una bellissima
notizia!” esclamò Edward raggiante.
Rachel
lo guardava stranita, mentre Edward doveva
trattenersi dal saltellare di gioia per la cucina. Il corpo di Jacob
era pieno
di emozioni così umane che era difficile gestirle.
“Mi
stai ringraziando perché ho detto che hai
l’esperienza di un dodicenne?” chiese lei basita.
“Sì!
È la cosa più bella che abbia mai sentito in un
sec… cioè, in tutti questi anni!”
ripose Edward fregando un po’ di bacon dalla
padella sul fornello. La felicità gli faceva venire fame.
“Per
cui, ora che sei felice, mi lasci casa libera?”
domandò Rachel speranzosa.
“Certo,
anche se…” iniziò a dire Edward
assumendo
un’espressione seria, “ non credo che sia giusto
che due giovani come voi
facciano del sesso prima del matrimonio. È un passo molto
importante, io ho
aspettato…”.
“Che
cosa vuol dire che tu hai aspettato?” l’interrupe
Rachel sorpresa.
“No,
perdonami. Volevo dire che se mai incontrerò la
donna giusta, aspetterò il matrimonio!”.
“Conoscendo
Nessie, non sarà così contenta! Quella
ragazza è come sua madre, e da quello che ho scoperto, Bella
non era poi così
paziente!”.
Edward
s’impietrì, mentre con la mente ripercorreva
tutti quegli anni trascorsi con Bella. Scosse la testa di scatto per
scacciare
quei ricordi e decise che avrebbe rinchiuso in casa Renesmee per
l’eternità.
“Renesmee
è una ragazza seria” borbottò Edward.
“Sì,
lo è. Con un padre come Edward, chi non lo
sarebbe? Ma è pur sempre una ragazza. È ogni
ragazza ha le sue… esigenze…”
disse Rachel ridacchiando.
“Esigenze?”
“Sì,
Jake. E se fossi in te, non aspetterei ancora a
dichiararmi. Voi due siete destinati a stare insieme. Guarda me e
Paul!”
affermò Rachel sorridendo in maniera dolce.
“Tu
sei felice?” chiese Edward curioso.
“Sì.
E lo sarà anche Nessie, quando le dirai che la
ami!”
esclamò la ragazza, gettando l’ennesima occhiata
all’orologio.
“Sì.
Allora, vado. Mi preparo ed esco di casa” disse
Edward con la mente a mille miglia da lì.
Sentì
Rachel sospirare alle sue spalle, e lui si
diresse verso il piccolo bagno posto in fondo al corridoio. Meno male
che era
venuto già altre volte a casa di Jacob.
Appena
finito di fare la doccia, si diresse in
camera del licantropo. Non vedeva l’ora di uscire per
riflettere a lungo sulle
parole che gli aveva appena detto Rachel.
Jacob non si era ancora dichiarato, e sapeva che sua
figlia aspettava
che lui facesse la sua mossa. Ma cosa bloccava Jacob a farla?
Edward,
sovrappensiero, aprì l’armadio e rimase
scioccato. Il guardaroba di Jacob consisteva in bermuda e magliette.
Edward
frugò all’interno e scoprì, cacciati in
un angolo, una camicia bianca e dei
pantaloni neri. Erano stropicciati, ma Edward scrollò le
spalle e li indossò.
Si guardò allo specchio e gli occhi scuri di Jacob risposero
al suo sguardo. Il
nuovo lupo sorrise, ma al posto del suo solito sorriso sghembo,
comparve quello
solare di Jacob.
Edward
fece l’occhiolino alla sua nuova immagine e
si diresse in soggiorno. Paul era già arrivato e, appena lo
vide, scoppiò a
ridere di gusto. Rachel lo fissava con gli occhi sgranati e Edward,
dopo quasi
un secolo che non lo faceva più, arrossì.
“Oh,
amico! Sembri un rappresentante!” esclamò Paul
ingozzandosi di patatine.
“Jake,
ma ti senti bene?” chiese Rachel
preoccupandosi.
“Sì,
sto bene, grazie…” rispose Edward leggermente
irritato per la reazione che aveva avuto Paul. Adesso capiva
perché Jacob non
lo sopportasse più di tanto.
“Ehi,
amico. Grazie per la casa libera!” disse
quest’ultimo indirizzandogli un occhiolino malizioso.
Edward
si limitò ad annuire, e si fiondò fuori di
casa prima di gettarsi su Paul e fargli molto male.
Un
raggio di sole gli colpì il viso e lui,
allarmato, si guardò intorno. Ma poi si ricordò
che il sole non era un problema
per Jacob, così alzò il volto e si godette il
calore che emanavano i suoi
raggi.
Un
rumore improvviso attirò la sua attenzione. Quel
rumore l’avrebbe riconosciuto ovunque: era la sua Volvo.
Stupito, si diresse
verso l’inizio del vialetto di casa e vide, in fondo, la sua
macchina
raggiungerlo. Era Renesmee e un sorriso radioso si dipinse sulle sue
labbra.
Renesmee,
vedendolo sul ciglio della strada,
rallentò e si accostò di fianco a lui. Edward
notò che era arrabbiata, ma
l’espressione della ragazza cambiò
all’istante. Sembrava sorpresa.
“Jake
ma come ti sei vestito? Sembri mio padre!” lo
salutò lei, scoppiando a ridere.
“Non
sto bene?” chiese Edward, chiedendosi il motivo
della rabbia di Renesmee.
“Sei
bello come sempre…” rispose Nessie arrossendo.
Edward
cominciò a preoccuparsi.
“Come
mai non sei a casa?” aggiunse lei, facendogli
cenno di salire in macchina.
“Ci
sono Rachel e Paul a casa” disse Edward salendo
in macchina e, mentre lo faceva, osservò la sua auto, per
assicurarsi che fosse
ancora come l’aveva lasciata quel mattino.
“Tu
hai lasciato tua sorella sola con Paul?” sbottò
Renesmee stupita.
“Sono
grandi, ormai. È ora che si assumano le loro
responsabilità!”.
“Jake,
ma se fino a ieri, avevi cercato in tutti i
modi per evitare che quei due facciano…”.
Edward
si portò le mani alle orecchie per evitare di
sentire la parola che avrebbe pronunciato Renesmee a momenti. Non lo
avrebbe
sopportato. Si domandò se gli psichiatri accettavano come
pazienti dei vampiri,
perché era certo che, una volta risolta quella situazione,
aveva bisogno di
andare in analisi.
“Jake,
ma che succede oggi? Siete tutti strani!”
esclamò Renesmee, accendendo la macchina e rimettendosi in
strada.
“Tutti
strani?”
“Sì.
Dovevi vedere il mio papà oggi. Non sembrava
neanche lui!”
“Che
cosa ha fatto?” domandò Edward, deglutendo a
fatica.
“Mi
ha impedito di venire da te. Non lo hai mai
fatto così direttamente! Di solito, coinvolge le zie e pensa
a dei piani
assurdi!”.
Edward
si accigliò, i suoi piani non erano assurdi.
Erano ben congegnati e richiedevano molta fantasia.
“Ma
adesso non è più un problema. Ci
penserà la
mamma” continuò Renesmee sorridendo in maniera
sghemba, come faceva lui.
“In
che senso?”
“Mamma
ha le sue tattiche per manipolarlo…”
borbottò
Renesmee, avvampando.
Mai
in quel momento Edward rimpianse il suo dono di
leggere le menti. E così Bella lo manipolava.
Edward
si rabbuiò e rimase in silenzio, ma poi
finalmente capì a cosa si stava riferendo sua figlia.
“No!”
urlò all’improvviso, tanto che Renesmee
sbandò
con la Volvo.
“Jake,
che cosa succede?” chiese preoccupata
Renesmee, fermando l’auto.
Edward
trasalì quando sentì la mano di sua figlia
accarezzargli il volto. La scacciò e vide il dispiacere sul
viso di Renesmee.
“Scusa,
Renesmee. Ho pensato a una cosa e ho
sbottato. Ti prego di perdonarmi, non capiterà
più!” disse Edward dispiaciuto.
Odiava quando Renesmee soffriva.
“Non
ti preoccupare. Sono abituata a tuoi
cambiamenti d’umore!” disse la ragazza
sorridendogli.
“Li
ha… ho spesso?”
“Jacob
Black. Tu sei un licantropo, ricordi?” chiese
Renesmee in tono divertito.
“Ah,
già.”
“A
cosa hai pensato?”
“A
Jac… Edward!” si corresse Edward.
“E
da quando pensi a mio padre?” chiese Renesmee
sorpresa.
“Da
una vita…”
“Oggi
avete litigato?”
Edward
si voltò e notò che sua figlia era prossima
alle lacrime. Si affrettò a scuotere la testa e sorridere
alla Jacob.
“No,
siamo stati interrotti” spiegò Edward.
Renesmee
fece un lungo sospiro di sollievo e
indirizzò lo sguardo lungo la strada.
“Jacob?”
lo chiamò.
“Dimmi
Renesmee…”
“Chiamami
Nessie. Lo adoro quando lo fai…”
borbottò
lei arrossendo.
Edward
si sentì molto a disagio e pensò in fretta a
un modo per togliersi da quella situazione, ma la sua mente ritornava
sempre a
Bella con Jacob. Sarebbe impazzito, se non si fosse assicurato che
Jacob
avrebbe tenuto le mani a posto.
“Renes…
Nessie. Andiamo a casa nost... tua”.
“Che
cosa?” sbottò Renesmee incredula. “Stai
scherzando? Lo sai che fatica ho fatto per scappare e venire da
te?”.
“è
importante, Renesmee” disse serio Edward.
La
ragazza si azzittì, fece un’inversione e si
diresse verso la parte opposta. Sapeva di averla fatta arrabbiare, ma
non
riuscì a reprimere un sorrisetto. Jacob si trovava nei guai.
“Speriamo
che abbiano già finito” mormorò
Renesmee ancora
seccata.
“Finito,
cosa?”
“Oh,
dai Jake!” esclamò Renesmee sorridendogli.
Edward si stupì del fatto che sua figlia non fosse
più arrabbiata con lui, ma
poi si ricordò che era Jacob quello che lei vedeva. Si
rabbuiò ancora di più e
strinse le mani a pugno.
“Lo
sai quello che fanno quando io non sono in casa.
Credo che siano convinti che io non sappia niente a proposito del
sesso. Chissà
perché. Per fortuna, che non li ho mai beccati. Sarebbe uno
shock!” esclamò
Nessie ridendo, e arrossendo allo stesso momento.
Edward
guardava scioccato sua figlia. Che cosa era
successo alla bambina che gli chiedeva in continuazione di lasciarle
leggere le
favole o di portarla a caccia di cervi? Era colpa di Jacob. La sua
vicinanza
l’aveva rovinata.
“Jacob,
stai bene?” gli chiese.
“Mai
stato meglio!” ringhiò Edward.
“Ah,
sì? Allora perché stai distruggendo il
cruscotto della macchina di mio padre?” domandò
lei come se niente fosse.
Edward
abbassò lo sguardo e vide le grandi mani di
Jacob serrate sul cruscotto. Le allontanò lentamente e
ringhiò di nuovo. Non
solo aveva cambiato sua figlia, ma gli aveva fatto pure rovinare la sua
auto.
Quando
vide Renesmee immettersi nel viale alberato
che conduceva a casa sua, pregò che Jacob fosse pronto,
perché anche se era nel
suo corpo, lo avrebbe fatto a pezzi.
Ciao
a tutti… eccomi qui con un altro capitolo. Devo
ammettere che è stato al quanto difficile immaginare le
reazioni di Edward nel
corpo di Jacob. Spero di non avervi deluso e che vi sia piaciuto il
capitolo.
Purtroppo
oggi non riesco a rispondere alle vostre recensioni (sono leggermente
influenzata e ho dato il massimo per il capitolo), ma spero che
recensirete lo
stesso.
Grazie
a tutti quelli che hanno scritto commenti,
messo la storia tra i preferiti e le seguite, e anche per chi ha solo
letto.
Alla
prossima!