Fanfic su attori
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Autore: Bella_    16/10/2009    0 recensioni
Una giovane studentessa.La capitale dell'Italia e l'uomo dei suoi sogni.Spinta in una libreria,dalla sua passione per i classici,incontrarà lui,ma la sua più grande paura la farà scappare.Ma lei ha qualcosa di suo,la copia del libro che lei cercava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze! questo è il secondo capitolo..spero di trovare più recensioni,per il primo capitolo ce n'era solo una. se nn recensite penso che non vi piaccia e smetto di pubblicare!

grazie intanto a _Camillalice_!!

 

 

“Ehm,thanks..” sussurrai rossa in viso. Ma che stavo facendo? Parlavo in inglese quando lui si era rivolto a me in perfetto italiano? Pazza,stupida e tremendamente imbarazzata. Ecco il momento che di più temevo. Quante volte io avevo immaginato un incontro con lui e avevo detto “..se lo vedessi gli salterei addosso” ma in fondo,nel mio animo,dove la mia coscienza sapeva bene cosa avrei fatto, ero tremendamente spaventata da un incontro. Non era lui che mi spaventava,ma il mio imbarazzo. Infatti come sempre, in quel momento feci qualcosa di cui mi sarei pentita a vita.

Non gli diedi neanche il tempo di rispondere,che mi avvia verso le porte della libreria,con ancora in mano la sua copia di Masfield Park. “Ora vado.. ciao e grazie”.

Maledettamente maleducata. Solo questo potevo essere,maledettamente maleducata.

Sapevo che non avrei avuto un’altra possibilità di incontrarlo,di parlargli,di vederlo,semplicemente guardarlo e osservare quegli occhi meravigliosi che si posavano sul mio viso tondo ed imperfetto. Sentirlo sussurrare parole in italiano con quel fantastico accento inglese che lo distingueva dalla massa. Il mio bisogno di tornare indietro in quella maledetta libreria e chiedergli scusa in ginocchio per la mia maleducazione solo per sentire di nuovo quella voce,per vedere quegli occhi. Non mi interessava se avesse rifiutato le mie scuse e mi avesse guardato con occhi pieni di odio. L’importante per me era sentire la sua voce e vedere quegli occhi,nulla di più. Ma non potevo tornare indietro,non era da me. Strinsi tra le mani la copia malconcia di quel libro magnifico e sorrisi. Avevo qualcosa di suo,che lui aveva toccato. Era mio ora. Lo avrei custodito come il più prezioso dei diamanti.

Il bar dove le ragazze mi aspettavano era vicino alla libreria. Lui sapevo che non era ancora uscito da lì,avrebbe potuto vedermi. E lì non avrei saputo cosa fare. Le mie amiche erano sedute ad un tavolino e sorseggiavano il loro caffè con calma,cercando di rilassarsi. Appena m videro arrivare mi guardarono truci.

“Una nuova libreria,pensavi non avessimo capito le tue intenzioni?” disse seria Mariangela. “Per fortuna ci hai impiegato solo 15minuti” e mi sorrisero tutte. Bene nessuna era seriamente incavolata. Avevano bisogno di riposo. Mi accomodai su una sedia dietro Rosaria e iniziai a fumare una sigaretta. Cavolo ero proprio nervosa,la stavo mangiando. Rosaria si accorse del mio nervosismo e incoraggiata dal posto dove mi ero accomodata si girò e mi fissò con sguardo serio.

“Cosa è successo? Sei pallida,sudi,reggi la sigaretta tremando e ne aspiri metà alla volta,è quasi finita”

Grissino! Perché capiva sempre tutto.

“E poi,questa copia di Mansfield Park,così conciata,” e la osservò con sguardo indagatore “chi te l’ha data?”

“Dopo,ti prego,dopo” sussurrai boccheggiando. Era sempre la solita. Io ero tesa e ansiosa e lei mi metteva ancora più ansia addosso. Cavolo,era terribile. Dalla libreria non uscì nessuno,forse era ancora lì,oppure era uscito da una porta secondaria,ma quando arrivò il momento di tornare in albergo,scappai correndo,dicendo che al tabacchino nel vicolo avrei dovuto comprare le sigaretta. Per fortuna Rosaria non sapeva che avevo un pacco intero,appena aperto. Lei già era abbastanza curiosa,ci mancava solo la fuga che la insospettisse ancor di più. Se continuavo così,ero veramente un caso perso.

Mentre camminavano per Roma,stanche della giornata,stabilimmo il programma della serata. Semplice film in camera. Nulla di più. Per fortuna. Non volevo uscire quella sera,preferivo farmi mangiare lentamente dal rimorso. Perché ero scappata dal ragazzo che adoravo,colui che veneravo,colui che mi emozionava e mandava in subbuglio con un sorriso i miei ormoni di adolescente.

Mi sentivo scossa e tesa. Cavolo,non mi avrebbe di certo dimenticata,ma non volevo essere ricordata come una ragazza che era scappata. Le mie amiche continuarono a ridere e scherzare e io mi fece trasportare dalle loro risate. Ci fermammo ad una videoteca per noleggiare un film,e quale scelta migliore se non “Orgoglio e pregiudizio”?.

“Dai ragazze,per una volta,guadiamolo. Se non vi piacerà deciderete per sempre voi i film da vedere. Parola di scout” dissi.

“E’ la prima ed ultima volta,vedi come te lo dico nana” disse Rosaria. “ e poi” si avvicinò al mio orecchio “Dovrai dirmi cosa è successo,io non dimentico”. Non sarei riuscita ad evitarla. Ma come glielo avrei detto? Non mi avrebbe mai creduto,ne ero certa. E poi se lo avesse fatto avrebbe utilizzato aggettivi poco carini nei miei confronti. Già la immagino dirmi.
“Tu che lo vedi nelle foto e smetti di respirare,te lo ritrovi davanti in una città in cui non si sa neanche che stia facendo,lo stesso giorno in cui ci sei tu,e te che fai?scappi? Ada,io lo dico e lo ripeto,sei strana forte”. Che disastro.

Intanto prendemmo la metro e giungemmo all’albergo. Il ragazzo che avevo rimorchiato era ancora lì.

“Povero cucciolo,vedi come lo hai ridotto!” sussurrò ridendo Francesca,mentre Lucia se la rideva. Ero cavoli amari. Questo aveva l’aria di uno che mi avrebbe girato intorno per tutto il mio soggiorno nell’albergo. Ma mica lavorava 24ore su 24?

“Ciao” disse sorridendo. Caspita,era anche molto carino,aveva un bel sorriso,ma mai come.. come lui. Per quanto tempo mi avrebbe tormentato ancora? Bè per sempre.

“Ciao,lavoro ancora?”

“Bè si,sai lavoro dalla mattina alle 8fino alle 16del pomeriggio. Però ci sono giorni,come oggi,in cui faccio doppio turno.” Ottima mossa Ada,pensai. Avevo scoperto orientativamente i suoi orari,però il modo in cui parlò delle tante ore di lavoro mi strinse il cuore. Doveva veramente fare questo lavoro per bisogno.

“Ah capisco..” sussurrai. Non sapevo che dire. Silenzio. Ma fu lui a romperlo.

“Stasera immagino che usciate..” perché questo interessamento? Colpa mia, ovvio.

“No,restiamo qui per un film.. ciao a domani allora.”

“Ciao e buona serata!!” e sorrise dolcemente. Che caro ragazzo che era.

Prese l’ascensore pensammo a cosa poter mangiare. Optammo per una pizza. Vicino all’albergo avevamo visto una bellissima pizzeria di proprietà di napoletani,ottimo. Le prenottammo e ci furono portate in albergo. Le mangiammo affamate e poi mettemmo su il film. Io mi persi nell’800 della Austin. Riuscì a non pensare a Robert,al giorno trascorso,al libro che avevo con me. Mi persi nei personaggi,in Mr Darcy di cui ero pazzamente e segretamente innamorata. In quel suo sguardo,in quelle parole che pronunciò sotto la pioggia,nei suoi occhi e nei suoi sguardi,come se fossi io Elisabeth. E mi addormentai, e sognai. Sognai che il mio Darcy fosse lui,che mi dichiarasse il suo amore. Amore dolce,puro,vero,reale. Amore che ti fa battere il cuore,che ti allontana dal mondo,che ti riempie la testa,il cuore,l’anima.

 

“BUONGIORNO bella addormentata” dieci occhi mi guardavano curiosi e pieni di desiderio,desiderio di sapere. Cavolo Rosaria,la bocca chiusa no eh?

“Ciao,e buonanotte.”

“E no cuccioletta di mamma,tu ora ti svegli e ci dici tutto. Abbiamo capito tutte che ieri c’era qualcosa che non andava,sembrava avessi visto un diavolo. Ma noi da brave amiche,abbiamo aspettato stamattina” Streghe,pensai.

“Cosa volete sapere?” chiesi pensando di poter evitare l’argomento Robert. Mi vergognavo,ma non sapevo cosa raccontargli. Non potevo dirgli cosa avevo fatto. Ora la visione di ieri su Rosaria che mi derideva si fece peggiore,erano tutte a deridermi.

“Tutto.” Dissero all’unisono.

Presi un respiro e raccontai tutto,prendendo anche la vecchia copia di Masfield Park,il suo libro, e mostrandoglielo. Trovai davanti a me,a fine racconto,cinque sguardi diversi. Rosaria arrabbiata,Mariangela euforica,Francesca sconvolta, Maria pensierosa,Lucia sconcertata. Passarono  due minuti,ma nessuna di loro parlava,nessuna si muoveva.

“Tu hai visto Robert Pattinson,ti ha regalato un suo libro e tu sei scappata? Ho capito bene?”

“Si” sussurrai.

“Noi ti sentiamo tutti i giorni parlare di lui,di quanto è bello,di quanto è bravo. Abbiamo visto con te miliardi di volte tutti i suoi film,tutti. Hai seguito attentamente,giorno dopo giorno,le riprese di New Moon,senza mai staccarti da quel pc maledetto. Oggi lo vedi e che fai?scappi? ma sei cogliona vero?? No dimmelo,perché me ne faccio una ragione”

Erano scoppiate. Tutte erano in movimento per la stanza. Ora le loro facce erano uguali,se avessero potuto uccidermi con lo sguardo lo avrebbero fatto. Nessuna di loro adorava lui come me,ma si erano arrese alla mia pazzia. Ma ora forse per loro era troppo. Lucia fu l’unica a non parlare. Sapeva io cosa provavo e sapeva perché di quella reazione. Mi conosceva e sapeva benissimo che ero scappata per colpa del mio imbarazzo.

Mi alzai dal letto,feci una doccia e mi vestì,facendo finta di nulla. Non volevo pensarci ancora,non volevo far capire a loro che ci pensavo. Ma il mio sguardo parlava per me. Il rimorso mi uccide piano piano,lentamente,causandomi sempre più dolore. La mattina,come da programma la trascorremmo al Vaticano. Era immenso. I miei genitori,cattolici praticanti,mi portavano ogni anno alla città del Vaticano e io ogni anno mi perdevo in quel lusso,tra quelle sculture perfette,quegli affreschi invecchiati,ma sempre più affascinanti. Ma uno era il posto che più adoravo. La Scala Santa,nella chiesa di San Giovanni in Laterano. Fu difficile, quel martedì mattina di estate, trovarla aperta ai visitatori. Gli affreschi che circondavano la scala Santa erano splendidi. La rappresentazione della crocifissione in alto,che si presentava agli occhi di coloro che entravano,era un dipinto eccellente,ogni volta che lo vedono mi perdevo in esso e mi emozionavo. Mai in vita mia avevo ammirato tante volte qualcosa,quanto quelle opere perfette. Le mie amiche si persero con me,su quella scala e pregarono. Mai avevo viste loro così coinvolte,tanto che ci emozionammo insieme. Prendemmo dei souvenir per i nostri parenti e ci allontanammo. Pranzammo come il giorno prima al Mc Donald’s e poi ci avviammo per le strade di via Condotti. Migliaia di negozi si presentarono ai nostri occhi. Ero persa davanti la vetrina di Gucci,quando Maria mi spinse dentro. Il vestito in vetrina costava tantissimo,ma quando seppi che con lo sconto lo avrei pagato la metà non me lo lasciai fuggire. Era nero,a metà coscia,sopra,senza bretelle,aderiva perfettamente al seno,scendendo sotto a palloncino. Era magnifico. Lo comprai ed uscì. Tutti i negozi furono saccheggiati,ma io mi limitai a qualche jeans della Meltin Pot. Avevo ancora quattro giorni,non mi andava di spendere tutto quel giorno.

Ci sedemmo ad un bar stremate. Erano le 8 e la giornata secondo le menti malate delle mie amiche non era finita. Volevano andare a ballare. Pazze. Presi un caffè e ci trovammo a parlare della scuola.

“Tesoro,come stai?” Francesca,la mia confidente.

“Bene bene,tranquilla” le risposi sorridendo. Sorriso troppo sforzato,se ne accorse.

“Non direi,sai mentire con le altre,ma non con me. Stasera divertiamoci,domani ci penseremo, ok??”

“Ok,grazie” e le schioccai un bacio.

“Ragazze,pensavo che forse stasera potremmo uscire per le strade di Roma,domani pomeriggio riposarci e domani sera andare in disco,che ne dite?”

“io accetto volentieri,sono stremata.” Mariangela era assonnatissima. Quella notte chi sa che avevano combinato. Come lei accettarono tutte. In albergo ci preparammo. Indossai un semplice vestitino nero,con la scollatura a V e un paio di infradito alla schiava nere,molto carine. Lasciai a capelli sciolti e misi un po’ di matita sugli occhi. Decidemmo di andare a piazza di Spagna,c’era una manifestazione. Trascorremmo la serata tranquillamente,mangiando un enorme coppa di gelato e ridendo insieme. Alle 12e30 tornammo in albergo e ci chiudemmo nelle nostre stanze. Feci una doccia veloce,misi il mio pigiamino,pantaloncino corto e canotta con su disegnato un gattino e mi misi a letto. In camera mia Francesca,appena chiuse gli occhi crollo in un sonno profondo,mentre io,passavano le ore,ma non riuscivo ad addormentarmi. Vidi il cellulare ed erano le 3:34. Scesi dal letto aprì la porta e mi incamminai nei corridoi. Sapevo che le ragazze dormivano,inutile andare da loro. Non era la sera giusta per fare le pazze nelle camere,erano stanchissime. Camminavo e pensavo. Alla vacanza e a lui. A ciò che era successo il giorno prima e al nostro incontro. Alla mia vita e a cosa sarebbe successo se non fossi scappata da lui. Pensai a quanto fossi euforica per quel viaggio a Roma e alla coincidenza di trovare lui lì. Camminavo a testa bassa,senza guardare dove andavo,fin quando non mi scontrai con qualcuno. Urlai prima di cadere a terra. “scusami,io non sapevo dove andavo..” sussurrai. Ero caduta e mi ero fatta male,ma ero io a non aver guardato dove mettevo i piedi.

“Non fa nulla,ma tu sei,sei la ragazza della libreria!” quella voce,quell’accento,quelle parole piene di meraviglia,quelle mani che mi porse per aiutare ad alzarmi. Lui,lui davanti a me,lui che mi parlava,lui che porgeva le sue mani. Stavolta non sarei scappata,era troppo importante per me.

  
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