Salve ragazze! questo è il secondo capitolo..spero di trovare più recensioni,per il primo capitolo ce n'era solo una. se nn recensite penso che non vi piaccia e smetto di pubblicare!
grazie intanto a _Camillalice_!!
“Ehm,thanks..”
sussurrai rossa in viso. Ma che stavo facendo? Parlavo in inglese
quando lui si
era rivolto a me in perfetto italiano? Pazza,stupida e tremendamente
imbarazzata. Ecco il momento che di più temevo. Quante volte
io avevo
immaginato un incontro con lui e avevo detto “..se lo vedessi
gli salterei
addosso” ma in fondo,nel mio animo,dove la mia coscienza
sapeva bene cosa avrei
fatto, ero tremendamente spaventata da un incontro. Non era lui che mi
spaventava,ma il mio imbarazzo. Infatti come sempre, in quel momento
feci
qualcosa di cui mi sarei pentita a vita.
Non
gli diedi
neanche il tempo di rispondere,che mi avvia verso le porte della
libreria,con
ancora in mano la sua copia di Masfield Park. “Ora vado..
ciao e grazie”.
Maledettamente
maleducata. Solo questo potevo essere,maledettamente maleducata.
Sapevo
che non avrei avuto
un’altra possibilità di incontrarlo,di
parlargli,di vederlo,semplicemente
guardarlo e osservare quegli occhi meravigliosi che si posavano sul mio
viso
tondo ed imperfetto. Sentirlo sussurrare parole in italiano con quel
fantastico
accento inglese che lo distingueva dalla massa. Il mio bisogno di
tornare
indietro in quella maledetta libreria e chiedergli scusa in ginocchio
per la
mia maleducazione solo per sentire di nuovo quella voce,per vedere
quegli
occhi. Non mi interessava se avesse rifiutato le mie scuse e mi avesse
guardato
con occhi pieni di odio. L’importante per me era sentire la
sua voce e vedere
quegli occhi,nulla di più. Ma non potevo tornare
indietro,non era da me. Strinsi
tra le mani la copia malconcia di quel libro magnifico e sorrisi. Avevo
qualcosa di suo,che lui aveva toccato. Era mio ora. Lo avrei custodito
come il
più prezioso dei diamanti.
Il
bar dove le ragazze mi
aspettavano era vicino alla libreria. Lui sapevo che non era ancora
uscito da
lì,avrebbe potuto vedermi. E lì non avrei saputo
cosa fare. Le mie amiche erano
sedute ad un tavolino e sorseggiavano il loro caffè con
calma,cercando di
rilassarsi. Appena m videro arrivare mi guardarono truci.
“Una
nuova libreria,pensavi
non avessimo capito le tue intenzioni?” disse seria
Mariangela. “Per fortuna ci
hai impiegato solo 15minuti” e mi sorrisero tutte. Bene
nessuna era seriamente
incavolata. Avevano bisogno di riposo. Mi accomodai su una sedia dietro
Rosaria
e iniziai a fumare una sigaretta. Cavolo ero proprio nervosa,la stavo
mangiando. Rosaria si accorse del mio nervosismo e incoraggiata dal
posto dove
mi ero accomodata si girò e mi fissò con sguardo
serio.
“Cosa
è successo? Sei
pallida,sudi,reggi la sigaretta tremando e ne aspiri metà
alla volta,è quasi
finita”
Grissino!
Perché capiva
sempre tutto.
“E
poi,questa copia di
Mansfield Park,così conciata,” e la
osservò con sguardo indagatore “chi te
l’ha
data?”
“Dopo,ti
prego,dopo”
sussurrai boccheggiando. Era sempre la solita. Io ero tesa e ansiosa e
lei mi
metteva ancora più ansia addosso. Cavolo,era terribile.
Dalla libreria non uscì
nessuno,forse era ancora lì,oppure era uscito da una porta
secondaria,ma quando
arrivò il momento di tornare in albergo,scappai
correndo,dicendo che al
tabacchino nel vicolo avrei dovuto comprare le sigaretta. Per fortuna
Rosaria
non sapeva che avevo un pacco intero,appena aperto. Lei già
era abbastanza
curiosa,ci mancava solo la fuga che la insospettisse ancor di
più. Se continuavo
così,ero veramente un caso perso.
Mentre
camminavano per
Roma,stanche della giornata,stabilimmo il programma della serata.
Semplice film
in camera. Nulla di più. Per fortuna. Non volevo uscire
quella sera,preferivo
farmi mangiare lentamente dal rimorso. Perché ero scappata
dal ragazzo che
adoravo,colui che veneravo,colui che mi emozionava e mandava in
subbuglio con
un sorriso i miei ormoni di adolescente.
Mi
sentivo scossa e tesa.
Cavolo,non mi avrebbe di certo dimenticata,ma non volevo essere
ricordata come
una ragazza che era scappata. Le mie amiche continuarono a ridere e
scherzare e
io mi fece trasportare dalle loro risate. Ci fermammo ad una videoteca
per
noleggiare un film,e quale scelta migliore se non “Orgoglio e
pregiudizio”?.
“Dai
ragazze,per una
volta,guadiamolo. Se non vi piacerà deciderete per sempre
voi i film da vedere.
Parola di scout” dissi.
“E’
la prima ed ultima
volta,vedi come te lo dico nana” disse Rosaria. “ e
poi” si avvicinò al mio
orecchio “Dovrai dirmi cosa è successo,io non
dimentico”. Non sarei riuscita ad
evitarla. Ma come glielo avrei detto? Non mi avrebbe mai creduto,ne ero
certa.
E poi se lo avesse fatto avrebbe utilizzato aggettivi poco carini nei
miei
confronti. Già la immagino dirmi.
“Tu che lo vedi nelle foto e smetti di respirare,te lo
ritrovi davanti in una
città in cui non si sa neanche che stia facendo,lo stesso
giorno in cui ci sei
tu,e te che fai?scappi? Ada,io lo dico e lo ripeto,sei strana
forte”. Che
disastro.
Intanto
prendemmo la metro e
giungemmo all’albergo. Il ragazzo che avevo rimorchiato era
ancora lì.
“Povero
cucciolo,vedi come lo
hai ridotto!” sussurrò ridendo Francesca,mentre
Lucia se la rideva. Ero cavoli
amari. Questo aveva l’aria di uno che mi avrebbe girato
intorno per tutto il
mio soggiorno nell’albergo. Ma mica lavorava 24ore su 24?
“Ciao”
disse sorridendo.
Caspita,era anche molto carino,aveva un bel sorriso,ma mai come.. come
lui. Per
quanto tempo mi avrebbe tormentato ancora? Bè per sempre.
“Ciao,lavoro
ancora?”
“Bè
si,sai lavoro dalla
mattina alle 8fino alle 16del pomeriggio. Però ci sono
giorni,come oggi,in cui
faccio doppio turno.” Ottima mossa Ada,pensai. Avevo scoperto
orientativamente
i suoi orari,però il modo in cui parlò delle
tante ore di lavoro mi strinse il
cuore. Doveva veramente fare questo lavoro per bisogno.
“Ah
capisco..” sussurrai. Non
sapevo che dire. Silenzio. Ma fu lui a romperlo.
“Stasera
immagino che
usciate..” perché questo interessamento? Colpa
mia, ovvio.
“No,restiamo
qui per un
film.. ciao a domani allora.”
“Ciao
e buona serata!!” e
sorrise dolcemente. Che caro ragazzo che era.
Prese
l’ascensore pensammo a
cosa poter mangiare. Optammo per una pizza. Vicino
all’albergo avevamo visto
una bellissima pizzeria di proprietà di napoletani,ottimo.
Le prenottammo e ci
furono portate in albergo. Le mangiammo affamate e poi mettemmo su il
film. Io
mi persi nell’800 della Austin. Riuscì a non
pensare a Robert,al giorno
trascorso,al libro che avevo con me. Mi persi nei personaggi,in Mr
Darcy di cui
ero pazzamente e segretamente innamorata. In quel suo sguardo,in quelle
parole
che pronunciò sotto la pioggia,nei suoi occhi e nei suoi
sguardi,come se fossi
io Elisabeth. E mi addormentai, e sognai. Sognai che il mio Darcy fosse
lui,che
mi dichiarasse il suo amore. Amore dolce,puro,vero,reale. Amore che ti
fa
battere il cuore,che ti allontana dal mondo,che ti riempie la testa,il
cuore,l’anima.
“BUONGIORNO
bella
addormentata” dieci occhi mi guardavano curiosi e pieni di
desiderio,desiderio
di sapere. Cavolo Rosaria,la bocca chiusa no eh?
“Ciao,e
buonanotte.”
“E
no cuccioletta di mamma,tu
ora ti svegli e ci dici tutto. Abbiamo capito tutte che ieri
c’era qualcosa che
non andava,sembrava avessi visto un diavolo. Ma noi da brave
amiche,abbiamo
aspettato stamattina” Streghe,pensai.
“Cosa
volete sapere?” chiesi
pensando di poter evitare l’argomento Robert. Mi
vergognavo,ma non sapevo cosa
raccontargli. Non potevo dirgli cosa avevo fatto. Ora la visione di
ieri su
Rosaria che mi derideva si fece peggiore,erano tutte a deridermi.
“Tutto.”
Dissero all’unisono.
Presi
un respiro e raccontai
tutto,prendendo anche la vecchia copia di Masfield Park,il suo libro, e
mostrandoglielo. Trovai davanti a me,a fine racconto,cinque sguardi
diversi.
Rosaria arrabbiata,Mariangela euforica,Francesca sconvolta, Maria
pensierosa,Lucia
sconcertata. Passarono due
minuti,ma
nessuna di loro parlava,nessuna si muoveva.
“Tu
hai visto Robert
Pattinson,ti ha regalato un suo libro e tu sei scappata? Ho capito
bene?”
“Si”
sussurrai.
“Noi
ti sentiamo tutti i
giorni parlare di lui,di quanto è bello,di quanto
è bravo. Abbiamo visto con te
miliardi di volte tutti i suoi film,tutti. Hai seguito
attentamente,giorno dopo
giorno,le riprese di New Moon,senza mai staccarti da quel pc maledetto.
Oggi lo
vedi e che fai?scappi? ma sei cogliona vero?? No
dimmelo,perché me ne faccio
una ragione”
Erano
scoppiate. Tutte erano
in movimento per la stanza. Ora le loro facce erano uguali,se avessero
potuto uccidermi
con lo sguardo lo avrebbero fatto. Nessuna di loro adorava lui come
me,ma si
erano arrese alla mia pazzia. Ma ora forse per loro era troppo. Lucia
fu
l’unica a non parlare. Sapeva io cosa provavo e sapeva
perché di quella
reazione. Mi conosceva e sapeva benissimo che ero scappata per colpa
del mio
imbarazzo.
Mi
alzai dal letto,feci una
doccia e mi vestì,facendo finta di nulla. Non volevo
pensarci ancora,non volevo
far capire a loro che ci pensavo. Ma il mio sguardo parlava per me. Il
rimorso
mi uccide piano piano,lentamente,causandomi sempre più
dolore. La mattina,come
da programma la trascorremmo al Vaticano. Era immenso. I miei
genitori,cattolici praticanti,mi portavano ogni anno alla
città del Vaticano e
io ogni anno mi perdevo in quel lusso,tra quelle sculture
perfette,quegli
affreschi invecchiati,ma sempre più affascinanti. Ma uno era
il posto che più
adoravo.
Ci
sedemmo ad un bar
stremate. Erano le 8 e la giornata secondo le menti malate delle mie
amiche non
era finita. Volevano andare a ballare. Pazze. Presi un caffè
e ci trovammo a
parlare della scuola.
“Tesoro,come
stai?”
Francesca,la mia confidente.
“Bene
bene,tranquilla” le
risposi sorridendo. Sorriso troppo sforzato,se ne accorse.
“Non
direi,sai mentire con le
altre,ma non con me. Stasera divertiamoci,domani ci penseremo,
ok??”
“Ok,grazie”
e le schioccai un
bacio.
“Ragazze,pensavo
che forse
stasera potremmo uscire per le strade di Roma,domani pomeriggio
riposarci e
domani sera andare in disco,che ne dite?”
“io
accetto volentieri,sono
stremata.” Mariangela era assonnatissima. Quella notte chi sa
che avevano combinato.
Come lei accettarono tutte. In albergo ci preparammo. Indossai un
semplice
vestitino nero,con la scollatura a V e un paio di infradito alla
schiava
nere,molto carine. Lasciai a capelli sciolti e misi un po’ di
matita sugli
occhi. Decidemmo di andare a piazza di Spagna,c’era una
manifestazione.
Trascorremmo la serata tranquillamente,mangiando un enorme coppa di
gelato e
ridendo insieme. Alle 12e30 tornammo in albergo e ci chiudemmo nelle
nostre
stanze. Feci una doccia veloce,misi il mio pigiamino,pantaloncino corto
e
canotta con su disegnato un gattino e mi misi a letto. In camera mia
Francesca,appena chiuse gli occhi crollo in un sonno profondo,mentre
io,passavano le ore,ma non riuscivo ad addormentarmi. Vidi il cellulare
ed
erano le 3:34. Scesi dal letto aprì la porta e mi incamminai
nei corridoi.
Sapevo che le ragazze dormivano,inutile andare da loro. Non era la sera
giusta
per fare le pazze nelle camere,erano stanchissime. Camminavo e pensavo.
Alla
vacanza e a lui. A ciò che era successo il giorno prima e al
nostro incontro. Alla
mia vita e a cosa sarebbe successo se non fossi scappata da lui. Pensai
a
quanto fossi euforica per quel viaggio a Roma e alla coincidenza di
trovare lui
lì. Camminavo a testa bassa,senza guardare dove andavo,fin
quando non mi
scontrai con qualcuno. Urlai prima di cadere a terra.
“scusami,io non sapevo
dove andavo..” sussurrai. Ero caduta e mi ero fatta male,ma
ero io a non aver
guardato dove mettevo i piedi.
“Non
fa nulla,ma tu sei,sei
la ragazza della libreria!” quella
voce,quell’accento,quelle parole piene di
meraviglia,quelle mani che mi porse per aiutare ad alzarmi. Lui,lui
davanti a
me,lui che mi parlava,lui che porgeva le sue mani. Stavolta non sarei
scappata,era troppo importante per me.