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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    16/10/2009    0 recensioni
[Prequel di Kowaii Kitsune]Come è nato il CP9? Perché Lucci è il più forte assassino mai visto dalla sua creazione, e qual'è il perché della sua rivalità con Jyabura? In questa storia, racconterò la nascita del CP9 aggiungendo il mio OC alla vicenda. [Kaku si tranquillizzò al tono di voce di Kokitsune, ora più o meno incolore. Lei era fatta così, ma dopotutto nella visita medica della scorsa settimana le erano stati riscontrati chiari segni di schizofrenia, ma a lei non sembrava importarne molto. Kalifa sosteneva che la sua amica era perfettamente normale e non era pazza, ma a volte non ne sembrava convinta neanche lei.
Kokitsune: -Aspetta, ora tocca a me farti qualche domanda… Che ne so, pensi che io sia pazza?-
Kaku: -No, assolutamente… Perché?-
Kokitsune: -Lo so che lo pensi. Tutti lo pensano. Anche Kalifa, ma per bontà o forse pietà non me lo dice! Io ti faccio pietà, ammettilo!-
Suonava aggressiva, di nuovo nervosa...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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xAmericanpeople95: Ciao! Mi fa piacere trovarti anche qui :3

Kokitsune è come l’erba cattiva: non muore mai XD Io invece sto leggendo la tua ‘Destiny’, ma vorrei leggere anche gli altri capitoli. Non è che potresti darmi il link al tuo profilo su Manga.it?

In effetti ci sono pochissime fic sulla CP9 (che mi hanno pure fatto iniziare la lettura di tutto One Piece), e ne voglio mettere un po’. Anche tu ne scriverai altre, vero? (ci conto :3)

Non ti preoccupare, non fraintendo!

 

Kokitsune: (con rivista yuri) Oh…

 

 

 

Il mattino dopo, verso le cinque del mattino, Jyabura era già in piedi che faceva un po’ di riscaldamento per i muscoli sul letto. Sembrava molto concentrato, e Lucci si era svegliato per il semplice fatto che il compagno, prendendo a pugni e calci la parete, faceva rumore.

 

Lucci: -Oh… Che fai…?-

Jyabura: -Sei ancora a letto! Tra poco passa Spandine per portarci dal maestro! Ti conviene sbrigarti-

Lucci: -Ma sono le cinque del mattino!-

Jyabura: -Appunto!-

 

Il lupo quasi lo buttò giù dal letto.

Lui era abituato, ma per il bambino era un’esperienza del tutto nuova. E non gli piaceva affatto. Dato che aveva dormito con gli stracci che portava sempre per strada, si lasciò quelli e cominciò a imitare Jyabura, ma si arrese subito in quanto aveva iniziato esercizi a lui impossibili: stava fluttuando.

 

Lucci: -Come fai?-

Jyabura: -Sto solo usando il Geppou… Mi devo allenare, non deconcentrarmi-

Lucci: -Il Geppou? Cos’è?-

Jyabura: -Ma allora non sai niente-

Lucci: -‘Ma allora non sai niente’! Potresti spiegarmelo, allora, così qualcosa la saprei!-

 

Il lupo si fermò e lo guardò male. Lucci era serio, ed evidentemente seccato. La chiave schioccò nella serratura della porta e quella si aprì: Spandine entrò nella stanza, con qualcosa in mano. La cosa era gialla, rotonda e con qualche macchia nera. Jyabura spalancò gli occhi, sorpreso, mentre l’uomo consegnava l’oggetto al bambino.

 

Spandine: -Mordilo-

Jyabura: -Ma… Ma!-

Spandine: -… Tu, zitto-

 

Era un Frutto del Diavolo, il Felis Felis modello Leopardo. Lucci lo morse, inconsapevole, e se ne pentì subito dopo: che orribile gusto. Gli sarebbe rimasto in bocca per giorni. Ma il suo potere… Quello gli sarebbe rimasto in corpo per sempre.

 

Spandine: -Verrete condotti da due maestri differenti. Tu, orfanello, con me. Jyabura, al solito, pratica con le Rokushiki-

 

Spandine se ne andò. Jyabura strinse i pugni.

 

Jyabura: -… Non sono forte, allora… Se danno il Frutto a uno come te!-

Lucci: -Non ho scelto io di…-

Jyabura: -TACI!-

 

Disse, seguendo l’uomo.

 

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[Passarono … Lui, invece, non aveva mai avuto problemi. Un bellissimo bambino, non c’era che dire, con i capelli corti e arancioni, gli occhi scuri e i tratti delicati. Eccetto per il lungo naso squadrato. Kaku era considerato da molti dolce e ispirava tenerezza. Fu proprio questo suo essere a farlo diventare un membro del CP9]

 

Le luci del tramonto tingono di rosso le montagne.

Il vento spira inarrestabile, portandosi dietro le foglie cadute o strappate via dagli alberi. L’autunno era una stagione meravigliosa. A Kaku piaceva, perché sua madre gli preparava sempre il suo piatto preferito, le castagne calde. Poteva inoltre nascondersi nei mucchi di foglie che si accumulavano in giro, saltare nelle pozzanghere dopo le giornate di pioggia, e il profumo di erba bagnata lo rilassava. Era il giorno del suo sesto compleanno. I suoi genitori gli avevano regalato una bellissima katana, forgiata secondo la tradizione, perché si inizia fin da piccoli ad allenarsi con le spade.

 

Kaku: -Grazie mamma! Grazie papà! Andrò a provare la katana al vecchio ciliegio!-

 

Il vecchio ciliegio stava ormai perdendo i suoi petali rosati nel cielo arancione. Il bambino faceva pratica, tagliando ogni petalo in due prima che toccasse terra, un po’ come Minamoto no Yoshitsune nella vecchia leggenda. Ma il vento spirava molto forte, quel giorno… Troppo.

L’albero si trovava in cima a una collina, e Kaku venne spinto giù con il suo regalo stretto tra le mani. Colpì qualcosa di duro con la testa e perse i sensi.

Quando si risvegliò, non si trovava più sulla collina, ma disteso su un morbido letto, in una stanza piccola e spoglia, il muro coperto di morbido tessuto simile al velluto, marrone cioccolato. Non era solo, due occhi senza iridi lo stavano fissando.

 

???: -Hey, il bimbo si sveglia! Non è un tesoro?-

???: -Sì Ko, ma se gli stai così vicino lo spaventerai-

Kokitsune: -Sì, kon kon? Gli umani si spaventano così facilmente, Kalifa?-

 

Kaku si stropicciò gli occhi: un muso di volpe dalla pelliccia gialla e bianca era a pochissima distanza dal suo naso. Le orecchie lunghe e nere, gli occhi apparentemente pesti e tre cicatrici per ogni guancia. I capelli erano corti e castano scuro, una matassa selvaggia come una criniera che le ricadeva sulle spalle. Vestiva con una canottiera bianca e dei jeans troppo larghi, e doveva avere sui quindici anni. Dietro di lei, una bambina bionda e con due grandi occhiali, un vestito nero così lungo da arrivarle alle ginocchia, sugli otto anni, e un ragazzo con la pelle bianchissima (perché truccata), i lunghi capelli rosa raccolti in una coda e un samue blu come abito. Aveva tre anni più della volpe.

 

Kalifa: -No, ma tu gli sei troppo vicina-

Kaku: -AAAH! UN DEMONE!-

Kokitsune: -OH, DOVE?!-

 

Kalifa sospirò rassegnata. Evidentemente l’amica non si rendeva conto che Kaku aveva chiamato lei demone.

 

Kalifa: -Testa di pigna, parla di te!-

Kokitsune: -Oh! Kon kon, non essere ridicolo, non sono un demone-

Kaku: -Ooookkk…-

Kokitsune: -Non mi credi, naso a rettangolo? Sono una volpe!-

Kaku: -(pensando)Stiamo al gioco, così non si arrabbia-

 

Il bambino annuì. Kokitsune sorrise a trentaquattro denti, spaventandolo se possibile ancora di più, quando la biondina pensò bene di allontanarla. Nel frattempo, ai piani più alti della base…

 

Marine: -Grand’Ammiraglio Sengoku! Il ‘demone drago’ di Roger si è perfettamente integrato con il futuro CP9!-

Sengoku: -Ottimo. Tuttavia, dobbiamo continuare con gli interrogatori, in modo che se qualcosa affiorasse dai ‘suoi’ ricordi, noi saremmo i primi a saperlo. Quella Damu ci ha fornito una potentissima arma, i Frutti Mito Mito sono più rari dei Rogia, e sappiamo che si trovano solo nell’arcipelago Sancta. Finora afferma che qualcuno è riuscito a prenderle il Mito Mito modello Fenice, ma no c’è da preoccuparsi… Il Kon Kon modello Kyuubi Ryuko è tutto quello che ci basta-

Marine: -Signore! Allora rimangono altri due frutti della stessa categoria!-

Sengoku: -Non è detto. A parte il Mito Mito modello Tigre e il modello Kirin, penso che ne esistano altri. E una volta che avremo imparato a controllare Kokitsune, saranno nostri-

 

Intanto, Kaku era riuscito a fare amicizia un po’ con tutti. Continuava sempre a credere Kokitsune un demone, ma non era poi così malvagia, dopotutto. Kalifa in un primo momento era diffidente, ma poi legarono subito. Jyabura, che era arrivato poco dopo, era già diventato suo rivale, Lucci ancora non lo avevano incontrato.

 

Jyabura: -Ooohh… Io sono suo compagno di stanza. Quel ragazzo non è normale! Siamo già fortunati che non ci abbia fatti fuori tutti-

Kokitsune: -Non basta la fortuna con quel tizio alle costole, infatti credo che dovrò stare in guardia. Non gli vado a genio-

Jyabura: -A lui non va a genio nessuno-

Kokitsune: -Beh, io non sono stata ancora presa in questa Cipher Pol non so ché, quindi non dovrei avere problemi…-

Jyabura: -Invece li hai. Ti stanno addestrando per le Rokushiki, no? Quindi sarai in squadra con noi-

Kokitsune: -(risatina) Ahah, hai usato l’imperativo… Ti piacerebbe… Kon kon-

Jyabura: -Co… Cosa?! Hai frainteso, io non volevo dire… Insomma, perché devo essere il solo con quello psicopatico? Ecco-

Kalifa: -Comunque, a parte tutto, saremo una bella squadra-

Kumadori: -Yo yoi, io non sono ancora maestro nel ‘Ritorno alla Vita’…-

Kalifa: -L’importante è che diventi maestro nelle Rokushiki. Sono quelle che contano, no?-

Kaku: -Cosa sono le Rokushiki?-

Jyabura: -Una sorta di arti marziali. Una sorta, eh. Sono molto più potenti-

 

La porta della loro stanza si aprì. Era Lucci. Dodici anni di età. Eppure, non era più un bambino da tanto tempo, era un assassino. Tutti si ammutolirono, e Kaku si domandò il perché…

 

Lucci: -Oh, il pivellino. Ed è accompagnato dalla secchiona, dal cane, dal demone e dal tipo con i capelli rosa… Mi dispiace che ti sia già imbattuto in queste cattive compagnie-

Kaku: -A dire il vero, loro sono molto gentili con me-

Lucci: -Loro non devono essere gentili. Loro devono essere spietate macchine da guerra, in particolare TU, cagna-

 

Disse lui, indicando Kokitsune, che rimase in silenzio assoluto. Aveva già imparato (a sue spese) cosa succedeva a rispondere, e aveva una fasciatura sulla pancia macchiata di rosso scuro a dimostrarlo…

 

Kaku: -Perché le parli così? Cosa ti ha fatto di male?-

Lucci: -Perché è debole. Durante le missioni, prova persino rimorso nell’uccidere! E’ inammissibile… Sembra che si ‘scateni’ solamente contro i pirati…-

 

La guardò disgustato e se ne andò via, sbattendo la porta.

 

Kokitsune: -Non ti preoccupare, ci sono abituata. Non penso che sia cattivo… Infondo-

Jyabura: -NON PENSI SIA CATTIVO? Quello ti vuole morta!-

Kokitsune: -Non m’importa. Chissà cosa gli hanno inculcato nella testa a quel figliolo… Scommetto che vorrebbe tanto avere una famiglia-

Jyabura: -A volte sei così ingenua! Quello è cattivo di nascita!-

Kokitsune: -Non penso. Gli andrò a parlare-

 

Kokitsune uscì e andò a cercare il ragazzo, ignorando Jyabura che aveva cercato di fermarla.

 

Kaku: -… Poverina. Sarà stata un demone, ma mi dispiace-

Kalifa: -Beh, questa è la prova che Ko ha istinti suicidi-

  
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