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Autore: WindGoddess    17/10/2009    7 recensioni
Piangeva, Butters. Non se n’era accorto, ma piangeva da un bel po’.
< P-Perché? > chiese, coprendosi gli occhi con un braccio e asciugandosi le lacrime.
< Cosa “perché”? >
< Perché… ti succede qu-questo? >.
Tirò su col naso.
< Non lo so, sinceramente >
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Butters Stotch, Kenny McCormick
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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the spirit carries on
Where did we come from?
Why are we here?
Where do we go when we die?
What lies beyond
And what lay before?
Is anything certain in life?


< Da quanto tempo lo sai? >
< Un anno… più o meno >.
Kenny guardò per un attimo il suo interlocutore, poi annuì più volte, tirando su col naso. Le sue narici si impregnarono dell’odore di farmaci e disinfettanti che impestava l’aria.
L’odore tipico degli ospedali.
< Come hai fatto a scoprirlo? >.
Butters sussultò. Non voleva parlare; aveva vergogna, aveva paura di fare, coma al solito, la figura della ragazzina. Ma era anche dell’idea che Kenny avesse il diritto di ricevere una risposta. Quando si rese conto che stava fissando insistentemente il pavimento alzò immediatamente lo sguardo, incontrando gli occhi dell'amico.
Azzurri, come i suoi.
Sentì le lacrime pizzicargli le palpebre nel constatare che, nonostante la malattia che da un mese lo devastava, erano luminosi e vivi come lo erano sempre stati.

Che terribile ironia.
Deglutì, si schiarì la voce e cominciò a parlare. Raccontò a Kenny del suo diario segreto, uno di quelli in cui si scrivono i proprio pensieri, si parla degli avvenimenti belli e brutti della propria vita, delle emozioni che si provano. Gli raccontò di quando, un anno prima, dopo essere rimasto particolarmente sconvolto dopo la sua morte a causa di un investimento d'auto, si fosse messo a rileggere tutto il diario per potersi soffermare sui momenti felici passati coi suoi amici. Gli parlò di quanto fosse stato male dopo aver letto che Kenny McCormick, secondo quanto aveva scritto, era già morto altre volte, scioccato anche dal fatto che nessuno sembrava ricordare niente. Arrivò poi a descrivere come i ricordi, man mano che ci pensava, riaffioravano alla memoria e di come, ad ogni nuova morte, rimanesse in lui sempre un vago sentore di déjà vu che non lo abbandonava mai.
Morti diverse, funerali, lacrime degli amici e disperazione dei genitori: un circolo vizioso di morte e resurrezione che costringeva un povero ragazzo di una tranquilla cittadina di montagna a sperimentare esperienze terribili e dolorose, a vivere con l’idea che sarebbe potuto morire da un momento all’altro, risorgere e che poi sarebbe ricominciato tutto dal principio. La sola idea avrebbe fatto impazzire chiunque.
< L’ultima volta che sei morto ho ricordato tutto perfettamente > concluse.
Piangeva, Butters. Non se n’era accorto, ma piangeva da un bel po’.
< P-Perché? > chiese, coprendosi gli occhi con un braccio e asciugandosi le lacrime.
< Cosa “perché”? >
< Perché… ti succede qu-questo? >.
Tirò su col naso.
< Non lo so, sinceramente > rispose Kenny, facendolo sussultare nuovamente. Cercando di fare leva sui gomiti per mettersi più comodo, gli sorrise e alzò le spalle.
< Ma pazienza, non è che possa farci granché >.


They say “Life is too short”,
“The here and the now”
And “You’re only given one shot”
But could there be more.
Have I lived before,
Or could this be all that we’ve got?


Improvvisi colpi di tosse gli impedirono di continuare a parlare. Butters scattò in piedi, preoccupato.
< Kenny! > esclamò spaventato, avvicinandosi a lui e cincendogli le spalle.
< A…cqua… >.
Immediatamente prese un bicchiere dal comodino vicino al letto e lo riempì d’acqua, avvicinandolo con cautela alle labbra dell’amico, ancora preda di spasmi e colpi violenti di tosse. Kenny ne bevve un paio di sorsi, deglutendo piano, finché non si riprese. Respirò profondamente un paio di volte, per poi rimettersi semi-seduto.
< Scusami > biascicò, chiudendo un attimo gli occhi.
< N-no, figurati. Stai bene? >
< Si, ora si. Grazie >.
Butters si asciugò nuovamente le lacrime, tentando di frenarle e di darsi un contegno di fronte all’amico.
< M-mi dispiace, Kenny > mormorò, rimettendosi seduto.
< Oh, non importa. Succede da quando avevo sei anni >
< Quindi… >
< È così da sette anni circa, sì. Ma davvero, non mi importa. Vedrai che tra massimo un paio di giorni sarò di nuovo qui a fracassarvi le palle >.


If I die tomorrow
I’d be all right
Because I believe
That after we’re gone
The spirit carries on.


Butters strinse convulsamente i pungi, a quelle parole. Come poteva Kenny dire una cosa del genere?
< N-non è vero. Io non penso che tu sia… un rompiballe… >.
Arrossì. Aveva detto una parolaccia. Kenny, invece, scoppiò a ridere. O meglio, avrebbe tanto voluto farlo, ma non era così in forze da potersi permettere un simile sforzo. Semplicemente, sorrise.
< Tu sei troppo buono, spaventosamente buono! Non si spiegherebbe, altrimenti, come diavolo fai a voler tanto bene a Cartman >.
Seguì qualche minuto di silenzio. Butters cominciò a torturarsi le maniche del maglione turchese, mentre Kenny faceva schioccare la lingua di quando in quando. Avrebbe voluto fare una domanda, ma forse era troppo… crudele da porgere.
< A cosa stai pensando? > lo sorprese Kenny, come se gli avesse letto nel pensiero.
< Ecco… v-volevo chiederti… > si fermò, cercando di trovare il coraggio per porre quella domanda. < Non hai paura? >.
Ci era riuscito.
< No > fu la secca risposta. < Cioè, prima sì, quando ero più piccolo. In effetti, come si fa a rimanere tranquilli quando ci si ritrova a respirare, parlare, ridere e giocare nuovamente sulla Terra dopo che si è morti? Senza contare il fatto che nessuno se ne ricorda. Nessuno si ricorda di aver pianto, di essersi sentito triste, di aver portato fiori e lumini sulla tomba del piccolo Kenny McCormick >.
Un velo di tristezza gli adombrò il viso a quel pensiero, ma subito scosse la testa, come a volerlo scacciare.
< Inoltre, non lo so perché questo succede, non so chi ha deciso che per gli altri c'è una sola morte e per me parecchie. Non posso nemmeno dare la colpa a Dio, non l’ho mai visto >
< N-no? >
< No. Ogni volta che muoio mi sento come se stessi galleggiando sull’acqua. Vorrei aprire gli occhi, ma non ci riesco. Dopo un po’ di tempo sento una forza che mi tira verso il basso e uno strano senso di… soffocamento, diciamo. Quando mi sembra di essere al limite riesco ad aprire gli occhi e… >
< E…? > lo incitò a continuare Butters, incuriosito.
< Mi sveglio di soprassalto nel mio letto, sempre alle tre del mattino. Mi alzo alle sette, faccio colazione e... niente. Nessuno ricorda nulla, come se niente fosse successo > concluse.
Ancora silenzio. Butters stava ancora assimilando le parole di Kenny, non riusciva a credere che morire e rinascere fosse così… semplice.
< Davvero n-non hai mai visto Dio? >
< No, non credo nemmeno che ci sia. O meglio, non come lo dipingiamo noi. Se esistesse un Dio del genere, credo che mi avrebbe per lo meno degnato di una spiegazione. Ma ormai nemmeno quella è importante, ci ho fatto l’abitudine, a questa situazione del cazzo >
< M-ma… non ti incuriosisce nemmeno un po’ sapere perché ti succede tutto questo? >
< No, ti ho detto che non me ne frega niente. Prendo tutto come viene, vivo giorno per giorno proprio perché so che potrei morire da un momento all’altro. So benissimo che tanto ritornerò, ma non voglio rischiare. Ogni volta potrebbe essere l’ultima, meglio godersela appieno se non voglio rimanere per sempre a mollo in quell’oceano con qualche rimpianto e senza nemmeno poter aprire gli occhi >.


I used to be frightened of dying,
I used to think death was the end.
But that was before
I’m not scared anymore
I know that my soul will transcend.

I may never find all the answers,
I may never understand wh,y
I may never prove
What I know to be true
But I know that I still have to try.



Kenny si sentì improvvisamente debole. Strabuzzò gli occhi, poi si accasciò sul cuscino, respirando con molta fatica.
< Mi sa… che ci siamo > biascicò, facendo trasalire Butters.
Subito scattò in piedi e, piangendo, abbracciò forte l’amico.
< No! N-non voglio che tu muoia! Non voglio, non voglio! > urlò, bagnando di lacrime il petto di Kenny. Alzò il viso per fissarlo nuovamente negli occhi, constatando con orrore che, ormai, erano velati e spenti.
< Non… fare lo stupido. Lo sai che tanto… tornerò. Tira fuori le palle… una volta ogni tanto >.
D’istinto, Butters lo baciò sulla fronte, poi sulla guancia. Non c'era proprio niente, che potesse fare. 
< I-io ti aspetterò > poté solo dire, < Poi giocheremo tutti a basket o-oppure con la X-box. Ti faccio giocare con la mia tutte le volte che vorrai, eh? > chiese, tirando più volte su col naso.
< È stato bello… parlare con te. Quando torno… ci faremo un’altra chiacchierata, noi due >
< Sì, si > annuì l’altro, < Sono tuo amico, io >
< Proprio per questo… se dici a qualcuno che mi hai baciato… ti ammazzerò >.
Sorrise, ma poi fu preda di nuovi attacchi di tosse, più violenti di quelli precedenti e molto più dolorosi. Vomitando sangue, riuscì a malapena a formulare un’ultima frase.
< C-chiama… i miei ge-geni…tori > .


Move on, be brave,
Don’t weep at my grave
Because I am no longer here.
But please never let
Your memory of me disappear.


Non ce ne fu bisogno. La porta della sua stanza si spalancò ed entrarono un medico e quattro infermiere, seguiti poi dai signori McCormick. Butters era spaventato, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto esangue di Kenny, i cui occhi, ora, fissavano il soffitto privi di vita, mentre un rivolo di sangue gli scorreva dalla bocca giù, lungo il mento. Sentì qualcuno che lo strattonava per allontanarlo da quel letto di morte, ma lui non riusciva a non stringere convulsamente la mano del suo amico. Riuscirono a farlo uscire dalla stanza, anche se lui non se ne n’era quasi accorto. L’immagine di Kenny venne sostituita dal volto di una giovane infermiera, che aveva chiuso la porta e lo stava fissando con un sorriso triste.
< È meglio se non guardi > disse, con voce rotta dall’emozione.
Butters fissò la maniglia della porta, trattenendo a stento l’istinto di gettarvisi sopra per aprirla ed entrare di nuovo in quella stanza per stare vicino al suo amico fino alla fine. Fu quando sentì le urla disperate della signora McCormick che capì che, a qual punto, sarebbe stato inutile entrare. Guardò l’infermiera con gli occhi velati dalle lacrime, torturandosi il labbro inferiore e singhiozzando ripetutamente. La ragazza lo abbracciò , non sapendo cos’altro fare. Aveva ancora poca esperienza.
< Mi dispiace, ragazzino. Non piangere, il tuo amico ora andrà in un posto dove starà bene >.


Safe in the light that surrounds me,
Free of the fear and the pain,
My questioning mind
Has helped me to find
The meaning in my life again. (*)


< S-si > rispose lui, asciugandosi le lacrime e tentando, senza successo, di abbozzare un sorriso.  L’infermiera gli accarezzò la testa, asciugandogli meglio le guance rosse.
< Va’ a casa, ragazzino. Non è un posto per te, questo >.
Butters annuì e si voltò senza dire altro. Con passo tremolante attraversò il corridoio, cercando di non badare alle occhiate compassionevoli degli altri pazienti o dei loro parenti. Quando arrivò al pianerottolo si dovette tappare le orecchie. Le urla strazianti della signora McCormick, uscita dalla stanza del figlio, gli rimbombavano impietose nella testa. Ricominciò a piangere. Avrebbe tanto voluto darle un piccolo conforto, assicurandole che sarebbe accaduto un miracolo, che Kenny sarebbe ritornato a casa entro qualche giorno. Ma a cosa sarebbe servito? Di sicuro lei non lo avrebbe creduto, nessuno lo avrebbe fatto, attribuendo le sue parole ad un ragazzino troppo sconvolto dalla morte dell’amichetto per ragionare in modo sensato. Senza contare, inoltre, che quando Kenny sarebbe tornato il ricordo e il dolore per la sua perdita sarebbero sparito dall’animo di sua madre come in quello di suo padre, di suo fratello, di sua sorella, di tutti i suoi amici.
Non dal suo, però.
Si sentì maledetto, per un attimo. Lui avrebbe dovuto sopportare sempre tutto, non ci sarebbe stato nessun reset per la sua memoria, non più, ormai. Scacciò immediatamente questi pensieri dandosi un pugno sulla testa, bollandoli immediatamente come egoisti. No, lui si sarebbe sforzato, per essere in grado di sopportare il peso di quel segreto terribile. Non era giusto, in fondo, che Kenny affrontasse tutto da solo, senza nemmeno una persona con cui parlare, con cui sfogarsi se, magari, avesse avuto paura della sua prossima morte, se i suoi nervi avessero ceduto...
Era suo amico, no? 

Ma era comunque un fardello troppo pesante per un bambino così fragile.
Dopo un tempo che sembrò infinito arrivò a casa sua. Non badò a sua madre che, preoccupata, gli chiedeva perché avesse quell’espressione da funerale, ignorando che, l’indomani, ce ne sarebbe stato uno per davvero. Entrò in camera sua, constatando che le lacrime si erano fermate, come se le avesse consumate tutte e non ne avesse davvero più. Si avvicinò al mobile dove teneva, gelosamente conservata, la sua X-box, che con tanta fatica era riuscito a comprarsi, risparmiando ogni soldino guadagnato grazie a qualche lavoretto. Si inginocchiò, tirando fuori parecchi giochi e cominciando a selezionarli attentamente con occhio critico.
Chissà quale sarebbe piaciuto, a Kenny.




If I die tomorrow
I’d be all right
Because I believe
That after were gone
The spirit carries on.



*****

Note dell'autrice

Punto numero 1: non chiedetevi di che malattia muore Kenny. Il fatto che non l'abbia specificato è voluto
Punto numero 2: perché "Butters e il diario"? Questa song-fic non vuole essere un tentativo da parte mia di dare una spiegazione alle numerose morti di Kenny, ma semplicemente ho voluto scrivere una storia in cui Butters trascorreva con lui gli ultimi momenti (gli ennesimi, ultimi momenti) della sua vita. L'espediente del diario segreto potrà sembrarvi troppo semplice, ma io ero semplicemente alla ricerca di un motivo per cui Butters dovesse ricordare tutte le morti di Kenny e, quindi, essere triste per lui. Ma soprattutto, volevo un motivo che fosse "puccioso". E ditemi voi, cosa c'è di più puccioso di un Butters che tiene un diario segreto? ^_^
Punto numero 3: prima che qualcuno lo dica, non è una slash. I due baci che Butters da a Kenny sono innocenti, come innocente e puccioso è colui che li ha dati. A me piacciono molto le Bunny, ma questa non vedetela come tale perchè non lo è. Oh, ma potete fangirleggiare lo stesso *W*
Punto numero 4: la splendida canzone che ho scelto per questa mia non altrettanto splendida fic è The Spirit Carries On dei divini Dream Theater, dall'album Metropolis pt. 2: Scenes From A Memory.  Piccolo appunto: il testo usato nella storia ha una parte mancante, dov'è c'è l'asterisco. Questo perchè tutto l'album è una storia, e questa canzone è un discorso del protagonista. In particolare, le parole da me tolte erano rivolte ad una ragazza. Capirete benissimo che ho dovuto toglierle. Per maggiori informazioni consultate Wikipedia.
Ecco la strofa completa:

Safe in the light that surrounds me
Free of the fear and the pain
My questioning mind
Has helped me to find
The meaning in my life again
Victoria's real
I finally feel
At peace with the girl in my dreams
And now that I'm here
It's perfectly clear
I found out what all of this means


Vi lascio il link della canzone live, con una richiesta: se possibile, rileggete la mia storia con questa canzone di sottofondo (è stato così che l'ho scritta). È stupenda ed anche una piacevole colonna sonora (senza contare l'assolo di Petrucci *ç*).
[
http://www.youtube.com/watch?v=W70LZxzp2js&feature=player_embedded ]


La traduzione della canzone:


Lo Spirito Sopravvive

Da dove veniamo?

Perchè siamo qui?
Dove andremo quando moriremo?
Quali bugie sull'alditla' e quali prima ?
C'è qualcosa di certo nella vita?

Dicono "La vita è troppo breve" "Qui e ora..."
e "Hai solo una possibilità"
ma potrebbe esserci di più
sono vissuto prima
o questo è tutto quello che possiamo avere?

Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè credo
che dopo che ce ne siamo andati
lo spirito continua

Ero solito aver paura di morire
Ero solito pensare che la morte fosse la fine
Ma questo era prima
non sono più spaventato
so che la mia anima trascenderà

Potro' non aver mai trovato tutte le risposte
Potro' non aver mai capito perchè
Potro' non aver mai provato
che quello che so è vero
ma so che devo provarci ancora

Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè credo
che dopo che ce ne siamo andati
lo spirito continua

Muoviti, sii coraggioso
non piangere sulla mia lapide
perchè io non sono piu' qui
ma per piacere non lasciare
che i tuoi ricordi di me svaniscano

Al Sicuro nella luce che mi circonda
libero dalla paura e dal dolore
la mia mente dubbiosa
mi ha aiutato a trovare
di nuovo il significato nella mia vita
Victoria è reale
Finalmente mi sento in pace
con la ragazza nei miei sogni
e adesso che sono qui
adesso che sono qui è perfettamente chiaro
che ho capito il significato di tutto

Se morissi domani
non mi importerebbe
perchè credo
che dopo che ce ne siamo andati
lo spirito continua  

Ho finito. Come al solito, un abbraccio a chi legge e chi commenterà.

WindGoddess











  
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