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Autore: Martyx1988    18/10/2009    4 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 21 - Vulcano

Il jet privato della fondazione Kido atterrò sulla pista dell'aeroporto dopo nemmeno un'ora da quando Tatsume l'aveva richiesto. Saori, insieme ai Cavalieri e alle Sacerdotesse, tutti già vestiti delle loro armature, l'attendevano nell'hangar, in trepidazione. Ogni minuto che passava Ayame si avvicinava sempre più alla cime di Vulcano. Ogni secondo perso diminuiva l'attesa per lo scontro tra Efesto e Afrodite.
Il pilota scese dal velivolo con un balzo e corse verso Saori.
"Partiremo non appena avremo fatto rifornimento di carburante!" urlò per farsi sentire sopra il rombare dei motori "Il viaggio fino in Italia è il più lungo che il jet abbia mai affrontato e non possiamo rischiare di rimanere a secco a metà"
"Sta bene! Provvedete subito!" rispose Saori.
"Non possiamo attendere oltre, Milady!" protestò però Hyoga avvicinandosi alla fanciulla.
"Vuoi avere la certezza di raggiungere Ayame, sì o no?" gli domandò allora lei, severa.
Il Cavaliere non rispose ma si limitò ad abbassare lo sguardo, pur rimanendo teso. Saori sospirò e gli posò una mano sulla spalla in gesto di conforto.
"La raggiungeremo in tempo, te lo prometto"
"Non posso perderla un'altra volta"
"Non accadrà. Nessuno di noi vuole che accada"
Hyoga annuì e rivolse lo sguardo all'aereo fermo sulla pista. Il vuoto che gli aveva lasciato Ayame gli pesava sul cuore come un macigno. Era come se gli avessero tolto un pezzo di anima, il più importante, e sentiva il bisogno impellente di andarlo a riprendere. Desiderò come mai aveva fatto di non essere un semplice essere umano, ma di possedere un potere, qualsiasi capacità gli avesse permesso di coprire la distanza tra lui e l'isola di Vulcano in meno di un battito di ciglia. Mai come allora si sentì impotente e inetto.
"Non sai cosa darei per poterlo aiutare in questo momento" disse Shun, che non aveva perso di vista l'amico per tutta la mattinata.
Talia, al suo fianco, gli prese la mano tra le sue.
"Lo desideriamo tutti. Ma niente può farlo stare meglio se non ritrovare e riabbracciare Ayame. Noi possiamo solo fare in modo che ciò accada e per questo ci vuole pazienza"
Shun si voltò verso la Sacerdotessa, che ricambiò il suo sguardo intenso arrossendo leggermente. Strinse la presa sulle sue mani.
"Voglio che mi prometti una cosa, Talia"
"Qualsiasi cosa"
"Promettimi che, alla fine di tutto, tornerai da me sana e salva, e suonerai per me la tua melodia più bella"
"Solo se lo fai anche tu"
"Te lo prometto, ma non assicuro niente sulla melodia"
Si concessero entrambi un leggero sorriso, prima di suggellare il giuramento con un leggero bacio.
Poco distante, Psiche sorrise intenerita, nonostante l'amaro sapore che le salì in bocca. Si chiese in cuor suo se qualcuno le avrebbe mai chiesto di non morire per tornare da lui. Il suo carattere era sempre stato troppo duro perchè un uomo potesse fare breccia nel suo cuore. L'unico che ci era riuscito aveva però un animo più duro del suo e impossibile anche solo da scalfire. Forse, come la Psiche della leggenda, doveva attendere l'arrivo di un dio per trovare la sua anima gemella, come era successo ad Afrodite e Hyoga. Loro, però, erano andati contro ogni mito esistente.
Anche l'animo della giovane Galatea era irrequieto. Un nuovo scontro col fratello, forse l'ultimo, l'attendeva sulle pendici di Vulcano. Sarebbe stata all'altezza? Il fatto che i loro destini fossero legati dall'alba dei tempi avrebbe influito sul loro destino? Serrò gli occhi per scacciare l'ansia e la paura che le ribollivano nel petto. Due mani possenti sulle spalle glieli fecero riaprire per la sorpresa e i suoi occhi nocciola incontrarono lo sguardo azzurro intendo di Shiryu.
"Non lasciare che la paura abbia il sopravvento"
"Non riesco a liberarmene" ribattè lei con voce tremante.
"Infatti non devi. Se controllata, la paura può diventare una grande alleata. Ma se lasci che ti pervada l'animo, allora partirai già sconfitta"
Galatea sospirò e annuì col capo.
"Il fatto che tu sia più giovane e inesperta di tuo fratello non deve per forza metterti in svantaggio nei suoi confronti. Devi credere in te stessa quel tanto che basta per essere più forte di lui"
"Ci proverò"
"Ci riuscirai"
"Milady!" chiamò il pilota "Il jet è pronto a partire"

Quando un arco di lava ancora incandescente e quattro volte più grosso di quello che segnava l'inizio del sentiero le si parò davanti, Ayame capì di essere arrivata a destinazione. Ad ogni passo aveva percepito l'atmosfera farsi sempre più incandescente e, nonostante non sentisse per niente la stanchezza, era completamente ricoperta di sudore.
Dietro al grande arco si estendeva un colonnato rosso fuoco, in mezzo al quale scorreva un ribollente fiume di lava, con al centro una passerella di pietra. In fondo, scolpita nella roccia, si intravedeva una breve scalinata, anch'essa fiancheggianta da colonne incandescenti, che conduceva ad un piccolo altipiano roccioso e coperto da quelle che sembravano nuvole basse, da cui si poteva dominare tutta la zona. Alle spalle del pianoro, imponente come un titano, il cratere maggiore dell'isola faceva uscire lunghi lingue di lava bollente.
Doveva essere lì che Efesto l'attendeva, perciò non indugiò oltre e, passato l'arco, mosse i primi passi sulla passerella rocciosa. Questa sprofondò di qualche centimetro nella lava, ma non diede poi altri segni di cedimento fino a quando Ayame non giunse dall'altra parte. Una volta scesa, tornò a galleggiare come prima. Posò allora il piede sul primo scalino, quando un cosmo conosciuto attirò la sua attenzione. Non aveva intenzioni ostili, ma lo trovò ugualmente fastidioso.
"Non ti è bastata la lezione che ti ho dato al nostro ultimo incontro, Ciclope?" domandò Ayame a Palemone con tono tagliente.
Il Ciclope uscì da dietro una delle colonne infuocate, un ghigno malignamente divertito sulle labbra.
"Mia cara Afrodite, avete fatto presto a giungere al cospetto del mio signore"
"Non mi piace far aspettare le persone"
"O forse desiderate essere sconfitta il più in fretta possibile?"
"Credimi, sono più che intenzionata a fare in modo che non accada"
"Naturalmente!" esclamò Palemone con un teatrale gesto delle braccia "Tutto per salvare la Terra e i suoi meschini abitanti!"
"Posso ricordarti che, se non fosse stato per me, oltre che per Efesto, a quest'ora non avresti nemmeno un corpo? Non ti conviene sputare nel piatto in cui hai tanto desiderato mangiare"
"Perchè accontentarsi di essere un semplice essere umano, quando puoi essere un dio?"
"Un uomo che si eleva a divinità! Hai già tentato in passato, Palemone, e penso sia inutile ricordarti a cosa ciò ha portato"
"Sì, avete ragione. Ho capito che l'inganno non è l'arma giusta. Ho capito che frutta di più l'accondiscendenza. Per questo motivo ho fatto in modo che Efesto si fidasse ciecamente di me, nonostante il tradimento, che mi eleggesse a suo braccio destro e che mi promettesse la vita eterna. Ad una condizione, ovviamente"
"Sarebbe?". L'allusione di Palemone non le piacque affatto e, per precauzione, allertò tutti i sensi.
"Non voglio rovinarvi la sorpresa, mia dea. Sarà lui stesso a svelarvelo tra qualche istante. Mi ha solo mandato in avanscoperta, nel caso Atena e i suoi Cavalieri arrivassero prima del previsto. Ma quando vi ho intravista, non ho resistito a mettervi la pulce nell'orecchio. Consideratela una piccola rivincita per la sconfitta di qualche giorno fa"
Palemone scese fino alla fine della scalinata e indugiò vicino ad Ayame.
"A presto, Afrodite. Quando sarò anche io divinità, ti assicuro che non sarò io ad essere umiliato"
Il Ciclope ripercorse a ritroso la strada che l'aveva portata lì e scomparve dietro al grande arco di lava.
Pervasa dalla rabbia, Ayame prese a salire la scalinata più velocemente possibile, finchè il grande altipiano non si aprì davanti al suo sguardo. In mezzo ad esso si aprivano dei piccoli crateri fumanti, i cui sbuffi avevano creato la nube che aveva visto dal basso. Non sembrava esserci anima viva oltre a lei, ma nonostante ciò si addentrò tra i piccoli bacini con cautela. Dopo qualche metro il fumo si diradò, permettendole di vedere il grande trono roccioso in cima a tre bassi scalini intagliati nella montagna. Seduto sullo scranno, Efesto era assorto nei suoi pensieri, ma si ridestò subito appena percepì lo sguardo intenso di Ayame addosso.
"Cara Afrodite! Benvenuta nella mia umile dimora! Accomodati, prego!"
Ayame non ebbe neanche il tempo di reagire che dei fili invisibili la presero per polsi, vita e caviglie, costringendola ad arretrare e a sedersi su un piccolo trono dorato e abilmente intagliato. Tutti i tentativi per liberarsi dai lacci furono inutili.
"Che significa?" domandò infuriata al dio davanti a lei, che sorrideva soddisfatto.
"Non è ancora tempo per affrontarci, Afrodite" iniziò a spiegare Josuke mentre scendeva dal trono "Non sarebbe giusto non lasciare ai tuoi Cavalieri nemmeno un'opportunità di salvarti. Attenderemo assieme il loro arrivo sull'isola e osserveremo la loro risalita per il vulcano. Naturalmente, durante il tragitto dovranno affrontare i miei Ciclopi. Per ogni mio guerriero abbattuto, uno dei lacci che ti lega al Trono di Era svanirà"
"E se tutti i Ciclopi verranno sconfitti?"
"Allora potrai scontrarti con me. Ti conviene augurarti che facciano in fretta perchè, più starai seduta sul trono, più il tuo cosmo si indebolirà, assorbito dai lacci. Ad essere sincero, Afrodite, temo che tu abbia perso in partenza"
"Non sottovalutare i Cavalieri di Atena, nè tantomeno le mie Sacerdotesse"
"Non l'ho fatto, infatti. Ma mi sono assicurato che almeno uno dei miei Ciclopi resti in vita. Il desiderio di Palemone di diventare un dio è talmente forte che non risparmierà nessun colpo per uccidere tutti i tuoi adorati Cavalieri"
"Solo contro dieci non potrà fare molto"
"Ma io non gli ho chiesto di affrontarli tutti. Ce n'è uno in particolare che desidero vedere in viaggio verso l'Ade" le si fece più vicino e avvicinò le labbra al suo orecchio "Indovina chi è?"
Facile immaginarlo quanto doloroso. "Hyoga" rispose Ayame a denti stretti.
"Esatto, perciò mettiti comoda e goditi lo spettacolo, mia cara". Con un gesto della mano fece ruotare il trono verso il ciglio dell'altipiano "Purtroppo per te non so se avrà un lieto fine"

Ehm, lo so, questo ritardo è imperdonabile e merito la fustigazione online, ma posso assicurarvi che questa ff non resterà inconclusa...e infatti eccovi il cap 21 :) è un po' breve ma pazientate e avrete capitoli succosi nei prossimi post.
Per quanto riguarda il giochino dei disegni, vi svelerò le prime due fanciulle: erano rispettivamente Talia e Psiche.
Eccone un'altra:
Sacerdotessa3
Sperando che mi seguano ancora, ringrazio i lettori e commentatori:
-ti con zero: non preoccuparti cara, l'importante è che continui a seguire la ff come stai facendo :) ti suguro una buona lettura e buon lavoro con la tesi! Bacio!
-kikka_hiwatari: grazie cara, sono contenta che ti sia piaciuto :) spero che valga lo stesso per questo nuovo cap! Alla prossima baci!
-Krisalia Kinomiya: eh già, sono proprio in zona, perciò occhio a qualche scossa sismica dell'incavolato Efesto :D tranquilla, come promesso, qusta ff non sarà insoluta, ci tengo troppo per lasciarla a metà e -piccola anticipazione- stiamo già elucubrando un sequel o.O buona lettura baci!
Grazie anke ai lettori silenziosi, a chi segue la fic e a chi l'ha messa tra i preferiti.
A presto!
   
 
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