Film > Alexander
Segui la storia  |       
Autore: Barsine    07/06/2005    2 recensioni
Si meravigliò ad accorgersi che il suo tocco un tempo tanto bramato gli provocava un acuto fastidio.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fianchi rotondi

Fianchi rotondi

Capitolo 2

 

 

 

 

 

   Vergognosa.

Quella situazione non era altro che vergognosa.

L’unica nota positiva in quel putiferio di umiliazione era che non erano state presenti le orecchie di Narda.

Quella donna così intelligente e sprecata nella sua condizione di serva non avrebbe accettato di rimanere al suo fianco dopo che avesse udito la discussione tra lui e il re.

Ma chi avrebbe avuto pietà di lui, se nemmeno la sua coscienza si abbassava a guardarlo con compassione? E cos’era quella strana sensazione di stordimento che pervadeva le sue vene da quando aveva visto i fianchi rotondi di quella bella persiana, strega e fata insieme?

Quale sguardo da quel momento in avanti gli avrebbe riservato il re qualora si fosse presentato al suo cospetto? Quale appellativo? Soldato, come l’aveva chiamato poco prima, o semplicemente Efestione?

E gli altri compagni del re come avrebbero interpretato la cosa? Avrebbero fatto domande? Avrebbero saputo della sua viltà? Non poteva perdere la faccia davanti ai suoi amici di sempre.

Ma per quello no, non c’era alcun pericolo. Alessandro non avrebbe parlato, se lo conosceva bene. Alessandro non si abbassava a tali forme di sottile vendetta morale.

D’altronde, aveva ragione lui.

Come avrebbe potuto vomitare la verità in faccia al suo amante di sempre in un quarto di secondo come il re si aspettava? Era una cosa delicata, quella. E altrettanto inevitabile.

Perché quando quel demone di Eros scaglia le sue frecce, non c’è vittima che possa sottrarsi alla sua volontà.

 

 

   - Non voglio vedere nessuno.

Ci fu un attimo di silenzio dietro la porta. – Mio signore…

Aveva bussato con incertezza, sapeva che il re non aveva alcun interesse a farsi vedere con gli occhi rossi e gonfi di pianto, da un servo, per giunta.

- Ah, sei tu, Bagoas. – si passò velocemente le mani agli occhi per asciugarli delle ultime lacrime e gli disse di entrare.

Il servo persiano entrò col suo passo impalpabile e serpentino e non guardò negli occhi il re finché Alessandro non glielo permise.

- Sai cos’è successo, Bagoas?

Bagoas sentì il cuore spiegare le ali e gli occhi illuminarsi. Era la prima volta che il suo re si confidava con lui di sua iniziativa su cose tanto personali. Dell’amore nei confronti di Efestione, poi, non avevano quasi mai parlato. Era un mondo a parte, pensava Bagoas, un mondo del quale lui purtroppo non avrebbe mai potuto fare parte. Cercando di nascondere la sua eccitazione, si sedette accanto ad Alessandro e con voce più argentina del solito chiese: - No, signore. Cosa?

Alessandro sospirò e fissò la sua immagine nel grande specchio di fronte a lui. Poi, con voce atona, come se ancora non fosse in grado di rendersene conto, sputò: - Efestione non mi ama più.

Bagoas rimase veramente senza parole. Quelle parole scandite e pronunciate in maniera quasi metallica piombarono su di lui come cinque macigni. Sapeva perfettamente che Efestione non l’amava più, lo sapeva da più tempo di lui, eppure non aveva preparato risposte a simili confidenze. Sentiva che ogni considerazione sarebbe stata superflua e avrebbe contribuito solo ad appesantire ulteriormente l’umore del suo re. Da bravo servo e amante, l’unica cosa che si sentì di fare fu distendere il suo re e coricarglisi accanto, massaggiandolo con le sue mani calde e sottili, col suo tocco ardente e passionale, come se volesse trasmettergli un po’ del calore e dell’amore che incendiavano il suo cuore, e di cui adesso il re era completamente privato.

Alessandro si voltò, e l’azzurro cangiante dei suoi occhi si perse nelle tenebre di quelli di Bagoas, e si accorse che non gli erano mai sembrati tanto grandi e penetranti, parevano quasi di fumo tanto erano mobili.

Sentiva che in quell’esatto momento quel fumo avrebbe potuto fuoriuscire dai suoi occhi e avvolgere il suo corpo, stregarlo e fare di lui qualsiasi cosa avesse voluto.

Ne ebbe paura.

Chiuse gli occhi.

- Le tue mani, Bagoas…

Bagoas sorrise.

- Queste mani divine… - socchiuse la bocca e respirò profondamente – Chissà di quale strega sono doni.

Bagoas sentì la sua testa girare in un vortice di inquietudine.

Al suo re non sfuggiva mai niente.

 

 

   - E’ andato via?

Narda era avvolta da un abito in lino che nulla aveva a che fare con la sua condizione di serva, quando entrò silenziosamente nella stanza di Efestione.

- Sì, è andato via.

Abbassò lo sguardo, incerta sul da farsi: - Mi dispiace. Ma almeno gliel’hai detto?

Una pugnalata al cuore. – Sì, gliel’ho detto.

- E come l’ha presa?

- Come vuoi che l’abbia presa…

- Alessandro è un uomo di grande animo. – gli si sedette accanto e passò una mano tra i suoi corti ricci castani – Non mi sorprende che tu l’abbia amato per tutto questo tempo, sai?

 - E’ stato un amore doloroso.

- Perché ne parli così?

- Perché è la verità. Amare un uomo come Alessandro non è affatto semplice. – la guardò dritta negli occhi e non scorse neanche un po’ di quella devozione assoluta che era solito notare negli occhi delle donne innamorate – Amare Alessandro significa comprenderlo completamente. E non è semplice. Non è semplice capirlo. Non è semplice stargli sempre al fianco. – e si fermò per un istante - Non è semplice sopportare le sue relazioni parallele. Non è semplice amarlo senza dormire sonni agitati.

- Ti senti sollevato, quindi?

- In un certo senso, sì.

- Pensi che il tuo amore per me potrebbe essere altrettanto doloroso?

- No, se tu non lo vorrai.

- E il mio per te?

Efestione sospirò. – Sono un soldato.

- Queste parole dicono tutto. – disse con un pizzico d’ironia.

- Amare un soldato è difficile. Significa comprenderlo completamente.

- Amare è difficile. Significa comprendere completamente. Non mi amerai mai finché non avrai compreso, Efestione.

- Compreso cosa?

Narda si alzò e si spogliò di fronte a lui. Efestione sorrise: - Questo?

- Quando Eros scocca la sua freccia, nessuna vittima può sottrarsi. – lo guardò intensamente

- E’ vero.

- Ma purtroppo spesso l’amore costa dolore e spasimi che per valide ragioni devono essere soffocati. – si adagiò sul letto accanto a lui in attesa di una risposta.

- E’ vero.

- Perché Eros è un demone, e come ogni demone non si occupa totalmente degli affari degli uomini.

Quella donna sapeva dannatamente troppo per essere una semplice ancella.

- E’ vero.

- E le sue frecce sono distribuite alla rinfusa, non si curano delle leggi divine. – cominciò a baciargli il collo e le orecchie.

- E’ vero.

- E allora può capitare che più di una persona s’innamori di un solo individuo. – la sua bocca scese a tormentargli il petto e i capezzoli.

- E’… vero.

- Ma nel cuore di una persona, per quanto ci si possa ridicolmente sforzare, c’è posto per un solo amore. – la sua lingua era calda e infuocata come il tono della sua voce.

- E’ vero.

- Certe persone non si fanno scrupoli ad accaparrarsi l’amore della persona che a loro volta amano tanto intensamente. E magari il cuore di quella persona è occupato dall’amore per un’altra persona ancora. – si staccò dal suo petto per guardarlo negli occhi – Compreso?

Efestione era affascinato dalle parole di quella donna misteriosa e sensuale, ma non si sforzò troppo di capirne il significato.

Quella sensazione di stordimento che aveva provato la prima volta che l’aveva vista ora si era acuita più che mai.

Decise di non pensare troppo, le abbassò la testa sul suo ventre e si gustò il tepore dei suoi capelli sparsi per tutto il suo torace.

 

 

   - Mio signore…

- Dimmi.

Trasse un lungo respiro – Devo… devo dirti una cosa…

- Sì.

Si strinse al suo ampio petto, non aveva mai osato tanto, eppure quando erano così vicini avvertiva una speciale empatia, qualcosa di simile ad una scintilla che però non riusciva a diventare fuoco.

- Non dovrei dirtelo, perché non sono altro che un servo. – ora sì, poteva dirglielo. – Ma non mi era mai successo… con te posso parlare, mio signore… ti sento così vicino a me. 

Alessandro sorrise, ma Bagoas, che aveva gli occhi serrati dall’emozione, non se ne accorse. Proseguì:

- Io… ti ascolto sempre, mio signore. E quello che dici mi affascina sempre così tanto. Nessuno mi aveva mai parlato di sé come fai tu. Un re, per giunta… i re non parlano mai con i servi. Sono sempre stato trattato con rispetto e benevolenza ma non sono mai servito ad altro che… - Sentì una mano possente e delicata che si aggrovigliava tra i suoi lunghi e setosi capelli corvini. Spalancò gli occhi. – Mio signore… da quando i soldati di Dario mi hanno rapito, io sono sempre vissuto qui, in questo palazzo, e non ne sono mai uscito. Quando tu mi parli della tua Macedonia… delle montagne della lontana Illiria… delle tue battaglie, dei tuoi soldati… mi sembra tutto così fiabesco. Mi incanti. Con Re Dario non accadeva mai. Lui non mi parlava mai dei suoi piani, dei luoghi che aveva visto, delle esperienze che aveva vissuto. Preferiva parlarne con persone, diceva, più competenti. Ma io non me la prendevo, mio signore. Dario era un semplice re. Ma tu, signore… non avrei mai pensato che… - un altro lungo, faticoso sospiro – Io credo che… io ti cerco, mio signore. Ti cerco in continuazione. Credo… credo di essermi innamorato di te, signore… ecco… ecco l’ho detto, adesso mi disprezzerai, ti sdegnerai, rifiuterai l’amore di uno schiavo. Ma vorrei ricordarti, signore, che prima di essere uno schiavo, io sono una persona, e sono sconvolto da questo sentimento che mi invade il cuore, fino a farmelo scoppiare, signore, quando sento la tua voce, quando incontro l’immensità dei tuoi occhi, io… ho osato troppo, vero? 

Gli venne un tuffo al cuore quando sentì la sua mano sfiorargli il mento e sollevargli dolcemente il capo fino a fargli incrociare i suoi occhi grandi, chiari e scuri; e lo vide sorridere. Immediatamente abbassò lo sguardo, come abbagliato da quei lineamenti meravigliosi.

- Guardami, Bagoas

Obbedì. Alessandro passò delicatamente una mano sulla sua guancia d’ambra.

- Sei così dolce, Bagoas… - sospirò – Come si fa a non amarti? – e lo strinse a sé sul suo petto, Bagoas si perse in mezzo a quel calore così umano, così vicino a lui, e si ritrovò ad ascoltare il battito regolare e cadenzato del suo cuore.

Impazziva in quei momenti. Sempre, dopo che avevano fatto sesso, si addormentava tra le sue braccia, sul suo petto, e si sentiva invincibile. Nessuno mai l’aveva tenuto stretto così. Quando c’era Dario, solitamente, dopo che l’aveva usato lo lasciava dormire accanto a lui ma non si abbassava a toccare quel servo, oppure, quando era di pessimo umore, addirittura lo cacciava dalla stanza. Ma Bagoas era abituato, e pensava che lo scopo della sua vita sarebbe stato quello di dare infinito piacere ad ogni re che l’avesse desiderato, e non avere nulla in cambio. Per questa ragione gli sembrava così irreale quell’atmosfera, così incantata che non si azzardava a respirare un poco più forte per non romperla. Con Alessandro sentiva di avere un’identità, e di non essere un semplice eunuco adibito al piacere.

   La brezza estiva che penetrava nella stanza ondeggiando le tende di velo azzurrino e gli accarezzava la pelle bruna non era capace di regalargli gli stessi brividi del tocco della mano di Alessandro che scorreva lenta e inesorabile sulla sua schiena.

 

 

   Aristandro si faceva lentamente spazio tra arazzi e decorazioni nella sala dei banchetti, avvolto dal suo mantello bianco ricamato in oro,  e si stupì dell’efficienza dei servi di quel palazzo.

Dopo quel pantagruelico banchetto di alcuni giorni fa, a cui aveva preso parte lui stesso sebben di controvoglia, sembrava che la grande sala fosse da ricostruire completamente, bruciata dalla passione di quei giovani soldati ebbri di alcool ed eccitazione. E invece, ora splendeva di pulito.

Si fermò ad osservare le colonne lisce e marmoree che circondavano l’enorme vano circolare e appoggiò una mano ad una di esse. Era tremendamente fredda nella sua perfezione artistica.

Attraversò tutto il salone e si fermò nella cucina, una stanza attigua. Si ergeva una mobilia di gran pregio in cui riposavano, tra un banchetto e l’altro, coppe, anfore, piatti e vassoi, ornati dai migliori cesellatori e decoratori di ceramica di ogni parte del mondo.

Venne irresistibilmente attratto da una coppa in bronzo, una di quelle in cui aveva bevuto anche lui. La prese e la osservò attentamente, dopodichè la accostò al naso.

Non ricordava che il vino che era stato servito avesse un retrogusto così aromatizzato.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Alexander / Vai alla pagina dell'autore: Barsine