Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: KikiWhiteFly    18/10/2009    1 recensioni
{Terza Classificata al "Contest delle Sigle" indetto da hotaru su Efp Forum}
Perché la bellezza degli occhi sta nell'amarli anche quando si vedono di meno. Perché il vero amore sta nell'amare ciò che non si vede.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Occhi negli occhi ~ Quel che si vede non è sempre quel che si spera










Se guardo negli occhi tuoi, nei quali poi si specchiano i miei,

puoi dirmi quel che vuoi”

(Rossana/Kodocha)







I suoi occhi, erano il mondo nel quale s'immergeva ogni giorno.

Bastava prendere uno slancio e si catapultava all'interno di quelle iridi chiare, di un anonimo color azzurro, trasparenti come il mare d'estate e ghiacciate come il gelo d'inverno.

Alex, uno studente modello, subito dopo le lezioni si rintanava in biblioteca, nel suo piccolo universo. All'interno di questo minuscolo spazio vi erano cinque computer, collegati ventiquattr'ore su ventiquattro, unicamente per gli studenti.

Alex svolgeva il suo lavoro diligentemente; i suoi voti erano alti, la sua media non era mai stata inferiore ad un otto. Eppure lui odiava la scuola.

Odiava quella biblioteca, odiava quel computer, odiava i suoi otto. Molti lo invidiano, ma non sapevano quanto si sbagliavano. L'unico motivo che lo spingeva a varcare ogni giorno la soglia di quel deprimente posto era lei... lei, la creatura senza nome che aveva stregato i suoi occhi.

Arrivava tutti i giorni, alle due in punto. Addentava il suo panino, mentre pigiava con una certa lestezza i pulsanti sopra quella tastiera rettangolare.

Era proprio di fronte a lei, ma probabilmente la ragazza non l'aveva mai notato.

Una pila di libri divideva i due, una montagna di vecchie scartoffie assolutamente inutili. Lei, che aveva un portamento di classe, i capelli biondo cenere e quando camminava li spingeva davanti e indietro, quasi fossero trasportati da un'invisibile brezza di vento.

Eccola, entrava.

Uno zaino tenuto saldamente sulla spalla destra, l'espressione raggiante - perché quando sorrideva si formavano delle fossette sulle sue guance -, un'alta crocchia che le teneva immobili i capelli.

Firmava qualcosa, per poter accedere al servizio Internet.

Come al solito la sedia di fronte a lui era vuota, la poltroncina rossa sembrava voler aspettare lei, eliminando tutti gli altri pretendenti.

Appoggiava le sue cose, si sistemava, consultava qualche libro. E poi, cacciava fuori un piccolo cofanetto rosso; ne estraeva un modello di montatura nuova, pulendo con cura le lenti opache.



Ed era bella anche così...

Perché la bellezza degli occhi sta nell'amarli anche quando si vedono di meno.

Perché il vero amore sta nell'amare ciò che non si vede.


La ragazza si rilassò. Poggiò la testa sul palmo della mano e guardò distrattamente qualche news. Col tempo aveva scoperto che amava il Rock - portava sempre con sé un cd, poi lo inseriva nel computer, metteva le cuffie alle orecchie e lo ascoltava per ore e ore... almeno finché qualcos'altro non la distraeva, come la chiusura della biblioteca, ad esempio. Frequentava l'università, quella di Lettere Moderne.

Con sé portava sempre pesanti fardelli, denominati molto più semplicemente libri. La vedeva sempre con tanti blocchi per gli appunti, tante idee che scriveva e riscriveva in continuazione. Un semplice quaderno a spirale, dalla copertina immacolata... probabilmente era una tipa semplice, non amava il troppo sfarzo.

Un giorno, sporgendo un po' lo sguardo ma restando sempre nell'anonimo, aveva adocchiato qualche frase scritta in lettere maiuscole. Le prime righe recitavano un titolo bizzarro, quale : “Bozza per il romanzo”, e da lì aveva capito.

Lei sognava di diventare scrittrice. Lei, la ragazza della quale sapeva tutto e niente, aveva un sogno, un desiderio, un obbiettivo, una meta da raggiungere.


Come la invidiava...

Le persone che noi vediamo perfette in ogni campo, perfette in ogni particolare, mai fuori posto o poco diligenti sono in realtà quelle più tristi.

Le persone che sanno già cosa vogliono sono a metà dell'impresa.



Alex aveva chinato lo sguardo quel giorno, forse anche lui un dì avrebbe trovato la sua strada.

Gli piaceva pensare che la strada ci appare senza ostacoli quando meno ce lo aspettiamo. E quando trovi la via devi solo seguirla.

Mai fermarsi, mai arrendersi.

Alex teneva una penna in mano che torturava ormai da minuti. Mordicchiava il tappetto dorato, girandoselo e rigirandoselo tra i denti. Ogni tanto alzava lo sguardo, per controllare la ragazza. Adesso stava gettando la folta capigliatura all'indietro, aveva slegato l'alta coda di cavallo; poi aveva ripreso il suo quaderno a spirale, scrivendo sopra qualcosa che non gli era dato sapere. Scriveva e cancellava, poi, ogni tanto, prendeva a buttar giù un paio di idee, e arrivava a scrivere perfino tre pagine in una volta. Alla fine sorrideva, soddisfatta del proprio lavoro.

E cambiava cd ogni volta che terminava di scrivere, quasi quello fosse un premio alla ligia condotta. Il ragazzo, invece, era ancora fermo sulla stessa riga di una mezz'ora fa; i protoni e i neuroni sembravano guardarlo male, e, si trovò a pensare, che qualunque cosa avesse scelto la Chimica sarebbe stata l'ultima al mondo.

Aveva il compito, dannazione.

Guardò l'agenda, un anonimo diario dalla copertina rigida, comprato più che altro per svago, piuttosto che per seria necessità. Aveva scritto in caratteri cubitali “Compito di Chimica”, sotto quella scritta - rigorosamente racchiusa in una circonferenza - c'erano elencati i vari argomenti.

Non che gli importasse granché. Un cinque se lo poteva anche permettere, di tanto in tanto. Certo, non si sarebbe certamente permesso di abbassare la propria media ad un sette, ma, anche volendo, il voto più basso che avrebbe preso sarebbe stato un otto. Schifò quasi quel voto; in fondo non era colpa sua se passava interi pomeriggi a studiare, in alternativa ai giochi del computer e alla chat tanto declamata: Msn Messenger.

Cosa avesse poi di speciale quest'ultima innovazione, proprio non lo capiva. Troppe conversazioni, si ammucchiavano l'un l'altra nella sua mente. Tante persone che gli parlavano tutte insieme, il più delle volte non aveva idea di chi essi fossero, né come avessero avuto la sua mail. Un branco di idioti che si divertivano ad aggiungere contatti su contatti via catene, quasi fosse un record a chi avesse più mail.

Si rassegnò alla tecnologia, in fondo per il Web si potevano trovare anche cose interessanti, quasi tagliate su misura. Tanti di quei siti si erano venuti a creare negli anni, dall'invenzione dello schermo luminescente, a cui si era aggiunta una tastiera munita di ogni comfort, un mouse per agevolare lo scorrimento delle pagine e perfino una stampante stridente.

Quante cose.

Alex ogni tanto si iscriveva a qualche forum, lo avrebbe abbandonato col passare del tempo, quando ne avrebbe trovato un altro, decisamente più congeniale del precedente. Saettò con lo sguardo verso le aberranti luci al neon, di un colore quasi offensivo al sole.

L'unico motivo per il quale rimpiangeva la luce accecante di quel pianeta, che sicuramente non passava inosservato. Guizzò con gli occhi da un lato e dall'altro, ma si accorse che la poltroncina era priva della sua regina.

Era andata a stampare; si calmò subito dopo, vedendola intenta a scrutare con meticolosità alcuni fogli scritti... chissà, forse il suo romanzo.

Studiava concentrata il contenuto, ripassando più volte, sottovoce, la stessa frase, per vedere se calzava a pennello sulla trama. Se così non era, storceva il naso, corrugando l'espressione.

Prendeva una penna e la cancellava, iniziando daccapo.

Alex continuava ad ammirarla, la sua determinazione, il suo sogno, la sua bellezza, il suo cd di Jim Morrison, con una canzone come “Hello, I love you”, - e poi canticchiò mentalmente il ritornello, ridacchiandoci su. Quella canzone era la più assurda e allo stesso tempo la più geniale -, che pareva darle una carica non indifferente.

Il ragazzo smise di sorridere quando la vide posare le cuffie, cacciare fuori il cd dal computer e riporre i libri nella borsa, affrettandosi a lasciare la piccola sala.

Chiamatela fortuna, chiamatelo destino, ma, nella fretta, aveva lasciato scivolare un foglio di carta, finché questo, quasi fosse un aereo volante, scivolò proprio sopra la sua tastiera, proprio sotto le dita di Alex.

“Oh, scusami!”, disse lei, scusandosi per quel gesto di pura casualità.

Aveva una mano davanti la bocca, quasi avesse commesso un reato.

“Figurati”, sibilò lui, restituendole il foglio.

Si era dovuto alzare, sporgendosi un po' più in avanti, fino a sentir - seppur per un misero istante - le dita gracili e fredde della ragazza sulle proprie. Ed era rimasto incantato, vinto da una bellezza ben oltre quella estetica.

“Che c'è?”, aveva detto, controllandosi per un nano secondo. “Ho qualcosa che non va?”.

Alex scrutò negli occhi della ragazza, dietro le spesse lenti si nascondevano due autentici diamanti. “Gli occhi”, si era trovato a mormorare.

“Oh, gli occhiali dici... sono per la stanchezza”, inclinò il capo di lato, sfilandosi la montatura.

E adesso la vedeva chiaramente : costruito su un viso di porcellana, un autentico quadro settecentesco, di una bellezza quasi ducale. Il taglio a mandorla, la forma allungata, il colore ghiacciato. Erano tutte cose che si erano impresse nella sua mente e lì vi sarebbero rimaste. Lasciò andare il pezzo di carta, mentre lei gli sorrideva.



Sorrideva solo per lui.



“Vieni spesso qui?”, chiese, mettendo apposto le ultime cose.

Alex sorrise, quasi forzatamente.

Sì... solo per te”.

Avrebbe voluto risponderle, ma si era limitato ad un breve cenno di capo, prima di inghiottire quel boccone amaro e risponderle.

“No. In verità... solo alcune volte”, mentì spudoratamente.

La ragazza sorrise, piegando di lato il capo.

“Allora... speriamo di poterci vedere presto”.

E lui aveva colto quel tono innocente nella voce, mentre il suo, roco e amaro, articolava lentamente qualche parola, biascicata con amarezza : “Anch'io... lo spero”

Subito dopo, la bionda si era voltata di scatto, mentre in lontananza si sentiva un nome.


Emily... Emily!”


Un ragazzo - apparentemente uno studente universitario - stava cercando con lo sguardo il volto dell'amata. Aveva il fiatone, aveva corso probabilmente.

La ragazza si era aggrappata al collo di quell'uomo, alzando un po' su le punte, quel tanto che bastava per permetterle di sfiorar, con una certa cautela, le labbra del ragazzo, affondando con decisione nelle sue.

Alex era rimasto impietrito, scosso, un po' frastornato.

Non era tanto sorpreso, in fondo era una bella ragazza, naturale che avesse un fidanzato... lo aveva immaginato, non c'era da meravigliarsi. Eppure quel colpo, quella frustata che avvertiva al cuore, al margine tra una crepa e l'altra... si apriva un varco, talmente potente da costringerlo a sedersi sulla sua poltroncina bordeaux, gli occhi sbarrati e il fiato corto.

Adesso vedeva i due innamorati camminare a braccetto e lui che le rivolgeva occhiate innamorate, affondava la mano nei suoi capelli, si assicurava che avesse preso tutto.




Emily...

Il suo nome gli bastava.

Adesso sapeva qualcosa in più... anche se per lei non sarebbe mai esistito.

Ma d'altronde nulla è invisibile agli occhi,

tranne quello che si vede realmente.




Da quel momento Alex, decise di non entrare più in quella biblioteca, sia essa gremita di ricordi, sofferenza, un po' di lacrime, quelle di un primo amore – ahimè – deludente.

In fondo i suoi occhi l'avrebbero sempre vista e l'avrebbero sempre ricordata così...

la camminata femminea e determinata, il passo aggraziato, i capelli che le scivolavano lungo le spalle, fino a frustarle la schiena, con garbo.

Il suo sorriso che apriva uno squarcio nel cielo, i suoi libri, i suoi fogli scritti, il suo cd di musica Rock giornaliero... tutte cose materiali, effimere, niente più niente meno di un ricordo.

Dopotutto, si disse, cacciando l'ultima lacrima, gli occhi sono fatti anche per questo : ci fanno capire che per amare bisogna anche un po' soffrire.

Sono forse egoisti?.

Eppure sono attori che fanno semplicemente la loro parte; attori, sopra un palcoscenico immenso, popolato, grande.

Un palcoscenico chiamato vita.

E sono le cose che ci fanno soffrire, che ci permettono di guardare in faccia alla realtà... perché a volte vediamo di cuore, anziché di occhi.


Fine

°°°°

Giudizio:

3° CLASSIFICATA

“Occhi negli occhi- Quel che si vede non è sempre quel che si spera” di superkiki92 (Hachi92 su EFP)

“Se guardo gli occhi tuoi, nei quali poi si specchiano i miei, puoi dirmi quel che vuoi...”

Grammatica e lessico: 9.5
Stile: 9.5
Originalità: 8.5
Trattazione dei personaggi: 9
Trattazione della frase: 8
Giudizio personale: 3.5
Totale: 48

La grammatica è buona, a parte una ripetizione e una discordanza verbale, e lo stile è davvero coinvolgente. Davvero, la storia scorre via come acqua fresca, quasi non ci si rende conto di averla cominciata che è già finita.
Ha una sua originalità, anche se non spicca per questo, ma ci sono delle riflessioni e dei pensieri davvero interessanti.
È carina, e anche realistica in questo amore quasi “immaginario” (perché in fondo di tale si tratta, dato che il protagonista non può nemmeno dire di conoscere la ragazza in questione). Trovo che in pochi tratti i personaggi siano ben delineati, in quello che fanno e nella musica che ascoltano… tra l’altro mi è piaciuto l’accostamento con la canzone.
Tuttavia non ho riscontrato un uso così incisivo della frase di partenza: certo, gli occhi stanno alla base della storia, del sentimento che Alex prova per la misteriosa ragazza, ma non credo che il fulcro della frase sia stato ben centrato.
Trovo comunque che tu abbia scritto una storia scorrevole e piacevole da leggere. 



°°°°

Note dell'Autrice:

Che dire... ci tenevo in modo particolare a questa storia, in quanto Emily sono io °_°. Non ho delineato il personaggio a caso, soffermandomi sulle inerzie come il suo cd di Rock classico e poi prestando particolare attenzione ai suoi sogni : lettere moderne, diventare scrittrice *_*.

Sono particolarmente soddisfatta del risultato, hotaru si è dimostrata una bravissima giudiciaH – non avevo dubbi *-* - e mi ha sottolineato alcune cose, che ho ricorretto <3.

Complimenti a deerockt94 e monochrome che condividono il podio con me ed anche a Lady Nene, Ghen e S_t_a_r *-*.

Che dirvi... penso che mi dedicherò parecchio alle originali, mi vedrete spesso vagabondare in questi lidi °°.

*A vostro rischio e pericolo*.

Grazie della lettura,

KiKi.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: KikiWhiteFly