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Autore: MissNanna    18/10/2009    2 recensioni
Può il sesso unire due persone completamente diverse? Può un approccio fisico generare un sentimento? Ispirato da una storia vera ... N.B. il mio primo originale.vi prego commentate e fatemi sapere le vostre opinioni .un bacio nanny COMMENTATE PLEASE!!!Se non piace la cancello ... un bacio, fatemi sapere!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Tutto in una sera

 

La sera della benedettissima festa di Claudio è arrivata e con essa si è presentata anche una leggera preoccupazione di cui non capisco il perché.
Per la serata ho scelto dei leggins di pelle neri, una camicia a mezze maniche grigio scuro e una cintura posta appena sotto il seno, messa accuratamente lì per evidenziare la mia terza abbondante. Ho lasciato i capelli sciolti e mossi con molti boccoli naturali. Per l’occasione ho preferito truccarmi con un po’ di phard rosa sulle guance e una linea di matita sugli occhi, giusto per far risaltare le mie iridi azzurro mare.


Le mie pazze amiche sono per lo più “accoppiate”: chi con il primo ragazzo che hanno trovato, come Sara; chi con il loro fidanzato storico, come Federica. Soreja, Brunella ed io, invece, siamo nel gruppo delle “single”.


Saliamo in macchina con Sara e il suo accompagnatore Ilario; io e Soreja iniziamo a conversare con il ragazzo che ci appare molto gentile, simpatico e, stranamente, intelligente. Cosa che difficilmente può accadere quando c’è di mezzo Etta – Saretta – che, povera lei!, ha sempre avuto ragazzi poco raccomandabili.


«Allora, Ilario, come vi siete conosciuti te e Sara?»


«A dir la verità, ci siamo conosciuti ieri sul pullman e lei mi ha chiesto di accompagnarla a questa festa!» risponde il ragazzo, continuando, con assoluta serenità, a guidare, senza nemmeno accorgersi delle nostre espressioni che, ovviamente, sono di puro stupore. Prima ci guardiamo noi tre, poi ci giriamo contemporaneamente verso la nostra amica che, divertita, sghignazza per le nostre espressioni.


«Ma tu non cambierai mai?» esordisce Brunella, dopo una pausa di silenzio.


«Cara, lo sai che io vado per il colpo di fulmine!» dice Sara, divertita, spostando lo sguardo su Ilario, che le siede accanto.


«Mmh, non ti facevo così esplicita!» afferma il giovane, ancora attento alla guida.


«Sì, che ci devo fare, sono così! E, naturalmente, scherzo! Non aspettarti che ti salti in braccio o che ti chieda di farmi tua per poi inginocchiarmi e implorarti di sposarmi! Non sono affatto un tipo del genere,» continua, un po’ più seria. «per ora mi stai bene come amico, ci divertiamo e so che non sono il tuo tipo, dunque, stasera pensiamo solo a divertirci che c’è alcool gratis!» termina urlante.


«Che pazza che sei!» afferma Brunella, divertita.


«Ovvio. Almeno, IO affogo i miei dispiaceri nell’alcool e mi diverto anche, mentre te ti struggi l’anima, pensando al tuo Marco Carta. Non so per quanto potrò resistere, ma di certo se ‘sto coglione non ti richiama, io lo vado a prendere per quelle orecchie a sventola che si ritrova e lo porto qui. Anche a costo di rapirlo davanti a tutto il suo pubblico, durante un concerto!» sbotta, quasi incazzata.


Ebbene sì, la cara e dolce Brunella è riuscita ad incontrare il suo mito: il suo fascino ha fatto breccia anche nel cuore del sardo. 
Sono stati insieme per più di due mesi, poi, lui è partito per la sua Tournee in Europa e Brunella sta da schifo: Carta non si faceva sentire da più di una settimana.


«Ah, Etta, ti prego: non ricominciare che ti uccido! Per stasera non ci voglio assolutamente pensare e ti farò compagnia, voglio decisamente divertirmi!»

«Wow, così mi sta bene!»

«Anche a me…!» dico speranzosa; non voglio restare sola.


10 minuti dopo

 

«Ragazze, siamo arrivati. Voi entrate, io e Sara vi raggiungiamo subito.» ci dice Ilario.


Scendiamo e ci dirigiamo all’entrata del locale M&M, anche chiamato o hai i soldi o non entri
L’M&M è uno dei luoghi più frequentati dai ragazzi “famosi” di Napoli e, di certo, non per noi poveri comuni mortali. Ma, grazie al nostro adorato Claudio, per una sera possiamo fingerci Cenerentole e non imbucate.


Quando entriamo, una delle mie paure più grandi si avvera: Brunella scompare con il suo cellulare, Federica si accosta vicino ai divanetti per pomiciare con il suo amato Achille, Soreja flirta con il barista e Sara ancora non è entrata.


Rimango impalata al centro della pista per ben cinque minuti, poi, decido di andare a cercare il festeggiato per augurargli buon compleanno. Lo inquadro immerso in una discussione con altri ragazzi. Decido di non avvicinarmi e quindi indietreggio, ma, per mia sfortuna, vado sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.


Mi volto per scusarmi e incrocio le sue iridi azzurre: era perfetto con quella camicia turchese e quei pantaloni neri; per non parlare del sorriso, del suo mento coperto da un po’ di barba… No… NO. NO! Lui non mi piace!


«Ah, sei tu. Ed io che credevo di ritrovarmi davanti ad una bella ragazza!» esclama Principe, troppo divertito, per i miei gusti.


«Infatti, io non sono bella, ma mi ritengo intelligente e, proprio per questo, adesso giro i tacchi e ti faccio vedere il mio sederino: ciao!» dico, prima di cercare di voltarmi, quando mi prende il polso e, trattenendomi, mi fa girare.


«Lo sai, mi stai stufando con queste sciocchezze! È vero, Terrisi, hai un bel sedere, ma quando parlo con qualcuno, preferirei vedere il suo viso e non il suo sedere, anche se bello!»


Momento, momento, momento. Gli piace il mio sedere? Vabbè, ovvio, è un uomo: a chi non piace il sedere di una ragazza? Ma… per quale motivo mi faccio questa domanda?


«Senti, io vorrei chiederti scusa per oggi, sai, per il fatto del bacio. Ma la trovo una cosa ridicola, hai 17 anni e il fatto che tu non abbia mai baciato nessuno è assurda.»


«Bene, hai espresso il tuo inutile parere, che dovrei dire, adesso?»


«Scusami… ho sbagliato nuovamente…»


«Per favore, BASTA con queste scuse: m’irriti ancora di più. Non è problema tuo se ho mai baciato qualcuno e poi non devo certo spiegarti il perché di questa decisione!»


«Certo, come se non potessi immaginarlo, il motivo!»


«E quale sarebbe, dai? Illuminami d’immenso, Principe, forza.» dico, a braccia conserte, attendendo un suo ragionamento.


«Sei così santarellina che non ti va che gli altri pensino male di te!»


«Sai, Principe, stronzata più grande non potevi proprio dirla!» sbotto, irritata.


Una voce interrompe la nostra discussione. «Ragazzi?»


«Che c’è?!» chiediamo entrambi, in tono scocciato e alterato.


«Scusate, ma siete gli unici che non stanno pomiciando e mi serve una mano per organizzare uno scherzo al festeggiato: potete andare nella cantina del locale, prendere una scatola rossa e portarla qui?» continua, in tono più gentile.


«Okay.» rispondiamo io e Principe, ma sempre con tono alterato.

Ci allontaniamo, mentre il ragazzo ci urla qualcosa d’incomprensibile.


----


«Ecco, è qui la cantina. Entra prima te e fai il galante che non sei!» sbotto, scocciata dalla situazione.

Lui apre la porta con aria disinvolta.


«Prego, entra pure, che ti seguo.»


«Certo, coglione.»


«Sempre molto fine, vero?» dice, scocciato.


«Ovvio: nel bene e nel male resto la Clizia di sempre.»


«Ah, che bella cosa!»


«Che cosa vorresti dire?» chiedo, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.


«Che non sei perfetta, Terrisi. Non sei così perfetta da poter prendere una tale decisione, meglio se fingi di essere un’altra persona che fai più bella figura!»


«Certo! Perché è meglio fottersi trecentomila ragazze che fidanzarsi con una e diventare MATURO e SERIO. Preferisco essere me stessa invece che fingermi un’altra persona, mentre tu preferisci essere un puttaniere che avere una sola ragazza!»


«Stronza! Non chiamarmi puttaniere!» dice, alterato, sbattendo con veemenza la porta dietro di lui.


«Molto fine: poi ti lamentavi di me!»


«Dai, prendiamo ‘sta scatola e andiamocene che mi sto innervosendo.»


«Siamo in due…» borbotto. Cerco la scatola rossa che si trova proprio davanti ai miei piedi.


«Ecco la scatola!» esclamo, indicandola. «Possiamo anche andare.» Lui afferra la maniglia, ma la porta non si apre. Mi avvicino e provo a spingere: niente, è bloccata.


«Che cazzo!» esordisce lui.


«Non dovevi sbatterla così, sei un idiota!» dico io, arrabbiata.


«È solo colpa tua se siamo in questa situazione!» ah ecco, adesso m’incolpa! Ci mancava…


«Ah, e per quale motivo?»


«Perché mi hai fatto incazzare, stupida!»


«Stupida lo dici a una delle tue ochette!» ormai le distanze tra di noi si sono annullate: siamo ad un passo di distanza, sento il suo alito caldo carezzarmi il viso, e non mi dispiace. Il peggio è che adesso fisso le sue labbra e non più i suoi occhi.
Sono pazza, lo so, ma al solo pensiero di potergli sfiorare quelle labbra mille brividi percorsero la mia schiena.


«Terrisi, sei gelosa delle mie ochette?» adesso ghigna divertito, come se la questione fosse divertente.


«E di cosa, in particolare?»


«Del fatto che, mentre loro si fanno sane scopate con me, tu ti limiti a osservare le mie labbra pur di non baciarmi, solo perché altrimenti la gente penserebbe male di te.»


«Mi dispiace deluderti ma non invidio quelle puttanelle, e tanto meno voglio baciarti. Inoltre, ho notato che quando parli molto, sputi altrettanto; non è bello da vedere, sai? È quasi ipnotizzante: i tuoi sputi escono ritmici.»


«Ah, certo, forse hai ragione!» dice, in tono sarcastico. «E, per quanto riguarda la questione dell’opinione che la gente potrebbe farsi su di te?»


«Be’, quella è solo una tua – stupida, aggiungerei – idea. Non m’interessa delle opinioni delle altre persone!»


«Ah, sì? Dimostramelo.» mi dice, avvicinandosi ancora di più a me.


Dio mio, mi pento e mi… Oh, mamma: guarda quelle labbra!
Dei miei peccati, perché peccando, ho offeso… Perché il cuore mi batte così forte?!
Di essere amato sopra ogni cosa… Altri 5 secondi e – oh Dio, che belle labbra! – non sono più padrona delle mie azioni.
Amen.


«E come?» gli sussurro, serrando gli occhi per reprimere il folle desiderio di assaporare le sue labbra.


«Devi capirlo da sola!» sogghigna. Apro gli occhi e, arrabbiata, reagisco in un solo modo. 

Odio sentirmi presa in giro e così devio le sue labbra e mi avvicino al suo orecchio, come aveva fatto lui il giorno precedente. Voglio sorprenderlo come mi ha consigliato Sara.


«Mmh… che ne dici di un po’ di sesso? Mi fai da maestro?» riesco a vedere, di sfuggita, i suoi occhi che si spalancano dallo stupore.

Mi allontano per fissarlo meglio negli occhi e noto una certa scintilla nel suo sguardo. Non è sbagliato farlo con lui: di Stefano, unica cotta adolescenziale, mi sarebbe rimasto il ricordo della mia prima volta.


«C-Che cosa dici?» balbetta, con evidente stupore.


«Quello che ho detto.»  dico, con tono dolce, guardandolo quasi amorevolmente.


«Sicura che non ti pentirai?» ghigna.


«Perché dovrei pentirmene? Mi hanno detto che sei una bomba a letto, meglio di un giocattolo da Sexy Shop!» gli dico, sostenendo quel falso sorriso.


«Non mi piace essere considerato un giocattolo!» afferma duro, quasi glaciale.


«È così che alcune ragazze ti considerano… ma non io.»


«Bene: ricorda che non dovrai mai aspettarti nulla da me. Quello che faremo resterà tra noi due!»


«Certo…» mormoro, abbassando lo sguardo.


Stefano si avvicina improvvisamente al mio viso e mi stringe per la vita, avvicinandomi al suo torace e provocandomi una scossa di piacere. 
Un attimo dopo siamo sdraiati: prede della frenesia.
Mi spoglia velocemente, quasi con furia, ma, sempre in modo delicato, senza mai farmi male. Dopo non molto mi penetra e, la famosa lacrima della verginità di cui tutti parlano con nostalgia, bagna la mia guancia per poi essere raccolta dalle sue labbra. 
È molto cauto nei suoi movimenti: le sue spinte sono prima lente, poi diventano ritmiche e acquistano una potenza diversa e il dolore iniziale si trasforma in vera lussuria. Poso le mie mani sui suoi fianchi e, ritmica, spingo il mio bacino verso il suo, poi, in un attimo fulmineo, rovescio le posizioni e lo fisso: cerca di trattenere i gemiti che i miei gesti provocano. 
Il piacere di quella presenza mi porta ad inarcare la schiena, ma continuo così, mentre tengo le mie mani chiuse a coppa sui miei seni.
Finalmente l’orgasmo arriva per entrambi e lascio che lui mi venga dentro, anche perché, a causa delle mie disfunzioni ormonali sono costretta a prendere la pillola, che ringrazio per avermi fatto vivere quest’esperienza. 
Indugio un po’ prima di lasciar andare il suo membro, che fino a pochi istanti fa era stretto tra le mie gambe. 
Devo riprendermi, devo rivestirmi e fingere che sia stata una cosa di poca importanza, poiché lui non è mio e tanto meno mi vuole; lui è Stefano Principe e il sesso lo regala, ed io sono stata una delle tante.
Mi accoccolo completamente nuda in posizione fatale, allontanando i miei occhi dai suoi. Il mio cuore è a pezzi. 
Il mio corpo è stato accontentato, ma adesso si sente incompleto, lo stomaco si contorce al pensiero di lui insieme ad altre. 
Eppure, in questo piccolo lasso di tempo, mi sono sentita amata: ho sentito Principe che prendeva il mio corpo come un dono e lo scartava con cura.


«Ehi, stai bene?» mi chiede, appoggiando una sua mano sulla mia spalla. È dolce… perché fa così? Perché finge di interessarsi a me?


«Sto bene, grazie… Anche se credo sia inutile preoccuparsi del proprio partner da “una botta e via”, quindi non fa niente, non fingere interesse per me. È stato da urlo, sei una bomba a letto, ma ora basta: la nostra chance l’abbiamo avuta e l’abbiamo consumata. Adesso mi rivesto e una volta fuori facciamo finta che non sia successo nulla, okay? Siamo ancora Clizia Torrisi e Stefano Principe: i soliti rivali.» così dicendo mi alzo e, dopo avergli dato un bacio a fior di labbra, mi rivesto.


Attendiamo in silenzio che qualcuno ci venga ad aprire e, dopo un po’ di tempo, un’anima santa arriva e finalmente andiamo via da quel posto polveroso. 


Scappo su per le scale ma la sua mano afferra il mio polso. Mi volto di scatto.

«Clizia, mi raccomando: non è successo nulla e tra noi non c’è niente e non ci sarà mai niente!» dice, duro.


«Certo… ci si vede in giro, eh?» rispondo e mi allontano da Stefano, scappando da ciò che provo e, soprattutto, dal ricordo di questa notte.

   
 
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