Fanfic su attori
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Autore: EmilyAtwood    19/10/2009    1 recensioni
Tutto iniziò con una telefonata
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atroce, nefasto, improponibile lunedì. Esiste forse un giorno peggiore? Un giorno più tagliavene, palloso e carognoso? NO! Credo che molte persone condivideranno con me la teoria che se la settimana iniziasse con il martedì e finisse con la domenica, avremmo un mondo migliore, senza guerre, senza fame, senza sete, senza l'irrimediabile rottura di coglioni di:
1-svegliarsi all'alba grazie alla mia canzone preferita, suonata dal cellulare ad una intensità pari a quella di un concerto rock, e che di conseguenza non sarà più la mia canzone preferita,
2-mettere a fare un caffè che puntualmente sputerò dalla sorpresa guardando il temibile orologio da cucina che testimonia il mio ritardo,
3-correre verso il bagno sbattendo la faccia contro la porta chiusa a chiave perchè mio fratello si è svegliato con il solito disturbo intestinale,
4-dopo 10 minuti entrare nella doccia con una mano sul naso e non poter aspettare che l'acqua si riscaldi abbastanza,
5-scegliere cosa mettere e scoprire dopo che sono già vestita di tutto punto che c'è una enorme macchia sulla maglietta,
6-cercare quindi un'ulteriore maglietta,
7-guardarsi nuovamente allo specchio accorgendosi che le scarpe fanno a cazzotti con il colore della nuova maglia e che quindi devo cambiarle,
8-cercare un altro paio di scarpe per tutta la camera maledicendomi per non averle rimesse ordinatamente nella scarpiera giorni prima,
9-specchiarmi per la terza volta per truccarmi e scoprire che è finito il correttore per le occhiaie o che mi sono messa gli orecchini spaiati,
10-lavarmi i denti e schiacciare fino alla morte il tubo del dentifricio finito,
11-prendere la borsa con lo stretto necessario, senza sapere cosa è effettivamente necessario,
12-andare di corsa a salutare la mia famiglia felice come quelle della pubblicità del Mulino Bianco, con mia madre che mi chiede perchè non mi unisco a loro per mangiare la sua torta al triplo cioccolato e panna, mio padre che assapora il caffè come se stesse girando uno spot per la Mokambo con Gigi Proietti, e il suddetto fratello che mangia (o meglio ingurgita) metà della suddetta torta guardando i Puffi,
13-sbattermi alle spalle la porta di casa con mia madre che si lamenta del fatto che io non vada sempre di corsa,
14-ricordarsi che ho dimenticato il cellulare solo dopo aver percorso tre rampe di scale,
15-frugare nella borsa rendendomi conto che ho dimenticato anche le chiavi e quindi non posso aprire,
16-aspettare che qualcuno dei Puffi mi apra, visto che la mia famiglia sta amabilmente conversando sulla questione politica odierna e non sente il campanello
17-riuscire ad entrare per il miracoloso passaggio di mio fratello che stava andando in bagno per la seconda volta in 10 minuti (sospetto che il motivo fosse la torta),
18-ritrovare il cellulare sotto il materasso e uscire nuovamente di casa chiedendomi come ci sia finito e scordarmi nuovamente le chiavi,
19-rinunciare a tornare in casa per prendere le chiavi,
20-guardare al polso accorgendomi di aver dimenticato anche l'orologio,
21-osservare inorridita l'ora sul cellulare scoprendo che ho perso l'autobus,
22-correre a una velocità tale che se mi vedesse un vigile urbano mi farebbe la multa per 'tentativo di decollo in luogo non autorizzato',
23....vabbhè, vi sarete rotti ormai di sapere ogni secondo del mio lunedì, ma avete capito l'antifona....arriviamo quindi al 2150simo punto: arrivare a lavoro, in ritardo, dopo essermi sorbita la ramanzina del titolare, che tra l'altro è mia zia, mettermi dietro la scrivania della reception e fingere una faccia cordiale verso tutti i clienti dell'hotel -'se sorridi al cliente, egli ti sorriderà con una mancia' era il motto di mia zia- che mi passano davanti per andare a consumare la loro prima colazione intercontinentale.
Questo era l'inizio del mio lunedì. Gli altri giorni erano più o meno simili, solo che alcune cose erano migliori (per esempio mio fratello dormiva quei 10 minuti in più lasciandomi il bagno libero e profumato, mia madre aveva ricomprato il dentifricio, guardavo l'orologio della cucina dopo aver ingoiato il caffè, e riuscivo a prendere l'autobus al volo), ma il lunedì era sicuramente per me la peggiore giornata della settimana.
Quel lunedì ero particolarmente incazzata in quanto l'hotel dove lavoravo avrebbe dovuto chiudere per ristrutturazione (o meglio per assenza di prenotazioni) perchè la stagione estiva e le vacanze erano finite e il triste autunno aveva fatto capolino. Ma quell'anno era speciale, perchè sarebbe restato aperto fino a quando gli aquilani (ndr: persone le quali erano rimaste senza casa dopo il terremoto del 6 aprile 2009), ospiti a spese dello stato, non sarebbero tornati a ripopolare L'Aquila nelle nuove case antisismiche che speravo sarebbero state completate al più presto, sia per gli aquilani stessi, che per far smettere di lavorare me. In più l'imminente esame di istologia ed embriologia che avevo preparato ad agosto giocandomi i 15 giorni di ferie premeva sulle mie spalle come se avessi i libri attaccati perenemmente sulla schiena, ma che in realtà avevo dimenticato a casa e che quindi anche quel giorno non avrei potuto aprire. L'unica cosa positiva era che il mio lavoro era dimezzato rispetto all'estate, per l'assenza di prenotazioni, di check-in e di allegre persone in vacanza che andavano abbronzati al mare mentre la mia pelle sembrava lavata ogni mattina con la varechina. Il clima era purtroppo mesto anche nei clienti, che da 6 mesi chiamavano casa il posto dove lavoravo. Mia zia Patrizia mi disse l'elenco delle cose che avrei dovuto fare quel giorno e andò non so dove prima che potesse incontrare suo fratello, zio Aldo, con il quale aveva litigato per l'acquisto di un cane, un cucciolo di boxer, che si aggiungeva all'adulta labrador Fazia, regalo di Natale di 5 anni prima a mia cugina Flavia, ovvero la figlia di zia Patrizia. Ebbene sì, quell'albergo era pieno di familiari, tant'è che il receptionist con cui mi davo il cambio la sera era Paolo, il figlio di zio Aldo. I più fortunati della famiglia erano Flavia e mio fratello Stefano, i quali erano protetti dalla legge in quanto non erano ancora maggiorenni e non potevano perciò lavorare, e mia madre, che da anni aveva ceduto la sua quota di proprietà sull'albergo preferendo investirla in case in montagna in cui non andavamo mai perchè quando eravamo liberi, erano perennemente affittate. Ma stavamo parlando dei cani: Fazia durante la stagione estiva aveva vissuto nel cortile, in mezzo al verde, stravaccata al sole e non aveva dato problemi; Teseo, il nuovo arrivato, aveva invece rotto ampiamente le palle entrando sempre nel pulito atrio dalla porta di servizio (maledette cameriere che la lasciavano aperta) e lasciando i suoi bisogni, che ovviamente dovevo pulire io visto che le donne delle pulizie ogni volta si dileguavano nelle camere preferendo rifare i letti, ovunque. Dopo che l'ondata di ospiti, tornati dalla colazione, sazi e rilassati mi lasciarono le chiavi chi per andare dal parrucchiere, chi a far compere, chi a passeggiare, la calma calò sull'atrio lasciandomi sola. Stavo giusto giusto per connettermi a facebook dal pc dell'hotel quando...
"Buongiorno" sospirò assonnata mia cugina Flavia scendendo in tuta.
"'giorno" dissi a denti stretti profondamente invidiosa; infatti il preside della sua scuola, pensandola probabilmente come me sul 'lunedì', aveva deciso che la scuola sarebbe riaperta il giovedì, perciò mia cugina poteva dormire fino a tardi. Ma quel giorno aveva fatto una eccezione, essendosi svegliata solo alle 11.
"Il caffè?" mi chiese spicciola, come se glielo avessi dovuto far trovare già pronto.
"Fattelo" risposi sibilando.
"Non posso, sono minorenne"
"Allora pagami" fosse stato per me avrei messo ai lavori forzati sia mia cugina che quell'obeso di mio fratello, giusto per insegnar loro un po' di spirito di sacrificio. Erano i più viziati della famiglia.
"Devo forse ricordarti di questo?" fece sorniona sventolandomi il suo cellulare davanti. Mia cugina era, oltre che viziata, anche troppo furba.
"Uno di questi giorni te lo butto dalla finestra, e non scherzo" erano mesi che mi minacciava con la 'prova' del mio sfruttamento minorile nei suoi confronti, quando le avevo chiesto di sostituirmi per 10 minuti a causa di un problema intestinale, causato dallo stress dell'esame che avevo dato a luglio.
"Ne ho una copia nascosta, non preoccuparti. E ora, se non vuoi spendere il tuo stipendio nella multa, fammi un bel caffè macchiato caldo con la spolveratina di cacao." Sbuffando feci i pochi passi che mi separavano dall'angolo bar per preparare il caffè anche per me.
"Come mai sei sveglia così presto?"
"Per farti compagnia"
"Che piacevole presenza" commentai sarcastica.
"Non ti fa piacere? Comunque non è per questo che mi sono svegliata. Devo iniziare i compiti per le vacanze, sono indietrissimo"
"Iniziare? Ricordatelo un po' più tardi, eh! Io non mi riducevo all'ultimo minuto alla tua età" la rimproverai.
"Sei certa di avere 20 anni? Da come parli ne dimostri almeno 50 di più" le feci una smorfia con la linguaccia e finalmente riuscii a sorseggiare amabilmente il mio caffè.
"Grazie per il caffè cuginetta" mi disse Flavia con l'aria da bambina e mandandomi un bacio con la mano.
"Prego piccola peste" le risposi sporgendomi dal bancone e ricambiando il bacio. Eravamo così: un attimo ci beccavamo come cane e gatto, subito dopo facevamo le amichette. In fondo le volevo un gran bene e quando avevo qualche problema la prima a saperlo era lei, essendo praticamente la mia migliore amica. I suoi 17 anni erano solo fisici, in quanto a volte ragionava come una 20enne ed era brava ad ascoltare le persone, altre volte mi sembrava una bambina da coccolare.
"Ti metti a studiare qui nella hall o preferisci in camera?"
"Se non ti dispiace mi metto qui, così magari mi scrivi..." la guardai interrompendola con uno sguardo omicida e lei scosse la testa.
"Va bene, il tema sul terrorismo lo faccio io, ma almeno un piccolo ripassino delle disequazioni me lo fai?"
"Sai che non riesco a dirti di no...ma non ne approfittare perchè primo: devo lavorare; secondo: ho un esame tostissimo tra 10 giorni e a pranzo devo tornare a casa a prendere i libri sennò perdo la giornata" sbuffai. 4561 motivo per odiare il lunedì: avrei saltato la pausa pranzo.
"Mi dispiace Cla, ma l'hai deciso tu di fare l'uni e lavorare insieme. Mamma e zio Aldo hanno sempre detto che lo studio è più importante e che sotto esame puoi prenderti tutti i giorni che vuoi"
"Sì, lo so, ma visto che non c'è granchè da fare qui posso unire studio e lavoro...e mi servono soldi. Li sto mettendo da parte per il viaggetto di Natale...sempre se passo il prossimo esame, altrimenti il Natale lo passo sui libri"
"Hai deciso dove andrai?"
"Pensavo a Londra, era tanto tempo che vorrei visitarla..."
"E con chi ci andrai?" mi chiese curiosa ma con lo sguardo che mi fece capire cosa le passava per la testa.
"Non ci ho ancora pensato veramente...ma SE e solo SE tua madre sarà d'accordo, ti verrebbe di accompagnarmi?"
"SIIIIIIIIIIIIIIIIII" esultò buttandomisi al collo entusiasta. Sarebbe stato bellissimo fare un viaggio noi 2 senza grandi, ed ero sicura che i nostri genitori ci avrebbero fatto andare, oramai eravamo mature e io non avevo mai dato problemi di responsabilità.
"Signorina!" chiamò una delle clienti rovinando il momento di gioia che aveva fatto per poco rallegrare la giornata.
"Mi dica signora" le andai incontro mentre Flavia ancora saltando tornava in camera a prendere i libri.
"Oggi viene mio figlio a pranzo, può comunicare alle cucine di preparare un piatto di lasagna e un cordon bleu anche per lui?"
"Sì, lo comunico subito" fammelo sapere un po' più tardi...vabbhè, tanto io avrei saltato il pranzo quindi la mia porzione se la sarebbe mangiata il figlio della vecchia. Visto che non potevo lasciare la reception chiesi a mia cugina quando riscese di andare a comunicare la questione nelle cucine e per fortuna non mi minacciò con il suo cellulare: evidentemente con l'invito a fare il viaggio insieme mi avrebbe ricompensata con qualche favore. Dopo un po' di gente che si venne a riprendere le chiavi e un aiutino a Flavia con le sue odiate disequazioni l'ora della pausa stava per arrivare, e con essa arrivò anche zio Aldo.
"Clara, io vado a mangiare, quando ho finito ti do il cambio."
"Va bene zio" annuii sperando che lo zio avrebbe finito presto. Magari potevo mangiarmi qualcosa al volo, mia madre cucinava sempre per 8 persone nonostante ne fossero 3 a casa, senza di me che pranzavo a lavoro. Flavia andò a mangiare con zio Aldo come tutti i clienti dell'hotel e io restai sola nell'atrio alzando il volume del telegiornale.
"...on, è sparito. Mentre era sul set del suo ultimo film, continuo della serie che lo ha reso famoso, non si è presentato e nella sua stanza non ha lasciato traccia di sè. Ancora sono noti i dettagli della sparizione. Potrebbe trattarsi di rapimento a scopo di ritorsione di denaro? I suoi colleghi lo descrivono come un tipo taciturno e riluttante della popolarità. E se fosse una mossa pubblicitaria? Oppure, come altri prima di lui, non amando la popolarità, ha tragicamente deciso di mettere fine alla sua vita? La polizia sta analizzando il caso, speriamo nella prossima edizione di farvi avere ulteriori notizie" Assurdo, ma cosa me ne può fregare a me di questo fantomatico attore a cui piace giocare a nascondino? Non potevano parlare della ricostruzione delle case e dello scandalo taciuto degli affitti agli universitari esorbitanti? A noi che ce ne importava di sto tizio, bhà, non si sa.
driiiin -chi cazzo è che chiama a questa maledettissima ora? E perchè zio non è ancora qui...mi tocca rispondere, ma se sono quelli della compagnia telefonica riattacco, non c'è ma che tenga...
"Hotel Mediterraneo, buongiorno" risposi con fintissima voce cordiale mentre il mio stomaco chiedeva pietà.
"Good morning...ehm...do you speak english?" uno straniero? Era uno dei nostri parenti di Boston? Forse il prozio Massimo era morto, stava male da tempo.
"Sure sir, how can I help you?" chiesi realmente incuriosita da questa novità. E ringraziai mentalmente la mia professoressa di inglese del liceo per avermi insegnato la lingua.
-da qui in poi fate finta i discorso sia in inglese-"Ci sono camere libere?"
"Sì, per quante persone?"
"Una"
"Per quanto tempo vuole soggiornare?"
"Due settimane, per ora."
"Quando vuole fare il check-in?"
"Sarebbe possibile stasera? Il mio aereo atterra tra 9 ore."
"Penso sia possibile, ma nel caso in cui dovessero esserci problemi posso avere il suo recapito telefonico e il suo nome?"
"Thomas Parkinson" poi mi diede il suo numero e quando riattaccai tutta contenta per la novità arrivo mia zia tutta circospetta.
"Ha finito di mangiare Aldo?"
"Non lo so, ha detto che quando finiva mi sostituiva. Comunque prima che mi scordo ha chiamato un cliente. Uno straniero, parlava inglese, non so se madrelingua. Dice che il suo aereo atterra alle 23 quindi farà il check-in stanotte. Ci sono problemi?"
"Uno straniero? E in questo periodo? Per quanto tempo?"
"Mi pare abbia detto due settimane...strano"
"Straniero...dobbiamo preparare una accoglienza di classe"
"Zia, siamo un hotel a 3 stelle...se voleva l'accoglienza di classe andava al Best Western"
"Hai ragione, però non posso crederci! Uno straniero! Magari è inglese, o francese, o americano..." iniziò a sognare ad occhi aperti, immaginando un George Clooney o un Richard Gere, fantasie plausibili per una donna che era stata lasciata dal marito da poco.
"Scusa zia, non vorrei interrompere le tue fantasie, ma io devo scappare a casa a prendere i libri che mi sono scordata. Torno appena posso."
"Va bene vai, ma mangia qualcosa sennò mi svieni" mi diede un buffetto e mi sostituì lei visto che lo zio era sparito dalla circolazione. Appena uscii iniziò a piovere.
Avevo già detto che odio il lunedì?
  
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