Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stefhanie Meyer. Questa storia è stata scritta senza
alcun scopo di lucro.
WHEN THE LOVE CHANGES YOUR LIFE
!?...“Quando l’amore ti cambia la
vita”…!?
CAPITOLO 47
ANDARE A
JACKSONVILLE
POV
EDWARD
Da un paio di giorni io e Bella eravamo tornati a
Phoenix e in questo breve periodo mi ero reso conto di quanto la decisione di
lasciare la squadra e quindi di andarmene da Jacksonville fosse stata la
decisione migliore che io avessi potuto prendere. Essere rimasto per quasi due
mesi lontano da quella che avevo sempre considerato la mia città, ma
soprattutto essere rimasto lontano dalle persone che più amavo al mondo era
stata dura, ma necessario per quel periodo, ma adesso questo era un sacrificio
che avrei potuto ben volentieri evitare. Non rimpiangevo nulla di quello che
avevo fatto nell’ultimo periodo, anche perché tutto ciò mi aveva portato alla situazione
in cui mi trovavo oggi, ma stare lontano da quella che per diciannove anni era
stata la mia vita non era stato facile. Adesso io e i ragazzi ci trovavamo sul
jet di papà a sorvolare il cielo in direzione Jacksonville. Dovevo comunicare
al coach la mia decisione e avevo rimandato anche troppo nel farlo. Bella per
tutta la notte aveva cercato di convincermi a tornare indietro sui miei passi,
ma alla fine si era arresa capendo che la mia decisione era una di quelle
irremovibili.
- Sei sicuro? – mi chiese Jasper vedendomi un po’
pensieroso.
- Si certo e poi smettetela di fare quelle facce.
Non sto mica andando a morire. Rinuncio ad una squadra non alla vita – dissi io facendoli ridere.
Per loro stavo sbagliando, stavo buttando all’aria
un sogno quando non c’è ne era motivo, ma io sapevo che era giusto così, io
sapevo che quella era la decisione giusta e almeno su questa cosa non avrei
ascoltato consigli da parte di nessuno. Emmett iniziò a fare le sue solite
battutine per smorzare il clima un po’ teso e gliene fui grato, così in poco
tempo quel jet diventò una specie di circo in cui regnavano solo risate sincere
e scherzi, a tal punto che il tempo passò così tanto in fretta che ci
ritrovammo a sorvolare il cielo di Jacksonville senza nemmeno rendercene conto.
In poco tempo il pilota atterrò e tutti e sei scendemmo a terra.
- Io e le ragazze andiamo al bar a prendere un
caffè, venite voi? – chiese Alice a me e ai ragazzi.
- No, andiamo con Edward a parlare con il coach –
gli rispose Emmett.
- Allora ci vediamo in palestra. Conosco la strada
– rispose Bella sorridendomi, mentre io ricambia il sorriso.
- Ci vediamo dopo – disse Jasper avvicinandosi a
Alice e dandogli un bacio a fior di labbra.
Lo stesso fece Emmett con Rosalie e ovviamente io
con Bella.
- Mi raccomando a te – mi disse la mia ragazza.
- Prego? – le dissi io
facendo finta di cadere dalle nuvole.
- Non fare finta di non capire. Mi ricordo ancora
di che tipo di elementi offre questa città e non voglio fare il repeat
dell’altra volta – mi disse lei.
- Già è vero. Quasi dimenticavo che adesso rivedrò
la mia amata Jessica e le sue care amiche – le dissi per farla infuriare.
Mi piaceva provocarla su queste cose, forse, perché
semplicemente adoravo quando faceva la parte della gelosa.
- Edward Cullen ti comunico che stai per ricevere
un sonoro schiaffo in faccia – mi disse lei facendo la finta arrabbiata.
- Tanto gli serve la bocca non la faccia – gli
disse Emmett facendoci ridere tutti.
Mi avvicinai a Bella e gli diedi un bacio a fior di
labbra. Sapeva che io ci giocavo parecchio su questo suo lato geloso, così come
lei faceva con me, quindi nessuno dei due c’è la prendevamo mai sul serio.
- Ti amo – le dissi all’orecchio prima di
allontanarmi da lei seguito dai ragazzi.
Io e i ragazzi prendemmo un taxi mentre le ragazze
ne presero un altro. In poco tempo arrivammo a destinazione e una volta scesi
mi resi conto che non c’era nessuno fuori, quindi di sicuro i ragazzi dovevano
essere dentro ad allenarsi.
- Entrate o aspettate qui? – chiesi ai ragazzi anche se la mia domanda era piuttosto inutile.
Sapevo già che sarebbero entrati, infatti mi guardarono con un’espressione come a dire “ma che
domande fai?”. Insieme a loro entrai dentro l’edificio e dalle grida del coach
mi resi conto che, come previsto, i ragazzi erano dentro ad allenarsi. Non
appena aprì la porta che collegava il corridoio alla palestra notai che tutti i
ragazzi erano in formazione che giocavano rigorosamente divisi in due squadra. Di sicuro stavano provando gli schemi
d’attacco. Cercammo di fare il minor rumore possibile per non deconcentrarli,
ma i nostri tentativi furono vani perché qualcuno ci vide subito, qualcuno che
avrebbe fatto meglio a non vederci. Maledì il fatto che agli allenamenti ogni
volta dovessero esserci anche le cheerleader.
- C’è Edward – urlò Jessica correndo verso di me.
Tutti si voltarono a guardarmi e i ragazzi smisero
di giocare. Jessica si buttò letteralmente addosso a me e tutto ciò mi diede un
fastidio tremendo. C’era qualcosa in quella ragazza che non doveva funzionare
bene, altrimenti avrebbe capito che doveva starmi lontana. Per un attimo
ringraziai che non ci fosse Bella altrimenti credo che questa sarebbe stata la
volta buona in cui avrebbe preso Jessica per i capelli. I miei fratelli mi
guardarono e scoppiarono a ridere e in quel momento se avrei potuto avrei preso
a sberle pure loro. Mi staccai violentemente da quella ragazza senza dirgli
nulla e vidi i ragazzi avvicinarsi a me.
- Finalmente ti fai vedere. Pensavamo che Parigi ti
avesse risucchiato – mi disse James abbracciandomi e dandomi una pacca sulla
spalla.
- Non sarebbe stato male – gli dissi io.
Tutti i ragazzi si avvicinarono e anche le
cheerleader e mi bombardarono di domande. Solo quando finì quell’interrogatorio
anche il coach si avvicinò. Era ora di parlargli, ma prima dovevo presentare i
miei fratelli ai ragazzi.
- Comunque loro sono Emmett e Jasper i miei
fratelli – dissi a quelli che, ormai, potevo definire i miei ex compagni di
squadra.
Si presentarono e iniziarono a scambiarsi
battutine, soprattutto Emmett che era uno di quelli che parlava con tutti pur
non conoscendo nessuno.
- Cullen, finalmente sei di nuovo dei nostri – mi
disse l’allenatore, mentre i ragazzi della squadra parlavano con i miei
fratelli.
Le ragazze erano, invece, intente a guardare me,
Jasper e Emmett come se fossimo delle divinità. Erano così tanto prevedibili
che facevano perfino venire il disgusto.
- A proposito di questo, vorrei parlarle – dissi io
al coach, che dal mio sguardo doveva aver già capito cosa volevo dirgli.
- Ragazzi per oggi abbiamo finito. Potete andare –
disse lui ai ragazzi per poi indicarmi di seguirlo nel suo ufficio.
- Ragazzi voi aspettare qui. Io arrivo fra poco –
dissi ai miei fratelli sapendo che almeno loro in quel momento si sarebbe
divertiti sicuramente considerando le loro facce mentre parlavano con gli
altri, ma soprattutto con James.
Seguì il coach nel suo ufficio e non appena
arrivammo lui si sedette dietro la scrivania facendomi accomodare di fronte a
lui.
- Allora Edward, sono tutto
orecchi. Qualcosa mi dice che so già cosa mi devi dire, ma spero
vivamente di sbagliarmi – esordì lui non appena si mise comodo nella sua
poltrona.
- Non voglio farla lunga, quindi arrivo subito al
dunque. Ho deciso di lasciare la squadra e tornarmene a Phoenix. Non abbiamo
ancora firmato il contratto vero e proprio, quindi posso ancora farlo – gli
dissi senza tanti giri di parole.
- Lo immaginavo e permettimi di dirlo, ma quella
che stai facendo è una cazzata. Ti rendi conto delle potenzialità che hai? Ti
rendi conto di essere uno dei migliori giocatori degli ultimi anni? E questo è
solo l’inizio, fra qualche anno potresti diventare il migliore e tu che fai?
Butti all’aria tutto? E per cosa poi? – mi illuminò lui.
- Non so se sto sbagliando o meno,
so soltanto che ho ponderato al meglio questa decisione, prendendo in
considerazione sia i pro che i contro e sono arrivato alla conclusione che i
pro sarebbero sicuramente di più dei contro. Restare qui significherebbe
scegliere la carriera e lasciare alle mie spalle tutti gli affetti che ho e
sinceramente non credo ne valga poi così tanto la pena. Non sto dicendo che non
voglio più giocare a basket, sto solo dicendo che non voglio più farlo qui. Ci
sono tante squadre professionali a Phoenix, proverò ad entrare in una di quelle.
Se sarà destino diventerò un grande giocatore lo stesso, ma non posso restare
qui, perché farlo significherebbe andare contro a quello che ho sempre creduto.
Fin da bambino mi sono sempre ripromesso che se un giorno mi sarei trovato a
dover scegliere tra la carriera e gli affetti, avrei scelto questi ultimi,
quindi non ho alcun dubbio sulla mia decisione – gli dissi io
sincero.
Non potevo restare a Jacksonville e pretendere che
Bella mi avesse seguito, anche se sapevo che lei lo avrebbe fatto, ma io non me
la sentivo di farla allontanare da casa, ma soprattutto dalle sue sorelle che
per lei erano i due elementi più importanti della sua vita, così come non
potevo farla allontanare dai miei di fratelli che per lei erano diventati dei
punti fermi, delle certezze. Allo stesso tempo non potevo neanche io
allontanarmi dai ragazzi e dalle ragazze perché non era quello che volevo, non
ora almeno.
- Non riuscirò a farti cambiare idea, questo l’ho
capito. Spero comunque che se tu dovessi cambiare idea tornerai qui, perché
troverai una porta sempre aperta. Probabilmente la prossima volta che ti
rivedrò di presenza sarai un avversario da battere, uno di quelli più difficili
da battere e quel giorno sarò felice comunque andrà l’esito della partita.
Dovesse vincere la mia squadra, così come se dovesse vincere la tua, perché ti
meriti molto. Sei un bravissimo giocatore, uno dei migliori e mi auguro che
farai tanta strada, ma di questo sono convinto. Basta soltanto che tu lo
voglia. So che questa decisione non è stata facile, ma ti è costata e per
questo sono fiero di te, perché ti sei mostrato come una persona e non come un
semplice giocatore. Hai messo davanti gli affetti e in secondo luogo il basket
e anche se molti non condivideranno questa scelta, sappi che io la rispetto,
così come rispetto te. E’ stato un vero piacere averti in squadra – mi disse
lui con sguardo sincero.
- Anche per me è stato un piacere farne parte.
Entrare negli Shox per me ha significato realizzare un sogno e mi ha dato la
spinta per continuare su questa carriera – gli dissi io.
- E’ davvero un peccato perdere un giocatore
talentuoso come te. Comunque in bocca al lupo per tutto – mi disse sorridendomi
e porgendomi la mano.
- Crepi. La ringrazio per tutto – gli dissi
porgendogli anch’io la mia mano.
Dopodichè uscì dal suo ufficio e mi diressi in
palestra, ma non trovai nessuno. Di sicuro dovevano essere tutti fuori. Con il
coach non era andata male, mi aspettavo peggio, invece, era stato piuttosto
comprensivo e non aveva fatto storie. Gliene ero grato. Uscì in cortile e vidi
tutti i ragazzi della squadra con Jasper e Emmett, mentre le ragazze
continuavano a guardare i miei fratelli come due divinità scese dall’Olimpo. Mi
avvicinai a loro e non appena arrivai tutte le ragazze mi circondarono con
Jessica come capo banda.
- Hey Edward, che famiglia che hai. Non ci avevi
detto di avere due fratelli così carini – mi disse Jenny mentre io mi scansai
da lei senza dargli nessuna importanza.
- Infatti Edward che
combini? Non ci avevi detto che le cheerleader di qui fossero delle troie –
disse una voce alle mie spalle che riconobbi essere quella di Alice.
- Infatti c’ho pensato io
a dirvelo – continuò Bella.
In quel momento mi voltai e vidi le ragazze che
tranquillamente si avvicinavano a noi mentre si fumavano una sigaretta.
- Non ci credo. Quella lì di nuovo per le scatole –
disse Jessica riferendosi a Bella.
- Ma che c’è qui? Un gallinaio? – disse Rose
riferendosi alle ragazze e facendo ridere tutti escluse ovviamente quelle lì.
- E non è da sola – disse Sarah riferendosi al
fatto che Bella stravolta fosse in compagnia delle ragazze.
- Hey Bella, come te la passi? Ti sei divertita a
Parigi? – gli disse James mentre le ragazze si erano avvicinate a noi.
- Da morire. Una vacanza con i fiocchi – gli
rispose lei mentre io gli tolsi la sigaretta dalle mani e inizia a fumarla io.
- Comunque queste sono Alice e Rosalie, le sorelle
di Bella – dissi io ai ragazzi per presentarle.
- Ecco perché sono così acide – disse Jessica
sottovoce, ma non così sottovoce da non farsi sentire.
Le ragazze comunque non gli diedero nessuna
importanza e fu meglio così anche perché ignorare quelle lì era l’unico modo
per farle stare zitte. Le ragazze si presentarono con i miei ex compagni di
squadra e, così come era stato per Bella, furono subito prese in simpatia dai
ragazzi e in antipatia dalle ragazze.
- Fidanzate? – chiese James a Alice e Rose.
- Non ci provare. Uno sono come sorelle per me e
due sono le mie cognate – gli dissi io sapendo già
quale fosse il suo intento.
Del resto conoscendo James era normale che avesse
fatto quella domanda.
- Le tue cognate? – mi chiese Jessica con voce
stridula.
- Vorresti dirci che queste due sono le fidanzate dei tue fratelli? – mi chiese Jenny sconvolta.
- Non vorrebbe dire, dice – disse Alice andando da
Jasper e stampandogli un bacio in bocca, mentre lo stesso fece Rosalie con
Emmett.
Quelle tre erano delle perfide senza confini, ma le
adoravo.
- Certo che vi siete sistemati bene in famiglia.
Complimenti. Il gusto non manca – disse James riferendosi a me e ai mie fratelli.
- Lascio la squadra – dissi io a sangue freddo
cambiando discorso.
- Cosa? – dissero sconvolti tutti i ragazzi e anche
quelle galline delle ragazze.
- Avete capito. L’ho appena detto al coach. Sono
venuto solo per comunicare la mia decisione – gli dissi.
- Ma sei cretino? Cazzo non puoi farlo – mi disse
James.
Avevo messo in conto che lui sarebbe stato quello
più difficile da convincere, avevamo legato molto e non si sarebbe mai
aspettato una decisione di questa da parte mia.
- L’ho appena fatto. Voglio tornare a Phoenix – gli
dissi.
- Ma perché scusa? Qui non andava bene? – mi chiese
Jack.
- Si, qui andava
benissimo, ma non è questo il mio posto – gli dissi io.
- Bella diglielo tu che è una cazzata – continuò
James chiedendo l’aiuto della mia ragazza.
- Diteglielo anche voi – aggiunse Alex riferendosi ai mie fratelli e a Alice e Rose.
- C’abbiamo provato. Non ne vuole sapere – gli
disse Bella.
- Abbiamo provato a convincerlo, a dirgli di
aspettare un altro po’ prima di prendere una decisione definitiva, ma è
irremovibile – gli disse Jasper.
- No, io non lo accetto. Mi devi dare una
motivazione valida per assecondare questa cazzata – mi disse James.
- Credo di avertela già data. Voglio tornare a
casa. Sai benissimo perché sono venuto qui, adesso non
c’è più motivo di restare. Il mio posto per adesso è a Phoenix. Comunque ci
rivedremo, promesso. Verrò a trovarti spesso e anche tu potresti fare una
scappatella ogni tanto. A Phoenix ci sono ragazza molto carine
– gli disse per cercare di sdrammatizzare la situazione.
Non l’avessi mai fatto, visto che ricevetti uno
scappellotto da Bella, una pestata di piede da Alice e una gomitata da Rosalie.
- Era un modo di dire – cercai di difendermi io
mentre tutti scoppiarono a ridere e io li seguì a ruota.
Dopo un bel po’ riuscì a convincere i ragazzi,
soprattutto James promettendogli che comunque saremmo rimasti in contatto. Poi
decidemmo insieme a loro di andare a mangiare una pizza tutti
insieme prima della nostra partenza. Passammo tutta la serata con loro.
Le ragazze vollero venire per forza, ma mentre noi ci divertimmo come pazzi per
loro non fu così, anche perché divennero il bersaglio numero uno di Bella,
Alice e Rose che ne approfittavano in ogni momento per dirgliene una nuova. Tra
risate e scherzi la serata trascorse molto velocemente e verso le tre di notte
io e i ragazzi ci rendemmo conto che era ora di andare, anzi avevamo pure fatto
tardi. James e Alex, che erano gli unici ad avere casa libera, ci offrirono di
fermarci da loro, ma noi rifiutammo perché era già tardi ed era il caso di
andare. Salutammo tutti e andammo via, non prima però di aver promesso ai
ragazzi che saremmo rimasti in contatto. Prendemmo due taxi e ci dirigemmo
verso la pista dove era atterrato il jet e trovammo il pilota già in
postazione, considerando che Emmett gli aveva chiamato per dirgli che saremmo
arrivati di lì a poco. Salimmo e in poco tempo volavamo già sorvolando il cielo
punteggiato da miliardi di lucine bianche, le stelle. Le ragazze crollarono
subito, mentre io e i miei fratelli ci mettemmo un po’ di più. Avevamo deciso
già tutte le mete e i tempi in cui ci saremmo fermati e se tutto sarebbe andato
come avevamo previsto, quella sarebbe stata una vacanza da non dimenticare.
Avremmo visitato tutti i luoghi, o almeno la maggior parte dei luoghi che
sognavamo di vedere e alla fine del nostro viaggio saremmo andati per due
settimane all’isola Esme, l’isola che papà aveva comprato e regalato alla mamma
come segno del suo amore e che difatti portava il suo nome. Quelle due
settimane sarebbero state veramente delle vacanze a tutti gli effetti, perché
ci saremmo dedicati solo ed elusivamente al relax più assoluto. Già mi
immaginavo noi in giro per il mondo, chissà cosa avremmo combinato. Una cosa
era certa, ci saremmo divertiti come matti e soprattutto saremmo stati uniti e
questo legame nessuno mai l’avrebbe potuto sciogliere. Ne ero convinto. Oramai
tutti i pezzi del puzzle erano stati uniti e nessuno avrebbe più potuti
separarli. Dopo quasi un anno che conoscevo le ragazze e dopo quasi un anno di
cambiamenti nella mia vita e in quella dei miei fratelli e delle ragazze potevo
essere sicuro di una cosa. Mamma aveva ragione, l’amore ti cambia la vita.
LEGGETE
E’ IMPORTANTE:
Ho
deciso di dividere questa storia in due parti. La prima parte finirà il
capitolo prossimo. Questo è, infatti, l’ultimo capitolo raccontato da uno dei
ragazzi. Il prossimo sarà una specie di epilogo raccontato da un narratore
esterno. Dal capitolo successivo all’epilogo inizierà la seconda parte della
storia nella quale ci saranno molte novità. Saranno capitoli raccontati di
nuovo dai ragazzi, solo che a distanza di qualche anno. Molte cose sono
cambiate, ma molte sono rimaste intatte. Spero che continuerete lo stesso a
seguire la storia e mi farebbe piacere sapere anche cosa ne pensate di questa
mia idea. Adesso vi lascio. Un bacione a tutti e grazie dei vostri commenti e
dei complimenti che mi fate sempre.
SPOILER:
Narratore
esterno
Alla fine dopo un mese e mezzo di
viaggi, andarono nell’isola Esme, un’isola nelle coste del Brasile che Carlisle
aveva regalato tempo addietro a Esme. Lì si dedicarono al relax più totale
combinandone di tutti i colori, considerato che erano gli unici ad abitare
l’isola.
Risposte alle vostre recensioni:
- ledyang:
Felicissima che ti sia piaciuto.
- nefertiry85: Il
tuo consiglio è davvero super e stai sicuro che lo userò. Mi piace davvero
tanto come idea. E’ grandiosa. Grazie mille.
- ross_ana:
Non sei l’unica a volere un jet privato. Diciamo che
tutto quello che loro hanno sarebbe quello che vorrei io, anche se mi
accontenterei solo di trovare una persona accanto come uno dei tre ragazzi. So che
è impossibile, ma sognare non costa nulla. La cosa della cartolina era troppo
forte, mi sono messa a ridere quando l’ho letta. Magari si potesse.
- Princess
Alexia: Le scoprirai presto le mete del viaggio, ti dico solo che gireranno
parecchi posti molto distanti gli uni dagli altri. Nel viaggio non succederà
nulla tranquilla, combineranno solo qualche danno come fanno sempre del resto,
ma tutto procederà tranquillo. Alla situazione di Edward ci ho pensato
parecchio e avevo deciso di farlo restare negli Shox. Bella l’avrebbe seguito e
in seguito lo avrebbero fatto anche i ragazzi, ma poi ho cambiato idea. Mi sono
detta che era meglio farli restare a Phoenix, ma sta tranquilla che Edward realizzerà
il suo sogno comunque. Come avrai letto nei capitoli scorsi Edward ha detto che
non abbandonerà il basket e che il suo sogno resta comunque quello di diventare
un bravo giocatore di basket, anzi il migliore, ma che può farlo anche in un’altra
squadra. La sua soddisfazione l’ha avuta lo stesso. Da bambino sognava di
entrare negli Shox e c’è riuscito, in anticipo anche rispetto le sue
previsioni. Il suo sogno di diventare un grande in questo sport si realizzerà,
anzi succederà qualcosa che lo renderà ancora più orgoglioso di se. Quindi sta
tranquilla che tutto si risolverà. In una cosa tra quelle che hai detto ci hai
azzeccato anche se per metà, ma non ti dico quale per non rovinarti la
sorpresa. Comunque ho portato la mia storia in un altro sito perché mi hanno
invitato a farlo e sono stata contenta di questo. Per l’altra mia storia se
riesco posto oggi stesso.
- tenerona: Che bello, un’altra fan. Sono proprio contenta
che la storia ti piaccia. Comunque il nuovo capitolo di “l’amore è magia”, se
riesco, lo
posto oggi stesso.
- DivinaTheBest: Sono felicissima che la mia storia ti
piaccia e spero che continuerà ad appassionarti sempre di più.
- edward bella: Mi fa piacere che il vecchio capitolo ti sia
piaciuto, soprattutto la storia della scritta. Credo che era
importante che succedesse.
- bo19: Ed eccoti
accontentata con il pov di Edward, spero ti piacerà.
- eMiLy
BlOoD: Ho aggiornato il
prima che ho potuto. Comunque la frase di questa volta è semplicemente
stupenda. Credo che sia la più bella in assoluto fino ad ora. L’ho sentita
vera, profonda e mi ci sono rivista davvero. Mi sento spesso così ed è una
sensazione bruttissima, perché quando mi fermo a riflettere e a pensare questo
mi crolla tutto e non posso fare a meno di sentirmi vuota. Complimenti davvero.
La frase è realistica al 100%.
- serve: Ti comunico
che non sei l’unica ad invidiare Bella. Io la invidio in tutto e per tutto. Credo
che sia quello che vorrei essere io.
- gamolina:
Curiosa? Beh, ti dico solo che succederanno parecchie cose, quindi preparati.
- soletta: Sono io
che ringrazio te per esserti aperta e per recensire la mia storia. Per me
questo è molto importante. Comunque ti assicuro che anche tu hai dentro tanta forza,
devi solo riuscire a tirarla fuori. Io con le esperienze vissute e con tutto
quello che ho sofferto ho dovuto tirarla fuori per forza, anche perché nella
mia situazione non c’è nessuno che può aiutarmi. Devo essere io a farcela, ma
soprattutto devo volerlo e non sempre tirare avanti è quello che voglio. A volte
vorrei smettere di lottare e stare ferma facendomi sbattere in faccia tutto
quello che succede, ma poi mi accorgo che non servirebbe a nulla, ci starei
solo più male. invece bisogna tirare fuori la forza e
la grinta che abbiamo dentro di noi e affrontare tutto con la testa alta. Quanto
alla storia ti capisco se sei un po’ curiosa, ma presto le tue domande avranno
delle risposte.
- SignoraCullan: Allora la data in se e per se non ha nessun
significato. Nel senso che l’anno è questo, quindi quello in cui è ambientata
la storia. Il mese rappresenta il mese in cui c’è stata la cena, visto che nel
capitolo in cui ho parlato della cena ho detto che era ottobre. Il giorno,
invece, ha per me un significato, ma più che il giorno, il numero. Il 23 è un
numero importante per me. Nella mia vita il
Un grazie
di tutto cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia
storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro
che mi hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo
sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
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