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Autore: Steffa    20/10/2009    3 recensioni
"Noi siamo su una sottile linea di confine, visitiamo il regno dei morti e portiamo scompiglio nel mondo dei vivi.
E' il nostro modo per poterci sentire ancora caldi, esistenti, per rivendicare il posto che ci spetta;
ci aggrappiamo a tutto ciò come farebbe una falena che inevitabilmente vola incontro alla fiamma di una torcia.
Ma tu non ti brucerai, Alphonse, perchè ci sarò io a tirarti indietro, ti guiderò attraverso i secoli per ogni via, ti proteggerò dagli uomini, dal sole, dal fuoco ed anche da quei dei fasulli.
...E la farò ritornare da noi, avrai la possibilità di abbracciare di nuovo nostra madre, perchè ora so che è tempo."

Un mondo molto simile all'Amestris originale, ma con qualche esserino dai denti a punta in più.
Ci sarà come pairing principale un EdxRoy... Perchè ho scoperto che mi piace far soffrire Roy... XD
Spero possa piacervi!
Genere: Dark, Thriller, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Blood's District


I Won’t Escape



La mattina era appena percettibile come un alone luminoso dietro le scure sagome degli edifici della città.
Due dei vampiri si erano silenziosamente ritirati per il loro riposo diurno, mentre Jean era stato indotto in un profondo sonno perché non causasse problemi prima che la sua sorte fosse stata decisa.
Roy si trovava nella cucina di quella casa che non era sua, rintanato su una sedia vicina ad un tavolo che in realtà non era mai stato usato, se non da qualche suo breve spuntino che i tre gli procuravano.
Gli occhi scuri stavano seguendo la figura del vampiro biondo che camminava in circolo con fare nervoso, sibilando qualche parola tra sé e sé.
Non poté che rabbrividire a quella vista, poiché in quel momento Edward aveva assunto un comportamento fin troppo umano.
Era stato abituato a vederlo sempre con un’espressione che rappresentava perfettamente la sua superiorità su tutto e tutti, la sua sicurezza.
In quel momento, invece, non sapeva che cosa aspettarsi da lui, o per meglio dire, ne era ancora più allo scuro.
In un silenzio assoluto da parte sua, si limitava solamente ad osservarlo, non osava far alcun movimento o aprire bocca per timore di una possibile brutta reazione, in fondo lui non era affatto immortale.
Di quei sibili che gli abbandonavano le labbra livide, non riusciva che comprenderne poche parole, intuendo solamente una qualche mancanza di tempo.
I minuti scorrevano lentamente, il sole sorgeva dietro le nubi che non avevano ancora abbandonato la città e Roy aveva cominciato a pensare che quella loro presenza non fosse per nulla da attribuire ad un fenomeno atmosferico.
La stanchezza si faceva sentire, però, nel suo corpo umano.
Varò diverse opzioni e arrivò alla conclusione che, data la sua inutilità in quella stanza, non sarebbe stato affatto sciocco ritirarsi nel morbido letto situato proprio in quella accanto.
Lanciò un’occhiata al vampiro che non pareva nemmeno accorgersi della sua presenza, fermo davanti alla finestra e cautamente si alzò dalla sedia, tentando di non generare il benché minimo rumore.
Bloccò a mezz’aria il suo movimento quando il vampiro voltò lentamente il capo nella sua direzione, avrebbe potuto giurare d’aver avvertito una scossa elettrica attraversare l’aria fino a raggiungerlo.
Edward arricciò appena le labbra in una sorta di smorfia, facendo balenare le zanne tra di esse per un momento e tornò a fissare l’esterno.
“Ipotizziamo che Amestris sia in guerra.” parlò d’un tratto con un tono pacato e fluido che contrastava del tutto con il suo comportamento di pochi attimi prima.
Roy rimase silente, nell’attesa che continuasse, raddrizzandosi con la schiena e domandandosi quale fosse il punto di un discorso con un simile incipit.
“L’élite dell’esercito, un numero assai esiguo di uomini, riesce a penetrare nella capitale nemica senza che la loro vera identità venga scoperta. Il piano consiste nel preparare una trappola nel bel mezzo delle linee nemiche. Se la missione avrà buon esito, la vittoria sarà assicurata.” si interruppe, raccogliendo le mani dietro la schiena e voltandosi verso il moro per fronteggiarlo, dando la schiena alla finestra.
L’uomo rabbrividì per l’ennesima volta di fronte a quello sguardo dorato, ma non provò il desiderio di distogliere il proprio, infatti lo sostenne con espressione concentrata, come se stesse tentando di leggere i suoi pensieri attraverso i suoi occhi.
Le labbra livide del vampiro si tesero nuovamente, questa volta nel creare un sorriso soddisfatto, quindi avanzò dei pochi passi che li separavano e gli si fermò di fronte, passando la mano destra guantata sullo schienale della sedia in un lieve gesto, quasi lascivo; Roy, inspiegabilmente, si sentì seccare la bocca e deglutì a vuoto senza spezzare la catena che si era creata tra i loro occhi.
“Gli uomini lavorano diligentemente, i preparativi sono ultimati, colui che è lo strumento principale del piano è nel pieno delle forze.” si zittì per la seconda volta, come se volesse saggiare le sue stesse parole. “Ma accade un evento imprevedibile: un soldato semplice nemico scopre la loro vera identità. Viene ucciso prima che possa rivelare il segreto al suo comandante, ma questi non è uno stolto. Vi è la certezza che sappia della presenza dell’élite e abbia intuito l’intenzione del loro piano, pur non conoscendone i dettagli e la data di esecuzione. Ora, vi sono due possibilità.” mosse la mano destra, mostrando due dita. “ Proseguire con il piano, confidando nell’ignoranza da parte dei nemici; oppure sfruttare l’elemento sorpresa, precedere l’attacco stesso del nemico per sterminarlo con un’azione lampo inaspettata.”
Quando tornò il silenzio nella stanza, Roy desiderò per un momento d’essere in tutt’altro luogo, perché sapeva che il vampiro non aveva parlato a sproposito o solamente per gioco.
Si trovavano alle porte di qualcosa che il paese di Amestris non aveva mai vissuto o immaginato.
Aprì bocca per chiedere, forse sperare che non fosse tutto vero, ma la richiuse un momento dopo, limitandosi a scuotere il capo.
Ricordava le parole di Edward, quelle che aveva pronunciato soltanto qualche ora prima, ossia che non avrebbe voluto scatenare una rivalità interna alla città.
Il significato di quel discorso, poteva essere la possibilità di una guerra fra vampiri e l’idea non poteva che terrorizzarlo.
Che ne sarebbe stato di Amestris?
Tentò comunque di riflettere a mente lucida, il vampiro gli aveva posto la situazione con una metafora per evitargli pensieri più grandi di lui e quel che avrebbe fatto in una situazione del genere gli era abbastanza chiaro nella mente.
Si schiarì la voce con un paio di colpì di tosse, fissando poi il biondo seriamente.
“Anche se si volesse far forza su un attacco lampo, la riuscita dello stesso avrebbe una percentuale di successo troppo bassa per potervi fare un vero affidamento.” parlò con tono professionale.
“Sarebbe più sensato, quindi, proseguire con il piano, prendendo in considerazione un’alternativa alla battaglia se fallisse; il necessario per far ritornare l’élite entro le file del proprio esercito.”
Ma Edward aveva un esercito là fuori, da qualche parte?
Per Amestris sarebbe stata la fine in ogni caso.
Il vampiro nell’ascoltarlo portò con un gesto lento la mancina a sfiorare la guancia dell’uomo, che ne rimase per un attimo sorpreso.
“Perché stai pensando ad Amestris?” domandò in un sussurro talmente basso che in un primo momento non fu sicuro d’averlo udito realmente.
Vi fu a malapena il tempo per la sua mente di realizzare il dubbio scaturito da quella frase, che Roy sentì la schiena premere con forza contro il muro, il corpo dell’altro a bloccarne ogni movimento.
Non poté che allarmarsi per quella sorta di attacco improvviso e cercò i suoi occhi in cerca di una risposta.
Li trovò brillanti nel loro colore dorato, ma parevano distanti, freddi e non fecero altro che far nascere il timore in lui.
Edward poggiò lievemente la mano destra contro il muro, accanto alla testa del moro.
“Non devi pensare a quegli sciocchi umani, loro sono solamente le pedine del nostro gioco.” disse con tono mellifluo, mentre la mancina andava a carezzargli il collo con la punta delle dita.
Il contatto della propria pelle calda con quelle dita gelide lo fecero scuotere un poco, ma ciò che lo aveva colpito maggiormente, in profondità, erano state le parole del vampiro.
“Ma Amestris verrà…” tentò di replicare.
Idiota aver solo pensato di poterlo fare, folle metterlo veramente in pratica.
La mano che prima stava carezzandolo, andò a schiantarsi accanto alla sua testa, contro il muro.
Roy poté sentilo sbriciolarsi li dove era stato colpito dalla forza sovrumana del biondo, ma non osò voltare lo sguardo per controllare, rimase immobile, con le labbra semi dischiuse per la sorpresa e il timore.
“Tu sei mio.” parlò allora il vampiro con tono basso, quasi raschiante nella gola. “Non di Amestris, non ti deve interessare la sua sorte.”
Il silenzio si impossessò nuovamente della cucina e all’uomo parve di essere rivestito da un gelido velo mentre annuiva automaticamente per dare conferma alle parole dell’altro.
Quello che c’era in quegli occhi d’ambra, o meglio quello che non c’era, gli aveva dato una sorta di preavviso della sorte che gli sarebbe toccata se avesse osato contraddirlo.
Sussultò quando percepì nuovamente il gelo di quella pelle a contatto con la sua in una morbida carezza sulla guancia.
“Vai a riposare ora, il sole è sorto per me e tu sei sfinito.” gli disse tornando al suo solito tono e sorridendogli con un lieve incresparsi delle labbra.
Roy acconsentì e non appena il biondo si fu fatto da parte si affrettò a lasciare la stanza per raggiungere la camera da letto.

[¤† §† FMA †§ †¤]


Le ore notturne furono accolte dall’uscita dei tre vampiri, intenzionati ad andare a caccia, Roy era dunque rimasto solo nell’abitazione, assieme al sottoposto addormentato nella stanza accanto alla sua.
Attese ancora circa mezzora prima di muoversi silenziosamente, come per timore che in realtà i tre fossero ancora nei dintorni e potessero sentirlo, fermarlo.
Trovò Jean coricato nel letto, profondamente addormentato come lo era stato tutto il giorno.
Non poteva lasciarlo in mano ai vampiri, doveva farlo fuggire e tentare di spiegargli la situazione, in modo che avvertisse gli altri e…
E cosa?
Mettessero in moto l’esercito?
Non sarebbe servito a nulla contro quegli esseri.
Raggiunse il letto e si chinò sul biondo per scuoterlo e chiamarlo.
Le prime reazioni che ottenne, non furono altro che mugolii contrariati.
“Jean Havoc, svegliati!” si impose infine con tono fermo, da comando e quello aprì di scatto gli occhi, alzandosi a sedere.
Lo vide guardarsi intorno spaesato e confuso e si sedette sulla sponda del letto accanto a lui.
“T-Taisa, cosa…?” cominciò il biondo con tono ancora assonnato, grattandosi una guancia.
“Jean, non ricordi cosa ti è successo ieri notte?” gli chiese seriamente, non avevano tempo da perdere, non sapeva per quanto sarebbero rimasti da soli e quando i vampiri fossero tornati.
Havoc parve dover fare mente locale, prima di perdere in un momento il colorito del volto, probabilmente aveva ricordato.
“Capo… Quello…” Roy lo zittì con un cenno brusco.
“Non abbiamo tempo, cercherò di spiegarti il più velocemente e semplicemente possibile, ma tu devi ascoltarmi attentamente, chiaro?” parlò rapido, lanciando un’occhiata verso la porta.
Quando il biondo annuì senza realmente comprendere ciò che intendeva, cominciò allora a spiegare le poche cose che lui aveva compreso.
Gli raccontò delle creature in cui si erano imbattuti, di come fossero collegati ai delitti sui quali stavano indagando; spiegò che in quei suoi giorni d’assenza era sempre rimasto con loro, che la situazione sarebbe ben presto degenerata in qualcosa di impensabile.
Tralasciò volutamente alcuni punti, come per esempio il legame che lui stesso aveva con uno di quei vampiri, il patto di sangue che si erano scambiati, ciò che covava dentro di sé.
Jean era in serio pericolo, se Alphonse gli aveva messo gli occhi addosso, grazie al poco tempo trascorso tra quelle mura, aveva ben presto appreso che quel vampiro non era né come il fratello né come la vampira loro compagna.
Aveva un qualche cosa che lo rendeva spaventoso, per questo doveva far fuggire Havoc.
Al termine del breve racconto, il colore delle lenzuola pareva nulla in confronto a quello di Havoc. “No, non è possibile.” commentò scuotendo il capo.
Ma non vi era posto per l’incredulità o altro, infatti Roy si alzò in piedi, costringendo il sottoposto a fare lo stesso con una forte presa sul suo braccio.
“ Quello che tu devi fare è fare in modo di mettere in pratica il piano di evacuazione della città.” gli disse, cominciando a condurlo fuori dalla stanza e poi lungo il corridoio.
Havoc si fece trascinare come se non fosse in grado di camminare sulle proprie gambe.
“Ma, capo, ci vorranno giorni e giorni per far evacuare l’intera popolazione. Poi con che causale dovrei accompagnare la richiesta?” chiese.
Lui scosse il capo, raggiungendo l’uscio e aprendolo d’un soffio per controllare che non ci fosse nessuno all’esterno dell’edificio.
“Non lo so, inventati qualcosa, ma fallo.” ripeté una volta che ebbe appurato, prendendolo nuovamente per un braccio e quasi spingendolo fuori di casa.
Il biondo fece per muoversi, poi si voltò nuovamente verso di lui notando un piccolo particolare.
“Lei non viene?” domandò con tono sorpreso, vedendo che non si muoveva di un passo dalla soglia.
Sospirò lui, scuotendo il capo; non poteva andarsene, non poteva lasciare quell’essere dannato di Edward, che lo aveva contagiato rendendolo impuro allo stesso modo.
L’unico suo desiderio era quello di soddisfare il vampiro.
Quel legame che si era creato attraverso il loro sangue l’aveva segnato nel profondo, a tal punto da non permettergli di fuggire trovandosi di fronte la porta spalancata e il mondo infinito.
“Io non verrò.” rispose con tono pacato.
Jean scosse il capo con forza, gli occhi sbarrati nella comprensione.
"Non può voler restare con questi... Mostri!" esclamò, indicando un punto inesistente con la mano.
Il moro allora lo afferrò per le spalle, in modo che i loro occhi fossero ben fissi gli uni negli altri.
"Havoc io non posso. Ma tu devi scappare." disse con tono fermo.
Il biondo si ritrovò a scuotere la testa nuovamente, non voleva accettarlo.
"Capo, perchè?" gli chiese con la voce ridotta ora ad un sussurro.
Roy sospirò pesantemente, separandosi da lui e compiendo un passo all'indietro verso l'interno della casa.
"E' il mio posto questo." rispose con un lieve sorriso sbieco ad inclinargli le labbra.
"Ma lei non è come loro, la uccideranno e..." Jean venne zittito da un gesto della mano del suo superiore.
"Non preoccuparti per me, ma fa ciò che ti ho detto." e quello era un vero e proprio ordine, tanto che Jean si ritrovò a rizzare la schiena per istinto.
Tentennò ancora per qualche momento, poi lo vide stringere la mascella e portare la mano alla fronte nel saluto militare.
"Sissignore." acconsentì, un momento prima di voltarsi e chiudersi la porta alle spalle.
Il silenzio ritornò nell’abitazione, mentre Roy fissava la porta chiusa di fronte a sé.
Era lieto d’aver fatto fuggire Havoc, immaginarlo nelle mani di Alphonse non poteva che fargli percorrere la schiena da un brivido gelato.
Non gli restava ora che attendere il ritorno dei tre, accettando la punizione che gli avrebbero inflitto per aver osato sfidarli, ma ne valeva la pena.

[¤† §† FMA †§ †¤]


“L’ha fatto fuggire.” commentò Edward, ripulendosi un angolo delle labbra da un rivolo di sangue e lasciando cadere con non curanza il corpo che stringeva tra le braccia.
“Perché gliel’hai permesso? Lo volevo.” si lamentò il fratello, nascosto tra le ombre della notte poco più in là nel vicolo.
“Perché è quello di cui abbiamo bisogno e lo sai bene.” rispose lapidario il più anziano.
Si avviò poi con passi leggiadri e silenziosi, sotto lo sguardo vigile di Winry, che restava in disparte silenziosa.
La raggiunge, prendendole il mento tra le dita per osservarla da vicino, quasi dovesse assicurarsi di qualcosa.
“E da stanotte, siano aperte le danze.” sibilò con un sorriso sghembo sul volto, prima di lasciarla.
La vampira lo guardò sconcertata, non capendo che cosa volesse dire, ma non osò aprire bocca; si limitò a seguire i due, quando anche Alphonse abbandonò la loro zona di caccia per quella sera.
Edward era soddisfatto.
Nonostante l’aria di bufera che si addensava poco lontano da lui e dai suoi piani, tutte le pedine erano state posizionate, il cerchio era oramai concluso, il suo strumento era preparato e potente abbastanza per compiere la trasmutazione.
Sorrise appena tra sé e sé, prima di svanire in un alito di vento gelato assieme agli altri due.




Angolino dell'autrice
>_>
Sì, aggiorno finalmente, con quella faccia perchè questo capitolo non mi piace, per niente!
E' questo il motivo che mi ha trattenuta dall'aggiornare prima, ma alla fine ho ceduto alle insistenze della My Pride, anche se continuo a non essere per nulla convinta dal capitolo...
Mi spiace farvi leggere qualcosa che non mi ispiri un granché, ma cercherò di far meglio con i prossimi capitoli.
Ringrazio chi ha letto e recensito il precedente capitolo! ^^
My Pride
989cricri
Liris
Red Robin
valerya90


Un grazie anche a chi ha preferito e seguito!^^
Alla prossima!!!
Kiss
  
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