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Autore: DarkAeris    21/10/2009    3 recensioni
Una flashfiction sui sentimenti di un giovane Silente. Sono assuefatta dalle recensioni, quindi datemi, vi prego, la mia droga personale :D
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente, dopo tanto tempo, avevo trovato qualcuno che fosse al mio livello, con il quale parlare senza trattenermi, con il quale essere me stesso.
Provavo sentimenti nuovi, forti ed avevo terribilmente paura di questo. Camminavo tra la gente, dirigendomi verso il parco dove avevamo appuntamento, con il cuore che batteva nel petto e mi straziava il respiro.
E, all’improvviso, lo vidi, mimetizzato tra uomini impegnati, che correvano a lavoro.
Aveva un perfetto abbigliamento babbano, tuttavia sembrava ancora più particolare, con il suo sguardo acceso e i lunghi capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle.
Credo che persino allora, mentre stavo immobile e incapace di distogliere lo sguardo, intuii che mai, nei miei anni di adolescenza né mai nel futuro, avrei avuto una rivelazione più completa della unicità che noi avevamo raggiunto.
Sembrava di un’innocenza commovente, in mezzo alla folla, eppure, quando lo guardavo, vedevo i nostri piani per un mondo migliore, che prevedevano azioni che di innocente avevano ben poco.
Tuttavia Gellert non mi era mai apparso così affascinante e nessuno mi aveva mai incantato così.
Dio, questo è amore!E’ desiderio e tutti i miei amori passati non sono stati altro che un’ombra di questo. Avevo cercato di negarlo alla mia mente, al mio cuore, ma era stato tutto inutile.
Chi può amarci, me e te, come possiamo amarci noi due? Eravamo uno per l’altro e mi resi conto, in quel momento, che anche lui aveva avuto la medesima intuizione.
Ogni mio pensiero triste, ogni mia esperienza dolorosa era morta. Il mondo stava ricominciando.
Ero davanti a lui. Tesi le braccia e sentii il suo cuore contro di me, e lanciai un appello al MIO Gellert, cercai di metterlo in guardia, di dirgli che eravamo condannati.
La vita ci sfuggiva a poco a poco, e nel vedere gli alberi attorno a noi, inondati dalla luce del sole, sentivo che sarei impazzito.
Cercavo di non fissarlo, ma non potevo farne a meno e lui ricambiava il mio sguardo e passava dai miei occhi azzurri ai miei capelli rossicci.
Ci allontanammo dagli sguardi indesiderati, nascondendoci dal mondo reale.
Una relazione difficile, quasi impossibile, che avrei dovuto nascondere a tutti, forse per sempre.
Ma lui, ora, poteva trangugiare la vita che batteva nel mio cuore e mandarmi nell’oblio in cui nulla poteva essere compreso o perdonato, ed io potevo portarlo con me. Le nostre labbra si unirono e persi la cognizione del tempo e dello spazio e quando ci separammo volevo che mi supplicasse. Volevo che mi facesse ascoltare quella voce potente piena di menzogne e di astuzie tremante e impotente.
Ma non la udii mai, nemmeno anni dopo, quando mi costrinsi ad affrontarlo. Non la udii mai, nemmeno nei sogni che continuai a fare per tutta la vita. Ma il suo cuore silenzioso, anche solo per quei piccoli attimi, lo avevo sentito mio, a dispetto di qualsiasi altro problema che sarebbe sorto dopo.
Mio, e di nessun altro.
   
 
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