HARRY POTTER 8
Capitolo 1 -- Una storia da
ricordare di
Riccardo
Caniato
<< Papà,
PAPÀ! >>
Erano al quattro
di
una tranquilla notte di ferragosto. Harry fu svegliato bruscamente da
un sonno
profondo. Lentamente prese gli occhiali da sopra il comodino e mise a
fuoco l’immagine
di Albus.
<< Cosa
c’è – disse
rialzandosi bruscamente – Ancora
James?! >>. Il tono
di Harry era tra lo sfinito ed il torturato: da quando i due fratelli
dormivano
nella stessa camera non era più riuscito a dormire una notte
intera! Mentre a
quanto pareva James, dopo una torturatina al fratello minore che puntualmente si faceva
trovare in camera dei
genitori alle ore più disparate, dormiva benissimo.
<< No,
papà stai tranquillo – implorò
Albus vedendo l’espressione adirata sul volto del padre
– Ho trovato un libro
in camera mia e non so proprio che farmene. Ho pensato che fosse tuo ed allora te
l’ho riportato >>. Harry lo
squadrò con cipiglio interrogativo e domandò
incredulo << E tu ti saresti
alzato, nel bel mezzo
della notte, per riportarmi un libro?! >> Lo sguardo di
Albus parlò per lui: non era mai riuscito a dire bugie. << Oh uffa va
bene!! L’abbiamo trovato
io e James una settimana fà e lui non ha fatto altro che
continuare a dirmi che
era stregato e che mi avrebbe posseduto e cose del genere –
piagnucolò Albus
smascherato – Io ho molta paura! E se avesse ragione?
Perché è toccato a noi
trovarlo… >>. Harry era
certissimo che qualcosa
del genere sarebbe successo e che subito James ne avrebbe approfittato;
da
quando avevano ricostruito la casa dei sui genitori a
Godric’s Hallow aveva
trovato all’incirca dodici tesori di famiglia e una
tonnellata di scartoffie.
Per lo più si trattava di ex piani escogitati
dall’Ordine o di lettere ricevute
da amici e conoscenti nel periodo in cui i genitori di Harry avevano
vissuto in
isolamento nella vecchia casa. Guardando il figlio ancora impaurito,
Harry
rispose << Beh, ormai sono
sveglio; perché non
mi mostri questo libro che così ce ne possiamo tornare tutti
a riposare? >>. Lentamente,
con incertezza crescente, Albus estrasse
da dietro la schiena un grosso libro, con una pesante rilegatura ed
impolverato, vecchio e logoro, nulla a che vedere con i libri o le
riviste che
girovagavano per casa da quando Teddy si era trasferito da loro. Harry
lo prese
con delicatezza e ne osservò i tratti, sfogliandolo. Era un
libro dei suoi
genitori, una specie di diario di bordo, stilato da suo padre. Le
pagine erano
strappate e bruciacchiate all’esterno, ma
all’interno il libro era intatto ed
ancora si leggeva chiaramente il
contenuto.”Dev’essere stato protetto con la
magia” pensò immediatamente tra lo stupore e la
curiosità del momento.
Istintivamente estrasse la bacchetta e cominciò a
pronunciare formule che non
aveva usato per anni, reminescenze vane delle ore passate sui libri a
accanto
ad Hermione. “Revelio
Incantate”, Submus
Profanus,” Finitem,” Deleta Exanima”…
nulla di cui che provo Harry riuscì
ad aiutarlo a capire quali incantesimi fossero stati praticati sul
libro, o se
fosse sicuro leggerlo. “Beh” si disse Harry
” l’unica strada è leggerlo da solo.
Non credo sia un pericolo ma la prudenza non è mai
troppa…”
<< Perché
non torni in camera!? – disse
Harry accarezzando i capelli scompigliati del figlio – Me ne
occupo io stà
tranquillo. Nessun libro in terra o in cielo ti possederà
fino a quando ci sarò
io a questo mondo e James non deve intimorirti >>
<< Ma non sei
nemmeno un po’ curioso di
sapere cosa c’è in quel libro? >>
<< Si tesoro, ma
sono preoccupato
perché… lo sai no!? >>
<< No, è
proprio questo il punto! Non lo so!!
Non ho idea del perché ti
agiti sempre quando si parla dei nonni, o del perché
ciò che troviamo in casa
loro viene sempre considerato un oggetto potenzialmente pericoloso! Non
hai mai
voluto dircelo e lo sai! >>
A
questa affermazione Harry non seppe
ribattere. Forse era stato un po’ troppo misterioso con i sui
figli ma come
biasimarlo: il mistero era stato il suo pane quotidiano per diciassette
anni;
possibile che ancora adesso, a distanza di vent’anni,
portasse ancora le
traccia della cicatrice che aveva in fronte?
Non aveva mai
raccontato ai sui figli la tragica morte dei loro nonni, ne le sue
adolescenziali imprese. Il perchè era un mistero anche per
lui: forse non aveva
voluto che crescessero con l’amara consapevolezza che i loro
genitori erano
stati testimoni ed assassini, nella più grande battaglia che
il mondo magico
aveva mai visto. Oppure che non avevano mai conosciuto i loro nonni
perché lui
potesse adempiere al proprio destino, per il “bene
superiore”? Che senso
potevano avere quelle parole, vuote, di fronte a dei
bambini che non
avevano mai conosciuto l’affetto dei nonni paterni? Nulla,
nulla di nulla era
la sincera risposta. E lui di risposte ne doveva fin troppe.
<< Siediti Albus
– disse il padre
facendo posto al figlio – Ho deciso che è giunto
il momento di raccontarti una
storia; una storia che, spero ti farà capire
perché ho così tanta paura degli
oggetti che ci sono in questa casa e perché non nomino
volentieri i tuoi nonni. >>
Dopo
un ultimo sospiro, con il cuore in gola,
osservando l’espressione incuriosita del figlio Harry prese a
raccontare.
<< Trentasei anni
fa, io ed i tuoi nonni
abitavamo in questa casa. Io avevo un anno; decisamente troppo piccolo
per
capire cosa stava succedendo. In realtà ci stavamo
nascondendo da un essere
malvagio… >>
<< Quale essere
malvagio? >>
<< Un mago. Un
terribile mago oscuro di
nome, Voldemort. Non tutti i maghi sono buoni, ricordatelo sempre.
Ovunque
passasse questo vi era morte e distruzione. Migliaia di persone persero
la vita
tentando invano di fermarlo. I nonni facevano parte di una congrega di
maghi,
chiamata Ordine della Fenice, che si opponeva a lui. Sai da dove deriva
il tuo
nome? >>
<< Si
papà. Mi hai detto più o meno un
milione di volte che io porto il nome del più grande preside
di Hogwarts: Albus
Silente. Ma cosa centra con il resto? >>
<< Centra,
perché fu proprio Albus
Silente a fondare l’Ordine. L’unico mago che
Voldemort avesse mai temuto
veramente. Quando Voldemort ascoltò una profezia che gli
rivelava che io sarei
stato una minaccia per lui, decise di sterminare la mia famiglia.
Silente ci
nascose e ci protesse meglio che potè, ma una spia
traditrice di nome Peter
Minus, un ex amico del nonno, rivelò a Voldemort il nostro
nascondiglio. E poi,
nell’anno del mio primo compleanno,
la
notte di Halloween, Voldemort uccise in nonni e tentò di
fare lo stesso con me.
Ma l’amore: l’amore di mia madre mi tenne in vita.
La maledizione gli rimbalzò
contro e lui fu strappato dal suo corpo.
<< Come? >> chiese Albus
sempre più perplesso e
sbalordito.
<< Non
c’è un modo semplice di
spiegarlo. Io stesso lo capii tardi. Ma Silente no. Silente era, per
me, l’uomo
delle risposte. Silente capì immediatamente il pericolo che
correvo…
<< Perché
correvi un pericolo? Voldemort
non era morto?? >>
<< Si certo, per il
momento, ma Silente
sapeva che non sarebbe stato per sempre: era convinto che sarebbe
tornato.
Silente solo mi protesse come un padre e mi aiuto in tutte le
occasioni. Ma poi
per me crollò anche l’ultima solida certezza della
mia vita: Silente morì
vent’un anni fa, ucciso da un altro mago di cui porti il
nome: Severus Piton >>.
<< COSA!!! Mi hai dato il nome di un assassino!! >>
esclamò Albus inorridito.
<< No, Severus
Piton è stato un grande
mago, quasi quanto Silente. Ha sacrificato la propria vita per
permettermi di
adempiere al mio destino, di uccidere Voldemort una volta per tutte. Se
devo
pensare a due persone che sono state davvero importanti nella mia vita,
quelle
persone portavano i tuoi stessi nomi >>.
Ormai era quasi
l’alba. Aspettarono entrambi in tacito accordo. Nessuno dei
due sapeva cosa
aggiungere a quella storia cruda di significati.
<< Papà
è una storia terribile. Più di
quelle che mi racconta James. Ma ora che so tutto quello che
c’è da sapere
posso restare con te mentre leggi il libro? >> chiese infine
speranzoso Albus.
<< Ma allora non
hai capito che per me
sei la cosa più importante che ci sia al mondo insieme alla
mamma , James e
Lily? Che vi ho dato i nomi delle persone a cui tenevo
perché non voglio
perderle mai più?
<< Si
papà e non mi perderai. Mai…
Gli ultimi spasimi di
cielo stellato si vedevano ancora all’orizzonte quando Albus
abbracciando il
padre si allontanò e Ginny si stiracchiò,
morbida, sul letto.