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Autore: Ernil    22/10/2009    8 recensioni
La gente si fermava a guardare a bocca aperta le chiazze di sangue che rimanevano sull’asfalto dopo un omicidio, e Sirius Black si fermava a guardare – la bocca ben serrata – il viso di Snape.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: La gente si fermava a guardare a bocca aperta le chiazze di sangue che rimanevano sull’asfalto dopo un omicidio, e Sirius Black si fermava a guardare – la bocca ben serrata – il viso di Snape.

Pairing: Severus Snape/Sirius Black

Rating: Giallo

Disclaimer: non possiedo nulla, ma se qualcuno di voi è disposto a pagare per leggere, è pregato di premere il tasto “Contatta”. Riceverà presto mie notizie.

Beta: Geilie *W*

Note dell’Autrice/1: Questa storia partecipa alla Criticombola indetta da Criticoni, prompt 4 [Oggetti]: Fotografia.

Note dell’Autrice/2: il titolo di questa shot è ispirato a un libro di Nietzsche, che si intitola, appunto, “Umano, troppo umano”.

 

 [Il pubblico confonde facilmente quanti pescano nel torbido con chi attinge dal profondo.

Friedrich Nietzsche]

 

Il silenzio si tendeva fra loro come una corda.

« Perché sei qui? » chiese infine Sirius. Era sdraiato sul letto, le mani intrecciate dietro la nuca e le lunghe gambe distese per tutto il materasso.

Snape fece una smorfia.

« Cercavo un libro. Dumbledore mi ha detto che l’avrei trovato qua ».

Non disse il titolo del libro, e Sirius non lo chiese. Fece un gesto vago con la mano, indicando la libreria polverosa che occupava una gran parte della parete della camera.

« Beh, cercatelo. Da quando in qua aspetti che ti si dia il permesso per prendere qualcosa, invece di prendertelo e basta? »

Snape raggiunse la libreria e passò un indice su una copertina talmente piena di polvere che il titolo non si vedeva.

« Ti confondi, Black. Quello sei tu ». Prese il libro e ne sfogliò alcune pagine. « La tua prolungata permanenza in questa casa sembra star avendo deprecabili effetti sulla tua già instabile mente ».

Sirius sorrise, mostrando i denti ingialliti.

« Tutto merito di Azkaban ».

Snape non rispose. Aveva estratto la bacchetta e spolverava ogni libro con un tocco. Sirius fissò per un attimo il legno del letto a baldacchino, poi tornò a parlare, senza guardare Snape.

« Ho sempre pensato che tu lo sapessi, Snape ».

Snape non si interruppe, guardando gli scaffali. Ogni tanto si fermava e scorreva qualche pagina polverosa prima di rimettere a posto il libro.

« Hai davvero un’alta considerazione di me, Black. Stai cercando di farmi piangere? »

« Stai dicendo che non saresti abbastanza bastardo da farlo? » chiese Sirius, maledicendosi poi perché il sarcasmo nelle sue parole era troppo evidente perché potesse far male. Era una delle poche cose in cui Snape lo aveva sempre superato. Una delle pochissime cose, si consolò. « Di’ la verità, Snivellus, una volta in vita tua. Sapevi che ero innocente. E hai lasciato che mi mandassero ad Azkaban ».

« Ti confondi ancora una volta » disse Snape, piatto, riponendo l’ultimo libro dello scaffale superiore. « Quello era Dumbledore ».

Si chinò per cercare fra i libri più in basso.

Sirius lo guardava, le labbra strette in una linea di disgusto. Il mantello nero di Snape si spargeva sul pavimento come una chiazza di petrolio, e in una sorta di continuità di colore, lo sguardo di Sirius salì lungo il corpo di Snape, fissandosi sul viso.

Ancora non capiva come potesse affascinarlo tanto. Era chiaramente disarmonico. Gli zigomi erano linee spigolose e aspre, e il naso troppo pronunciato per quel volto magro e il profilo duro delle sopracciglia donavano a Snape quell’aria malata e perennemente imbronciata.

Sirius piegò la testa di lato, scrutandolo, e cercò di convincersi che non riusciva a smettere di fissarlo solo perché, ovviamente, era quella asimmetria che lo rendeva affascinante – in modo morboso. La gente si fermava a guardare a bocca aperta le chiazze di sangue che rimanevano sull’asfalto dopo un omicidio, e Sirius Black si fermava a guardare – la bocca ben serrata – il viso di Snape.

Poi, all’improvviso, Snape si alzò e si spolverò la veste, e Sirius temette che avesse finito la ricerca. Se Snape se ne fosse andato, sarebbe rimasto solo, ancora una volta, nella stanza. Lui e i ricordi, in un match che non poteva permettersi di perdere, e in cui tutti i colpi bassi erano consentiti.

Oh, no, dannazione. Perfino la presenza di Snape, trasudante sarcasmo e disprezzo, era meglio. Qualcosa di tangibile e nonostante tutto umano. Non un ricordo evanescente.

Con la lingua stretta fra i denti, Sirius aspettò che Snape aprisse e poi chiudesse la porta, facendolo piombare di nuovo nelle tenebre della sua camera.

Ma Snape si limitò a voltargli le spalle e cominciare a cercare nella libreria di fronte al letto.

Sirius chiuse gli occhi un attimo. Era disgustoso, dover appigliarsi a Snape come una presenza umana, ma erano tutti via. Tutti via.

Remus era fra i Lupi Mannari, a svolgere il suo lavoro per conto di Dumbledore.

Kingsley, Tonks, perfino Mundungus: tutti ad eseguire gli ordini di Dumbledore.

E qual era l’ordine del grande Albus Dumbledore per lui? Rimanere serrato in casa. Chiuso dentro per non fare casini. Esiliato nel cuore marcio della sua grande famiglia, in una dimora putrescente a guardare Snivellus che cercava chissà quale libro... a guardare Snivellus e desiderare che ci mettesse un sacco, a trovare quel libro.

Che vita.

Nel pieno della notte, quando la luna era calata e l’ora era nessuna (1), Sirius non poteva fare a meno di ricordarsi che anche James e Lily avevano seguito gli ordini di Dumbledore.

Si chiese se, come loro, avrebbe fatto la fine del topo, scoperto nella sua casa e ammazzato a causa di un traditore.

A proposito di traditori...

Snape non aveva ancora smesso di cercare, silenzioso e metodico, e Sirius riprese a guardarlo. Ora non lo vedeva più in volto, solo quei capelli unti e sporchi che scendevano sulle spalle magre. Il resto del corpo era nascosto dal mantello. Sirius si puntellò sui gomiti e inclinò leggermente la testa, osservando le dita che tenevano la bacchetta mentre Snape spolverava ogni libro, leggeva il titolo, passava oltre. 

« Non hai paura a voltarmi le spalle? » chiese Sirius dopo qualche attimo, solo per rompere il silenzio insolito che era sceso fra loro. Detestava quel silenzio. Con Remus, era bello, pacifico, rassicurante. Con Snape, poteva essere solo la calma prima della tempesta.

E quel giorno Sirius non era sicuro di poter resistere alla tempesta.

Severus non si voltò, e non si fermò neppure.

« Ho voltato le spalle a cose peggiori di te, Black. Credimi ».

Sirius strinse le labbra e si passò una mano fra i capelli per toglierseli dal volto. Il silenzio calò di nuovo, e Sirius si irritò. Era come dare un calcio alla polvere: si solleva un attimo, e ricade subito. Un po’ più lontana, un po’ più sparsa, ma ricade comunque, per quanto tu la prenda a calci.

Guardò la schiena di Snape. C’era stato un tempo in cui non gli avrebbe mai dato le spalle come se non valesse una merda.

C’era stato un tempo, e Sirius lo ricordava benissimo.

Passandosi la lingua sulle labbra, scese dal letto.

Era sicuro che Snape lo avesse sentito, ma non se ne curò. Si portò alle sue spalle.

Era sempre stato più alto di Severus, ma vedere che lo era ancora, che qualcosa non era davvero cambiato... oh, quello era rassicurante. Più del silenzio con Remus, più della certezza di essere innocente quando era ad Azkaban, più rassicurante era stare alle spalle di Snape e portare la bocca all’altezza del suo orecchio.

Snape continuò ad esaminare i libri della parte centrale: li puliva con un cenno della bacchetta, ne leggeva il titolo o li sfogliava prima di rimetterli a posto. Non dava segno di stizza per non aver ancora trovato quel che cercava, e non diede nessun altro segno nemmeno quando Sirius si mise alle sue spalle e spinse – oh, così leggermente – il bacino contro di lui. 

« C’è stato un tempo in cui non la facevi così lunga per venire a letto con me » mormorò Sirius, sfiorando i capelli di Snape con il naso.

Snape prese un libro e ne liberò la copertina dalla polvere con la bacchetta.

« Ancora, Black, la tua mente si confonde. C’è stato un tempo in cui andavo a letto con te. A quindici anni. Capisco che la tua età mentale non sia variata da allora, ma... »

Severus sottolineò con perizia ogni parola, e Sirius strinse i denti, e prima di accorgersene aveva afferrato Snape e lo aveva voltato.

Lo teneva per il bavero, forte della sua altezza, della sua rabbia e della sua voglia di strappargli tutta quella supponenza. Una volta tanto che non c’era lì Dumbledore a fermarli. Forse quella era la volta buona che...

Si guardarono negli occhi e Sirius ebbe la mezza idea di baciarlo e smerdarlo completamente. Snape non aveva mai saputo resistere ai suoi baci. Sirius sogghignò fra sé a quel pensiero.

Avvicinò la bocca a quella di Severus, deciso a farlo pentire di essere nato, ma poi ci fu un fruscio. Un suono basso, quasi inaudibile, ma Sirius si fermò e con la coda dell’occhio vide qualcosa cadere, volteggiare e posarsi infine sul pavimento della camera. 

Entrambi gli uomini abbassarono lo sguardo.

Era una fotografia. I Malandrini sorridevano allegramente, a braccetto. Lo sguardo di Sirius si fermò sul suo volto, giovane e liscio, mentre calava un breve silenzio, che Sirius odiò.

In un attimo, nel tempo che ci misero a guardare quella fotografia e ricordare quello che erano, erano stati e sarebbero rimasti per sempre, la realtà si ricostruì fra loro e quel momento, in cui le loro labbra erano state davvero sul punto di sfiorarsi, passò. 

Sirius sentì Snape liberarsi delle sue mani e fare un passo indietro. Alzò lo sguardo su di lui. Severus aveva un’espressione disgustata sul viso.

Si guardarono per un attimo ancora, poi Sirius si piegò e raccolse la foto.

« Beh, qualcosa di buono oggi hai fatto, Snivellus. Erano secoli che cercavo questa foto ».

Il labbro di Snape si piegò in un modo che Sirius cercò di non guardare.

« Guardala molto bene, Black » disse Snape, freddo. « Io non sono uno di loro, e non aspiro a diventarlo. Vedi di non confonderti anche su questo – mai più ».

Sirius sollevò gli occhi verso di lui, ma Snape era già alla porta.

« E il libro? » chiese Sirius, bloccandolo sulla soglia. Snape si voltò con una smorfia.

« Dumbledore deve essersi sbagliato. Dubito fortemente che tu abbia quello che cerco ».

Snape sparì oltre la porta – come un sogno. Sirius tornò sul suo letto, la foto dei Malandrini fra le mani, stringendola forte per ricordarsi che non era pazzo, che c’era stato un tempo, sì... c’era stato un tempo in cui le cose andavano diversamente.

 

(1) Da “La storia di Lisey”, di Stephen King: ”Pensieri terribili. Immagini terribili, di quelle che vengono a tormentarti nel pieno della notte quando la luna è calata e le medicine sono finite e l’ora è nessuna”.

 

Note dell’Autrice:

Commenti e critiche sono sempre ben accetti, molto ben accetti XD 

 

   
 
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