Non so se ne siano rimasti altri. Io quasi per caso mi sono ritrovato chiuso qui. Chi si muove nelle strade non mi ha sentito ansimare al buio di questo scantinato. Questo ne è stato dell’umanità. Un Ventenne che si rinchiude in uno scantinato. Prima era stata una persona sola. Un caso di interesse mondiale la sua patologia. Poi a tappeto chiunque gli si avvicinava perdeva il controllo di se e dopo una follia omicida di alcuni giorni moriva. Panico per le strade. Nessuna capacità di contenimento. Spezzata l’arroganza dei potenti. Un nemico che vola nell’aria invisibile e microscopico. Nessuna scorta è sufficiente. Un morso di un contagiato. Nessun antidoto. Così non ci sono navi con i potenti o aerei che preservino grandi menti. Solo un giovane in uno scantinato. I morti si accalcano per le strade. Ogni tanto dal corridoio delle cantine mi giungono rantolii, scricchiolii. Sobbalzo nella notte o nel giorno e mi stringo alla parete. Piango. Tutto ciò che rimane dell’uomo. Un bambino che piange ad ogni rumore più forte di uno sbattere di ciglia. Pile di libri. Non ci hanno salvato. Preghiere. Non hanno attirato l’attenzione di Dio. Lamenti disperati di madri che scarnificano i figli a mani nude. Questa l’immagine che rimarrà di noi. Forse un giorno una qualche forma di vita arriverà quaggiù o Dio ci darà di nuovo la sua attenzione e troverà cosa è l’uomo. Cosa è sempre stato al di la di tutte le pompose fanfare del progresso e dell’evoluzione. Un bambino. Puer Aeternus. Quattromila anno di storia. Un’epidemia. E siamo tutti di nuovo uguali. Tutto di nuovo silenzioso. Ci volevano le lacrime sanguigne della morte di un pianeta per farci tornare tutti uguali. Solo un minuscolo virus ha potuto ri dare la terra alla terra. Forse alla fine è stato giusto così. Aspetterò la mia ora.