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Autore: FuoriTarget    23/10/2009    3 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Relazione Clandestina-





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Il 22 di aprile era un bel sabato mattina, uno di quelli freschi e soleggiati che facevano venir voglia a tutti di fare fuga.
Quel sabato mattina alle Stimate l'assenza di Manuel Bressan passò inosservata a molti, l'unica che veramente la notò fu la prof di Latino che aveva ben pensato di interrogarlo dopo la disastrosa versione della settimana prima, costretta quindi a virare su qualcun altro.
L'assenza di Alice Aroldi invece venne accolta da quasi tutto il corpo studenti come una mancanza di coraggio: la notizia della rottura della coppia d'oro infatti aveva fatto il giro del cortile addirittura prima della campanella d'ingresso, quando nessuno vide la sua chioma rossa in sella alla bici arrivare all'ultimo momento, tutti pensarono che la poverina non se la fosse sentita di andare a scuola dopo il fattaccio.
L'assenza di Alice Aroldi e Manuel Bressan venne notata invece solo da pochissimi. Laura fu l'unica ad indovinare l'esatto motivo dell'assenza di entrambi, e con dovizia di particolari informò anche Chiara sulla situazione nei primi dieci minuti della prima ora. Jack, in un'altra quinta, aveva notato si l'assenza di entrambi ma si era autoconvinto che fosse solo una mera coincidenza. Il resto degli studenti che aveva notato la strana casualità, non poteva sapere e si accontentò di classificare la cosa come, appunto, una casualità.
Nessuno poteva sapere che in quel momento Manuel e Alice correvano sulla statale abbracciati l'una all'altro sulla moto.

Dopo la notte passata l'uno accanto all'altra le cose non cambiarono poi di molto.
Si erano visti solo una volta perchè le cose non erano esattamente tornate alla normalità: Alice aveva passato il pomeriggio a casa di Laura a spettegolare e fingere di studiare fisica, le aveva confessato tutto nei minimi dettagli (comprese tutte le fughe, le balle, i mal di testa fasulli e l'intesa sessuale assurda che avevano trovato), poi quando era uscita poco prima di cena aveva trova l'sms di Manuel che le annunciava l'imminente ritorno di suo padre. Quindi non aveva perso tempo, l'aveva raggiunto sotto casa con la bici era salita di corsa e si era lasciata spogliare senza dir nulla.
Da quando si era sparsa la voce della sua rottura con Edo, Alice si era ritrovata assediata dalle domande e dagli sguardi di molti, e sfuggire alle occhiatacce di Edoardo stava diventando complicato. Mentre Manuel, l'unico da cui sperava di ricevere attenzioni, non la trattava diversamente da solito.
E lei si era accorta che neanche lui riusciva più a trattenersi per troppo, era diventato molto più audace e aperto nei suoi confronti, ma sempre e solo quando erano soli. Se stavano lontani per troppo anche lui non riusciva a trattenere la sua voglia di vederla e l'assediava anche a scuola e nelle ore buche.
Gli esami però si stavano avvicinando e Alice non riusciva più a passare tutto il pomeriggio con lui. Passava intere mezze giornate alla scrivania o al tavolo del salotto concentrata sempre solo su un'unica riga del libro di storia con il cellulare davanti sempre pronta a scappare da lui, era ormai iniziato maggio e comunque prima degli esami avrebbe avuto parecchio altre occasioni per vedersi, sopratutto ora che si era finalmente liberata di Edoardo: i suoi infatti avevano programmato ormai da sei mesi due settimane di crociera per festeggiare la loro seconda luna di miele, al compleanno di Laura mancavano ormai meno di due settimane e la festa che Charlie stava preparando sarebbe stata fantastica, e in ultimo non poteva dimenticare la festa per i diplomandi, storica occasione per far baldoria.
Stava riflettendo su tutti questi programmi per il futuro nel giardino della scuola seduta sui gradini del cortile interno con Chiara e Laura, come sempre stavano fuggendo dalla prof di ginnastica.
-ragazze che si fa questo weekend?- chiese la bionda con il palmare in mano
-non so io dovrei studiare.. sono indietro in fisica!- Chiara era sempre indietro in qualcosa, aveva sempre esercizi supplementari da fare o libri interessanti da studiare. Era molto più secchiona di loro due, e tremendamente più ligia allo studio.
-tu Ali che pensi di fare?- continuò la bionda ammiccante
-non so, sono a casa da sola-
-esci con il tuo piccolo nano maledetto?-
Che senso avesse non le era mai stato chiaro, ma Laura amava dare nomignoli ambigui a tutto, questo era quello che aveva scelto per parlare di Manuel in pubblico. Non aveva alcun senso logico, anche perchè Manuel nel suo metro e ottanta abbondante non era per niente nano, anche se maledetto era abbastanza appropriato.
-ovviamente no!-
-come vanno le cose?-
-come sempre: ci siamo visto l'altra sera, ma fuori da casa sua  nemmeno una parola! E poi è tornato suo padre quindi per ora...nulla-
-e tu che pensi di fare per questo?- le chiese Laura assottigliando lo sguardo; aveva mollato il palmare sul gradino e si era voltata completamente verso di lei, bruttissimo segno!! Ora Alice aveva tutta la sua attenzione.
-che dovrei fare scusa?- scrollò le spalle, non aveva voglia di affrontare Manuel. Voleva solo rifugiarsi tra le sue braccia al momento del bisogno, divertirsi e farsi coccolare.
-Alice non dirmi che ti va bene così, perchè tanto non ci credo...tu non sei mai stata così, dov'è finito il tuo orgoglio?-
-ma cosa dovrei dirgli "se mi vuoi ancora ti devi mettere con me", dargli un ultimatum?-
-eh esatto potrebbe essere un'idea!- dal suo tono credeva che fosse la soluzione più ovvia. Ma Alice sbuffò trattenendo un sorriso, già se la immaginava la faccia di Manu davanti ad una domanda del genere: le avrebbe riso in faccia, e se lei avesse insistito semplicemente l'avrebbe scaricata. Come faceva con tutte.
-ahahah si vede che non lo conosci...mi riderebbe in faccia-
-quindi preferisci che ti tratti come una qualsiasi delle sue amichette?-
-non sono una qualsiasi..-
-a no?- insinuò Laura spazientita, non capiva come la sua amica potesse essere così cieca. La conosceva da anni, non era mai stata una stupida, nemmeno quando si era presa la cotta per Edo, non era mai fatta mettere i piedi in testa, eppure ora sembrava aver perso tutta la sua razionalità: -e che ha fatto per dimostrartelo?-
"nulla..." non trovò il coraggio di ammetterlo ad alte voce, ma con se stessa non poteva negarlo. Manuel la stava usando come il suo giocattolo, e lei si era piegata ad ogni suo ordine ad ogni sua chiamata, come una delle tante.
Il silenzio calò tra le tre amiche. Alice guardava a terra, non sapeva che fare, sapeva che Laura aveva ragione loro ma non voleva ammetterlo, aveva paura di perderlo per sempre costringendolo a scegliere: o lei, o la sua libertà.
"io non voglio essere la sua scopamica!!"    
-ho bisogno di un po' di sano shopping..- cominciò Alice

Un tranquillo pomeriggio di compere era proprio quello di cui sentiva la necessità, certo Laura aveva passato metà pomeriggio a cercare di convincerla a mettere le cose in chiaro con Manuel, l'altra metà a scegliere con lei le parole giuste, mentre Chiara continuava a sostenere che non era il caso di intromettersi in quella situazione, che era già abbastanza complicata senza l'intervento della bionda "ripara-coppie".
Si comprò due borse, una quantità industriale di magliette, dei jeans, due paia di ballerine e degli sandali per l'estate.
Si presentò a casa di Manuel quasi all'ora di cena, non era sicura di trovarlo da solo, invece la invitò a salire con il solito distacco.
Quando entrò in casa lo trovò sdraiato sul divano a guardare il basket sulla pay-tv. Si piazzò davanti a lui decisa. Aveva provato il discorso decine di volte in macchina, scelto le parole più adatte, quelle che non avrebbero urtato il suo senso di libertà da ogni legame.
Dopo mille ripensamenti si era convinta ad andare da lui, non con il discorso che Laura avrebbe sperato, però era lì. Non voleva rovinare tutto imponemdogli qualcosa, quindi l'idea era di parlargli tranquillamente e cercare di scoprire cosa provasse per lei.
-dobbiamo parlare!-
-non adesso, aspetta!- sembrava che non l'avesse nemmeno vista entrare in salotto.
-come non adesso? io devo parlarti, ora!!-
Lo credeva diverso, 
-sto guardando l'NBA, levati che è quasi finita..dopo puoi parlare quanto vuoi- stava cominciando ad irritarsi e questo non poteva che sfavorirla, doveva correre ai ripari, per questo provò di addolcire il tono di voce e avvicinarsi al divano.
-no Manuel ascoltami: io non posso continuare così sono mesi che ci vediamo di nascosto, io non posso più andare avanti in questo modo!- aveva paura, si, ma prima o poi bisogna affrontare tutte le paure.
-bene-
-come bene?-
Le tremava la voce, la conversazione stava prendendo la piega sbagliata.
-se non ti va più bene..vattene!-
Per un momento l'aria scomparve dall'atmosfera, il cuore corse ad una velocità mai raggiunta e un vuoto, enorme gigantesco si aprì nei suoi visceri. Era proprio quella la frase che temeva, quella che l'avrebbe scacciata, come una qualsiasi..
Le aveva parlato tranquillo senza nemmeno guardarla in faccia, anzi cercava di scorgere i giocatori sullo schermo dietro di lei. Credeva di conoscerlo -almeno un po'- invece no, si rese conto che non aveva capito nulla. Si era illusa che la sua fosse solo una maschera, che oltre il bastardo stronzo senza scrupoli che mostrava al mondo ci fosse qualcos'altro. Invece era solo quello: un bastardo stronzo senza scrupoli.
-sei solo uno stronzo!-
La rabbia cominciò a crescere e non smetteva più. Non tanto per quello che aveva detto, ma per l'ignobile codarda aria con cui non la guardava.
Era stata a letto con lei, cazzo!! Alice non riusciva a crederci, come poteva dopo tutto ciò che avevano..fatto, ignorarla così? L'aveva baciata -con parecchio trasporto-, l'aveva spogliata e vista nuda, le aveva accarezzato la pelle e sedotto la mente.
Si avvicinò come una furia alla presa sul muro e staccò tutti i fili che c'erano sul pavimento. La tv si spense immediatamente con uno zot inquietante.
-ma sei scema? che cazzo fai?- sbraitò Manuel alzandosi in piedi e incrociando finalmente il suo sguardo.
Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi, l'idillio non poteva durare per sempre. L'aveva fatto apposta a non ascoltarla, non voleva sentirle dire quello che gli avevano già detto mille altre labbra, avrebbe distrutto l'immagine che si era costruito di lei; Alice col passare del tempo si era fatta largo nelle pieghe della sua personalità e aveva raggiunto i limiti che lui stesso si era preposto, oltre quelli nessuno era mia arrivato, eppure non sembrava patirne, sempre perfetta, dolce disponibile ad ascoltarlo, avrebbe voluta tenerla lì sul divano con lui tutta la vita. Se solo non avesse chiesto di più...
-ora sei pregato di ascoltarmi!- le mani piazzate sui fianchi, indignata.
Ignara che ciò che tanto desiderava, fosse già suo.
-io non ascolto un bel niente! non ti va più bene così? bene...allora FINE! addio, io per la mia strada tu per la tua!- allontanarla era l'unica soluzione possibile per Manuel
-non possiamo parlare da persone civili? non volevo arrivare a questo!- le chiavi della macchina tanto strette nella mano da far male.
-non c'è niente da dire! non me ne frega dei tuoi scazzi o delle tue pretese! tu sei una bella scopata e basta per me, chiaro?-
Perchè? Da dove arrivava la nausea che gli stava risalendo lo stomaco con dolorosi spasmi? Doveva forse interpretarlo come un segnale del suo corpo che non voleva perdere ciò che tanto bramava?
Ignorò i segni e la sua coscienza, essere spietato forse sarebbe stata la salvezza di Alice: -..ora vattene e scordati di me!-
-ti odio!- gli sibilò contro a denti stretti. Andandosene dopo aver raccolto i cocci della sua dignità.

Passarono quattro giorni dalla discussione, non parlarono ne si videro.
Non ci poteva credere che gli mancasse davvero. Non era umano ne possibile, eppure lui era diventato un bisogno fisico, una necessità; le mancava il suo odore i suoi capelli nerissimi, il modo in cui la guardava prima di spegnere la luce.
Emozioni così forti non le appartenevano; cominciava  a spaventarsi. Avrebbe voluto confrontarsi con Laura e Chiara o magari anche con Martina -il Vigna era più simile a Manuel rispetto agli altri due- per sapere se anche loro avevano provato emozioni simili, quella necessità di sentirlo vicino o anche solo vederlo, ma si vergognava troppo, aveva paura della risposta.
E se le avessero detto che a loro non era mai capitato, che quella morbosità non era normale, che avrebbe fatto?
Cominciò a convincersi che non doveva pensarci, che pian piano avrebbe smesso di sentire il bisogno dei suoi abbracci.
Nonostante tutto, quando lo incontrava a scuola nei corridoi o in mensa, tutta quella foga spariva. Rimaneva soltanto il rancore e la rabbia, e tutte le parole che le aveva riversato addosso la settimana prima.
Aveva provato a distrarsi, con la scuola, i compiti, lo shopping -non aveva mai speso tanto in un pomeriggio- ma erano solo rimedi temporanei, blandi palliativi ad una mancanza più viscerale.
Non aveva trovato il coraggio di raccontare nulla a sua madre; avevano parlato solo di Edoardo e quando si era ritrovata ad essere accusata di non aver avuto abbastanza pazienza con lui, quel briciolo di voglia di confessarle com'erano andate realmente le cose, scomparve, dissolto come lo zucchero nel suo tè. Sua madre non era mai stata brava a capirla; era una buona compagna per lo shopping, sua alleata nelle battaglie contro suo padre per uscire la sera, eppure non si erano mai parlate davvero. Due universi paralleli senza contatti, questo erano.
-Aliii vuoi il roastbeef o il tacchino?-
Nulla, non voleva nulla!!
Laura aveva il potere di risvegliarla sempre nei momenti più dei suoi pensieri, come se le leggesse nella mente.
-non ho fame, prendimi solo una mela per favore, io vado a tenere il tavolo- si dileguò sorridendo, con i libri e l'acqua in mano.
La mensa non era ancora così piena, la maggior parte degli studenti ciondolava ancora in fila con i vassoi in mano, per cui riuscì ad accaparrarsi un tavolo da quattro vicino al muro. Almeno non sarebbero state al centro, esposte agli sguardi inquisitori di tutti.
Si rese conto solo allora seduta da sola a guardare la città viva fuori dalla finestra, che per la prima volta nella sua vita stava scappando dal mondo. Mai si era sottratta alla vista degli altri, per natura aveva sempre amato stare al centro dell'attenzione, sentirsi osservata, ammirata. Ora invece ne sentiva il peso sulla nuca: tutti volevano sapere, tutti cercavano la tracce del dolore, del pianto o volevano scoprire le prove di un tradimento, di una lite violenta o di un nuovo amore.
Adolescenti avvoltoi senza alcuna morale.
E poi, a volte incappava in momenti tragici, come quello che stava arrivando: Manuel era appena entrato in mensa, le mani in tasca e una smorfia annoiata sul volto.
Di una bellezza incomprensibile.
Scortato come sempre da Filo, si accodò al gruppo seguito dalle occhiate maliziose di buona parte del corpo studentesco femminile. Una parte di quelle del quinto e alcune del quarto potevano vantare un passato -un finesettimana, due al massimo se erano particolarmente disinibite- al suo fianco. E Alice poteva riconoscerle solo con un occhiata: erano quelle che lo guardavano con celata bramosia, non lo spogliavano con gli occhi lucidi di emozione, lo scrutavano con finto disinteresse, mordendosi l'interno delle guance con cattiveria perchè conoscevano il valore di ciò che avevano perso.
Ed erano esattamente come lei.
-controllati!! ci manca solo che sbavi....-
Laura e Chiara l'aveano raggiunta insieme ad altre tre compagne di classe.
Alice si riscosse in un attimo, senza mostrare alcunchè al resto del pubblico, deviò l'attenzione su una ragazza del quarto anno della stessa sezione di Manuel che saltellava allegra in mezzo al salone; lei e le sue amichette avevano in mano dei foglietti azzurri, con molta probabilità avevano trovato l'invito per qualche festa di universitari.
-ieri pomeriggio ho visto Paolo che andava via con una di seconda! è una bionda...carina...dev'essere la figlia di quell'avvocato, quello che insegna anche a Giurisprudenza...non mi ricordo come si chiama però!?!- brontolò Laura, sempre troppo in vena di pettegolezzi. Squadrò le altre in cerca di un appoggio, ma nessuna le diede ascolto.
-wow oggi sprizziamo allegria è ragazze!! quanto siete noiose, non sarà mica per il compito d'inglese??-
-si-
-no-
Risposte prevedibili: ad Alice non fregava nulla d'inglese, aveva fatto il compito nella metà del tempo a disposizione per correre fuori a fumare, mentre Chiara era convintissima di aver sbagliato tutta l'analisi del testo.

Edoardo intanto in quei quattro miseri giorni era tornato all'attacco, Alice rifiutava cortesemente tutti i suoi inviti con scuse sempre più maleducate. Non poteva rassegnarsi a guardarla con astio come tutto il resto della scuola?
I ragazzi della compagnia non avevano preso posizioni: Jack aveva passato un intero pomeriggio a casa sua a fingere di non sapere nulla di lei e Manuel ascoltando tutte le sue (false) motivazioni per cui aveva mollato Edoardo, Charlie la faceva ridere come una bambina sotto precise indicazioni di Laura, gli altri, fingevano che nulla fosse cambiato, che Edo non avesse improvvisamente smesso di farsi vedere in giro quando c'era anche lei.
Le ragazze prevedibilmente le erano sempre accanto.
Il weekend però incombeva davanti alle fughe continue di Alice (da Manuel da Edoardo dalla realtà), sabato sarebbe stato il compleanno di Laura, e Charlie e Chiara avevano organizzato una festa a sorpresa al BM, una nuova tortura per Alice.
La ricerca del regalo era stata abbastanza banale, sia lei che Chiara sapevano perfettamente che Laura voleva il nuovo orologio bianco di Furla, non aveva fatto altro che parlarne per un mese. Tuttaltra cosa fu la scelta del vestito.
Dopo una settimana di sofferenza, pura e semplice, l'animo combattivo di Alice tornò a bussare alla porta. Aveva razionalmente deciso di riprenderselo! L'illuminazione era arrivata venerdì mattina mentre pedalava tranquilla con l'i-pod nell'orecchie, proprio mentre imboccava via Montanari vide due ragazze della scuola scendere dai motorini dei loro accompagnatori in divisa. La prima più bassetta non era nulla di chè, ordinaria ma carina con le sue ballerine rosse salutò il suo ragazzo con un bacio a fior di labbra quando lui la trattenne per un braccio, l'altra decisamente più appariscente, la gonna arrotolata in vita per scoprire le cosce e un reggiseno di pizzo nero che dava bella mostra di sè sotto la camicia bianca, sgambettò fino al suo lui ancheggiando per poi salutarlo con un buffetto sul casco dopo averlo illuso con le sue movenze sensuali.
Lì le venne l'idea geniale. L'avrebbe fatto morire, doveva capire cosa si era lasciato scappare, guardarla con la stessa bramosia con cui lei aveva guardato lui per tutta la settimana.
Non voleva essere sconfitta senza combattere, e le sue armi erano tutt'altro che convenzionali.
La scelta dell'abito per sabato fu l'argomento di tutto il pranzo del venerdì: Laura aveva fatto fuga con Charlie per "festeggiare degnamente" lasciando così Alice e Chiara ben lontane dal tavolo dei ragazzi a parlottare di gonne top e vestitini succinti.
La sua amica era in parte concorde col piano, temeva seriamente per le idee malsane di seduzione di Alice, ma tutto sommato più che la versione silenziosa e depressa che avevano visto tutta la settimana, questa vendicativa era decisamente meglio!

Alle 7e45 di sabato mattina Alice inforcò la sua bici nera per recarsi a scuola.
Ignara di tutto quello che sarebbe capitato in quel sabato di maggio.
Durante tutto il tragitto il suo pensiero fisso fu solo la vendetta: "dovrà rimpiangermi..dovrà volermi tanto da non riuscire a resistere...allora cadrà!! e io avrò vinto..." non riusciva a non essere euforica, messe a tacere tutte le voci nella sua testa che le ricordavano ciò che si erano urlati durante la litigata della settimana prima, il suo umore non poteva che essere alle stelle.
Con la bella stagione aveva tolto le calze grosse sotto la divisa, pedalava veloce nel traffico mattutino con le gambe nude e la camicia scalzata dalla gonna, sfilava tra le macchine con il vento che le accarezzava la pelle e le scompigliava i capelli. Maggio era il suo mese preferito, caldo abbastanza ma senza l'afa di luglio a soffocarle il respiro. E le veniva voglia di cantare ferma al semaforo all'incrocio con  corso Porta Nuova, perchè Robbie Williams la faceva sentire la più bella di tutte le ragazze del liceo, di Verona, del mondo, e perchè forse qualche speranza con Manuel ce l'aveva ancora.
Arrivò a scuola in anticipo, lasciò la bici nelle rastelliere davanti all'ingresso bloccandola con il grosso catenaccio rosso che si portava sempre dietro. Chiara l'aspettava con la festeggiata al bar in piazza della Cittadella, a due passi dalla scuola. Ripercorse il vicolo con l'i-pod in una mano e la borsa nell'altra e si apprestò ad attraversare la strada, senza troppa attenzione, ma tanto da lì non passava quasi mai nessuno.
Quando fu a metà delle strisce pedonali una moto nera la evitò per un pelo, e schizzò veloce nel vicolo della scuola.
Senza volerlo sfiatò uno strillo strozzato, le aveva fatto prendere un colpo, non aveva visto nulla, solo una macchia nera in avvicinamento e una fortissima scarica di adrenalina che le bloccò le gambe. Parecchia gente dall'altro lato della strada si fermò a guardare la scena. Alice adirata e con il cuore che rimbombava nelle orecchie e le lacrime agli occhi, si voltò di scatto verso la direzione in cui la moto era scomparsa: e lui era là, Manuel si tolse il casco lei non riuscì a fiatare estasiata dalla sua visione.
Giubbotto leggero maglietta blu jeans e converse, un ghigno sulle labbra da svenimento e un fuoco negli occhi color del carbone che le tolse ogni raziocinio.
Perchè era così bello?
-vuoi farti ammazzare Aroldi?- urlò ad Alice ancora ferma in mezzo alla carreggiata beffardo, vedendola imbambolata non potè che ampliare il suo sorrisetto malefico.
-certo che no!!- rispose risvegliatasi dal torpore. Tornò sul marciapiedi in tre passi con le gambe che tremavano ancora.
-guarda che se vuoi morire ci sono metodi molto più efficaci...- era ormai sui gradini dell'ingresso, lei invece non si era ancora ripresa del tutto dallo spavento.
Rimase là, con le cuffie in mano, a guardarlo con odio con la sottile speranza che scivolasse sulle scale. E ad ammirare il suo sedere perfetto stretto nei jeans a vita bassa.
Poi due voci la raggiunsero preoccupate.
-Alice stai bene?- chiese Chiara col fiatone
-eravamo ferme all'angolo e abbiamo visto tutto, quello è pazzo!! come cazzo si permette poteva farti male!?!- intervenne la bionda
-no sto bene, non preoccupatevi...- rispose camminando come un automa guidata sotto braccio da Laura verso il bar dove avevano appuntamento
-è completamente scemo!!!- continuò a inveire Chiara intanto dall'altro lato Laura blaterava qualcosa a proposito di denunce, querele e genitori avvocati.
Le due ragazze continuarono ad insularlo, ma Alice non le sentiva più, aveva la mente offuscata da pensieri contrastanti: sapeva che Manuel l'aveva fatto apposta, la strada era vuota, poteva rallentare o evitarla senza problemi, e sapeva anche di non aver rischiato nulla perchè gli aveva visto fare cose ben peggiori in moto. Voleva spaventarla, chiaro, probabilmente aveva anche accelerato quando l'aveva vista attraversare.
Ma perchè spaventarla? che cavolo voleva ancora da lei?
La rabbia salì a livelli estremi durante la colazione, per poi alimentare il rancore per tutta la mattina. Quella sera l'avrebbe distrutto.
Il sabato mattina passò velocemente, decise di anticipare il piano per la serata a mensa nonostante la completa disapprovazione della altre due, lei si era intestardita per fargliela pagare.
Andarono a sedersi con i ragazzi, tra cui Manuel, per puro caso a causa del maltempo non mancava nessuno, e Alice fu ben felice così tutti avrebbero assistito al suo siparietto; altro colpo di fortuna, il posto di fronte a Manuel era libero accanto a Filo -che aveva sempre avuto un debole per lei-, ne approfittò assottigliando gli occhi nella sua direzione la vendetta stava per avere inizio.
Chiara e Laura dall'altra parte del tavolo seguirono la scena senza dire una parola, erano entrambe convinte che si stesse cacciando in grossi guai. Conoscevano le reazioni furiose di Alice, ma non quelle di Manuel e il suo piano poteva diventare un arma a doppio taglio.
Mangiò il suo pranzo in silenzio: insalata e yogurt. Per la linea, tutta la cioccolata con cui si era ingozzata durante la settimana l'aveva gonfiata come un pallone.
Lo guardava a malapena, ascoltava divertita i discorsi di Filo, rideva a tutte le sue battute idiote e continuava a toccargli la gamba distrattamente se Manuel li guardava. Fu gentilissima con Filo, fare la smorfiosa era uno dei suoi ruoli preferiti e meglio riusciti. Manuel l'aveva vista all'opera un paio di volte e capì subito che quelle moine erano un messaggio per lui e non si scompose, non poteva negare -almeno a se stesso- di esserne geloso ma non le avrebbe certo dato la soddisfazione di saperlo. Seguì tutta la scena in silenzio con le mani intrecciate davanti al volto: Alice sorrideva scherzava chiacchierava con tutti disinvolta, di rado incrociava il suo sguardo, nemmeno quando venne il suo turno di prendere in giro l'allenatore di Jack lo guardò, fissava ostentatamente Filo e il Vigna a turno. Cominciava a dargli sui nervi.
Il colpo di grazia arrivò quando stese le gambe su quelle di Filo appoggiando la schiena contro la spalla di Jack dall'altro lato.
Le sue gambe lunghe sottili -sexy- che a Manuel piacevano tanto, su Filo che le accarezzava distrattamente dal ginocchio in giù mentre continuava a chiacchierare  con Jack. Guardò Manuel solo un attimo, ma le bastò: stava deglutendo vistosamente fissando con odio bruciante la mano del suo amico che scivolava lenta sulle sue gambe, per un secondo credette che sarebbe esploso e avrebbe strappato il braccio dal corpo a Filo. Alice sapeva che quella mossa l'avrebbe certamente fatto innervosire.

La serata sarebbe stata sicuramente interessante


-quindi? come va il tuo piano??-
il pc trillò un paio di volte prima che Alice notasse la nuova finestra di conversazione
-prima fase completata!-
-cioè?-
-estetista, parrucchiere e manicure-
-ahaha..e cosa comprende la seconda fase?-
-la più difficile: abito scarpe e trucco!!!-
Si stava divertendo un casino a chiacchierare con Laura , in attesa della sua risposta sbirciò gli altri contatti in linea nella pagina di msn, aveva circa un centinaio di contatti, solo una trentina connessi. Tra questi incredibilmente anche Manuel.
Era uno dei pochi che non aveva stupide icone o giochi di simboli nel nome, solo manu, in nero corsivo, aveva conversato con lui solo un paio di volte e lui era stato telegrafico ed evasivo. Lo trovava connesso solo ad orari assurdi di solito, si stupì notevolmente a vederlo là con il suo omino verde accanto impostato su 'in linea'.
Laura le rispose con una faccina ammiccante.
-è in linea..-
Voleva un consiglio: parlarci o no? e se si, cosa avrebbe dovuto dirgli?
-è vero, non l'avevo visto...non parlarci!!!! guai a te..-
Aveva ragione lei, perchè avrebbe dovuto parlargli? avrebbe rovinato il suo piano di vendetta! No, sarebbe riuscita a resistere, non doveva cedere come una dilettante: Alice Aroldi era forte e gliel'avrebbe dimostrato.
Salutò Laura per concentrarsi, era tempo di cominciare a fase due.
Trovò un trucco pesante ma adatto alla festa su you tube: prese tutto il portatile e lo trasportò in bagno, alzò il volume delle casse e fece partire il filmato con le istruzioni per truccarsi. Dopo una decina di minuti ammirò il suo lavoro soddisfatta, l'eyeliner e l'ombretto scuro attorno all'occhio mettevano in risalto il blu acceso delle sue iridi creando un contrasto strepitoso con i capelli rossi, lisci e perfettamente stirati della frangia.
Sistemato il trucco tornò in camera per occuparsi del'abito. Si sedette sul letto davanti all'armadio aperto in contemplazione, stava aspettando l'idea geniale, sapeva che sarebbe arrivata da un momento all'altro. Faceva sempre così, si sedeva in contemplazione sul letto passando in rassegna tutto ciò che possedeva, poi improvvisamente trovava l'abbinamento prefetto, si alzò dopo cinque minuti di silenzio per provare l'abitino blu che aveva comprato pochi giorni prima.
La slanciava parecchio, però quell'abito era troppo serio, scopriva troppo il seno e troppo poco le gambe.
Snervata lo rilanciò nella catasta di roba, colpì tutte le stampelle appese in alto, alcune caddero, altre scivolarono sulle mensole, una finì a terra ai suoi piedi.
Lì arrivò l'illuminazione.
-come ti sei conciata?- il tono sprezzante di Manuel le tornò in mente insieme al suo sorrisetto malizioso.
Aveva indosso i jeans e quella camicia azzurra stretta in vita dalla cintura di cuoio che la sera prima portava infilata nei passanti dei jeans, i sandali blu di Zara in una mano.
-è tua! hai detto che potevo prendere qualcosa da te no?!!- gli disse facendo una mezza piroetta mentre sistemava il collo della camicia che su di lei si sformava.
-lo so quel che ho detto-
-oh non fare quella faccia...tanto non l'hai mai messa...- continuò sbuffando davanti alla sua espressione contrariata.
Sembrava passato un secolo dal ricordo di quella notte...

Raccolse da terra la camicia guardandola bene, si era sempre scordata di ridargliela in quel momento le suonò come un segno, un taglio serioso ma sfilato in vita, della Lacoste con quel piccolo coccodrillo ricamato sul taschino, azzurra con piccoli bottoni bianchi.

Studiò la camicia ancora una volta, quella l'avrebbe fatto morire...
Frugò a lungo in un cassetto per trovare una cintura adatta, ne scelse una alta elastica sulla schiena e di vernice nera davanti che aveva preso l'anno prima da Gucci. La lanciò sul letto insieme alla camicia. Più guardava quella camicia più si convinceva che Manuel si sarebbe incavolato nero, esattamente ciò che voleva lei. Provò tre paia di shorts di jeans, neri con un taglio maschile e altri bianchi e alcune gonne corte, ma non trovava quella che aveva in mente, affondò le mani nel fondo dell'armadio. Era certa di avere una minigonna nera con le tasche come quelle dei jeans, non la usava da parecchio perchè era diventata eccessivamente corta. Eppure quella sera sembrava calzare perfettamente al suo scopo. Scavò tra le mensole un paio di minuti per poi urlare esaltata con capo in mano: -eccola!!-
La provò senza la camicia: scandalosamente corta, le copriva a malapena gli slip, l'abbassò il più possibile sulle anche per renderla accettabile. L'aveva comprata anni prima di nascosto da sua mamma per andare ad una festa con tizio che col senno di poi le sembrava orrendo, ma quella sera avrebbe distrutto Manuel Bressan, a costo di far vedere le mutande a tutti.
Infilò la camicia azzurra che le stava eccessivamente lunga e copriva quasi tutta la minigonna, la strinse in vita con cintura nera. Le mozzava il fiato tanto la stringeva, cercò di sistemarla un po' meglio in modo che non le piegasse le costole e riuscisse almeno a respirare, poi aprì un paio di bottoni sopra della cintura per scoprire un po' il decoltèe, il reggiseno di raso non si vedeva nemmeno scomparso tra le pieghe del tessuto largo.
La scelta delle scarpe fu relativamente facile, con le decoltèe di vernice nera di Louboutin avrebbe potuto sedurre anche un ghiacciolo. Erano state il regalo per i suoi diciotto anni di sua madre, i cinquecento euro spesi meglio della sua breve vita.
Alla fine della preparazione sospirò, infilò un cerchietto lucido tra i capelli e si posizionò davanti allo specchio. Rimase folgorata.
La camicia era stato un colpo di genio, le conferiva un aria più matura, le gambe lunghe sbucavano dal tessuto azzurro -la mini non si vedeva neppure- come due sottili stuzzicadenti diritti tonici e prefetti, i capelli lisci come spaghetti incorniciavano il viso intonandosi armoniosi alle lentiggini.
Se sua madre fosse stata a casa probabilmente non l'avrebbe fatta uscire così svestita. Fortunatamente quella sera era sopraggiunta una cena di lavoro di suo padre a cui non potevano assolutamente mancare, le aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, anche se nulla l'avrebbe fermata, era disposta persino a cambiarsi in macchina, ma doveva sbrigarsi ad uscire prima che loro rientrassero. Non poteva assolutamente rischiare.
Prese la pochette nera di Gucci dall'attaccapanni, una falso praticamente perfetto, la riempì con pochi beni di prima necessità e si avviò al piano di sotto.
Venti minuti dopo scese dalla sua Micra e nel parcheggio del BM, ci aveva messo molto più tempo del previsto ad arrivare, ma guidare con quei tacchi non era stata affatto impresa facile.
Barcollò un po' sulla ghiaia finchè con un sospiro di sollievo non raggiunse l'entrata. Sfilò l'invito per il privè che le avrebbe fatto saltare la fila dalla borsetta e finalmente raggiunse Gerry.
-wow Alicetta sei splendida stasera! chi devi conquistare?- le disse l'uomo accompagnando la battuta con una risata bonaria.
Gli sorrise melliflua facendogli l'occhiolino.
Dalla fila disordinata dall'altro lato della pensilina arrivarono fischi e complimenti urlati al vento.
Alice compiaciuta allungò la mano al ragazzo che timbrava l'ingresso, lui sorrise adocchiando per un secondo le gambe scoperte. Senza badargli troppo attraversò la porta di sicurezza da cui proveniva la musica assordante. Superato l'ingresso si fermò a contemplare la situazione: il BM era già pieno di gente, il privè sopraelevato dall'altro lato della stanza anche, lanciò un occhiata verso la consolle dove riconobbe subito il Vigna che chiacchierava vicino al dj. Sembrava a disagio con la camicia e la cravatta strette attorno al collo, probabilmente l'aveva costretto Martina a mettersi in ordine eppure gli donava molto.Si diresse subito al bar dove avrebbe chiesto della festa. Attraversò la sala sgomitando un po', passò da un corridoio scuro che si snodava attorno alla pista fino al bar, una luce azzurrina rincorreva tutto il bancone, Alice la seguì attentamente prima di avvicinarsi, voleva controllare che Manuel non fosse lì. Il piano prevedeva che non si trovassero mai soli.
Si appoggiò con i polsi al bancone facendo tintinnare la chiusura della borsetta. Il barista la salutò con un sorriso cordiale, era uno che non aveva mai visto, e le chiese cosa volesse bere.
-una birra grazie, quelli della festa nel privè sono già arrivati??-
-si, credo manchi la festeggiata- le disse indicando con un cenno del mento il soppalco.
Prese la birra e lo ringraziò passandogli alcune monete, per quel sabato Cherubini non avrebbe avuto il suo solito tavolo privileggiato, Charlie e Jack avevano affittato tutti e quattro i tavoli lassù per la festa di Laura.
Dondolandosi la Beck's tra due dita osservò la fauna radunata in pista, tutta gente molto normale, nulla di preoccupante. Poi si decise a raggiungere gli altri. Dieci gradini e un cordone di plastica rosso della consistenza di una cintura di sicurezza dividevano la zona privata dal resto, un ragazzo moro e nerboruto sorvegliava l'accesso. Gli mostrò il timbro e quello senza neppure cambiare espressione la fece passare.
-wow! Alice sei una strafiga stasera!-
Accolse i fischi e i gridolini sarcastici di approvazione con una piroetta veloce sulle scale. Edo la guardava scuro in volto seduto su un divanetto in disparte, mentre gli altri, Jack Paolo il Vigna Andre e un paio di altri giocatori del Verona basket le applaudivano sornioni.
-stasera?- gongolò fingendosi offesa alla battuta del Vigna
-tu sei sempre fantastica...colombella- la canzonò lanciandosi in un improbabile baciamano
Tutti risero, Martina compresa. Il Vigna era un personaggio impareggiabile.
Chiara l'affiancò subito illustrandole il programma nel dettaglio. Il concerto degli AfterBlack era stato annullato, ma il dj era un ex compagno di scuola di Jack e aveva promesso di far qualcosa al loro segnale. Non sapeva se sentirsi sollevata o imprecare per il cambio di programma. Se Edo avesse suonato, almeno se lo sarebbe tolto dalle scatole per un'oretta.
Evitò di sedersi terrorizzata all'idea che tutta la pista potesse vederle le mutande e quindi rimase in piedi, birra alla mano e equilibrio minato dai tacchi.
Ma qualcun altro l'aveva notata dall'altra parte del locale.
Manuel l'aveva intravista al bar, stava cercando di schiodarsi da Clarissa e dalla sua amichetta mora quando una chioma rossa, perfettamente stirata e brillante, catturò la sua attenzione vicino all'uscita del corridoio. Si sganciò velocemente per raggiungerla e confermare le sue ipotesi, ma la perse nella folla.
Certo che prima o poi avrebbe raggiunto i tavoli prenotati si diresse anche lui da quella parte. Ma a pochi metri dalla scala si bloccò tra la folla.
Solo un momento e il sangue gli ribollì nelle vene.
Non era umanamente possibile sopportare una cosa del genere. Quella ragazza, diabolica e bastarda, l'avrebbe portato alla follia: si poteva morire di eccitazione?
La seguì con lo sguardo mentre saliva nel privè, ancheggiava leggermente. Un movimento involontario dovuto ai tacchi e quasi impercettibile ad occhio inesperto, e lui poteva vantare un'assidua osservazione del soggetto: quella maledetta camicia scivolava delicata sotto la cintura modellandone la vita e i fianchi fino ad accarezzare le cosce e lambire l'orlo della minigonna.
La odiava.
Come poteva stordirlo così, da lontano? Non era certo normale quell'effetto, nemmeno il calendario di Megan Fox di Filo  aveva quel potere su di lui.
Finì il drink alla svelta improvvisamente interessato agli sviluppi organizzativi del compleanno della bionda.
Quando arrivò alla base degli scalini uno strano turbinio lo assalì, le gambe di Alice nude a pochi passi da lui riportarono alla mente spiacevoli ricordi. Primo fra tutti la sua risata dolce, sincera, gli mancava e non se n'era nemmeno reso conto, il resto arrivò come un macigno sullo stomaco: i baci, le carezze le risate sotto il piumone, i suoi reggiseni di pizzo, le ore passate in macchina in qualche campo a cercare un paio di boxer finiti chissà dove. Tutte quelle dannate volte che l'aveva avvisata di essere solo con un messaggio, quando erano andati a bere in centro soli e non aveva resistito baciandola all'ombra di un palazzo, il sabato al lago.
Quello fu l'ultimo devastante colpo. Perchè era stato bene al lago con lei. Troppo.
Erano stati in spiaggia, faceva ancora troppo freddo per fare il bagno o prendere il sole quindi erano rimasti là a passeggiare in riva al lago, poi avevano mangiato fuori in una trattoria dove facevano dei tortelli divini. Nel pomeriggio erano tornati alla spiaggia e immancabilmente nella villetta della famiglia di Manuel a fare l'amore.
Prima di salire ne privè la osservò ancora una volta, da quel'angolazione la gonna non si vedeva neppure, e come un tredicenne in piena crisi ormonale senti qualcosa risvegliarsi nei pantaloni: se le cose fossero state diverse, se lei non fosse stata Alice Aroldi e lui Manuel Bressan, l'avrebbe già afferrata per i fianchi e portata via con se. Se fosse stato certo di quel che sarebbe successo dopo, delle conseguenze, l'avrebbe addirittura baciata lì, in mezzo a tutti.
Invece -codardo- continuava ad adorarla da lontano, senza nemmeno un valido motivo per averla scacciata.
Rideva con Jack e Filo e sembrava serena.
Aveva forse dimenticato ciò che era successo dal giorno di san Valentino? tutto ciò che avevano combinato e si erano detti?
Il colpo finale furono le scarpe. Alte nere con la suola rossa, roteò disinvolta proprio in quel momento mostrandogli la linea perfetta che saliva dal tacco percorrendo il retro del ginocchio e la coscia, avrebbe voluto baciarla proprio lì, dietro al ginocchio. Quelle scarpe erano veramente provocanti.
Si avvicinò lentamente, ogni gradino verso quel corpo era una tortura per i suoi istinti.
Arrivò accanto a Filo e cercò di non guardarla, ma l'impresa pareva molto più ardua del previsto, il suo cervello sembrava essersi trasferito pericolosamente un metro più in basso e palpitava accaldato.
Come era arrivato a quel punto?
Ne seguì i movimenti da lontano. Il lento erotico e asfissiante movimento delle sue labbra sul collo della bottiglia di birra, le dita piccole e affusolate arrotolate alla catenina di Chanel, le caviglie sottili incrociate in equilibrio precario, le risate, quell'angolo sotto l'orecchio (dove la sua pelle era così morbida..) lasciato scoperto dal cerchietto che gli faceva venir voglia di morderla. I polsi esili e bianchi. Il reggiseno di raso, che era certo di non esse stato l'unico a notare, apparì quando la ragazza si chinò ad appoggiare la bottiglia. Una tortura.
Alice si  ravvivò i capelli, un gesto semplice e natura; troppo aggraziato e sensuale agli occhi di Manuel che si costrinse a fissare una vena pulsante sul collo del suo interlocutore.
Tutto. Tutto. Tutto era erotico a livelli esponenziali in lei.
-ehi ciao Manuel!- la manata sulla sua spalla trovò un colpevole.
Lo salutò con un cenno, troppo impegnato -nell'ordine- a ignorare Alice, trincerarsi nelle sue false fattezze di essere superiore e fingere di ascoltare Filo.
I due fratelli cominciarono a battibeccare su uno stupido bicchiere di gintonic finchè Filippo non decise di lasciar perdere e Manuel si ritrovò improvvisamente catapultato nel genere di conversazione che aveva cercato di evitare da giorni.
-allora? non è la tua quella camicia azzurra?-
-se-
Jack rise sotto i baffi, o meglio dietro al bicchiere, ritrovandosi faccia a faccia con un Manuel stizzito come un bambino.
-bhè è innegabilmente figa...ricordami un momento perchè non te la fai più?- domanda puramente retorica. -aaah già scusa! perchè sei un coglione cagasotto che ha paura dei rapporti seri, e pure un po' finocchio a dir la verità!-
La reazione non tardò che qualche secondo.
Se gli sguardi potessero uccidere, Jack in quel momento non sarebbe solo morto, ma seppellito tre metri sottoterra con tanto di lapide e mazzo di fiori. Manuel era furioso, odiava esser preso in giro e odiava ancor di più non poter avere ciò che voleva.
-finiscila- sibilò solo voltando la schiena in direzione della ragazza.
-se lo dicessi a mio fratello morirebbe...dice di amarla alla follia da anni..-
-tuo fratello è un porco! e non poi non ti crederebbe..-
-questo è sicuro!-
Entrambi riportarono alla luce la scena: Manuel nella doccia e Jack che lo aspettava in camera per andare a farsi un giro al campetto. Il cellulare che trillava tra le coperte. Tentò di avvertire il suo amico ma quello non sentì e nel maldestro tentativo di vedere di chi fosse il messaggio Jack si ritrovò davanti le parole di Alice: "se tuo padre torna lunedì dobbiamo approfittarne! stasera dico a mia madre che dormo da un amica, sarò sotto casa tua per l'una ok?"
Più esplicito di così..
Manuel non si scompose alla sua richiesta di spiegazioni, si sorbì le sue accuse e l'indignazione per Edo e lo costrinse a tenere la bocca chiusa.
Da quel momento a Jack tornarono molte cose.
Alle 10 in punto arrivò Laura e appena fu dentro il dj cominciò a sbraitare finchè tutto il locare non intonò la canzoncina di buon compleanno per lei sulle note della versione di Marilin Monroe quando cantò per JFKennedy. La bionda rimase sbalordita, baciò Charlie che le stava accanto e si guardarono negli occhi per pochi silenziosi secondi.
Alice proprio non riusciva a capire tutte quelle voci maligne sulla coppia. Per lei erano perfetti, l'opposto l'uno dell'altra, ma come i pezzi dei lego si incastravano a meraviglia, Laura lo strinse forte e si lasciò abbracciare a sua volta. Immensamente innamorata.
Li raggiunsero alla fine della canzone, e lì brindarono cantarono ballarono e festeggiarono tutta la notte.
Il piano di Alice sarebbe iniziato dopo mezzanotte.
















Spazio Autrice:

Ritardo di soli due giorni...
accettabile no??

Bien
che dire del capitolo..
Ebbene è successo
l'idillio è finito
Non credevate spero che sarebbe durato per sempre, i giocattoli stancano prima o poi
e Manuel ne è un esempio più che lampante.
Non vi dirò ne come ne quando, ma sì l'AliManu tornerà a splendere sul grigio sole di Verona!!!
Sicuramente ci saranno degli errori di battitura e anche di grammatica,
ma sono le 2 sono stanca e domani ahimè dovrò alzarmi presto, quindi chiedo scusa fin d'ora.

Ora io sono certa, completamente, che tutte
e dico tutte
le ragazze del mondo abbiano passato una settimana così!
non mentite!
Io mo sono basata sulla mia esperienza, su quella delle amiche e degli amici
spero di esser stata abbastanza realista
Alice non è una da piangersi addosso per troppo, e ha valide argomentazioni da sottoporre a Manuel
e lui, bhè lui, resisterà ad una camicetta svolazzante e ad un paio di gambe come quelle??
questi link sono un piccolo regalo:
Alice
Manuel 

ho scoperto questo sito ( e ci ho perso u bel po' di tempo che ho rubato alla scrittura)
grazie a un'autrice del fandom di Twilight che mi sento di consigliarvi caldamente. Il nick è Stupid Lamb, la storia: Vicini.
l'ho letta in una notte perchè non riuscivo a staccarmi (giuro!)
Se vi piace posso farlo tutte le volte!

Lo scoprirete presto!

Ho notato che darmi una scadenza mi facilita il compito, mi sento con l'acqua alla gola e lavoro meglio
(si, sono pazza)
quindi anche stavolta mi impegnerò per postare entro il 4 Novembre!

Bien
grazie a tutti
chi legge
chi recensisce
chi aggiunge ai preferiti/seguiti
che semplicemente passa..

Recensioni:
Betty: e chi non vorrebbe un Manuel tutto per se? però hai visto cosa succede con i Manuel, sono orgogliosi, pesanti e spesso rompono le palle e finisce che ti stanchi! Donna avvisata mezza salvata!! un accenno di ciò che è successo al lago l'ho messo, ma ci sono ancora particolari da chiarire, che prima o poi, verranno alla luce! sono crudele...si, ma non troppo suvvia, hai visto i miei link? fammi sapere che ne pensi..
ozz: ooo mitica! le tue recensioni mi piacciono sempre un sacco! lo so il morbo di non-so-che-scrivere-nella-rece-e-sono-troppo-stanca-per-pensarci colpisce spesso anche me...è brutto, ma sappiamo tutti che è vero! spesso il capitolo ci piace, ma non abbiamo nulla da dire se non: woow bello, dai continua così aggiorna presto...quindi finiamo per non scrivere nulla! ti capisco ma non ti assolvo...perchè io vengo tutti i giorni -ehm..circa- a vedere se qualcuno ha recensito e mi struggo se non trovo nessun aggiornamento! Per questa volta ti perdono, ma solo se recensisci anche questo! ehehehe *si stringe la mano da sola*   sono diabolica...
bambolotta: ma dove sei finita?? maledette connessioni fallite.. che palle capita anche a me..scrivi una roba bellissima ispiratissima, poi puff scompare e ti scordi tutto quello che avevi scritto, a me di solito saltano i nervi e mollo tutto!!! per favore non cavarti gli occhi con il palmare, so che se stai leggendo vuol dire che lo stai già facendo..però poi basta, altrimenti ti vanno a fuoco le retine!
xsemprenoi: ohi insomma, più o meno, oggi è il 22...ormai 23 vista l'ora...però almeno sono riuscita entro la settimana: non sei felice??
il lieto fine...ah che concetto evanescente. Il lieto fine della prima parte, quello si. Ma poi i personaggi crescono, gli anni passano e le persone scappano chissà cosa accadrà in relazione clandestina 2 (titolo provvisorio)...
ehehe sono troppo troppo cattiva!



Vi saluto..
1bacio. Vale









   
 
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