Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: MystOfTheStars    23/10/2009    3 recensioni
Fiction ispirata alla storia di "Prophet of the Last Eclipse" di Luca Turilli.
Kurogane è il giovane principe del regno di Suwa, dove la vita scorre pacifica, adombrata solo da una funesta profezia: un giorno, da oltre le stelle, arriverà qualcuno che porterà morte e distruzione.
Tuttavia, la leggenda nulla dice su chi esso sia, e sul legame che potrebbe instaurarsi tra lui e il principe, destinato a fronteggiare la minaccia.
Genere: Romantico, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ashura Oh , Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*emerge dai fazzoletti e dalle aspirine* (nonchè per quest'estate quando mi ha mandato tutto il testo della canzone via sms XDDD Adrienne/SMS=OTP)

@ Gloglo_96: cosa c'è esattamente nell'astronave non lo sa bene nemmeno Fay. Se Fay lo avesse saputo, avrebbe tentato in ogni modo di far schiantare la sua astronave da qualche parte...

@ Pentacosiomedimni: sì beh Ashura se non rovina la vita di qualcuno non è contento... ma del resto, se Ashura non rovinasse la vita di Fay, lui non incontrarebbe Kuropon, e noi questo non lo vogliamo! D:

@ LawlietPhoenix: ..eh! Anche per me ormai principe azzurro!Kuro è canon ormai! XD Brigitte Bardot però in questa storia non compare... magari in un extra XD

Eccomi qui!
Penultimo capitolo.
L'ultimo verrà pubblicato molto probabilmente dopo Lucca comics&games, così se qualcuno di voi mi incontra non mi pesta a sangue per quello che ci sto scrivendo XDDD ....
*è confusa per via del raffreddore*
Beh, buona lettura!





IX.

BLACK REALMS’ MAJESTY




Ascoltatela qui!


Arkan's friends were now convinced,
They knew the real truth,
Just her sacrifice would have been real hope for the Zaephyr's salvation
The old Vaikaris so spoke these were his own words from her sad arrival,
He was sure that she was hiding something
She is the portal of cosmic evil,
All demons live in her alien breath
She keeps the seed of the far oblivion and for all this she's condemned to death

BLACK REALMS' MAJESTY LIGHT MY SAD DESTINY,
MY DEATH MAY FREE HIS WORLD,
CHAOS WILL NOT USE ME ANYMORE

Arkan stopped her bitter words with a kiss,
So warm when she asked him to let her die there in the embrace of that frost
She could not accept the truth
She was the cause of all,
And knew evil now was using her as passage for its coming
The eclipse is the sun of its newborn kingdom,
The demons,
The soldiers of this dark war
It wants to conquer the holy planet,
It wants to rape the spirit of love


I will die in his name...
to close the portal, to free my pain.





I soldati di Kurogane erano rimasti ad osservare, basiti, il cavallo del principe che svaniva in mezzo al buio dell’eclissi.

Le folate di vento gelido tornarono a coprire di neve il silenzio che era improvvisamente calato su di loro.
Abbassarono le armi, mentre si guardavano l’uno con l’altro con aria smarrita. Qualcuno si ritrovò a chiedersi che cosa mai fosse successo realmente.
“Dovevamo aspettarcelo. I sacerdoti l’avevano detto.”
Il fatto che parte del volto di Gantai fosse coperto da una benda non serviva ad attenuarne l’espressione cupa e truce.
Maledizione, avrebbe dovuto dare ascolto prima alle parole di Vaikaris… ma si era fatto ingannare dall’apparenza dello straniero, da quell’aria sperduta, dai sorrisi che era sempre pronto ad offrire e dai suoi modi gentili. Inoltre, la regina stessa lo aveva accolto a palazzo, come ospite.
Ma soprattutto, si era fidato di Kurogane.
Il principe si era subito dimostrato interessato allo straniero, per la curiosità di scoprire chi fosse e da dove venisse; anche se – doveva ammetterlo – Gantai aveva già da qualche tempo il sentore che questa curiosità si fosse trasformata in qualcosa di diverso.
Si fidava del suo capitano, e se egli avesse dimostrato fiducia verso qualcuno (come Kurogane aveva fatto con lo sconosciuto, decidendo di portarlo con loro in quella missione) allora anche Gantai si sarebbe fidato.
Ma non senza limiti.
E vedere che Fay poteva comandare quei demoni con un solo gesto della mano, collegato a tutto quello che c’era stato prima – il suo ritrovamento accanto alla cometa, la strana arma che si era dimostrato in grado di usare… - beh, questo era decisamente un limite alla fiducia che loro, abitanti di un regno minacciato da pericoli incomprensibili e inaspettati, non potevano permettersi di ignorare.
Da qualche parte, in fondo, gli dispiaceva; Fay gli era sempre stato simpatico.
Lo aveva detto egli stesso: lo straniero era uno in gamba.
Ma il nemico era sempre il nemico, che la sua compagnia fosse piacevole o meno.
Non sapeva se l’intera storia della perdita di memoria fosse o meno la verità, non era importante: avevano trovato il punto focale della faccenda, un nemico che non fosse un branco di demoni uscito dagli incubi o un’enorme cometa schiantatasi tra le montagne. Un nemico in forma umana.
“Il principe lo ha… salvato.” disse uno dei soldati.
“Così come può comandare quei mostri, può ben essersi impossessato della mente del nostro capitano.” rispose il tenente.
Della mente e dei sentimenti di Kurogane, non poté fare a meno di aggiungere nella sua testa.

“Sembra che sua maestà il principe si intrattenga volentieri con quel giovane straniero, non è così?”
Quel giorno, non gli era sembrato di cogliere malizia nelle parole del sacerdote… ma adesso, ripensandoci, quella frase avrebbe potuto benissimo contenerne.

Quando Gantai aveva chiesto se Fay gli avrebbe seguiti nel loro viaggio verso il ghiaccio, la mattina della partenza… Kurogane lo aveva guardato in maniera strana, come se stesse dando tutto per scontato. Era certo di quello che faceva, quando tutt’intorno accadevano cose incredibili e pericolose.

“… il nostro principe ha sempre avuto una certa passione per il rischio e per i giochi pericolosi…
E’ un’epoca inquieta, dove si farebbe meglio a tenersi ben stretti le nostre certezze, invece che buttarsi in nuove avventure… Io so solo che stanno accadendo fenomeni inusuali, e che una causa, da qualche parte, deve esserci.”

Era come se Vaikaris avesse saputo tutto fin dal principio.
La profezia. Il distruttore di mondi. Il cavaliere che avrebbe dovuto fronteggiarlo.
Il cavaliere che possedeva il fuoco delle stelle.
Gantai aggrottò le sopracciglia. Non ci aveva creduto fino in fondo, non finché non aveva visto quello che era successo con i suoi stessi occhi.
Si voltò verso i suoi compagni: c’erano dei feriti, e un paio di cavalli erano scappati. Occorreva del tempo, prima che fossero pronti a ripartire.
I soldati lo stavano guardando. Adesso che Kurogane se n’era andato… adesso che era fuggito da loro, era lui il comandante. Non era mai stato bravo nei discorsi, ma in quel momento non c’era bisogno di convincere nessuno a proposito del da farsi. Parlò soltanto per esplicitare quelli che sapeva essere i sentimenti ed i pensieri di tutti.
“Dobbiamo fare in fretta e riuscire a prenderli prima che raggiungano la Cometa… o prima che al principe accada qualcosa di male. Lo straniero è il capo di quei demoni, la sua venuta è la causa di tutto…e se vogliamo che le cose tornino come prima, la causa va eliminata. Lo straniero deve morire.” decretò con voce piatta, tornando a scrutare nell’oscurità.





Era difficile rendersi conto dello scorrere del tempo, in mezzo a quei boschi spogliati dalla neve, dove i tronchi e le rocce sembravano uno scenario sempre uguale che continuava a ripetersi all’infinito; solo le stelle, nel cielo, cambiavano lentamente posizione, mentre la notte avanzava.
Si fermarono in una radura che era uguale a mille altre già incrociate nel tragitto, e scesero finalmente di sella.
Fay osservò Kurogane rimestare nella sua sacca, di nuovo alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“…accendi il fuoco, Kurorin…?”
“No.” replicò secco il principe.
“I… demoni non ci daranno più fastidio.” rispose Fay in un sussurro.
Kurogane gli scoccò un’occhiataccia “Visto che i mostri non ti fanno paura, preferisci essere ammazzato dai miei uomini?”
Fay tacque, mentre il principe tirava fuori del cibo. Questa volta il biondo non lo rifiutò, e mangiarono in silenzio.
Il vento continuava a soffiare impetuoso, e ben presto i due si ritrovarono a rabbrividire. Da sotto il cappuccio, Fay lanciò un’occhiata alla volta del principe, e non fu sorpreso di vedere che anche lui lo stava osservando di sottecchi. Tornò a sprofondare nel mantello, colto da una sorta di imbarazzo.
Non sapeva se Kurogane fosse arrabbiato con lui, se lo odiasse – avrebbe avuto tutte le ragioni di farlo – o se invece… se invece non avrebbero potuto stringersi un po’, come la notte prima. Faceva così freddo, lì.
C’erano mille buoni motivi per cui avrebbe dovuto mantenere un minimo di distanza da lui – per lo più, avevano a che fare con vergogna, senso di colpa e rimorso… col fatto che, cielo, lui era un mostro alla pari di quei demoni e non aveva certo il diritto di stare lì con lui e pensare di poter ricevere un po’ di calore da Kurogane – ma al momento, con i piedi che ghiacciavano nonostante gli spessi stivali, e l’aria gelida che sembrava congelargli anche l’interno del petto, non sembravano poi ragioni così convincenti.
“…ti sei fatto male, prima, durante la battaglia…?” chiese, le parole che si condensavano in dense nuvolette di vapore.
Kurogane lo guardò, distolse lo sguardo, lo guardò di nuovo. Probabilmente, pensò il biondo, si stava chiedendo se quella battaglia non avrebbe potuto essere evitata, ora che conosceva l’inaspettato potere che lo aveva visto mettere in atto sui mostri.
“No.” disse alla fine.
Fay accennò un mezzo sorriso. “Beh, meglio.”
Prima delle parole, dalla bocca di Kurogane uscirono diverse nuvolette di vapore.
“…e tu?”
Il biondo lo guardò, umettandosi le labbra prima di rispondere.
“No, niente…”
Kurogane tornò a guardare da un’altra parte.
Fay sospirò, tossicchiando nervosamente.
“Eh… hai freddo, Kurosama?”
Il principe gli lanciò una mezza occhiataccia “No.” - ma, sotto il mantello, teneva le braccia incrociate e ben strette sui fianchi.
Fay annuì di nuovo, senza riuscire a dissimulare un brivido. Lui sì che ne aveva, di freddo. Tossì di nuovo, questa volta senza farlo apposta, e mosse le braccia per tentare di riscaldarsi.
Prima che potesse trovare il coraggio di dire “beato te, Kurorin”, il principe si alzò in piedi e andò a sederglisi vicino.
Aveva lo sguardo duro di chi non era del tutto convinto della cosa che stava facendo, ma, non di meno, era determinato a farla.
Senza dire nulla, passò un braccio attorno alla schiena di Fay, attirandolo verso di sé e ricoprendolo con il suo mantello.
…in ogni caso, l’aveva salvato e portato fin lì. Non avrebbe avuto senso lasciarlo morire di freddo…
(l’altro gli si appoggiò contro, usando il suo mantello per ricoprirgli le ginocchia.)
…senza contare che, improvvisamente, anche lui sentiva una vaga sensazione di tepore irradiarsi dai punti in cui i loro corpi entravano in contatto.

Forse si era addormentato, o forse si era solo perso nei suoi pensieri… alzò gli occhi al cielo, a controllare la posizione delle stelle. Non era passato che poco tempo, da quando si erano avvolti nei mantelli per riposare.
Fu sorpreso nel realizzare che il suo corpo era avvolto in un tepore quasi languido; la spalla di Kurogane, su cui aveva appoggiato il capo, era dura, ma confortevole.
Aguzzò l’udito: era una sua impressione, o il respiro dell’altro aveva una cadenza lenta e regolare, come se si fosse addormentato? Si sollevò leggermente, per guardarlo. Il principe aveva gli occhi chiusi, e un’espressione quasi distesa sul viso. Per un attimo, Fay lasciò che un sorriso gli attraversasse il volto: sembrava… tenero.
Ma il fischio di un’improvvisa raffica di vento lo riportò bruscamente alla realtà. Una realtà che era cupa come i sogni che avevano tormentato il suo dormiveglia.
Lentamente, si alzò, slacciandosi il mantello e posandolo dolcemente sopra Kurogane. Nel farlo, sfilò la pistola dalla sua cintura, dopodiché si allontanò in mezzo agli alberi.

L’aria gelida gli si insinuò oltre il collo della tunica che indossava, facendolo rabbrividire.
Poggiò la fronte contro il tronco di un albero, mentre le sue dita giocherellavano con la pistola.
Era tutto così sbagliato.
Perché era tornato indietro, a sentire le grida di Kurogane, la notte prima? Perché non era andato avanti?
L’ultima cosa che voleva era vedere Kurogane contro i suoi stessi soldati.

Alzò gli occhi verso il cielo. Anche il cielo di Celes era nero e punteggiato di stelle, durante la notte.
Durante la notte, tutte le creature erano esposte alla luce gelida delle stelle. Crudi ed affilati, i loro raggi riverberavano sulla neve tutt’intorno.
Strofinò la fronte contro l’albero, mentre i ricordi tornavano ad accavallarsi nella sua mente, immagini e dati e nozioni. E il mistero del viaggio di Ashura. Un mistero che non avrebbe ormai risolto, ormai. Una delle tante cose che non avrebbe più potuto fare.

Qualsiasi cosa ci fosse lassù… qualsiasi cosa stesse dietro a quei freddi diamanti splendenti, che illuminasse lui e il suo triste destino.

Perché devo essere io, la causa di tutto? E l’unico modo di liberare il suo mondo dalla tua minaccia è…


“Ehi, che stai facendo?”
Fay sobbalzò, le tenebre che avevano avvolto la sua mente scacciate via dalla voce imperiosa del principe.
Kurogane teneva in mano il suo mantello, e si avvicinò per metterglielo sulle spalle.
“No, lascia, non ho freddo, adesso.” scosse il capo in un gentile segno di diniego, il suo mezzo sorriso celato dai capelli che gli ricoprirono il viso, quando lo chinò per fissare un punto imprecisato in mezzo alla neve. Ne smosse un mucchietto con la punta dello stivale.
“Il mio pianeta era diventato più freddo di così. Oh, guarda.”
Schiacciò qualcosa sulla superficie della pistola, e per qualche istante una delle sue misteriose fenditure si illuminò di una luce molto tenue.
“Sta finendo l’energia… non potrai più giocarci, Kuropin.”
Kurogane inarcò le sopracciglia, aspettando che l’altro continuasse, ma il biondo sembrava improvvisamente interessato alla consistenza della neve sotto ai suoi piedi.
“Che cosa sei venuto a fare, qui?”
Fay sospirò. Era arrivato il momento di raccontare.
“Il mio pianeta non era più un posto dove la gente potesse vivere. Il nostro sole si stava spegnendo, e noi sopravvivevamo solo all’interno di… beh, grandi strutture… grandi città, ecco, grandi città autonome in cui avevamo tutto il necessario per sopravvivere. – immaginava che a Kurogane non fosse familiare il concetto di energia atomica, e men che meno tutto il resto – Ma non sarebbe potuto durare a lungo. Così, abbiamo lanciato diverse astronavi alla ricerca di mondi da colonizzare. La mia Cometa era una di queste.”
Kurogane incrociò le braccia, scettico.
“Se io volessi colonizzare un territorio nemico, eviterei di far sì che tutto venga ricoperto dal ghiaccio e che orribili mostri spuntino in mezzo ad esso, visto che in questo modo non lo renderei certo un posto accogliente.”
Fay tornò a guardare per terra. “All’inizio, non erano questi i piani. All’inizio, dovevamo cercare pianeti vivibili, ma non era nei nostri programmi stabilirci su di essi con la forza. Almeno, per quel che ne sapevo io… ma evidentemente, non ne sapevo nulla.
Avevamo inviato una spedizione di ricognizione in una regione ancora sconosciuta della nostra galassia. Quando sono tornati, non erano più gli stessi. C’era qualcosa di diverso, dentro di loro. E i piani sono improvvisamente cambiati.”
Qualsiasi essere – qualsiasi cosa Ashura avesse incontrato nel suo viaggio, era riuscito ad impossessarsi della sua volontà e li aveva ciecamente usati, perché sapeva che sarebbero andati alla ricerca di nuovi pianeti… come una sorta di orrendo parassita.
Non avrebbe cercato di giustificarsi, perché non aveva scusanti. Non aveva voluto vedere che cosa stava succedendo, non aveva cercato di opporvisi. Si era limitato ad inumidirsi gli occhi e a lasciare che i silenzi di Ashura distruggessero tutto.
“Perché hai scelto Suwa?”
“Non l’ho scelto io, questo pianeta. Ero diretto in una galassia vicina alla vostra... ma durante il volo qualcosa si è guastato nell’astronave, ed è precipitata qui.
In ogni caso, è stata la Cometa a generare il ghiaccio, l’habitat preferito dei demoni, e poi ha modificato l’orbita della vostra luna, facendone corrispondere il moto nel cielo a quello del vostro sole, causando un’eclissi perpetua. Non chiedermi come questo sia possibile… - Kurogane fece segno di scacciare quei pensieri con la mano. La Cometa aveva portato il ghiaccio, e i mostri. Aveva portato Fay, con tutto quello che ne era conseguito. Che riuscisse perfino a far cambiare il cammino della luna non sembrava qualcosa di particolarmente notevole, a questo punto. – Se il sole rimane coperto, il ghiaccio continuerà ad espandersi… fino a ricoprire l’intero pianeta, per renderlo sterile e senza vita… inutile anche per il mio popolo che lo voleva colonizzare.”
Kurogane sbuffò, per poi rimanere in silenzio per qualche tempo, scrutando attentamente l’altro, come sperando di riuscire ad aprirgli in due il cranio per guardare direttamente al suo interno.
“E non potevano venirti in mente prima, queste cose?” chiese alla fine.
“Devo aver perso la memoria a causa dei colpi subiti durante l’impatto. Sulla schiena… sotto il tatuaggio, ho una specie di…macchina. Serve a tenermi in contatto con i demoni, anche loro sono… delle macchine, ecco. Questa mia apparecchiatura deve essersi rotta, o guastata, durante la caduta. E’ collegata al mio sistema nervoso, e probabilmente è stato questo a farmi perdere la memoria e la consapevolezza del collegamento con i demoni. Per questo, mi faceva male quando si avvicinavano. Se tutto avesse funzionato correttamente, sarei dovuto essere stato in grado di mantenere un contatto con i demoni, anche a distanza, impartire loro degli ordini… ma dopo che si sono risvegliati, si sono ritrovati senza controllo.”
Il principe aggrottò ulteriormente le sopracciglia, gli occhi ridotti a due fessure.
Le parole di Fay erano solo un’ulteriore conferma di quanto già sospettava.
Tuttavia, la situazione non cambiava: Kurogane aveva preso una decisione, diverso tempo prima, accettando il rischio. E non era tipo da cambiare idea tanto facilmente.

L’altro alzò gli occhi dalla neve, cercando sul volto del principe un qualche segno di odio o rabbia, qualcosa che gli facesse capire che, finalmente, Kurogane aveva deciso di sbarazzarsi di lui.
Ma non ne trovò traccia.
Maledizione, non una volta che le cose andassero come si augurava.
Fece un respiro profondo. L’ultima cosa che voleva era vedere Kurogane contro i suoi uomini… a causa sua.
“Lasciami qui.”
Lo sguardo che l’altro gli indirizzò fu difficile da sopportare – era carico di rabbia, ma, al di sotto, c’era una punta di dolore. Kurogane non poteva credere che lui gli stesse chiedendo di abbandonarlo, e non l’avrebbe fatto in nessun caso.
Ma Fay, per una volta, voleva tentare di cambiare il corso degli eventi, di creare un argine dove il flusso di tutta quella sua vita spinta avanti da forze esterne potesse finalmente fermarsi ed evitare di trascinare con sé ulteriori detriti.
“Non arriveremo mai in tempo alla Cometa, lo sai. – replicò, calmo – Il tatuaggio, o meglio, la macchina al di sotto trae energia da me, dalla mia vitalità, dal mio sangue, dal mio calore. Se io muoio, si spegnerà. Se si spegne, anche i demoni moriranno… sono stati creati per cessare di funzionare, qualora il loro capo venisse meno. La stessa Cometa, se non è stata troppo danneggiata dall’impatto, lascerà questo pianeta. La mia gente è sempre stata protettiva, nei confronti delle sue scoperte scientifiche.”
Voleva rimanere lì, spegnersi lentamente in quelle tenebre gelide che aveva portato con sé attraverso le galassie.
“La morte per assideramento non è poi così dolorosa, Kuropin.”
Avrebbe avuto freddo, ecco. Ma non ne avrebbe avuto di più di quanto ne aveva provato a Celes, per tutta la sua vita prima di quel viaggio, questo era sicuro.
Sapeva che prima del sopravvento della morte, sarebbero arrivate le allucinazioni… avrebbe potuto rivivere qualche momento della sua infanzia, forse. Avrebbe certamente rivissuto gli attimi passati assieme a Kurogane.
Se la sua morte poteva salvare Suwa, era pronto ad abbracciarla. Non sarebbe più stato uno strumento nelle mani del caos.
“Lasciami qui, e va’ dai tuoi. Tutto tornerà come prima. Non farà male…”
Non aveva abbassato gli occhi, ma lo sguardo adirato e addolorato del principe, che non lo aveva abbandonato nemmeno per un istante, non era facile da sopportare.
“Basta.” disse improvvisamente Kurogane, il volto accigliato e la voce cupa. Gli circondò le spalle con un braccio, attirandolo a sé.
“Non farà male a te, forse…” mormorò, qualcosa a metà tra un ringhio ed un sussurro, e lo baciò.
Mannaggia a quei suoi baci, pensò Fay.
Sentendo sulla sua lingua e sulle sue labbra il calore di quella bocca, si rese improvvisamente conto di quanto freddo aveva; suo malgrado, si ritrovò a tremare, e fu grato a Kurogane quando questo gli rimise sulle spalle il mantello.
Le sue mani indugiarono sul petto del principe, seguendo il profilo del suo braccio destro, risalendo l’orlo bordato di pelliccia del guanto, sfiorandogli il polso e la mano. Sentì i muscoli di Kurogane irrigidirsi impercettibilmente – tra le dita stringeva ancora la pistola.
Gliela alzò lentamente – non aveva intenzione di strappargliela di mano – e puntò l’arma contro il suo stesso cuore, avvicinandosi a Kurogane, mentre la bocca della pistola affondava nella sua tunica.
“C’è energia per un colpo soltanto. Non puoi andare avanti a combattere i demoni con questa. Ma puoi usarla su di me, e porre fine a tutto questo una volta per tutte. Puoi salvare Suwa. – disse con voce stanca, scrutandolo negli occhi – Ascoltami.”
Era quasi una supplica.

Kurogane fece un brusco passo indietro, incrociando le braccia sul petto.
“Non capisco se ti comporti da idiota perché sei ancora confuso o perché lo sei veramente.” decretò alla fine.
Per il principe, la battaglia non era finita.
Certo, i suoi nemici erano ancora il ghiaccio ed i demoni. Ma non era soltanto il suo regno che andava salvato da quella minaccia… lo straniero – anche se sembrava essere lui la causa di tutto – era innanzitutto parte di ciò che Kurogane aveva deciso di proteggere - senza che se ne rendesse conto, lo era diventato dal primo momento in cui lo aveva incontrato, svenuto in mezzo agli alberi, ai bordi del cratere.
E uccidere qualcuno per proteggerlo non era ancora una cosa che il principe acconsentisse a fare.
Sarebbero arrivati alla Cometa e avrebbero trovato un modo per risolvere la situazione. Se Fay poteva comandare i demoni, poteva farli tornare da dove erano venuti. Poteva dire alla Cometa di ritirare il ghiaccio, di liberare la luna.
Diamine, doveva esserci un modo e loro lo avrebbero scoperto.
“Adesso muoviti, dobbiamo andare.”
Il suo tono era perentorio.
Fay si morse un labbro. Era tutto inutile. Inutili i suoi sforzi di convincerlo, inutile la loro fuga verso la Cometa.
Chinò la testa e obbedì; se non l’avesse seguito spontaneamente, Kurogane l’avrebbe caricato sul cavallo con la forza. E non voleva addossargli quest’ulteriore incombenza.
  
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