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Autore: Stray    09/06/2005    4 recensioni
D'accordo: è un 'pochino' incentrata su Duo e Hilde... ma è la mia prima fic, quindi siate carini e scrivetemi qualcosina... buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duo Maxwell, Hilde Shbeiker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VII – Never let go happiness

Capitolo VII – Never let go happiness

 

Heero bussò alla porta dell’ufficio ed entrò. Il sottosegretario agli esteri Darlian, lo accolse con un sorriso.

“Mi chiedevo che fine avessi fatto… Dopo la battaglia sei sparito nel nulla, come tuo solito.”

“Avevo delle cose da sbrigare…”

“E sei qui per..?” Lo incalzò lei.

“Devo farti un rapporto sull’arresto degli ultimi esponenti di White Fang…”

Relena era visibilmente delusa.

“Oh… Certo…”

Heero, accortosene, continuò.

“…E per assicurarmi che tu stessi bene…”

A quelle parole, un sorriso tornò a brillare sul viso di Relena.

“Io sto bene, non ti devi preoccupare.” Disse lei dolcemente.

“Siediti, così puoi raccontarmi tutto…”

Non c’era niente da fare. Relena riusciva sempre a dargli una sensazione di pace assoluta, un sollievo a lungo cercato, per tutte le sue ferite.

Heero sorrise, come faceva raramente e si sedette, docile, vicino alla ragazza.

 

 

 

Relena ascoltò attentamente l’intera vicenda, e fu sollevata nell’apprendere che questo nuovo focolaio era già stato spento.

“Non so più cosa fare, Heero… E’ appena finita una guerra che ha fatto migliaia di vittime, e c’è ancora qualcuno che conserva il desiderio di combattere… Perché la gente non comprende?”

Lo sguardo di Heero si rabbuiò.

“Perchè i soldati, coloro che hanno speso la loro intera vita a combattere, che sanno fare solo questo, si sentono inutili e superflui nel mondo pacifico e tranquillo verso cui ci stai guidando… Noi… Non sappiamo cosa fare, Ci sentiamo smarriti in questa nuova era…”

Relena gli prese la mano, facendolo sussultare.

“Nessuno è inutile, Heero. Ognuno di noi lascia una traccia di sé nella storia, anche senza compiere grandi imprese. Ma bisogna continuare a vivere, perché per le persone che ti stanno vicino, non sarai ma inutile. La tua presenza non nella loro vita non sarà mai scontata… Mai!”

Heero la guardò per qualche secondo, con un’espresssione indecifrabile e profonda.

Poi, le scostò i capelli dal viso, accarezzando piano la sua guancia con le dita.

“Ma io… Non conosco altro modo di darti la felicità…”

Relena sorrise e lo abbracciò, con gli occhi chiusi, cercando di imprimere bene nella sua memoria il calore di quel corpo.

“Tu… Riesci a darmi la felicità, anche solo standomi vicino…”

Stettero così per un po’, in silenzio, con Heero che cercava invano, di calcolare la portata di quel sentimento strano, che era più forte di ogni altra emozione mai provata prima, e che infrangeva ogni sua difesa.

Poi, arrendendosi, appoggiò la sua guancia sul capo di lei, circondandola con le sue braccia.

Ad un tratto, sentirono la segretaria bussare alla porta.

“Signorina Relena?”

“…”

“Signorina Relena… C’è il rappresentante della colonia D-29…”

“…Arrivo…”

Heero si alzò.

“E’ meglio che vada…”

Relena annuì, un po’ triste. Lui si avviò verso la porta e la aprì, un po’ a malincuore.

“Heero…”

Si voltò, sentendosi chiamare. Relena era davanti a lui, nel centro della stanza. Era in èpiedi, dritta, dalla posa rigida, che tradiva però la sua insicurezza e i sui sentimenti.

“Non sparire… ti prego.”

Era un rischio. Heero era  disposto a correrlo?

Avrebbe significato metterla in costante pericolo, se le battaglie fossero continuate. E Heero non voleva questo.

Ma non voleva neanche starle lontano, avrebbe voluto rimanere lì con lei con tutto se stesso, ormai lo sapeva.

Non aveva altra scelta…

“D’accordo… non sparirò.”

Senza toglierle gli occhi di dosso, uscì dalla stanza.

“Non ti lascerò più…”

 

 

 

L’attesa era snervante.

Duo aspettava, seduto sulla moto, davanti all’ospedale.

L’avevano dimesso prima di Hilde, dato che le sue ferite erano guarite in fretta… così aveva avuto il tempo di tornare a casa di lei per rimettere un po’ in ordine.

Gli aveva fatto un certo effetto, girare per quella casa, ripulire e rimettere a posto il casino che le truppe di White Fang avevano lasciato, riassettare… come se vivesse lì da sempre.

Come se quella fosse davvero, anche casa sua…

Non ci aveva mai fatto caso, ma negli ultimi tempi aveva considerato quell’abitazione accogliente, come a un luogo a cui fare ritorno.

O forse era solo da chi vi abitava che voleva ritornare…

Ma questo non doveva saperlo nessuno.

E comunque non importava.

O forse sì?

In ogni caso, Duo aspettava già da un’ora, quando Hilde uscì. Si muoveva già senza problemi, ma aveva ancora qualche fasciatura e un cerotto sulla tempia.

Si avvicinò, sorridendo come sempre.

“Ciao.”

“Ciao…”

“Stai aspettando da molto?”

“No, sono arrivato proprio ora…”

“Bugiardo…! ”

Inutile: Hilde gli faceva sempre questo effetto!

Era dolcissima, con quel sorriso spontaneo che le illuminava il viso… sembrava aver dimenticato la folle paura in quella cella.

Invece Duo ci pensava sempre, continuamente. Pensava a come l’avessero scampata, a quello che sarebbe successo se gli altri fossero arrivati solo qualche minuto più tardi…

Non poteva farci nulla, ci pensava, senza volerlo.

Stava per morire.

In quella cella, non lui, ma Hilde, stava per morire.

E ora come in un sogno, lei era lì, davanti a lui, che gli parlava, lo sfiorava, si muoveva…

Era viva… ma avrebbe potuto non esserlo.

Gli sembrava incredibile che la morte di qualcun altro potesse toccarlo così tanto, più della sua stessa morte. Ma non doveva farle capire nulla, di tutti quei suoi pensieri.

Per lei, sarebbe tornato allegro e scherzoso come sempre.

Era un ferita che si sarebbe rimarginata con il tempo, e sarebbe guarita una volta scomparsi quei segni, rimasti sul corpo di lei.

E poi forse, avrebbe trovato il coraggio di togliersi quella maschera ridente, e ammettere che solo lei poteva guarirlo dalla sua stessa vita.

Le sorrise, tranquillo, e si sporse verso di lei, dandole un leggero bacio sulla bocca, restituendole tutta quella dolcezza che lei gli aveva dato, nel buio di quella cella.

Sorprendendola piacevolmente.

Come non aveva mai fatto.

Poi la aiutò ad infilarsi il casco, attento a non urtare la ferita sulla sua testa.

Una volte montati sulla moto, Hilde si aggrappò a lui, appoggiandosi alla sua schiena.

“Stiamo tornando a casa?”

Duo mise in moto e strinse la mano di lei, che gli cingeva il petto.

Forse anche a un demone, la felicità era concessa…

“Sì.”

 

 

 

 

The End 

 

 

 

  
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