Capitolo
VII – Never let go happiness
Heero bussò alla
porta dell’ufficio ed entrò. Il sottosegretario agli esteri Darlian, lo accolse
con un sorriso.
“Mi chiedevo che fine avessi fatto… Dopo la
battaglia sei sparito nel nulla, come tuo solito.”
“Avevo delle cose da sbrigare…”
“E sei qui
per..?” Lo incalzò lei.
“Devo farti un rapporto sull’arresto degli ultimi
esponenti di White Fang…”
Relena era visibilmente delusa.
“Oh… Certo…”
Heero, accortosene, continuò.
“…E per assicurarmi che tu stessi bene…”
A quelle parole, un sorriso tornò a brillare sul
viso di Relena.
“Io sto bene, non ti devi preoccupare.” Disse lei
dolcemente.
“Siediti, così puoi raccontarmi tutto…”
Non c’era niente da fare. Relena riusciva sempre a
dargli una sensazione di pace assoluta, un sollievo a lungo cercato, per tutte
le sue ferite.
Heero sorrise, come faceva raramente e si sedette,
docile, vicino alla ragazza.
Relena ascoltò attentamente l’intera vicenda, e fu
sollevata nell’apprendere che questo nuovo focolaio era già stato spento.
“Non so più cosa fare, Heero… E’ appena finita una
guerra che ha fatto migliaia di vittime, e c’è ancora qualcuno che conserva il
desiderio di combattere… Perché la gente non comprende?”
Lo sguardo di Heero si rabbuiò.
“Perchè i soldati, coloro che hanno speso la loro
intera vita a combattere, che sanno fare solo questo, si sentono inutili e
superflui nel mondo pacifico e tranquillo verso cui ci stai guidando… Noi… Non
sappiamo cosa fare, Ci sentiamo smarriti in questa nuova era…”
Relena gli prese la mano, facendolo sussultare.
“Nessuno è inutile, Heero. Ognuno di noi lascia una
traccia di sé nella storia, anche senza compiere grandi imprese. Ma bisogna
continuare a vivere, perché per le persone che ti stanno vicino, non sarai ma
inutile. La tua presenza non nella loro vita non sarà mai scontata… Mai!”
Heero la guardò per qualche secondo, con
un’espresssione indecifrabile e profonda.
Poi, le scostò i capelli dal viso, accarezzando
piano la sua guancia con le dita.
“Ma io… Non conosco altro modo di darti la felicità…”
Relena sorrise e lo abbracciò, con gli occhi
chiusi, cercando di imprimere bene nella sua memoria il calore di quel corpo.
“Tu… Riesci a darmi la felicità, anche solo
standomi vicino…”
Stettero così per un po’, in silenzio, con Heero
che cercava invano, di calcolare la portata di quel sentimento strano, che era
più forte di ogni altra emozione mai provata prima, e che infrangeva ogni sua
difesa.
Poi, arrendendosi, appoggiò la sua guancia sul capo
di lei, circondandola con le sue braccia.
Ad un tratto, sentirono la segretaria bussare alla
porta.
“Signorina Relena?”
“…”
“Signorina Relena… C’è il rappresentante della
colonia D-29…”
“…Arrivo…”
Heero si alzò.
“E’ meglio che vada…”
Relena annuì, un po’ triste. Lui si avviò verso la
porta e la aprì, un po’ a malincuore.
“Heero…”
Si voltò, sentendosi chiamare. Relena era davanti a
lui, nel centro della stanza. Era in èpiedi, dritta, dalla posa rigida, che
tradiva però la sua insicurezza e i sui sentimenti.
“Non sparire… ti prego.”
Era un rischio. Heero era disposto a correrlo?
Avrebbe significato metterla in costante pericolo,
se le battaglie fossero continuate. E Heero non voleva questo.
Ma non voleva neanche starle lontano, avrebbe
voluto rimanere lì con lei con tutto se stesso, ormai lo sapeva.
Non aveva altra scelta…
“D’accordo… non sparirò.”
Senza toglierle gli occhi di dosso, uscì dalla
stanza.
“Non ti lascerò più…”
L’attesa era snervante.
Duo aspettava, seduto sulla moto, davanti
all’ospedale.
L’avevano dimesso prima di Hilde, dato che le sue
ferite erano guarite in fretta… così aveva avuto il tempo di tornare a casa di
lei per rimettere un po’ in ordine.
Gli aveva fatto un certo effetto, girare per quella
casa, ripulire e rimettere a posto il casino che le truppe di White Fang
avevano lasciato, riassettare… come se vivesse lì da sempre.
Come se quella fosse davvero, anche casa sua…
Non ci aveva mai fatto caso, ma negli ultimi tempi
aveva considerato quell’abitazione accogliente, come a un luogo a cui fare
ritorno.
O forse era solo da chi vi abitava che voleva
ritornare…
Ma questo non doveva saperlo nessuno.
E comunque non importava.
…
O forse sì?
In ogni caso, Duo aspettava già da un’ora, quando
Hilde uscì. Si muoveva già senza problemi, ma aveva ancora qualche fasciatura e
un cerotto sulla tempia.
Si avvicinò, sorridendo come sempre.
“Ciao.”
“Ciao…”
“Stai aspettando da molto?”
“No, sono arrivato proprio ora…”
“Bugiardo…! ”
Inutile: Hilde gli faceva sempre questo effetto!
Era dolcissima, con quel sorriso spontaneo che le
illuminava il viso… sembrava aver dimenticato la folle paura in quella cella.
Invece Duo ci pensava sempre, continuamente.
Pensava a come l’avessero scampata, a quello che sarebbe successo se gli altri
fossero arrivati solo qualche minuto più tardi…
Non poteva farci nulla, ci pensava, senza volerlo.
Stava per morire.
In quella cella, non lui, ma Hilde, stava per
morire.
E ora come in un sogno, lei era lì, davanti a lui,
che gli parlava, lo sfiorava, si muoveva…
Era viva… ma avrebbe potuto non esserlo.
Gli sembrava incredibile che la morte di qualcun
altro potesse toccarlo così tanto, più della sua stessa morte. Ma non doveva
farle capire nulla, di tutti quei suoi pensieri.
Per lei, sarebbe tornato allegro e scherzoso come
sempre.
Era un ferita che si sarebbe rimarginata con il
tempo, e sarebbe guarita una volta scomparsi quei segni, rimasti sul corpo di
lei.
E poi forse, avrebbe trovato il coraggio di
togliersi quella maschera ridente, e ammettere che solo lei poteva guarirlo
dalla sua stessa vita.
Le sorrise, tranquillo, e si sporse verso di lei,
dandole un leggero bacio sulla bocca, restituendole tutta quella dolcezza che
lei gli aveva dato, nel buio di quella cella.
Sorprendendola piacevolmente.
Come non aveva mai fatto.
Poi la aiutò ad infilarsi il casco, attento a non
urtare la ferita sulla sua testa.
Una volte montati sulla moto, Hilde si aggrappò a
lui, appoggiandosi alla sua schiena.
“Stiamo tornando a casa?”
Duo mise in moto e strinse la mano di lei, che gli
cingeva il petto.
Forse anche a un demone, la felicità era concessa…
“Sì.”
The End