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Autore: Avly    25/10/2009    3 recensioni
L'inizio di tutto...o la fine. Un nuovo campionato, una nuova avventura, vecchi e nuovi amici, e non solo...tra demoni e guardiani una nuova sfida attende i nostri blaider...ma questa volta a scendere in campo non saranno solo i bey. Scsate questa è la mia prima fic e spero che vi piaccia...premetto che dal prologo non si capisce molto, ma dopotutto è un prologo no?! Sono graditissimi i commenti, anche se negativi poichè possono aiutarmi con la narrazione. Così la storia sarà un po' di tutti. Anche se leggendo il prologo vi sembrerà di trovarvi una storia di rating superiore, non preoccupatevi! Buona lettura! PS Ho aumentato il rating da verde a giallo poichè non sono molto sicura che situazioni che si verranno a presentare siano adatte ad un rating verde...Comunque magari mi sbaglio, se lo riterrò esagerato lo abbasserò^^
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una bella giornata di sole, l’aria era calda, resa insopportabile anche a causa di un’afa che toglieva il respiro

Ciaooooo, grazie x aver letto il mio prologo…sono stata molto contenta (Thank you – basta Max!!!) cmq questo come anche probabilmente i prossimi due capitoli saranno di transizione, ma serviranno per spianare il terreno per…scsate ma se ve lo dico che leggete a fare?? Grazie ankora e continuate a seguirmi!!

 

La Grande Notizia

 

Era una bella giornata di sole, l’aria era calda, resa insopportabile anche a causa di un’afa che toglieva il respiro. In una giornata così la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di non uscire da casa, rimanere fermi, evitare di agitarsi troppo a causa del gran caldo, ma lei non ci pensava nemmeno. Hilary percorse a passo veloce e sicura le varie strade che ormai ricordava troppo bene. Per alcuni anni aveva in pratica vissuto in quella zona, e quindi aveva imparato a muoversi con disinvoltura in quel quartiere. La giovane ragazza si diresse decisa verso il dojo dei Kinomiya, verso la casa del suo amico Takao. Era da tanto che non vedeva il giovane campione, nonché suo migliore amico, ed era impaziente di rivederlo.  

Mentre correva a perdifiato per i vicoli, la ragazza fu assalita da una moltitudine di ricordi, che la investivano come un fiume in piena, ormai le capitava spesso, soprattutto quando si avvicinava quel periodo dell’anno, e così mentre correva, la sua mente iniziò a ripercorrere velocemente alcune esperienze del passato…

 

Hilary era rimasta scioccata…possibile che da delle comunissime trottole potessero uscire delle creature fantastiche dai poteri sbalorditivi??

-E’ assurdo…- commentò la ragazza mentre dalla trottola azzurra di Takao usciva un enorme drago azzurro…non aveva mai visto niente di simile.

Da allora la sua vita era cambiata. Takao l’aveva trasportata nel fantastico mondo del beyblade e lei ne era rimasta affascinata…adorava quello sport, e soprattutto era da quando aveva incominciato a frequentare Takao e i suoi amici che la sua vita aveva preso una strada decisamente avventurosa!

Le battaglie contro il team Psico, contro la squadra degli Scudi Sacri, che poi si erano dimostrati loro amici, il torneo contro Zeo, e…la BEGA.

 

Un brivido percorse la schiena della ragazza al solo rievocare con la mente le sfide del torneo Justice 5, la competizione durante la quale i G-Revolution avevano dato prova di essere davvero una squadra e avevano combattuto per difendere il proprio mondo e i propri ideali.

– Comunque – pensò la brunetta, - non ho solo vissuto delle incredibili avventure, ma ho anche fatto amicizia con delle persone straordinarie, e una in particolare…mi ha scaldato il cuore. Un sorriso si accentuò sulle labbra della giovane sedicenne, che ormai non faceva altro che pensare a lui. Di tutti gli amici di Takao, lui era di certo quello più strano, sempre avvolto in un alone di mistero, sempre serio ed impassibile, e purtroppo sempre con un solo obbiettivo…quello di battere Takao.

Mentre la brunetta correva per le strade di Tokio, ad un certo punto si ritrovò a passare per il belvedere, punto di ritrovo dei BBA durante i campionati del mondo. - Quanti bei ricordi si annidano qui- pensò Hilary che intanto si era fermata a riprendere fiato. E, in effetti, ne avevano passate di avventure in quel posto, ma non era solo quello…era stato proprio lì che quattro anni prima si era presentata al giovane dranzerblaider amico di Takao, che da allora in avanti si era insediato nel suo cuore tagliandone un pezzo per sé.

- Basta con i ricordi Hilary, dacci un taglio – si disse la ragazza riprendendo a correre. Doveva smettere di pensare a lui, anche perché era del tutto inutile soffrire per un amore impossibile…o forse no?

Qualche minuto dopo la ragazza arrivò al dojo e si fiondò a gran velocità nella palestra, dove era certa, Takao e Daichi si stessero allenando. Quando aprì la porta scorrevole della stanza le sembrò di essere tornata indietro nel tempo.

 

“Uffa siamo alle solite pidocchio! – sbottò Takao ormai giunto all’esaurimento per la terza volta in una giornata. – Sono appena le undici di mattina e già ne ho abbastanza. Sei veramente un selvaggio…mi chiedo come mai ancora non ti sei deciso ad andartene in America da Max! – rinfacciò il campione del mondo al ragazzino di fronte a lui.

- Guarda che io non ho fatto niente, semmai sei tu che perdi subito le staffe, e comunque anche se sei il campione uscente, questo non ti autorizza a fare il presuntuoso – ribatté il ragazzino dai capelli rossicci, più piccolo di Takao di circa due anni.

-“Sono sempre i soliti” – pensò Hilary – non si sono neanche accorti della mia presenza, ma adesso gli faccio vedere io. Detto questo la ragazza si avvicinò ai due litiganti del tutto ignari e assestò una doppietta di pugni sulle loro teste, come non faceva da ormai troppo tempo.

- AHIA!!! – esclamarono all’unisono i due ragazzi volgendosi finalmente verso la loro ospite.

 

Takao rimase stupito nel vederla. Era cambiata parecchio in quell’anno che non si erano visti. Dopo la sfida Justice 5, i G-Revolution si erano sciolti e Takao era rimasto a Tokio, dove per i primi tre anni aveva frequentato il liceo con Hilary, ma in seguito ad una proposta di lavoro fuori città, il padre della sua amica dovette trasferirsi a Londra, dove ovviamente si trasferì tutta la famiglia Tachibana.

Ora davanti a lui si trovava una giovane ragazza con dei morbidi capelli castani che le scendevano armoniosamente fino alle spalle, mentre dietro erano leggermente più lunghi. Indossava un paio di jeans aderenti e una maglietta colorata con lo stemma della BBA. Poteva essere cambiata, ma una cosa in lei era rimasta immutata: i suoi occhi. Sempre lucenti, color cioccolato fuso, dolci e profondi.

Il ragazzo era felice di rivederla e anche Daichi lo era, anche se non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura. Quando due giorni prima la ragazza gli aveva telefonato per dirgli che sarebbe tornata in Giappone, e per restarci, i due ragazzi avevano subito ripreso ad allenarsi e a bisticciare come quando erano più piccoli.  

- Sei arrivata Hilary finalmente! – scherzò Takao alzandosi per abbracciarla. - Allora tutto bene a Londra? – le chiese tornando a sedersi con lei attorno al tavolino, mentre Daichi che non stava più nella pelle cominciava ad agitarsi furiosamente. – Insomma Takao si può sapere dov’è il prof.??!!! – sbottò il rosso, che stava perdendo la pazienza.

– Arriverà a momenti pidocchio, cerca di stare calmo – gli disse il dragoonblaider con indifferenza; così tutti e tre si sedettero ed iniziarono a raccontarsi quello che non si erano ancora detti: ricordi d’infanzia, i momenti salienti delle loro avventure, fino al momento dell’epilogo, la Justice 5; in quell’occasione era stata la loro grande amicizia a vincere, non i bey. Ora era tornata la tranquillità, e la BBA era rimasta chiusa per un anno, causa ristrutturazione e quindi era stato rimandato il quarto campionato del mondo di beyblade.

Hilary sorrideva e annuiva, anche se la domanda che più le premeva di fare all’amico, ancora non era uscita dalla sua bocca…

- Ehi ragazzi sono arrivato…uhm…ma tu sei Hilary! Bentornata! – la salutò il prof. K entrando nella palestra con il suo fedele computer. “Beh giusto in tempo per la grande notizia” – disse il ragazzo aprendo il portatile circondato dagli sguardi curiosi dei suoi amici. Ad un certo punto il prof. girò lo schermo verso i ragazzi, mettendo così in mostra una registrazione arrivatagli per e-mail: “E’ ufficiale prof. K, la BBA riapre i battenti e così tutte le migliori squadre del mondo sono invitate ad Helsinki per la cerimonia di apertura della nuova BBA, che inaugurerà la propria riapertura con un nuovo sensazionale torneo di beyblade, alla quale prenderanno parte non solo le squadre veterane, ma anche nuove squadre composte da blaider in gamba, e che spero daranno vita ad uno spettacolo memorabile. Il luogo d’incontro sarà all’aeroporto della capitale finlandese questo venerdì. A presto ragazzi.

 

Il discorso del presidente Daitenji lasciò sgomento nella stanza. Non era possibile…un nuovo campionato di Beyblade…Takao si alzò di colpo stringendo nella mano il suo inseparabile Dragoon, che sembrava ansioso quanto lui di scontrarsi contro nuovi avversari, e…anche non proprio nuovi. – Ma è fantastico!! Questa è la migliore notizia che mi potessero dare!! – l’entusiasmo del campione in carica fu contagioso, perché subito dopo Daichi si riprese dalla sorpresa alzandosi e puntando il dito su un punto indistinto davanti a lui dicendo: “Sii è arrivato il momento di dimostrare chi è il migliore…preparati Yuri Ivanov perché io ti distruggerò!! “ Detto questo il rosso si precipitò fuori dalla palestra per allenarsi, seguito dal professor K, che si preparava a nuove analisi e messe a punto. C’era davvero molto da fare per poter essere pronti ad una competizione di tale livello, e non c’era un attimo da perdere.

Takao e Hilary rimasero soli nella stanza, anche se in realtà la brunetta se ne era già andata da un pezzo, si era persa circa a metà del messaggio, quando il presidente aveva menzionato qualcosa circa le convocazioni. – Tutte le squadre migliori del mondo…tutte, quindi anche la… - un dolce rossore si propagò sulle guance della ragazza, al solo pensare a quelle splendidi iridi ametista che avevano il potere di estraniarla dal resto del mondo, facendola scivolare verso un oblio di infinita bellezza. Incantata la ragazza stava fissando un punto indistinto dinanzi a lei, mentre il suo amico la fissava divertito. – Come se lui fosse proprio lì pensò Takao seguendo lo sguardo dell’amica. – Si si, ci sarà anche la Neoborg, tranquilla… – finì per lei l’amico con voce saccente - …sempre che prima non ti venga un infarto a furia di pensare al nostro freddo russo dagli occhi color lilla.

- Ametista – disse la brunetta in un sussurro

- Cosa?

- Gli occhi – disse la ragazza con più convinzione – Gli occhi sono color ametista, non lilla. –

- Ah scusa, ma sai sei tu quella che si perde negli occhi di Kai, mica io! – le rispose Takao, che era chiaro ci prendeva gusto a prenderla in giro per quella sua cotta, anche se ovviamente non ne avrebbe fatto mai parola con nessuno. Lui e Hilary erano amici da tanto tempo, forse per un certo periodo aveva persino creduto di esserne innamorato, ma poi aveva capito che quello che provava per lei era pura amicizia, che le voleva bene, ma come amico. L’amicizia era reciproca e, infatti, fu proprio la brunetta a confessargli la sua cotta per il blaider russo, il giorno del ritiro dei BBA per il terzo campionato mondiale consapevole che poteva fidarsi di Takao.

- Venerdì…mancano ancora quattro giorni -  disse Hilary a bassa voce, mentre ripensava a tutte le volte in cui aveva incrociato lo sguardo magnetico del ragazzo

- No, ti sbagli mancano SOLO quattro giorni – la corresse Takao sorridendo.

 

Mao correva attraverso la fitta foresta senza fermarsi, non poteva riposarsi, doveva avvisare Rei e gli altri. Attraversò fiumi, paludi, un’intricata giungla nel cuore della Cina per poter giungere al suo villaggio, un piccolo insediamento protetto dalla foresta, una comunità del tutto estranea al mondo circostante, un villaggio sperduto e impossibile da trovare per chiunque non ne fosse un appartenete. La giovane ragazza dai capelli rosa arrivò in prossimità della cascata, dove i suoi compagni di squadra si allenavano costantemente giorno dopo giorno. “Per essere ottimi blaider, ma ancora prima per essere ottimi uomini, bisogna mantenere  la mente libera da ogni pensiero negativo e abbracciare la pace” queste erano le parole che ripeteva spesso loro il guru, nonché allenatore dei Baihutzu.

- Rei, Lai, Kiki Gao!!  - urlò la ragazza con tutto il fiato che aveva in corpo, rivolta ai quattro ragazzi che si stavano mantenendo perfettamente in equilibrio su una sola gamba ai piedi della cascata su degli spuntoni di roccia sporgenti, mentre i loro bey saltellavano in perfetta sincronia sull’acqua. “Quando si sta cercando di unire mente e corpo in un’unica entità sentire il proprio silenzio è fondamentale…” già un’altra regola che la ragazza avrebbe dovuto ricordare, perché non appena chiamò i ragazzi questi persero la concentrazione, e finirono dritti in acqua insieme ai loro beyblade.

- Ohi ohi – si disse Mao, che questa volta l’aveva combinata grossa, ma che nonostante tutto sperava di addolcirsi i ragazzi portando loro la grande notizia. Si avvicinò.

- Mao!!!!! – le urlò il fratello sbraitando e rosso dalla rabbia – Ma che ti è preso, non hai visto che ci stavamo allenando!? – le rinfacciò Lai uscendo dall’acqua insieme agli altri. – Uff che antipatico, non solo io ho fatto una corsa attraverso mezza foresta rischiando di farmi male, ma ha anche da ridire, valli a capire gli uomini! – pensò la cinesina fissando con sguardo truce il fratello.

- Dai lascia perdere Lai, ci riproveremo dopo – una voce suadente e serena di avvicinò ai fratelli rivelando così due splendidi occhi color ambra, un sorriso pacato e rassicurante. Rei.

Mao si incantò un momento a fissare il suo compagno di squadra del quale era innamorata da tantissimi anni. Lei non era stata molto esplicita circa i suoi sentimenti, ma era sicura di averglielo fatto capire in più di un’occasione, anche se non riusciva a spiegarsi il perché lui non le dicesse niente, né un si né un no. Che non se ne fosse accorto? Ha ragione Julia, per certe cose i maschi hanno gli occhi foderati di pelliccia – si disse la ragazza, incantata a fissare il corpo perfettamente modellato dell’amico: addominali scolpiti, pelle chiara e apparentemente delicata, fisico atletico, braccia muscolose e forti, lunghi capelli neri tenuti insieme da una coda e…i suoi occhi, sue pozze d’ambra nel quale si sarebbe voluta specchiare e leggere tutto l’amore che il drigerblaider provava per lei…peccato che quelli fossero solo i suoi sogni; la realtà era ben diversa. Lui la vedeva come una grande amica, e questo forse era la cosa peggiore.

Riscossasi dai suoi pensieri romantici, Mao si mise a fissare la busta che teneva fra le mani, nella speranza che il rossore sulle sue guance si attenuasse. – Beh è arrivata questa dal presidente Daitenji poche ore fa, dicono che è urgente. Io non l’ho aperta. – disse la giovane ancora più rossa consegnando la busta a Rei, che la prese visibilmente emozionato.

- No, non è possibile – disse non appena l’ebbe letta. – Che cosa c’è? – chiese Lai – su avanti non tenerci sulle spine, dicci cosa c’è scritto! – insistette quest’ultimo vedendo il mutismo di Rei.

- C’è un nuovo campionato del mondo, e sarà venerdì ad Helsinki! – annunciò il ragazzo al massimo della felicità – Takao, Max, Kai il momento è giunto, ci scontreremo ancora…

 

 

…e ognuno di noi darà il meglio di sé ne sono convinto – sentenziò Max quando vide il videomessaggio del presidente. Il biondino si alzò dalla sua sedia e si diresse verso la stanza degli allenamenti del complesso settore PPB dove i suoi compagni di squadra Michael, Rick, Emily e Eddy si stavano allenando. Molte cose erano cambiate da dopo la fine del terzo campionato per la squadra americana; erano diventati più amici, non si consideravano più scienziati e compagni di team per dovere, ma compagni veri, legati da una profonda amicizia. Anche Rick si era inserito nel gruppo, e anche se le discussioni non mancavano si sentivano una vera squadra.

Il ragazzo dagli occhi cerulei passò accanto ad un grande vetrata da dove di vedeva l’oceano, blu, profondo ed interminabile… Mariam.  Ogni volta che vedeva il mare non riusciva a non pensare a lei, la distante ragazza degli Scudi Sacri con cui aveva instaurato una particolare amicizia, e che lui non poteva dimenticare. Non la vedeva dalla fine del secondo campionato del mondo, ma la cosa non lo sorprendeva più di tanto. Lei apparteneva ad un villaggio di antica stirpe, legato agli animali sacri, e quindi forse si era dovuta allontanare dal Giappone per poter completare qualche missione. Tuttavia qualcosa dentro di lui gli diceva che si sarebbero rivisti, e molto presto.

 – Sono certo che ci rivedremo ad Helsinki Mariam…ne sono sicuro – disse continuando a scrutare l’immensa distesa d’acqua.

 

Freddo. Gelo. Beh che ci si poteva aspettare da Mosca se non questo. Anche se l’estate era prossima la fredda capitale russa non si risparmiava, ma comunque a lui questo non importava molto. Lui era abituato al ghiaccio, era il suo elemento, la sua anima. Yuri si alzò dalla sua poltrona nello studio della Neoborg, in quello che era stato il famoso monastero Vorcof, ora esclusiva sede della squadra moscovita. Vorcof…al solo sentire nominare quell’uomo spietato il giovane russo si sentiva attanagliare da una morsa di morte, forse dalla stessa da cui si era salvato neanche un anno prima. Il suo risveglio dal coma era stato difficile, e sia lui che gli altri componenti dei Neoborg erano stati sicuramente i più danneggiati dalla sfida Justice 5, ma ora erano nuovamente lì, pronti per il nuovo campionato mondiale, e pronti significava vincere. L’ultima volta si erano classificati secondi, ma questa volta sarebbe stato diverso. Avrebbero dimostrato al mondo intero chi sono i campioni, lo dovevano a Mosca, ai bambini del monastero, ma soprattutto al loro coraggio. Non si erano mai persi d’amino, durante quegli anni bui e tetri, in cui avevano vissuto con affianco la morte in persona.  

- Certamente – pensò il capitano della squadra russa, - i ragazzi non sono ancora del tutto guariti, Boris ha ancora difficoltà a muovere gli arti, la mia testa è ancora debole, Serghiej non ha raggiunto il suo livello ottimale, ma è Kai a preoccuparmi…la sua schiena mostra ancora qualche problema, ma fortunatamente potrò contare su un valido aiuto. Sorrise al solo pensiero. Se per venerdì dovremo essere in Finlandia sarà meglio sbrigarsi con i preparativi. Detto questo Yuri si diresse verso la palestra dove il suoi compagni si stavano allenando.

 – C’è un nuovo campionato e quindi si parte fra quattro giorni…allora che ne dite? – disse con un tono che voleva sembrare impassibile non appena fu entrato nella grande stanza dove c’erano due sole persone che si stavano allenando. Storse il volto quando se ne accorse.   

- La tua era una domanda o un ordine? – chiese il solito Boris mentre stava sollevando dei pesi.

- Vedila un po’ come ti pare – si limitò a dire il rosso volgendo lo sguardo da un’altra parte.

- Il nostro solitario dov’è? – chiese il capitano non vedendo il blaider dell’aquila rossa nella stanza.  

- Secondo te? Lo sai che lui è un’anima libera, incapace di rimanere fra queste quattro mura – disse una voce che non stupì il rosso. – Già… ormai ti conosco Kai – si disse il rosso guardando verso la finestra.

 

Cavalcare Fiamma era sempre piacevole, aveva su di lui un effetto benefico, e anche se la dottoressa del monastero gli aveva espressamente ordinato di evitare di cavalcare a lui non importava. Gli piaceva correre con Fiamma attraverso la fredda steppa russa, passando per le foreste cristallizzate e vicino al piccolo laghetto nascosto nel folto della foresta.

Kai scese da cavallo stendendosi all’ombra di un grosso albero mentre la cavalla dal pelo nero come la notte nitriva poco distante dal suo padrone. Il ragazzo chiuse gli occhi lasciando che un delicato vento gli scompigliasse i capelli argentei, facendoli danzare secondo una melodia percepibile solo se si ascoltava con attenzione la voce del vento. Era piacevole, dopo un’intera mattinata passata ad allenarsi fermarsi per sentire il vento e cercare di dare sfogo ai propri pensieri. Da quando l’aveva saputo la sua mente non aveva fatto altro che rimuginare sullo stesso argomento: il nuovo campionato del mondo di Beyblade. Tuttavia c’era qualcosa che non gli era chiaro: “perché andare ad Helsinki, cosa centrava la capitale finlandese con la BBA, che aveva sede in Giappone? E poi perché tutto questo mistero? No c’era sicuramente dell’altro, era un sesto senso a dirglielo. Comunque a lui alla fine non importava se ci fossero stati altri motivi, lui doveva preoccuparsi di battere tutti i suoi avversari, in particolare Takao, con lui aveva ancora una partita in sospeso. Non sapeva se ci sarebbero stati anche Garland o Brooklyn, ma tutto sommato gli era del tutto indifferente, avrebbe disintegrato chiunque si sarebbe frapposto fra lui e la sua tanto agognata vittoria. – Niente mi fermerà…niente.    

 

“Allora siamo pronti? Avete ben chiara la nostra missione o no? – Ozuma si rivolse ai suoi compagni con voce seria e autoritaria. – Siamo qui per fare il nostro lavoro e lo faremo bene, non possiamo fallire, siamo intesi?! – la voce del capitano degli Scudi Sacri riecheggiò nella stanza del grande magazzino abbandonato, dove i suoi amici lo ascoltavano con attenzione. La missione era rischiosa, pericolosa, ma loro non si sarebbero fermati, dovevano fare ciò per cui erano stati convocati, e questa volta non ci sarebbero stati incidenti, nessuno doveva soffrire…

- Siamo con te capitano, vedrai che andrà tutto bene – rispose Dunga mettendosi una mano sul cuore in segno di fedeltà.

- Si, e mi raccomando niente coinvolgimenti sentimentali, mi sono spiegato? – disse Ozuma volgendo lo sguardo verso l’unica ragazza del gruppo che stava fissando con occhi spenti il suo bey. – Mi sono spiegato Mariam? – ripeté il giovane avvicinandosi alla ragazza dai lunghi capelli blu come l’oceano e dagli occhi verde smeraldo. La giovane si limitò ad un cenno del capo, cercando di nascondere il viso rigato di lacrime ormai prosciugate con i suoi capelli scuri.

- Bene, perché sai che potrebbe essere pericoloso. Teniamo gli occhi ben aperti – finì Ozuma lasciando la stanza seguito da Dunga e Jessie che si stavano dirigendo verso l’aeroporto. – Oh Max… - disse in un sussurro strozzato la giovane prima di allontanarsi insieme ai suoi amici.

 

“Come sono sciocchi questi umani…si interessano per uno stupido gioco fatto con delle trottole in plastica e metallo, ridicolo!” – disse l’essere che si era appena materializzato vicino ai suoi compagni sull’alto O’Connell Bridge di Dublino.

- Beh di che ti stupisci, questi sono umani, esseri inetti e volgari, ma comunque non ti devi preoccupare, perché presto questo mondo sarà nostro – rispose una ragazza di una bellezza demoniaca, con una lucida pelle ambrata, con degli splendidi occhi vermigli e lunghi capelli lisci neri. La giovane indossava un corto top a monospalla nero intrecciato da dietro, con un paio di leggins neri e una minigonna dello stesso colore. La sua voce, suadente e maledettamente incantatrice donava alla sconosciuta un aspetto assolutamente provocante e irresistibile.

- Sarà come dici tu Samantha, ma mi spieghi come faremo a partecipare al torneo se non sappiamo neanche lanciare queste cose di plastica! – si intromise una terza voce, che aveva le sembianze di un giovane alto e perfetto in ogni sua cellula: un dio lo si sarebbe potuto apostrofare; alto biondo con gli occhi glaciali e una voce fredda come l’inferno ghiacciato dal quale provenivano.

- Non ti agitare troppo Ares, chi ti dice che non li sappiamo usare? Con la magia saremo i migliori in assoluto, anzi ti dirò di più, decideremo noi le sorti degli incontri, infatti grazie al nostro potere speciale nessuno ci batterà. – sentenziò la quarta e ultima figura del gruppo, una ragazza dai corti capelli ramati che indossava un completo simile a quello dell’altra sua compagna, ma di colore blu notte.

- Astra ha ragione, e comunque noi non siamo qui per fare i campioni, ma per compiere la nostra missione. Questa volta vinceremo noi. Le pietre saranno nostre e con loro questo mondo! – finì il ragazzo dai capelli castano scuro che si era materializzato per ultimo.

 

 

Spesso quando le cose accadono si dice che è colpa del destino, e questa volta il destino aveva deciso diversamente per i nostri giovani blaider. Quello non sarebbe stato un comune campionato, e avrebbero imparato che il destino sono le persone stesse a scriverselo giorno dopo giorno

 

 

 

 

 

 

Un grazie particolare va a Lirinuccia e Lexy90, che sono state le prime due persone a lasciare un commentino…Grazie 1000! 

E ovviamente un grazie va a tutti voi che avete letto la storia (bravi avete avuto coraggio) Hihihi…cmq spero che continuiate a seguirmi!!!!  Bye!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  
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