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Autore: miss dark    25/10/2009    7 recensioni
Lisa, una normale persona insoddisfatta di sé, del proprio lavoro e della propria vita, maniacalmente precisa nell’astratto, ma puntualmente disordinata e ritardataria nel concreto, apre gli occhi al rumore della sveglia; li richiude qualche secondo dopo. Mentre Lisa sta uscendo, alle 07.14, Fabrizio è svegliato dal caldo ronfare del suo gatto sul petto. Niente sveglia, solo puntuale affetto felino mosso dagli inesorabili morsi della fame.
Due ragazzi ed un libro. Un casuale incontro sulla metropolitana fatto di occhiate fugaci e stupore.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Magari domani

 

 

 

06.37

Lisa, una normale persona insoddisfatta di sé, del proprio lavoro e della propria vita, maniacalmente precisa nell’astratto, ma puntualmente disordinata e ritardataria nel concreto, apre gli occhi al rumore della sveglia; li richiude qualche secondo dopo.

Intorno a lei un ordinato caos di oggetti si riversa su mobili e pavimento; dalle finestre, puntigliosamente sprangate grazie a tapparelle capaci di isolare completamente il dentro della casa, dal fuori della vita caotica e comune, non entra nemmeno uno spiraglio di sole.

Due minuti dopo, il rumore ronzante e monocorde della sveglia riprende ad invadere l’aria ed obbliga Lisa ad alzarsi dal letto, pestare qualcosa di indefinito sul tappeto e dirigersi in bagno per rimanervi tre minuti esatti. Poi alzarsi dalla tazza, bere un bicchiere di latte freddo senza biscotti, così che il mal di stomaco l’accompagni tutto il giorno, lavarsi i denti, la faccia, pettinarsi, perdere minuti preziosi a rovistare nell’armadio per trovare qualcosa di decente da indossare e poi, finalmente, uscire. Vestita con quella gonna e quella maglietta che, cribbio, devo aver lavato alla temperatura sbagliata, perché prima mi stavano da dio ed ora, beh, quel dio è caduto molto in basso.

Ovviamente.

Come tutte le mattine da cinque anni a quella parte.

Ventiquattrenne e già stanca del servilismo impostole dalla società.

 

Mentre Lisa sta uscendo, alle 07.14, Fabrizio è svegliato dal caldo ronfare del suo gatto sul petto. Niente sveglia, solo puntuale affetto felino mosso dagli inesorabili morsi della fame.

La camera di Fabrizio è mediocre, non troppo piena, non troppo vuota, non troppo colorata, ma nemmeno completamente grigia; la sua casa non è né troppo grande né troppo piccola; la sua carriera stenta a sollevarsi, ma non è poi messa tanto male e i rapporti con i colleghi sono accettabili, normali.

Il mediocre quadro della mediocre vita di una mediocre persona, soddisfatta della propria mediocrità. Una persona da nulla, assolutamente ignorabile.

Eppure c’è quel gatto rosso, quell’enorme gatto rosso che qualche mese fa ha trovato nel cassonetto dell’immondizia; ecco, c’è lui, Maestà, che ora ha bisogno che Fabrizio si alzi e gli dia da mangiare. E Fabrizio, quindi, si alza. Magari anche col sorriso a fior di labbra. Forse ha sognato Valentina, quella notte, mentre guardavano l’ennesimo film al cinema, baciandosi nelle scene sempre uguali, facendosi le solite battute. Valentina, fidanzata dall’età di quattordici anni e, forse, fra qualche anno, moglie. Eppure sì, va bene così.

Per cui, arrivato in cucina, Fabrizio mangia assieme al gatto, legge il giornale dell’anno prima (perché gli piace ricordare ciò che in quella precisa data succedeva al mondo l’anno prima) e poi va in bagno, non si fa la barba, perché poi, tanto, se la dovrebbe rifare due giorni dopo, si veste con gli stessi abiti del giorno prima ed esce.

 

Sono le 07.42 Lisa è sulla metropolitana e sta leggendo un libro.

E intanto ripensa agli anni del liceo, quando non c’era ancora la metropolitana e a scuola si andava insieme, con gli amici, che riuscivano a strapparti un sorriso anche se, magari, pensavi che non ce ne fosse la minima possibilità.

Ripensa agli amici e vorrebbe commentare con qualcuno il libro che tiene tra le mani.

E allora inserisce il segnalibro, che lei stessa ha fatto quando andava alle elementari, ed alza lo sguardo, spostandolo lungo il corridoio affollato, in mezzo ai cappotti della gente, oltre i loro strani cappelli, tra le borse della spesa di quelle anziane signore che potrebbero proprio evitarsi la levataccia. E lo sguardo indugia un po’, invidioso e affamato di sonno, sul loro viso sorridente, sulle loro labbra che si muovono veloci per pronunciare parole rivolte alle coetanee mattiniere o alle ragazzine che non sono proprio più come quelle di una volta.

Ma non incrocia lo sguardo di nessuno, nessuno che possa avervi scritto dentro “Sì, anche io sto leggendo quel libro!”, e allora riabbassa il proprio, toglie il segnalibro, lo stringe tra le mani, un po’ per consolarsi e un po’ per forza di abitudine, e riprende a leggere, amareggiata.

 

Alle 07.45, Fabrizio scende le scale della metropolitana e ripensa al sogno, con quella Valentina che c’era sempre stata, quella Valentina con cui non ha né segreti né misteri, né ha voglia di averne. Valentina, che può essere considerata un mobile antico e di poco conto nella casa della sua vita, arredata poco e male, con scelte troppo prudenti e nessuna voglia soddisfatta. La solita, vecchia vita, il cui solito vecchio punto fermo è una ragazza un po’ bruttina di cui lui si interessa molto poco. Si rende conto di essere un po’ stanco di lei. Se ne rende conto, ma fa finta che non sia così e tira fuori dalla tracolla verde militare un libro.

Si appoggia alla parete fredda e liscia della metropolitana e prende a leggere, isolandosi dal mondo, come sempre aveva fatto, sin dall’infanzia, che aveva trascorso da solo, scaraventato tra una madre troppo impegnata dal lavoro ed un padre indifferente alla sua presenza. Isolandosi dal mondo, ma, al contempo, desiderando che qualcuno rompa quell’isolamento e gli chieda sorpreso “Anche tu leggi questo libro?!”.

Però nessuno lo fa. D’altronde, nessuno aveva mai aperto la porta di camera sua, nemmeno quando lo aveva sentito piangere per la solitudine, o parlare con se stesso, senza nemmeno un amico immaginario a cui affidare i propri pesi.

E rimane così, avvolto nella propria sconsolazione, finché non arriva il metrò.

 

07.47

Il treno si ferma alla stazione a cui deve scendere Lisa, ma la vettura è così affollata che prima di riuscire ad intravedere la porta, la ragazza è già passata in mezzo ad una ventina di persone e deve ancora farsi breccia nel gruppo di ragazzini che la separa da essa.

Per cui, in uno slancio dettato dall’angoscia per gli spazi chiusi, li supera e raggiunge, finalmente, la porta. Forse lo slancio era troppo forte, però, perché Lisa finisce per sbattere contro un ragazzo che avrà più o meno la sua età e che regge un libro in mano.

Si sofferma ad osservare il volto del ragazzo che l’ha salvata da una caduta sullo sporco marciapiede della stazione sotterranea, ne osserva lo sguardo, la bocca, poi si concentra sulle mani, forti e grandi, calde, al contrario delle sue (senza guanti nonostante sia inverno inoltrato), strette sui suoi fianchi per sorreggerla.

Poi abbassa ancora gli occhi e intravede la copertina di un libro e, per lo stupore, lascia cadere la propria borsa, da cui esce il libro che aveva appena chiuso.

 

07.47

Un treno, stracolmo di persone, si ferma alla stazione.

La porta è proprio davanti a Fabrizio, così che lui non debba spostarsi nemmeno di un passo, se non in avanti, per entrare. Ma ecco che una ragazza, anche piuttosto carina, forse dall’aria un po’ troppo ansiogena, ma comunque particolare, interessante, gli finisce addosso. Un mare di capelli rossi e ricci investe il viso del ragazzo. Profumano di novità, di boccata d’ossigeno, di sangue che freme: sente di potervi respirare l’anima, sua e di quella sconosciuta.

E poi le braccia, così esili, delicate, fragili, strette alle sue per assicurarsi di non cadere.

Credi proprio che ti farei cadere, ragazza-misteriosa-dalla-splendida-essenza?

Si accorge che anche lei lo sta fissando, studiando e che, non appena pone i suoi occhi sul suo libro, lascia cadere una borsa da cui ne esce un altro, probabilmente molto vecchio, data l’usura.

Ma, ehi…

 

Anche tu?!

 

Solo che, sai com’è, sono già le otto meno dieci e io devo essere a lavoro per le otto in punto.

Forse ti rivedo domani, magari anche dopodomani, che fretta c’è?

E allora si alza, raccoglie la borsa e prosegue lungo la sua strada, stringendo al petto il libro ed annusando il profumo di quello sconosciuto, impresso nelle pieghe del suo maglione, incastrato ancora nel suo naso.


Già sta andando via, nemmeno mi ha parlato, forse non ha notato che stiamo leggendo lo stesso libro… Ma sì, in fondo non è poi così importante, la rivedrò in giro, poi chissà quante altre ce ne sono. E poi Valentina… Sì, in fondo non importa… Però, sai… Chissà, magari questo libro sta piacendo tanto a lei quanto a me, magari anche lei non è poi così normale come vuole fingere di essere, magari lei è diversa, originale, magari riuscirebbe a vedere in me ciò che nessun altro ha mai notato, in fondo era qualcosa di nuovo, di speciale, gliel’ho letto negli occhi, no?

Però, vedi… Magari lei non si sta nemmeno soffermando sul pensiero di me, magari ha già dimenticato il mio viso, il mio profumo, per cui che senso ha?

E allora sale sul metrò e timbra il biglietto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Assolutamente senza pretese.

Nata da uno slancio d'ispirazione notturna (chissà come mai mi deve sempre tenere sveglia fino a tardi per farsi sentire).

Mi è parsa abbastanza buona ed in fondo ne sono soddisfatta, dato il periodo di siccità inventiva.

Lisa e Fabrizio non esistono, o forse esistono ma non si conoscono, o forse esistono, si conoscono e si amano, ma non sono Fabrizio e Lisa, per cui non chiedetemi (come hanno fatto tutti quelli che hanno letto la storia prima che fosse pubblicata) se si incontreranno o meno. Io lo so, so come li immagino io nel mio futuro per loro, ma non vorrei influenzare il futuro che voi immaginerete per loro.

La fine è volutamente lasciata in sospeso.

Contenta di essere ritornata in carreggiata, ovviamente tra virgolette, spero abbiate voglia di lasciarmi un parere.

A presto o a tardi, comunque a...

  
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