“Auguri Billie. E...Complimenti
sei bellissima” mi
disse Vanessa. Konrad si limitò ad “Auguri
Billie”.
“Gra-grazie” dissi
loro, levando lo sguardo da
Markus.
Vanessa si alzò e venne ad abbracciarmi. Io non mi
mossi, ma ricambiai volentieri il suo abbraccio.
Anche Konrad venne da me e ci scambiammo giusto due baci
sulle guance, poi Vanessa, insaspettatamente, mi accarezzò
una
guancia e mi sorrise, prima di tornarsene al suo posto sul divano.
Markus si alzò e venne da me sorridendomi, così
il mio
cuore rincominciò a prendere il ritmo di un tamburo suonato
male.
“Stai bene?” mi chiese.
Annuii. In fondo stavo bene, ero solo sconvolta, chi se
lo sarebbe mai immaginato?
Si abbassò e mi baciò la guancia, poi mi
abbracciò
dolcemente.
“Sei sempre piccola” mi
disse, a bassa voce,
sghignazzando.
Io lo abbracciai aggrappandomi al suo collo e
nascondendo il viso.
Il mio regalo era arrivato, prima della mezzanotte.
“Dio Markus, non hai idea di
quanto tu mi sia mancato”
sussurrai, in modo che fosse solo lui a sentirmi.
Lui in risposta mi strinse ancora di più a sé.
“Anche tu mi sei mancata,
formichina” mi disse.
Singhiozzai, sperando di bloccare le lacrime.
“Billie sei stupenda, davvero. Mi
ricordavo che tu
fossi bella, ma così non lo avrei mai immaginato”
mi disse,
sincero.
Strinsi gli occhi, sperando sempre che servisse a non
farmi piangere. Ben presto, però, sciolse il nostro
abbraccio e lo
rimpiansi subito.
Guardò l'orologio, mancavano cinque minuti alla
mezzanotte.
“Ti devo dare il mio
regalo” mi sussurrò. Lo guardai, dubbiosa.
“Il regalo non sei tu?”
gli chiesi.
Lui scoppiò in una sonora risata che fece voltare tutti
e vergognare me.
“Non sono così
presuntuoso” mi disse, ridendo.
Gli presi la mano e sorrisi. Era sempre Markus.
“Andiamo di la” dissi,
a bassa voce. Lui annuì.
“Arriviamo subito”
comunicai a tutti, prima di
portarlo in camera mia.
Chiusi la porta e sentii il cuore battere come poco
prima, lui, però, decise di farmi morire completamente. Mi
prese la
mano e mi tirò a se, io gli sorrisi.
“Non mi sembra vero di poterti
toccare” mi disse,
con una faccia triste.
Tachicardia
la chiamavano?
“Nemmeno a me” gli
dissi.
Lui si ricordò di qualcosa e infilò la mano nella
tasca, ne uscì fuori una scatolina.
“Non ti dirò di
chiudere gli occhi, non abbiamo più
tempo per le cose romantiche, purtroppo” mi disse lui.
Mi prese la mano e ci poggiò la scatolina.
“Buon compleanno
Billie” mi disse, sorridendomi.
Lo guardai.
Aprii piano la scatolina.
Rimasi quasi pietrificata.
Nella scatolina giaceva una collanina d'oro bianco, con
un ciondolo a forma di cuore.
Si,
tachicardia.
Sul
ciondolo c'era un'incisione in corsivo: Millie.
Rimasi per qualche secondo a fissarla.
“È l'unione dei nostri
nomi” mi spiegò.
“Markus...
È...È meravigliosa” gli dissi, alzando
poi lo sguardo.
Lui mi sorrise.
“Sono contento. Speravo davvero
ti piacesse” mi
disse, guardandomi dolcemente.
Mancava giusto un minuto alla mezzanotte.
Tolsi la collanina e appoggiai la scatoletta sul mobile
lì vicino.
“Voltati” mi disse,
prendendo la catenina,
sorridendomi.
Mi voltai e spostai la coda di lato e lui, dopo aver
agganciato la collana, prese al volo l'occasione e mi baciò
il
collo, facendomi tremare.
Mi voltai e lo guardai, lui mi prese tra le sue braccia
e mi baciò.
La campana suonò la mezzanotte.
Mentre lo baciavo, le lacrime iniziarono a scendere da
sole, senza controllo.
“Non piangere” mi
disse, sussurrandomi dolcemente.
Io, di rimando, scoppiai, piangendo disperata, così lui
mi strinse a se, cullandomi, dicendo che andava tutto bene.
Dovevo crederci?
“Si, certo” dissi,
sarcastica. Lui mi guardò, scettico.
“Che succede?” mi
chiese.
“Non va tutto bene. Tu ora sei
qui, ma chissà quando
dovrai andartene di nuovo. Non credo di poter sopportare un altro
addio” gli dissi, singhiozzante.
Mi sorrise e mi baciò la testa.
“Usciamo? Andiamo da qualche
parte” mi propose.
Lo guardai. Io ero disperata e lui mi chiedeva
tranquillamente di uscire?
“Va bene, mi devo solo mettere a
posto” acconsentii.
Quella sera, ogni cosa dicesse era legge.
“Sei perfetta
così” mi disse, dandomi un bacio
leggero.
Io sghignazzai, mentre avevo ancora i lacrimoni.
“Immagino...” gli
dissi, sciogliendo l'abbraccio e
asciugandomi le guance.
“Mi aspetti di
là?” gli chiesi, indicando la porta.
Annuì, poi uscì dopo avermi dato un altro bacio.
Andai in bagno e mi levai il trucco sbavato. Mi ricordai
che il primo giorno che ci conoscemmo mi disse che i listoni neri mi
donavano: sorrisi al ricordo.
I tacchi mi stavano distruggendo, però per lui potevo
anche soffrire, perciò decisi di indossarli per uscire con
lui, ma
li tolsi per struccarmi, in modo da dare un po' di tregua ai miei
poveri piedi.
Markus era a casa mia.
Mi era quasi impossibile crederlo, eppure era nella sala
a chiacchierare con mia sorella e mio cognato.
Ripassai l'eyeliner e la matita, poi passai anche il
fard. Subito dopo accesi la piastra e lisciai la frangia che, nel
frattempo, si era leggermente arricciata.
Mi spruzzai il profumo e indossai gli stivaletti;
aggiustai leggermente il vestito e tornai in sala.
Stavano tutti parlando tranquillamente e sorridendo
contenti.
Diana si voltò e mi sorrise.
“Così esci di
nuovo” non era una domanda.
Alzai le spalle e guardai Markus che nel frattempo si
era voltato e mi sorrideva.
Konrad e Vanessa si erano alzati. Uscivano con noi? Mi
ritrovai a chiedermi.
“Grazie per la serata, ci
dispiace avervi disturbato”
diceva Konrad a mia sorella.
Si stavano salutando.
Salutò anche Markus e si avvicinò, prendendomi la
mano.
“Andiamo?” mi chiese.
Annuii, rapita.
Mi voltai verso Diana che mi sorrise.
“Ciao” le dissi,
sorridendo e uscendo dalla stanza,
poi mi ricordai della borsa e della giacchetta, così andai a
recuperarli.
Una volta fuori Vanessa mi salutò e mi disse che era
stata contenta di vedermi di nuovo. Salutai la coppia che se ne
andò.
Si allontanarono abbracciati, scambiandosi qualche bacio.
“Anche per loro è la
prima notte insieme dopo
quell'estate” mi confidò Markus.
Lo guardai e sorrisi.
“Davvero?” chiesi,
sorridente.
Lui annuì. Mi faceva piacere.
“Allora? Dove mi
porti?” mi chiese, abbracciandomi.
“Andiamo al castello.
È illuminato di notte, è
stupendo” gli dissi,dopo averci pensato su, prendendolo per
mano.
Per i primi passi rimanemmo in silenzio, poi fu lui ad
iniziare.
“Ho pianificato tutto questo
circa tre mesi fa” mi
confidò.
Mi voltai.
“Sul serio?” gli
chiesi, sorpresa. Lui annuì.
“Sai l'ingaggio di cui ti avevo
parlato? Quello per il
calcio?” mi chiese.
Io annuii, me lo ricordavo.
“Beh, è andato a buon
fine. Sono riuscito a
guadagnarmi abbastanza per farti la sorpresa” mi disse, prima
guardando a terra, per poi alzare lo sguardo su di me.
“Grazie, paladino Mark.
È tutto...Perfetto” gli
dissi, a bassa voce.
Lui, però, mi sentì comunque.
“Non hai idea di quanto tu mi sia
mancata. E ora che
ti ho qui non riesco a trovare il modo per...Non so neanche io per
cosa” mi disse.
Mentre parlava mi strinse la mano un po' più forte. Era
arrabbiato con se stesso.
“Anche tu mi sei mancato e
stasera è la serata più
bella della mia vita. Beh, fino ad ora almeno” gli dissi,
sperando
di farlo stare un po' meglio.
Lasciò la mia mano e mi abbracciò di nuovo.
Non me lo ricordavo così affettuoso. Erano anche
passati tre anni, a dire il vero. Camminammo più o meno
abbracciati,
ridendo e scherzando come qualche anno prima.
“Guarda, è quello il
castello” gli dissi, indicando
un edificio illuminato da alcuni fari.
Lui mi sorrise e io rimasi con la testa alzata a
guardarlo.
Mi erano mancati i suoi occhioni scuri e i suoi capelli
biondi: era bello, più di quando aveva diciassette anni.
Salimmo la salita che portava al castello, tenendoci per
mano. Da abbracciati avremmo rischiato di cadere.
“Voglio essere sincero con te. In
questi anni sono
stato con altre ragazze, provando a voltare pagina. Con una pensavo
pure di esserci riuscito. Era la prima con cui facevo sesso e non mi
immaginavo te, perciò mi ero leggermente illuso. Forse in
quel
momento non pensavo a te, ma tutti gli altri momenti si, ed era
così
naturale che non mi rendevo conto” mi confidò.
La storia della ragazza mi rivoltò le budella, lui
però
continuò senza badare a me.
“Sai, ho anche creduto di non
essere normale” mi
disse ridendo.
Cercai di riprendere il controllo.
“Perché?”
gli chiesi.
Lui si voltò a guardarmi, finalmente.
“Perché...Beh
perché sei stata la prima. E
nonostante passassero gli anni, mi ritrovavo a pensare costantemente
agli stessi giorni. Per anni, capisci? Poi però Konrad mi
confidò
che era capitato anche a lui. E provò a darmi una ragione
valida per
non credermi pazzo o strano” mi disse, abbassando lo sguardo.
Arrivammo all'entrata del castello, si ergeva in tutta
la sua bellezza e grandezza, poi avendo Markus al mio fianco tutto si
faceva più bello ed emozionante: anche il castello che avevo
visitato un milione di volte.
“Cioè?” gli
chiesi.
Lui si guardò intorno.
“Vieni” mi disse,
tirandomi la mano.
Lo seguii, mi portò su un muretto e si sedette. Io lo
guardai e lui mi fece sedere in braccio a lui.
“Billie...”
provò a dirmi.
Lo guardai.
“Io non sono stata con nessun
altro. Beh, nel senso
che non ho mai fatto sesso con nessuno, oltre te” gli
confidai.
Mi era uscito spontaneo. Volevo lo sapesse.
Lui mi guardò. Era sorpreso, lo avevo capito.
“Ti amo Billie” mi
disse, spontaneamente.
Lo guardai. Neanche io me lo aspettavo questo.
Io però rimasi zitta e lui lo prese come un brutto
segnò, così si agitò.
“Ti prego dimmi qualcosa, dai
segni di vita” mi
disse, per sdrammatizzare. Come suo solito.
Mi avventai sulle sue labbra e lo baciai.
Mi amava. Nonostante non fossi stata l'unica, amava me.
E a me bastava.
Mi allontanai e lo guardai.
“Anche io ti amo
Markus” gli dissi, con le lacrime
agli occhi.
Lui mi abbracciò e io mi appoggiai, accoccolandomi.
“Markus...Quando dovrai
ripartire?” gli chiesi.
“Oh, beh, non lo so.
C'è tempo, io ho ancora un vitto
e alloggio da riscuotere. Penso che potremmo rifare questo discorso
un po' più avanti” mi rispose.
Ero felice. Indubbiamente.
Alla fine aveva scelto me.
“Markus...”
“Si?”
“Sarai sempre il mio
paladino?”
“Sempre”
“Sarò sempre la tua
formichina?”
“Per sempre. Ti amo
Billie”
“Anch'io Markus”
FINE <3
Ecco la ficci completa ^___^ dovete sapere che il nomignolo che Billie ha dato a Markus (Paladino) era dovuta ad una loro litigata, dopo che lui aveva difeso Vanessa. Formichina, invece, è data dalla differenza di "grandezza" dei due: lui dovrebbe essere un ragazzone alto e spesso, un portiere come si deve per intenderci, lei invece una nanetta con crisi per la sua altezza =) mi dispiace un po' perché quando l'ho scritta era il periodo in cui scrivevo nei GdR, perciò è costituito principalmente da dialoghi e non mi piace granché xD
Commenti:
Ro90: si ha decisamente fatto bene, quelle sono il genere di persone che Billie avrebbe evitato a priori, ma si sa che a volte prendiamo una brutta strada ahahah! xDD mi fa piacere che ti sia piaciuta, davvero. Un bacione, a presto ^__^
Grazie anche a chi l'ha messa tra i preferiti/seguite!
Erika <3