~ Tentazioni ~
Le scarpe esposte nella vetrina, nuove,
brillanti. Lei oltre il vetro le guarda ammaliata, le prova. La sua caviglia
ruota leggermente per apprezzarne la perfezione. Non serve tutto questo rituale.
Entrambi sappiamo che sei semplicemente divina. Con o senza quelle scarpe. Ma
entrambi non possiamo fare a meno di fissare quella fibbia che si incrocia
sulle tue dita, quel tacco che oscilla sostenuto dal tuo peso, quella suola
rossa che si nasconde ad ogni passo. Ruoti, la gonna del vestito svolazza
lasciando intravedere l’elastico dell’autoreggente. Istintivamente controllo
che nessun altro oltre a me l’abbia notato. Guardano altrove, fissano ciechi la
realtà di quel negozio senza rendersi conto di quello che si stanno perdendo.
Eppure sei lì, ad un passo da loro. Bella come sei sempre stata. Semplicemente
incantevole. Tu, la regina dell’Upper East Side. Blair Waldorf.
Ed io sono qui oltre una vetrina che
non riesco a varcare, sospirando per un lembo di pelle che vorrei semplicemente
sfiorare. Credevo che sarebbe finita, che l’alcol che scorre nelle mie vene
avrebbe assopito questo fuoco che mi consuma. Invece ogni sguardo, ogni gesto,
ogni minimo frammento di te mi penetra nell’anima e mi tortura. Ti vedo e non
riesco a distogliere lo sguardo, ti penso e non riesco a dimenticarti. Ti
seguo, ti sogno, ti desidero. Qui, ora. Sul divanetto della boutique, catturati
dallo sguardo di tutti, ti farei mia. Perché è quello il tuo posto, perché non
riesco a resistere.
Mi appoggio al muro prima che tu apra
la porta. Scivoli decisa davanti a me, senza accorgerti.
“Credevo ti servisse un cavaliere per
il ballo, non un paio di scarpe.” La mia voce esce decisa dalle mie labbra
prima che la possa controllare.
Ti
volti.
“Chuck.”
Pronunci il mio nome con disprezzo, con
quell’arroganza che sa di odio e di amore, che solo tu puoi liberare. “Credevo
avessi impegni più importanti che pedinarmi.” affermi sfidandomi.
“Mai tentazione è più dolce che progettare
il proprio futuro seguendo gli sviluppi di quello altrui.”
Un sorriso acido si dipinge sul tuo
volto perfetto. I capelli ti cadono in dolci boccoli sulle spalle in contrasto
con il rossetto porpora che ti lucida le labbra. Aggressiva e tenera. Forte e
insicura. Questo sei.
“Un giorno capirai che per ottenere
qualcosa bisogna inseguirla, non limitarsi ad osservarla.” controbatti pronta e
innervosita.
Adoro il tuo modo di tenermi testa, anche
quando non ce n’è bisogno. Come ora che hai la vittoria tra le mani, che qualsiasi
cosa faccia sei già un passo più avanti di me. Mi hai in pugno. E non lo capisci,
o fingi semplicemente, per ingannarmi, per spingermi a dare sempre di più. Ma in
fondo sappiamo entrambi come finirà. Questa sera il vestito che desideravi ti aspetterà
in camera, una limousine scura passerà a prenderti e quando arriverai al ballo un
rampollo dell’alta società ti porgerà la mano. E io dove sarò?
Un passo indietro. Come sono ora.
Mi allontano. Senza dire niente. Tu resti
lì, immobile, spiazzata. Non sento il tuo passo a inseguirmi, non sento le tue parole
a richiamarmi. Non sento niente. Allora mi volto preoccupato, pensando che te ne
sia andata. I miei occhi incontrano i tuoi carichi di rabbia e un sospiro di sollievo
mi alleggerisce il cuore nello stesso istante in cui giro l’angolo e il contatto
si spezza.