Siamo da
circa otto ore in viaggio in treno, ormai
dovremo essere arrivati. Io, Patty, Tamara e Sol ci siamo sedute
insieme nei
posti a quattro e stiamo chiacchierando e cantando le canzoni delle
popolari.
-Ancora non
ci posso credere che dovremo dividere
la camera con quelle arpie di Antonella e Luciana.- esclama Tamara.
-Non dirlo
a me, sai che non le posso sopportare
sin da quando eravamo bambine, ci riempiranno la testa con le loro
sciocchezze
“Oh noi siamo le migliori, noi diventeremo
famose”.- esclamo io appoggiando
Tamara.
-Eh dai
ragazze, non possono essere tanto male,
secondo me finirete per diventare amiche.- eccola qua, Patty, la
persona più
buona che conosca, ma come si può pensare di trovare dei
lati buoni in quelle
streghe o addirittura pensare di diventare loro amiche, mi vengono i
brividi
solo a pensarci.
-Io non
capisco come fai a essere così buona con
certa gente Patty.-
Lei alza le
spalle e sorride. Tamara comincia a
sbuffare, l’argomento l’ha innervosita. Sol si gira
a guardarla con un sorriso.
-Tamara
è inutile che sbuffi, lo sappiamo che sotto
sotto sei contenta di essere finita in quella camera così
sarai in baita con
Fabio.- Noi scoppiamo a ridere e Tamara mette il muso.
-Ma cosa
stai dicendo Sol, a me non piace Fabio,
per niente.-
-Ciao
ragazze, ciao Tamara.-
-Ciao
Fabio.-
La mia
amica arrossisce tanto da sembrare un
peperone e ci guarda in cagnesco.
-Non voglio
commenti.- e noi ricominciamo a ridere.
Arriviamo a
Ushuaia, nella casa affittata è in
periferia, alle cinque del pomeriggio circa. Il sole ormai sta quasi
per
tramontare e devo ammettere che da qua c’è uno
spettacolo stupendo, mi affaccio
a una muretta che dà su un burrone ma dalla quale
c’è una vista magnifica. Da
una parte le montagne imponenti che sembra dominino il mondo,
dall’altra il
mare, che procede infinito verso chissà quali meravigliosi
posti. Non
dimenticherò mai questo spettacolo. Anzi me lo voglio
proprio ricordare, tiro
fuori il mio cellulare super divino e scatto una foto.
-Ehi che
fai Antonella?- faccio un salto per lo
spavento, ero così concentrata che non avevo sentito i passi
alle mie spalle.
-Bruno, che
spavento. Non ti avevo sentito. Sto
fotografando il paesaggio, è stupendo.-
-Non
pensavo fossi tipa da soffermarti a guardare i
paesaggi.- mi dice lui sorridendo.
-Bè
quando sono divini possono anche ricevere la
mia attenzione per un po’.-
Lui si
mette a ridere e mi prende il cellulare
dalle mani.
-Mettiti in
posa, faccio la foto alla divina nel
paesaggio divino.-
Sorrido e
mi appoggio alla muretta. Non faccio una
delle mie classiche pose da superstar, mi appoggio semplice e sorrido,
col
cuore. Bruno ha la straordinaria capacità di addolcirmi.
-Allora
com’è venuta?- domando.
-Stupenda.-
mi risponde lui con tono dolce, e si
avvicina a me per mostrarmi lo scatto.
-Sì
è vero, è venuta bene, eh bè ci sono
io nella
foto.- scoppiamo a ridere.
-Sorridi.-
gli dico.
Prendo il
cellulare, allungo il braccio e lo giro
per farci una foto insieme. Lui mi guarda confuso, poi capisce e
avvicina il
suo viso al mio, prende il cellulare in mano sua, che ha le braccia
più lunghe
e scatta.
Il mio
sorriso, il suo, dietro il mare e la
montagna che si uniscono. Mi sembra la foto più bella
scattata in tutta la mia
vita.
Finalmente
siamo arrivati, io detesto viaggiare in
pullman. Dobbiamo scaricare i bagagli, ma dov’è
finita Antonella? Mi toccherà
andare da sola, la nostra baita è quella più in
cima di tutte. C’è una strada
abbastanza in salita da fare. Prendo il mio trolley, il mio beauty
case, il mio
zaino e la mia borsa grande, tutte firmate Louis Vuitton naturalmente e
mi
incammino con Caterina e Pia. La loro baita è la prima,
quella più vicina alla
casa comune quindi proseguo da sola. A metà salita non ce la
faccio più, dovevo
portarmi proprio tutta questa roba? Mi fermo un attimo per prendere
fiato, ma i
professori scegliere un posto un po’ più comodo
no? Riprendo a camminare, mi
sento tanto un facchino, che schifo.
Nel punto
più ripido della salita cosa incontro
proprio in mezzo al mio cammino? Un sasso che non avevo proprio notato
e che mi
fa inciampare mandando all’aria tutte le valigie.
Atterro
sulla terra di faccia, che figure. Spero
non mi abbia notata nessuno.
-Luciana.-
Mi tiro su
e vedo Gonzalo che ride come un pazzo e
non so perché ma mi metto a ridere anch’io,
effettivamente devo essere stata
abbastanza comica.
-Ti sei
fatta male?- mi domanda dandomi una mano.
-Non credo,
mi brucia un po’ il gomito.- lo piego
per guardarlo e effettivamente me lo sono leggermente sbucciato.
-Andiamo ti
do una mano, tanto io ho solo un
borsone e uno zaino.-
Non mi
ricordavo Gonzalo così gentile, eppure siamo
stati insieme per un po’. Lo guardo meglio, è
diventato anche più carino e
anche se ci siamo lasciati ammetto che gli voglio ancora bene.
-Mi spieghi
a cosa serve tutta questa roba?- mi
dice prendendo il borsone più pesante. Vado per
prenderglielo e portarlo io, ma
mi guarda male e mi fa segno di prendere le altre valigie
più leggere.
-Grazie.-
dico. –ma tu non hai idea di cosa voglia
dire avere voglia di mettersi un vestito e non averlo con te?-.
(Battuta di
Luciana di uno degli episodi intorno al 20).
-No
effettivamente non lo posso immaginare.- ci
guardiamo e scoppiamo a ridere.
Finalmente
arrivo nella baita dove dovrò stare con
Antonella e le sue amiche. Fortuna che c’è Tamara
con me, insieme riusciremo a
sopportarle meglio. Entro nella mini baita, la porta è in
legno, proprio le
classiche casette di montagna, ai lati della porta due vasi di fiori
tanto per
dare un tocco elegante alla casa. Dentro purtroppo è
leggermente deludente.
Nella sala comune vi sono due poltrone e un divano bianchi disposti
intorno a
un vecchio camino e un tappeto e un tavolino. Leggermente spoglia come
sala
comune. Vado nella porta a destra, dove vi è un cartello con
scritto “ragazze”.
La stanza è piccola, ci sono due armadi e quattro letti
disposti uno accanto
all’altro con poco spazio tra ognuno. In fondo vicino
all’ultimo letto vi è la
porta del bagno, minuscolo pure questo, con una vasca che si
può usare anche da
doccia, e tutto il resto che vi è in un bagno, molto
trasandato però, sarà
meglio dargli una pulita prima di usarlo. Torno nella camera da letto e
appoggio le mie valigie nel letto che si incontra appena si entra,
attaccato al
muro, almeno non sarò costretta ad avere come vicine le
divine. Mi butto a
pancia in giù sul materasso, fare quella salita mi ha
stancato tantissimo.
-Vedo che
ti sei già appropriata del letto.-
La voce
dolcissima del mio ragazzo mi fa
sobbalzare.
-Amore,
certo, ti pare che io accetti di dormire
accanto a una divina? Mi sto chiedendo come farò a
sopportarle per una
settimana.- mi lamento. Lui viene a sedersi accanto a me e mi abbraccia.
-Quanto
scommettiamo che finirete per diventare
amiche?-
-Anche tu
con questa storia? Anche Patty lo crede,
ma state diventando tutti pazzi? Non riuscirò a sopportarla,
non ne uscirò viva
ne sono sicura.- dico disperandomi ironicamente.
-Bè
ma amore, io sarò a un muro di distanza da te,
basta che urli e io arrivo.-
Sorrido,
Guido è troppo dolce.
-Ecco,
questa è la parte che più mi piace, il fatto
di averti vicino amore.-
Mi prende e
mi bacia, ci sdraiamo nel letto e
continuiamo a baciarci, sono contenta di sapere che lui è
qua, mi rende tutto
più bello, mi sembra di essere nel posto migliore del mondo
e non in un vecchio
letto scricchiolante.
Ad un certo
punto mi prende e si mette sopra di me.
-Giusy devo
dirti una cosa.- Sto zitta. Siii, sta
finalmente per dirmi che mi ama.
-Io…-
-Oddio
ragazzi, ma per favore, devo dormirci io in
questa camera, le vostre cose le andate a fare da un’altra
parte. Che schifo!-
Antonella,
chi se non lei poteva rovinare questo
momento.
Sono quasi
le dieci di sera, il cibo non era niente
male. Ce lo ha cucinato una cuoca del paese che verrà su e
giù tutti i giorni a
prepararci da mangiare. I professori hanno avuto la brillante idea di
fare una
riunione tutte le sere intorno al fuoco per riepilogare la giornata,
quindi
usciamo e ci sediamo in cerchio per terra, con la disperazione mia e
delle mie
divine perché rischiamo di rovinarci i pantaloni. I ragazzi
accendono un fuoco
al centro per scaldarci. Non pensavamo facesse così freddo,
di notte si abbassa
tantissimo la temperatura. Mi avvicino a Caterina, Pia e Luciana per
scaldarci,
i ragazzi intanto se la ridono, furbi loro si sono messi la felpa
pesante,
mentre noi dei semplici coprispalle. Facciamo prestissimo a parlare
della
giornata di oggi dato che siamo qua da praticamente quattro ore in cui
abbiamo fatto
a tempo solamente a disfare le valigie.
-Bene
facciamo un gioco allora per scaldarci.
Adesso a turno chiamerò una ragazza, questa dovrà
alzarsi in piedi e cantare e
ballare una canzone dell’altra squadra.-
-Ma siamo
pazzi?- domando a mio zio Fito.
-No no e
no, io non lo farò mai.- mi segue Giusy.
-Eddai
ragazze, tanto per animare un po’ la
serata.- cercano di convincerci i ragazzi e quando incrocio lo sguardo
di Bruno
che insiste perché balliamo, non posso fare altro che
accettare.
-Magnifico.
Forza Patty comincia tu.-
E ti pareva
che facevano partire il papero
provinciale.
Nadie pasa
de esta
esquina
aquí mandan las divinas
porque somos gasolina
gasolina de verdad
La mia
bella canzone rovinata così, che tristezza.
Vedo Matias fissare incantato Patty che canta. Vuoi vedere che
finiscono per
fidanzarsi quei due. Ah il mondo va proprio a rovescio.
Patty
chiama Caterina che inizia a cantare.
Quiero que
cuentes
conmigo
adonde vallas te sigo
nosotros somos amigos
amigos del corazon.
Sorrido a
Caterina, non poteva che migliorare
questa canzone cantata da una divina, certo se la avessi cantata io
sarebbe
stato ancora meglio, ma mi accontento.
Caterina
passa a Tamara.
Quiero,
quiero bailar yo quiero
quiero, quiero
quiero cantar, yo quiero
quiero, quiero
Mio
fratello la guarda incantato. Si bè Tamara non
balla male, ma andiamo, è una mia canzone, resta divina lo
stesso. Tamara passa
la palla a Luciana che è un po’ incerta su che
canzone fare, io ho già deciso,
l’unica canzone delle popolari che mi piace un sacco. Poi
Luciana comincia.
Ay, ay
amor, ay, ay amor
Lo sientes tú, lo siento yo
Y si no sientes lo que yo espero
Esto será como un sueño
Serás mi sueño de amor
Ogni volta
che qualcuno canta, tutti quanti
battiamo le mani o cantiamo pure noi in sottofondo. Luciana si muove
bene al
ritmo di questa canzone. Dopo di lei va al centro Giusy.
No me
vengas con
un tango lloron
que yo necesito ritmo
porque hay musica en mi corazon
y a mi no me da lo mismo
No me vengas con un tango lloron
porque es muy fuerte
aja y si alguna vez te mire
fue porque tuviste suerte
Ci alziamo
tutti in piedi a ballare, è molto
ritmata questa mia canzone, penso sia la migliore, eh bè
l’ha scritta la
migliore. Ci stiamo proprio scaldando, forse mio zio ha avuto una bella
idea.
Finalmente
tocca a me. E stupendo tutti parto a
cantare una canzone di Patty.
Y ahora
qué, qué
haré con tus recuerdos
Y ahora qué, no volverá jamás el
tiempo que pasó
Y ahora qué, el mundo sigue andando
Yo estoy aquí llorando, llorando por tu amor
Y ahora qué, no hay luna, no hay estrellas
Y ahora qué, tu nombre de la arena se borró
Y ahora qué, van calmar mis penas
Las cosas que vivimos las dejo en un rincón
Incrocio lo
sguardo di Bruno, che mi sorride e
continuo a cantare e ballare con più energia,
finchè la canzone finisce e posso
tornare a sedermi.
Ammetto che
mi sono divertita a fare questa specie
di gioco. Strano che io la divina per eccellenza la penso
così. Sarà l’aria di
montagna. Ormai saranno le dieci e mezza, alle mie spalle
c’è un bosco, o
meglio una macchia scura visto che è sera e qua in montagna
è tanto buio. C’è
un clima quasi spettrale.
-Bene
ragazzi è l’occasione giusta di raccontare
una bella storia dell’orrore, nessuno di voi ne conosce?-
domanda Barcaroli.
-Io si.-
-Aaaaaaaaaah!-
Iniziamo
tutti quanti ad urlare quando sentiamo una
voce dietro di noi.
I due
professori scoppiano a ridere.
-Ragazzi
è Paolita, la nostra cuoca.-
Tiriamo un
sospiro di sollievo. Anche se quella
cuoca ha una faccia che non mi piace, troppo seria, capelli poco
curati,
vestiti idem, starebbe bene con le popolari.
Si siede in
cerchio con noi e comincia a raccontare.
-Una storia
gira in questo paese. Circa vent’anni
fa, giù in paese venne brutalmente ucciso un potente signore
del luogo. Era
solo in casa, il corpo fu trovato qualche giorno dopo dentro la sua
cassaforte
al posto del suo denaro. I tre malviventi che lo uccisero e lo
derubarono
furono catturati subito, avevano lasciato troppe tracce, nessuno sa che
fine
abbiano fatto, sono stati mandati in un carcere lontano da qua, ma un
vecchio
pastore che abitava qua vicino raccontò di avere visto i
malviventi qualche ora
dopo il furto venire in una di queste baite, nacque quindi la leggenda
che i
soldi erano nascosti qua. La polizia cercò dappertutto, ma
il bottino non fu
mai trovato, quindi diedero del pazzo al vecchio pastore e archiviarono
il
caso. La leggenda dice però che presto i fantasmi dei tre
banditi torneranno a
prendere il denaro e non avranno pietà di nessuno, chiunque
occupi la baita contenente
il bottino, sarà eliminato.-
Un silenzio
surreale segue la leggenda della cuoca.
Di solito non mi spavento facilmente e non do peso a queste cose,
insomma sono
Antonella la divina, la migliore, le storie di paura non sono roba per
me.
Ma allora
perché questa mi ha messo i brividi? E se
la leggenda della cuoca dei tre fantasmi che tornano a prendere il
bottino
fosse vera?
Fine
capitolo.
Ciao a
tutteee…mi è venuta voglia di pubblicare
anche il secondo capitolo=).
Allora
ringrazio di cuore marzica, girlstar,
bulma4ever( allora, Nicolas e Emma devono ancora arrivare entrambi,
diciamo che
succede prima del loro arrivo la storia, e ho voluto cambiare pairing
con
Antonella perché ti spiego: apprezzo ancora le niconella, ma
non mi piace come
hanno fatto finire questa coppia nel telefilm, dovevano darle
più importanza,
mi ha deluso diciamo!=) spero mi seguirai lo stesso, baci) e
Ashleyily95 (Ciao
caraa, da quanto tempo=)).
A presto.
Gaia