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Autore: Akemichan    10/06/2005    4 recensioni
Commedia scolastica (almeno all'inizio). Cosa potrebbe succedere se una ragazza senza alcun potere magico (o almeno consì sembrerebbe a prima vista) si ritrovasse nel corpo lo spirito di un antico Faraone di nostra conoscenza?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Nuovo personaggio, Seto Kaiba, Touzoku-ou Bakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’aria della mattina era leggermente più fresca del precedente e faceva venire la pelle d’oca alle gambe delle giovani student

Martedì

 

 

L’aria della mattina era leggermente più fresca del giorno precedente e faceva venire la pelle d’oca alle gambe delle giovani studentesse che, vestite con le loro belle divise blu, camminavano compostamente sul marciapiede, le cartelle che dondolavano tra le mani o appese alle spalle. Il rumore del loro chiacchierare vacuo era spesso coperto dal rombo del motore delle automobili che si muovevano nella strada, sole e cupe. In mezzo a quel buio, la scuola, dietro la quale si vedeva spuntare il cerchio dorato del sole, sembrava l’unica ancora di salvezza per le anime perse. Il viale ordinato e silenzioso venne invaso da un’orda di ragazzi e ragazze, per niente preoccupati di poter in qualche modo rovinare quell’aura quasi arcana che si era creata, tra il vento che soffiava dolcemente nelle aiuole.

 

«Etchì» starnutì leggermente Miyon, posando una mano sulla bocca. «Accidenti, ho preso il raffreddore…» Tirò davanti la cartella per recuperare un fazzoletto.

 

«Salute» disse Yami, senza apparire. Non aveva intenzione di disturbarla anche quel giorno.

 

«Che se ne va» aggiunse lei scontrosa. «Tutta colpa tua, che mi hai fatto prendere freddo ieri sera»

 

«Non sapevo che fossi così leggerina…» sbuffò lui. Non aveva voglia di litigare di prima mattina.

 

«Cosa ti succede?» Miyon sistemò la sua cartella marrone anche sull’altra spalla, mentre le sue compagne la superavano per unirsi al fiume degli altri studenti.

 

«Niente» rispose Yami immediatamente.

 

«Non mentire» ribattè lei, cambiando tono di voce. «Tu sei dentro di me, quindi posso sentire i tuoi stati d’animo» Poggiò una mano sul petto «Sei triste»

 

«Un po’, forse» ammise lui. «Mi manca il mio partner» La notte precedente, infatti, si era reso conto per la prima volta della situazione, come se si svegliasse da un lungo sogno. Yuugi era importante per lui e non avrebbe mai immaginato di potersi trovare in un altro corpo, come invece era successo. Pensava anche a lui: chissà come stava, senza avere sue notizie! Avrebbe voluto andare subito da lui, ma non poteva, lo sapeva molto bene. Non avrebbe dovuto dirlo a Miyon, perché lei avrebbe potuto fraintendere.

 

Invece Miyon sorrise. «Allora dovrò darmi da fare, per essere degna di lui»

 

«Che intendi?» La ragazza si fece largo a gomitate tra tutta la folla vociante e si sporse sulla strada, agitando la mano per richiamare l’attenzione del pullman arancione che veniva nella sua direzione, solo come tutte le altre automobili. Una volta che le porte automatiche si furono aperte con un rumore metallico, salì velocemente saltando gli scalini in gomma nera, incurante degli sguardi curiosi che i ragazzi le tiravano distrattamente. «Che stai facendo?!»

 

«Oggi forchiamo!» annunciò allegra Miyon gettando senza cura la cartella sul pavimento sporco dell’autobus e accomodandosi con un balzo sulla sedia più vicina, quella che sembrava ridotta meglio. Il resto del pullman era praticamente deserto. «Conosco una sala giochi fantastica!»

 

«Tu sei pazza…» scosse la testa Yami, ma gli scappò un sorriso che non cercò in nessun modo di trattenere. «E le lezioni?»

 

«Oggi non ho matematica» alzò incurante le spalle lei.

 

La sala giochi di cui parlava Miyon era la stessa che si trovava nel quartiere di Yuugi. Lui ci era stato molte volte, perciò conosceva a memoria la maggior parte dei giochi. In effetti, era la migliore della città in fatto di ultime novità tecnologiche. Miyon entrò con la cartella in mano, assolutamente tranquilla. Lui, invece, si sentì un poco a disagio per via degli sguardi stupiti che gli altri giocatori, per la maggior parte ragazzi che avevano lasciato la scuola come lei, le stavano tirando. Era ovvio, pensò Yami. Al contrario di loro, Miyon aveva l’aspetto di una brava ragazza, di quelle casa, chiesa e scuola. Mai si sarebbero aspettati di trovarla in un luogo del genere. Invece lui aveva imparato a non stupirsi più di niente.

 

«Giochiamo a questo» Lei si fermò davanti al primo di una fila di videogames, quindi si chinò e dalla tasca laterale della cartella tirò fuori uno dei gettoni, dimostrando di essere una frequentatrice abbastanza assidua, e lo infilò nella fessura. «E’ l’unico in cui non sono ancora riuscita a superare il record di Kaiba»

 

«Dai!» esclamò lui, conoscendo la bravura del suo rivale. Tuttavia, si dovette ricredere vedendo con quanta facilità Miyon riusciva a maneggiare il joystick rosso e i due bottoni verde e giallo, quasi come se fossero terminazioni nervose del suo corpo. Il suo personaggio di muoveva rapido nello schermo, sconfiggendo in un paio di mosse l’avversario. La tattica era sempre la stessa, ma funzionava. «Brava…»

 

«Se ti stufi smetto» disse lei prendendo un minuto di fiato al termine di un altro combattimento.

 

Lui scosse la testa. «Piuttosto, fai giocare un po’ anche me»

 

«Credi di esserne capace?» lo guardò fisso lei.

 

«Lascia fare» sorrise lui mentre gli veniva lasciato il controllo del corpo. In questa occasione, fu lui a sorprendere Miyon, in quanto la sua tecnica non aveva nulla da invidiare a quella di lei.

 

«Accidenti!» commentò lei, vedendo che il punteggio si avvicinava al record di Kaiba. «Noi due potremo vincere le olimpiadi di picchiaduro

 

«Ci puoi giurare!» rise lui.

 

All’improvviso uno dei ragazzi seduti a uno dei videogame più vicino all’entrata, si alzò di scatto e corse verso il fondo del locale, quasi spaventato. Yami alzò lo sguardo dal gioco, mettendo in pausa. Nella sala stava entrando una banda di ragazzi, con a capo uno con la faccia da teppista e da presuntuoso senza alcun motivo. Teneva i capelli biondo canarino su con il gel e si guardava intorno come se fosse il padrone del mondo.

 

«Hirutani…»

 

«Lo conosci?» chiese Miyon mentre lo guardava con un’espressione indecifrabile.

 

«Si» Yami riprese il gioco. «E’ un teppista, ma non vale nulla. Era un ex-compagno di Jono-Uchi, il miglior amico mio e del mio partner e ha fatto di tutto per costringerlo a tornare con lui» Un ultimo colpo di joystick e l’ennesimo avversario venne sconfitto. «Ma gli abbiamo sempre dato delle belle lezioni»

 

Vedendo il ragazzo di nome Hirutani avvicinarsi a loro, Miyon chiese leggermente «lascia fare me» Riprese il controllo del suo corpo.

 

«Bambolina, mi sa che è ora di tornare a casa e di lasciare fare agli esperti» ordinò Hirutani una volta che le fu accanto, guardandola dall’alto in basso.

 

«Bambolina?» commentò Yami arrabbiato.

 

Miyon gli scoccò uno sguardo distratto da sotto le lunghe ciglia nere. «E dove sarebbero questi esperti?» chiese quindi, senza staccare gli occhi dallo schermo luminoso.

 

«Ce li hai davanti, bellezza»

 

«Ah si?» Lei spinse lo joystick indietro, stiracchiandosi. «E’ proprio vero che le apparenze ingannano…» Mise in pausa. «Se sei davvero così bravo, perché non combatti contro di me?» Indicò la postazione a fianco. «Si può giocare in due»

 

«Non ho tempo da perdere coi pivelli»

 

«Dicono tutti così» ribattè secca lei rimettendosi a giocare. «Certo, farsela sotto dalla paura solo per una ragazzina…»

 

«Io…» Hirutani non riflettè nemmeno, infilando il getto nell’altra postazione a afferrando velocemente il joystick. «Adesso vedrai»

 

«Fai giocare me» disse Yami. «Soddisfazione personale»

 

«Accomodati» allargò le braccia Miyon, lasciandogli il controllo.

 

L’incontro durò appena cinque minuti. All’inizio, Yami si divertì solamente a schivare i colpi, per farlo arrabbiare, come infatti avvenne. Non appena Hirutani, seccato, abbassò la guardia con un attacco troppo diretto, lui fece saltare il suo personaggio al di sopra e lo attaccò alle spalle con il colpo speciale, togliendogli la metà dei punti vita. Quindi, mentre l’avversario era ancora a terra, lo colpì ripetutamente fino a togliergli anche ciò che era rimasto. Game over.

 

«Scarsino…» mormorò Miyon guardandolo amabilmente.

 

«Razza di…» iniziò Hirutani avvicinandosi pericolosamente.

 

«Fa attenzione» la avvertì Yuugi.

 

Miyon annuì, quindi si spose in avanti, afferrando il braccio che Hirutani tendeva verso di lei, e lo colpì con una ginocchiata, lasciando agitare la gonna blu sopra le sue cosce. Hirutani si piegò in due dal dolore. «Il punto debole dei maschi» sussurrò lei, mentre Yami si voltava dall’altra parte, massaggiandosi la fronte ma lasciando trapelare un sorriso dalla bocca carnosa.

 

Vedendo che la situazione volgeva al brutto, il gestore del locale si avvicinò, come una massaia che si prepara a togliere i panni prima della pioggia. «Ragazzi…» iniziò, con lo sguardo spaventato rivolto soprattutto agli amici di Hirutani, ancora a terra, tenendosi la parte ferita con entrambe le mani.

 

«Io non ho nulla da rimproverarmi» intervenne subito Miyon. «Hanno iniziato loro. Soprattutto, sconsiglio a tutti di avvicinarvi» Si toccò la divisa. «Come avrete capito, faccio la Sasaki. I miei genitori sono i titolari del più importante studio legale di Domino e sarebbero molto contenti di sbattervi tutti in riformatorio per i prossimi cent’anni» Si chinò a terra per riafferrare la cartella, stando ben attenta a non scoprire nuovamente le mutandine, e si avviò verso il fondo del locale, mentre tutte le persone si scostavano per farla passare, come il Mar Rosso con Noe. «Facciamo un gioco di rally?» disse piano rivolta a Yami.

 

Lui stava ridendo. «Sei una grande…»

 

«Niente di speciale…» Lei si trattenne dal scoppiare in una grande risata.

 

«Non mi avevi detto che i tuoi erano impiegati?» domandò poi lui, cercando di riprendersi.

 

«E’ così» Lei si sedette ad un’altra postazione. «Ma loro che ne sanno?» A quel punto, entrambi fallirono il tentativo di trattenere le risate.

 

 

Quando i due ragazzi uscirono dalla sala giochi, l’aria fredda e misteriosa del mattino, che sapeva un poco di film horror, era stata completamente sostituita da una confusione calda e asfissiante. Il sole sembrava più luminoso e caldo del solito, mentre lasciava correre i suoi lunghi raggi attraverso il cielo terso e senza nuvole. Attorno, vi era un gran via vai di automobili e persone, incuranti dell’atmosfera afosa attorno. Questi si lasciavano sfiorare dai raggi solari senza provare il minimo sentimento, al contrario di Miyon che aspirava quel sapore bruciante a pieni polmoni, come se si trovasse in montagna e non ai bordi di una trafficata strada metropolitana. La lancetta corta dell’orologio aveva ormai superato la metà dell’oriente.

 

«Non credevo che al mondo esistessero altre persone come me o come il mio partner, capaci di passare un’intera mattina in una sala giochi» concluse Yami, la cui figura era ancora più trasparente del solito a causa della luminosità dell’aria.

 

«Vedo che la tristezza di è passata» sorrise Miyon, chiudendo la lampo della tasca laterale della sua cartella.

 

«Si…» Lui si sentì un po’ in colpa.

 

«Prima o poi riusciremo a farti tornare da mou hitori no Yuugi, perciò non preoccuparti» lo incoraggiò lei. «Godiamoci questa giornata!»

 

«Hai ragione» convenne Yami. «Comunque, non sapevo che fossi così brava nei videogames. Suppongo sia per questo che vuoi diventare ingegnere elettronico»

 

«Più o meno» Miyon attraversò la strada non appena il semaforo brillò del verde del via libera. «In realtà, questo sogno risale ad un episodio della mia infanzia»

 

«Raccontamelo»

 

Miyon si lasciò perdere fra la folla dei pendolari. «Quando ero alle elementari, ho visto un bambino, ai giardini, che piangeva. Gli si era rotto un gioco, sai, quelli che usavano una volta? Tipo Game Boy, ma con un gioco solo?» Yami annuì. «Era veramente disperato perché era un regalo dei suoi genitori, che erano partiti per un lungo viaggio. Allora ho pensato che sarei riuscita a consolarlo, se fossi stata in grado di ripararlo» Lei guardò il vicolo laterale, in ombra, e lo imboccò. «Solo dopo ho scoperto che i suoi genitori erano morti e mi sono sentita ancora peggio per non essere stata in grado di riparare quel giocattolo»

 

«E’ una bella storia» disse Yami.

 

«Non è vero niente» disse seria Miyon, mentre un sorriso le si allargava sul volto. «Me la sono appena inventata! Voglio fare l’ingegnere elettronico solo perché adoro i videogames

 

Yami scoppiò a ridere. «Sei impossibile…»

 

«Trovi?» chiese lei. «Sai, finisco sempre per essere in colpa per voler fare un lavoro così… inutile come produrre giochi elettronici, quando magari al mondo ci sarebbe bisogno di strumenti medici, cose così. Ma che ci posso fare, se a me piacciono solo i giochi elettronici? Non potrei fare altro!»

 

«Non è così» la contraddisse lui. «Sai, anche Kaiba si sta specializzando per costruire parchi gioco in tutto il mondo. Esistono bambini che non hanno mai nemmeno visto un videogame e lui vuole riparare a tutto ciò. Vuole restituire l’infanzia a chi non l’ha avuta»

 

«Allora in fondo è buono…» dedusse sorpresa Miyon.

 

Yami si mise un dito sulle labbra carnose. «Si, ma non diciamolo in giro. Non vuole che si sappia»

 

«Va bene» rise lei.

 

«Tu vai avanti per la tua strada, chissà che prima o poi non vi incrociate di nuovo»

 

«Non credo, dopo la figuraccia che mi hai fatto fare» scosse la testa lei, agitando al sole i suoi capelli, illuminando le ciocche bionde di riflessi violacei. «Ma non importa. Sarebbe inutile, in fondo, dire “io da sola non posso fare nulla per migliorare la situazione”. In fondo, il modo migliore per prevedere il futuro è costruirselo. Il disfattismo non porta da nessuna parte. »

 

«Sono d’accordo con te» convenne Yuugi. «Peccato che di disfattisti ce ne siano fin troppi, al mondo»

 

Il discorso polemico fu interrotto da un fortissimo odore di hamburger che, aumentato dal caldo del meriggio, penetrava nelle loro narici con forza, costringendoli a respirare più forte.

 

«Il Burger World» disse annusando l’aria Miyon.

 

«Ci lavorava la mia amica Anzu, una volta» raccontò lui. «Poi l’hanno licenziata perché aveva picchiato un cliente maniaco. Mi ricordo che l’avevano anche presa in ostaggio, una volta. Meno male che c’ero io»

 

«Certo che ne hai vissute di avventure, tu…» commentò Miyon ricordando quello che era accaduto poche ore prima con Hirutani. «Gli hamburger non sono cattivi, ma… Io preferisco i cibi tradizionali»

 

«Anch’io!» esclamò soddisfatto Yami, che, di solito, era invece costretto a ingerire enormi quantità di quei panini farciti di carne dalla sconosciuta provenienza. «Sushi?»

 

«Sushi» ribadì Miyon sorridendo.

 

 

Alle quattro di pomeriggio, il caldo soffocante era andato scemando piano piano, rendendo una passeggiata al parco doverosa e piacevole. Seduta su una panchina che dava sull’acqua liscia e verde del laghetto, attraversata solo da leggere increspature per la presenza di cigni, Miyon leccava leggermente il gelato al cioccolato e alla crema comprato al chiosco bianco come il fiordilatte situato nelle vicinanze. Le sue scarpe di vernice disegnavano strani simboli nella ghiaia del sentiero e i suoi capelli, riscaldati dal sole, ondeggiavano leggermente al tempo della sottile brezza, simili alle canne di papiro sulla riva del Nilo. Gli schiamazzi allegri dai bambini coprivano perfettamente i suoi discorsi con Yami.

 

«Era la prima volta che forcavi le stava chiedendo lui.

 

«Si» fu la risposta. «Ma stavo progettando da tempo di farlo, almeno una volta nella vita»

 

«Come mai non l’hai fatto prima?» La figura trasparente di Yami comparve accanto a lei sulla panchina in legno, con le gambe accavallate.

 

«Non c’era nessuno di divertente come te con cui farlo» Questa semplice frase portò le guance di Yami a infiammarsi leggermente come se fossero state scottate dal sole. «Bella giornata, vero?»

 

«Puoi dirlo!» Lui sorrise, posando lentamente la mano sulla sua, che teneva mollemente adagiata sulla panchina. Il desiderio di tenersi per mano.

 

«Che buono…» cambiò poi argomento Miyon, prendendo un altro boccone di gelato al cioccolato. «Solo qui lo fanno così bene, anche se non come in Italia»

 

«E’ italiano il gelato?» domandò Yami, scostando lo sguardo dalle mani.

 

«Si, certo» annuì lei. «Quando sarò ricca, andrò sicuramente in Italia a mangiare un vero gelato. E una vera pizza. Poi in Francia per le crêpes al cioccolato, in Germania per i wurstel e la birra, in Spagna per il cuscus e in Inghilterra… per il tè!»

 

«Ma pensi solo a mangiare!» rise lui.

 

«Oh, … Già che sono lì, poi potrei anche visitare qualche posto…»

 

«Si, per dimagrire i venti chili che prenderai!» Yami scosse la testa, negando a sé stesso che non gli sarebbe affatto dispiaciuto un viaggio culinario nell’antica Europa.

 

«Vuoi un po’?» Miyon porse verso di lui il cono gelato, da cui scendevano le sottili gocce gialle della crema che andava sciogliendosi. Si bloccò, stupita per aver fatto quella domanda stupida. Era stata così bene con lui, che aveva dimenticato la sua natura. Lasciò imbarazzata la sua mano e si alzò, saltellando leggermente. «Abbiamo parlato di me tutto il giorno» disse leccando le gocce di crema prima che le sporcassero la mano. «Adesso dimmi un po’ tu. Come sei diventato un fantasma?»

 

«Oh, … Sono morto» Yami guardò con tristezza la sua mano, con la quale aveva potuto sfiorare solo virtualmente la pelle abbronzata e liscia di lei. Quanto avrebbe desiderato essere nel corpo del suo partner, per poterle parlare come un ragazzo fa con una ragazza.

 

«Dimmi qualcosa che non so» commentò lei polemica, lasciando chiare impronte sulla ghiaia. «La tua morte è un pochino ovvia, come cosa»

 

«Io non ricordo niente della mia vita passata, te l’ho detto» Yami chiuse gli occhi viola e si sdraiò maggiormente sulla panchina scomoda.

 

«Non sia proprio niente niente di te?» Miyon abbassò lo sguardo sulla terra, bagnata delle gocce di gelato che non era riuscita a fermare in tempo.

 

«Una cosa sola…» Yami riaprì gli occhi e la osservò malinconicamente. «C’è una leggenda egizia, secondo cui il diciottesimo Faraone, assieme ai suoi sei apostoli, si sarebbe sacrificato per sigillare il potere oscuro dietro una porta divina. Si prega ancora perché al risveglio della memoria del sovrano non resusciti anche la forza maligna. Ecco, pare che io sia questo Faraone»

 

Alle ultime parole le labbra di Miyon, che prima erano serie e attente, si piegarono in un sorriso. «Tu, un Faraone?» Scoppiò in una risata cristallina che risuonò per tutta l’aria calda. «Ma dai!!»

 

«Perché non potrei esserlo?» si offese lui, piegando all’interno le labbra.

 

«Non so se ti sei visto» Miyon lasciava andare le risate a ruota libera. «Scarpe di vernice, pantaloni di pelle, maglietta attillata, cintura e braccialetti con le borchie» elencò, sempre ridendo. «Più che un Faraone, mi sembri un metallaro»

 

«Grazie per la fiducia» Yami si alzò dalla panchina e scomparve, simile al miraggio di un’oasi nel deserto.

 

Solo a quel punto Miyon riuscì a smettere di ridere. «Ti sei offeso? Yami?» chiamò. «Dai, aspetta. Stavo solo scherzando… Certo, che però…» Rischiò di essere colta nuovamente da un attacco di risa. «Dai, Yami. Yami!» Dall’interno non arrivarono rispose. Come dice un noto proverbio, “finisce in pesce”. Ciò che è stato iniziato bene, spesso termina nel peggiore dei modi.

 

 

 

Note di Akemichan:

In questo capitolo ci sono alcuni riferimenti alla prima serie, che in Italia non è stata trasmessa, e che corrisponde ai primi tredici numeri del manga italiano… Non è nulla di importante, ma se qualcuno volesse delle delucidazioni (anche solo per curiosità se non compra il manga) chieda pura ^^ Sono sempre disponibile… Che aggiungere… Spero che anche questo capitolo vi piaccia! Grazie per averlo letto ^^

 

Reviews:

 

Phoenix: Grazie ^///^ Per la cronaca, penso di pubblicare un capitolo ogni venerdì, se la cosa interessasse ^^

 

Ayu-chan: Hai letto tutto l’altra storia in un giorno solo?! O.o… Dovrei farti un monumento, complimenti… ^^ Spero che anche questa ti piaccia come la precedente, e grazie dei complimenti…

 

Heven: Grazie mille ^///^ ma davvero so coinvolegere nella lettura? Ho sempre pensato il contrario… MI fa piacere che le descrizioni ti piacciano!

   
 
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