Prima di tutto ringrazio Fly89 per avermi aiutato nella correzione degli errori, sui quali purtroppo i miei occhi si chiudono XD.
Come potrete leggere, da questo capitolo in poi si prederà una piega decisamente diversa.
Lo so, mi rendo conto che il primo capitolo assomigliava a quello di Fly89, ma non l'ho fatto volutamente. È stata una semplice coincidenza, lo stesso punto di partenza.
Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura a tutti e grazie a tutti quelli che hanno commentato.
Capitolo 02: Partenza
Come ogni notte, Dark indossò l’impermeabile e andò a fare il suo solito giro per le strade della città.
Sebbene cercasse di concentrarsi a ciò che poteva accadere attorno a lui, non riusciva a togliersi di dosso quella strana sensazione che lo attagliava.
Erano anni che non la sentiva più, e l’ultima volta che l’aveva avuta non ne era derivato nulla di buono.
Ma in quel momento aveva altre preoccupazioni, come quella di impedire agli Heartless e Nessuno di attaccare gli abitanti del suo mondo.
Sapeva benissimo che l’unico modo per fermarli definitivamente era quello di sigillare la serratura, ma trovarla non era di certo un’impresa facile.
E almeno in quel modo poteva rimanere allenato.
E proprio mentre era immerso in questi pensieri, sotto di lui cominciarono ad apparire una decina di creature nere, pronte ad attaccare.
Dark dentro di lui non aspettava altro che quel momento.
Prima che anche solo una di esse potesse avere il tempo di disperdersi per le strade, Dark scese in picchiata, evocando i due Keyblade e, nel giro di pochi secondi, le creature sparirono nella stessa oscurità dalla quale erano venute.
Dark tirò dentro di lui un sospiro di sollievo.
Fortunatamente era stato abbastanza facile, ed era filato tutto liscio.
Fece per far scomparire i Keyblade, quando una luce improvvisa, anche se non potente, lo illuminò da dietro.
Controllando con attenzione che il cappuccio gli coprisse bene il volto, si girò.
Davanti a lui c’era un ragazzo, con in mano una macchina fotografica, che non appena vide Dark girarsi verso di lui, cominciò a scappare.
“C’è l’ho fatta!” disse il ragazzo. “Sono riuscito a fotografarlo! Ora ho la prova che esiste realmente! Guadagnerò un bel po’ di soldi vendendo queste foto ai giornali!”.
Il monologo del ragazzo venne però interrotto da Dark, che volando lo superò e atterrò di fronte a lui, interrompendo la sua fuga.
Dark non fece sparire i Keyblade.
Non aveva intenzione di attaccare il giovane fotografo, ma solo di spaventarlo, in modo da costringerlo a lasciare la fotocamera, e per farglielo capire, gli porse la mano, facendo segno di consegnargliela.
“N-No!” balbettò il ragazzo. “Non posso consegnartela! Questo è il più grande scoop possibile! Non ti permetterò di rovinarmelo!” disse, prendendo coraggio per finire la frase.
Sentendo ciò, Dark capì che con le buone non avrebbe ottenuto niente.
Esaminò velocemente con gli occhi la fotocamera, e usando i Keyblade, riuscì a tagliarla a metà, proprio dov’era conservata la memoria esterna e facendo cadere all’indietro il ragazzo per lo spavento.
A quel punto Dark fece per andarsene, ma il giovane fotografo prese la parte vicino ai piedi dell’impermeabile, costringendolo a fermarsi.
“Sono un tipo molto ostinato! Non ti permetterò di andartene!” disse il ragazzo, facendo un leggero ghigno.
Vedendolo, Dark sgranò gli occhi.
Quel ghigno… era uguale a quello che aveva visto tanti anni fa, e che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Si distolse da quei pensieri e ringraziò il fatto che ormai era in grado di trattenersi dal parlare e dal reagire impulsivamente, perché altrimenti a quell’ora gli avrebbe già tagliato le mani.
Perciò fece l’unica cosa che poteva fare, per impedirgli di toglierli l’impermeabile.
Dosando bene la potenza, assestò un calcio deciso nella pancia del ragazzo.
Non era un calcio forte, ma era sufficiente perché lasciasse la presa.
Purtroppo per Dark, mentre il ragazzo cadeva all’indietro, riuscì a strappare un pezzo dell’impermeabile.
Dark però non poteva fermarsi a recuperarlo, perciò approfittò di quel momento per volare via.
Sapeva benissimo che quello che era appena successo non sarebbe passato inosservato.
Per la prima volta, in tutti quegli anni, c’era una prova materiale della sua esistenza.
Ed era per questo che ora doveva fare di tutto perché fosse creduta solo la fantasia di un ragazzo.
Il ragazzo di quella notte continuava a raccontare a tutti
di come aveva incontrato l’individuo che andava in giro di
notte armato di
Keyblade e mostrava a tutti il livido provocato dal calcio e il pezzo
d’impermeabile.
Di conseguenza ora non si parlava d’altro che di quello.
Quasi tutti i ragazzi volevano sapere di più su quel
misterioso personaggio.
Tutti tranne Dark, che come al solito fece l’indifferente.
“Ehi, Dark! Non t’interessa quello che sta dicendo
quel
tipo?” gli chiese un suo compagno.
“Ti riferisci a quello che sta raccontando a tutti di aver
incontrato quel tizio inesistente che si diverte a distruggere
Heartless e
Nessuno di notte? Perché dovrei dar retta alle stupidaggini
di un ragazzo che
vuole solo un po’ di fama?” rispose Dark.
Per sua sfortuna, proprio in quel momento vicino a lui passò
quel ragazzo, che sentì la sua frase.
“Quindi secondo te mi starei inventando tutto?”
chiese questi,
arrabbiatosi.
“Non lo penso. Ne sono sicuro! E mi chiedo come fanno tutti
a venirti dietro” rispose Dark.
“Perché ho delle prove!” disse il
ragazzo, mostrando il
livido e il pezzo d’impermeabile.
“Tutto qui? Una botta che ti sarai fatto cadendo e un pezzo
di un vestito nero? Che prove inconfutabili.” disse ironico
Dark.
A sentire ciò il ragazzo strinse i denti.
Dark aveva colpito nel segno.
“Ero anche riuscito a fotografarlo, e se non mi avesse
tagliato a metà la macchina fotografica a
quest’ora ci sarebbe una foto a
documentarlo. Lo avevo fotografato proprio mentre impugnava due
Keyblade!”
“Sì, certo. Ed io sono in grado di
volare.” disse Dark,
facendo una risata finta.
“Tu no, ma lui sì! Mi è volato davanti
mentre scappavo, e
alla fine è andato via nello stesso modo!” rispose
il ragazzo.
“Ma ti senti quando parli? Un tipo che vola e che usa delle
armi inesistenti per far fuori dei mostri. La prossima volta inventa
storie più
verosimili, altrimenti corri il rischio di finire in
manicomio.”
A quel punto il ragazzo non riuscì più a
resistere e tirò un
pugno a Dark, mirandolo alla faccia. Pugno che Dark evitò,
anche se solo per un
soffio.
“La verità brucia, eh?” chiese Dark,
senza però rispondere
ulteriormente alla provocazione e allontanandosi.
“Ti sfido!” disse il ragazzo. “Se
riuscirò a dimostrare in
modo inconfutabile che quel tipo esiste, dovrai chiedermi scusa davanti
a tutti
per l’affronto di oggi!”
Dark si fermò. Una sfida… erano anni che non ne
accettava
più una. Da quando…
“Non accetto nessun tipo di sfida.” rispose.
“Anche quelle
dove sono sicuro di poter vincere. Per quanto ne so io, saresti capace
di
ferirti da solo o di travestirti da quel tipo pur di, quindi non
m’interessa.”
e detto questo, si allontanò.
Il ragazzo rimase fermo per qualche secondo, colpito da
quella reazione.
“Se speravi di smuoverlo un po’ con la storia della
sfida ti
sbagliavi di grosso. Dark non è il tipo da cedere alle
provocazioni, e non gli
interessa minimamente se si pensa a lui come un codardo.”
spiegò un altro
ragazzo.
“E devi comunque ammettere che la sua spiegazione dei fatti
è verosimile. Ha saputo dare una spiegazione logica a tutto
ciò che dici di
aver visto e subito, e sinceramente credo più a lui che a
te.”
E così, in pochi minuti, tutti quelli che avevano creduto
alle sue parole ci ripensarono e lo lasciarono da solo.
“Maledizione!” esclamò il
ragazzo. “Quel
tipo mi ha reso ridicolo davanti a tutti… non gliela
posso far passare liscia.” Continuò a bassa voce.
“E
poi… sono sicuro che lui
sappia più cose di quello che dimostra.”
Tuttavia, mentre era intendo ad ascoltarla, senti qualcosa.
C’erano dei rumori che non coincidevano con il ritmo della
musica, e sapendola praticamente a memoria ed essendo essa priva di
parole, era
praticamente impossibile che si fosse confuso.
Utilizzando i suoi occhiali, riuscì a vedere nel riflesso
delle lenti un ragazzo che lo stava seguendo.
All’inizio fece finta di niente, poi all’improvviso
si
fermò.
“Adesso ti diverti anche a inseguire le persone?”
chiese
Dark, per poi girarsi e ritrovarsi di fronte lo stesso ragazzo che lo
aveva
scoperto quella notte, che rimase spiazzato.
“C-Come hai fatto?” chiese questi, sorpreso di come
si fosse
accorto di lui.
“Dovresti fare meno rumore quando cammini, ti si sente
benissimo.” rispose Dark.
“Ok, ma come hai fatto a sentirmi mentre ascoltavi la
musica?” chiese il ragazzo.
“Non sarei tenuto a rispondere, ma in fondo non è
di certo
un segreto di stato. Semplicemente non sopporto la musica ad alto
volume,
quindi lo tengo basso, riuscendo così a sentire anche i
rumori esterni. E come
ti ho detto, non ti sei sforzato più di tanto per nascondere
il rumore che
facevi. E ora dimmi: perché mi stai seguendo?”
chiese.
“Beh… Oggi mi hai fatto fare la figura
dell’idiota, e non
potevo sopportarlo!”
“E con questo? Hai forse intenzione di pestarmi?”
“No. Non sono così stupido da attaccare briga in
questo
modo. Semplicemente sono convinto che tu sia a conoscenza di
più cose rispetto
a quello che dimostri su quel misterioso individuo!”
Dark non mostrò nessun segno di sorpresa, anche se dentro di
lui cominciava a preoccuparsi.
Quel ragazzo stava cominciando a diventare una spina nel
fianco.
“Come ti ho già detto oggi, penso sia solo la
fantasia di
qualcuno, e tu ci sei cascato dentro fino all’orlo. Anche se
hai veramente
visto qualcuno, vedrai che sarà stato qualche stupido
scherzo”
“No!” rispose deciso il ragazzo. “Sono
certo di averlo
visto, come è evidente il mio livido e la mia macchina
fotografica tranciata a
metà. E credo di poter affermare che deve essere uno bravo
con gli oggetti
elettronici, visto che è riuscito subito a individuare
dov’era la scheda di
memoria, distruggendo così anche la foto!”
“Senti, ora mi stai veramente seccando.” disse
Dark. “Lo
vuoi capire che non esiste una persona del genere? Secondo te chi
potrebbe
resistere alla tentazione di diventare famoso, se è davvero
in grado di evocare
dei Keyblade e di distruggere dei mostri?” domandò.
Il ragazzo non rispose subito. “Beh, potrei dire per lo
stesso motivo per cui nei fumetti tutti i supereroi hanno
un’identità segreta:
per non mettere in pericolo i loro cari.”
Dark scosse la testa.
“Tu guardi troppa televisione e leggi troppi fumetti. Eroi
del genere non possono esistere nella realtà. Nessuno
resisterebbe alla
tentazione di diventare famoso.”
“Sarà anche come dici, ma sono sicuro di una cosa:
chiunque
sia, prima o poi riuscirò a fotografarlo e a portare in
salvo una sua foto,
così da dimostrare a tutti che ho ragione, al contrario di
quello che continui
a dire!”
“Per quanto ne so, tu non hai nemmeno visto una persona
questa notte. Se fosse vero, dovresti essere in grado di descriverlo.
Avrà pur
parlato, no?” chiese Dark, sapendo benissimo che non era
così.
“Beh, a essere sincero no… prima mi ha fatto segno
di
consegnargli la fotocamera, ma io mi sono rifiutato, e a quel punto
l’ha rotta.
Posso solo dire quanto era alto, e si avvicinava alla tua altezza. Se
non fosse
per il fatto che se avesse avuto gli occhiali lo avrei notato di
sicuro, potrei
anche dire che sei proprio tu!” disse il ragazzo, facendo una
risata.
Dark cominciava a preoccuparsi sul serio.
Senza volerlo, quel ragazzo aveva scoperto la verità.
E lo aveva incastrato.
Se si fosse allontanato in quel momento avrebbe attirato su
di sé i sospetti, quindi era costretto a continuare la
conversazione.
“Io?” chiese, facendo finta di essere sorpreso.
“Secondo te
io potrei essere quel tipo? Rispondimi sinceramene, secondo te io sarei
davvero
in grado di fare tutte quelle cose che dici di avergli visto fare?
Volare,
saltare, evocare Keyblade… e secondo te non ne
approfitterei, per esempio per
arrivare prima a casa o per sistemare le persone che come te mi
assillano? Poi
non so se qualcuno te l’ha riferito, ma io non ho tutta
quella forza fisica che
invece dovrebbe vantare quel tipo. E non sogno nemmeno di
averla.” Replicò, per
poi cercare di riprendere a camminare, ma venendo fermato nuovamente
dal
ragazzo.
“Dammi un calcio.” disse l’altro, serio.
“Cosa?” chiese Dark, stavolta realmente sorpreso.
“Voglio solo verificare una cosa, tutto qui. Cosa ti costa?
Dopotutto sono io che te lo sto chiedendo.”
“Ma tu hai qualche problema.” rispose.
“Poi io non sono
assolutamente il tipo che va a tirare pugni e calci a chiunque senza un
buon
motivo. E ora lasciami andare. Oggi è stata una giornata
stancante, e voglio
finire i compiti il prima possibile.”
E senza aggiungere nient’altro, continuò a
camminare,
lasciando il ragazzo indietro.
“Strana reazione, per uno che dice di non credere alle
fantasie. Scommetto che mi avrebbe tirato più che volentieri
un calcio, ma non
l’ha fatto...” Mormorò il ragazzo.
“Per di più, dice di non avere forza, ma la
sua corporatura lo tradisce. Mi viene veramente il dubbio che possa
essere lui.”
proseguì, per poi tornare indietro, ma deciso a non lasciare
la faccenda in
sospeso.
Poco lontano, un corvo gracchiò sonoramente.
Sospettava che quel ragazzo non avrebbe demorso facilmente,
ed era probabile che in quel momento fosse fuori da casa sua,
aspettando magari
di vederlo uscire dalla finestra.
Le prime ore passarono senza che nessuno nominasse il
misterioso tipo, e anche quel ragazzo non disse niente.
Tuttavia Dark notò come continuava a fissarlo, come se
stesse aspettando qualcosa di strano da lui.
Fu verso la fine delle lezioni che la situazione precipitò
drasticamente.
Mentre la classe di Dark era impegnata in un compito
scritto, la terra cominciò a tremare.
“Un terremoto!” urlò un ragazzo,
mettendosi subito sotto il
tavolo, imitato poi da tutti gli altri, come prevedevano le regole in
caso di
terremoto.
“Ma va, non l’avevamo capito” rispose un
altro, con ironia.
Ma Dark temeva ben altro.
Quel terremoto stava durando più tempo del normale. Non era
forte, ma ormai era quasi un minuto che continuava senza fermarsi.
Poi improvvisamente, si placò.
“Presto, scappate!” urlò un ragazzo,
correndo per i
corridoi. “Evacuate la scuola, scappate il più
lontano possibile! Stiamo
venendo attaccati da dei mostri!”
Dark spalancò gli occhi a sentire quelle parole.
Non poteva essere.
Gli Heartless e i Nessuno non attaccavano mai di giorno, e
comunque mai in un luogo con tante persone come una scuola.
“Ma cosa sta dicendo quello là?” fece un
ragazzo, uscendo da
sotto il tavolo e andando a guardare fuori dalla finestra.
“Ci sono solo qualche migliaio di esseri neri e bianchi che
stanno marciando verso la scuola.” disse come se niente fosse.
Tutti quanti lo fissarono, senza dire niente.
Passò qualche secondo prima che si rendesse conto di
ciò che
aveva appena visto, per poi rimettere nuovamente la testa fuori dalla
finestra
per verificare.
“Oh mio-” si lasciò sfuggire, prima di
cominciare a
camminare all’indietro e inciampare, cadendo a terra.
“Che cosa succede?” chiese un ragazzo, guardando
come stava
reagendo il compagno.
“C-ci s-sono d-davvero d-degli strani e-esseri lì
fuori!” esclamò
balbettando l’altro.
In pochi secondi, tutti si precipitarono alla finestra, e
come loro anche le altre classi.
Fu questione di qualche attimo.
Il terremoto non aveva spaventato più di tanto, ma ora la
scuola era in preda al panico più totale.
Tutti cominciarono a uscire di fretta dalle loro classi per
scappare fuori dall’edificio scolastico. Tutti tranne Dark,
che rimase
nell’aula immobile a osservare la scena.
“Dark, cosa fai?! Vieni via, subito!” gli
urlò un suo
compagno, prima di scappare.
Lui invece rimase fermo.
Preferiva aspettare che fossero usciti tutti prima di
intervenire.
Non aveva dietro l’impermeabile, per cui avrebbe dovuto
agire a volto scoperto.
“D’accordo. È arrivato il giorno tanto
atteso.” disse, prima
di evocare i Keyblade e partire all’attacco.
“Che cosa succede, Maestà?” chiese
Paperino.
“L’attacco è già cominciato!
Guardate i monitor, ci sono
migliaia di Heartless e Nessuno, tutti nella stessa zona. Devono aver
scovato
il custode!”
“Allora non perdiamo tempo!” disse Sora.
“Se le cose stanno
realmente così, non possiamo perdere neanche un
secondo!”
“Purtroppo ci vorrà circa mezz’ora prima
di riuscire ad
atterrare. Dobbiamo sperare che riesca a resistere fino
allora” disse Paperino.
“Questa volta sono veramente tanti. Chissà se la
fortuna mi
darà un piccolo aiuto… Altrimenti sarò
costretto a usarlo.’ pensò, posando per
un secondo lo sguardo sulla sua tasca.
Ma purtroppo per lui, la fortuna non era completamente dalla
sua.
Infatti non si era accorto che non tutti avevano evacuato
l’edificio.
Lo stesso ragazzo che lo aveva perseguitato il giorno prima
era ancora all’interno, rimasto indietro perché
voleva a tutti i costi
recuperare l’unica prova del suo incontro con il misterioso
individuo.
E fu proprio dopo aver recuperato il pezzo d’impermeabile
che vide uno di quegli esseri correre davanti a lui, verso un punto
specifico.
“Che cosa sta succedendo?” si chiese, andando a
controllare.
E lo spettacolo che vide lo fece congelare.
Davanti alla scuola c’erano centinaia, se non addirittura
migliaia,
di creature bianche e nere, che un appassionato di Kingdom Hearts
avrebbe
subito riconosciuto come Heartless e Nessuno.
E davanti a quell’esercito di mostri, c’era un
ragazzo, che
impugnando due Keyblade, stava eliminando uno dopo l’altro
quei mostri, senza
però ottenere risultati vistosi.
“Alla faccia di Dark!” esclamò il
ragazzo. “Esiste veramente
un custode qui!”
“Vedo che qui quasi tutti sono al corrente
dell’esistenza
degli Heartless e dei Nessuno.” Disse una voce, dietro di lui.
Il ragazzo fece un salto e si girò, per trovarsi di fronte
ad una donna, vestita di nero e con un paio di corna sulla testa, che
riconobbe
subito.
“M-Malefica?” disse sorpreso.
“Allora ragazzo, so che vuoi dimostrare che i custodi
esistono realmente. Ma purtroppo per te c’è un
altro ragazzo che si ostina a
dire che non è così, facendoti fare sempre la
figura dell’idiota. Dico bene?”
chiese Malefica.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
“Sì, è così. Ma Dark
è riuscito a convincere tutti del
contrario…”
“Forse perché non vuole che si sappia la
verità” rispose la
donna.
“Come?” chiese stupito il ragazzo.
“Il custode che sta combattendo adesso, guardalo
attentamente: non lo riconosci?” fece la strega, sorridendo.
Il ragazzo obbedì, facendo come diceva.
Dovette aspettare che il custode si girasse per riuscire a
riconoscerlo.
“D-Dark? È lui il custode?” chiese
incredulo.
“Sì, e nonostante questo ti ha fatto passare per
un idiota e
un matto. Dimmi, ti piacerebbe vendicarti? Se lo desideri, io posso
aiutarti.”
Il ragazzo ci pensò su un attimo.
“Se accetto… mi assicuri che sarò in
grado di batterlo?”
“Certamente.” rispose Malefica, sorridendo
nuovamente e
aprendo un varco oscuro davanti a sé.
Il ragazzo esitò un attimo, ma poi lo attraversò,
seguito
dalla strega.
Dark continuava a eliminare Heartless
e Nessuno senza mai
fermarsi.
Quell’esercito non finiva più, e per quanto lui
potesse
continuare a eliminarli, sapeva benissimo di non poter continuare
all’infinito…
e non voleva arrivare a usare quello.
Ma la fortuna non aveva abbandonato del tutto Dark.
Un rumore proveniente da sopra di lui lo costrinse ad alzare
gli occhi.
E quello che vide fu una delle poche cose che lo sorprese,
anche se per pochi secondi.
Sopra di lui c’era la Gummiship, dalla quale stavano
scendendo tutti insieme Sora, Riku, Kairi, Paperino, Pippo e Re
Topolino, che
atterrarono proprio intorno a lui.
“Sembra che non siamo arrivati troppo tardi.” fece
Sora,
rivolgendosi a Dark.
“Sembra di no, custode della Catena Regale.”
rispose. “Mi
serviva proprio un po’ d’aiuto.”
I cinque custodi dovettero impiegare tutte le loro forze per
riuscire a sterminare l’esercito di Heartless e Nessuno che
li stava
attaccando, ma alla fine riuscirono nel loro intendo.
“Uff… è stata una delle battaglie
più lunghe che ho mai
sostenuto. E dire che ho affrontato anche mille Heartless da
solo.” disse Sora,
facendo scomparire il Keyblade, per poi essere imitato anche da Riku,
Kairi e
dal Re.
“Uff… mi stavo appunto chiedendo quando sareste
arrivati.” fece
Dark, facendo scomparire i suoi Keyblade. “Sinceramente
cominciavo a temere non
sareste più arrivati.”
“Come facevi a sapere che saremmo arrivati, scusa? Non ci
siamo mai visti prima.” chiese Riku.
“Vi spiegherò tutto più tardi. Ma ora
seguite un mio
consiglio: tornate sulla Gummiship e volate via. Vi coprirò
io le spalle e vi
raggiungerò il prima possibile. A condizione ovviamente che
rimaniate
nell’atmosfera.” disse Dark, vedendo che gli
studenti della scuola stavano
tornando per controllare che cosa stava succedendo.
“Perché? Non ci vivisezioneranno mica?”
disse Pippo.
“A voi tre probabilmente sì” rispose
freddo Dark, indicando
il Re, Paperino e Pippo, che si congelarono a quelle parole.
“Che cosa vuoi dire, scusa?” chiese Paperino, che
stava
ancora diventando più bianco di quanto fosse teoricamente
possibile per lui.
“Ora non c’è tempo per le spiegazioni,
ma se non ci
sbrighiamo ad andarcene, faremo tutti una brutta fine.” disse
Dark, alzandosi
in volo.
“Guardate, quello è Dark!” disse uno
studente.
“Sta volando!”
“Com’è possibile?”
“Allora era lui quel misterioso individuo che era avvistato
di notte!”
“Ehi, ma quelli sono…”
Se la scoperta della vera identità di Dark aveva creato
scalpore, quando tutti videro i personaggi che stavano dietro di lui,
tutti si
fermarono e si zittirono.
“Perché ho una brutta sensazione?”
sussurrò Kairi a Sora.
“Non è possibile…”
“Inaudito!”
“Come possono essere reali?!”
Queste frasi si levarono dal gruppo di ragazzi che stava
osservando il gruppo di ‘alieni’.
“Presto” disse Dark. “Salite sulla
Gummiship e decollate.
Restate dietro di me, devo prima passare a prendere una cosa”
E senza rispondere a nessuna domanda, Dark evocò i Keyblade,
pronto a proteggere il gruppo nel caso qualcuno avesse provato ad
attaccarlo.
Quando vide che la Gummiship stava decollando, si alzò ancor
di più in volo, per poi partire a tutta velocità
verso casa, seguito dalla Gummiship
e dagli sguardi increduli di tutti.
Dark arrivò a casa tranquillamente, se non per il fatto che
tutti alzavano lo sguardo verso di lui e la Gummiship.
Vedere nello stesso momento due cose che teoricamente
dovevano essere impossibili era un caso unico.
Dark entrò dalla finestra, e pochi minuti dopo
uscì di
nuovo, ma stavolta con addosso l’impermeabile nero,
dopodiché salì sulla Gummiship,
che decollò immediatamente verso lo spazio, scomparendo alla
vista di tutti.
“Non ti preoccupare.” disse il Re. “Se
era veramente
pericoloso rimanere… ma ci potresti spiegare il
motivo?”
“Già. Prima di tutto, perché indossi
gli stessi vestiti
dell’Organizzazione XIII?” chiese Riku.
“Semplicemente perché mi riconosco in uno di loro.
E tu
Riku, da come avrai capito dai miei Keyblade, dovresti aver capito il
perché.”
“Roxas…” rispose Riku.
“Come fai a conoscere tutto su di noi? E come fai a sapere
dei Keyblade, Heartless e Nessuno?” chiese Paperino.
“Per quanto riguarda te, Pippo e Topolino, su questo mondo
non c’è una persona, e dico una persona, che non
vi conosce.”
“Come scusa?” chiese il Re. “Come sarebbe
a dire che siamo
conosciuti da tutti?”
“Forse dovrei trovare un modo più delicato per
dirlo, ma…
tutti voi, nessuno escluso, siete apparsi su questo mondo sotto forma
di un
videogioco, di un fumetto o di un cartone animato.”
La notizia inizialmente non sorbì nessun effetto e per
qualche secondo nessuno disse niente.
Dark, prevedendo che cosa sarebbe successo, decise di
alzarsi in volo di pochi centimetri.
E come previsto, la Gummiship inchiodò di colpo, facendo
volare tutti verso il posto di guida, tranne Dark, che dato stava
volando,
evitò quella fine.
“Che cosa?!?!” urlarono poi tutti gli altri rivolti
a lui.
“Lo so, è parecchio strano, e forse non avrei
dovuto
rivelarvelo, ma mi piace mettere subito in chiaro le cose.
Probabilmente il mio
mondo è in grado di ricevere informazioni dagli altri, e
alcune persone
rielaborano queste informazioni per scrivere storie, o creare
videogiochi di
successo e così via dicendo. O almeno, questa è
l’unica idea che mi viene in
mente.” rispose Dark, atterrando nuovamente sul pavimento
della Gummiship.
“Quindi tutti noi per te, fino a poche ore fa, non eravamo
altri che personaggi inventati?” chiese Kairi.
“Sì, o almeno così ci hanno fatto
credere. A questo punto mi
vedo costretto a ricredere a molte cose che ho imparato e che davo per
scontato… ma questo lo sapevo fin da quando ho ricevuto i
miei Keyblade.”
“Comunque è strano questo fatto…
teoricamente ogni mondo è
separato da un altro, e non mi è sembrato che voi foste
abituati a vedere Gummiship,
dalle facce che hanno fatto gli altri quando ci hai detto di
andarcene.” disse
Re Topolino.
“Già. A quest’ora
quest’episodio sarà già conosciuto in
metà
del pianeta, e per stasera lo sapranno praticamente tutti. Di me
parleranno
come il ragazzo volante, mentre di voi… se non vi avessero
visto combattere e
poi volare via su una navicella, di sicuro vi avrebbero scambiato per
semplici
ragazzi che volevano fare qualche scherzo. Di sicuro, siamo stati
classificati tutti
quanti come extraterrestri…”
“Scusa se t’interrompo.” fece Sora.
“Ma cosa intendi con
pianeta, navicella, extraterrestri…”
“Ah, già, scusate. Mi ero dimenticato che voi
usate altri
termini. Per pianeta intendo mondo, la navicella, chiamata anche
astronave, è la
Gummiship e per extraterrestri… beh, solo abitanti di altri
mondi, anche se
fino a oggi la maggior parte li credeva di colore verde e
deformati.” Rispose
Dark. “Comunque sia, ormai non posso più fare
ritorno. Sapevo che prima o poi
sarebbe successo. Nel momento in cui sarei stato scoperto, avrebbero
cominciato
a non lasciarmi un attimo in pace, fino a quando non mi avrebbero preso
per poi
tenermi rinchiuso da qualche parte per venire sottoposto a qualche
esperimento…
e lo stesso succederà nel momento in cui io dovessi
ritornare.”
“Quindi sei praticamente esiliato?” chiese Riku.
“Sì.” disse Dark, senza perdere la calma
e sempre senza
dimostrare nessun tipo di risentimento.
“Scusaci. Non immaginavamo che ti avremmo creato un simile
problema” disse il Re.
“Non sarebbe cambiato niente. Mi avrebbero scoperto lo
stesso oggi. Non sarei riuscito a combattere tutti quegli Heartless
senza
essere riconosciuto, soprattutto perché non ero vestito come
al solito, e cioè
così. Anzi, se non fosse stato per voi, ora sarei costretto
a nascondermi da qualche
parte per non venire preso. Quindi grazie.”
“Beh, adesso cos’hai intenzione di fare?”
chiese Riku.
“Non mi sembra di avere molte
possibilità…” rispose Dark.
“Quindi, se a voi non dispiace, mi unirei volentieri al
vostro gruppo.”
“Beh, per me non ci sono problemi.” disse Sora
“Nemmeno per noi.” dissero insieme Riku e Kairi.
“Concordo. E poi, se il tuo mondo era veramente in grado di
ricevere informazione dagli altri, tu potresti aiutarci in parecchie
occasioni.”
“Se va bene per il Re, va bene anche per noi!”
esclamarono
insieme Pippo e Paperino.
“Grazie. Comunque, per i mondi, vi aiuterò per
quanto mi è
possibile. Non mi ritengo nemmeno lontanamente uno dei maggiori esperti
mondiali.” Disse Dark, per poi andare
all’oblò e osservare per l’ultima volta
il
suo pianeta d’origine, mentre la Gummiship si allontanava
sempre di più.
Istintivamente si portò la mano in tasca.