La canzone i cui versi sono qui utilizzati è 'Vivo per lei', scritta dagli O.R.O.
Salve, vi avverto, potreste rimanerc un po' male leggendo, è abbastanza triste, ma è fatto apposta.
Nell'andare avanti le cose miglioreranno.
Chiedo a tutte le shippatrici di Harry/Ginny di non falcidarmi,
perché questa ff sarà molto contro questa coppia, che
anche a me piaceva una volta, ma che ora non sopporto, perché
Ginny deve stare con draco, Harry le rovinerà la vita, e qui si
vede bene.
Detto questo non mi resta che augurarvi buona lettura.
Basta, non ce la faccio più!
Devo uscire da questa casa!
La casa che tanto a lungo ho amato,
ma che adesso è diventata un inferno.
La vita con Harry che tanto avevo
sognato non è come pensavo.
Dopo tutto quello che è
successo, Harry è caduto in depressione.
Per le perdite che ha subito, per le
troppe responsabilità che gli hanno affibbiato, per la fretta
con cui è stato costretto a crescere, senza potersi godere la
sua infanzia, sempre in corsa, una corsa infinita contro la morte.
E ora che si è fermato, dopo
mille ostacoli, dopo mille cadute, adesso è fermo, ma non
riesce a riprendersi.
Il fiatone dei primi anni, in cui
era felice e voleva godersi la libertà da tutti i pesi, è
stato sostituito da un respiro troppo debole per portare abbastanza
aria.
E in questa situazione ha trascinato
anche me.
Adesso dopo 9 anni di matrimonio non
resisto più. Sto soffocando, mi manca l'aria.
Mi sembra di essere circondata da
Dissennatori.
Tanti Dissennatori, e non riesco ad
alzare la bacchetta per evocare il mio Patrono.
Perché il mio Patrono non
esiste più, non ho più ricordi felici ormai.
Il primi anni con Harry sono stati
meravigliosi, lui era deciso a tirarsi su, a vivere una vita normale,
in quegli hanno abbiamo avuto i nostri tre bellissimi figli. Ma dopo
è morto mio padre, il suo secondo padre, e ha iniziato a
deprimersi.
E adesso dopo 4 anni passati a
cercare di salvare me stessa e i bambini da questo inferno che sta
bruciando tutti, non resisto più.
I bambini sono da Ron e Hermione,
ormai è da tre mesi che si sono trasferiti lì.
Harry è da quando, tre giorni
fa, è morto uno dei suoi auror che è disteso sul letto,
senza mangiare, bevendo solo quando lo costringo, affogando nelle sue
stesse lacrime.
Non so più cosa fare, devo
uscire, per qualche ora, sono mesi che non esco di casa perché
ho paura a lasciare Harry da solo, ma ora devo farlo, sennò
finisco nella sua stessa situazione.
Mi misi il cappotto che mi aveva
regalato per il nostro primo anniversario, presi le chiavi e uscii di
casa.
Montai in macchina e guidai fino al
Westminister Bridge.
Parcheggiai sulla strada lungo in
Tamigi, scesi e salii sul ponte.
Era l'una di notte, non c'era nessuno.
Mi appoggiai alla ringhiera e fissai le
acque scure del Tamigi.
I lampioni lungo la strada e lungo il
ponte si rispecchiavano nell'acqua calma.
Questo paesaggio rispecchia quello
che sento.
Malinconia, una calma innaturale,
solitudine, silenzio.
Un sordo silenzio che rimbomba nella
mia testa, non riesco a pensare.
Un silenzio carico di tristezza.
Tutto ciò che vedevo erano le calme acque scure del fiume sotto di me.
Un nero invitante, in cui sarebbe bello abbandonarsi, lasciarsi trascinare dalla corrente, un letto che ti invita a distenderti, chiudere gli occhi e non riaprirli più.
Mi sedetti sulla ringhiera, le gambe nel vuoto.
Mi dispiace Harry, non vorrei
abbandonarti, ma devo, non posso più rimanere qui.
Ron e Hermione ti aiuteranno.
Io mi butto il queste acque, via da
questo mondo che ha mangiato la tua vita, corrodendo la tua felicità,
come un cancro, un cancro che poi ha preso anche me.
Ti ringrazio per avermi fatto
passare i 5 anni più belli della mia vita, ti ho amato tanto,
e mi dispiace lasciarti, ma non resisto più.
Sentii le ruote di una macchina dietro
di me, una portiera che sbatteva.
Non mi interessava chi era, che cosa
faceva, non mi interessava più niente.
L'unica certezza era il freddo metallo
del ponte sotto le mie mani, e l'acqua sotto di me.
Chiusi gli occhi inspirando
profondamente.
-Addio...- mormorai.
Lasciai la presa, mi diedi una leggera
spinta con le gambe e caddi..
Cadevo nel vuoto, l'aria fredda che mi
sferzava il volto.
L'impatto con l'acqua fu come sbattere
su un piano di marmo, ma non sentivo più niente, niente poteva
scalfirmi ormai, volevo solo andare a fondo.
I miei polmoni si riempirono d'acqua,
bruciavano.
Gli abiti mi pesavano, mi trascinavano
verso il basso.
E io non feci niente per resistere, mi
lasciai affondare, sorridendo lievemente.
Però poi mi fermai, e iniziai a
tornare su, una forza strana mi riportava verso l'alto.
Ma ormai era tardi, non respiravo più,
mi mancava l'aria.
Aprii gli occhi, e l'ultima cosa che
vidi prima di svenire fu in fondo del fiume che si allontanava.
Stavo guidando lungo il Westminister
Bridge.
Al mio amato pub magico “Merlin's
Goblet”, c'erano i miei colleghi pronti a passare una nottata
all'insegna del divertimento.
Ero circa a metà del ponte
quando vidi una macchia rossa e arancio sulla ringhiera del ponte.
Mi fermai e guardai meglio.
C'era una persona, una donna, con
lunghi capelli rossi e un cappotto arancione, seduta di spalle sul
parapetto del ponte.
In una frazione di secondo mi resi
conto di quello che voleva fare e scesi di corsa dalla macchina.
Feci appena in tempo a sbattere la
portiera che lei si era già buttata.
Senza pensare mi precipitai al
corrimano, la bacchetta sfoderata.
La puntai verso la donna che entrava in
acqua in quel momento.
Dopo un attimo di panico gridai:
-Accio maglia!-.
Respirando pesantemente, il cuore a
mille, vidi la ragazza tornare velocemente in su, verso la mia
bacchetta tesa.
Dopo un lunghissimo minuto, me la
ritrovai tra le braccia e la adagia delicatamente a terra.
Era priva di sensi, traeva respiri
troppo deboli e distanziati, ma il cuore batteva ancora.
Le puntai di nuovo contro la bacchetta.
-Anapneo-.
Lei tossì
acqua ripetutamente e tornò a respirare regolarmente, senza
però svegliarsi.
Le asciugai i
vestiti con la magia.
Respirai
profondamente e la guardai.
Capelli rossi,
carnagione chiara, il naso coperto di lentiggini..
Era Ginny Weasley.
Le scostai i capelli dagli occhi.
Mi ricordai che quando eravamo a
scuola, l'avevo tirata fuori dal lago appena in tempo.
Madama Chips disse che se ci fosse
rimasta solo un secondo di più sarebbe probabilmente morta.
Rividi mentre correvo verso
l'Infermeria completamente nel panico, rividi Ginny che riprendeva a
respirare.
Mi ricordai dell'immenso sollievo nel
sapere che era ancora viva, mi ricordai la notte in bianco passata
seduto accanto a lei, tenendole la mano.
Questa volta ero arrivato prima, ed ero
riuscito a salvarla da solo.
Da quando io, Draco Malfoy, ero
diventato un altruista sentimentale?
L'ho salvata per semplice senso del
dovere.
Ma non dimenticavo
quel colpo al cuore mentre si buttava, non dimenticavo quella fretta
nel riportarla su, quella disperazione mentre frugavo nella mente
alla ricerca degli incantesimi giusto, il sollievo le vederla tossire
e nel sentire il suo respiro calmo.
Erano ormai 6 mesi
che avevo lasciato Astoria, ormai era storia vecchia.
Ma sapevo di non
essere pronto per nuovi amori.
Però quelle
sensazioni erano inconfondibili, la paura della perdita, il sollievo
nel riaverla sana e salva.
Ginny tossì
di nuovo, riportandomi alla realtà.
Presi la bacchetta
per la terza volta e esclamai:
-Reinnerva!-.
E vidi i suoi
dolcissimi occhi di un caldo castano-verde aprirsi di nuovo alla vita
che aveva rischiato di perdere.
***
Aprii gli occhi e mille sensazioni mi
colpirono tutte insieme.
I miei sensi sembravano decisi a fare
nello stesso momento tutto quello che poco prima avevano rischiato di
perdere per sempre.
La prima cosa che sentii fu una fitta
ai polmoni, che ancora bruciavano ma erano pieni d'aria come mai lo
erano stati prima d'ora.
Gli occhi vedevano il cielo, il cielo
che avevo rischiato di non vedere mai più, il cielo nero come
le acque a cui mi stavo abbandonando prima.
Un'altra forte sensazione mi investì:
dolore, ovunque.
Come spilli di ghiaccio infilati nella
mia carne pallida, pallida come la morte...
La morte...la nera signora a cui mi stavo abbandonando, a cui mi stavo vendendo in cambio di una vita migliore.
Ero felice di esserne scampata, ma
anche triste per non aver potuto abbandonare quel mondo che mi aveva
dato tante sofferenze.
-Sei sveglia? Come stai?- mi chiese una
voce che non riconobbi.
Provai a dire qualcosa, ma mi uscì
solo un rantolo gracchiante.
-Ehi, ti prego rispondi- insistè
la voce.
-C...chi sei?- rantolai.
-Sono Draco. Cosa ti era saltato in
mente?- rispose.
Draco...Draco Malfoy?
-P...Perché mi hai
sal...salvato?- chiesi la voce meno rantolante, ma sempre molto roca.
Ad ogni respiro mi pareva di avere
carta vetrata che mi passava sulla gola.
-Come perché ti ho salvato?
Volevi morire?- domandò, sconcertato
-Sì...sennò perché
mi b...buttavo?-
Uno schiaffo, forte e violento. Un
colpo che mi fece risvegliare improvvisamente.
Mi alzai a sedere.
Una mano mi afferrò la spalla e
mi ritirò giù.
Mi ritrovai a fissare il volto affilato
e bellissimo di Draco Malfoy.
-Ora mi spieghi. Perché ti
volevi suicidare?- disse in tono autoritario.
Perché dovrei dirglielo? Chi è lui per me? Solo uno stronzo che mi ha impedito di morire!
Ma dopo due secondi mi ritrovai il
lacrime, a raccontargli tutto.
-Perché non ce la facevo più!
Perché Harry è caduto in depressione, e ha trascinato
anche me. Perché mi ha costretto a un inferno durato 6 anni.
Perché la sua depressione, su di me aveva avuto un effetto più
forte. Perché dopo la morte di mamma, papà e Charlie,
dopo che i miei bambini si sono trasferiti da Ron e Hermione, dopo
che Harry aveva solo se e la sua tristezza e io non valevo più
niente per lui, la vita ha smesso di avere importanza, e un senso di
abbandono mi ha preso sempre di più...-mi bloccai, la voce
incrinata di lacrime che reprimevo a fatica.
Io appoggiai la testa sul suo petto,
rannicchiandomi.
-Io non pensavo... non volevo essere
così duro...scusami- si scusò stringendomi a se e
accarezzandomi la testa.
-Aiutami Draco, ti prego aiutami-
mormorai disperata.
-Cosa posso fare?- chiese, sinceramente
dispiaciuto e preoccupato.
-Portami da Ron e Hermione, voglio
vedere i miei bambini- lo supplicai stringendo convulsamente la sua
maglia.
-O...ok-
Mi sollevò, un braccio sulla mia
schiena e l'altro sotto le gambe.
Aprì la macchina e mi appoggiò
sul sedile del passeggero.
Si sedette al volante e partì
senza dire una parola.
-Grazie. Grazie di avermi fatto capire
che la morte non è l'unica soluzione- ringraziai
abbandonandomi contro lo schienale della morbida poltroncina di
pelle.
-Di niente- disse Draco, sorridendo per
la prima volta quella sera.
-Perché eri sul ponte?- chiesi.
-Dovevo uscire con alcuni amici. C'è
un pub alla fine del ponte, stavo andando lì- rispose con gli
occhi fissi concentrati sulla strada, ma stranamente vitrei.
-Mi hai visto mentre mi...buttavo?-
domandai timidamente.
-Ti ho vista seduta sulla ringhiera.
Sono sceso di macchina un attimo prima che ti buttasti-
-Come hai fatto a tirami su?-
-Incantesimo di Appello. Ho appellato
la tua maglia e sei venuta su-
-E poi?-
-Anapneo e
Reinnerva-
Rimasi in silenzio
persa tra i miei pensieri.
Perché mi aveva salvato? Da
quando gli importava qualcosa di me?
Ma forse quando mi ha vista cadere non
mi ha riconosciuta...
Però dopo sicuramente
sì...perché non mi ha lasciato sulla strada?
Ha messo me davanti a un'uscita con gli
amici. Questo non è il Draco Malfoy che conosco, o meglio, non
è il Draco Malfoy degli ultimi anni.
É il Draco che stava con me al
mio terzo anno, il Draco che mi ha salvato dal lago nero, il Draco
che mi ha regalato un abito elegante da più di cento galeoni
per San Valentino.
Possibile che... che voglia tornare a
cui giorni?
No, non è possibile.
Scuoto lievemente la testa e mi guardo
le mani.
La fede d'oro giallo e rosso brillava
ancora alla mia mano sinistra.
Ma la sfilai lentamente e la fissai.
Draco notò quello che avevo
fatto e chiese serio:
-È davvero così terribile
la vita con Harry?-
-Immaginati di vivere con un
Dissennatore molto depresso. Ormai sono mesi che sta
disteso sul letto senza fare niente che non sia piangere in silenzio.
Beve e mangia solo quando lo costringo- risposi, la voce leggermente
incrinata dalle lacrime che minacciavano di uscire da un momento
all'altro.
Ma non volevo piangere davanti a lui.
Draco, come se mi avesse letto nel
pensiero, disse
-Non ti vergognare Ginny. Sfogati
quanto vuoi-.
Inevitabilmente scoppiai a piangere,
tutte le lacrime che avevo represso fino a quel momento uscirono,
inondando le mie guance di acqua salata.
Era strano.
Non avevo mai pianto davanti a nessuno
tranne Hermione.
E adesso mi ritrovavo a piangere
disperata e a raccontare di tutto a una persona che ho odiato per la
maggior parte del tempo da quando l'ho conosciuto a oggi.
Ci fermammo
-Siamo arrivati- annunciò Draco.
Spense la macchina, scese e venne ad
aprirmi la portiera.
Mi aiutò a uscire, e appena fui
in piedi feci qualche passo barcollante prima di aggrapparmi a lui
per non cadere.
Draco mi mise un braccio intorno alla
vita e mi sorresse fino alla porta.
Io intanto mi avvinghiata al suo torso,
inzuppandogli la maglia di lacrime.
Il biondo suonò il campanello e
dopo cinque minuti vennero ad aprire i due, scarmigliati e in
pigiama, evidentemente assonnati.
Appena ci videro ebbero due reazioni
diverse.
Hermione si risvegliò subito e
iniziò a sparare domande a raffica, con crescente
preoccupazione.
“Che è successo? Dove eravate?
Perché siete qui?” e altro.
Ron assunse un espressione diffidente e
sospettosa e chiese con tono autoritario:
-Cosa hai fatto a mia sorella?-.
Draco sospirò e disse con calma:
-Possiamo entrare prima? Ginny ha
bisogno di sedersi-.
Io guardai Ron, e lui alla vista dei
miei occhi rossi e gonfi di pianto e delle mie gambe tremanti si fece
subito da parte.
Entrammo e ci sedemmo tutti e quattro
in salotto.
Io e Draco su un divano e Ron e
Hermione su quello di fronte.
Hermione prese un grosso respiro e
disse:
-Raccontateci tutto-.
Fu Draco a prendere la parola dato che
io ero ancora scossa dai singhiozzi.
-Stavo attraversando il Westminister
Bridge quando ho visto Ginny seduta sulla ringhiera del ponte.
Sono sceso un attimo prima che si
buttasse- Hermione trasalì -L'ho tirata su con la magia, e
l'ho fatta rinvenire-.
Deglutii dolorosamente e balbettai:
-Mi...mi ha s...salvato-.
-Oh. Ginny, ma perchè ti volevi
buttare?-.
-Per Harry...non lo sopporto più...è
impossibile vivere in quelle condizioni- mormorai, ancora scossa dai
singhiozzi.
-Ma...non lo avresti aiutato
ammazzandoti!- intervenne Ron, sconvolto.
Io, Draco e Hermione lo fissammo.
-Weasley, sei la persona più
priva di tatto che abbia mai conosciuto!- commentò Draco
esasperato.
Io ridacchiai, riuscendo a smettere di
piangere.
Ora tutti fissavano me
Tornai subito seria e dissi:
-Lo so che non l'avrei aiutato. Ma non
ce la facevo più-.
-Ron ha ragione però. Se tu ti
fossi uccisa, Harry sarebbe stato ancora peggio- disse Hermione.
-Ma non è morta. Quindi il
problema non sussiste. Harry sta male come prima, e da quello che mi
ha raccontato Ginny penso che non si sia nemmeno accorto che è
uscita- intervenne Draco.
-Grazie a te- mormorai io.
-Come?- chiesero tutti e tre in coro.
-Ho detto che è grazie a Draco
che non sono morta- ripeto sorridendo.
-Ma sono l'unica che vede il lato buono
della situazione? Sono viva e ho imparato la lezione, non lascerò
Harry da solo. Però...- aggiungo, lasciando la frase in
sospeso.
-Però?- chiesero, di nuovo
all'unisono.
-Però non voglio stare con lui.
Non voglio tornare a deprimermi- conclusi.
Lo sguardo di Hermione scattò
alle mie mani e notò l'assenza della fede.
-Ti sei tolta la fede...- disse.
-Cosa? Ginny, non vorrai lasciare
Harry- disse Ron, sconcertato.
-Sì, Ron. Non ce la faccio più.
Lui non mi ama. Ci sono solo lui e la sua depressione ormai, e come
stare con un Dissennatore!- risposi infervorita.
Possibile che non capissero?
Ron stava per ribattere, ma fu
interrotto da una vocina proveniente dalle scale
-Mamma? Sei tu?- chiese Albus.
Mi voltai a guardarlo e sorrisi.
Quanto mi erano mancati quei vivaci
occhi smeraldini, gli stessi di Harry, solo che quelli di
quest'ultimo erano diventati opachi e vitrei.
-Mamma!- esclamò correndomi
incontro.
Io lo abbracciai stretta, accarezzando
la morbida chioma nera e ribelle.
-Che ci fai qui, mamma?- chiese
guardandomi negli occhi.
-Sono venuta a trovarti, tesoro-
risposi specchiandomi nei suoi.
Mi erano mancati davvero tanto.
Sia da lui che da Harry.
-Papà dov'è?- chiese
senza distogliere lo sguardo.
Una fitta al cuore però fece
distogliere lo sguardo a me.
Il ricordo di quegli occhi che mi
guardavano con dolcezza e il ricordo degli occhi vitrei e spenti con
cui Harry l'ha guardata l'ultima volta mi fece male.
-È a casa-.
-Ma poi viene anche lui?-.
-No, Albus. Penso che non vedrete papà
per un po' di tempo- risposi tristemente.
-Ah... Io torno a nanna. 'Notte- disse
Albus, anche lui rattristato.
Mi diede un bacio sulla guancia e tornò
in camera.
-Ginny, non puoi fare questo a loro-
disse Ron.
-Voglio mandare Harry al San Mungo.
Starà meglio lì che a casa. Se non vi dispiace rimarrei
qui, in quella casa non ci voglio più tornare-.
-Bene, adesso io posso anche andare-
intervenne Draco alzandosi.
-Sì!- -No!- rispondemmo Ron e io
in coro.
Draco e Hermione ci guardarono, e io e
Ron ci guardammo.
Mi alzai e chiesi a Draco:
-Puoi farmi da autista ancora un po'?-.
-Certo- rispose subito Draco.
Mi rivolsi a Ron e Hermione.
-Vado a casa a prendere la mia roba,
chiamo il San Mungo e poi torno qui. Ok?-
-Ok- acconsentirono entrambi, anche se
Ron con un attimo di esitazione.
-A dopo- li salutai incamminandomi
verso la porta.
-Arrivederci- salutò Draco
affrettandosi a seguirmi.
Uscimmo dalla casa e tornammo alla
macchina.
Adesso ero capace di camminare da sola.
Montammo in macchina, e partimmo verso
casa mia.
-Draco... perché mi hai
salvato?- chiesi seria.
-In che senso?- domandò confuso.
-Mi sarei aspettata, senza offesa, che
tu mi lasciassi lì sulla strada, una volta saputo chi ero-.
-Non
ti avevo riconosciuta ma quando ti ho vista non potevo lasciarti
morire...E comunque, se voglio diventare un buon Guaritore, devo
abituarmi a salvare tutti- rispose in fretta.
Sembrava
stranamente imbarazzato.
-Vuoi diventare Guaritore?- chiesi
stupita.
-Sì, la Medimagia mi affascina.
Salvare vite, aiutare le persone. É un modo per riscattarmi
del male che ho fatto da Mangiamorte- disse serio.
Io lo osservai attentamente.
Guardava la strada come se, al minimo
movimento degli occhi, potesse cadere il mondo.
-Che cos'hai? Sembri...strano...-
chiesi un po' preoccupata.
-No, no, niente. Sono solo un po'
stanco- rispose frettolosamente.
Mi sembrò che mi stesse
nascondendo qualcosa.
-Tu invece, che fai ultimamente, a
parte tentare di suicidarti?- domandò per cercare di
sdrammatizzare.
-Fino a un mese fa lavoravo alla
rubrica sportiva della Gazzetta del Profeta. Ho smesso quando ho
trovato Harry seduto in cucina con un enorme taglio su una mano e un
coltello insanguinato nell'altra- risposi con un tono di una
tristezza indescrivibile.
Ripensando alla scena, rabbrividii. La
mano appoggiata sul tavolo in una pozza di sangue, Harry che la
fissava con occhi vitrei, e il coltello insanguinato stretto
convulsamente nell'altra mano e puntato al polso.
Draco deglutì, rabbrividendo
anche lui.
Rimanemmo in silenzio per il resto del
viaggio
-Ci siamo- annunciò Draco
spegnendo la macchina.
Io alzai lo sguardo verso la porta
della casa.
Aprii la portiera e scesi lentamente
dall'auto.
Mi incamminai per il vialetto.
Sentii Draco scendere e raggiungermi,
ma non parlai e non mi voltai a guardarlo.
Entrai in casa.
Era tutto come l'avevo lasciato prima.
Non pensavo che ci sarei mai rientrata.
Lentamente, salii le scale e raggiunsi
la camera.
La porta era aperta.
Harry era rannicchiato sul letto, e per
la prima volta in un mese non era scosso dai singhiozzi.
Incuriosita, ma anche un po'
preoccupata, mi avvicinai.
Aveva gli occhi chiusi, la bocca semi
aperta, e respirava leggermente.
Da quanto non lo vedevo così.
Calmo, senza apparenti preoccupazioni.
Da quanto non lo vedevo dormire
Gli accarezzai una guancia, e lui si
svegliò, come se avesse aspettato solo quel tocco.
Mi guardò, e rividi quella
scintilla, quella verde scintilla di vita nei suoi occhi.
I due smeraldi che tanto ho amato, per
il quale ho sofferto.
Però, erano lucidi, e molto
rossi e gonfi, come se avesse appena smesso di piangere.
-Gin... - mormorò debolmente.
-Harry- sussurrai dolcemente sedendomi
accanto a lui.
-Gin, Ron ha chiamato poco fa. Mi ha
raccontato tutto. Scusami. Scusa davvero. Non pensavo che tu stessi
così male- disse. Era triste, sinceramente dispiaciuto.
Sembrava che stesse per rimettersi a piangere.
-Io non ti merito Gin. Non merito
neanche i bambini. Non merito di stare con voi, che mi siete stati
vicini tutto questo tempo, che mi avete sempre voluto bene. Non posso
permettermelo. Non dopo avervi ignorato, aver pensato solo a me e a
quanto ingiusta è stata la mia vita. Dovevo morire io per
questo. Invece ti fatto arrivare al suicidio. Tu che mi sei sempre
stata accanto, e io che ti ho ignorato. Scusami Ginny- continuò,
respirando affannosamente, trattenendo le lacrime.
Non sapevo cosa dire.
Pensavo soltanto che aveva ragione. Non
mi meritava, non meritava di stare con me e con i bambini. È
un egoista, uno stupido egoista, che pensa solo a se stesso, e che
non capisce quando la gente che ha intorno tiene a lui. Perché
lui non tiene a loro.
Visto che non
parlavo, continuò lui.
-Voglio andare al
San Mungo. È lì che devo stare. Con gli altri malati di
mente. Perché io sono un idiota. Un idiota che non si è
accorto delle persone fantastiche che aveva intorno. Un idiota che
non riesce più ad amare. Ginny, spero che un giorno mi
perdonerai. Spero che ti ricorderai dei primi anni insieme. E che
dimenticherai i 5 anni d'orrore che ti ho fatto vivere. Ti ho amato
davvero Ginny. Ma il mio egoismo ha superato l'amore, e di questo non
mi perdonerò mai-.
-Anche io ti ho
amato. Ho amato te come nessuno prima. Con te ho vissuto 4 anni di
paradiso, ma era solo la quiete prima della tempesta. Mi hai
trascinato all'inferno. In uno dei gironi peggiori. I bambini sono
riusciti a rimanere su grazie a tutti gli altri. Ma io non ce l'ho
fatta. Tu eri troppo forte, tu e il legame che ci univa. Ma piano
piano è stato corroso dalle fiamme, dalle fiamme che ti
circondavano bruciando tutto quello che ti si avvicinava. Bruciandoti
il cuore, e bruciando anche il mio. Stasera sono riuscita a spengere
le fiamme, ma il legame ormai è ridotto a un mucchio di
cenere- risposi, con una calma che non mi apparteneva, un intensa
tristezza. Una furia che si sfogava con un lentezza esasperante.
Mi alzai di scatto
e iniziai a riempire una valigia con le mie cose.
Harry non rispose,
colpito dalle mie parole.
Era finita.
Dell'ardente passione che ci pervadeva nei primi anni non rimaneva
che cenere.
Del dolcissimo
amore che provavo non rimaneva che un freddo frammento di ghiaccio.
Mentre aprivo
l'armadio, mi voltai verso Draco.
Era rimasto tutto
il tempo sulla porta, e guardarci e a sentire in silenzio.
-Chiama il San
Mungo. Digli di venirlo a prendere- gli dissi seria.
Con la coda
dell'occhio vidi che tirava fuori il cellulare e componeva il numero.
Lo sentii
allontanarsi lungo il corridoio e borbottare qualcosa al telefono.
Io continuai a fare
le valigie in silenzio.
Dovetti fare un
Incantesimo di Estensione Irriconoscibile per far entrare tutto in
una sola valigia, ma un quarto d'ora dopo, chiusi la cerniera del
grande borsone rosso e mi voltai di nuovo verso Draco, che era
tornato sulla porta.
-Quando hanno detto
che vengono?- chiesi.
-Tra una
mezz'oretta- rispose.
Appoggiai la borsa
a terra e cominciai a fare i bagagli anche per Harry.
Poco dopo suonarono
alla porta, e scendemmo tutti e tre ad aprire.
Un Guaritore alto,
dall'aria snob era rigido e immobile appena dietro lo zerbino.
-Il signor Potter è
pregato di fare un passo avanti- disse in tono piatto.
Harry fece un passo
avanti, ma era girato verso di me e mi guardava con aria triste.
-Io vado da Ron e
Hermione- dissi guardandolo fisso negli occhi.
Ero decisa ad
imprimermi quel verde nella retina e nella mente.
Non sapevo bene
perché, ma lo volevo fare.
Harry annuì
e guardò Draco.
-Prenditi cura di
lei. Tienila lontana dai guai. E dai ponti. L'hai salvata stasera e
so che lo farai di nuovo se ne verrà l'occasione- poi gli si
avvicinò e gli mormorò qualcosa all'orecchio.
Si volto di scattò
e si avviò verso l'auto verde acido con l'osso-e-bacchetta
incrociati disegnato sulla portiera.
Il Guaritore chinò
appena il capo verso di noi, borbottò un “Arrivederci”
(che detto da un medico può sembrare un po' scortese) e si
allontanò, raggiungendo anche lui la macchina.
Io mi voltai verso
Draco e chiesi:
-Mi puoi riportare
da Ron e Hermione?-.
-Certo- rispose
mettendosi in spalla la mia borsa e dirigendosi verso la sua Mercedes
Guardian nera.
Spensi tutte le
luci di casa con un colpo di bacchetta, chiusi la porta a chiave e mi
affrettai a raggiungerlo.
Quando fummo
entrambi seduti e con le cinture allacciate, partì.
Dopo qualche minuto
di silenzio, accesi l'autoradio.
Era modificata in
modo da prendere anche le frequenze magiche, quindi la sintonizzai
subito su Radio Strega Network.
Dopo una canzone
dei “Rock and Spell”, partì una dolce melodia che non
conoscevo e, vinta dalla stanchezza e dalle troppe cose successe in
quel giorno, mi addormentai.
***
Guidavo in silenzio
da qualche minuto quando sentii Ginny accanto a me che accendeva
l'autoradio.
Dopo la nuova
canzone dei “Rock and Spell” iniziò una lenta e bellissima
musica che riconobbi come Claire de Lune di un compositore babbano di
nome Debussy.
La passione per la
musica classica me l'avevano trasmessa i miei genitori.
L'ho sempre amata,
e quella composizione era tra le mie preferite.
Vidi con la coda
dell'occhio che Ginny si era addormentata e sorrisi.
Quella musica era
davvero appropriata alla dolcezza e bellezza di quella visione.
Gli occhi chiusi,
il respiro lento, l'espressione pacifica, la pelle chiara
Era davvero
bellissima, bella come la luna.
Così era
entrata nella mia vita quasi 18 anni prima, come il chiaro di luna
nella notte più nera.
Così c'era
ritornata poche ore prima.
Il chiaro di luna
che squarcia le tenebre, il chiaro di luna che mi rischiara la
strada
Ripensai a quello
che mi aveva detto Potter prima “Ha rischiarato la mia vita come un
raggio di sole, ma sono stato così idiota da farla coprire di
nuvole. L'unica cosa che ti chiedo in tutta la mia vita. Falla
tornare a splendere”.
Lo avrei fatto,
avrei spazzato via quelle nuvole che quell'idiota aveva fatto
arrivare e l'avrei fatta tornare a splendere.
Volevo che
rischiarasse anche la mia di vita e non con un debole chiaro di luna,
ma come un possente raggio di sole.
La musica finì
e partì una altra canzone che non conoscevo.
Si
chiamava Vivo per lei,
di un certo Bocelli.
“Vivo
per lei da quando sai
la prima volta l'ho incontrata,
non mi
ricordo come ma
mi è entrata dentro e c'è
restata.
Vivo per lei perché mi fa
vibrare forte
l'anima,
vivo per lei e non è un peso.”
La prima volta che l'ho incontrata la disprezzavo, era solo una sudicia traditrice del suo sangue. Ma in qualche modo mi è entrata dentro e c'è rimasta.
“Vivo per
lei anch'io lo sai
e tu non esserne geloso,
lei è di
tutti quelli che
hanno un bisogno sempre acceso,
come uno
stereo in camera,
di chi è da solo e adesso sa,
che è
anche per lui, per questo
io vivo per lei.”
Solo lei è riuscita a soddisfare in pieno il mio bisogno d'affetto e comprensione. Quando ero da solo, solo lei ha avuto il coraggio di avvicinarsi.
“È
una musa che ci invita
a sfiorarla con le dita,
attraverso un
pianoforte
la morte è lontana,
io vivo per lei.”
Ha
allontanato la morte da me e dalla mia vita, e io ho ricambiato
allontanando lei dalla morte.
“Vivo per
lei che spesso sa
essere dolce e sensuale,
a volte picchia in
testa una
è un pugno che non fa mai male.
Vivo per lei
lo so mi fa
girare di città in città,
soffrire un
po' ma almeno io vivo.”
Ricordo ancora i suo baci, le sue movenze, le sue parole, dolci e sensuali. I pugni che mi tirava per gioco. Ricordo quanto mi ha fatto soffrire per le litigate, ma vivevo sempre e comunque per lei.
“È un
dolore quando parte.
Vivo per lei dentro gli hotel.
Con piacere
estremo cresce.
Vivo per lei nel vortice.
Attraverso la mia
voce
si espande e amore produce.”
“Vivo per
lei nient'altro ho
e quanti altri incontrerò
che come me
hanno scritto in viso:
io vivo per lei.”
Quanta gente ho visto dipendere da lei, quanta gente la cui felicità dipendeva da un suo sorriso o un suo saluto. Vivevano per lei, per vederla ridere, parlare anche solo camminare.
“Io vivo per
lei
sopra un palco o contro ad un muro...
Vivo per lei al
limite.
... anche in un domani duro.
Vivo per lei al
margine.
Ogni giorno
una conquista,
la protagonista
sarà
sempre lei.”
Sarà
sempre la protagonista della mia vita, anche nei momenti più
duri.
“Vivo per
lei perché oramai
io non ho altra via d'uscita,
perché
la musica lo sai
davvero non l'ho mai tradita.
Vivo per lei
perché mi da
pause e note in libertà
Ci fosse
un'altra vita la vivo,
la vivo per lei.”
Potessi
rinascere, non me la lascerei sfuggire così, potessi
ricominciare rimarrei tutta la vita con lei, perchè io...
Vivo per lei
la musica.
Io vivo per lei.
Vivo per lei è unica.
Io
vivo per lei.
Io vivo per lei.
Io vivo
per lei.
Io
ho vissuto, vivo e vivrò sempre per lei. In ogni situazione le
starò accanto, se morisse morirei con lei perché la mia
vita non ha senso senza qui capelli rossi, quella pelle chiara, quel
dolce sorriso...
La
amavo, l'avevo finalmente capito.
Era
tutto per me, come una droga, e lo era sempre stato
In
tutti quegli anni ho sempre pensato a lei, anche quando ero con
Astoria, ho sempre vissuto per lei, dalla prima volta che l'ho vista
al Ghirigoro, a stasera quando l'ho salvata dalle acque del Tamigi.
Fermai
la macchina nello stesso istante in cui la melodia sfumava e la voce
dello speaker lodava commossa la bellissima canzone appena passata
Spensi
l'auto e scesi scuotendo la testa, incredulo.
Andai
dall'altro lato, aprii l'altra portiera e presi Ginny in braccio.
Non
avevo cuore di svegliarla, sarei rimasto tuttala notte lì a
contemplarla se non fosse stato per suo fratello che uscì di
corsa dalla casa.
-Finalmente
siete... COSA LE HAI FATTO?!?!- gridò appena vide Ginny tra le
mie braccia.
-Non
urlare, idiota! Sta solo dormendo- risposi fulminandolo con lo
sguardo.
Lui
ammutolì e mi fece passare.
Appena
entrato vidi Hermione che preparava il divano letto in salotto.
-Oh,
ciao. Senti, stasera ti andrebbe di rimanere qui a dormire? È
tardi e probabilmente sei stanco. Non me la sento di farti guidare
fino all'hotel dove stai a quest'ora- disse tutto d'un fiato.
-Oh...emh...grazie-
risposi spiazzato da tanta premura.
Hermione
notò Ginny addormentata fra le mie braccia, sorrise e iniziò
a salire le scale.
Io
la seguii in silenzio.
Perché
sorrideva? Non è che si immaginava cosa strane? O aveva capito
cose che non doveva capire?
Aspetta...come
faceva a sapere che stavo in un hotel?
-Hermione...come
fai a sapere che alloggio in un hotel?- chiesi un po' sospettoso.
-Oh,
emh...non ti arrabbiare ma...ho risposto al tuo cellulare prima, ti
era caduto qui, e Zabini mi ha chiesto se eri tornato all'hotel,
quindi...- rispose in fretta come se venire a saperlo più
velocemente sarebbe stato meglio.
Ma
la mia attenzione venne attirata dal suo tono. Cosa aveva detto
Hermione a Blaise?
-Gli
hai raccontato...tutto, a Blaise?- le chiesi.
-Emh...
gli ho detto che avevi salvato Ginny, che eri passato di qui, e che
la stavi riportando a casa... Perché? Non dovevo?- chiese poi
allarmata.
-No
no, tranquilla. Il problema è che Blaise capisce troppo... e
spesso male...- commentai senza pensare, pentendomene subito dopo.
-Bè, se è per quello,
anche io ho capito. E non penso di aver capito male- disse.
Si girò sorridendo, fece
scorrere lo sguardo da me a Ginny, e si voltò di nuovo.
Aprì una porta di legno chiaro
con scritto sopra “Stanza degli Ospiti”.
Accese la luce e si fece da parte.
Mi avvicinai a una poltrona e ci
appoggiai delicatamente Ginny.
Le tolsi le scarpe, scostai un po' le
coperte, la ripresi in braccio e la misi sul letto.
Le rimboccai dolcemente le coperte e
rimasi un po' a guardarla.
Sorrisi mentre si rannicchiava.
Le accarezzai distrattamente una
guancia, e feci scorrere tra le dita una ciocca di capelli .
Hermione si schiarì la gola, e
quando alzai lo sguardo vidi che sorrideva apertamente.
-No, non ho capito per niente male-
commentò uscendo.
Sorrisi tra me e me, pensando che Ron
era stato l'unico a non capirlo.
-Ti ho preparato il divano letto, giù.
Vuoi un pigiama di Ron, o ti tieni i tuoi vestiti?- chiese mentre mi
richiudevo la porta alle spalle.
-Mi tengo i miei, grazie- risposi un
po' imbarazzato, e anche certo che Ron non mi avrebbe mai prestato
nemmeno un calzino.
-Com'è andata da Harry?- chiese
Hermione tornando seria.
-Bè, non troppo bene...- e le
raccontai quello che si erano detti e cosa era successo
Intanto avevamo raggiunto il salotto e
ci eravamo seduti su bordo del letto.
-Non riesco a crederci... erano
così...perfetti. Non litigavano mai, erano in completa
simbiosi, a volte perfino telepatici- commentò appena ebbi
finito di parlare.
-Però Potter è stato uno
stupido. Dico io, come si fa ad andare in depressione quando hai
accanto una famiglia così? Siete un sacco, tutti uniti. Le
predite le avete subite tutti, tutti siete stati costretti a crescere
in fretta per la guerra che incombeva. Ma solo lui è stato
così egoista da pensare di essere l'unico la mondo a soffrire.
Io che avrei dovuto fare? Costretto a diventare Mangiamorte per non
morire, costretto a tentare di uccidere qualcuno, a portare gli altri
Mangiamorte nella scuola- dissi gesticolando freneticamente.
Tutto quello che avevo pensato
nell'ultima ora mi sgorgò dalle labbra.
Mi tirai su la manica sinistra e
indicai una grossa chiazza di pelle bianchissima, con il bordo
lievemente arrossato.
-Nessun incantesimo funzionava, per
togliermi il Marchio Nero ho dovuto togliermi la pelle. In una sera
di pazzia, presi un coltello e mi staccai tutta la pelle fu cui era
inciso il Marchio. Un po' di dittamo e una benda ed sono guarito in
una settimana, ma il dolore è stato terribile- dissi
stringendomi con rabbia l'avambraccio.
Hermione mi guardò con occhi
lucidi, colpita da quella rivelazione.
Quella cosa la sapevano solo Astoria,
che mi aiuto a smettere di torturarmi il braccio e Blaise, che mi
aiutò a curarmi del tutto.
Non sapevo cosa mi avesse spinto a dire
quelle cose alla Granger, sapevo solo che mi sentivo molto più
leggero.
-Io...non pensavo...non avrei mai
immaginato...- farfugliò Hermione alzandosi.
-Scusa, non volevo turbarti- mi scusai
per niente dispiaciuto.
Provavo un'improvvisa voglia di stare
solo.
-'Mione, vieni a letto, dai- disse Ron
dal piano di sopra.
-Arrivo- gli rispose sbrigativa
Hermione.
-Buona notte, e grazie ancora- le dissi
mentre si inviava verso le scale.
-Di niente. Hai salvato la mia migliore
amica. Buona notte- rispose Hermione sparendo al piano superiore.
Mi distesi sul letto fissando il
soffitto.
Ero davvero così prevedibile? Mi
si leggevano così chiaramente in faccia le cose? Eppure mi ero
sempre vantato di riuscire bene a mascherare le emozioni. Forse ero
circondato da gente troppo intelligente. O leggevano nel pensiero? O
semplicemente mi conoscevano troppo bene per non capire?
Mah...
Che amici strani che avevo...
Così intelligenti da capire che
in una sola sera mi ero reso conto di una marea di cose e che mi ero
innamorato di quel bellissimo angelo dai capelli rossi chiamato Ginny
Weasley.
Piano piano la mente si spense e
scivolai nel sonno.
Questo capitolo finisce qui.
Prima di postare il seguito vorrei sapere un po' cosa ne pensate...
perché se non piace sarebbe inutile continuare a postarla.
Non è un granche, ma ci ho messo tutto quello che sento per questa coppia
Recensite numerosi!!
la vostra Piuma