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Autore: shanna_b    28/10/2009    12 recensioni
I sogni, anche quelli brutti, vengono da lontano...
Dedicata a Degonia perchè mentre la scrivevo pensavo che lei stesse scrivendo la stessa cosa! ;-)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KINGS and QUEENS

 

 

 

Into the night, desperate and broken.

The sound of a fight father has spoken.

 

“Papà?”

Nessuno rispose. E al bimbo venne in mente che papà se n’era andato un paio di giorni prima, dopo un’accesa litigata con mamma, una porta sbattuta ed un legame che andava a pezzi, come il vetro di una finestra colpito da un pallone.

“Mamma?”

Il bimbo spalancò gli occhioni blu nel buio e si rese conto che la madre era al lavoro. Notturno. Perché guadagnava di più e poteva mantenerli. Si alzò a sedere e si guardò attorno, disperato, con il pianto che stava per prendere il sopravvento.

Ma nel lettino vicino al suo qualcuno c’era, ne era certo.

Accese la piccola luce del comodino.

“Shannon?”

Il ragazzino nel letto vicino si mosse sotto le coperte, con una specie di sospiro.

“Shannon?”, la voce del bambino era lamentosa. “Shany, sei sveglio?”

Un altro sospiro e il ragazzino si girò verso il fratello più piccolo, sbattendo e sfregandosi gli occhi con una mano: “Sì. Cosa c’è?”

“Ho fatto un brutto sogno.”

 

 

 

Into your eyes hopeless and taken,

we stole our new lives through blood and pain in defence of our dreams

 

“Dormi, Jared, che domani c’è scuola.”

“Non posso. Se chiudo gli occhi il sogno ricomincia.”

Shannon guardò il fratello negli occhi e si accorse di quanto fossero vuoti e senza speranza. Si alzò ed andò a sedersi vicino a lui. “Che sogno hai fatto?”

“Che ero da solo. Non c’era mamma e non c’eri nemmeno tu.”

Shannon sorrise. “Che sogno stupido.”

Jared mise subito il muso: “Non era stupido. Era… era doloroso. Faceva male al cuore. Il cuore sanguina e fa male.”

Un’ombra passò negli occhi di Shannon: “Doloroso? Come quello che sta passando mamma?”

Jared trattenne un attimo il fiato prima di dire: “Papà non tornerà, vero?”

Shannon scosse la testa. Era il momento di dirlo al fratello. “No. Ho sentito mamma parlare al telefono, prima. Tra un po’ andremo via di qui. Verso una nuova vita.”

Il fratellino abbassò gli occhi: “Io volevo bene a papà.”

“Sì, pure io…”, rispose Shannon, accarezzandogli la testa.

Il silenzio piombò nella cameretta.

“Shan?”

“Sì?”

“Potremmo continuare a fare quello che ci piace? Suonare?”

Shannon annuì: “Sì, certo. Il nostro sogno lo difenderemo sempre. Sempre.”

Jared si mise di nuovo sotto le coperte, tenendo una mano al fratello maggiore.

“Shan?”

“Eh?”

“Dimmi che non mi lascerai mai da solo, come invece succedeva nel sogno…”

 

 

 

We were the Kings and Queens of promise

We were the victims of ourselves

Maybe the Children of a lesser God between Heaven and Hell

 

Shannon scosse la testa: “Certo che no.”

“Prometti.”

“Promesso.”, rispose, spavaldo, segnandosi una croce sul cuore.

Ma Jared non era convinto: “Siamo sfortunati, vero?”

“Cosa dici? No. Abbiamo mamma. E poi noi due.”, la voce di Shannon era salita di un tono mentre il ragazzino tentava di apparire il più rassicurante possibile.

Jared chiuse gli occhi per un secondo, ma poi li riaprì di scatto: “Ma Dio ci ha abbandonato, secondo te?”

Shannon trattenne una risata: “Ma nooo, che dici?”

Il fratellino aveva una voce sofferente quando disse: “I miei amici hanno tutti una famiglia e abitano nella loro casa da quando sono nati, perché noi no? Perché siamo meno importanti, per Dio? Forse perché non andiamo a messa? E andremo all’inferno, vero? Perché in paradiso non ci vorranno, vero?”

Shannon non sapeva rispondere a nessuna di quelle domande, non si era mai posto il problema. Essere tra l’inferno e il paradiso era l’ultimo dei suoi pensieri: “Non lo so, Jared… mi dispiace.”

“Ma…”, Jared si era alzato nuovamente a sedere.

“Senti…” Shannon gli mise le mani sulle spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi: “Noi siamo forti. Noi siamo i vincitori. Noi non siamo le vittime, non siamo i perdenti. Non dobbiamo esserlo. Capito?”

 

 

The age of man is over

A darkness comes and all these lessons that we learned here have only just begun

We are the Kings

We are the Queens

 

Jared annuì, la frangetta di capelli scuri sugli occhi: “Sì.”

“Noi diventeremo grandi e vinceremo.”

“Sì. Ma se chiudo gli occhi è buio e tu non ci sei.”

“Io ci sarò sempre. Non ti lascerò mai. Capito?”

“Sì.”

“Abbiamo imparato a fare da soli, siamo sempre stati soli, noi due, e tutto quello che abbiamo iniziato ad imparare, ci servirà…”

“Sì.”

“E impareremo ancora, non è finita. Anzi… tutto deve ancora iniziare.”

“Sì, ma…” Jared era ancora dubbioso: “Ma un giorno avremo un nuovo papà?”

“Noooo. Di più!”

Il bambino spalancò gli occhi, sorpreso: “Di più?”

Shannon sorrise, forse aveva trovato il modo di tranquillizzare il suo fratellino: “Sì! Saremo una famiglia immensa. Gigantesca. Noi saremo i re e poi ci saranno altri re ed altre regine, di ogni parte del mondo. Tanti, tantissimi re e

tantissime regine. Insieme. Tutti Re e Regine. Re e Regine. Ti piace?”

L’espressione di Jared era rapita dalla visione: “Sì, mi piace.”

Shannon gli accarezzò una guancia: “Bene. Però… ora dormi, che è tardi.”

Jared si mise sotto. Shannon gli rimboccò le coperte, spense la luce e andò nel suo letto.

“Shan?”

“Eh?”

“Posso sognare i re e le regine?”

Nel buio Shannon sorrise: “Sì.”

Jared chiuse gli occhi, stringendoli forte, come se i re e le regine volessero fuggire dalla sua mente: “E’ un bel sogno… voglio difenderlo. Buonanotte, Shan.”

“Buonanotte, Jay.”

 

 

 

Jared prese il bloc notes, si alzò dallo sdraio a bordo piscina e, scalzo e in pigiama, si avviò verso il garage, con la matita in mano ed un’espressione assorta: “Shan?”

“Sì?” Shannon spuntò da dietro la sua Ducati, con il berretto da baseball con il frontino all’indietro e in canottiera, pulendosi le mani sporche d’olio con uno straccio. “Che c’è?”

“Forse sono riuscito a trovare le parole ed il titolo per quella canzone che non viene…”

“Davvero?”, disse sorpreso Shannon.

“Sì. Guarda qui…”, Jared porse il blocco dei suoi appunti al fratello, che iniziò subito a leggere. “La chiamiamo ‘Kings and Queens’…”

Shannon arrivò in fondo al testo e poi guardò suo fratello negli occhi, mentre le sue labbra si incurvarono in un sorriso complice: “Fatto brutti sogni, stanotte, fratellino?”

 

 

 

 

FINE









   
 
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