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Autore: Lolli1    30/10/2009    2 recensioni
Gli sembrò assurdo. Aveva sempre pensato che, appena prima di morire, avrebbe rivisto tutta la sua vita passargli davanti. E invece le uniche cose a cui aveva rivissuto erano stati i momenti passati con lei. O meglio, con quella che lei era stata. I momenti più significativi ma anche solo frasi che lei gli aveva detto, il suono della sua risata, quello della sua voce. Ma d’altronde forse era normale. Lei era sempre stata la sua vita.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapeva da quanto tempo stavano combattendo

Non sapeva da quanto tempo stavano combattendo. Schivava i suoi colpi con grazia e lei faceva altrettanto. Sembrava stessero danzando. La osservava e i cambiamenti che il tempo e la prigionia le avevano inflitto gli causarono una stretta al cuore. Della ragazza che conosceva non era rimasto niente. Persino il colore degli occhi era diverso. Più spento, opaco. Non sapeva cosa provava. Non sapeva che cosa era giusto provare.

Schivò l’ennesimo incantesimo che lei gli aveva lanciato e la provocò. Come ai vecchi tempi.

-Avanti! Puoi fare di meglio!- le gridò, la voce echeggiante nella vastissima sala.

Vide il getto luminoso che puntava verso di lui e capì di avere esitato un attimo di troppo. Lo avrebbe colpito in pieno, non sarebbe mai riuscito ad evitarlo. Sarebbe morto. E a fermare il suo cuore sarebbe stata lei. Di nuovo.

 

 

Da quando se n’era andato di casa aveva perso i contatti con la sua famiglia. Parte di essa era in quel castello ma lo ignorava. Narcissa era troppo presa dal suo fidanzato, ma d’altra parte non si erano mai parlati troppo neanche prima che lui se ne andasse di casa, un’anno prima, mentre Bellatrix probabilmente obbediva semplicemente agli ordini dei suoi genitori.

Gli dispiaceva. Loro due erano cresciuti insieme. Avevano la stessa età ed avevano condiviso i momenti più importanti dell’infanzia. Erano i combina guai della famiglia Black.

Per tutto il sesto anno lei aveva mantenuto un comportamento altero nei suoi confronti. Lo evitava. Come al solito insultava i suoi amici, li disprezzava ma a lui, invece che affetto, oramai riservava solo un’ostentata indifferenza. Non lo guardava nemmeno più negli occhi.

E lui aveva finito col farci l’abitudine, almeno quel tanto da non rimanerci troppo male. Ma non poteva negare che lei gli mancava. Loro due erano sempre stati come due metà di un intero. E ora lui non era più completo.

Ci aveva messo tanto a decidersi, ci aveva pensato e ripensato e alla fine, all’inizio del settimo anno era andato da lei. Voleva parlarle. Non avrebbe mai ammesso che la sua assenza nella sua vita lo turbava, era pur sempre un Black, ma doveva farla tornare. Almeno così nessuno avrebbe mai potuto dire che non ci aveva provato.

-Bella.-

-Sirius-

-Ti dispiace fermarti un attimo?-

L’aveva formulata come una domanda, ma era chiaramente un’ imposizione. E lei lo sapeva bene, lo conosceva.

-Veramente dovrei andare. Se però insisti…-

-Insisto.-

I toni tra di loro erano formali. Si conoscevano da tutta una  vita, una vita in cui si erano sentiti ripetere fino alla nausea che loro erano esseri superiori, migliori degli altri in ogni cosa, e che da persone di livello superiore si dovevano comportare, e questa educazione aveva condizionato il loro modo di porsi con gli altri. Il fascino e l’eleganza innata della famiglia Black, assieme al portamento fiero ed eretto erano le caratteristiche che più spiccavano in loro. Ma dietro la facciata a prima vista algida c’era di più. Sirius possedeva tutte le caratteristiche dei Serpeverde: purosangue, furbo e ambizioso. E tuttavia era finito a Grifondoro in quanto il cappello parlante aveva visto in lui coraggio e senso della giustizia. Quel senso della giustizia che lo aveva portato a dissociarsi dai suoi genitori e ad andarsene di casa.

Bellatrix era come lui, ma la sottomissione nei confronti della famiglia e la volontà di compiacerla a tutti i costi avevano fatto di lei una perfetta Serpeverde

-Bella. Perché ti comporti così?-

-Non mi comporto in nessun modo.-

-Mi stai deliberatamente ignorando. E lo fai da un sacco di tempo.-

-Tu hai disonorato la nostra famiglia!-

-Me ne sono andato perché quello che fanno è sbagliato!-

-Sei la disgrazia della famiglia Black!-

-Queste non sono parole tue Bella. Sono di mia madre e della tua.-

-Ciò non toglie che siano vere.-

-Pensavo che fossi un po’ più intelligente. Che fossi in grado di ragionare con la tua testa-

-Io lo faccio!-

-No. Non è vero.-

-Cosa te lo fa pensare?-

-Ho passato sedici anni della mia vita in tua compagnia. Ti conosco. E ricordo tutto quello che mi hai detto-

-Anche io pensavo di conoscerti. Per questo ho detto determinate cose.-

-Certo. E il fatto che io non condivida l’ideale del sangue puro fa di me una persona diversa e orribile?-

-…-

-I casi sono due, Bella. O mentivi quando mi hai detto che io e te siamo una cosa sola divisa in due parti, o stai mentendo ora. E personalmente penso che tu stia mentendo ora, visto che quando me lo hai detto non ne avevi motivo.-

-Io non voglio finire come te! Non voglio essere una rinnegata, cancellata dall’albero genealogico!-

-Non ti ho chiesto di mollare tutto e seguire il mio esempio.-

-E allora cosa? Cosa mi stai chiedendo?-

-Di smettere di comportarti come se non esistessi. Come se non fossi mai esistito.-

-Io faccio quello che è meglio per la famiglia.-

-Tu fai quello che ti è stato imposto.-

-È la stessa cosa-

-Penso che dovresti fare quello che è meglio per te.-

-Se permetti lo so io quello che è meglio per me.-

-Se pensi che sia quello che è meglio per la “Nobilissima e Antichissima casata dei Black” permettimi di dirti che penso che tu non lo sappia proprio.-

-Peccato che io non presti particolare attenzione a quello che pensi tu.-

-Da quando?-

-Ora basta! Ne ho abbastanza di starti a sentire!-

-Già. Non sai cosa rispondermi e quindi scappi. Quando ti verrà voglia di sentire qualcuno che è in grado di fare discorsi sensati e che ti aiuta a ragionare con la tua testa, invece che importi le sue idee, sai dove trovarmi.-

Gli occhi grigi di Sirius indugiarono per un attimo in quelli castano-verde di Bellatrix. Poi si voltò e se ne andò lungo il corridoio semibuio con la sua solita camminata elegante.

 

°*°*°*°*

 

Era passato parecchio tempo da quella chiacchierata quando Bella era andata a cercarlo. Era sicuro che prima o poi l’avrebbe fatto ma non pensava che ci avrebbe messo così tanto.

-Non lo deve sapere nessuno.-

-D’accordo-

-Dico sul serio. Tu non hai niente da perdere, io mi sto giocando tutto!-

-Rilassati. Resterà tra di noi. Sarà uno dei nostri tanti segreti.-

-Giuramelo.-

-Te lo giuro.-

E così avevano rincominciato a parlarsi, a vedersi. E anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso entrambi erano molto più sereni. Ogni attimo di tempo libero lo trascorrevano insieme, nascosti negli angoli più bui del castello per paura che qualcuno li vedesse. Spesso Siriu si lamentava della situazione ma Bellatrix era irremovibile.

-Non facciamo niente di male Bella! E normale parlarsi. È normale che due cugini passino del tempo insieme! Mi sembra di essere uno che ha commesso chissà quale crimine e quindi deve nascondersi!-

-Smettila. Se qualcuno sapesse lo direbbe in giro. E se Narcissa lo scoprisse lo direbbe a casa. E per me sarebbe finita. L’ordine di non rivolgerti più la parola era tassativo.-

E così l’aveva sempre vinta lei. E se la segretezza era il prezzo da pagare per averla di nuovo nella sua vita, lui lo accettava, anche se malvolentieri

 

°*°*°*°*

 

Alla fine avevano trovato un buon compromesso. Si incontravano nella Stanza delle Necessità di sabato pomeriggio, sempre alla stessa ora, e magicamente tornavano i due bambini combina guai che erano stati anni prima, e ridevano e scherzavano assieme, raccontandosi la loro settimana e le novità. Le faide di famiglia restavano fuori dalla porta della stanza.

-Sei in ritardo-

-Lo so.-

-Dov’eri finita?-

-Ho incontrato Rodolphus, mi ha trattenuta…-

-Non mi piace.-

-Cosa?-

-Lestrange. È un fanatico.-

-Smettila.-

-Ti piace?-

-Ha importanza?-

Sirius mise il muso. Sapeva che il suo comportamento non aveva senso, ma era più forte di lui.

-Non c’è bisogno che tu sia così protettivo con me. So badare a me stessa, fidati!-

-Di te mi fido. È di lui che dubito.-

-Non ne hai motivo.-

-Non va bene per te-

-Ed ecco il tuo lato Black che emerge!-

-Cosa vorresti dire scusa?-

-Critichi tanto la tua famiglia, ma alla fine sei come loro. Ti senti in diritto di sputare sentenze, di scegliere per me!-

-Io non sto scegliendo per te!-

-Però giudichi le persone che frequento-

-Io non ti obbligherei mai a fare una cosa che non vuoi. Ho solo espresso il mio pensiero.-

-Hai ragione. Non ti arrabbiare, non voglio litigare-

-Non ho iniziato io.-

-Sirius.-

-Io non sono come loro Bella. Io davvero voglio solo quello che è meglio per te-

-Anche loro dicono la stessa cosa…-

-Ti fidi di me?-

-Si-

-Allora credimi quando ti dico che rispetterò sempre ogni tua decisione. A patto che sia tu con la tua testa a prenderla.-

 

°*°*°*°*

 

-Bella…che cos’hai?-

-Niente…-

-Ti conosco…-

-Non te lo posso dire-

-Puoi dirmi tutto. Sempre.-

-Ci ha chiamati.-

-Chi?-

-Me, Rodolphus, Lucius e qualcun altro…-

-Chi vi ha chiamati Bella?-

-L’Oscuro Signore-

-Cosa hai intenzione di fare?-

-Non lo so. Dopo i MAGO verrà a prenderci e dovremo scegliere se unirci a lui-

-Non devi farlo per forza…-

-Non voglio pensarci ora.-

-…-

-Sirius?-

-Si?-

-Abbracciami!-

Lui la strinse a sé. Le manifestazioni d’affetto, fisiche e verbali erano sempre state rare da parte sua. Eppure ora che teneva Bellatrix tra le sue braccia le sembrava così piccola e fragile, così indifesa, e non avrebbe più voluto lasciarla andare.

Ma lei, poco abituata come lui, interruppe presto il contatto. Si sedettero sul grande divano della Stanza delle Necessità, in silenzio. Sirius fece un incantesimo al pianoforte a coda che troneggiava in mezzo alla stanza, facendo il modo che iniziasse a suonare una melodia lenta e dolce. Poi, improvvisamente e inaspettatamente, con un movimento attirò Bella a sé e la abbracciò di nuovo. Nessuno dei due parlava, restarono così, in silenzio, a guardare le fiamme del fuoco che scoppiettava nel caminetto.

 

°*°*°*°*

 

-Penso che per Natale tornerò a casa-

-Capisco…-

-Sirius…-

-Tranquilla! Io resto qui con Jamie e gli altri. Non mi lasci solo al mio destino…-

-Con chi vai al ballo?-

-Da solo-

-Io ci vado con Rod-

-…-

-Siamo fidanzati. È normale…-

-Se fossi fidanzata con lui perché provi qualcosa, allora sarebbe normale-

-Non cominciare…-

-Non fa mai piacere sentirsi dire la verità-

-Me ne vado. Non voglio litigare-

-Aspetta! Dopo ci vediamo?-

-Dopo quando?-

-Dopo il ballo.-

-Perché?-

-Perché al ballo vero e proprio non ti ci posso portare-

-Tu vorresti portarmi al ballo?-

-Tu vorresti venirci con me?-

-Ci vediamo dopo il ballo-

Quando quella sera la vide entrare nella sala pensò che non aveva mai visto niente di più bello. Indossava un abito bordeaux, con un corpetto di seta e una gonna lunga di tulle. I capelli scuri erano parzialmente raccolti dietro la nuca e scendevano lunghi fino a metà schiena, arricciati ad arte.

Sapeva che non avrebbe potuto avvicinarsi a lei e i limitò ad osservarla da lontano, aspettando impaziente che il ballo terminasse.

-Ciao-

-Sei venuta-

-Eravamo d’accordo così…-

La Stanza delle Necessità sfoggiava un arredamento essenziale. Una semplice piccola pista da ballo, luci soffuse, candele e fiori.

-Questo posto è bellissimo-

-Tu sei molto più che bellissima. Balliamo?-

E la portò sulla pista da ballo. Più che ballare stavano abbracciati, dondolando dolcemente e fissandosi negli occhi. Non c’era bisogno di parlare.

Entrambi sapevano che cosa stava succedendo, ma nessuno dei due voleva fare la prima mossa. In gioco c’erano troppe cose.

-Sirius…Forse dovrei andare, si sta facendo tardi-

-Si, lo so-

Ma non accennava a lasciarla e lei non si muoveva, incatenata al suo sguardo. Nessuno dei due voleva che quel contatto finisse, per quanto sapevano che tutta quella situazione non avrebbe portato a niente di buono.

-Dovevi lasciare che le cose restassero com’erano…-

-Non volevo.-

-Perché?-

-Perché mi mancavi-

-Mi sei mancato anche tu. E adesso?-

-Adesso?-

-Cosa facciamo?-

-Balliamo un altro po’…-

-Non intendevo questo.-

-Lo so-

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Lui affondò il viso nei suoi capelli. Sentivano di ciliegia. E in quel momento decise che per lei valeva la pena rischiare. Avrebbe affrontato tutte le conseguenze delle sue azioni. Così la spostò leggermente da sé, le girò dolcemente il capo e la baciò.

 

°*°*°*°*

 

Quando era tornata dalle vacanze lo aveva evitato. Era tornata la solita Bellatrix algida e imperturbabile. Ma lui sapeva che tutto dipendeva dal contatto con la sua famiglia, che disprezzava ogni emozione diversa dall’odio, in quanto incapace di provare altro. Le diede tempo e a febbraio lei tornò da lui.

-Chiariamo una cosa: non deve succedere più-

-A cosa ti riferisci?-

-Alla sera del ballo.-

-Se è quello che vuoi…-

-Sirius, è sbagliato!-

-Chi lo dice?-

-Siamo cugini-

-Io non sono più un Black.-

-Si che lo sei.-

-Mia madre mi ha diseredato quando me ne sono andato di casa. Mi ha cancellato dall’albero genealogico. Mi ha detto che non sono più suo figlio. Sono un Black solo sulla carta-

-E nel sangue.-

-Bella, se tu mi dici che non vuoi è un conto. Ma non propinarmi questione etiche e morali per negare a te stessa che lo vuoi. Pensaci su e quando hai deciso fammi un fischio.-

E non era passato troppo tempo che lei lo aveva cercato. Per la prima volta in vita sua aveva deciso di rischiare sul serio, di mettersi contro la sua famiglia. E lo faceva per lui.

-La settimana prossima c’è un’uscita…-

-Ma è San Valentino!-

-E allora?-

-Devo stare con Rod…-

-Non preoccuparti per questo-

E “casualmente” proprio quel giorno Rodolphus Lestrange era a letto malato. Sirius portò Bellatrix nella stamberga strillante.

-Ma non dovrebbe essere infestata?-

-Sbaglio o hai paura?-

-Non ho paura! Chiedevo!-

-Non è infestata- è una normalissima casa. Vieni, ti faccio vedere.-

Il giro turistico terminò di fronte ad una porta chiusa.

-Cosa c’è qui?-

-La camera da letto-

-Oh-

-Ok… ehm…hai visto tutto-

-Aspetta-

Sirius stava per tornare nel salotto, ma lei lo prese per il braccio. Aprì la porta della camera e lo trascinò dentro con lei, chiudendosi la porta alle spalle.  Poi lo baciò. Un bacio diverso, sicuro. Voluto.

Si spostarono verso il grande letto e lei vi si lasciò cadere, tirandosi addosso anche lui. Non era la prima volta per nessuno dei due eppure per Sirius fu un’esperienza nuova. Per la prima volta non era sesso, era amore.

 

°*°*°*°*

 

Lei non aveva mai lasciato Lestrange, ma passava sempre tutto il suo tempo libero con Sirius.

-Non essere geloso.-

-Non sono geloso.-

-Sirius…Mi stai tenendo il muso da mezz’ora.-

-Non è vero. Perché dovrei? Stai con lui.-

-Lo sai che vorrei stare con te…-

-A quanto pare non lo vuoi abbastanza.-

Le discussioni di quel tipo erano frequenti. Lui era geloso e la provocava, ma sapeva che non aveva niente da offrirle così poi si prodigava a far tornare le cose al loro posto. Tra alti e bassi la loro relazione durava e anche i sentimenti in gioco crescevano. Ormai non era più affetto quello che li legava, era qualcosa di molto più forte.

 

°*°*°*°*

-Che fai a Pasqua?-

-Non so…-

-Non tornare a casa-

-Ok. Restiamo-

-No, non restiamo.-

-Vuoi spiegarti?-

-Jamie ci lascia la sua casa in Irlanda-

-Hai detto a Potter di noi?-

-Non proprio. Gli ho detto che ci vado con una ragazza e lui non ha insistito per sapere chi è…-

-D’accordo-

-Accetti così?-

-Come dovrei accettare scusa?-

-Pensavo che ci avrei messo ore a convincerti!-

-Sbagliavi-

E sorrise. Il sorriso vero e speciale che riservava solo a lui.

Così erano partiti per la residenza dei Potter, un castello immerso nel verde, bellissimo.

-Potremmo andare a vedere un po’ cosa c’è qui intorno…-

-Si, magari più tardi-

-Allora potremmo dare un’occhiata alla casa-

-Più tardi-

-Va bene, Bella. Più tardi. E allora cosa facciamo adesso?-

Gli andò vicino con un sorriso malizioso e uno sguardo provocante e lo baciò. Non ci fu bisogno di parole per spiegare a Sirius cosa avrebbero fatto in quel momento.

Passarono una settimana fantastica e finalmente entrambi ebbero la possibilità di essere loro stessi, senza bisogno di nascondersi.

-Mi dispiace dover tornare-

-Non siamo obbligati a farlo-

-Sii serio.-

-Lo sono-

-Certo. Molliamo la scuola per abitare abusivamente in questa casa. Davvero sensato.-

-Già, quasi quanto sposare una persona solo perché ci è stata imposta-

-Continuerai a rinfacciarmelo sempre vero?-

-Non lo faccio apposta… è una cosa involontaria, non riesco a trattenermi.-

-Non vuoi trattenerti, è diverso.-

-Scusa, mi dispiace-

-Non penso-

-Non mi fa piacere per niente, credimi.-

-E a me non fa piacere che ogni mezza discussione tu tiri fuori questo argomento. Ma non mi sembra che ti importi più di tanto.-

-Mi importa invece. È che spero sempre che prima o poi riuscirò a farti cambiare idea-

-Non è questo il modo. Così mi allontani e basta-

-Scusami, ok? Cercherò di controllarmi-

Lei non aveva detto niente, ma la situazione era tornata normale, anche se lei era strana, un po’ sulla difensiva. Sirius si era prodigato per fare il modo che lei lo perdonasse del tutto, ma gli sembrava sempre un po’ distante, a volte distratta e non capiva perché.

 

°*°*°*°*

 

Gli esami erano quasi finiti. Ancora un giorno e poi se ne sarebbero andati da quel posto. Sirius era nella loro Stanza e l’aspettava. Quando lei arrivò fecero l’amore. Lei era diversa. Non capiva in che cosa, ma sentiva che non era la solita.

Erano abbracciati, coperti dal lenzuolo.

-Sirius…ti devo dire una cosa-

-Dimmi.-

-Domani mi sposo.-

E fu in quel preciso istante che lui sentì il suo cuore fermarsi. Adesso capiva tante cose: il suo strano atteggiamento, sempre un po’ distaccato. E anche poco prima. Si era comportata come se quella fosse stata l’ultima volta. E lo era davvero. Chissà da quanto lo sapeva.

-Perché?-

-Perché è la cosa giusta da fare-

-Non è vero! È solo quello che ti hanno messo in testa i tuoi genitori!-

-Sirius io non posso perderli..-

-Tu non hai bisogno di loro! Hai me!-

-Non è abbastanza. Mi dispiace. Ormai ho deciso-

-Stare con lui ti porterà alla rovina!-

-Non puoi saperlo.-

-Si invece! Sappi che nel momento in cui tu lo sposerai, per me sarai morta!-

-Forse sarà meglio così. Addio Sirius!-

E se n’era andata. Quando gli voltò le spalle e chiuse la porta dietro di sé il suo cuore, sospeso chissà dove, era andato in mille pezzi, come un vaso di cristallo che cade e si infrange sul pavimento.

 

°*°*°*°*

 

Gli sembrò assurdo. Aveva sempre pensato che, appena prima di morire, avrebbe rivisto tutta la sua vita passargli davanti. E invece le uniche cose a cui aveva rivissuto erano stati i momenti passati con lei. O meglio, con quella che lei era stata. I momenti più significativi ma anche solo frasi che lei gli aveva detto, il suono della sua risata, quello della sua voce. Ma d’altronde forse era normale. Lei era sempre stata la sua vita.

Non l’aveva più rivista, aveva cercato di non pensare più a lei. Si era convinto che lei era morta. E in un certo senso, guardandola ora, si rendeva conto che lo era davvero. La guardava, così diversa da come l’aveva lasciata. Il suo sguardo era folle, a tratti assente, il suo sorriso forzato e duro, quasi cinico. Restava solo una vaga somiglianza con la ragazzina di Hogwarts.

Eppure non riusciva a fare a meno di domandarsi se anche lei ricordava. Chissà se da qualche parte dentro di lei la ragazza dolce che tanto aveva amato in quei giorni felici esisteva ancora.

All’improvviso lo colpì un pensiero. Stava morendo. E non le aveva mai detto che l’amava. Forse, se quel giorno glie lo avesse detto, se avesse lottato per lei, tutto sarebbe andato diversamente. Ma non lo aveva fatto, non l’aveva fermata ed ora tutto era perduto. Aveva lasciato che sposasse quell’uomo, per sapendo che sarebbe stata la sua rovina. Di lei ma anche di lui. Ma da giovane arrogante qual’era, era convinto che lei sarebbe tornata. Aveva dovuto convincersene per non impazzire. E invece poi era finito ad Azkaban e tutte le sue speranze erano andate in fumo. E aveva capito che quel giorno l’aveva persa per sempre. E ora ce l’aveva davanti, la copia sbiadita e invecchiata della sua Bellatrix, ma ormai era tardi, non aveva più tempo. E forse rivelarle quali erano stati i suoi sentimenti non avrebbe nemmeno avuto senso.

Lo schiantesimo lo colpì e lui sentì il suo corpo sollevarsi e cadere all’indietro. Vide i contorni dell’arco e prima di scivolare nel buio riuscì a guardare quegli occhi castano verdi per l’ultima volta. E fu in quel momento che capì che non aveva mai smesso di amarla. E nonostante tutto ne era valsa la pena.

  
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