Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Lady_Draconibus    11/06/2005    4 recensioni
Yeah! Mia prima fic pubblicata! (Grazie Elfy!) Di ke parla? Mmmm... beh, sapete ke Leggy non si è mai allontanato da Bosco Atro, vero? Vi siete mai chiesti perchè? E come mai, se non ha mai lasciato casetta sua, si è ritrovato a combattere la Guerra dell'Anello come membro della compagnia? Vi siete mai fatti questa domanda? Beh, io sì, ed ecco cos'è venuto fuori...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Legolas, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 4: Le mie ali.

 

Legolas appoggiò la schiena al tronco dell’albero.

Non sarebbe tornato a palazzo quella notte. Forse neppure la successiva.

Troppe cose erano successe quel giorno.

Troppa delusione, troppa rabbia…

Troppe domande da fare al futuro.

Un futuro nascosto dietro quella barriera di sogni negati e speranze infrante.

Eppure, perché arrendersi proprio in quel momento? Proprio quando era riuscito adire a suo padre tutto ciò che pensava, tutto ciò che provava… persino più di quanto avesse voluto.

“Ti odio”… l’aveva detto così, di getto, seguendo la rabbia, l’impulso del momento, non lo pensava davvero.

No, non lo pensava, ma non accettava nemmeno le sue imposizioni!

Non sarebbe rimasto per tutta la vita in quel bosco, senza mai sapere cosa si trovava al di fuori di esso!

Non se ne parlava!

Meglio la morte, piuttosto!

Sospirò, estraendo un medaglione da sotto la casacca. Era appartenuto a sua madre. L’unica cosa che avesse di lei che anch’ella avesse tenuto in mano.

-         Che cosa devo fare? –Mormorò, senza rivolgersi a nessuno in particolare, rigirandosi il

monile tra le dita. Alzò gli occhi al cielo. –Che cosa devo fare? –Ripeté. La risposta non giunse. Fissò il gioiello, sospirando. –Madre, se cerchi il momento per darmi un indizio, questo è quello buono!

Ad un tratto, un movimento accanto a sé lo fece trasalire.

Si voltò, trovandosi davanti due piccoli occhi neri simili a capocchie di spillo, montati sulla testa di un tesserino tutto coda!

Uno scoiattolo!

Si era fatto spaventare da uno scoiattolo!

La cosa gli parve vagamente comica.

- Che mostro terribile, sei! –Ghignò, divertito, nonostante tutto. Lo scoiattolo gli si arrampicò sulla mano, strappandogli un altro sorriso. –Sei uno scoiattolo socievole, vedo.

L’animaletto gli balzò sulla spalla e corse sul ramo.

- Hei! Aspetta! –Lo rincorse, senza sapere perché, come un bambino. Forse cercava solo una scusa per scaricare la tensione.

L’animaletto zampettò veloce tra i rami, zigzagando, col ragazzo sempre dietro. Scese lungo il tronco di un albero, con la coda dritta, a testa in giù. Saettò tra le foglie, nascondendosi a tratti.

Legolas balzò a terra, rincorrendo l’animaletto. Ad un tratto, questo si fermò, ritto, di fronte al ragazzo.

L’elfo si fermò, scivolando sulle foglie e rimase a guardare l’esserino, che ora immobile lo fissava immobile. Si chinò, porgendogli il palmo perché si arrampicasse, cosa che lo scoiattolo fece prontamente. Las lo accarezzò con un dito sulla testa, facendosi fissare dai suoi occhietti acquosi.

- Sei davvero uno strano animaletto, lo sai? –Quello reclinò la testa da un lato, annusando l’aria, poi, senza motivo apparente, saltò giù dalla mano del ragazzo, scomparendo tra le ombre. –Ma… -Il ragazzo fissò il buio, dove l’animaletto era sparito. Che animale bislacco!

Fece per voltarsi e dimenticare l’incidente, quando si rese conto di dov’era.

Ai suoi piedi, si snodava la strada, sgombra e tortuosa, che si snodava all’interno delle ombre del bosco.

E fuori, oltre di esso.

Abbassò lo sguardo sulle sue mani: stringeva ancora il medaglione tra le dita!

 

Non erano molte le cose che aveva deciso di portare con sé.

Qualche vestito… provviste… il fedele arco con la scorta di frecce… due pugnali ricevuti in dono dal padre tempo fa…

Tanto tempo fa. Non appena era stato in grado di portarli. Quando credeva ancora di poter fare ciò che desiderava, quando i sogni volavano ancora liberi e senza briglie… e i confini del bosco non sembravano così lontani!

La sacca era già pronta, abbandonata in un angolo.

Eppure non poteva andarsene.

Non ancora, almeno.

 

Thranduil si appoggiò allo schienale della grande sedia di quercia.

Non riusciva a riposare.

E come avrebbe potuto? Le parole di Legolas continuavano a risuonargli in testa, pesando sulla sua coscienza e sul suo cuore come macigni.

Aveva provato a gettarsi nei suoi impegni, cercando di allontanare quel pensiero, che tuttavia continuava a farsi strada nella sua mente, incancellabile.

Io ti odio.

Ti odio.

Ti odio.

Quanta rabbia in quelle parole.

E quanta tristezza e dolore nel cuore di chi aveva udito quelle parole.

E in quello di colui le aveva pronunciate.

Sentimenti che il re mai avrebbe pensato di trovare così forti nel figlio. Così forti, ma talmente confusi da essere quasi indistinguibili!

Sentimenti che ferivano peggio d’ una lama!

E vedeva ora, Thranduil, le lacrime mai versate sul volto del figlio. E capiva la solitudine e gli assordanti silenzi in cui tanto spesso si rinchiudeva.

Alzò lo sguardo sul ritratto.

Gli occhi di Silnen sembravano fissarlo dalla tela, senza accuse o rimproveri, eterei come sempre. Come nei suoi ricordi.

Si, eterea.

Era così lei.

Distratta si sarebbe detto. O poco interessata alle faccende del mondo.

“O più semplicemente libera.” Pensò il re, poggiando una mano su quel volto dipinto. Perfetto nella forma, ma privato della morbidezza e del calore della sua pelle. “Libera come l’aria… o il vento che soffia e va, senza mai fermarsi…” E di nuovo, gli tornò alla mente quel giorno…

 

L’erba era ancora umida della pioggia caduta quella notte e le bagnava l’orlo del vestito, che non si preoccupava di sollevare. Rise, sciogliendo i capelli dalla treccia e liberandoli al vento che soffiava forte e stracciava i nembi in lunghi strascichi bianchi sullo sfondo azzurro.

Rideva come una bambina, e danzava sulla sponda rocciosa del fiume.

Lui le andava appresso, allungando di tanto in tanto la mano a sfiorarla, lanciando occhiate preoccupate ai flutti scuri e turbinosi sotto di loro.

-         Rischi di cadere…

-         Non accadrà.

Si staccò dalla sponda, correndo leggera tra gli alberi, nascondendosi tra i tronchi.

-         Perché fai così? –Chiese Thranduil alla foresta. Silnen gli arrivò di fronte, sorridendo come

sempre.

-         Così come? –Il giovane allungò una mano a prenderle la mano, ma lei si ritrasse, danzando a

pochi passi da lui. Thranduil si rabbuiò.

-         Così! Mi sfuggi! –Lei sorrise gentilmente, fermandosi.

-         Allora non scapperò più.

-         Sicura?

-         Sì. –Sorrideva sempre. Alzò il viso a guardare il cielo. Il vento le sferzava il volto, movendole i

capelli e alzandole gentilmente la veste, mostrando le caviglie. –È bellissimo, vero? –Si voltò verso di lui. –Lo senti?

Thranduil si fermò, in ascolto.

-         Cosa?

-         Il vento! –Aprì le braccia, come se fossero un paio di ali. –È bellissimo! –Mormorò, a occhi

chiusi. –Lui viene e va, senza limiti, senza confini… senza padroni a eccezione di sé stesso! E tocca ogni

luogo. Vede e sa ogni cosa. –Sorrise, guardandolo. –Piacerebbe anche a me. Viaggiare col

vento. Avere un paio di ali tutte mie! E viaggiare con lui!

-         Non ti piacerebbe fermarti da qualche parte? Avere una tua casa… fermarti laggiù… con chi ami…

-         Certo. –Rise. –Anche le rondini hanno il loro nido! E ritornano ad esso ad ogni estate! –Si

avvicinò a lei.

-         Ti piacerebbe fermarti qui? Insieme a me? –Lo guardò, con quei suoi occhi color cielo, puri

come il cristallo. Come il suo cuore. Gli poggiò la testa sulla spalla, ma senza rispondere. Poi, dopo un lungo silenzio, parlò.

-         Si. Mi piacerebbe.

 

Qualcuno bussò alla porta con discrezione, strappando il sire ai ricordi.

Quasi frastornato, Thranduil tornò alla realtà. Stava per mormorare un “avanti”, quando la voce oltre la porta si fece sentire, anticipandolo.

 

Legolas si appoggiò alla porta, prendendo fiato.

Perché lo faceva? Non poteva semplicemente andarsene e basta? Non era neppure sicuro che suo padre fosse li!

Ma la verità era che non voleva… anzi, non poteva, congedarsi da lui con quelle parole!

Non voleva che come unico saluto, suo padre ricevesse parole pronunciate con rabbia. In ogni caso, qualsiasi cosa Thranduil avrebbe detto, Legolas non avrebbe cambiato idea.

Si fece coraggio e bussò. Non aspettò risposta.

-         Padre… sono io… andrò io da Elrond. È giusto che sia così, e per questo, ti chiedo di non cercare di impedirmelo. –Sorrise tra sé. –Anche perché, sarebbe perfettamente inutile. Non è un colpo di testa, è da molto che sto pensando alla partenza. E altrettanto che cercavo il coraggio di dirtelo… e ora, credo di esserci riuscito. –Alzò gli occhi. –Imladris sarà… un punto di partenza… perché ci sono così tanti posti che devo… e che voglio vedere e conoscere… e ho così tante cose da scoprire e imparare… che non sarebbe possibile fare, arrivando solo fino alla casa di Elrond. –Ridacchiò. –So che sembra folle! Non so dove andrò… ne quando tornerò… ma sento che è giusto così. E che tornerò, sicuramente. Penso sia ora cha apra le mie ali… e vada un po’ dove mi dice il vento… e poi… poi tornerò a casa. In fondo… anche le rondini tornano al loro nido, dopo un lungo viaggio. Quindi… prova a pensarmi un po’ come una rondine, d’accordo? –Si staccò dalla porta e recuperò l’arco e la sacca lasciati a terra. –Beh… a presto allora. Prometto che sarai orgoglioso di me!

Si allontanò.

 

Thranduil si fermò, incerto.

Avrebbe ancora potuto fermarlo… aprire la porta e dirgli di fermarsi… oppure no.

Probabilmente, era davvero giunto il momento di lasciarlo andare.

Sorrise, voltandosi verso il quadro. Espresse in maniera diversa, ma erano state le sue stesse parole.

-         In fondo… ha sempre somigliato più a te, che a me…

Oltre la porta, i passi di Legolas si allontanarono.

 

Epilogo:

 

Così è cominciato il mio viaggio.

A causa di un piccolo, insignificante scoiattolo.

Ma in fondo, questa sembra essere l’era dei piccoli! In fondo, se uno hobbit è riuscito a sconfiggere l’oscuro signore, perché uno scoiattolo non dovrebbe riuscire a convincere un elfo a partire per un viaggio incredibile attraverso la Terra di Mezzo?

Già… di cose incredibili e sconvolgenti ne ho viste parecchie!

Ent, olifanti, foreste antichissime e grotte scintillanti!

Ho mantenuto la mia parola.

Sono tornato.

Sono tornato vivo, cosa non scontata.

E mio padre può dirsi orgoglioso di me.

Beh… forse non proprio su certe mie amicizie, ma pazienza.

E a proposito di Gimli, ho sentito che progetta di prendere possesso delle Caverne Scintillanti e diventarne re. Lo vedrei bene. Anch’io ho un progetto simile, sull’Ithilien.

Dovrei parlarne con mio padre.

Troverò il coraggio per farlo, ora lo so.

Ha cominciato a lasciarmi più libertà, finalmente. Sembra essersi convinto che riesco a cavarmela da solo. Oppure si è semplicemente rassegnato, chissà!

In ogni caso, una parte della mia vita è conclusa. Solo una parte, beninteso.

Alzo lo sguardo sui rami.

Il sole filtra tra le foglie.

Sto bene ora.

Sento ancora una sorta di richiamo.

È la voce del mare, ora riesco a sentirla.

E udirla non mi fa più così male.

Ma è anche per questo che voglio andare in Ithilien: l’Anduin l’attraversa, e si sa, l’Anduin porta al mare!

E così… un giorno… chissà!

 

 

Ma ciao!

Ultimo capitolo, storia conclusa!

Lo so, lo so! Tra colombe, rondini, ragni e scoiattoli, sta fiction è diventata un serraglio! Perdonatemi! Specie perdonatemi di aver fatto inseguire il povero scoiattolino a Las! Che cosa idiota!

Vabbè, ringraziamenti:

Eledh che mi è stata vicina, dandomi una trasfusione di energia sia x la fic, ke x quel problema, ora risolto.

Ringrazio Andrea e mi dispiace sia finita così, ci sentiamo, vero cucciolo?

Michele, il mio fratellone, che si è degnato (senza recensire >.

Poi ringrazio

Eowyn

Jillian Greenleaf (sorella di Las? Occhio a Losloth!)

Dama Gilraen

 

Brave loro che hanno commentato.

E un grazie. Un grazie grandissimo! Un GRAZIE maiuscolo, evidenziato, ingrassettato e sottolineato x Elfa!

Spiegarvi il perché… o meglio I perché, sarebbe lunghissimo. Diciamo solo che è la mia best!

Ti mando un milione di baci dolcezza! Mi manchi già un casino!

Ma non azzardarti a piangere!

Hai gia allagato il palazzo ieri!

Beh… saluti!

Chi deve recensire, parli ora, o taccia x sempre.

 

p.s.: Fanciulle! Guardate che mi fido! Parlo con voi! Lin e Los! Voglio vederla quella fiction! E non fate morire troppa gente!

 

Bisou bisou, come dice la prof di francese!

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Draconibus