Street Spirit
‘’ I can feel death, can see it's beady eyes . ‘’
Un mantello nero svolazza nella tinta bluastra del cielo notturno, in quello scenario in preda alla perdita di controllo, contorcendosi nella sua spettrosità.
Non si sa cosa nasconde la notte.
Non si sa delle sue leggende.
Non si conosce la morte.
La si avverte.
Ambiguità a corte. Sensazioni di mani su un corpo in fuga. Una macchina come un cervello rotto, e gambe intrappolate nella loro stessa ombra. Nella luce di una sfera argentata, vien tracciato il percorso della disperata e agognata via della salvezza.
E non si sa perché quelle case sorridano sinistre.
E non si sa, perché tutto si dissolverà.
Tutto si inghiottirà, nello svolazzare di un mantello nero.
Uccelli morti urlano davanti a quegli occhi che lottano per la vita, unendosi al rimbombare dei suoi passai stremati. E’ come una melodia. Una soave melodia per chi ha fame di morte.
Nella strada degli spiriti blu, labbra carnose sono schiuse a liberare gli ultimi ignari respiri, lasciando che il mantello si fondi nello scenario bluastro; Cerchiando una fuga, prima di soccombere.
Ed ecco la resa, di un respiro rubato.
Ed ecco occhi rossi, ridere nel suo sorriso beffardo di goduria.
Ed ecco il cerchio che si chiude.
E si può avvertire la morte ora, con i suoi occhi piccoli e mani grandi che rivelano brillante la lama che inghiottirà la vita, in quella notte dove il controllo è sfuggito a dio.
Maligne zucche arancioni sono da spettatrici, ai gradini di quelle case deformate.
Un coro di ignare e spensierate risate, fan da sottofondo in quella diminuzione graduale degli ultimi
secondi.
L’adrenalina predomina in quel esile corpo.
Il sangue pulsa nelle vene fino a far male.
Il respiro vien arrestato come telecomandato.
E gambe immobili nella morsa dell’oscurità.
E dalle labbra rosse, un ovattato lamento strappa il silenzio non appena il corpo vien squarciato, vien sporcato, martoriato e svuotato, nello sfacciato silenzio. Alla luce della innocente luna, al cospetto degli spiriti blu. E rimane solo un rumore, il rumore di un corpo che cade, il rumore silenzioso del sangue che scorre, svettando peccaminoso sul immenso nero.
L’invisibile goduria della morte.
L’inghiottita e seppellita vita.
Solo sorrisi, solo sangue, solo morte.