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Autore: comet893    01/11/2009    1 recensioni
”Nello stesso istante in cui la sua mano sfiorò la mia sentii una lieve scossa attraversarmi tutto il corpo”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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note Allora, so già quanti capitoli ci saranno ù.ù Il 17 e, poichè 17 porta male, ne farò un 18esimo piccolo piccolo XD So, in questo leggerete la risposta di Kris. E' ovvio quale sarà, però... XD Mi è piaciuto molto scriverlo questo capitolo ** Anyway, mi scuso per gli errori - stessa cosa - e... bè, buona lettura XD

Mi scuso per il ritardo çç_____çç sono orribile.
«Robert, non è così semplice» dissi, girando lo sguardo verso l’altra parte.
«E cosa ci sarebbe di complicato?» chiese, stupito. “Bè, tutto!” avrei potuto rispondergli, ma tacqui, cercando delle parole migliori per spiegare le mie perplessità.
«Hai pensato a tutti quanti? Cosa diremo? Voglio dire, cavolo! Ho solo diciannove anni. Le persone non si sposano a diciannove anni.» Quello era semplicemente uno dei motivi. Ce ne sarebbero stati tanti, veramente tanti, come per esempio i suoi genitori. Mi avrebbero accettata? Non potevo presentarmi a casa loro come la “signora Pattinson”, per non parlare dei miei che, pur provando simpatia nei confronti di Robert, non sarebbero saltati di gioia a sapere che la loro figlia diciannovenne si sarebbe sposata. Per non parlare dei motivi legati alla Summit: il contratto parlava chiaro, e nascondere una storia clandestina è un conto, ma sposarsi… era un impegno troppo grande perché sia tenuto nascosto.
«Kristen, è davvero così importante l’età? E poi non ti sto dicendo di sposarci domani. Ti sto solo chiedendo di diventare mia moglie. Fra un anno, due, quattro, quando vuoi.» Lo guardai, e benché dicesse di voler aspettare, vidi nei suoi occhi l’impazienza, la fretta, la voglia di diventare mio marito il prima possibile.
«Robert, non mentirmi» sussurrai. Lo vidi abbozzare un sorriso. «Sono un pessimo bugiardo» ammise, rassegnato.
«Già» concordai.
Lo vidi ridacchiare. Una risata che si spense prima di vedere un vero sorriso aprirsi sul suo volto. «E’ vero, fosse per me vorrei sposarti subito, anche domani, ma non è fondamentale.» Non capii: voleva o non voleva sposarsi? «Tesoro, io ti amo. Ed è questo ciò che conta. Sono pronto ad aspettare anni, secoli, se non ti senti pronta; non voglio che tu ti senta obbligata a dirmi di sì, o altre puttanate del genere…» Questa volta era stato più convincente, dovevo ammetterlo, ma non mi lasciai abbindolare: lui non voleva questo. Lui voleva che gli rispondessi di sì, che ci sposassimo, pure a Las Vegas all’insaputa di tutti: l’importante era diventare marito e moglie. Alla fine era ciò che desideravo anch’io, ma non potevo ammetterlo: c’erano troppe complicazioni, troppi problemi. Bè, mi sentivo… impaurita da tutto ciò. Alzai delicatamente la mano, per posarla sulla sua guancia, e guardandolo negli occhi. Al loro interno riuscivo a vedere la scena, me, in abito bianco che avanzavo verso di lui, con un sorriso felice, un sorriso di chi ha ottenuto tutto ciò che voleva.
«Sì» dissi con un soffio, abbozzando un sorriso, e sentendo gli occhi lucidi. Forse era la scelta sbagliata, o almeno il momento sbagliato, ma… perché rifiutare? Perché dire di no a qualcosa che desideravo? Quante volte si scappa da ciò che si desidera per delle paure futili? Basta scappare. Io volevo Robert, volevo diventare sua moglie, volevo invecchiare con lui. I problemi si sarebbero risolti. Li avremo risolti insieme. Il suo sguardo iniziò a brillare, un sorriso si aprì sul suo viso che, di colpo, si avvicinò al mio, scoccandomi un bacio.
«Aspetta,» mi disse, allontanandosi da me. «Robert, che…» chiesi, vedendolo alzarsi dal letto, e dirigersi verso la scrivania in un angolo. Che cosa aveva in mente di fare ora?
«Shhh, aspetta!» mi ammonì, prendendo un foglio dalla scrivania, e strappandone una parte. Lo accartocciò, formando una specie di anello.
«Non..» iniziai, prima di essere interrotta dal suo sguardo che m’indusse a tacere. Si avvicinò, poi, dalla mia parte del letto, allungandomi una mano e alzandomi quanto bastava per sembrare seduta. Si inginocchiò a terra, tenendo stretta la mia mano tra la sua che, sudata dall’emozione, tremava leggermente.
«Kristen Jaymes Stewart, vuoi sposarmi?» Pronunciò quelle parole con una tale emozione che sentii le lacrime scendermi sul viso. Lo guardai intensamente, prima di sussurrare la mia risposta.
«Sì.» Non potevo crederci che io avessi appena detto di sì a Robert Pattinson, a l’uomo che per tanto tempo avevo segretamente amato, e che solo ora, in una stanza d’albergo a Tokyo, ero riuscita a confessargli ciò che realmente provavo. Amore. AMORE in maiuscolo. Un amore da raccontare per anni e anni, ai nipoti dei nostri nipoti, un amore che non stanca mai, un amore... eterno. Prima credevo di sapere cosa volesse dire amare, concedere il proprio cuore ad una persona a cui daresti tutto ciò che possiedi pur di vederla felice.
L’amore è di più. L’amore è fondere due cuori che continuano a battere solo grazie all’esistenza dell’altro. L’amore è dare anima, corpo, ed ogni parte di se stesso ad una persona, la quale a sua volta concede tutto se stesso. L’amore… bè, l’amore è amore. Non c’è un modo oggettivo di definirlo: l’amore è di per sé soggettivo, l’amore è diverso per ogni individuo, o almeno lo si cerca in cose diverse, ma sostanzialmente l’amore è amore, nient’altro. E’ una spiegazione così banale, così elementare che si fatica ad accettarla. E’ come una semplice verità cui solo i bambini credono senza far alcuna domanda. L’amore non è razionalità, non è logica, non è calcoli o previsioni: l’amore è irrazionale, è imprevedibile.
Vidi le sue dita calde tendere le mie, tremanti, e inserendo quell’anello fatto di carta nell’anulare. Guardai la mia mano con emozione, per poi spostare lo sguardo verso Robert.
«Dio, quanto ti amo» dissi con un soffio, prendendogli il viso tra le mani e dandogli un bacio inteso, con il quale dimostrargli tutto il mio amore per lui.
Allontanai le mie labbra da lui, appoggiando dolcemente la fronte contro la sua. Sentii il suo respiro sul mio viso, cosa che mi suscitò i brividi lungo la schiena. Nascosi il mio leggero tremore, con un sorriso. Era un sorriso di gioia, un sorriso di soddisfazione… o semplicemente di felicità.
«Sai, per poco ho temuto che mi dicessi di no» disse, scoppiando in una fragorosa risata. Scoppiai a ridere a mia volta. Quanto era scemotto, quel ragazzo!
«Perché? Credevo fosse ovvia la mia risposta…»
«Perché… bè, ogni ragazzo ha i suoi dubbi…»
Ridemmo insieme, baciandoci, abbracciandoci, dimostrandoci il nostro affetto che, a breve tempo, sarebbe stato ufficializzato da una cerimonia.
Passò un bel po’ di tempo, ed arrivò il momento di separarci. Se prima avevo protestato, in quel momento una separazione, sebbene temporanea, era inconcepibile.
«Non voglio andarmene. Saltiamo la premiere» proposi, come ultima spiaggia.
«Non mi tentare. Dobbiamo andarci, dobbiamo fingere di essere amici ancora per poco. Quando sarai, la signora Pattinson, al diavolo tutto il resto».
Sorrisi amaramente. Benché fossi al settimo cielo, l’idea di dover fingere e di dover affrontare ovvi problemi che si sarebbero proposti – uno di questi era la clausola del contratto con la Summit – mi provocavano la nausea.
Perché un ragazzo e una ragazza non si possono amare senza andare incontro a complicazioni inutili?
Diedi un ultimo bacio al mio fidanzato, e sgattaiolai fuori dalla sua stanza, entrando nella mia. Al suo interno trovai un “tale”, meglio conosciuto come mio fratello, che ovviamente, approfittando della mia assenza, si era goduto la mia suite. Chiusi la porta con leggera violenza, così da farlo svegliare. Lo vidi muoversi tra le lenzuola, ma non si svegliò… o almeno finse di non farlo.
Mi avvicinai quindi al letto, mi preparai al balzo, e gli salta letteralmente addosso. «Buongiorno fratellone!» esclamai, con enfasi, poco prima di sentire il suo urlo.
«Shhhhh! Che cosa urli! Sono io!» Esclamai. Tacque, mi guardo, e con voce roca mi rispose. «Che diavolo ti è saltato in mente? Lasciami dormire, per favore!» brontolò, ributtandosi tra i grossi cuscini bianchi.
«Devo dirti una cosa» comunicai. Robert mi aveva concesso il permesso di “informare” Cam della notizia, cosa che, in ogni caso, sarebbe avvenuta: nascondere qualcosa a lui è come dichiarargli guerra, o per meglio dire “non avere più via di fuga”.
Lo vidi spuntare leggermente dai cuscini, «Dimmi» disse, senza enfasi né curiosità. Respirai profondamente. «Ci sposiamo» dissi tutto d’un fiato.
Strabuzzò gli occhi, tirandosi su. Si sedette sul letto, guardandomi.
«Cosa?»
«Ci… Io e Robert, bè.. ci sposiamo.» ripetei. Prima di entrare nella stanza ero sicurissima che avrebbe preso bene la notizia, adesso ero di tutt’altra opinione.
Mi guardò perplesso. «Sei sicura?» chiese.
Annuii. «Sicurissima».
Non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che mi ritrovai le sue braccia intorno al collo. «LO SAPEVO!» esclamò ad alta voce. Scoppiai a ridere: quel giorno il mio umore era alle stelle.
«Allora, a quando il grande giorno? Ti ha dato l’anello?...». Ecco la sua raffica di domande, di cui riuscii a cogliere solo le prime.
«Con calma! Allora, il giorno non è stato deciso: dobbiamo affrontare i miei e i suoi, perciò ci vorrà un po’ di tempo, ma comunque presto. E… sì, cioè, no. Voglio dire, non è proprio un anello….» Alzai la mano, e gli mostrai l’anello di carta. Scoppiò in una fragorosa risata.
«Quel ragazzo ha stile, devo ammetterlo!»
«Sai essere idiota anche nelle situazioni meno adatte!» lo rimproverai scherzosamente: dopotutto, chiunque avrebbe riso vedendo un anello di carta. Continuai a osservarlo, mentre la mia mente vagava nel futuro, un futuro che, al sol pensarci, mi riempiva il cuore di felicità. Avevo il mio principe, e nessun sarebbe riuscito a separarci d’ora in poi. Ne ero certa.

Un grazie a Aryanna 13 per aver commentato: non vale barare e leggere già la fine u.u XD
Inoltre ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storia fra i preferiti. - mi scuso per il ritardo nel postare la lista XD
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