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Autore: Il_Coso    02/11/2009    3 recensioni
La storia di tre amici che si ritrovano poteri sovrannaturali, che permetteranno loro di cacciare la loro attuale (e cattiva) professoressa di disegno, e di insediarne una nuova fatta quasi su misura. Ma sarà tutto rose e fiori? Certo che no, perchè la stessa insegnante si rivelerà una... eh no! Per saperlo dovete leggere!
Genere: Generale, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Professoressa di Disegno

La Professoressa di Disegno

 

Capitolo 1

-Buongiorno classe tirate fuori le squadrette e i fogli bene cominciamo subito a disegnare una piramide a base pentagonale raggio cinque altezza sette con piano di sezione parallelo a…-

Guglielmo sospirò e si rassegnò ad altre due ore di disegno. La Ciccio (no, il suo vero nome era un altro) non era fatta per spiegare. Alta come mezzo armadietto, larga come due armadi a quattro ante, era una di quelle persone che si fa prima a saltare che a girare attorno (capito il perché del soprannome?).

La sua voce era così monotona che praticamente nessuno riusciva a capire cosa dicesse, e le sue valutazioni erano così pignole che praticamente tutti erano insufficienti.

E Guglielmo, che preferiva essere noto con il suo soprannome “Gugu” (non “Gugù”, come il bambino dell’età della pietra dello Zecchino d’Oro) non faceva eccezione. Perciò decise che questa volta avrebbe fatto attenzione: si raddrizzò, ascoltò quello che diceva e… tempo dieci nanosecondi era di nuovo sprofondato in quel torpore che nessun altro insegnante riusciva a procurare.

-Ehi…- bisbigliò Andrea dal banco davanti. Gugu si voltò e lui sussurrò:

-Hai visto? La Ciccio ha scambiato PV e PL!-

Gugu guardò la lavagna… ehi, era vero! Lo fece notare a Marta, sua compagna di banco nonché saputella della classe, che alzò la mano e disse:

-Prof, guardi che ha confuso Piano Verticale e Piano Laterale…- tutti sussultarono sentendo la voce squillante di Marta, dopo l’indistinto ronzio della Ciccio.

La quale rimase piuttosto spiazzata dall’osservazione; lanciò un’occhiata veloce alla lavagna e, cancellando, ricompose la propria espressione e disse:

-Menomale che qualcuno nota certe cose. L’avevo fatto apposta, ovviamente…-

Testarda. Schifosamente testarda. Era anche questo, la Ciccio.

-… ma prima di continuare fatemi vedere i vostri lavori per casa. Venite alla cattedra ordinatamente…-

Ci fu uno scambio di sguardi all’interno della classe: nessuno voleva andare. Poi Elena, la prima dell’alfabeto, prese un respiro come per raccogliere le forze e si diresse dalla Ciccio.

A turno, tutti sfilarono davanti a lei. Gugu era il settimo in ordine alfabetico, e quando fu il suo turno si alzò in piedi più calmo del solito. Era stato due ore intere su quella cavolo di proiezione ortogonale, ed era venuta meglio di qualsiasi altra tavola fatto fino ad allora. Un sette pieno se lo meritava.

Avanzò e passò il foglio alla Ciccio.

-Male male male… è tutto troppo impreciso… è dovuto al raggio: avevo detto cinque cm, tu ne hai fatti cinque virgola uno… no, non va bene… e naturalmente questa macchia si nota subito e rovina l’intera grafica. No, un sei meno è il massimo che posso dare per questo disegno. Vai a posto…-

Gugu tornò al banco, fumante di rabbia, mentre Andrea (l’ottavo) lo superava in direzione opposta.

-Marta, ce l’hai la lente?-

-Si… ti ha trovato un’altra macchia?-

Gugu non rispose, ma afferrò la lente d’ingrandimento che Marta gli porgeva. La appoggiò sul punto candido che la prof aveva indicato, ed ecco: un piccolissimo, minuscolo, infinitesimale puntino che neanche un falco avrebbe visto comparve dal nulla.

-Ma non può continuare così! È una tro… ta! Dai, la Piera mi avrebbe dato otto e mezzo come minimo per questo disegno!-

La Piera era la prof che avevano avuto l’anno prima. Il suo cognome era così complicato che tutti la chiamavano con il nome di battesimo.

Andrea ritornò a posto in quel momento, sorridente, come sempre. Non è che gli importasse molto della scuola.

-Allora, quanto abbiamo preso? Io tre. Secondo me pensa che il tre vicino al mio nome stia bene, non ho nemmeno fatto tutti quei pasticci come la volta scorsa…-

Marta sfoggiò il suo magnifico otto molto compiaciuta (la Ciccio aveva le preferenze, ovviamente) e Gugu fece vedere il suo sei meno.

-Dai, ma  sei triste? Ma mandala dove dico. Te l’avevo detto che non devi darle corda, roderti il fegato non serve!-

-Si, ma non la sopporto comunque… questa mezzora mi è bastata per tutta la settimana! Mi fermerei volentieri qui!-

§§§

-Ah, per me va bene. Meno tempo su disegno, più tempo a farsi i ca… fatti propri…-

§§§

…assentì Andrea, mentre Christina avanzava velocemente dal fondo dell’aula per portare alla Ciccio il disegno.

-Si beh…-

-Marta, non dirmi che la difendi!-

-No certo… beh, in effetti se ora avessimo un’ora buca potremmo portarci avanti con i compiti che di latino… o potremmo ripassare biologia…-

§§§

-Sei impossibile, sicura di non essere nata con il libro di latino in mano?- disse Andrea, incredulo che qualcuno potesse sprecare un’ora buca per ripassare una cosa tanto insensata come il latino.

Un rumore li interruppe: la porta della classe si spalancò ed entrarono dei carabinieri; tutti si ammutolirono. Uno disse:

-È lei la signora…?- e disse il nome della Ciccio, la quale annuì.

-Bene, la dichiaro in arresto.-

Per la prima volta nella loro vita, Gugu Andrea e Marta videro la perenne espressione di disprezzo incisa sul volto della prof cambiare. Ora esprimeva sorpresa.

-Cosa? E di cosa mi accusano?-

-Per questioni relative alla privacy non possiamo informarla qui, ma lo faremo quanto prima. E se ora vuole seguirci…-

-Ma… io sto lavorando, non potete…-

-Abbiamo già parlato con il Preside; ci segua.-

E cosa poté fare la Ciccio? Li seguì, ovviamente. Poi suonò la campanella, mentre entrava la bidella; si unì al silenzio attonito che regnava, e un’ora buca si aprì davanti a loro.

Piano piano, il si levò il chiacchiericcio, che ben presto ritornò il brusio di sempre.

-Incredibile!- commentò Marta.

-Già… sembrava così onesta e tutte quelle cose là… e invece…- Andrea scosse la testa.

Tutti e tre rimasero zitti a fissare in basso, ciascuno perso nei suoi pensieri.

 

Quel pomeriggio, a casa di Marta, erano chini sui compiti di latino, accanto al termosifone per riscaldarsi (pioveva a catinelle, di fuori), ma in realtà tutti e tre ripensavano alla mattina. Ad un certo punto però decisero di fare una pausa, e allora Gugu disse:

-Secondo voi ora cosa faranno?-

Marta scosse la tesa e disse:

-Non lo so… ci sono altre due professoresse di disegno nella scuola…-

-Ah, io non voglio nessuna di quelle due. Pare che siano due mostri!- esclamò Andrea.

-Due mostri per come insegnano… o per l’aspetto?- lo pungolò Gugu.

-Entrambi, ovviamente!- rispose, e tutti e tre scoppiarono a ridere.

Rimasero un attimo in silenzio, poi:

-Che cosa cerchiamo in una prof?- chiese Marta.

Andrea ci pensò un attimo.

-Beh, intanto deve essere giovane… bella, bionda, con un guardaroba fatto solo da camicette, minigonne e stivali a tacco alto…-

-Ehi, maiale!- sghignazzò Marta.

-Ma si… con gli occhi azzurri, come una Barbie che vive per magia!-

§§§

Gli altri due si guardarono.

-Dici che dovremmo parlargli di Babbo Natale o non è ancora il momento?-

-Ah ah… no, giovane va bene. Ma perché deve essere vivace. Severa, certo; ma simpatica!-

§§§

-Okay, va bene, starò al gioco… deve anche essere pronta a mettersi in discussione se necessario… assolutamente non testarda, ma decisa… insomma, una con cui poterci discutere, no?-

§§§

-Si, e perché già che ci siamo non pensiamo alla luna?- esclamò Andrea.

-Non ho chiesto la luna, ho chiesto solo una professoressa… e poi, già che ci siamo, facciamo che chiedere tutto, no?- ribatté Gugu.

-Giusto! Anzi…- Marta si alzò, versò tre bicchieri di Coca e li offrì agli altri due.

-Alla nostra nuova, futura, e immaginaria professoressa di disegno!-

Gli altri due risero e brindarono con lei… un fulmine, da qualche parte, tuonò.

 

E il tempo passò, passarono i giorni… passò una settimana; e fu di nuovo martedì. Dopo il solito latino della prima ora, la campanella finalmente suonò. Si alzò un lieve parlottio, come sempre al cambio d’ora, ma questa volta era un brusio eccitato: avrebbero conosciuto la supplente di disegno.

Sentirono la Rimini (l’insegnante di latino si chiamava così) parlare con qualcuno fuori dalla porta… si fece silenzio. E allora qualcuno aprì la porta della classe e se la chiuse alle spalle.

Tutti (e in particolare tre ragazzi) rimasero a bocca aperta; perché non avevano mai visto nessuno di così poco professoresco.

La donna (pardon, la ragazza) che era entrata era bellissima. Aveva lunghi e ricci capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo sulla nuca. Indossava una camicetta bianca di raso decisamente fashion, una minigonna di jeans molto trendy e un paio di stivaletti scamosciati che non potevano essere definiti altro che cool. Portava in una mano una valigetta rosso amaranto, e sotto l’altro braccio un impermeabile nero. Quando si girò a fronteggiare la classe tutti poterono notare come i suoi occhi grigio-azzurri fossero allegri ma decisi.

-Buongiorno a tutti!- esclamò. Che bella voce!

-Buongiorno- borbottò qualcuno. La classe era abbagliata dall’incredibile visione.

-Molto bene… allora, io mi chiamo Belinda Tempofosco e sarò la vostra supplente di disegno e storia dell’arte… sappiate innanzitutto che io pretendo ordine. Non dico che dobbiate essere delle mummie, questo no, avete diritto a chiacchierare e a ridere, anche durante le lezioni... in misura ragionevole, ovviamente. E di sicuro mentre spiego guai a chi disturba, perché deve esserci silenzio. Capito? Bene! Allora, cominciamo… chi mi dice su cosa stavate lavorando con la vostra insegnante?-

I ragazzi si guardarono. Poi Egle (la rappresentante di classe) rispose alla professoressa. E così cominciarono la prima lezione.

 

Finite le due ore dell’orario, suonò l’intervallo. Aspettarono che la Tempofosco uscisse dall’aula, poi cominciarono i commenti:

-La adoro!-

-Spero che rimanga!

-Doveva aspettare che la Ciccio se ne andasse per venire qui?-

E via di questo passo.

Ma tre ragazzi erano i più esultanti di tutti.

-Oddio… non ci credo, non ci credo, non ci credo!- ripeteva Marta.

-Credici pure! È fantastico!- esclamava Gugu ridendo.

-Altroché… è anche meglio di quanto mi ero immaginato… siamo grandi!- disse Andrea.

-Ma com’è possibile? Cioè, vi rendete conto? Siamo stati noi! È una cosa troppo… troppo…-

-Bella? Stupenda? Meravigliosa? Eccezionale?-

-Credo che la parola giusta sia “inquietante”- disse Marta, pensandoci un po’.

-Inquietante? Marta, ti rendi conto? A questo punto direi che possiamo fare… beh… tutto!-

-Appunto. E non capisco come!-

-Ahhh, non c’è niente da capire. “Non bisogna indagare nei misteri, ma accettarli con gratitudine…”-

-Wow, che parole. Le hai pensate tutto da solo?-

-Certo che no, le ha scritte Eva Ibbotson. Ma non è questo il punto…-

-No. La cosa mi fa un po’ di paura…-

-Ehm, ragazzi…-

-Non ora, Gugu. Marta non capisce che dobbiamo ritenerci fortunati!-

-Ragazzi...!-

-Aspetta… e Andrea non capisce che potrebbe essere pericoloso!-

-Ragazzi!-

-Che c’è?-

-Ci stanno guardando tutti!-

Andrea e Marta si girarono: quei cinque o sei che erano rimasti in classe oltre a loro li fissavano. Sorrisero esageratamente e uscirono in fretta.

-Non parliamone fino a oggi d’accordo? Non ho voglia di essere preso per un pazzo pizzoso che va pazzamente in cerca di attenzioni da strapazzo!-

Si guardarono e scoppiarono a ridere, e la tensione si sciolse come un gelato al sole.

 

Dopo un’altra ora di lezione, finalmente furono liberi. Si diressero verso il parcheggio vicino, dove li aspettava il nonno di Gugu (stavolta sarebbero andati a casa sua). Si chiamava Riccardo ed era un vecchietto moto simpatico, però si vedeva che oggi era preoccupato…

-Tranquilli, è così da praticamente una settimana…- bisbigliò Gugu, andando poi a salutare il nonno.

-Ciao, ciao… allora, com’è andata la scuola?-

-Bene… anzi, oggi abbiamo conosciuto una nuova professoressa…-

-Ah, si?- replicò l’uomo, distratto.

-Si… sembra brava…-

-Sarà brava, vuoi dire!- lo corresse Andrea.

Gugu gli lanciò un’occhiataccia.

-Va bene, sarà brava…-

-Siete sicuri, eh? Come mai?-

-Beh…- disse Gugu  –in realtà avevamo già immaginato questa nuova insegnante, e quando è entrata era precisa precisa a come avevamo pensato…-

-Comecome?- esclamò il nonno incespicando e guardando Gugu.

-Si…- ripeté Marta, circospetta, scambiando un’occhiata con Andrea         –Avevamo detto cose del tipo “bionda” e “decisa” e “vivace” ed è stato proprio così… perché è così sbalordito? È una semplice coincidenza!-

Riccardo la guardò, mentre un piccolo sorriso gli increspava il viso, e disse:

-Le coincidenze non esistono… dentro!- esclamò poi, in fretta. I tre entrarono velocemente in macchina. Mentre quella partiva, il nonno sospirò e disse:

-Ah, che bella notizia mi avete portato!-

Gugu, Andrea e Marta si guardarono rapidamente.

-Nonno, cosa dici?-

Lui li guardò, un sorriso che Gugu non gli aveva mai visto stampato sul viso.

-Penso che lo abbiate capito, ormai…- disse –Voi siete degli stregoni!-

Si guardarono ancora una volta. Più rapidamente. Più preoccupati.

-Nonno…?-

-Oh, Guglielmo- disse il vegliardo, guardandolo compassionevole e un po’ dispiaciuto –lo so che sembra tutto molto strano, ma lascia –lasciate!- che mi spieghi…-

Fece una pausa e cominciò:

-Giusto una settimana fa ero nel mio studio a fare un po’ di pulizia…-

-Aspetta, aspetta- disse Andrea –nello studio?-

-Si, il nonno ha uno studio… Di cui però non parla mai!- spiegò Gugu.

-E a ragione!- replicò Riccardo da davanti –Perché in quello studio io ci faccio i miei incantesimi!-

-Cosa? E io che pensavo…- cominciò Gugu.

-Zitto, Gugu. Continui, per piacere…- disse Marta, educatamente. Considerato che nemmeno un ora e mezza prima era spaventata, adesso sembrava perfettamente pronta ad accettare magia, incantesimi e compagnia bella.

-Grazie. Dicevo, ero nel mio studio a spolverare. Stavo giusto pulendo la copertina del mio Libro, quando…-

-Stop, stop!- esclamò ancora Andrea –quale Lib…?-

-Shhhh!-

- … quando quello mi ha pizzicato e mi è caduto di mano. Dalle pagine è scivolato via un foglietto, che, molto prudentemente, ho raccolto.-

Riccardo lanciò un’occhiata ai ragazzi seduti dietro; pendevano dalle sue labbra.

- C’era scritta una formula… ed era scritta in modo speculare. Voi non potete capire, ma solo le formule più pericolose (sia nel bene che nel male) sono scritte così. Comunque, decisi di correre il rischio. Portai il pezzo di carta davanti allo specchio… e lo lessi. Vidi subito che era una formula partorita dal Libro stesso, che me l’aveva suggerita molte volte…-

Qui Andrea stava per dire qualcosa, ma Gugu gli tirò una gomitata.

-… ma che io non avevo voluto pronunciare. Beh, che dire? Mi ha colto di sorpresa, quel furbastro!-

-Scusa, ma… che formula era?-

-Piuttosto: che Libro era? Sembra una persona!-

-In effetti, era una persona… l’autore si fuse con le pagine poco dopo averlo scritto; è un libro di magia. Ma a parte questo, era una formula per trasmettere i propri poteri!-

E li fissò come se avessero dovuto spalancare gli occhi e dare in esclamazioni di sorpresa. Inutile dire che fu decisamente deluso.

-Ehm… capito? Trasmettere! Trasmissione! Ci siete?-

-Si, si. Ma… con questo?-

-Benedetti ragazzi! Con questo intendo dire che quello che avete fatto, l’avete fatto con la mia magia… ormai, la vostra magia, che vi ho trasmesso!-

-Che è stato costretto a trasmetterci, casomai…- precisò Marta.

-Si, beh, non avevo ancora trovato i giusti eredi, il Libro continuava a dirmelo di darmi una mossa, e così alla fine ha provveduto da sé. Capite ora perché ero così felice nel sapere che la mia magia era finita nelle vostre mani e non in quelle di qualche malvivente o di qualche incapace?-

-Ah… beh, non siamo incapaci. Anzi abbiamo fatto un’ottima professoressa!- disse Andrea, pavoneggiandosi.

-La macchina inchiodò e strisciò lungo l’asfalto per una decina di metri prima di fermarsi.

-Che cosa?-

-Nonno, te l’ho detto prima… abbiamo immaginato una professoressa nuova, e stamattina è comparsa tale e quale ai nostri pensieri!-

L’uomo li guardò contorcendosi sul sedile.

-Ragazzi… dovete liberarvene. È pericoloso! Potreste esservi immischiati in cose che era meglio lasciar segrete!-

-Ma no… era assolutamente… perfetta! Sotto ogni aspetto!-

-Ragazzo mio, Mary Poppins è solo una fantasia. Mai sentita la leggenda di Blodeuwedd?-

-Ehm… no.-

-Assolutamente no.-

-Di chi?-

-Dovevo aspettarmelo. Comunque, questa storia parla di un ragazzo che viene maledetto dal padre… no, non interrompetemi!... dal padre, affinché potesse cadere morto stecchito quando avrebbe toccato una donna. Suo zio, un mago, per risolvere questo problema, creò una donna fatta interamente di fiori: la chiamò Blodeuwedd. Solo che, sebbene lui si fosse innamorato all’istante di lei, Blodeuwedd non esitò un istante a spezzargli il cuore fuggendo con un altro… ciò che voglio dire è che Blodeuwedd non si è comportata come ci si aspettava da lei. E ora ho paura che possa accadere lo stesso con la vostra insegnante… come si chiama?-

-Si chiama… si chiama… ce l’ho sulla punta della lingua… ehi, voi ve lo ricordate?-

-Ma certo. Si chiama… oddio, nemmeno io mi ricordo! Andrea?-

-No… è strano!-

-Un segno!- esclamò teatrale il nonno –Date retta a me, liberatevene prima che sia tardi. Non vorrei fosse un demone o uno spirito maligno…- La macchina finalmente si fermò e accostò.

-Ragazzi, siete sicuri che non…?-

-Si, nonno, calmati. Possiamo sempre chiederti come fare, o tu puoi darci il libro, no? Stai tranquillo…-

Lui li guardò e scosse la testa.

-Idiozia. Mah, chissà cosa aveva in testa il Supremo Progettista quando l’ha creata… Ciao, ragazzi. Pensateci!- e se ne andò.

I tre aspettarono, e lo guardarono girare l’angolo e scomparire alla vista. Poi Andrea disse:

-Voi ci credete? Al libro, alla magia e tutto il resto?-

-Non so… La prof in effetti c’è, anche se sembra strano… Gugu?-

Lui ci impiegò un attimo a rispondere, e lo fece con parole misurate.

-Beh… come hai detto, la prof c’è. È vera, e proprio come l’avevamo descritta… e poi… magari mio nonno vi sarà sembrato un po’ particolare, ma è una persona seria ed onesta, non avrebbe motivo di dire una balla tanto grossa. Io ci credo ragazzi.-

-Esatto! È proprio quello a cui pensavo io! Certo, detto un po’ meglio, ma…-

-Ma allora sarà vera anche la parte di Blod… Bleu… Blhde… quella?-

-Non lo so…-

Marta afferrò le braccia di entrambi i ragazzi.

-Io… anch’io ci credo. Non avrei mai pensato una cosa del genere, cavolo, però dal vivo è un’altra cosa. Ma ho paura… vero che non faremo sciocchezze adesso che abbiamo questi… poteri? Vero?-

Gugu e Andrea si guardarono e poi guardarono Marta.

-No, certo che no… avete presente i tre moschettieri? Uno per tutti…-

-… e tutti per uno.- completò Andrea –Forza, però, andiamo a pranzo… essere diventati dei super-eccezionali stregoni e tutte quelle cose là non fa passare l’appetito!-

Gugu ridacchiò e anche Marta si aprì in un sorriso. E così, con le preoccupazioni accantonate e un sentimento di eccitazione che metteva in subbuglio lo stomaco, tutti e tre entrarono in casa. Non sapevano cosa sarebbe successo… che qualcosa ci sarebbe stato però era ovvio. Lo pensavano tutti e tre.

E, al momento giusto, l’avrebbero affrontato.

 

 

Salve a tutti!!! Ecco la mia prima ff totalmente Sovrannaturale… spero che vi piaccia, vi prego commentate!!!!!! Dovrebbe risolversi in altri tre o quattro capitoli, se riesco a resistere alla febbre dello scrittore che certe volte mi prende senza possibilità di scampo… come adesso. Vado… ancora, commentate, please!! Bye^^

  
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