La
Professoressa di Disegno
Capitolo
1
-Buongiorno
classe tirate fuori le squadrette e i fogli bene cominciamo subito a disegnare
una piramide a base pentagonale raggio cinque altezza sette con piano di
sezione parallelo a…-
Guglielmo
sospirò e si rassegnò ad altre due ore di disegno. La Ciccio (no, il suo vero
nome era un altro) non era fatta per spiegare. Alta come mezzo armadietto,
larga come due armadi a quattro ante, era una di quelle persone che si fa prima
a saltare che a girare attorno (capito il perché del soprannome?).
La
sua voce era così monotona che praticamente nessuno riusciva a capire cosa
dicesse, e le sue valutazioni erano così pignole che praticamente tutti erano
insufficienti.
E
Guglielmo, che preferiva essere noto con il suo soprannome “Gugu” (non “Gugù”,
come il bambino dell’età della pietra dello Zecchino d’Oro) non faceva
eccezione. Perciò decise che questa volta avrebbe fatto attenzione: si
raddrizzò, ascoltò quello che diceva e… tempo dieci nanosecondi era di nuovo
sprofondato in quel torpore che nessun altro insegnante riusciva a procurare.
-Ehi…-
bisbigliò Andrea dal banco davanti. Gugu si voltò e lui sussurrò:
-Hai
visto? La Ciccio ha scambiato PV e PL!-
Gugu
guardò la lavagna… ehi, era vero! Lo fece notare a Marta, sua compagna di banco
nonché saputella della classe, che alzò la mano e disse:
-Prof,
guardi che ha confuso Piano Verticale e Piano Laterale…- tutti sussultarono
sentendo la voce squillante di Marta, dopo l’indistinto ronzio della Ciccio.
La
quale rimase piuttosto spiazzata dall’osservazione; lanciò un’occhiata veloce
alla lavagna e, cancellando, ricompose la propria espressione e disse:
-Menomale
che qualcuno nota certe cose. L’avevo fatto apposta, ovviamente…-
Testarda.
Schifosamente testarda. Era anche questo, la Ciccio.
-…
ma prima di continuare fatemi vedere i vostri lavori per casa. Venite alla
cattedra ordinatamente…-
Ci
fu uno scambio di sguardi all’interno della classe: nessuno voleva andare. Poi
Elena, la prima dell’alfabeto, prese un respiro come per raccogliere le forze e
si diresse dalla Ciccio.
A
turno, tutti sfilarono davanti a lei. Gugu era il settimo in ordine alfabetico,
e quando fu il suo turno si alzò in piedi più calmo del solito. Era stato due
ore intere su quella cavolo di proiezione ortogonale, ed era venuta meglio di
qualsiasi altra tavola fatto fino ad allora. Un sette pieno se lo meritava.
Avanzò
e passò il foglio alla Ciccio.
-Male
male male… è tutto troppo impreciso… è dovuto al raggio: avevo detto cinque cm,
tu ne hai fatti cinque virgola uno… no, non va bene… e naturalmente questa
macchia si nota subito e rovina l’intera grafica. No, un sei meno è il massimo
che posso dare per questo disegno. Vai a posto…-
Gugu
tornò al banco, fumante di rabbia, mentre Andrea (l’ottavo) lo superava in
direzione opposta.
-Marta,
ce l’hai la lente?-
-Si…
ti ha trovato un’altra macchia?-
Gugu
non rispose, ma afferrò la lente d’ingrandimento che Marta gli porgeva. La
appoggiò sul punto candido che la prof aveva indicato, ed ecco: un piccolissimo,
minuscolo, infinitesimale puntino che neanche un falco avrebbe visto comparve
dal nulla.
-Ma
non può continuare così! È una tro… ta! Dai, la Piera mi avrebbe dato otto e
mezzo come minimo per questo disegno!-
La
Piera era la prof che avevano avuto l’anno prima. Il suo cognome era così
complicato che tutti la chiamavano con il nome di battesimo.
Andrea
ritornò a posto in quel momento, sorridente, come sempre. Non è che gli
importasse molto della scuola.
-Allora,
quanto abbiamo preso? Io tre. Secondo me pensa che il tre vicino al mio nome
stia bene, non ho nemmeno fatto tutti quei pasticci come la volta scorsa…-
Marta
sfoggiò il suo magnifico otto molto compiaciuta (la Ciccio aveva le preferenze,
ovviamente) e Gugu fece vedere il suo sei meno.
-Dai,
ma sei triste? Ma mandala dove dico. Te
l’avevo detto che non devi darle corda, roderti il fegato non serve!-
-Si,
ma non la sopporto comunque… questa mezzora mi è bastata per tutta la
settimana! Mi fermerei volentieri qui!-
§§§
-Ah,
per me va bene. Meno tempo su disegno, più tempo a farsi i ca… fatti propri…-
§§§
…assentì
Andrea, mentre Christina avanzava velocemente dal fondo dell’aula per portare
alla Ciccio il disegno.
-Si
beh…-
-Marta,
non dirmi che la difendi!-
-No
certo… beh, in effetti se ora avessimo un’ora buca potremmo portarci avanti con
i compiti che di latino… o potremmo ripassare biologia…-
§§§
-Sei
impossibile, sicura di non essere nata con il libro di latino in mano?- disse
Andrea, incredulo che qualcuno potesse sprecare un’ora buca per ripassare una
cosa tanto insensata come il latino.
Un
rumore li interruppe: la porta della classe si spalancò ed entrarono dei
carabinieri; tutti si ammutolirono. Uno disse:
-È
lei la signora…?- e disse il nome della Ciccio, la quale annuì.
-Bene,
la dichiaro in arresto.-
Per
la prima volta nella loro vita, Gugu Andrea e Marta videro la perenne
espressione di disprezzo incisa sul volto della prof cambiare. Ora esprimeva
sorpresa.
-Cosa?
E di cosa mi accusano?-
-Per
questioni relative alla privacy non possiamo informarla qui, ma lo faremo quanto
prima. E se ora vuole seguirci…-
-Ma…
io sto lavorando, non potete…-
-Abbiamo
già parlato con il Preside; ci segua.-
E
cosa poté fare la Ciccio? Li seguì, ovviamente. Poi suonò la campanella, mentre
entrava la bidella; si unì al silenzio attonito che regnava, e un’ora buca si
aprì davanti a loro.
Piano
piano, il si levò il chiacchiericcio, che ben presto ritornò il brusio di
sempre.
-Incredibile!-
commentò Marta.
-Già…
sembrava così onesta e tutte quelle cose là… e invece…- Andrea scosse la testa.
Tutti
e tre rimasero zitti a fissare in basso, ciascuno perso nei suoi pensieri.
Quel
pomeriggio, a casa di Marta, erano chini sui compiti di latino, accanto al
termosifone per riscaldarsi (pioveva a catinelle, di fuori), ma in realtà tutti
e tre ripensavano alla mattina. Ad un certo punto però decisero di fare una
pausa, e allora Gugu disse:
-Secondo
voi ora cosa faranno?-
Marta
scosse la tesa e disse:
-Non
lo so… ci sono altre due professoresse di disegno nella scuola…-
-Ah,
io non voglio nessuna di quelle due. Pare che siano due mostri!- esclamò
Andrea.
-Due
mostri per come insegnano… o per l’aspetto?- lo pungolò Gugu.
-Entrambi,
ovviamente!- rispose, e tutti e tre scoppiarono a ridere.
Rimasero
un attimo in silenzio, poi:
-Che
cosa cerchiamo in una prof?- chiese Marta.
Andrea
ci pensò un attimo.
-Beh,
intanto deve essere giovane… bella, bionda, con un guardaroba fatto solo da
camicette, minigonne e stivali a tacco alto…-
-Ehi,
maiale!- sghignazzò Marta.
-Ma
si… con gli occhi azzurri, come una Barbie che vive per magia!-
§§§
Gli
altri due si guardarono.
-Dici
che dovremmo parlargli di Babbo Natale o non è ancora il momento?-
-Ah
ah… no, giovane va bene. Ma perché deve essere vivace. Severa, certo; ma
simpatica!-
§§§
-Okay,
va bene, starò al gioco… deve anche essere pronta a mettersi in discussione se
necessario… assolutamente non testarda, ma decisa… insomma, una con cui poterci
discutere, no?-
§§§
-Si,
e perché già che ci siamo non pensiamo alla luna?- esclamò Andrea.
-Non
ho chiesto la luna, ho chiesto solo una professoressa… e poi, già che ci siamo,
facciamo che chiedere tutto, no?- ribatté Gugu.
-Giusto!
Anzi…- Marta si alzò, versò tre bicchieri di Coca e li offrì agli altri due.
-Alla
nostra nuova, futura, e immaginaria professoressa di disegno!-
Gli
altri due risero e brindarono con lei… un fulmine, da qualche parte, tuonò.
E
il tempo passò, passarono i giorni… passò una settimana; e fu di nuovo martedì.
Dopo il solito latino della prima ora, la campanella finalmente suonò. Si alzò
un lieve parlottio, come sempre al cambio d’ora, ma questa volta era un brusio
eccitato: avrebbero conosciuto la supplente di disegno.
Sentirono la
Rimini (l’insegnante di latino si chiamava così) parlare con qualcuno fuori
dalla porta… si fece silenzio. E allora qualcuno aprì la porta della classe e
se la chiuse alle spalle.
Tutti (e in
particolare tre ragazzi) rimasero a bocca aperta; perché non avevano mai visto
nessuno di così poco professoresco.
La donna
(pardon, la ragazza) che era entrata era bellissima. Aveva lunghi e ricci
capelli biondi, raccolti in una coda di cavallo sulla nuca. Indossava una
camicetta bianca di raso decisamente fashion,
una minigonna di jeans molto trendy e
un paio di stivaletti scamosciati che non potevano essere definiti altro che cool. Portava in una mano una valigetta
rosso amaranto, e sotto l’altro braccio un impermeabile nero. Quando si girò a
fronteggiare la classe tutti poterono notare come i suoi occhi grigio-azzurri
fossero allegri ma decisi.
-Buongiorno a
tutti!- esclamò. Che bella voce!
-Buongiorno-
borbottò qualcuno. La classe era abbagliata dall’incredibile visione.
-Molto bene…
allora, io mi chiamo Belinda Tempofosco e sarò la vostra supplente di disegno e
storia dell’arte… sappiate innanzitutto che io pretendo ordine. Non dico che dobbiate essere delle mummie, questo no, avete
diritto a chiacchierare e a ridere, anche durante le lezioni... in misura
ragionevole, ovviamente. E di sicuro mentre spiego guai a chi disturba, perché
deve esserci silenzio. Capito? Bene!
Allora, cominciamo… chi mi dice su cosa stavate lavorando con la vostra
insegnante?-
I ragazzi si
guardarono. Poi Egle (la rappresentante di classe) rispose alla professoressa.
E così cominciarono la prima lezione.
Finite le due
ore dell’orario, suonò l’intervallo. Aspettarono che la Tempofosco uscisse
dall’aula, poi cominciarono i commenti:
-La adoro!-
-Spero che
rimanga!
-Doveva
aspettare che la Ciccio se ne andasse per venire qui?-
E via di
questo passo.
Ma tre ragazzi
erano i più esultanti di tutti.
-Oddio… non ci
credo, non ci credo, non ci credo!- ripeteva Marta.
-Credici pure!
È fantastico!- esclamava Gugu ridendo.
-Altroché… è
anche meglio di quanto mi ero immaginato… siamo grandi!- disse Andrea.
-Ma com’è
possibile? Cioè, vi rendete conto? Siamo stati noi! È una cosa troppo… troppo…-
-Bella?
Stupenda? Meravigliosa? Eccezionale?-
-Credo che la
parola giusta sia “inquietante”- disse Marta, pensandoci un po’.
-Inquietante? Marta, ti rendi conto? A
questo punto direi che possiamo fare… beh… tutto!-
-Appunto. E
non capisco come!-
-Ahhh, non c’è
niente da capire. “Non bisogna indagare nei misteri, ma accettarli con
gratitudine…”-
-Wow, che
parole. Le hai pensate tutto da solo?-
-Certo che no,
le ha scritte Eva Ibbotson. Ma non è questo il punto…-
-No. La cosa
mi fa un po’ di paura…-
-Ehm,
ragazzi…-
-Non ora,
Gugu. Marta non capisce che dobbiamo ritenerci fortunati!-
-Ragazzi...!-
-Aspetta… e
Andrea non capisce che potrebbe essere pericoloso!-
-Ragazzi!-
-Che c’è?-
-Ci stanno
guardando tutti!-
Andrea e Marta
si girarono: quei cinque o sei che erano rimasti in classe oltre a loro li
fissavano. Sorrisero esageratamente e uscirono in fretta.
-Non
parliamone fino a oggi d’accordo? Non ho voglia di essere preso per un pazzo
pizzoso che va pazzamente in cerca di attenzioni da strapazzo!-
Si guardarono
e scoppiarono a ridere, e la tensione si sciolse come un gelato al sole.
Dopo un’altra
ora di lezione, finalmente furono liberi. Si diressero verso il parcheggio
vicino, dove li aspettava il nonno di Gugu (stavolta sarebbero andati a casa sua).
Si chiamava Riccardo ed era un vecchietto moto simpatico, però si vedeva che
oggi era preoccupato…
-Tranquilli, è
così da praticamente una settimana…- bisbigliò Gugu, andando poi a salutare il
nonno.
-Ciao, ciao…
allora, com’è andata la scuola?-
-Bene… anzi,
oggi abbiamo conosciuto una nuova professoressa…-
-Ah, si?-
replicò l’uomo, distratto.
-Si… sembra
brava…-
-Sarà brava, vuoi dire!- lo corresse
Andrea.
Gugu gli
lanciò un’occhiataccia.
-Va bene, sarà brava…-
-Siete sicuri,
eh? Come mai?-
-Beh…- disse
Gugu –in realtà avevamo già immaginato
questa nuova insegnante, e quando è entrata era precisa precisa a come avevamo
pensato…-
-Comecome?-
esclamò il nonno incespicando e guardando Gugu.
-Si…- ripeté
Marta, circospetta, scambiando un’occhiata con Andrea –Avevamo detto cose del tipo “bionda”
e “decisa” e “vivace” ed è stato proprio così… perché è così sbalordito? È una
semplice coincidenza!-
Riccardo la
guardò, mentre un piccolo sorriso gli increspava il viso, e disse:
-Le
coincidenze non esistono… dentro!- esclamò poi, in fretta. I tre entrarono
velocemente in macchina. Mentre quella partiva, il nonno sospirò e disse:
-Ah, che bella
notizia mi avete portato!-
Gugu, Andrea e
Marta si guardarono rapidamente.
-Nonno, cosa
dici?-
Lui li guardò,
un sorriso che Gugu non gli aveva mai visto stampato sul viso.
-Penso che lo
abbiate capito, ormai…- disse –Voi siete degli stregoni!-
Si guardarono
ancora una volta. Più rapidamente. Più preoccupati.
-Nonno…?-
-Oh,
Guglielmo- disse il vegliardo, guardandolo compassionevole e un po’ dispiaciuto
–lo so che sembra tutto molto strano, ma lascia –lasciate!- che mi spieghi…-
Fece una pausa
e cominciò:
-Giusto una
settimana fa ero nel mio studio a fare un po’ di pulizia…-
-Aspetta,
aspetta- disse Andrea –nello studio?-
-Si, il nonno
ha uno studio… Di cui però non parla mai!- spiegò Gugu.
-E a ragione!-
replicò Riccardo da davanti –Perché in quello studio io ci faccio i miei
incantesimi!-
-Cosa? E io
che pensavo…- cominciò Gugu.
-Zitto, Gugu.
Continui, per piacere…- disse Marta, educatamente. Considerato che nemmeno un
ora e mezza prima era spaventata, adesso sembrava perfettamente pronta ad
accettare magia, incantesimi e compagnia bella.
-Grazie.
Dicevo, ero nel mio studio a spolverare. Stavo giusto pulendo la copertina del
mio Libro, quando…-
-Stop, stop!-
esclamò ancora Andrea –quale Lib…?-
-Shhhh!-
- … quando
quello mi ha pizzicato e mi è caduto di mano. Dalle pagine è scivolato via un
foglietto, che, molto prudentemente, ho raccolto.-
Riccardo
lanciò un’occhiata ai ragazzi seduti dietro; pendevano dalle sue labbra.
- C’era
scritta una formula… ed era scritta in modo speculare. Voi non potete capire,
ma solo le formule più pericolose (sia nel bene che nel male) sono scritte
così. Comunque, decisi di correre il rischio. Portai il pezzo di carta davanti
allo specchio… e lo lessi. Vidi subito che era una formula partorita dal Libro
stesso, che me l’aveva suggerita molte volte…-
Qui Andrea
stava per dire qualcosa, ma Gugu gli tirò una gomitata.
-… ma che io
non avevo voluto pronunciare. Beh, che dire? Mi ha colto di sorpresa, quel
furbastro!-
-Scusa, ma…
che formula era?-
-Piuttosto:
che Libro era? Sembra una persona!-
-In effetti, era una persona… l’autore si fuse con le
pagine poco dopo averlo scritto; è un libro di magia. Ma a parte questo, era
una formula per trasmettere i propri poteri!-
E li fissò
come se avessero dovuto spalancare gli occhi e dare in esclamazioni di
sorpresa. Inutile dire che fu decisamente deluso.
-Ehm… capito?
Trasmettere! Trasmissione! Ci siete?-
-Si, si. Ma…
con questo?-
-Benedetti
ragazzi! Con questo intendo dire che
quello che avete fatto, l’avete fatto con la mia magia… ormai, la vostra magia,
che vi ho trasmesso!-
-Che è stato
costretto a trasmetterci, casomai…- precisò Marta.
-Si, beh, non
avevo ancora trovato i giusti eredi, il Libro continuava a dirmelo di darmi una
mossa, e così alla fine ha provveduto da sé. Capite ora perché ero così felice
nel sapere che la mia magia era finita nelle vostre mani e non in quelle di
qualche malvivente o di qualche incapace?-
-Ah… beh, non
siamo incapaci. Anzi abbiamo fatto un’ottima professoressa!- disse Andrea,
pavoneggiandosi.
-La macchina
inchiodò e strisciò lungo l’asfalto per una decina di metri prima di fermarsi.
-Che cosa?-
-Nonno, te
l’ho detto prima… abbiamo immaginato una professoressa nuova, e stamattina è
comparsa tale e quale ai nostri pensieri!-
L’uomo li
guardò contorcendosi sul sedile.
-Ragazzi…
dovete liberarvene. È pericoloso! Potreste esservi immischiati in cose che era
meglio lasciar segrete!-
-Ma no… era
assolutamente… perfetta! Sotto ogni aspetto!-
-Ragazzo mio,
Mary Poppins è solo una fantasia. Mai sentita la leggenda di Blodeuwedd?-
-Ehm… no.-
-Assolutamente
no.-
-Di chi?-
-Dovevo
aspettarmelo. Comunque, questa storia parla di un ragazzo che viene maledetto
dal padre… no, non interrompetemi!... dal padre, affinché potesse cadere morto
stecchito quando avrebbe toccato una donna. Suo zio, un mago, per risolvere
questo problema, creò una donna fatta interamente di fiori: la chiamò Blodeuwedd.
Solo che, sebbene lui si fosse innamorato all’istante di lei, Blodeuwedd non
esitò un istante a spezzargli il
cuore fuggendo con un altro… ciò che voglio dire è che Blodeuwedd non si è
comportata come ci si aspettava da lei. E ora ho paura che possa accadere lo
stesso con la vostra insegnante… come si chiama?-
-Si chiama… si
chiama… ce l’ho sulla punta della lingua… ehi, voi ve lo ricordate?-
-Ma certo. Si
chiama… oddio, nemmeno io mi ricordo! Andrea?-
-No… è
strano!-
-Un segno!-
esclamò teatrale il nonno –Date retta a me, liberatevene prima che sia tardi.
Non vorrei fosse un demone o uno spirito maligno…- La macchina finalmente si
fermò e accostò.
-Ragazzi,
siete sicuri che non…?-
-Si, nonno, calmati.
Possiamo sempre chiederti come fare, o tu puoi darci il libro, no? Stai
tranquillo…-
Lui li guardò
e scosse la testa.
-Idiozia. Mah,
chissà cosa aveva in testa il Supremo Progettista quando l’ha creata… Ciao,
ragazzi. Pensateci!- e se ne andò.
I tre
aspettarono, e lo guardarono girare l’angolo e scomparire alla vista. Poi
Andrea disse:
-Voi ci
credete? Al libro, alla magia e tutto il resto?-
-Non so… La
prof in effetti c’è, anche se sembra
strano… Gugu?-
Lui ci impiegò
un attimo a rispondere, e lo fece con parole misurate.
-Beh… come hai
detto, la prof c’è. È vera, e proprio come l’avevamo descritta… e poi… magari
mio nonno vi sarà sembrato un po’ particolare, ma è una persona seria ed
onesta, non avrebbe motivo di dire una balla tanto grossa. Io ci credo
ragazzi.-
-Esatto! È
proprio quello a cui pensavo io! Certo, detto un po’ meglio, ma…-
-Ma allora
sarà vera anche la parte di Blod… Bleu… Blhde… quella?-
-Non lo so…-
Marta afferrò
le braccia di entrambi i ragazzi.
-Io… anch’io
ci credo. Non avrei mai pensato una cosa del genere, cavolo, però dal vivo è
un’altra cosa. Ma ho paura… vero che non faremo sciocchezze adesso che abbiamo
questi… poteri? Vero?-
Gugu e Andrea
si guardarono e poi guardarono Marta.
-No, certo che
no… avete presente i tre moschettieri? Uno per tutti…-
-… e tutti per
uno.- completò Andrea –Forza, però, andiamo a pranzo… essere diventati dei
super-eccezionali stregoni e tutte quelle cose là non fa passare l’appetito!-
Gugu ridacchiò
e anche Marta si aprì in un sorriso. E così, con le preoccupazioni accantonate
e un sentimento di eccitazione che metteva in subbuglio lo stomaco, tutti e tre
entrarono in casa. Non sapevano cosa sarebbe successo… che qualcosa ci sarebbe stato però era ovvio. Lo pensavano tutti e tre.
E, al momento
giusto, l’avrebbero affrontato.
Salve a tutti!!! Ecco la mia prima ff totalmente Sovrannaturale…
spero che vi piaccia, vi prego commentate!!!!!! Dovrebbe risolversi in altri
tre o quattro capitoli, se riesco a resistere alla febbre dello scrittore che
certe volte mi prende senza possibilità di scampo… come adesso. Vado… ancora,
commentate, please!! Bye^^