Per il resto non mi dilungo troppo in convenevoli o cose simili, vi basti sapere che la fic che state per leggere è arrivata terza al Contest sulla Delusione indetto da Rina e Shurei ^__^
Considero questa fic molto ben riuscita ( si è aggiudicata il premio stile U.U ), quindi vi lascio alla lettura!
§
Questione di famiglia §
Non
è possibile…
Mi
aveva promesso che sarebbe finita, che non ci sarebbe cascato
più, mi aveva dichiarato
che ormai gli importava solo di noi due e di nessun altro. Aveva detto
che
saremmo stati finalmente felici, senza più nessuno a separarci,
lontano da
tutto e tutti.
E
io ci avevo creduto. Con tutta me stessa e dal profondo
dell’anima.
Avevo
pregato molte volte che ciò accadesse, che si salvasse, e quando
alla fine mi
ero convinta che sarebbe stato facile e che insieme avremmo potuto
superare i
brutti periodi… ecco che lui rovinava tutto.
Come
sempre.
Sono
stata una sciocca ad illudermi ancora, dopo tanti anni a tramare
nell’ombra
alle spalle di suo fratello, non potevo certo aspettarmi che avrebbe
lasciato
perdere quella sua stupida lotta masochista solo per me.
Come
al suo solito non mi aveva detto nulla, attento a non farsi scappare
nemmeno un
accenno all’argomento che io tenevo accuratamente alla larga
dalla nostra bolla
di vita spartana, altrettanto impegnata ad allontanare da noi due
quella figura
lugubre e cupa.
Certo,
anche la sottoscritta aveva fatto di tutto per non vedere, anche quando
i
segni
erano più che chiari; ma una donna innamorata fa di tutto per
vivere e
preservare il suo sogno romantico, anche volgere lo sguardo ai rosei
fiori del
ciliegio in giardino mentre il suo principe azzurro svuota il tamburo
della sua
vecchia Colt argentea e lo carica con un unico proiettile dorato.
Una
donna non deve immischiarsi in affari che non la riguardano, e
ciò che stava
facendo lui erano precisamente affari che non dovevano riguardarmi.
Nonostante
tutto però, sapevo a cosa gli serviva quella pistola antiquata
caricata con una
sola pallottola.
Regolamento di conti.
Questioni di famiglia.
Successione.
Chiamalo
come vuoi amore mio, ma quello che stai per fare si chiama fratricidio.
Ed
io non posso rimanere impassibile mentre posi dolcemente le tue labbra
sulla mia
fronte, non posso impedire alle lacrime di sgorgare copiose dai miei
occhi
smeraldini e di accompagnarti fuori da casa, assieme a quei due
scagnozzi che
hai ripreso al tuo fianco. Li avevi licenziati sei mesi fa, quando
avevi deciso
di accontentarmi, quando mi giurasti che avresti lasciato perdere la
tua
assurda corsa al potere per me.
Ed
ora infrangevi non una, ma due promesse.
Mi
stavi abbandonando, non saresti rimasto accanto a me nella
buona e nella cattiva sorte, non mi stavi rendendo la donna
più felice del mondo.
Ovviamente
non mi stupii nel rivedere le loro due facce così diverse (una
tanto pallida da
sembrare azzurrognola, l’altra cotta come un mattone) in un
giorno tanto
importante per il loro capo, per il fratello del boss, per mio
marito; dovevano proteggerlo dagli “incidenti” del
percorso.
Sull’uscio di
casa ti
voltasti e nei tuoi occhi non vidi nulla, nemmeno la scintilla della
rabbia nel
vedermi in quello stato pietoso, solo freddo calcolo in due profondi
pozzi scuri.
Crollai sotto il peso di quello sguardo e mi raggomitolai sul
pavimento, a
versare lacrime amare su di un futuro ormai in frantumi.
Il dolore e lo
sconforto
avevano preso la meglio sulla speranza; ma anche se sapevo che non ci
sarei
mai riuscita, non potevo precipitare senza aver neanche tentato di
salvarlo, e
con lui mi sarei liberata anch’io dalla morsa che mi attanagliava
le viscere.
Mi ricomposi in
fretta, con
il dorso della mano troncai di netto i due fiumi di lacrime che mi
rigavano il
viso, presi la mia borsetta e uscii in strada.
Quando riuscii
finalmente a
salire sul taxi la mia convinzione aveva gia vacillato parecchie volte,
ma riferii
la destinazione all’autista con voce forte e sicura.
“Palazzo
Uchiha, numero tre,
Konoha Street. Grazie”
Dallo specchietto
retrovisore
vidi l’uomo al volante sbarrare gli occhi per lo stupore; -
Naturale - Pensai,
- “Cosa ci va a fare una donna benestante nel covo pubblico del
più grande boss
della mafia New Yorkese?” Va ad impedire che il marito mandi a
puttane la
propria vita per una stupida vendetta fratricida -
Ecco cosa andavo a fare.
Il traffico caotico
della
grande mela mi tenne ferma per più di mezzora, pregavo di essere
ancora in
tempo e che quel maledettissimo ingorgo stradale si sciogliesse una
volta per
tutte. Finalmente giunsi a destinazione, il grattacielo si stagliava
malevolo
sopra la mia testa, e proiettava la propria ombra su tutto
l’isolato; le
guardie armate all’entrata mi fecero passare senza fare domande,
non era la
prima volta che mi vedevano li. Essere la cognata del capo mi dava una
certa
importanza lì dentro, e alle volte poteva rivelarsi utile.
Raggiunsi
l’ascensore, quasi
completamente pieno, e mi allungai per premere il pulsante del
settantanovesimo
piano; ufficialmente la mia destinazione non era segnata al catasto, e
l’ascensore non vi arrivava.
Quando le porte
scorrevoli si
aprirono sul lungo tappeto rosso, la morsa allo stomaco si fece ancora
più
stretta e l’adrenalina iniziò a scorrermi nelle vene; il
tappeto di velluto
conduceva ad una porta d’ebano nerissimo, dietro la porta delle
scale con uno
splendido corrimano barocco in argento e alla fine una piccola sala
d’aspetto
occupata solamente da un paio di sedie porpora e da una scrivania in
noce.
Dietro la
scrivania, lei.
L’ultimo ostacolo prima della tanto odiata meta.
La segretaria del
boss era
splendida come la ricordavo: occhi chiarissimi e labbra rosse, i lunghi
capelli
neri raccolti in una semplice treccia; Arisa stava dietro quel tavolo
dalla
fondazione di quell’immenso impero sporco, scelta personalmente
da lui.
“Mi dispiace
Signora Uchiha,
ma non posso lasciarla passare, i signori al momento sono
occupati.”. Le parole
di ghiaccio della ‘segretaria’ ridussero in frantumi quel
poco di speranza che
ancora serbavo nell’animo, ma non avrei lasciato da solo mio
marito, non
l’avrei abbandonato come lui aveva fatto con me.
Mi avvicinai alla
sedia più
vicina a quella maledetta porta nera, sedendomi sul bordo del cuscino
di piume,
pronta a scattare non appena lei avesse voltato lo sguardo.
Fuori, intanto, il
temporale
infuriava sulla grande metropoli.
Da quel momento, la
piega
degli eventi iniziò a prendere velocità, fino a ridursi
ad una stregua di
singoli fotogrammi senza ordine né logica, ma seguendo uno
schema ormai vecchio
e logoro, come se si fosse ripetuto già troppe volte.
Il rombo di un
tuono che
squassa l’aria ferma della piccola stanza.
Il suono di uno
sparo ben
udibile anche da dietro lo spesso muro.
L’ATP che
entra in circolo
nelle arterie e mi fa scattare contro la porta scura.
La luce accecante
di un lampo
che illumina a giorno l’ufficio del boss, una vesta piramide di
vetro e
acciaio.
La
semioscurità in cui cala
la scena della tragedia.
Il terrore che si
fa strada
nel cervello, come un tarlo.
La macchia rossa
che si
espande sul liscio pavimento di marmo bianco.
Lo sconforto che mi
chiude lo
stomaco quando capisco chi è l’uomo che mi da le spalle.
L’orrore che
percepisco
quando incrocio il suo sguardo nero.
L’amarezza
per essere
arrivata troppo tardi e che mi costringe in ginocchio.
La delusione che
prende
possesso del mio animo quando mi si avvicina e mi sussurra
all’orecchio:
“Ce
l’ho fatta. Ora io sono
l’unico fratello Uchiha, e tu, tu sei la moglie dell’uomo
più potente
d’America. Non sei felice, amore?”
Dietro il velo
delle lacrime,
i miei occhi smeraldini urlano una cosa sola:
“No, non sono
felice, mio marito è un mostro”
Ma la forza
dell’abitudine,
la fede incrollabile che depongo nell’amore e la mia infinita
stupidità
sussurrano un modesto:
“Si, Sasuke,
sono molto felice”
E la luce che
rivedo
accendersi nei suoi occhi mentre mi stringe forte a se mi scalda il
cuore, ma
non l’anima.
Quella è
spezzata per sempre.
§
Fine §
Bene, che ve ne pare? Spero che vi sia piaciuta e che non siate morti nel tentativo di arrivare fin qua ^__^ Ed ora qualche piccola nota di fine capitolo, in realtà sono i giudizi delle giudici ^.^"":
Giudizio di Shurei: Il tema è espresso perfettamente: ci si sente delusi quando si prova un forte sentimento per una persona e quest'ultima poi ci tradisce con un'altra persona a cui vogliamo bene: è la più grande delle delusioni, almeno secondo il mio avviso.
I personaggi sono IC: Sakura nel suo attaccamento morboso a Sasuke e quest'ultimo ossessionato dalla vendetta verso quel povero Cristo di Itachi.
Mamma mia... il mafioso con Sasuke è azzeccato... per cui brava, non me lo aspettavo proprio!
Per quanto riguarda la grammatica non sussistono particolari problemi, ma il problema leggermente più di spicco è la punteggiatura, che andrebbe rivista in alcuni tratti...
Per il resto è un buon lavoro con una buona originalità.
Giudizio di Rina: Ti consiglio vivamente di rileggere, perché ci sono due verbi al passato (che invece andavano resi al futuro) e tre sviste che potevano essere evitate; qualche volta la punteggiatura non mi convince, rivedi anche questa!
Il tuo stile mi piace tantissimo: è chiaro, conciso, d'effetto, poi alcuni periodi mi hanno lasciato con il fiato sospeso, non passano certo inosservati e invogliano il lettore a proseguire nella lettura.
La gestione della trama è buonissima, quasi fotografica, e il POV di Sakura evidenzia i momenti e i pensieri più importanti con brillante efficacia.
Anche l'IC è buonissimo, non ho trovato nessun difetto: sia Sakura che Sasuke, pur trovandosi in un contesto differente, sono stati rispettati.
Il tema della delusione è presente: lei è delusa dal fatto che il marito sia diventato un assassino per una questione di eredità che difficilmente garantirà loro la felicità di una coppia, perché non è la ricchezza né il potere che portano la felicità per quanto, a volte, i soldi siano necessari a vivere bene.
L'unica pecca sono state le sviste, altrimenti questa fic avrebbe meritato molto di più ^^ comunque bravissima!
Faccio i complimenti a tutte le partecipanti a questo contest e alle giudici fantastiche ^^
Le recensioni sono più che ben accette, ma ringrazio ugualmente chi ha letto o è solamente passato di qua XD