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Autore: araya    03/11/2009    3 recensioni
Questa fic si è classificata terza al Contest sulla Delusione indetto da Rina e Shurei. Il fratello del Boss della malavita Newyorkese è pronto per il "rito di successione". Sakura Uchiha è pronta ad impedire tutto ciò per salvaguardare marito e matrimonio... riuscirà ad arrivare in tempo?
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questione di famiglia Salve a tutti gente! Prima di tutto vorrei fare una precisazione, il personaggio di Arisa, la segretaria di Itaci, non è un mio PG ma bensì di Deliaiason. Ha un ruolo molto marginale nella mia fic, ma il personaggio creato da Delia è veramente fantastico, consiglio a tutti voi di andare a leggere la longfic "Le ragioni di un fratello maggiore" che è un vero gioiello di EFP.
Per il resto non mi dilungo troppo in convenevoli o cose simili, vi basti sapere che la fic che state per leggere è arrivata terza al Contest sulla Delusione indetto da Rina e Shurei  ^__^
Considero questa fic molto ben riuscita ( si è aggiudicata il premio stile U.U ), quindi vi lascio alla lettura!

§ Questione di famiglia §

 

 

Non è possibile…

Mi aveva promesso che sarebbe finita, che non ci sarebbe cascato più, mi aveva dichiarato che ormai gli importava solo di noi due e di nessun altro. Aveva detto che saremmo stati finalmente felici, senza più nessuno a separarci, lontano da tutto e tutti.

E io ci avevo creduto. Con tutta me stessa e dal profondo dell’anima.

Avevo pregato molte volte che ciò accadesse, che si salvasse, e quando alla fine mi ero convinta che sarebbe stato facile e che insieme avremmo potuto superare i brutti periodi… ecco che lui rovinava tutto.

Come sempre.

Sono stata una sciocca ad illudermi ancora, dopo tanti anni a tramare nell’ombra alle spalle di suo fratello, non potevo certo aspettarmi che avrebbe lasciato perdere quella sua stupida lotta masochista solo per me.

Come al suo solito non mi aveva detto nulla, attento a non farsi scappare nemmeno un accenno all’argomento che io tenevo accuratamente alla larga dalla nostra bolla di vita spartana, altrettanto impegnata ad allontanare da noi due quella figura lugubre e cupa.

Certo, anche la sottoscritta aveva fatto di tutto per non vedere, anche quando i segni erano più che chiari; ma una donna innamorata fa di tutto per vivere e preservare il suo sogno romantico, anche volgere lo sguardo ai rosei fiori del ciliegio in giardino mentre il suo principe azzurro svuota il tamburo della sua vecchia Colt argentea e lo carica con un unico proiettile dorato.

Una donna non deve immischiarsi in affari che non la riguardano, e ciò che stava facendo lui erano precisamente affari che non dovevano riguardarmi.

Nonostante tutto però, sapevo a cosa gli serviva quella pistola antiquata caricata con una sola pallottola.  

Regolamento di conti.

Questioni di famiglia.

Successione.

Chiamalo come vuoi amore mio, ma quello che stai per fare si chiama fratricidio.

Ed io non posso rimanere impassibile mentre posi dolcemente le tue labbra sulla mia fronte, non posso impedire alle lacrime di sgorgare copiose dai miei occhi smeraldini e di accompagnarti fuori da casa, assieme a quei due scagnozzi che hai ripreso al tuo fianco. Li avevi licenziati sei mesi fa, quando avevi deciso di accontentarmi, quando mi giurasti che avresti lasciato perdere la tua assurda corsa al potere per me.

Ed ora infrangevi non una, ma due promesse.

Mi stavi abbandonando, non saresti rimasto accanto a me nella buona e nella cattiva sorte, non mi stavi rendendo la donna più felice del mondo.

Ovviamente non mi stupii nel rivedere le loro due facce così diverse (una tanto pallida da sembrare azzurrognola, l’altra cotta come un mattone) in un giorno tanto importante per il loro capo, per il fratello del boss, per mio marito; dovevano proteggerlo dagli “incidenti” del percorso.

Sull’uscio di casa ti voltasti e nei tuoi occhi non vidi nulla, nemmeno la scintilla della rabbia nel vedermi in quello stato pietoso, solo freddo calcolo in due profondi pozzi scuri. Crollai sotto il peso di quello sguardo e mi raggomitolai sul pavimento, a versare lacrime amare su di un futuro ormai in frantumi.

Il dolore e lo sconforto avevano preso la meglio sulla speranza; ma anche se sapevo che non ci sarei mai riuscita, non potevo precipitare senza aver neanche tentato di salvarlo, e con lui mi sarei liberata anch’io dalla morsa che mi attanagliava le viscere.

Mi ricomposi in fretta, con il dorso della mano troncai di netto i due fiumi di lacrime che mi rigavano il viso, presi la mia borsetta e uscii in strada.

Quando riuscii finalmente a salire sul taxi la mia convinzione aveva gia vacillato parecchie volte, ma riferii la destinazione all’autista con voce forte e sicura. 

“Palazzo Uchiha, numero tre, Konoha Street. Grazie”

Dallo specchietto retrovisore vidi l’uomo al volante sbarrare gli occhi per lo stupore; - Naturale - Pensai, - “Cosa ci va a fare una donna benestante nel covo pubblico del più grande boss della mafia New Yorkese?” Va ad impedire che il marito mandi a puttane la propria vita per una stupida vendetta fratricida -  Ecco cosa andavo a fare.

Il traffico caotico della grande mela mi tenne ferma per più di mezzora, pregavo di essere ancora in tempo e che quel maledettissimo ingorgo stradale si sciogliesse una volta per tutte. Finalmente giunsi a destinazione, il grattacielo si stagliava malevolo sopra la mia testa, e proiettava la propria ombra su tutto l’isolato; le guardie armate all’entrata mi fecero passare senza fare domande, non era la prima volta che mi vedevano li. Essere la cognata del capo mi dava una certa importanza lì dentro, e alle volte poteva rivelarsi utile.

Raggiunsi l’ascensore, quasi completamente pieno, e mi allungai per premere il pulsante del settantanovesimo piano; ufficialmente la mia destinazione non era segnata al catasto, e l’ascensore non vi arrivava.

Quando le porte scorrevoli si aprirono sul lungo tappeto rosso, la morsa allo stomaco si fece ancora più stretta e l’adrenalina iniziò a scorrermi nelle vene; il tappeto di velluto conduceva ad una porta d’ebano nerissimo, dietro la porta delle scale con uno splendido corrimano barocco in argento e alla fine una piccola sala d’aspetto occupata solamente da un paio di sedie porpora e da una scrivania in noce.

Dietro la scrivania, lei. L’ultimo ostacolo prima della tanto odiata meta.

La segretaria del boss era splendida come la ricordavo: occhi chiarissimi e labbra rosse, i lunghi capelli neri raccolti in una semplice treccia; Arisa stava dietro quel tavolo dalla fondazione di quell’immenso impero sporco, scelta personalmente da lui.

“Mi dispiace Signora Uchiha, ma non posso lasciarla passare, i signori al momento sono occupati.”. Le parole di ghiaccio della ‘segretaria’ ridussero in frantumi quel poco di speranza che ancora serbavo nell’animo, ma non avrei lasciato da solo mio marito, non l’avrei abbandonato come lui aveva fatto con me.

Mi avvicinai alla sedia più vicina a quella maledetta porta nera, sedendomi sul bordo del cuscino di piume, pronta a scattare non appena lei avesse voltato lo sguardo.

Fuori, intanto, il temporale infuriava sulla grande metropoli.

Da quel momento, la piega degli eventi iniziò a prendere velocità, fino a ridursi ad una stregua di singoli fotogrammi senza ordine né logica, ma seguendo uno schema ormai vecchio e logoro, come se si fosse ripetuto già troppe volte.

Il rombo di un tuono che squassa l’aria ferma della piccola stanza.

Il suono di uno sparo ben udibile anche da dietro lo spesso muro.

L’ATP che entra in circolo nelle arterie e mi fa scattare contro la porta scura.

La luce accecante di un lampo che illumina a giorno l’ufficio del boss, una vesta piramide di vetro e acciaio.

La semioscurità in cui cala la scena della tragedia.

Il terrore che si fa strada nel cervello, come un tarlo.

La macchia rossa che si espande sul liscio pavimento di marmo bianco.

Lo sconforto che mi chiude lo stomaco quando capisco chi è l’uomo che mi da le spalle.

L’orrore che percepisco quando incrocio il suo sguardo nero.

L’amarezza per essere arrivata troppo tardi e che mi costringe in ginocchio.

La delusione che prende possesso del mio animo quando mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio:

“Ce l’ho fatta. Ora io sono l’unico fratello Uchiha, e tu, tu sei la moglie dell’uomo più potente d’America. Non sei felice, amore?”

Dietro il velo delle lacrime, i miei occhi smeraldini urlano una cosa sola:

“No, non sono felice, mio marito è un mostro”

Ma la forza dell’abitudine, la fede incrollabile che depongo nell’amore e la mia infinita stupidità sussurrano un modesto:

“Si, Sasuke, sono molto felice

E la luce che rivedo accendersi nei suoi occhi mentre mi stringe forte a se mi scalda il cuore, ma non l’anima.

Quella è spezzata per sempre.

 

 

§ Fine §

 

 


Bene, che ve ne pare? Spero che vi sia piaciuta e che non siate morti nel tentativo di arrivare fin qua ^__^ Ed ora qualche piccola nota di fine capitolo, in realtà sono i giudizi delle giudici ^.^"":
Giudizio di Shurei: Il tema è espresso perfettamente: ci si sente delusi quando si prova un forte sentimento per una persona e quest'ultima poi ci tradisce con un'altra persona a cui vogliamo bene: è la più grande delle delusioni, almeno secondo il mio avviso.
I personaggi sono IC: Sakura nel suo attaccamento morboso a Sasuke e quest'ultimo ossessionato dalla vendetta verso quel povero Cristo di Itachi.
Mamma mia... il mafioso con Sasuke è azzeccato... per cui brava, non me lo aspettavo proprio!
Per quanto riguarda la grammatica non sussistono particolari problemi, ma il problema leggermente più di spicco è la punteggiatura, che andrebbe rivista in alcuni tratti...
Per il resto è un buon lavoro con una buona originalità.

Giudizio di Rina: Ti consiglio vivamente di rileggere, perché ci sono due verbi al passato (che invece andavano resi al futuro) e tre sviste che potevano essere evitate; qualche volta la punteggiatura non mi convince, rivedi anche questa!
Il tuo stile mi piace tantissimo: è chiaro, conciso, d'effetto, poi alcuni periodi mi hanno lasciato con il fiato sospeso, non passano certo inosservati e invogliano il lettore a proseguire nella lettura.
La gestione della trama è buonissima, quasi fotografica, e il POV di Sakura evidenzia i momenti e i pensieri più importanti con brillante efficacia.
Anche l'IC è buonissimo, non ho trovato nessun difetto: sia Sakura che Sasuke, pur trovandosi in un contesto differente, sono stati rispettati.
Il tema della delusione è presente: lei è delusa dal fatto che il marito sia diventato un assassino per una questione di eredità che difficilmente garantirà loro la felicità di una coppia, perché non è la ricchezza né il potere che portano la felicità per quanto, a volte, i soldi siano necessari a vivere bene.
L'unica pecca sono state le sviste, altrimenti questa fic avrebbe meritato molto di più ^^ comunque bravissima!

Faccio i complimenti a tutte le partecipanti a questo contest e alle giudici fantastiche ^^
Le recensioni sono più che ben accette, ma ringrazio ugualmente chi ha letto o è solamente passato di qua XD

 

 

   
 
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