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Autore: uchihagirl    04/11/2009    3 recensioni
Quel giorno, non appena aveva posato lo sguardo sulla lettera incriminata che Shikamaru gli aveva passato, accompagnandola con quelle tre parole che avevano decretato il destino dell’Akimichi, Choji aveva strabuzzato gli occhi e deglutito più volte, sconvolto.
Era il suo primissimo Festival – era entrato nello Yuri Fanclub dei Villaggi Riuniti non prima di marzo, grazie a una soffiata di Kiba – ma ci teneva davvero ad aggiudicarsi quel primo posto e tutti i privilegi che ne derivavano. La carica di regista ufficiale allettava qualunque Fanboy degno di questo nome e il titolo di siniscalco – per quanto onorevole fosse occuparsi del Menu delle sedute - non era abbastanza per un fervente ed entusiasta membro del Club quale Choji. Ambiva a gradi più alti, il giovane e intraprendente Akimichi, e quella del Festival era un’occasione che non poteva assolutamente farsi sfuggire. Per non parlare del buono spesa che avrebbe ricevuto la coppia vincitrice: chissà quanti pacchetti di patatine avrebbe potuto comprarsi…
Un Akimichi determinato si ritrova un compagno di squadra non del tutto rassicurante: sopravviverà alla convivenza con lui o perirà nel tentativo di realizzare il suo sogno?
Terza classificata al contest Konoha Yuri's Festival indetto da Rekichan e Kei_Saiyu
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Sabaku no Gaara , Choji Akimichi, Shizune, Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ogni anno, i ragazzi di Konoha, Suna e Oto sospendevano le ostilità tra villaggi per riunirsi in un’occasione davvero speciale.
La riunione, che si teneva annualmente sotto il palazzo dell’Hokage, prevedeva una sfida tra i concorrenti. Una battaglia che solo i veri uomini potevano vincere.
Richiedeva astuzia, concentrazione, prontezza di riflessi e capacità di osservazione. Tutte doti che un buon ninja deve possedere per essere considerato il migliore.
Il loro compito? Filmare le dolci kunoichi in momenti di pura privacy con la loro metà.
I creatori del video migliore avrebbero ricevuto l’ambito riconoscimento di registi ufficiali delle sedute, oltre ad un buono spesa da utilizzare in ogni negozio di Konoha.
Ad ogni partecipante, sarebbe stata inviata una lettera contenente il nome della ragazza da spiare e quello del partner di lavoro.
A tutti i partecipanti, buona fortuna.






[Tsunade – Gaara e Choji]
 
Choji studiò la busta chiusa sul tavolo della cucina.
Si sentiva stranamente nervoso: quello era il suo primo Festival Yuri e doveva mettersi totalmente in gioco.
Spiare una donna. Mio dio.
Perché non aveva avuto un insegnante pervertito come Kakashi o Jiraya? No, lui aveva il fumatore folle! Ovviamente, tutte le fortune toccavano come al solito al Team 7.
Sbuffò, afferrando l’ennesima manciata di patatine. Se le portò alla bocca, sgranocchiando furiosamente per compensare il nervoso.
«Insomma, la apri o no?»
La voce di Shikamaru lo riscosse dai suoi più cupi pensieri.
«A te chi è toccata?»
«Sakura. E come compagno Kankuro. Una rottura. Ma so che a Naruto è andata peggio: è in squadra con Orochimaru e devono spiare Temari.»
Choji sgranò gli occhi, sconcertato. Mettere in squadra Naruto ed Orochimaru era follia pura. A spiare Temari, poi…
«Chi ha fatto queste lettere?»
«Sicuramente qualche psicolabile. Ora apri?»
«Fallo tu.»
Sbuffando, Shikamaru afferrò la busta dell’amico. Lesse rapidamente la lettera poi, alzando gli occhi, lo squadrò preoccupato.
«Mi dispiace, amico.»
 
 

A Suna faceva caldo.
Troppo caldo.
Decisamente un caldo eccessivo.
Gaara se ne stava placidamente sotto una cortina di sabbia, a godersi il refrigerio di un po’ d’ombra e la tanto desiderata solitudine.
«Gaara, sono arrivate le lettere!»
Peccato che, come sempre quando ci si estranea dal mondo, c’è sempre qualche idiota che ti riporta sul pianeta Terra.
In tal caso, suo fratello Kankuro, che da quando aveva deciso di diventare “buono”, sembrava intenzionato a ricoprire fedelmente il ruolo di fratello maggiore.
Purtroppo, visto che lo aveva costretto ad iscriversi a quello stupido Fan Club di pervertiti cui non gliene fregava un fico secco.
Ma, ovviamente, questo non contava.
Prese la busta che Kankuro gli porgeva. L’aprì, senza tanti giri di parole, e…
«…»
«Come è andata?»




I will survive - cronaca di una missione suicida.




“Smettila.”

Quest’ordine perentorio, pronunciato a mezza voce da un impassibile Gaara, seduto immobile sul tetto accanto a lui e con gli occhi fissi verso il cielo scuro, raggelò Choji, che deglutì.

Non avendo però capito a cosa il suo compagno di missione si riferisse, azzardò un educato “Come?”. Il neo Kazekage gli scoccò una breve occhiata, impossibile da decifrare, e con un gesto del capo accennò al sacchetto di patatine che l’Akimichi stringeva tra le mani.

“Ti si sente a metri di distanza.”

Giusto. Non ci aveva pensato, Choji, al fatto che il suo rifornirsi continuamente di chackra – perché lui non si ingozzava, si riforniva di chackra - potesse in qualche modo essere d’intralcio alla missione. Cacchio, Gaara aveva ragione. Si era distratto, non aveva calcolato il fattore silenziosità, fondamentale affinché non fossero scoperti. Per non parlare del fatto che erano sul tetto della Godaime e che, in questa occasione, ogni precauzione che avrebbe di solito preso doveva essere almeno raddoppiata. Dandosi dello stupido, sospirò e acchiappò un’ultima manciata di patatine, che sgranocchiò il più silenziosamente possibile – era quasi ora di cena e lui era affamato, mannaggia!

Mentre Choji chiudeva con attenzione l’oggetto incriminato e lo riponeva sotto la maglietta come se fosse una reliquia, leccandosi nostalgico le dita ancora sporche di briciole, Gaara alzò un sopracciglio, ma non disse nulla.

A sorpresa, quell’Achimiki - o come si chiamava - si era rivelato un ragazzo interessante.

Gaara sapeva che da anni era amico di quel pigro ninja che – sospettava - era stato il primo amore di sua sorella nonché – ne era certo – tra gli elementi che facevano dire a quest’ultima di essere più che soddisfatta della sua omosessualità, e di Ino, la pazza bionda, e che insieme formavano il gruppo dieci. Sapeva che Choji aveva fatto parte della squadra per il recupero dell’Uchiha, tempo prima, e che aveva sconfitto uno dei tirapiedi di Orochimaru, rischiando la vita. Senza dubbio un ragazzo coraggioso che meritava il suo rispetto, nonostante quella  fissazione per il cibo – mangiava di continuo.

Insolito e inaspettato era il fatto che fosse un pervertito della stessa risma di Kankuro, se non peggio. Con in mente un unico obiettivo, non appena si erano incontrati sotto il palazzo degli Hokage aveva insistito affinché preparassero una strategia, dedicandosi soprattutto alla mimetizzazione. Gaara gli aveva lasciato esporre il suo piano, ascoltandolo distrattamente, per poi dare il suo assenso: era ben congeniato, prevedeva una prima fase di spionaggio singolo di Tsunade fino a coronare lì, in quel momento, sulla testa del capo della Foglia.

Per tutta la durata della “missione” – come la chiamava lui – Choji si era dimostrato una buona spia e un compagno neanche troppo fastidioso: il suo continuo sgranocchiare era un sottofondo di cui avrebbe fatto anche a meno, ma essendo abituato ai chiacchiericci di Kankuro, non poteva certo lamentarsi.

Sistematosi per bene la maglia e pulitosi le dita su di essa – mica poteva sporcare la videocamera di saliva, eh! -, Choji appoggiò l’orecchio alle travi del tetto, cercando di captare qualche rumore diverso dal fruscio di carte, ma, appurato che Tsunade era ancora occupata a sfogliare fascicoli e a firmarli, scosse la testa e lanciò un’occhiata alla terrazza sopra di loro – sgombra, grazie al cielo. Si sedette più comodo accanto al suo compagno e lo guardò con la coda dell’occhio, mentre questo fissava il cielo terso, serio come sempre.

Era una fortuna essere in squadra con Gaara ed essere costretti allo stesso tempo a sostare su un tetto di sera: era risaputo da tutti, anche dalle guardie del villaggio, che il Kazekage a causa della sua insonnia forzata aveva l’abitudine a passare la notte fuori. Nessuno avrebbe detto nulla né avrebbe provato a spostarli, nel caso improbabile si fosse accorto della loro presenza: si erano mimetizzati quasi in modo perfetto.

Oddio, a ripensarci fortuna era una parola grossa. Insomma, comportava dei bei vantaggi ed era tranquillo, una volta abituatisi al silenzio incessante, ma Gaara rimaneva comunque un personaggio inquietante, con quelle occhiaie e le famose – sebbene passate - tendenze omicide, e lui era in imbarazzo, in tremendo imbarazzo, all’idea di compiere la missione proprio con lui.

Però non era così tanto male come si era aspettato, ecco.

Quel giorno, non appena aveva posato lo sguardo sulla lettera incriminata che Shikamaru gli aveva passato, accompagnandola con quelle tre parole che avevano decretato il destino dell’Akimichi, Choji aveva strabuzzato gli occhi e deglutito più volte, sconvolto.

Era il suo primissimo Festival – era entrato nello Yuri Fanclub dei Villaggi Riuniti non prima di marzo, grazie a una soffiata di Kiba – ma ci teneva davvero ad aggiudicarsi quel primo posto e tutti i privilegi che ne derivavano. La carica di regista ufficiale allettava qualunque Fanboy degno di questo nome e il titolo di siniscalco – per quanto onorevole fosse occuparsi del Menu delle sedute - non era abbastanza per un fervente ed entusiasta membro del Club quale Choji. Ambiva a gradi più alti, il giovane e intraprendente Akimichi, e quella del Festival era un’occasione che non poteva assolutamente farsi sfuggire. Per non parlare del buono spesa che avrebbe ricevuto la coppia vincitrice: chissà quanti pacchetti di patatine avrebbe potuto comprarsi…

Insomma, era risoluto come non mai. Il premio per il video migliore sarebbe stato suo.

Era disposto a camminare sui carboni ardenti, ad arrampicarsi su un roseto a mani nude, a tuffarsi in una vasca di pescecani a stecchetto, pur di conquistarselo.

Avrebbe fatto tutto.

Ma proprio tutto.

Tutto, tranne che affrontare la furia di una donna e della sua partner, una volta sorpresi i due guardoni.

Dio, già l’idea di appostarsi dietro un cespuglio o sotto una finestra per filmare una kunoichi alle prese con il reggiseno della sua “migliore amica” lo disturbava – mica era cresciuto a pane e Icha Icha Paradise come Naruto! Conservava ancora un pochino di pudicizia, lui, anche se le sedute del Club lo avevano illuminato alquanto. Figurarsi se le due ragazze avessero scoperto di essere su Candid Camera! Choji non sarebbe di sicuro sopravvissuto alla visione – e ai pugni – di una Sakura mezza nuda, scatenata in tutto il suo splendore di nota pazza schizofrenica, che rincorreva lui e il suo sventurato compagno per l’intero villaggio.

Erano necessarie astuzia ed eccellenti tecniche di mimetizzazione per non essere colti con la videocamera in mano e litri di bava colante dalla bocca - e, di conseguenza, per sopravvivere a quella difficilissima prova.

Perciò si era ritrovato a congetturare sugli accoppiamenti più favorevoli e provvidenziali e a vagliare ogni ipotesi possibile.

Come risultato, aveva pregato la notte affinché la sorte, i Kami o chi per loro – ovvero i misteriosi presidenti del Club -, gli assegnassero un compagno silenzioso e intelligente, oltre che buono stratega. Ovvero, tutti i ninja possibili tranne Kiba, Naruto e Kankuro. E Rock Lee, che non avrebbe fatto altro che stillare insulsaggini come: “Come sono giovanili!” o giù di lì.

Il top del top, il non plus ultra, la ciliegina sulla torta sarebbe stato avere come compagno Shikamaru – non solo era il suo migliore amico, avevano un’ottima intesa e lo conosceva perfettamente: aveva anche il doppio del quoziente intellettivo di Naruto e il suo geniale cervello avrebbe analizzato la situazione, elaborando la strategia con più possibilità di riuscita. Sarebbe stato un gioco da ragazzi, con Shika al suo fianco, per questo era del tutto impossibile che stessero in squadra insieme. Non gli avrebbero mai reso l’impresa così semplice.

Anche Neji sarebbe stato un buon partner di lavoro: non erano proprio migliori amici, ma si sopportavano di buon grado – specie da quando lo Hyuga aveva smesso di farneticare sull’ineluttabilità del destino e aveva imparato a rispettare Choji e le sue abilità.

Neji era Jonin, abile e veloce; in più, possedeva l’arma vincente, la chiave che avrebbe spalancato loro tutte le porte – soprattutto quelle del supermarket di Konoha: l’invincibile Byakugan. Niente ore e ore di infruttuosi appostamenti, niente sonnellini in cespugli irti o ginocchia intorpidite perché mantenute troppo tempo nella stessa posizione, con il Byakugan degli Hyuga. Solo sana pacchia e meritati spuntini, interrotti giusto nel momento in cui l’abilità innata del suo partner gli avrebbe indicato lo scaldarsi dell’atmosfera nell’abitazione sorvegliata. Allora i due si sarebbero fatti avanti, gattonando, fino a raggiungere il punto d’osservazione scelto in precedenza. 

Risultato: video migliore, senza spreco di energie e con fattori di rischio minimi, visto che avrebbero tenuto la distanza di sicurezza praticamente sempre; l’unico momento in cui sarebbero stati potenzialmente vulnerabili sarebbe stato durante il fattaccio, ovvero mentre le kunoichi dirottavano la loro attenzione verso altri, ben più piacevoli lidi. Era infatti scientificamente provato che, se impegnate, le ragazze erano del tutto innocue.

Se Neji non era disponibile, si sarebbe accontentato anche di Sai – almeno si sarebbero fatti quattro risate. E invece no.

Non l’avevano messo in squadra né con Neji né con Sai.

Non con Asuma, Kakashi o Jiraya. Nemmeno con Kiba.

Neanche con Sasuke, che in teoria era il suo incubo peggiore – non lo sopportava proprio, quell’Uchiha.

L’avevano accoppiato a Gaara.

Il pacchetto di patatine, fido compare di sempre, era irrimediabilmente scivolato a terra.

A ripensarci bene, forse Rock Lee non era malaccio come opzione.

Gaara, lo shinobi portatore del demone tasso.

Gaara, il pazzo e sanguinario fratello di Kankuro e Temari che era stato eletto Kazekage.

Quello stesso Gaara che, non molto tempo ad didietro, aveva annunciato senza problemi che uccidere lo faceva sentire vivo – ok che c’era stato Naruto di mezzo, però il lupo perde il pelo ma non il vizio, era solito dire suo padre.

Ce ne aveva messo, di tempo, a riprendersi dallo shock e a ricominciare a pensare razionalmente! A mente lucida, aveva deciso che non gli importava quanto pazzo, squilibrato o psicologicamente instabile potesse essere il suo partner: lui ce l’avrebbe messa tutta per portarsi a casa il primo premio.

Non potendo aspettarsi che lo facesse Gaara, aveva quindi preparato una strategia con cura, analizzando anche i fattori di rischio e ricordandosi sempre che avrebbero avuto a che fare con Tsunade, la kunoichi più potente di tutto il villaggio.

Dopo di che, non appena si erano incontrati, gli aveva sottoposto il piano d’azione, incorrendo in un suo – insperato - assenso.

Insomma, dopo ore a passate gomito a gomito con il Kazekage, ad operare abbastanza in sintonia per raggiungere un obiettivo comune – anche se non era ancora riuscito a capire perché Gaara si fosse iscritto al Club - si era ormai rassicurato. Il vizio sembrava averlo perso eccome, o, almeno, non andava più a sbandierare in giro le sue vere intenzioni. E poi, anche se i fattori di rischio aumentavano senza il Byakugan di Neji, la presenza di Gaara gli garantiva una certa protezione – Tsunade non avrebbe mai commesso l’errore diplomatico di picchiare il capo di un villaggio alleato, qualunque fosse il motivo scatenante. Avrebbe però potuto riversare tutta la sua ira contro il giovane Akimichi. A quel pensiero, Choji deglutì nuovamente, preoccupato.

Scoccò nuovamente un’occhiata a Gaara – non era affatto sicuro che sarebbe intervenuto per salvarlo, una volta in pericolo – e, proprio in quel momento, quello appoggiò l’orecchio al legno, facendogli cenno di ascoltare; al che Choji, improvvisamente agitato, lo imitò.

Dall’interno dell’ufficio dell’Hokage arrivava la voce dolce di Shizune. Choji sorrise, ancora più emozionato: come previsto, l’assistente era venuta a chiamare Tsunade e ad assicurarsi che stesse facendo il suo lavoro, invece che scolarsi sakè. E, stranamente, sembrava proprio che la Godaime si fosse destreggiata per tutto il pomeriggio tra la burocrazia del villaggio e i rapporti delle missioni – per una volta.

Quatti quatti, i due ragazzi scivolarono dal tetto e si sistemarono nei punti d’osservazione: Choji si accucciò sotto la finestra dell’ufficio, mentre Gaara concentrò il chackra nelle piante dei piede e sbirciò dall’alto. L’arma del delitto, la preziosa videocamera, venne accesa dall’Akimichi con grande attenzione e fu quindi sistemata in modo che l’obiettivo non creasse riflesso.

Era una serata calda, la finestra era aperta e i viveur potevano ascoltare perfettamente il colloquio tra le due donne.

“Signorina Tsunade, mi stupisce! Si è addirittura portata avanti, quest’oggi! Non è da lei! È sicura di stare bene?”

“Shizune, non dire stupidaggini. Certo che mi sento bene! E non rivolgerti a me con quel tono sorpreso. Dimentichi che sono il Quinto Hokage e che ho a cuore le questioni che riguardano il mio villaggio!” stizzita, Tsunade appoggiò di malagrazia il pennellino sulla scrivania. Mentre Shizune le versava il tè serale – che poi sarebbe stato opportunamente corretto -, la Godaime si appoggiò allo schienale della sedia e si passò una mano sul viso.

“Non mi ricordavo che gestire le pratiche fosse così faticoso, e neppure che fossero così tante, queste maledette scartoffie!” sospirò.

Shizune la rimproverò con un sorriso indulgente. “Se non le aveste accumulate per settimane oggi non avreste avuto così tanto lavoro! Già che oggi si sia portata avanti è un grande miglioramento: la prossima volta non dovrà lavorare fino a così tardi.”

“Umph.” Tsunade sbuffò, scettica – le carte superflue si accumulavano sempre -, sorseggiando il tè insieme a Shizune; rimasero in silenzio per un po’, guardandosi, mentre Choji fremeva, dalla sua scomoda posizione sotto la finestra – gli si erano già addormentate le gambe un paio di volte – in attesa di uno sviluppo che però tardava ad arrivare.

Certo, le occhiate sottecchi che le due si lanciavano erano molto poco equivocabili e anche il modo in cui Tsunade aveva lasciato la mano su quella dell’assistente quando le aveva passato la tazza era palesemente studiato e lasciava ben sperare; solo che Choji non avrebbe mai immaginato che un corteggiamento tra donne potesse essere così lento, basato solo su sfumature. Non gli dispiaceva affatto quel gioco di sottointesi che dirigeva Tsunade; se solo si fosse concluso prima che gli andasse in cancrena il piede…!

Così, quando la Godaime si decise a scoprire le sue carte, appoggiando la tazza sul tavolo e prendendo prepotentemente il viso di Shizune tra le mani, il ragazzo sospirò di sollievo.

“Signorina, ha sentito?” si allarmò subito la ragazza più giovane, girando il volto verso la finestra, impedendo così a un seccato Hokage di baciarle la bocca.

“Uhm, no. Cos’era?” borbottò lei, passando le labbra sulla guancia di Shizune.

“Non ne sono sicura… sembrava un sospiro ma…” si interruppe, distratta da un paio di mani che le si infilarono nel reggiseno.

“Shizune, non era niente. Sarà stato il vento.”

“G-giusto, signorina. Il vento…” Le sue parole si dispersero tra le pieghe del vestito di Tsunade, che venne opportunamente sfilato.

Al che Choji, che riemergeva da trenta secondi buoni di apnea dovuta a una crisi di panico – non solo il ninja medico aveva sospettato qualcosa, anche se, come volevasi dimostrare, era stata opportunamente distratta dall’Hokage, ci si era messo pure Gaara con una delle sue occhiate micidiali a fargli venire una mezza sincope -, quasi non si strozzò con la sua stessa saliva. Kami, se quel video non valeva il primo premio… Innanzi tutto la visuale era perfetta, il fattaccio inquadrato nella sua interezza – neanche si erano spostate dalla scrivania!

I soggetti, poi, erano formidabili: non avrebbe mai sospettato che la tirannica e irascibile Godaime potesse essere così sensuale e dolce e che Shizune riuscisse a far fremere in quel modo la sua superiore.

E quando le due donne, rivestitesi, uscirono dalla stanza, dita intrecciate, Choji pensò che ne era valsa davvero la pena di non riuscire più a sentirsi le gambe. Pensiero confermato anche dall’espressione vacua e allucinata del Kazekage e dal suo semplice ma assolutamente impagabile commento: “Non giudicherò più Kankuro.”









Questa fic ha partecipato al contest “Konoha Yuri Festival” indetto da Rekichan e Kei_saiyu e si è classificata orgogliosamente terza^^
Questo contest era una sfida sin dall’inizio per varie ragioni: Reki e Kei, due grandi autrici.  come giudici; non avevo mai scritto una simil yuri e in più la coppia di spianti era a sorpresa – difatti la parte prima del titolo sono le introduzioni inviatemi da Rekichan e il bando. Per questo sono molto soddisfatta del risultato ottenuto e dei giudizi, completi ed esaurienti, che mi hanno aiutata a fissare delle lacune del mio stile e uso della punteggiatura. Mi aiuteranno a crescere come autrice e a perfezionarmi sempre di più.
Grazie quindi alle giudici e a Kaho_chan, fantastica donna che mi ha sostenuta durante la stesura. Complimenti vivissimi alle podiste e alle altre partecipanti^^
Che ne pensate?
See ya
Elena

Ps: riporto i giudizi e il Banner di Kei!


Giudizio di rekichan

Originalità: in un periodo in cui il crack pairing sta andando molto di moda, penso che l’originalità della coppia trattata stia proprio nella sua “classicità”. Apprezzabile come è stato trattato il tutto, considerando che non è facile scrivere una fiction originale su una traccia prestabilita. Ciò nonostante, è talmente scorrevole che è difficile non assegnare un buon voto.
8/10
Attinenza al contest: la storia rispetta gli obblighi del contest nella maggior parte. Purtroppo non è presente l’introduzione da noi fornita che, secondo regolamento, doveva costituire obbligatoriamente l’inizio della storia. A malincuore, mi vedo costretta a penalizzarla. Un appunto: il genere “comico” è un po’ eccessivo, “commedia” bastava.
8/10
IC: Choji è Choji, così come Gaara è Gaara. Potrebbero anche non essere nominati per niente nella storia e si capirebbe ugualmente che si parla di loro. Anche Tsunade e Shizune sono state trattate molto bene.
Insomma, perfetto.
10/10
Trama&Stile: Di solito mi inceppo molto nel giudicare la trama e lo stile, più perché ho paura di farmi influenzare dal mio giudizio personale. In questa storia la difficoltà non si presenta. La trama è scorrevole e lo stile concorda appieno con il suo ritmo vivace ed incalzante. Segue il punto di vista di Choji, alternato a tratti con quello di Gaara, che risulta molto accattivante. Insomma, una storia che prende e che ti conduce passo passo fino alla fine. Ogni tanto, inciampa su delle frasi troppo lunghe e su un uso eccessivo dei trattini anche quando non servono. Nel complesso, un ottimo lavoro.
9/10
Grammatica: un verbo non concordante con il plurale (le pratiche si accumulava), dovuto probabilmente alla distrazione. La punteggiatura non sempre è corretta e, in alcuni punti, le frasi troppo lunghe creano confusione. Nel complesso, corretta.
8/10
Giudizio personale: Mi ha fatta genuinamente ridere, senza bisogno di forzature od espedienti comici. È la comicità che piace a me, insomma; quella un po’ naturale della vita quotidiana. Ho adorato letteralmente Choji che tenta di andare d’accordo con Gaara e i pensieri di quest’ultimo. Anche la chiusura è perfetta: concisa, sintetica e d’effetto.
5/5
Totale: 48/55

Giudizio Kei

Originalità: Senza alcun dubbio è una storia originale, considerando che sul fandom di Naruto è stato scritto praticamente di tutto, anche l’uccellino sul davanzale per un qualunque ninja! Mi complimento per la scorrevolezze e per quel pizzico in più che non fa mai male.
8/10
Attinenza al contest: Il rispetto degli obblighi c’è quasi del tutto, peccato che manchi l’introduzione fatta da noi, cosa che mi costringe ad abbassare il voto. Siamo forse state poco chiare? Sul regolamento c’era: “Inoltre, vi sarà fornita una breve introduzione ad personam che deve costituire obbligatoriamente l’inizio della vostra fan fiction.” Peccato.
8/10
IC: Mi complimento specialmente su questo punto. Non è poi tanto facile gestire Gaara, specie se accoppiato con uno come Choji. I personaggi sono loro, rispettano le caratteristiche che li rendono diversi ed ho trovato anche Tsunade e Shizune tranquillamente IC. Complimenti, non è da tutti beccarsi un 10 a IC da rekichan! Per quanto riguarda me, invece, ho abbassato di mezzo punto per una frase che mi ha leggermente spiazzata: “Neanche con Sasuke, che in teoria era il suo incubo peggiore – non lo sopportava proprio, quell’Uchiha.”. Ora, concordo sull’ “incubo peggiore”, la bella fuga in perfetto stile Uchiha ed il rischio della propria vita per salvarlo di certo non giovano sonni tranquilli, ma il non sopportarlo mi stona.
Stiamo parlando di Choji, che è fondamentalmente indifferente a queste cose, a meno che non lo si insulti. Avrei capito se a pensarlo fosse stato Gaara, ma Choji proprio no.
9.5/10
Trama&Stile: La trama è ben fatta, molto carina e divertente nel momento in cui uno si immagina Choji e Gaara alle prese con il video e lo spionaggio. Lo stile è scorrevole e piacevole, con un buon lessico, nonostante alcune parole mi stonino nel contesto (vedi: Cacchio; Mannaggia…). Sarà che parole simili ormai le sento dire solo dai bambini molto piccoli davanti ai genitori. Per il resto, alcuni periodi sono troppo lunghi e l’uso spropositato dei trattini infastidisce leggermente la lettura, ma rimane comunque un buon lavoro.
8.5/10
Grammatica: Su questo punto ho poco e niente da ridire e ciò che andava detto, è stato espresso da rekichan nel suo giudizio. Rinnovo ciò che ho detto prima: attenta ai trattini. Per il resto, dovresti fare un po’ più di attenzione ai periodi e alla punteggiatura, ma nel complesso è corretta. Un appunto: “Non avendo però capito a cosa il suo compagno di missione si riferisse, azzardò un educato “Come?” ” I pensieri stanno per introdurre una domanda e, di conseguenza, la frase richiede i due punti prima del parlato.
8/10
Giudizio personale: Mi è piaciuta, questo è quanto. Simpatica, divertente e “frizzantina”. Ottimo lavoro, specie nel cambio di punti di vista che, stranamente per me, sono stati ben comprensibili. Sei riuscita a non cadere nel banale ed a mantenere un buonissimo IC nei personaggi che, diciamolo, non erano proprio una passeggiata!
4.5/5
Totale: 46.5/55

MEDIA COMPLESSIVA: 48+46.5/2= 47.25










 
   
 
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