Invisibile
Lunedì: scuola,
casa.
Sempre la stessa
strada.
Martedì: scuola,
casa.
Sempre i soliti
capelli lunghi e lucidi; ogni giorno meno folti.
Mercoledì: scuola,
casa.
Sempre il solito zaino
verde.
Giovedì: scuola,
casa.
Sempre il solito
fiatone, la solita andatura trascinata, gli occhi bassi e vuoti, o forse troppo
pieni per poter essere capiti.
Venerdì: scuola,
casa.
Sempre le solite
persone cieche, incapaci di vederti, o forse troppo attente a non farti pesare
gli sguardi sulle esili gambe magre, pronte a spezzarsi da un momento
all’altro.
Tutti i giorni la
stessa strada; sempre, ma ogni giorno sei diversa.
Cambi, muti, ti spegni
sotto i miei occhi.
Ogni giorno alla
stessa ora ti ho vista passare per anni, poi un giorno non ti ho
vista.
Dentro di me sapevo
che non avevi la febbre come tutti, che non avevi saltato la scuola per uno
stupido capriccio.
Eri semplicemente
diventata ciò che volevi, stupidamente, essere.
Invisibile.
Da quel giorno non ti
vidi più, eppure sapevo che c’eri.
Sempre.
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