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Autore: fren    05/11/2009    9 recensioni
Le coincidenze non esistono. Questo, almeno, è quello che Lina Inverse ha sempre pensato. Fino alla sera in cui, in una locanda di viandanti, lei e Gourry non si imbattono in un vecchio compagno d’arme dello spadaccino. Joy Shadow, questo il nome del mercenario, dopo aver suscitato un’istintiva antipatia nella maga, rivelerà di essere in viaggio per la stessa missione per cui sono stati ingaggiati anche loro. Una strana casualità, in cui Lina avverte subito puzza di bruciato. Cedendo alla richiesta dello spadaccino di condividere il viaggio con il suo amico di vecchia data la maga non ha la minima idea del fatto che Joy si insinuerà come fumo nero nella loro consolidata quotidianità, accampando delle pretese su Gourry e sconvolgendo i loro equilibri, né tantomeno dei pericoli a cui sta andando incontro. E, proprio quando il rapporto tra lei e lo spadaccino evolverà, trasformandosi in qualcosa di più della semplice amicizia, entrambi si troveranno a fare i conti con la prova più difficile mai affrontata fino a quel momento. Una prova che li porterà sul limite di un oscuro confine. Un confine che, una volta varcato, non permette di tornare indietro.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amelia, Gourry Gabriev, Lina Inverse, Personaggio originale, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 14
 Di errori, illusioni e mezze verità

‘Such a lonely day
Shouldn’t exist
It’s a day that ill never miss
Such a lonely day
And it’s mine
The most loneliest day of my life
And if you go
I wanna go whit you
And if you die
I wanna day whit you
Take your hand and walk away.’ (Lonely day, System of a down)

“D’accordo, strisceremo fino alla scalinata del tempio…”
“Lina, io striscerò. Tu puoi anche camminare normalmente, visto che nessuno può vederti! Cosa che non si può in tutta onestà affermare per il sottoscrit…”
“Vorrei ricordarvi che avete meno di mezz’ora” Babette si intromise nel discorso sventolando elegantemente la sua coda argentata. Ci fissò tranquillamente con i profondi occhi color ambra, e altrettanto tranquillamente affermò: “Se passerete tutto il vostro tempo qui a litigare, Lina verrà portata via da un corteo e poi verrà bruciata.” Sollevò delicatamente una zampa e si rimirò i polpastrelli dotati di unghie retrattili: “Laggiù” Concluse quindi, indicando con un cenno della testa il poco lontano manipolo addetto all’allestimento del mio funerale.
Deglutii mentre Joy si massaggiava le tempie.
“E va bene, andiamo…” borbottò. Fece qualche passo, quindi si girò di scatto verso di me, che mi stavo apprestando a seguirlo: “E senza storie!” mi ammonì.
“Vorrei ricordarti che si tratta del mio corpo! Se farai qualcosa che riterrò inopportuno, io…”
Joy mi fissò levando il sopracciglio, scettico.
“Io ti strillerò nei timpani tutte le notti fino a che questa storia non sarà finita” conclusi, soddisfatta nel vedere una smorfia di disgusto comparire sul suo volto.
Joy si voltò, stringendosi nel mantello, e, dopo aver sbuffato per l’ennesima volta, proseguì. Standogli alle calcagna potevo vedere l’Akan sporgergli dalla cintola a cui teneva appesa la spada.
Col favore di quel che rimaneva della notte, e cercando di battere sul tempo l’alba ormai imminente, raggiungemmo un lato del tempio. Ma, quando mi sporsi per dargli il via libera, dovetti mordermi la lingua: all’ingresso c’erano due guardie impettite, vestite come si conveniva ad una grande occasione.
“Maledizione…” imprecò Joy. “Siamo arrivati troppo tardi.”
“Fai qualcosa!”
Joy strabuzzò gli occhi: “Cosa vuoi che faccia?!”
“Qualsiasi cosa!”

“Emh… salve!”
Le guardie scrutarono sospettose Joy, che stava salendo gli scalini del tempio.
“Nottataccia, vero?”
Le guardie si scambiarono una breve occhiata, Joy fece un passo avanti. “Deve essere penoso starvene qua, a sorvegliare un… cadavere, dalle prime ore dell’alba…”
“Abbiamo degli ordini precisi, signore.”
“Sì, certo, capisco… Come se quella tizia potesse andarsene da qualche parte! Hahaha…”
Le guardie non colsero la sua sottile ironia.
“Che diavolo stai facendo?” Lo rimproverai, affiancandolo, “Ti ho detto ‘Fai qualcosa’ non: ‘mettiti a fare l’idiota e facci perdere altro tempo’!”
“Schhh!” Mi scacciò Joy, come se fossi stata una mosca fastidiosa, dopodiché proseguì:
“Beh, lo dicevo per voi; immagino dovrete rimanere molte ore qui, sull’attenti, senza un attimo di pausa…” Lanciò una breve occhiata alle guardie, poi, con calcolata indifferenza, estrasse una delle sue  sigarette arrotolate dalla tasca, e se la mise in bocca con un gesto teatrale.
Vidi lo sguardo dei due uomini farsi più attento.
A quel punto Joy prese un fiammifero, facendolo strisciare contro alla suola dello stivale, e accese la sigaretta con uno sfrigolio che vibrò nell’aria silenziosa della notte; doveva essere molto invitante per i due piantoni impalati lì già da diverse ore.
Il mercenario, senza alcuna pietà per gli sguardi ora quasi supplichevoli dei due uomini aspirò una grande boccata di fumo, per poi espirargliela in faccia senza troppi complimenti.
“Ah! Proprio quello ci vuole per rilassarsi!” disse, vestendo un’espressione di puro godimento.
Io annusai l’aria fumosa intorno a noi e, con una smorfia, mi resi conto che quell’odore non assomigliava per niente al comune odore che dovrebbe avere una sigaretta.
“Joy, cosa stai…?”
Joy sorrise alle due guardie: “Naturalmente, ritengo sia inutile chiedere a due integerrimi uomini di fiducia come voi se…” porse la sigaretta verso di loro, incoraggiante.
Le guardie sudavano freddo.
“No, ovviamente n…” Joy stava per ritrarre la mano, quando…
“No! Asp… Aspetti!” Uno dei due soldati aveva ceduto.
“Ed! Che stai facendo?” Lo rimproverò il compagno “Noi non possiamo, siamo in servizio…”
“Ash, andiamo, solo una boccata, per rinfrancarci un po’… non lo saprà mai nessuno…”
“Sì Ash, nessuno vuole fare la spia…” Joy sorrise in modo diabolico. All’improvviso riconobbi in lui il mercenario che mi aveva ingannato e fatto inciampare nei suoi tranelli per tutto il tragitto da Solaria a Sailunne. Infido che non era altro…
Però dovevo ammettere che non se la stava cavando affatto male. Ma considerando che era un imbroglione professionista, non avrei dovuto stupirmene più di tanto, giusto?
Ash, tuttavia, era ancora titubante.
“Ma se ci vedesse qualcuno…”
Joy scrollò le spalle: “Ragazzi, sapete cosa vi dico? Ash ha ragione. Se qualcuno dovesse scoprire questa, a detta mia, innocente pausa che vi concedete, potrebbe pensare che non svolgiate onestamente il vostro lavoro… Come si può fare?” Così dicendo si portò una mano al mento, fingendosi pensieroso. “Ah! Ci sono! Potreste nascondervi dietro quei cespugli e rilassarvi qualche minuto, come dovrebbe fare ogni buon lavoratore per svolgere egregiamente il proprio servizio! Però resterebbe il problema che voi qua dovete sorvegliare un corpo… Come si può fare? Ascoltate, e se ve la curassi io la ragazza per qualche minuto, cosa ne dite? Del resto, dubito che si alzi sulle sue gambe per andarsene chissà dove.”
Le guardie si insospettirono. Ash in particolar modo:
“E perché dovresti fare tutto questo?” Chiese, poco convinto.
Joy roteò gli occhi al cielo, e scoppiò in una risata ‘da-veri-uomini’, molto, molto calcolata.
“Amico! Andiamo, che domande! Sono stato anch’io un piantone, lo so come ci si sente! Paghe misere, orari impossibili fermi immobili nella stessa posizione, se non ci si aiuta tra fratelli…”
Si portò la sigaretta arrotolata davanti agli occhi “E fidatevi, questo è il miglior aiuto che si possa avere in un lavoro come questo.”
Gli occhi delle guardie brillarono.
Joy lanciò loro un piccolo sacchetto di lino grezzo, che teneva ben custodito in una tasca:
Oppio.
“Fate con calma, qui ci penso io!” sussurrò, con fare cospiratorio, mentre i due piantoni scivolavano furtivi e silenziosi ai lati del tempio, impazienti di provare quel che Joy gli aveva rifilato.
Dovevo dire che ero vagamente disgustata, ma anche decisamente impressionata.
“Li hai drogati!” esclamai. Joy fece spallucce. “E tu stesso ti droghi! Da quanto fai uso di quella… roba?”
“Non ti facevo così bigotta.”
“Non è per quello, è che tu…” I miei occhi incrociarono i suoi “Perché?”
Joy si sfregò la punta del naso,  un gesto che faceva spesso quando voleva chiudere un discorso il più in fretta possibile:
“Perché? Domanda interessante, vediamo… Forse perché le mie notti sono popolate di incubi e le mie giornate di spiriti?”
Non seppi cosa replicare. Joy non distolse lo sguardo dal mio:
“Sai, è consolante sapere che esiste qualcosa capace di… Offuscare la mia mente per un po’. Tutto qua. Oh, ma non preoccuparti per stasera. Quella sigaretta conteneva una quantità minima di oppio, a differenza di quanto ho lasciato a loro. Sono lucido.”
Continuai a rimanere in silenzio. Joy parve contrariarsi:
“D’accordo, continui a fissarmi senza parlare. Deduco che questa volta devo aver toccato proprio il fondo della tua stima nei miei confronti. Beh, non so che dirti. Non voglio giustificarmi, d’accordo? Si tratta della mia vita, in fondo. Naturalmente il tuo Gourry non farebbe mai qualcosa del genere. Sai, lui è un raggio di sole, io invece… beh, adesso andiamo, il tempo stringe” concluse la frase sbrigativamente e si infilò nel tempio ormai incustodito. Io lo guardai con le sopracciglia aggrottate.
Ovviamente non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di dirglielo, ma ero rimasta senza parole perché, per la prima volta, avevo scorto l’abisso celato nel suo sguardo. Non doveva essere facile vivere nei panni di Joy. Iniziavo a capire perché si trincerasse dietro quell’atteggiamento sprezzante e arrogante e, per quanto mi costasse ammetterlo, lo comprendevo. Capii che stavo iniziando a conoscerlo e... ad apprezzarlo per quello che era. Per quello che era davvero.

Entrai nel tempio, ma dovetti arrestarmi alle spalle del mercenario.
Oh, non per il mio corpo. Quello c’era ancora, figuratevi.
Bianco e marmoreo, circondato da fiori ambrati di cui una settimana prima ignoravo addirittura l’esistenza, ma che ora tutti pensavano fossero i miei preferiti. E lì, accasciato tra quegli stupidi fiori, con la schiena addossata al freddo altare che mi faceva da letto di morte, c’era Gourry.
Teneva lo sguardo fisso davanti a sé, guardando un punto imprecisato. Non muoveva un muscolo. Il respiro regolare non avrebbe potuto tradirlo.Se non fosse stato per le lacrime che gli scorrevano silenziose lungo le guance, l’avrei  pensato semplicemente assorto in qualche complicato rompicapo.
Non si trattava più dei singhiozzi disperati a cui avevo assistito la notte precedente, né tanto meno dello sguardo folle che gli avevo visto solo poche ore prima, quando aveva affermato che si sarebbe vendicato.
Era molto, molto peggio. La sua anima si stava scucendo davanti ai miei occhi.
“Gourry…” mormorò Joy, non trascurando di lanciarmi una breve e nervosa occhiata.
Sapevamo entrambi che il tempo stringeva. Che di lì a poco sarebbero venuti a prendermi per cominciare la grigliata. Ma in quel momento, per quanto mi sforzassi, non trovavo il coraggio di reagire.
Come uno schiaffo mi colpì il ricordo di come mi ero sentita io il giorno dopo il rapimento di Gourry ad opera di Phibrizio. Disperata… E sola. Perduta.
E, allo stesso modo, avevo pianto silenziose lacrime.  Tuttavia, quella volta avevo avuto in me la forza di scuotermi per andarlo a cercare. Per riaverlo con me. Perché io una speranza ce l’avevo.
Ma se mi avessero detto che Gourry era…?
Se irrompendo nel covo di Phibrizio l’avessi trovato così come ora lui vedeva me, bianco e freddo?
Scossi la testa; faceva troppo male immaginarlo.

Gourry non reagì all’avvicinarsi di Joy. Non tentò nemmeno di asciugarsi le lacrime e di darsi un contegno, come forse avrei fatto io.
“Gourry, che ci fai qui? Dovresti essere…” Joy mi sembrava veramente a disagio.
“Io le sto tenendo compagnia, un ultima volta, prima che...”
Io mi sentii tremare le gambe. Non andavo da nessuna parte, maledizione!
“Sì, lo vedo, ma…” Joy si torse le dita. Era il re dei bugiardi, ma in quel momento gli mancavano le parole. “Non pensi che magari Lina abbia bisogno di un po’ di, ecco… privacy? Sai, prima del viaggio eterno…”
Gourry lo ignorò. Probabilmente era una forma di cortesia nei confronti di Joy: privacy?!
“Joy…” Gourry scosse la testa, gli occhi lucidi e gonfi. “Ho fatto uno sbaglio. Un enorme sbaglio…”
“Può succedere, Gourry. Sei umano anche tu, dopotutto…” Joy fremeva per estrometterlo dal tempio. Si voltò verso di me e bisbigliò: “Ma di cosa sta parlando?”
Io levai le spalle. Non ne avevo la più pallida idea. Sapevo solo che stare davanti al mio cadavere e a Gourry ridotto così faceva più male di una coltellata.
La voce di Gourry interruppe i miei pensieri:
“Non dovevo restare con lei, Joy. Sarei dovuto partire con te dopo Solaria…”
A Joy per poco non cascavano le braccia a terra. A me era come se avessero tirato un pugno in pieno stomaco.
Joy si avvicinò all’amico “Senti, lo capisco che sei fuori di te… Ma ti sembra il caso di dire simili idiozie davanti a…” I suoi occhi mi cercarono, poi indicò il mio corpo: “Lei?”
“Perché? Tanto ormai che importanza può avere?” Gourry puntò gli occhi rossi in quelli di Joy. “L’ho uccisa io.”
“Gourry finiscila!” Joy lo afferrò per le spalle e lo scosse, cadendo a sua volta in ginocchio tra le profumate calendule. “Si può sapere che ti passa nella testa?”
“Quella notte è stato un errore!” gridò a quel punto lo spadaccino, divincolandosi. “Un maledetto, orribile errore! Capisci?”
Joy assunse un’espressione confusa: “Ma di cosa?...”
Io mi sentii gelare. Un errore?, era così che la vedeva?
“Se non le avessi riempito la testa di sciocchezze, se non le avessi chiesto… E adesso è troppo tardi. Lei è morta! È morta…” Ora era Gourry che aveva afferrato le spalle di Joy, il quale lo guardava pieno di sgomento. “Vorrei cancellare quello che ho fatto, vorrei cancellare tutto e ricominciare da capo, ma non posso! Perché è a causa mia che…”
Quelle furono le ultime parole che sentii, prima di girare i tacchi e correre fuori dal tempio, mentre le parole di Gourry mi aprivano una ferita dentro, più profonda e dolorosa di quella che mi aveva inferto Babette.
Corsi giù per gli scalini, passai davanti alla pira, ormai completata, e attraverso il corteo dei sacerdoti di Sailunne che uscivano dal tempio maggiore per presenziare alla cerimonia.
Non sapevo dove stavo andando. Era una cosa stupida, irrazionale. Avrei dovuto preoccuparmi di portare in salvo la pelle… Quella che ancora possedevo, seppur in un'altra sede. Ma non potevo stare un minuto di più in quella sala del tempio.
Era più di quel che mi si poteva chiedere; abbiamo tutti dei limiti, dopotutto.

Quando Joy mi raggiunse, ero seduta in uno dei giardini botanici del palazzo; tenevo le gambe al petto e tremavo. Se avessi potuto avrei pianto.
Ebbene sì, io, la grande Lina Inverse.
Era così umiliante.
“Lina! Anf… Anf… Per gli dei, dannazione…” Ignorai il fatto che a Joy stesse per venire un infarto. Essere fantasmi almeno faceva risparmiare fiato.
“Tu…” Mi indicò col dito tremante mentre, una mano al cuore, cercava di riprendersi. “Tu… Sei pazza! Cosa pensi di risolvere così? Torniamo là dentro, forza…”
Scossi la testa, senza smettere di guardare davanti a me.
“Lina! Gourry è sconvolto, farneticava, l’hai sentito anche tu… noi adesso dobbiamo sbrigarci perché…”
“Abbiamo fatto l’amore.”
Joy sbatté le palpebre. Io sorrisi amaramente.
“È questo l’errore di cui parla Gourry.”
Non sapevo esattamente perché l’avevo detto. Forse avevo bisogno anch’io di credere che fosse stato un errore, e raccontarlo a Joy era il modo migliore per pentirsene, dopotutto…
O forse avevo semplicemente bisogno di raccontarlo a qualcuno, e Joy era l’unico che poteva accogliere le mie confidenze.
Passò qualche secondo, poi Joy venne a sedersi al mio fianco.
“Non ho fazzoletti da prestarti.”
“Non sto piangendo.”
“Sì, invece. Non si piange solo con le lacrime.”
Mi voltai, guardandolo da sopra alla spalla. Joy scosse la testa.
“Gourry ti ama, Lina.” Sospirò. “Ricordi la conversazione che abbiamo avuto in riva al fiume, più o meno all’inizio di questo viaggio?”
“Quella simpatica conversazione in cui hai affermato che Gourry era un uomo frustrato grazie a me, e che io costituivo un limite per lui? Ho un vago ricordo, sì” risposi, senza capire se Joy stesse cercando un modo per confortarmi o farmi sentire ancora più giù di morale.
“Beh, mentivo.”
“Strano: non è da te,mentire, Joy” replicai, levando un sopracciglio.
“Lina, il punto è… che la gente si racconta delle cose. Ma non è detto che queste cose corrispondano alla realtà. Volevo che Gourry partisse con me perché, mi dicevo, con me sarebbe stato meglio. Non era vero, così come non è vero che Gourry pensa che quello è successo tra di voi sia un errore. Se lo racconta solo per punirsi, perché pensa di meritarselo.”
“Perché mi dici queste cose, Joy? Tu mi odi.”
Joy fece spallucce. Stava per fare qualche commento idiota, lo capii da come atteggiava il mento, ma qualcosa lo fermò. Tornò serio.
“Tu sei la mia occasione, Lina.” Sospirò. “Se c’è del buono in me, in questo dono maledetto, posso scoprirlo solo aiutandoti. E aiutando Gourry. Lui l’ha sempre fatto, per me. Permettimi di aiutarvi.” Mi guardò dritto negli occhi: “Ti prego, lascia che io ci provi.”
Non l’avevo mai visto tanto sincero. Avrei potuto commuovermi, giuro, ma Joy proseguì, imperterrito: “Senza contare che…” con un rapido gesto estrasse l’Akan dalla cintola. “Non avremo trafugato questo affare per pettinarci le bambole, spero!” Sventolò la custodia dell’Akan davanti al mio naso, poi con una smorfia aggiunse: “Inoltre, lascia che te lo dica: quell’aria funesta non ti si addice… Devi forse presenziare a qualche funerale?”
Un lieve sorriso si dipinse sul mio volto. Joy mi strizzò l’occhio, poi assunse un’espressione esasperata:
“Andiamo, coraggio. Per quanto mi scocci ammetterlo… cosa sarebbe il mondo senza Lina Inverse?”

I lievi rintocchi di una campana accompagnarono la nostra seconda sortita al tempio. Questa volta, volente o nolente, Gourry o non Gourry… Lina Inverse doveva uscire da quelle porte, con o senza le sue gambe.
Avevo detto a Joy di non farsi problemi a stendere Gourry se fosse stato necessario. Uno, perché non avevamo più tempo, e due perché, lo ammetto, non gli avevo perdonato di aver definito la nostra prima volta un errore. Glie la avrei volentieri fatta pagare personalmente, se avessi potuto.
Tuttavia, quando raggiungemmo l’altare, notammo con sollievo che dello spadaccino non c’era più traccia. Guardai Joy, il quale aggiunse, con un’alzata di spalle: “Deve avermi creduto quando gli ho detto che tuo padre lo stava cercando per parlargli di una questione che concerneva le tue ultime volontà…”
“Joy… Non vedevo mio padre da più di sei anni, che diavolo vuoi che ne sappia delle mie ultime volontà?”
“Oh, beh… deve esserselo chiesto anche Gourry, per questo è andato a chiarire.” L’aria seria non abbandonò il volto di Joy. Un bugiardo nato.
Levai gli occhi al cielo. “Comunque non ha importanza; diamoci una mossa.”
Studiai il mio corpo. Nonostante tutto, era davvero interessante essere me ed essere fuori da me… ma non era quello il momento di perdersi in chiacchiere.
“Cosa pensi di fare?”
Joy non perse tempo: “La cosa più ovvia: ti ‘rubo’!” E così dicendo afferrò il mio cadavere, o quel che era, insomma, e, assai poco gentilmente, se lo issò in spalla, mentre la mia testa gli ricadeva ciondoloni lungo la schiena
“Ehi…!”
 La sua mano…..
“Leva immediatamente quelle sporche mani dal mio fondoschiena!”
“Oh, ti prego! Non abbiamo tempo per queste idiozie! Piuttosto… corri!” E così dicendo si catapultò verso la porta, mentre la mia povera testa sbatacchiava ovunque.
“Joy!” gridai, “Fa attenzion…”
Proprio in quel momento, nell’esatto istante in cui stavamo per imboccare l’uscita, una alta ed imponente figura si stagliò davanti alla porta, impedendoci il passaggio.
Io frenai di colpo, Joy fu meno fortunato e si schiantò contro al possente torace di Herman.
“Maledizione, ci mancava solo questa…”esclamai, levando gli occhi al cielo.
Il mio corpo era a terra, di fianco a Joy, e sembravano entrambi piuttosto malmessi.
Herman, il quale era invece rimasto in piedi ed illeso guardava la scena costernato, quasi stesse rimirando un massacro.
“Capo, cosa stai combinando? Stai… stai trafugando il corpo!”
“Herman! Piano con le parole!“ Joy si massaggiò la schiena, rimettendosi in piedi. “Trafugare! Non mi sembra questo il termine corretto per definire… ecco…” Mi lanciò un’occhiata disperata. Ma io non avevo soluzioni da offrire.
“Dobbiamo sbrigarci!” dissi, indicando l’uscita. “I sacerdoti saranno qui da un momento all’altro!”
 “Giusto. Herman, caro Herman… Tu lo sai che ti ho sempre ritenuto un buon soldato, vero?”
“Sì, capo, ma questo cosa c’entra adesso? Tu stavi scappando con il corpo di Lina Inverse…”
“Ah! Ma è qui che ti sbagli, caro Herman. Perché, sai, io non stavo scappando con il corpo di nessuno. Anche se ad una prima occhiata potrebbe sembrare così ti assicuro che le apparenze ingannano.” Mentre parlava Joy mi ‘raccolse’ da terra. “Quello che stavo facendo, in effetti, era… Liberare Lina Inverse! Appunto! Hai mai sentito parlare della setta di liberazione dei corpi destinati all’oblio?”
Questo era troppo, perfino per Herman.
“Sei impazzito, capo? Di quale setta stai parlando?”
“Di una setta religiosa!” rispose prontamente Joy. “Una setta religiosa a cui ho aderito, che si occupa di… di… non far soffrire inutilmente i corpi! Insomma, avrai sentito che volevano cremare la poverina.”
“Si, venivo appunto per quello…”
“Ah, è così dunque?” Joy assunse un’aria indignata. “Tu sapevi che la Inverse sarebbe stata cremata, è non hai fatto niente per impedirlo?! Devo sempre pensare a tutto io, come al solito.” Detto questo superò lo sconvolto Herman e cominciò a discendere gli scalini.
“Ma capo!” Gli gridò dietro l’omone “Io credevo che cremare i morti fosse una cosa giusta. Io non potevo immaginare… Ma di cosa si occupa questa setta, esattamente?”
Joy, che stava mettendo piede sull’ultimo scalino, senza degnarsi di guardarlo si limitò a biascicare: “Oh, dolce trapasso, cose così” balbettò.
“Ma Lina Inverse è già trapassata…” Fu la sensata obbiezione. Joy non si fece scoraggiare dalla logica dell’affermazione, e proseguì nei suoi ragionamenti degni di un folle. Se Herman non fosse stato l’anima candida che era avrebbe fiutato odore di menzogne già da un pezzo.
“Per il trapasso del corpo! Maledizione, devo sempre spiegarti tutto?”
Contro ad ogni previsione, Herman cominciò a seguirci:
“Ma, scusa, perché non ne parli con il principe… La famiglia reale è davanti alla pira con tutti gli amici di questa ragazzina: non puoi agire di nascosto! Se si tratta di una cosa giusta, sono sicuro che ascolterebbero quello che hai da dire….Vuoi che vada ad avvisarli?”
“NO! Ecco, no, ti ringrazio, caro Herman. Ma vedi, questa setta è segretissima e poi è… illegale!”
Herman sbiancò.
“Illegale?”
“Sì. No. Cioè…” Joy deglutì. “Illegale solo qui, a Sailunne, perché questo è il regno della magia bianca, mentre vedi, questa associazione che si occupa di non far soffrire… i corpi… si avvale di tecniche poco ortodosse, quindi tu capisci che…”
Herman assunse un’espressione saggia:
“Oh, sì, allora è tutto chiaro…” Il suo viso si addolcì “Capo, non immaginavo che fossi così religioso…” Si sciolse in un sorriso affettuoso, dopodiché si ricompose. “In questo caso, capo, voglio aiutarti!”
Io e Joy ci guardammo atterriti:
“NO! Beh, vedi, il fatto è che… Tu non hai avuto la benedizione della confraternita. Mi dispiace, ma non puoi assistere alla… alla cerimonia.”
Nel frattempo eravamo quasi arrivati in prossimità del luogo in cui ci attendeva Babette. Ancora pochi minuti e il lieve rossore del sole avrebbe rischiarato l’atmosfera intorno a noi, il che voleva dire che da lì a poco avremmo corso il serio rischio di essere scoperti. Bisognava tagliare corto.
Herman sembrava parecchio deluso. Joy tentò la sua ultima carta:
“Senti Herman, niente storie, sono o non sono io il capo, dopotutto? Non ti immischiare in questa faccenda, fammi il favore…”
“Ma la gente che aspetta il funerale…? Cosa penseranno?”
Joy ci pensò su un secondo, dopodiché vidi una scintilla balenare nel suo sguardo:
“A loro ci penso io, tu non ti preoccupare. Solo una cosa: se ti fai sfuggire qualcosa su quanto ci siamo detti fino ad adesso, una qualsiasi cosa… Saranno grossi guai per te, ci siamo capiti?” Gli occhi di Joy divennero due fessure “Non una parola!”
“Non una parola…” Ripetè Herman, vagamente intimorito.
“Bene, ora torna… Anzi no, resta nei paraggi, e non farti vedere: più tardi verrò a cercarti per spiegarti cosa fare, fino a quel momento…”
“Acqua in bocca e resto nei paraggi senza farmi vedere” ripetè Herman, che aveva memorizzato l’ordine.
“Bene, a più tardi!” E detto questo Joy scivolò silenzioso tra le siepi, portandosi dietro il mio corpo ammantato di bianco.
“Credi che Herman abbia creduto alla marea di idiozie che gli hai propinato?” Gli chiesi, non appena fummo soli.
“Herman è un brav’uomo, ma decisamente ingenuo. Senza contare che si fida ciecamente di me.” Joy mi rivolse un’occhiata storta. “Sei pesante però, Lina Inverse!” Io lo fulminai.
“Perché gli hai detto di rimanere qua e non farsi vedere?” Proseguii, tanto per cambiare discorso.
“Sarà il mio alibi quando si chiederanno che fine abbia fatto il corpo di Lina Inverse. Dirà che era nelle cantine con me a farsi un cicchetto.”
Mi voltai a fissarlo: “Non sei poi così idiota come sembri, dopotutto…”

“Ebbene, ce l’avete fatta, a quanto vedo…” Babette ci aveva raggiunto nel luogo stabilito, un angolo di giardino sufficientemente riparato da sguardi indiscreti. Joy si fermò, e senza troppi complimenti scaricò il mio corpo sull’erba bagnata di rugiada.
“Fai attenzione!” abbaiai. Il mercenario mi ignorò deliberatamente.
“Dunque, adesso cosa facciamo?” chiese, incrociando le braccia davanti a Babette. La gatta frustò l’aria con la coda un paio di volte, scrutando il mio corpo con interesse.
“Ho fatto proprio un buon lavoro” si compiaque.
Io roteai gli occhi al cielo.
“È la frase che potrebbe dire solo un assassino psicopatico.”
Cosa che Babette, in effetti, era. Un gatto pazzo con manie omicide.
Posai lo sguardo sul mio povero corpo, abbandonato tra l’erba, inerme, vuoto…
Quella ero io.
Quel volto ovale, quel fisico minuto, quei lunghi capelli ramati. Le mani dalle dita sottili, i gomiti leggermente appuntiti, la frangia sempre disordinata…
Non avrei potuto essere in un'altra maniera; io e il mio corpo ci appartenevamo, insieme avevamo convissuto per vent’anni e insieme ci eravamo modificati, evoluti.
Avevamo vissuto.
Cosa sarebbe stato di me, senza… me? Come aveva potuto, Babette, pretendere il mio aiuto a costo di farmi perdere quanto di più importante avevo, la vita? La possibilità di poter parlare con la mia voce, di poter correre con le mia gambe, di poter usare la mia magia?
“Mangerò arrosto di gatto quando tutta questa storia sarà finita…” Borbottai tra me e me, digrignando i denti.
Joy intanto aveva sfoderato l’Akan dalla cintola, estraendolo dalla custodia, e guardava sospettoso quella sottospecie di grosso cucchiaio cavo. Il gancetto dorato che pendeva all’interno splendeva luminoso.
“Quindi, ecco…” disse, rimirandolo da ogni lato, nel vano tentativo di scoprire un meccanismo segreto che l’avrebbe portato alla comprensione del misterioso oggetto. Poi ci rinunciò: “D’accordo, come funziona e a cosa serve questo aggeggio?”
Babette si avvicinò, poggiando una zampina vellutata sulla custodia, che era scivolata a terra: “Qui dentro c’è la risposta. Voi uomini vi concentrate troppo sul superfluo, il vero Akan, è ancora nella custodia”
“Ah” Joy sembrava interdetto. “E questo allora che accidenti è?”
“Il suo supporto” fu la pronta ed immediata risposta. Io mi avvicinai incuriosita, mentre Joy sollevava la custodia, da cui emersero, in ordine, quattro sacchetti di seta, ognuno di un colore diverso. Sembravano molto gonfi, e molto morbidi.
Notai che Babette guardava talmente fisso quei quattro involucri, che mi domandai cosa diavolo potessero contenere; ma i miei dubbi vennero subito fugati da Joy, il quale, senza prendere nessuna precauzione, slacciò il cordino che teneva chiuso il primo sacchetto di colore grigio.
Quello che gli rotolò sul palmo della mano, fu un piccolo campanello di argento opaco, che, toccando appena la punta dell’indice di Joy, emise un impercettibile tintinnio.
Fu come se una scossa mi passasse per la spina dorsale, intontendomi, e voltandomi vidi che anche il pelo sulla schiena di Babette era leggermente irto.
“Cosa stai facendo? Mettilo via!”soffiò, perdendo l’abituale autocontrollo. Joy coprì immediatamente il campanello con la mano, e il ronzio che sentivo nelle orecchie si fermò. Mi sentivo  intorpidita ed era bastato un semplice tintinnio…
Cominciavo a capire perché Phil avesse tenuto accuratamente segreto e nascosto quell’arnese.
“Mettilo subito via, il campanello grigio è…” Babette si fermò di colpo “Mettilo via e basta. Ogni campanello ha la sua funzione precisa: rosso per risvegliare, giallo per chiamare e comandare, verde per plasmare la materia, e grigio… Per riportare nell’ombra.”
Joy non se lo fece ripetere, richiudendo quel maledetto campanello nel suo sacchetto, che era gonfio di bambagia per impedirgli di tintinnare.
“Dovrai fare la massima attenzione con quello…” Lo ammonì Babette, che non si era ancora del tutto ripresa dall’attimo di poco prima, e lo guardava con sospetto.
Joy invece aveva lo sguardo di un bambino il giorno di Natale: “Vuoi dire che con questo io potrò influenzare gli spiriti, e… i corpi?”
“Sei un negromante, dopotutto. Fa parte del tuo destino. Ma dovrai impratichirti, non mi sembra che per ora tu sia propriamente a tuo agio con uno strumento del genere…”
Joy non la stava nemmeno ascoltando: “Ma certo, ora ho capito cosa vuoi che faccia!” Si batté una mano sulla fronte. “Rosso per risvegliare… Tu vuoi che io risvegli Lina, così saremo sicuri che non finirà sulla pira, mentre noi ti aiutiamo con quel tizio…” E prima ancora che io e Babette potessimo impedirglielo, Joy slacciò il sacchetto rosso, prelevando con le dita un lucente campanello di rame.
“Joy…”
Joy,in maniera intuitiva, attaccò il campanello al gancio che pendeva dalla bacchetta, e ignorando qualsiasi tipo di protesta si diresse verso il mio corpo.
“Lina Inverse, ti ordino di svegliarti!” esclamò, facendo tintinnare tre volte il melodioso campanello, il quale, contrariamente al precedente, aveva un richiamo irresistibile.
Tuttavia, il comando non era eseguito alla volta del mio spirito, ma al mio corpo terreno, il quale, in maniera abbastanza raccapricciante, levò la testa con uno scatto.
“Ommiedei!” gridai, rabbrividendo. Sembravo una marionetta impazzita. “Fallo smettere… subito!”
Babette prese in mano la situazione, saltando addosso a Joy, che sembrava vittima lui stesso di quella melodia inquietante, e graffiandogli il volto fino a farlo rinsavire.
Gettò a terra l’Akan, sbattendo le palpebre, e sembrò tornare in sé. Capii che lo strumento l’aveva posseduto. Non era un giocattolo e Joy non era affatto avvezzo alla magia.
“Che diavolo…” Farfugliò, poi, rendendosi conto di quello che aveva combinato, si affrettò a porvi rimedio.
“Fermati!” intimò al mio corpo, ma quello sembrava non sentirlo e stava tentando di sollevarsi sulle gambe malferme. Una scena degna del peggior horror di serie B.
“Devi usare il campanello nel sacchetto giallo, solo così potrà ascoltarti!” Gli soffiò la gatta. “Quello non è altro che un inutile corpo vuoto!”
Joy non se lo fece ripetere due volte, sganciando quello di rame e appendendo alla bacchetta un bel campanello dorato.
Al secondo tintinnio la mia testa si fermò. Alle parole “Torna com’eri prima” ricadde tra l’erba bagnata, come se nulla fosse accaduto. Tutto questo era decisamente inquietante.
“Per gli dei. È dannatamente difficile usare questo affare!” Si lamentò Joy, tirando un sospiro di sollievo.
“Sono sicura che con un po’ di pratica ce la farai…” Gli sussurrò Babette “Sei nato per questo, dopotutto.”
“Sentite, non vorrei interrompere la vostra lezione sull’autostima, ma… Adesso come si procede? Vi vorrei ricordare che il mio corpo è ancora qua, e…”
“Ci rimane un solo campanello da sperimentare…” mormorò la gatta, mentre Joy sfiorava la superfice del sacchetto verde.
“Verde: per plasmare la materia…” Ripeté Joy “’Plasmeremo’ il corpo di Lina?”
“Esattamente” Fu l’unica risposta che ricevemmo.

Ce ne stavamo tutti e tre accovacciati accanto al mio corpo.
“Non capisco…” dissi, sospettosa.
“Metteremo il tuo corpo in un altro corpo. Al sicuro, capisci?”
“Non ne sono sicura…”
“Il campanello verde ha l’enorme potere di controllare l’involucro di ogni anima. Sarà come una sorta di ‘reicarnazione’, ma non dello spirito, bensì della materia. In alcuni casi…” Babette fece una pausa “In alcuni casi è anche possibile mutare l’involucro e rimetterci dentro l’anima, capisci?”
“Devo ammettere che è una cosa agghiacciante!” dissi, indignata al pensiero di questo taglia e cuci tra corpo e spirito.
“Abbastanza. Ma questo è un caso estremo. Sono ormai molti anni che questa magia non viene praticata, e ti vorrei ricordare che l’Akan venne sequestrato anche per questo. Al vostro principe queste sembravano pratiche occulte estreme, macabre.”
“Perché lo sono, Babette!”
Babette si limitò a sollevare le scapole ricoperte di pelliccia.
“Comunque sia, l’incantesimo è reversibile, perciò quando avrai concluso la missione che ti ho affidato, se il risultato sarà quello che spero, il tuo corpo tornerà ad essere come lo vedi ora, e tu potrai tornare ad abitarlo…”
“Questa cosa mi puzza…”
“Se hai altre soluzioni, sono tutta orecchi. Ma ti ricordo che sta per sorgere il sole, e non sono nemmeno certa che la tua sparizione non sia ancora stata notata…”
“E va bene, va bene….” Sospirai “Come si procede con questa, emh… cosa?”
Babette si guardò intorno, poi squadrò a lungo il mio corpo riverso. Un pallido raggio di sole sbucò in quel momento dalle nubi, facendo scintillare la pietra appesa al mio collo. Il pegno d’amore di Gourry.
“Quello andrà benissimo!” dichiarò.
“L’anello? Vuoi mettermi nell’anello?” Ero dubbiosa.
“Mi pare ovvio. Il tuo corpo sarà al sicuro nell’anello che ora porti al collo, e l’anello lo terrà Joy, fino a quando non verrà il momento di ridarti il tuo vero aspetto.”
Io mi morsi il labbro.
L’anello di Gourry, che io avevo così brutalmente rifiutato, sarebbe diventato la mia casa, il mio rifugio segreto, la mia ancora di salvezza.
Guardai Joy, che stava già agganciando un campanello di rame ossidato alla bacchetta, e chiusi gli occhi.
Non volevo sapere come o cosa sarebbe successo. Sarei stata al sicuro, nell’anello che Gourry mi aveva regalato. Solo questo era importante in quel momento… Che andasse come andasse.
Quando li riaprii, Joy stringeva tra le mani l’anello e la catenella che solo pochi secondi prima portavo appesa al collo. Aveva una faccia sconcertata, come di uno che non ha idea di come sia riuscito a fare una cosa del genere; eravamo entrambi scossi.
Di me non c’era più alcuna traccia, salvo qualche riflesso ramato che la pietra assumeva a seconda della luce che ne illuminava le diverse sfaccettature.
Joy si rigirò il cerchietto con la pietra incastonata sopra tra le dita, poi, come mosso da un impulso irrazionale, si legò la catenina al collo, e lo fece scivolare sotto alla tunica, celandolo al mio sguardo. Io deglutii.
“Bene, ora tutto è pronto per la partenza…” Miagolò Babette, soddisfatta di essere riuscita a risolvere anche quell’impedimento.
“No…” Replicò Joy, “Prima c’è una cosa che devo fare, aspettatemi alle stalle, non mi ci vorrà molto.”
“Joy…”
“Ti spiego tutto più tardi, Lina.”
“Joy” Questa volta era stata Babette ad intromettersi. “Se perderai quell’anello, Lina sarà perduta, lo sai questo, vero?”
“Ci starò attento…” Mormorò Joy, tastandosi la stoffa della tunica sotto a cui sapevo brillare quello che doveva essere il mio anello di fidanzamento. I suoi occhi cercarono i miei: “Te lo giuro, Lina…”
Mi morsi il labbro. Potevo considerare valido il giuramento di un uomo che mentiva ogni volta che apriva bocca? Purtroppo, non avevo altre alternative.
Ora la mia vita, letteralmente, era nelle sue mani. Le mani di un individuo che non avevo mai potuto reggere, che mi aveva beffata ed imbrogliata svariate volte, e che non aveva la più pallida idea di come interpretare il ruolo che gli era appena stato assegnato in quella delicata questione.
Il che era decisamente poco rassicurante, dannazione.

Le grida dei sacerdoti non tardarono a farsi sentire, mentre io e Babette emergevamo dai cespugli, dirette alle stalle secondo le direttive di Joy.
“Il corpo! È sparito il corpo della ragazza! Avvisate il principe!”
“Ho sempre sognato un funerale ad effetto…” dissi, osservando i religiosi che saettavano fuori dall’ingresso del tempio come macchie bianche impazzite.
Poco lontano, davanti alla pira, potevo scorgere il palchetto allestito in onore della famiglia reale,e degli amici e parenti della defunta, ovvero io. Quando la notizia li avrebbe raggiunti, sarebbero indubbiamente rimasti sconcertati…
Effettivamente, chi diavolo avrebbe mai dovuto rapire un cadavere? Naturalmente escludendo la legittima proprietaria del corpo in questione. Anche se dubitavo che qualcuno avrebbe formulato questa ipotesi.
Ad ogni modo, non li avrei delusi da morta come non avevo fatto da viva: con me c’era sempre da stupirsi.
“I tuoi parenti non la prenderanno bene…” Mormorò la gatta, che camminava sinuosa al mio fianco.
“Tornerò a sistemare le cose, non appena tutto sarà finito.” Sussurrai, cercando di convincermene io per prima. Era maledettamente difficile pensare a come avrei potuto prenderla io al posto loro. Ma non potevo fare altrimenti: Anouk aveva bisogno del mio aiuto; gli dei solo sapevano dove poteva essere in quel momento… e non era che una bambina. Mentre Gourry e gli altri, beh, se la sarebbero cavata.
Sarei tornata, lo dovevo a loro e anche a me stessa. Doveva essere così e basta.

“Ma siete sicuri di quello che…?” Phil vestiva un’espressione sconvolta, mentre a grandi passi si dirigeva verso il tempio, preceduto da un sacerdote paonazzo in viso. Dietro di lui Amelia, Zel, Nayden, mio padre e Gourry  li seguivano con espressioni sconcertate.
Babette mi scrutò: “Non abbiamo tempo per seguire la scena, sbrighiamoci.”
“Ma chi c’era di guardia al tempio?! Avevo chiesto espressamente che fossero messe due guardie per…” domandò, furioso, Phil.
“Sì, maestà, sono loro…” disse uno dei sacerdoti, indicando Ash ed Ed, fermi ai piedi della scalinata, con gli sguardi rivolti al suolo. Non sembravano del tutto padroni di loro stessi.
“E dunque? Come vi spiegate l’accaduto?” Phil usò un tono che raramente gli avevo sentito usare.
“Ecco, maestà…” cominciò Ed, decisamente in imbarazzo.
“Il fatto è che…” Si scambiarono una breve occhiata. “Le sembrerà impossibile, ma…”
“Parlate dunque!” sbottò Phil. Alle sue spalle Gourry seguiva la scena con un ansia disperata stampata in volto.
“Maestà, sembra assurdo ma la ragazza è…” Ed aveva difficoltà a dirlo, Ash venne in suo aiuto.
“Scappata!”
Il silenzio calò sui presenti e io per poco non caddi a terra dallo stupore.
“Scappata?” Phil sembrava dubbioso. “Impossibile, era…” ma non ebbe il coraggio di finire la frase.
“Forse un caso di morte apparente…?” Provò a ipotizzare timidamente Ash.
“Maestà, maestà!” Esclamò proprio in quel momento una nuova voce, poco distante. Phil non si era ancora ripreso.
Uno stalliere arrivò fino alla scalinata del tempio, fermandosi con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato:
“Qualcuno ha… ha rubato lo stallone bianco!”
“Ma… ma…” Phil era senza parole. “Hai visto chi è stato?”
“Indistintamente… Ho visto che portava un mantello con il cappuccio calato. Era tardi quando sono sopraggiunto, il mantello… il mantello era nero! Ha imboccato l’uscita senza che riuscissero ad impedirglielo.”
“Alle stalle!” gridò Zel, e prima che potessi rendermene conto, stavo correndo insieme agli altri verso le stalle del palazzo.
Ad ogni modo, sarei dovuta andarci lo stesso.

Quando raggiungemmo le stalle, Gourry era ormai in testa al gruppo; le porte erano spalancate e i cavalli nitrivano agitati dai loro box. Non vi era anima viva.
Mi resi conto, con un certo disappunto, che lasciandomi travolgere dalla foga mi aspettavo io stessa, come gli altri, di capire che fine avesse fatto Lina Inverse, pur sapendo benissimo di essere io Lina Inverse, e di non essere fuggita da nessun posto.
Suggestioni dettate dall’ansia.
Stavo per chiedere a Babette se per caso avesse visto Joy da qualche parte, quando Amelia, inciampando, si lasciò sfuggire un’esclamazione. Con le sue scarpe dal tacco alto, aveva messo il piede su qualcosa di rotondo e dorato, che giaceva semi nascosto dalla paglia.
“Questo…”
Gourry si chinò e raccolse da terra uno dei miei orecchini, ora completamente impolverato. Il suo sguardo non riuscì a mascherare lo stupore, mentre una sagoma si affacciava all’ingresso.
Joy sembrava abbastanza trafelato, al suo fianco Herman vestiva un’espressione di puro imbarazzo, come qualcuno che sta cercando a stento di nascondere un’ovvia e triste verità.
“Voi non crederete a quello che abbiamo visto…” cominciò Joy, con il suo tono più bugiardo, mentre dava una lieve gomitata nel costato ad Herman, il quale sussultò:
“Sì, ecco, la ragazza… è… emh, viva” borbottò l’omone con un tono assai poco convinto, che tuttavia nessuno parve notare.
“Non può essere…” Non mi sfuggì il lampo di luce negli occhi di Gourry.
Oh, no.
Joy si avvicinò a lui, frontaggiandolo.
“L’ho vista con questi occhi” esclamò, indicandosi le pupille. “E se non dovessi fidarti dei miei di occhi, chiedi ad Herman…”
Il mercenario trasalì: “Oh, l’ho vista, come no. Era proprio… viva.”
“Guardate qua…” La voce di Zel ci giunse dal box in cui avrebbe dovuto trovarsi il cavallo scomparso.
Nel legno della staccionata era conficcato un pugnale lungo, il mio pugnale lungo, attorno alla quale era legata la mia bandana magica; la bandana che avevo visto volare giù dalla torre quando Gourry aveva perso la ragione per il dolore della mia scomparsa. L’avevo vista perdersi nel vento e nella pioggia, ma a quanto pareva Joy era stato in grado di recuperarla.
Sotto il pugnale c’era un foglio di pergamena con poche righe annotate sopra, nella mia impeccabile scrittura:

Ragazzi, ora non ho tempo per spiegarvi niente.
Sto bene, sto andando a risolvere la cosa, che è più grossa di quanto possiate immaginare, ma non ho intenzione di coinvolgervi.
Fidatevi di me e basta.
Papà, non stressarti.
Gourry, parla ancora di errori davanti a me e ti attorciglio la lingua.
A presto, Lina

Gourry lesse e rilesse il biglietto e, dopo giorni in cui sul suo volto si erano consumate rabbia e disperazione, finalmente nacque un sorriso, un sorriso luminoso e speranzoso.
Già, speranza…
Indietreggiai, lentamente, fino a trovarmi al fianco di Joy.
“Joy, sei…”
“Un genio?” Mi sussurrò lui, compiaciuto.
“No! Sei un ladro, e un bugiardo, e… e anche un falsario! Li stai ingannando, tu…”
“Senti Lina, non era quello che volevi? Far sapere a tutti che sei ancora viva e che stai risolvendo la cosa e che tornerai da loro?!”
“Sì, ma… Non così!” Deglutii “Come accidenti hai fatto?”
“Facile, ho convinto le guardie a mentire per non perdere il posto, dubito che il principe l’avrebbe presa bene sapendo che invece di sorvegliare te stavano fumando oppio. Ho sparpagliato ad arte i tuoi effetti personali che hai visto qui, e nascosto gli altri, ho indotto Herman ad aiutarmi a rubare quel cavallo e a dire questa piccola ed innocente bugia per te. Ora è fatta, tu sei viva e stai andando personalmente ad occuparti della cosa, i tuoi amici possono stare tranquilli, e noi possiamo finalmente levare le tende.”
“E cosa mi dici di quel biglietto?” Lo guardai storto.
“Nel mantello avevi qualche appunto scritto di tuo pugno. Sono bravo con queste cose…” Mormorò con finta modestia, come se essere un abile contraffattore fosse un’arte.
Beh, se non altro dovevo ammettere che era stato credibile, niente toni strappalacrime, solo duro pragmatismo. Forse anche lui stava imparando a conoscermi un po’ meglio.
Mi morsi il labbro, mentre vedevo i volti delle persone che mi volevano bene rischiararsi progressivamente e… avere fiducia, confidare in quello che Joy li aveva indotti a credere.
Già, la gente si racconta delle cose. La gente vuole illudersi…
Joy si chinò a prendere in braccio Babette: “Bene, approfittiamone per…”
Ma proprio in quel momento un’ombra lo affiancò:
“Joy, hai veramente visto Lina Inverse fuggire da questo palazzo?” Nayden lo scrutò sospettoso.
“Ho qualche motivo per mentire?” c’era astio nella voce del mercenario.
“Non saprei… Cosa mi dici del fatto che fino a qualche ora fa era decisamente morta?”
“Dico che molto spesso l’apparenza inganna, caro fratello.” Joy si sistemò Babette su una spalla. “Ora se non ti spiace…” esclamò, superando Nayden, il quale lo seguì con lo sguardo.
“Stai andando a cercarla?” gridò il mago, attirando l’attenzione dei presenti.
Joy rimase gelato. “Stai andando a cercare Lina, vero? E so anche dove pensi di trovarla: a Solaria. Non è lì che sono incominciati quegli inspiegabili incidenti?”
“Joy…” Lo sguardo di Gourry si spostò verso l’amico. “Sai qualcosa di questa storia?”
“Io…”
“Io dico di andare a cercarla!” esclamò a quel punto Nayden, infervorandosi “Non so cosa stia succedendo, ma non è prudente lasciare che una ragazza sola vada ad affrontare una situazione misteriosa e complicata come quella che circonda questo enigma… Chi viene con me?” Scandì le ultime parole con l’aria dell’eroe pronto a lanciarsi in una disperata impresa per salvare la bella fanciulla.
Bravo Nayden, vuoi un applauso?
Joy si voltò di scatto: “Lina ha detto di non immischiarsi. L’ha scritto chiaramente su quel pezzo di carta…”
“Sei forse il suo avvocato?” Fu l’acida risposta del fratello. Ma prima che scoppiasse una lite in famiglia la voce ferma di mio padre sovrastò le loro.
“Se mia figlia è viva, io ho il dovere di andarla a cercare. Ho già perso anche troppo tempo qua con le mani in mano…” Cercò Gourry con lo sguardo. “Immagino che la sua guardia del corpo non possa tirarsi dietro a questo punto…”
Gourry sorrise:
“Nemmeno se tentassero di trattenermi con la forza!”
“Ma…” balbettò Joy, a cui la situazione stava rapidamente sfuggendo di mano.
Nayden, mio padre e Gourry si avvicinarono fra di loro.
“Bene, a questo punto non mi resta che incoraggiare la vostra partenza, se è per una giusta e nobile causa come quella di salvaguardare la vita della nostra cara Lina, che credevamo perduta e invece, diavolo, quella ragazza ha nove vite come i gatti!” Esclamò Phil. “Usate pure i miei cavalli, saranno sellati in meno di un minuto!”
“Zel, Amelia, siete dei nostri?” domandò Gourry, con ritrovato entusiasmo.
Amelia, a cui pure brillavano gli occhi di gioia dovette trattenersi: “Gourry, credo che qui ci sia ancora molto da fare… Sai, le duchesse, la scomparsa della duchessina, il funerale da annullare… Ma col pensiero sarò con voi!”
“Resto anch’io, voglio cercare di vederci meglio in questa situazione…” disse Zel, affiancandosi alla principessa.
“Bene, allora signor Inverse, saremo solo noi tre…”
“Ehi, aspettate” Joy si fece largo tra gli uomini “Ci sono anch’io, vengo con voi. Alla fine, mi avete convinto” disse, in tono rassegnato.
“E io.” Intervenne il vocione di Herman, dietro alle spalle di Joy. “Non lascio solo il mio capo…”
“Fantastico!” sbuffai.
Era una missione dannatamente pericolosa, e io mi trascinavo dietro tutta la corte dei miracoli.
Ma come si poteva fermare un gruppo di uomini armati dalla voglia di trarre in salvo una fanciulla bisognosa?!

Quando i cavalli furono pronti, i cavalieri si apprestarono alla partenza.
Io sedevo dietro a Joy. Dopotutto, un passaggio non si nega nemmeno a un fantasma.
“Hai messo in piedi un bel casino, Joy…” Borbottai “Preferivo saperli qui a Sailunne a disperarsi per la mia dipartita che a Solaria davanti al pericolo…”
“Possiamo sempre depistarli strada facendo…” mormorò il mercenario, afferrando le briglie con sicurezza.
Io, alle sue spalle sospirai, mentre Babette si affacciava dall’interno del cappuccio di Joy, scrutandomi sorniona.
Mi aspettava un lungo, lungo viaggio.
Eppure, mentre la speranza e la gioia riaccendevano magicamente i cuori dei miei amici, di mio padre, di Gourry…
Il mio animo si faceva sempre più scuro.
Joy era apparentemente riuscito a far credere a tutti che fossi ancora viva; aveva trasmesso le mie volontà  senza che nessuno sospettasse cosa ci fosse realmente dietro, e aveva ridato loro fiducia.
Era quello che avevo desiderato da quando mi ero ritrovata ad essere più inconsistente di un alito di vento, che tutti sapessero che non me ne ero andata, che una parte di me, la parte più importante, continuava a vivere.
Ma, in fondo, quello che realmente aveva fatto, era stato creare aspettative ed illusioni.
Non dubitavo di poter tornare a spiegare a tutti come fossero veramente andate le cose.
Sono Lina Inverse, dopotutto, e Lina Inverse riesce sempre in quello che fa, giusto?
Eppure, mentre scrutavo accigliata il volto risoluto ma finalmente sereno di Gourry, che cavalcava impaziente al fianco di mio padre, mi ritrovai per un istante a provare una sinistra ed inspiegabile sensazione...
Le bugie hanno le gambe corte, così dice, no?
E se... se non fosse andato tutto per il verso giusto?
  
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