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Autore: Ernil    05/11/2009    9 recensioni
Harry pensò che non avesse davvero importanza, non ora che stava per morire.
Genere: Romantico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: Harry pensò che non avesse davvero importanza, non ora che stava per morire.

Pairing: Harry/Draco             

Rating: Verde

Disclaimer: come al solito, nessuno sembra intenzionato a pagarmi per tutto il divertimento che traggo dallo scrivere di personaggi che non sono miei. È un mondo ingiusto, lo so, ma stringiamo i denti e andiamo avanti.

Beta: Geilie! *O* Pare che sia sopravvissuta anche a questo 

Note dell’Autrice/1: Questa storia partecipa alla Criticombola indetta da Criticoni, prompt 29 [Lyrics]: “Pictures of you, pictures of me, remind us all of what we used to be”.

Note dell’Autrice/2: il motivo di questo titolo è piuttosto buffo, ed è imputabile completamente alla mia stupidità XD Semplicemente, avevo letto male una strofa, e ho pensato dicesse: “We are the boxes in the ring”, il che mi ha fatto scattare questa storia della “quadratura del cerchio”. Dato che mi drogo, ho deciso di tenerla XD

 

[Pictures of you, pictures of me
Reminds us all
of
what we used to be

Confess to me, every secret moment
Every stolen promise you believed
Confess to me, all that lies between us
All that lies between you and me

We are the boxers in the ring
We are the bells that never sing

Pictures of you, The Last Goodnight]

 

Harry sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che sarebbe finita male, ma lo aveva fatto comunque. C’era una spiegazione molto semplice, pensò, al perché tutte le copie della Gazzetta del Profeta che Madama Pince teneva così ordinate nella biblioteca fossero sparse sul pavimento in un’opera dal livello d’entropia davvero ammirabile.

Quel volume era troppo in alto, se lo sentiva, ma aveva voluto comunque provare.

Testardo, stupido Grifondoro.

In biblioteca era vietato usare la bacchetta... per qualche strana idea che Madama Pince aveva sul fatto che gli incantesimi rovinassero le pagine. O qualcosa del genere.

Harry pensò che non avesse davvero importanza, non ora che stava per morire.

Si era arrampicato sul casellario dei giornali, un piede sul tavolo e l’altro sui vecchi quotidiani, e si era guardato nervosamente attorno. La Pince sembrava abbastanza lontana da quell’ala della biblioteca.

Harry si era sporto, ancora un attimino, giusto un po’ di più, sì, ecco, c’era quasi, e aveva allungato il braccio in un disperato, cianotico sforzo di raggiungere quel dannato libro. Gli serviva. La McGonagall gli avrebbe fatto la pelle se non fosse stato in grado di spiegare esattamente come mai il suo porcellino insisteva a esibire solo le ali del pellicano che sarebbe dovuto diventare.

Harry avrebbe potuto chiedere a Hermione, ma purtroppo Hermione era sembrata troppo intenta a baciare o sgridare Ron, negli ultimi tempi. Motivo per cui Harry si era trovato da solo in biblioteca, dove unicamente i libri erano a fare da spettatori della sua impresa, che sarebbe passata alla storia come la Scalata Agli Scaffali. Harry Potter in una mastodontica lotta contro la forza di gravità e diverse leggi della fisica.

Ma ancora, non aveva importanza, non quando la sua morte era così vicina. La Pince lo avrebbe ucciso. Oh, sì. Che fine ingloriosa. Lo avrebbe ingozzato di pagine di giornale fino a soffocarlo, colpevole di aver fatto cadere la rastrelliera.

Pensò al suo epitaffio. Qualcosa di ridicolo per una morte così ridicola. I giornali attorno a lui sembravano schernirlo, e Harry pensò che, dato che la sua morte era vicina, avrebbe potuto anche dar loro fuoco. Come vendetta finale.

Ma poi probabilmente la Pince avrebbe dato fuoco al suo corpo. Sarebbe stato triste.

Una risatina distrasse Harry dalla sua meditazione sul disastro di fogli ai suoi piedi. Alzò lo sguardo dalla carneficina cartacea.

La densa luce pomeridiana penetrava dalle finestre più alte, annegando in una sorta di occhio di bue il ragazzo alto e biondo appoggiato agli scaffali. Il pulviscolo danzava in modo interessante attorno alla testa di Draco Malfoy. Il giovane esibiva un sogghigno di moderate dimensioni.

« Il lupo perde il pelo ma non il vizio, vedo, Potter. Sei ancora capace di metterti nei guai ».

Harry si chinò fra i giornali.

« Abbassa la voce e dammi una mano » disse, cominciando a raccattare fogli. Malfoy parve piuttosto sorpreso, ma non smise di fissarlo a braccia incrociate, appoggiato a uno scaffale.

« Perché? »

Harry alzò lo sguardo su di lui.

« Perché aiutarmi? Perché mi devi la vita e se non vuoi che la Pince arrivi e mi uccida e tu abbia per sempre la mia morte sulla coscienza ti conviene farlo! »

Malfoy parve piuttosto colpito dalla capacità di Harry di dire tutto questo in un solo fiato. Alzò le spalle.

« Mi hai convinto » disse.

Harry sollevò nuovamente gli occhi su di lui, molto, molto sorpreso. Non si era davvero aspettato che Malfoy facesse più che una pernacchia al suo indirizzo, ma Draco si era chinato e stava cercando di rimettere in ordine cronologico alcuni giornali. A quanto pareva, la serie medievale si era unita in modo davvero subdolo ai numeri più recenti della Gazzetta.

Stupito di averlo persuaso, e anche un po’ sospettoso, Harry si mise a riordinare i numeri più vicini. Se la Pince fosse arrivata, la sua testa sarebbe finita ad adornare il caminetto della sala comune dei Serpeverde.

I giornali sembravano essersi spostati in ogni direzione, a dispetto di ogni legge sul moto dei corpi. Harry trovava ingiusto che la fisica facesse tali favoritismi.

« Accidenti » mormorò, mentre afferrava un numero e gettava occhiate preoccupate intorno. « Accidenti, questo è del 1300 e questo... oh, come cazzo è finito qua? È del 1882 ». Lo guardò un attimo. « Sapevi che Ferdinand Lindemann dimostrò che è impossibile risolvere il problema della quadratura del cerchio con un righello e un compasso? »

« Perché dovrebbe importarmi? » chiese Draco annoiato. Harry lo ignorò.

« Qui dice anche che il pi greco è un numero trascendentale. Che diavolo significa? »

Malfoy sbuffò.

« Conosco misure molto più trascendentali di 3, 14 ».

Harry alzò lo sguardo nel momento in cui Draco sollevava il suo dai giornali. Si guardarono un attimo prima che Harry cominciasse a ridere. Un angolo del labbro di Draco sembrò sollevarsi contro la totale volontà del suo proprietario.

« Abbassa la voce » borbottò Malfoy. Harry represse la risata in una serie di sbuffi e buttò da un lato il giornale.

« Sì. Giusto. Scusa. Era, ehm, solo, la tua stupida lingua ha detto una cosa divertente ».

« Recenti studi hanno dimostrato che l’umorismo non è prerogativa solo dei Grifondoro » disse Malfoy, piegando le labbra. « Potter, spiegami precisamente come ha potuto questo giornale del ’92 atterrare vicino a uno del... oh ».

Draco si interruppe così bruscamente che Harry sollevò lo sguardo.

« “Oh”? » disse. Malfoy non sembrò averlo sentito. Harry gattonò vicino a lui, in un fruscio di carta spiegazzata e gemente. Malfoy stava guardando fisso la prima pagina della Gazzetta, in cui si parlava della morte di Nicholas Flamel. Harry non la trovava una notizia eccessivamente scioccante. Non per Malfoy, comunque, mai troppo appassionato di scienza e alchimia.

« Cosa stai guardando? » chiese, scorrendo velocemente con gli occhi la pagina. E infine vide quello che doveva aver attirato l’attenzione di Draco.

Harry ricordava piacevolmente bene quell’episodio, dato che il signor Weasley aveva fatto un occhio nero a Lucius Malfoy. La foto, che doveva essere stata scattata dal fotografo di Rita Skeeter, ritraeva Arthur e Malfoy nell’atto di darsele di santa ragione, in una valanga di libri rovesciati. Era avvenuto alla libreria del Ghirigoro, ricordò Harry, quando Lockhart gli aveva inibito l’uso della mano destra a forza di stringergliela. 

Quello che Harry non ricordava, però, era che Draco fosse così vicino a lui mentre Lucius e Arthur si scontravano. Nella foto, lui e Draco erano praticamente compressi insieme, e non sembravano eccessivamente indignati per quella posizione – Draco praticamente spinto in grembo a Harry. Harry suppose che i loro alter ego nella foto fossero in quella posizione da troppi anni per essere ancora indignati.

« Eravamo davvero così vicini? » chiese Draco, le sopracciglia chiare aggrottate, evidentemente attraversato dallo stesso pensiero di Harry.

« A quanto pare » disse Harry, pensando che era strano che se lo fosse dimenticato. Loro due, nella foto, si scambiavano occhiate strane. Harry sbatté le palpebre e cercò di cancellarsi dalla mente il pensiero che gli aveva dato la posizione che i due dodicenni avevano assunto nella foto.

Buon Merlino, stava diventando pazzo. Forse la Pince lo avrebbe ucciso comunque, alla fine. I professori avrebbe deciso di sopprimerlo per il suo stesso bene. Certi pensieri erano... Merlino. Lo avrebbero sicuramente soppresso.

« Avevamo davvero la maglietta abbinata? » chiese Draco all’improvviso, suonando molto più sorpreso di quanto avrebbe dovuto essere. Harry abbassò lo sguardo alla svelta sulla foto.

A quanto pareva, sì, avevano entrambi una maglietta verde. Harry era stupito di essersi dimenticato tanti particolari. Forse al momento non gli erano sembrati importanti. 

Perché, adesso lo sono? si chiese.

« Beh, non è così importante » disse ad alta voce. Malfoy lo guardò come se fosse pazzo.

« Per sette anni siamo stati attenti a non indossare niente di neanche vagamente simile. Non che fosse difficile, dati i tuoi gusti » aggiunse, guardando male la camicia di Harry.

« Davvero? » chiese Harry, leggermente stupito. « Io non ci ho mai fatto caso ».

« Io sì » puntualizzò Draco. « E... oh, cazzo. Oggi abbiamo gli stessi calzini ». Harry abbassò lo sguardo sui suoi calzini verdi, poi guardò quelli di Draco. Così inginocchiati, li poteva vedere benissimo. Erano verdi, naturalmente.

« Beh, non significa niente » disse Harry, notando però che Draco aveva delle belle caviglie. « E’ solo un caso ».

« Da quando tu indossi due paia di calzini uguali? » disse Draco con l’aria di accusarlo di aver ucciso la dea del buon gusto.

Harry arrossì vagamente e borbottò qualcosa di indistinguibile. Draco tornò a guardare la foto.

« Qui non si vede la Piattola » aggiunse dopo un attimo.

« Non chiamarla... » cominciò Harry, e Malfoy lo zittì con un gesto della mano. « Sì, sì, come vuoi. Pensavo ti stesse attaccata al culo già da allora ».

« In effetti, l’avevi accusata di essere la mia ragazza ».

Malfoy alzò lo sguardo.

« Non è un’accusa poi così pesante » fece notare, le sopracciglia inarcate.

« Sono gay » disse Harry senza pensarci. Gli occhi di Draco si spalancarono.

« Cosa? »

Harry si chiese cosa diavolo gli fosse saltato in mente di dire una cosa simile. Restava il fatto che il profumo di Malfoy era un po’ troppo forte, o troppo dolce, o troppo-qualsiasi-cosa per farlo pensare.

« Oh, beh, non l’ ho scoperto da molto » borbottò. Malfoy continuava a guardarlo come se all’improvviso gli avesse rivelato di aver avuto una storia con Snape.

« Oh » disse infine. Si passò una mano fra i capelli. « Non lo sapevo. Quindi tu e la Piattola avete smesso di uscire insieme ».

« Sì » disse Harry. « Sono un uomo libero. Ma se non ci diamo una mossa a mettere a posto, sarò anche un uomo morto ».

Malfoy lo guardò per un attimo come se si fosse dimenticato di quello che stavano facendo prima di mettersi a sospirare sul passato, e poi annuì velocemente e gli diede le spalle, raccattando altri giornali. Harry lo guardò un attimo, poi prese il giornale del ’92 e lo mise da parte, prima di ricominciare a mettere a posto i quotidiani.

Quando finirono, il pomeriggio volgeva a termine e Harry era sorpreso di diverse cose. In primis, che non fossero stati trovati e conseguentemente appesi per gli alluci al soffitto da Madama Pince.

In seconda istanza, di quanti dannati giornali avesse quella biblioteca.

E, last but not least, del fatto che Malfoy e lui fossero riusciti a fare qualcosa insieme senza scatenare le ire divine sulla scuola.

Harry si alzò e si spolverò le mani sui pantaloni. Alzò lo sguardo su Malfoy, che si stava stiracchiando. Il gilet si tendeva in modo piacevole sul suo stomaco piatto, ma Harry si affrettò a distogliere lo sguardo.

« Grazie » disse Harry. Malfoy lo guardò con un sopracciglio inarcato.

« Il mio debito è saldato, allora? »

« Uhm, forse » rispose Harry, chiedendosi come mai le sue labbra quel pomeriggio stessero facendo tutto da sole.

« Posso sapere come diavolo sei riuscito a ribaltare tutto? » chiese Malfoy.

Harry sorrise, impacciato.

« Cercavo di prendere un libro. “L’espressione dei sentimenti negli uomini e negli animali”. Darwin, sai ».

« Devo averne sentito parlare » disse Malfoy con ironia. « Deduco che il tuo porcellino sia ancora convinto di essere un porcellino, e non un pellicano? » La sua voce sembrava stranamente non ostile.

« Diciamo che si mostra riluttante al cambiamento » disse Harry. « La McGonagall vuole che legga il libro. Dice che porrà me e il porcellino in condizione di capirci. Sullo stesso piano. Credo fosse un insulto » aggiunse, e Malfoy fece una specie di sorriso e poi fu il silenzio.

Harry si passò una mano fra i capelli, incerto su come salutare l’altro, e lo sguardo gli cadde sul giornale che aveva messo da parte.

« Come eravamo piccoli » disse, pensando ad alta voce. Malfoy vide il giornale e fece una strana faccia.

« Beh, avevamo solo dodici anni ».

« Io... uh, mi ero dimenticato come tenevi i capelli. Tutto quel gel. Ti ho mai detto che eri ridicolo? »

« Giusto qualche centinaio di volte. Ma almeno io ho cambiato. Tu indossi gli stessi ridicoli occhiali ».

« Ci sono affezionato » si difese Harry. Malfoy sogghignò.

« Beh, non è la sola cosa a non essere cambiata. Sei ancora totalmente incapace di entrare da qualche parte senza fare notizia (1) ». Guardò con le labbra arricciate giornali ancora leggermente instabili. « O ribaltare qualsiasi cosa si trovi sulla tua strada ». Gli gettò uno sguardo insolitamente penetrante. « Persone comprese ».

Harry sorrise e prese la sua borsa, mettendoci dentro il giornale senza pensarci.

« Anche tu? »

Malfoy lo guardò ferito e fece per ribattere qualcosa – probabilmente che i Malfoy non erano persone, ma semi dei – quando la figura di Madama Pince comparve improvvisamente nel corridoio.

« Volete fare silenzio? » sibilò. Poi i suoi occhi si spostarono sui giornali e si strinsero, come se vedesse qualcosa di strano, ma non fosse in grado di dire cosa.

« Noi, er, ce ne andiamo subito » disse Harry, afferrando Malfoy per una manica e trascinandolo via. Superarono Madama Pince e quasi correndo uscirono dalla biblioteca.

Quando furono fuori, Harry tirò un sospiro di sollievo.

« Per un attimo ho pensato che ci avrebbe ammazzato ».

« Le avrei dato volentieri una mano » disse Draco, e fu quello che ruppe ciò che si era formato fra loro. Harry si raddrizzò e si ricordò di chi era Malfoy. Anche se avevano passato il pomeriggio a sistemare vecchi giornali, anche se avevano rievocato per qualche minuto la loro infanzia, lui era comunque Malfoy.

Malfoy, Malfoy, Malfoy.

Nient’altro che Malfoy.

Anche Draco sembrava essersene ricordato. Per un attimo parve spaesato, poi riprese la sua aria algida. Harry capì che con tutta probabilità non avrebbero mai più scherzato sul debito di vita che c’era fra loro.

E che rimaneva. Harry poteva sentirlo, come il più sottile e impalpabile dei fili che andava dritto dal suo cuore a quello di Malfoy – un filo di qualcosa che era stato pensato, ma era stato abortito prima di crescere.

E non ci sarebbe mai più stato un pomeriggio come quello. Era stata probabilmente solo l’atmosfera della biblioteca, il silenzio e la luce che scivolava sui tavoli e sui capelli di Malfoy.

Ma non si sarebbe ripetuto.

Il pensiero lasciò Harry stranamente triste, come se gli avessero strappato qualcosa che aveva a lungo lottato per ottenere.

« Beh, ci vediamo » disse infine.

« Sì » disse Malfoy, sistemandosi le maniche della camicia. « Ci vediamo, Potter ». Ma suonò già più come una minaccia che come un saluto, come sarebbe suonato solo qualche istante prima. 

Si voltò e qualche attimo dopo era sparito giù per le scale.

Harry osservò la sua schiena scomparire sempre più giù, poi, con un sospiro che lui per primo non capì, si girò e si diresse verso la sala comune dei Grifondoro.

Il sole stava tramontando, illuminando le grandi vetrate di quell’ala del castello, e Harry si fermò per un attimo a guardarlo, indifferente al fatto che la McGonagall lo avrebbe strangolato. Il calore sulla faccia era stranamente consolante.

Perplesso ma confortato, Harry si sistemò meglio la tracolla sulla spalla e si incamminò con passo elastico verso il settimo piano.

In fondo, nessuno avrebbe mai detto che loro due si sarebbero mai trovati a riordinar giornali in biblioteca – ma lo avevano fatto.

Ed erano ancora uniti da quel sottile filo impalpabile (2). E Harry si sentiva piacevolmente consapevole della presenza del giornale – della foto – nel suo zaino.

Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, che sarebbe finita male, ma lo avrebbe fatto comunque.

Dopotutto, gliene era mai fregato qualcosa delle regole? 

 

(1) Da “Harry Potter e la Camera dei Segreti”: “Il famoso Harry Potter (...) Non può neanche entrare in una libreria senza far notizia!”

(2) Tratto da: “A te mi lega un filo, tenue cosa infrangibile”, da “Campionessa di nuoto”, di Saba

 

Note dell’Autrice:

Pensavo che dovesse trasformarsi in una breve storia a capitoli, ma tutto quello che mi esce è questo. E mi soddisfa abbastanza. E a voi?

   
 
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