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Autore: esse198    06/11/2009    1 recensioni
è un frammento di una storia che non so se scriverò mai. è nata da un rarissimo momento di slancio "creativo". buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Cosa c’è?
- Penso che sei l’unica persona che ho. Potresti essere la mia famiglia, il mio ragazzo, il mio miglior amico, mio fratello. O tutto assieme.
- E tu cosa vorresti che fossi più di tutto?
- Quello che sei: l’unica persona che ho.
Si alzò, girò intorno al tavolo, andando verso lei. Le prese una mano invitandola ad alzarsi anche lei. La abbracciò forte a sé.
- Io c’ho pensato, sai? Io lo so, penso di sapere come ti senti: io lo so che ami Laura, però percepisco forte ciò che mi dai…. E se tu amassi anche me? Potrebbe essere possibile?
Lui la guardò e la baciò.
Fu un’esplosione di emozioni. Si baciarono a lungo, appassionati e insaziabili. Le labbra, le bocche, le lingue si esibivano in giochi e trucchi affettuosi ed eccitanti. E le mani, le mani si intrecciavano, si cercavano. Le gambe invece iniziarono una specie di danza dove i passi, perfettamente sincronizzati, li portarono verso la camera da letto e i due corpi, struscianti e inseparabili, si lasciarono sdraiare.
I capelli di lei, anche se corti, si allargarono sul letto e le ciocche caddero tutte all’indietro, permettendo a lui di vederle il viso in tutta la sua bellezza.
Un’infinita dolcezza le carezzò il collo e mentre lui, da sotto la maglietta, le palpava i seni, lei affondava le mani tra i suoi capelli e la nuca, tenendolo con forza su di sé, come temesse che lui ci ripensasse da un momento all’altro. 
I corpi nudi continuarono a tenersi stretti sul letto in movimenti concitati o lenti, fino a che l’uno fu dentro l’altra. Sentirlo dentro di sé fu una sensazione fortissima e dopo tanto tempo provò un profondo piacere. Il suo bacino trovò il ritmo giusto per accompagnare quella danza del piacere, del sesso, dell’amore.
E in quell’andare e venire raggiunse l’orgasmo e le grida di piacere si confusero con gli ansimi di lui sempre più forti.
La guardò nella luce del mattino, nuda e lo sguardo disteso. Era bellissima. E fragile e forte. Non aveva mai capito bene quel suo modo di essere poco definito e confuso.
Lei aprì gli occhi, gli si avvicinò con l’intenzione di farlo di nuovo.
- No, si è fatto tardi e devo andare.
- Ah già! Hai un’altra donna da soddisfare… - disse lei con un leggero sarcasmo.
- Se è vero che hai capito come mi sento, risparmiati certe uscite. – rispose lui risentito.
Lei si voltò un attimo dall’altra parte, offesa come una bambina. Poi, con voce sommessa, aggiunse:
- Sparirò dalla tua vita.
- Ah, hai già deciso tutto.
- Beh, non mi pare che tu sia nella posizione per poterlo fare. Dovresti scegliere e non lascerai Laura, quindi non sceglierai me.
Lui andò in bagno a rinfrescarsi un po’. Si vestì. Quando tornò in camera lei stava completando il suo fagotto.
- Vai via anche tu? – le chiese.
- Si, non ho nulla da fare qui. Torno al lavoro.
Lui non disse nulla. Andò nel soggiorno, mise le scarpe, stava per prendere il giubbotto quando lei, quasi timidamente, lo trattenne per una manica:
- Matteo… non voglio che ci siano rancori tra noi. Non servirebbe a nulla.
- Sono stato bene con te. – le disse guardandola profondamente negli occhi. No, lui non voleva lasciarla, ma aveva avuto ragione lei, prima: non avrebbe lasciato nemmeno Laura, non ci sarebbe mai riuscito, era troppo importante anche lei.
A quel suo sguardo, Lisa gli sorrise, ma con una certa fatica.
Lui era lì sulla soglia della porta, distante da lei che se ne restava un po’ più dentro casa. Lui fece due passi veloci, una mano le carezzò il viso e le sue labbra si posarono leggere su quelle di lei.
 
Matteo non ebbe il tempo di tornare a casa. Andò direttamente negli studi per la puntata del giorno. Tornò a casa la sera, un po’ tardi. Trovò Laura sul piede di guerra.
- Dove sei stato?
- Al lavoro – disse lui, facendo finta di niente, ma intimamente irritato.
- Anche stanotte?
Sulla notte non poteva mentire: aveva lasciato un biglietto con su scritto che andava da Lisa.
- Le è morta la madre…
- Questo mi dispiace… ma non sapevo che foste diventati così amici da correre da lei in questo modo.
- Beh, abbiamo avuto modo di approfondire la nostra amicizia, negli ultimi tempi. – aveva usato un’espressione forse la più sbagliata… se ne accorse dopo aver parlato.
Lei, infatti, in quella perse un po’ della sua calma apparente.
- Matteo! A me non racconti palle!
- Ma che pensi? Che vuoi dire? Non ti fidi?
- Ma come faccio? Se tu sei corso da lei così e sei rimasto anche la notte? Lasci un biglietto, un misero biglietto! Ti chiamo e il telefono è staccato e torni solo ora con quell’aria tranquilla?
- Sì, perché non ho niente da nascondere!
Il tono era fiero e convinto, ma dentro era troppo nervoso e spaventato di perderla.
- Bene! È arrivato il momento “divano”- concluse lei andando in camera da letto.
- Cosa? Il momento “divano”? mi cacci dalla mia camera? Dal mio letto?
lei intanto prendeva coperte e cuscini.
- Almeno il messaggio è più forte!
- Messaggio? Quale messaggio?
- Che sei un fottutissimo stronzo! Ed io con gli stronzi non ci dormo!
- Io sarò stronzo, ma nemmeno tu vai tanto lontano… 
- Che vorresti dire?
- Tu non sai nulla di lei.
- Perché tu non mi hai mai parlato di lei. Saranno segreti vostri… 
- Ha avuto dei trascorsi difficili.
- Se lo sarà inventato per impietosirti.
- Ecco, sei proprio stronza! Anzi, io sono stronzo e di lei non ti ho detto niente.
No, non aveva ceduto. Non aveva confessato, chiesto scusa, chiedere scusa avrebbe potuto svelare il suo profondo coinvolgimento, se si scusava lei poteva capire che per lui Lisa era importante. Oltretutto poteva pensare, poteva credere che la tresca durava da chissà quanto tempo e invece non era nemmeno cominciata.
Sì, l’unica era negare, negare fino alla morte e davvero non era successo nulla.
Aveva paura di perderla, un terrore incredibile. Non voleva, e meno in quel modo, non in quel momento, non proprio quando con Lisa era davvero una storia chiusa.
  
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